Ferruccio Guidotti
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Ferruccio Guidotti
Centenario 1914 -2014
Circolo Culturale G. Greppi - Bergamo
Cultura per passione
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Amanzio Possenti
Ferruccio Guidotti 1921 - 2012
un Maestro della scultura nel segno dell’arte e della Bellezza vissuta
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Edizione pubblicata in occasione della mostra di Ferruccio Guidotti promossa dal Circolo Culturale G. Greppi nella ex Chiesa della Maddalena dal 1 al 16 novembre 2014
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Le cerimonie del centenario della fondazione del Circolo Culturale G. Greppi sono l’occasione per onorare Ferruccio Guidotti, affezionato sostenitore, a cui il nostro sodalizio si è affidato per ideare e realizzare il logo istituzionale. La medaglia modellata nel 1984 per gli ottant’anni della nostra associazione e in occasione della mostra “gli stemmi dei Vescovi della città di Bergamo”, è tuttora l’icona di identificazione artistica e culturale del nostro circolo. Gli oggetti rappresentati richiamano le molteplici attività che vi si svolgono: i portici sullo sfondo sono situati per indicare un’antica e forte struttura, luogo ideale di ritrovo e incontri; il cavalletto evoca l’arte pittorica dei concorsi di acquerello, di pittura e di scultura; il mappamondo è indicatore delle visite guidate al territorio (il Greppi fu promotore di tale iniziative) e i percorsi culturali in Italia e all’estero ampiamente fruiti dai Soci. La macchina fotografica è l’emblema del Concorso Nazionale di Fotografia “Città di Bergamo”, manifestazione con benemerenza FIAF e apprezzatissima dai Fotoamatori, per mezzo del quale il Circolo si è affermato fuori dai confini regionali. Il Greppi, con questa mostra antologica, vuole ricambiare così l’ispirata composizione eseguita con grande conoscenza delle fondamentali leggi estetiche che lo scultore Guidotti ha racchiuso in una immediata visione che si allaccia al linguaggio delle forme e all’antica tradizione dell’arte dei simboli.
Aldo Monti
Presidente Circolo Culturale “G. Greppi” Bergamo
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Ricordo personale di Ferruccio Guidotti
Quando pensiamo a nostro padre come “lo scultore”, l’immagine che abbiamo sempre davanti è quella del suo sguardo mentre modellava, con gesto sicuro ed energico, la plastilina. Era uno sguardo concentrato, attento, quasi rapito… Era difficile per noi poterlo vedere “all’opera”. Non amava avere gente intorno mentre lavorava, diceva che aveva bisogno della massima concentrazione. Le visite nostre e di nostra madre nel suo studio erano rare. In quelle occasioni ci accoglieva, ci mostrava con orgoglio le ultime opere, ma sembrava ansioso di poter riprendere il lavoro interrotto al nostro arrivo. Le uniche occasioni in cui potevamo vederlo al lavoro erano quelle in cui, da bambine o ragazzine, posavamo: mentre stavamo immobili davanti a lui, potevamo “spiarlo” all’opera e intuire quale stretto, esclusivo legame si crei tra l’artista e la sua creazione…. Una specie di magia, un rapporto esclusivo e geloso che non ammette interferenze, intrusioni di alcun tipo. Nel suo freddo, umido, antico, bellissimo studio di via Pignolo, all’interno di palazzo Marenzi, nostro padre, vestito di maglione pesante, camice incrostato di plastilina, vecchi pantaloni di velluto a coste e spesso, d’inverno, persino di berretto, trovava il suo spazio dell’anima, il suo rifugio, il suo mondo. Tornato a casa, si dedicava alla famiglia con grande affetto e disponibilità, ma abbiamo sempre percepito che una parte di lui restava là, nel suo studio, fra le sue opere.
Paola e Milena
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Guidotti nel suo studio di via Pignolo
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Ferruccio Guidotti, Maestro della scultura nel segno dell’Arte e della bellezza vissuta (Ripensando a Ferruccio Guidotti)
Quando un Artista misura e interroga se stesso per darsi delle risposte, alla ricerca dei motivi che lo spingono a manifestare il proprio ‘io’ inventivo con autonomia di linguaggio e personalità inconfondibile, difficilmente sfugge al tormento e alle tentazioni della storia quotidiana. Di certo, sentendo spalancarsi la porticina segreta dell’anima come ingresso in un’area del mistero e del fascino, d’un tratto ritrova le motivazioni ricercate che si affollano quali sensazioni non più ignote. è un’esperienza che accade a chi, Artista, è impegnato non ad inseguire la notorietà bensì a sostenere la quotidiana, dura ma invidiabile battaglia alla ricerca della Bellezza, traguardo di un gesto culturale ricco di sofferenza e di solitudine. Ma dai risvolti di elevato blasone interiore. Ebbene nel novero di codesti Artisti colloco Ferruccio Guidotti (Bergamo, 1921-2012), che ha fatto della sua vita una disponibilità ininterrotta a ricercare la Bellezza quale terminale di un itinerario felicemente percorso di ispirazioni e di trasmissioni di Valori. Quando ripenso al suo impegno, profuso fin da ragaz15
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zino con senso di responsabilità e determinazione verso la ‘missione’ espressiva, e continuato con entusiasmo crescente, senza interruzioni, sino a tarda età, praticamente fino alla morte avvenuta a 90 anni, riscopro la carica di un amore fresco e immenso verso l’Arte, accolta quale sposa dolce e sovrana, gioiosa partner di un credo di convinta appartenenza ai segni della fedeltà e della coerenza verso la figura, protagonista indiscussa, e la comunicazione e percezione immediata del Bello. E vedo inoltre l’evidenziarsi costante, dagli ardori della
gioventù agli impeti della maturità alla saggezza della età anziana, di una dedizione totale all’Arte, intesa come momento di interiore gratificazione. D’altronde la qualità primaria di Guidotti fu sempre quella di tenere saldamente associate la forza della espressione, scultura e pittura, e la sensibilità dell’uomo. Era talmente legato a quel mondo, così largamente disteso nell’animo, da temere l’agguato della regressione, ovvero il sopraggiungere di episodi, di tecniche, di facilismi, di errori e di ‘ismi’ correntizi che oscurassero in qualche misura la dinamicità creativa della espressione. Curava a tal punto le sculture, qualunque ne fosse la materia, con certosina meticolosità, nella preoccupazione che subentrassero intromissioni subdole, antiartistiche o eventi estranei che modificassero l’impianto della proposta: desiderava che le opere frutto del suo cuore-mente e uscite dalle sue mani fossero ricche di creatività e palesassero risposte chiare sul suo spazio intimo e soprattutto non aprissero le porte ad interpretazioni non appropriate. Amava scolpire con l’umore dell’abbozzo subitaneo e
Aeroporto di Bari, ritratti di ufficiali americani, 1944 Nella pagina accanto: In viaggio con gli amici dell’Accademia, anni ‘50 A New York, 1965
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seguire l’evolversi dell’opera in ogni dettaglio, dallo studiolaboratorio alla fonderia, come una creatura che iniziasse un tormentato cammino e pertanto bisognosa di sostegno lungo una strada dal percorso peraltro ben tracciato, fuori da qualsiasi compromesso estetico, tecnico, morale. Scolpiva con sicurezza, fra intuizione e manualità, ed anche con scrupolo, conscio che l’opera dovesse essere un segno immediato, completo, luminoso della sua inventiva e della ricerca della perfezione. Non concedeva nulla all’ordinario, prediligeva l’emozione straordinaria del creare secon-
do la novità dell’idea. L’ho visto spesso impostare la fase del bozzetto, del disegno, della plastilina o della creta, un tu per tu equilibrato con la dimensione del nuovo, pronto ad arginare l’effettismo. La semplicità del dire costituiva la forza creatrice del lavoro. Operava con la dedizione e l’entusiasmo del ragazzo, dei giorni, e lo ricordava spesso, nei quali gli capitava dapprima di raccogliere argilla da un ruscello vicino a casa e poi passare a cuocerla nella stufa di famiglia in via Torretta, per trarne una prima informe opera. Che però si rivelava segnale
Ritratto all’attrice francese Martine Carol ,1954 Nella pagina accanto: Ritratto a Miss America, 1955
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di espressione. Si divertiva fin da allora a non trascurare niente di sperimentale, gli piaceva trovare le soluzioni, magari utilizzando una creta appena sottoposta al balenare di una intuizione. E’ stata una scelta perseguita con costanza, grazie alla quale ha donato a se stesso le prime gratificazioni, le suggestioni di lavori subito orientati al criterio del Bello. Ecco la sua strada. Modellava con leggerezza, nello stile dei Grandi, poiché, Artista di rango, conosceva il valore della composizione tanto più apprezzabile quanto più in grado di
‘librarsi’ sopra la concretezza della materia e di ‘liberarsi’ dalla schiavitù del peso fisico. L’arte del modellare era un’esperienza che rinnovava istante per istante dal momento che non esisteva nulla di predefinito nella sua professionalità, mentre era permanente l’esigenza di provare e riprovare, fino a definire. Portava in sé quanto aveva assorbito da giovanissimo aspirante scultore frequentando, con altri Artisti bergamaschi dell’epoca, del calibro di Stefano Locatelli e Piero Brolis, il laboratorio Remuzzi, fucina di scultori in divenire. La sua sensibilità lo aveva portato ad esprimersi con
Guidotti fa il ritratto ad Erminio Macario, fine anni ‘50 Nella pagina accanto: De Chirico visita la mostra di Guidotti alla galleria Belsiana di Roma, 1954
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metodo e con raffinatezza nell’arte sacra. Il mondo dello spirito cristiano lo aveva affascinato fin da giovane, illuminandone il contatto con la realtà delle chiese e dei luoghi sacri da decorare e da arricchire. L’arte religiosa gli consentiva di avvicinare e di esprimere le ansietà sul mistero del credere, raccontate da Artista colto e raffinato, con umiltà, in uno stile sobrio, lo ‘stile Guidotti’ appunto. La dimensione nella quale esercitò pienamente l’animo di Artista inquieto interiormente e mordente nell’immagine fu la figura femminile, narrata con la dolcezza
delle linee, il fascino dei corpi, la signorilità dei tocchi, l’evanescenza delle tensioni, la sottile armonia delle movenze e soprattutto la gioia dell’esprimere le emozioni della femminilità con vivezza gentile e poesia tenera, mai sdolcinata. Del resto la plasticità dei suoi personaggi femminili, proposti in scultura come donne pulsanti umanità e contemporaneità, derivava dall’amore per il loro ruolo nella quotidianità e dall’attenzione severa ad evitare gesti stereotipi, ingannevoli e soltanto edonistici. Questa scelta gli concedeva un’opportunità realistica ed insieme sublimante nelle composizioni, alle quali trasmetteva il tumulto del
Genitori e parenti si “prestano” come modelli
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cuore e l’etica della misura, senza perdersi nel sentimentalismo illusorio e transeunte. E poi tantissimi monumenti qua e là per la provincia ed altrove di tipo patriottico, storico, documentale, familiare: in essi illuminava le committenze andando oltre la loro proposta, realizzando di volta in volta sculture (e pitture) prestigiose per spontaneità di racconto, finezza di celebrazione e maestosità mai ampollosa. Nulla, insomma, di consumistico, benchè non fosse facile dare corpo ad opere che la gente spesso desiderava costruite secondo
un costume poco incline al rispetto dei valori dell’Arte. Alta la testimonianza data nell’arte medaglistica (lavorando spesso accanto a Vittorio Lorioli, protagonista riconosciuto nel settore). Fu attivissimo, dimostrando di possedere la qualità del medaglista di rango, capace di ‘lavorare’ in grande, come risultato estetico, e con modalità tecniche di ottimo livello, che impreziosivano il gusto. La medaglia è opera che richiede capacità di non sbagliare l’’attacco’ e prontezza di esecuzione e di idea; ebbene Guidotti era eccellente portatore di entrambe le risorse. Oltre ad aver realizzato, anche con intensa duttilità materica, medaglie di personaggi famosi, parecchi dei quali dedicati a Bergamo, produsse per vari inizi d’anno una medaglia commemorativa; sul verso principale compariva una dolce figura femminile, frutto della delicata osservazione dimostrata verso la donna. 25
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Autore desideroso di raggiungere e manifestare, come si è visto, i valori del Bello, ed anche del Vero e del Buono, tre destinazioni coerenti al suo stile e allo sguardo fedelmente figurativo verso la realtà, non si adeguò ad una temperie culturale fatta talvolta di chiacchiere e di ‘rivoluzioni’ presuntuose, piuttosto preferì assecondare e vivificare il proprio sentire elegante per non diventare preda del facile demagogismo pseudo culturale. Se non ebbe esitazioni nel dirsi perplesso nei confronti di formalismi accademici e avanguardie di facciata, comportandosi tuttavia come un sereno signore
rispettoso, continuò, nel silenzio del suo studio, ad alimentare coerenza, fedeltà, rigore e tradizione figurativa responsabile, quali nuclei pensanti e ordinanti del suo modo di fare Arte. Artista gelosamente legato all’esperienza acquisita dalla più nobile sensibilità tonale lombarda, assertore della scultura dalle linee compositive e spaziali attente alla gradualità dell’equilibrio, interloquiva con il passato e con il presente con la tensione dell’esperienza che gli suggeriva non tanto di non scostarsi dalle regole acquisite, quanto di immedesimarsi continuamente nella propria personalità: in definitiva, essere se stesso, quale fu in tutte le sue opere, inconfondibile. Innamorato di Bergamo, città che teneva nel cuore, le ha dedicato non poche sculture, con lo spirito dell’uomo di casa orgoglioso di cogliere con le virtù anche limiti e difetti della terra nativa. Di Bergamo apprezzava, con affetto sincero, tutti gli artisti, che gli erano dei veri amici: era costante-
Nella pagina accanto: Ballerine, sbalzi in rame argentato, 1954
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mente presente alle loro inaugurazioni di mostre per testimoniare attenzione amicale e condividere insieme il cammino di un’espressione comune che lo affascinava. Da Artista di prestigio e responsabile si interessava alle ricerche altrui, poiché pensava che l’Arte è patrimonio da condividere, non da contrastare. Quando aveva cominciato a riprendere confidenza con la pittura senza abbandonare o trascurare la scultura, sua arte nobile, lo aveva fatto avendo avvertito nel suo intimo di ricercatore del Bello, l’importanza di ‘chiarire le atmosfere e
di colorare il mio pensiero’, come mi aveva detto in uno degli incontri. Il colore era per lui una forza potente, fondante, di animazione dell’opera, molto più del ruolo assolutamente primario che esso ha nel dipingere: lo aveva talmente assorbito nel proprio ‘io’ da farne presenza nel suo peregrinare fra bronzi, altorilievi, bassorilievi, bozzetti nelle più diverse materie. Alle sculture donava il senso raccolto e misterioso delle cromìe, per farne - soprattutto nei confronti delle immagini femminili - realtà animate, ricche di invito umano. Animo dolce, amico squisito di tutti, sereno e rasserenante, discreto nella cordialità e affabile nel rapporto con il prossimo, lieto ogniqualvolta si presentasse l’occasione di conversare su temi d’arte, Ferruccio Guidotti, con il suo carico di umanità, resta un Maestro d’Arte e di Vita. Più il tempo passa, maggiore si staglia la sua poesia irradiante amore, da Artista che non ha mai lesinato la gioia di interrogarsi sui Valori per proclamarli nell’incanto delle visioni e l’altrettanta letizia di donare ai fruitori la felicità di messaggi inneggianti, con toni mai altisonanti, alla Bellezza.
Amanzio Possenti
Facciata dell’Università dell’Illinois, USA, 1966 Nella pagina accanto: Ritratti, 1968, proprietà privata
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Le amazzoni, 1948 Nella pagina accanto: San Giorgio e il drago, 1958
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Intervista immaginaria a Ferruccio Guidotti negli anni della sua piena maturità espressiva
Negli anni fra il 1970 e il 1990 Ferruccio Guidotti raggiunse pienamente la maturità espressiva: furono i periodi più fervidi e intensi della sua attività di scultore e di medaglista, cui si aggiunse a cavallo degli anni Ottanta quella di pittore. Di quell’epoca ricordo le lunghe chiacchierate sull’Arte in generale, sulla sua in particolare. Ne traggo una sorta di intervista, immaginaria ma fondata su elementi vivi nella memoria. Quando hai cominciato a sentire attrazione per la scultura? - Da ragazzino. Raggiungendo per gioco con altri coetanei i fossi del mio quartiere cominciai ad innamorarmi del materiale che vi trovavo, sassi e argilla, e della singolarità di quell’ambiente naturale così scabro e tuttavia affascinante. E iniziai a utilizzare le mani per ricavarne qualcosa di invitante. Come hai perfezionato il gusto? - Cominciando a frequentare il laboratorio Remuzzi, dove facevo un po’ di tutto, ma principalmente mi dedicavo
Arte religiosa degli anni’60
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a ’produrre’ qualche modesto manufatto e piccola statua per soddisfazione mia e dei miei genitori, che capirono e stimolarono la mia passione, che ancora non si chiamava scultura, ma le andava vicino. In quel periodo avevo accanto quali compagni di avventura amici poi divenuti Artisti importanti, Piero Brolis, più anziano di un anno di me e Stefano Locatelli. Ho imparato e subito avvertito nel cuore, proprio in quei giorni, il segreto e la gioia di realizzare con le mie mani qualcosa dal nulla, solo da materia informe, per farne un oggetto da ammirare. E quei due sentimenti non mi hanno più lasciato.
E il cammino successivo? - Dapprima è stato molto faticoso, nel senso che non era facile trovare dei committenti; poi sono riuscito ad imporre un mio criterio, un mio modo di proporre bronzi, terrecotte, bassorilievi, altorilievi, insomma una mia sensibilità nel guardare alla scultura, sia sacra che mi piaceva assai sia profana che altrettanto mi intrigava, soprattutto quella ritrattistica, da monumento e infine le espressioni scultoree dedicate alla bellezza femminile che per me è sempre stata un modello ispirativo delicato e forte. Che cosa pensi dell’Arte di questo tuo tempo? - Sono coinvolto positivamente dall’evolversi degli stili: non mi interessano le ‘correnti’ che pure sembrano protagoniste, ma sono fonte e frutto di troppe parole; mi interessa il succedersi delle forme dalle modalità figurative a quelle estreme, alle quali riservo la mia attenzione pur non sottoscrivendole. Apprezzo le intenzioni di ‘fare arte’ con mezzi poveri e con idee innovative talvolta estreme: è il segno di un cammino che condurrà l’arte a soluzioni sempre più in
Cappacielo in rame argentato, chiesa di Brembo (Dalmine) Buon pastore, Seminario di Cincinnati, Ohio, USA, 1966 Nella pagina accanto: Angeli, sbalzo in rame argentato, 1970 Il buon pastore, bassorilievo in bronzo, 1967, proprietà privata
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linea con i tempi e il progresso civile e culturale. Comunque viviamo un periodo di straordinaria transizione e il fatto che molti oggi si dedichino all’arte, anche solo per parlarne o visualizzarne aspetti reconditi e mai approfonditi, è un risultato eccezionale. Finchè l’uomo si occuperà di arte, e dunque dei valori e del bello, certamente l’umanità potrà crescere: sarebbe doloroso constatare l’abbandono di questi impegni dello spirito interiore, per me sarebbe come vivere in un mondo senz’aria. L’arte è assolutamente necessaria, imprescindibile al percorso e allo sviluppo della nostra storia. Non si può par-
lare di progresso senza passare attraverso i capolavori dell’arte di tutti i tempi ed anche quelli che arriveranno. Della tua esperienza di Artista, che cosa dici? - Mi sono costantemente attenuto ad una regola: fare e fare bene, seguendo l’intuizione e le idee che mi sollecitavano. Non ho mai cercato la ’gloria’, soltanto la mia identità di artista, di scultore e di pittore, una professionalità ricca e basata sull’obbedienza a regole non scritte ma ineludibili, tra forma e contenuto. Ho scelto la via dell’impegno e del sacrificio, che mi hanno dato risultati clamorosamente positivi. Ho lavorato e continuo a lavorare con amore e con coerenza rispetto alla scelta figurativa iniziale, mantenuta e sostenuta con determinazione, che a mio giudizio è moderna anche perché immediata nella comunicazione; infine sono pronto ad interrogarmi sul mio lavoro ininterrottamente e con umiltà, che ritengo dote essenziale per un artista. La mia familiarità con l’arte è divenuta il mezzo fondamentale del comunicare
Annunciazione, bronzo, 1969, proprietà privata Nella pagina accanto: Crocifissione, bronzo, 1968, proprietà privata Deposizione, bronzo, cimitero di Bergamo, 1968 Portale in rame sbalzato, 1968
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con il mondo e con la realtà, attraverso la ricerca del Bello e dei valori dello spirito: e mi ci trovo assolutamente a mio agio, scoprendo in ogni istante l’importanza dello spazio, della composizione, della plasticità, del valore della movenza, della tipicità del mio linguaggio. Tutto questo è accompagnato dalla convinzione di propormi come artista e uomo cristiano. Quanto ai risultati ottenuti - grandi o modesti, belli o meno, ricchi di sensibilità oppure no, opere che resistono o che segnano il tempo - ebbene saranno il tempo e i visitatori della mia opera a darne una valutazione. Questo giudizio a me non spetta, poiché a me compete solo di fare e di fare bene, con amore e nel rispetto di canoni che considero irrinunciabili in ogni epoca d’arte. E per tutto il tempo che mi sarà dato in dono.
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Il dono di una pittura delicata dove forma e contenuto irradiano armonia
La notorietà di Ferruccio Guidotti scultore ha velato in parte la sua attenzione alla pittura, ma non ne ha ridotto il valore che, anche in questa esperienza, è stato di primo piano. Se Guidotti ha dedicato la propria sensibilità in via primaria alla scultura - sua feconda natura di artista - nondimeno sono stati eccellenti i risultati dell’impegno nel dipingere. Si direbbe che la pittura sia stata una tappa di ulteriore riflessione dell’io espressivo, quasi a contenere l’impeto creativo-materico dello scolpire in una dimensione di
MATILDE (1986) Olio su tela, cm 50x30 Firmato in alto a sinistra Proprietà privata IN ATTESA (1990) Olio su tela, cm 50x30 Firmato in basso a destra Proprietà privata Nella pagina accanto:
NATURA MORTA (1987) Olio su tela, cm 50x40 Firmato in alto a sinistra Proprietà privata
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LE AMICHE (1982) Olio su tela, cm 40x50 Firmato in basso a destra ProprietĂ privata
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ravvivante vicinanza alla poesia del colore. La capacità di unire l’una e l’altra delle due manifestazioni ha fatto di lui un artista completo, poiché la pittura non risulta essere un ‘riempitivo’ né un’aggiunta, bensì un’equilibrante tensione emotiva, espressa con stile autonomo e osservazione originale del dipinto. Come nella scultura, nella quale la donna è presenza costante e fondante, così nella pittura, la realtà femminile è la protagonista, isolata, solitaria, perennemente rivisitata. Se i volti nei quadri richiamano quelli dei bronzi, la simili-
tudine trova spiegazione nella spontaneità e modernità del linguaggio, che si esprime attraverso i volti femminili quali materia viva del rapporto con l’umanità attorno. Chiaro che a quel punto l’eguaglianza dei volti è del tutto secondaria, è soltanto un pretesto visivo, una funzione rispetto alla scelta compositiva e cromatica. Conta la presenza del femminile che si rivela armonia, leggerezza, delicatezza, tocco di eleganza, di bellezza e di amore. Anche i ‘piani tagliati’, con i quali Guidotti ama raccontare le sue creature, che possiamo definire ‘visioni’ raffinate di una realtà profondamente interiorizzata, narrano una coniugazione di scelte espressive fra scultura forte e lieve ad un tempo e pittura dolce e ‘sezionata’ in un canto di melodia. Quei ‘piani’ si palesano evidenti motivazioni compositive soprattutto nella pittura posteriore all’anno
MAMMA E FIGLIA (2000) Olio su tela, cm 50x40 Firmato in basso a destra Proprietà privata AL BALCONE (2004) Olio su tela, cm 80x60 Firmato in basso a destra Proprietà privata
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2000 quando, nella pienezza della maturazione, l’artista imprime una personalità nuova al suo dipingere, superando gli schemi tradizionali della pittura anni Ottanta. L’armonia dei volti e dei corpi, abbandonati o visti nel movimento, con i colori che si stemperano a ‘taglio’ orizzontale, passando dall’azzurro al marrone e attraversando anche l’ocra e il nero, quell’armonia è il vissuto dell’esperienza di Guidotti, da sempre impegnato a cogliere nella bellezza il segno invitante dell’armonia. La pittura si trasforma in un tesoro di linee e colori che da segreto quale è,
delineato nel cuore dell’artista, diventa pubblico, rivolto a chi guarda come ad un fruitore che vi possa trovare lo spirito di un’osservazione fra malinconica temperie ed intima adesione ai valori connaturati alla donna. E’ la rappresentazione di un dono che tra forma e contenuto irradia sapiente armonia, luce che meraviglia e coinvolge.
IL CAPPELLINO (1998) Olio su tela, cm 70x50 Firmato in basso a sinistra Proprietà privata DONNA ALLO SPECCHIO (2000) Olio su tela, cm 70x50 Firmato in basso a sinistra Proprietà privata Nella pagina accanto:
Amanzio Possenti .
MATERNITA’ (1998) Olio su tela, cm 50x40 Firmato in alto a destra Proprietà privata
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RAGAZZA SEDUTA (1996) Bronzo, cm 54 ProprietĂ privata
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ADOLESCENTE (1978) Bronzo, cm 62 Proprietà privata ELGA (1994) Bronzo, cm 51 Proprietà privata MODELLA SEDUTA (1980) Bronzo, cm 41 Proprietà privata
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RIFLESSIONI (1995) Bronzo, cm 20 ProprietĂ privata
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MODELLA CON MANI GIUNTE (1980) Bronzo, cm 41 Proprietà privata
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RAGAZZA CON CAPPOTTO (1992) Bronzo, cm 70 Proprietà privata ANITA (1993) Bronzo, cm 64 Proprietà privata SIRENETTA SEDUTA (1992) Bronzo, cm 49 Proprietà privata
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LA MUSICA (1990) Bronzo, cm 50 ProprietĂ privata
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CAVALLINO (1982) Bronzo, cm 30 ProprietĂ privata
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FANCIULLA PENSIEROSA (1995) Bronzo, cm 40 Proprietà privata
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MODELLE (1976) Bronzo, cm 44 Proprietà privata Nella pagina accanto: AMANTI - particolare (1990) Bronzo, cm 30x24 Proprietà privata
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AWA (1999) Bronzo, cm 49 Proprietà privata Nella pagina accanto: BERGAMO ANTICA (1995) Bronzo, cm 51 Proprietà privata
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RAGAZZA CON FIORE (1995) Bronzo, cm 41 Proprietà privata Nella pagina accanto: I FIDANZATI - particolare (1997) Bronzo, cm 44 Proprietà privata
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MADONNA CON BAMBINO (1990) Bronzo, cm 51 Proprietà privata Nella pagina accanto:
RAGAZZA IN GINOCCHIO (1996) Bronzo, cm 35 Proprietà privata EVA (1975) Bronzo, cm 48 Proprietà privata
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FANCIULLA DAI LUNGHI CAPELLI (1980) Bronzo, cm 59 Proprietà privata
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RAGAZZA CHE SI PETTINA (1980) Bronzo, cm 105 Proprietà privata
AIKO (1982) Bronzo, cm 90 ProprietĂ privata
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MATERNITA’ (1996) Bronzo, cm 52 Proprietà privata
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I FIDANZATI (1996) Bronzo, cm 83 Proprietà privata
L’ATTESA (1998) Bronzo, cm 48 Proprietà privata
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MODELLA DISTESA (1967) Sbalzo in rame e argento, cm 48x60 Proprietà privata Nella pagina accanto:
ANNUNCIAZIONE (1990) Bronzo, cm 81x54 Proprietà privata
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IUBILEUM 2000 Bronzo, d. cm 32 ProprietĂ privata
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IL RITRATTO (1991) Bronzo, cm 37x33 ProprietĂ privata
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PORTICCIOLO (1995) Olio su tela, cm 60x40 Firmato in basso a sinistra ProprietĂ privata
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NATURA MORTA (1995) Olio su tela, cm 60x40 Firmato in basso a destra ProprietĂ privata
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IN GIARDINO (1998) Olio su tela, cm 30x20 Firmato in basso a sinistra Proprietà privata FANCIULLA BIONDA (1999) Olio su tela, cm 60x40 Firmato in basso a destra Proprietà privata
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FANCIULLA BIONDA (2000) Olio su tela, cm 60x40 Firmato in basso a destra Proprietà privata
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RAGAZZA AL SOLE (1997) Olio su tela, cm 50x70 Firmato in basso a sinistra ProprietĂ privata ANNA (1997) Olio su tela, cm 60x40 Firmato in basso a sinistra ProprietĂ privata
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RAGAZZA SDRAIATA (2005) Olio su tela, cm 70x100 Firmato in basso a sinistra Proprietà privata MADRE E FIGLIA (1998) Olio su tela, cm 50x70 Firmato in basso a sinistra Proprietà privata
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CALZE ROSSE (1999) Olio su tela, cm 50x70 Firmato in basso a sinistra ProprietĂ privata Nella pagina accanto:
PIGALLE (2003) Olio su tela, cm 100x60 Firmato in basso a sinistra ProprietĂ privata
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Da “Immaginario plastico Storia della scultura a Bergamo 1945-2000” (volume II), Libri Aparte, Bergamo 2011
...Alla “scuola” di Remuzzi si forma anche Ferruccio Guidotti (Bergamo 1921-2012), autore di un mondo popolato da presenze femminili; i suoi nudi si impongono non per un’esibita sensualità - diversamente dal maestro - ma per una moderata riproposizione del reale, che procede più in una interiorizzata visione del soggetto che per un puntuale descrittivismo di cui l’autore comunque lascia altre prove nei ritratti su commissione. In questa investigazione pressoché esclusiva della figura femminile e in cui l’artista fa rivivere anche i suoi affetti più cari - “la famiglia entra, ispiratrice discreta in tutto ciò che faccio, nelle opere che esaltano la maternità, l’amore, le trepide attese dell’adolescenza, la gioia e il calore dell’intimità” - i suoi personaggi tendono ad arrampicarsi nello spazio ricercando rispondenze geometriche, mentre un iterato grafismo dall’andamento spezzato prende a segnare i volumi sempre più allungati, andando a connotare la superficie scultorea in maniera tale da definire quella che si è imposta come inconfondibile scelta linguistica. Marcella Cattaneo
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BIOGRAFIA di FERRUCCIO GUIDOTTI
Ferruccio Guidotti nasce a Bergamo il 22 settembre 1921. E’ il primo di quattro fratelli di una famiglia modesta. Fin da piccolissimo manifesta una capacità innata nel disegno e nel modellare. La nonna materna lo incoraggia a seguire questa sua inclinazione artistica e così frequenta prima la scuola d’arte Fantoni, poi l’Accademia Carrara, a Bergamo. Qui gli sono maestri Contardo Barbieri per il disegno e Gianni Remuzzi per la scultura. Nello studio di quest’ultimo e in quello di Costante Coter la sua inclinazione si trasforma in acquisizione ed esperienza. Gli anni della guerra lo vedono arruolato in Aviazione, in servizio presso l’aeroporto militare di Bari. Al ritorno, nel difficile periodo del dopoguerra, Guidotti ha pronto il foglio per l’espatrio: è rassegnato ad andare a lavorare in Australia. Ma è allora che cominciano ad arrivare le prime, piccole commissioni, i primi guadagni. Non parte più. Le prime mostre risalgono agli anni ’50, sia personali che collettive, sia a Bergamo che in tutto il territorio nazionale. Gli anni ’60 sono particolarmente produttivi: Guidotti realizza monumenti commemorativi in tutta la provincia bergamasca e in Lombardia ed opere di carattere religioso per tante chiese e cimiteri. Intanto, nel 1965 sposa Mariacristina dalla quale avrà due figlie: Paola e Milena. Il 1965 è anche l’anno del viaggio a New York, in occasione della Prima Mostra di Artisti Italiani in quella città: con lui sono Trento Longaretti ed Elia Ajolfi. Negli Stati Uniti realizzerà l’unica sua opera astratta, un altorilievo per la facciata dell’Università dell’Illinois. Negli anni a seguire continua un’intensa attività di scultore a cui affianca, a partire dagli anni ‘70, quella di pittore. L’ultima mostra personale si svolge all’interno del Teatro Sociale nel luglio del 2004. Continua a lavorare fino alla soglia dei 90 anni. Nell’ultimo periodo si dedica esclusivamente alla pittura. Muore il 28 febbraio 2012. 91
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Sommario
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Presentazione Presidente Circolo Greppi
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Ricordo di Paola e Milena 9 Ferruccio Guidotti, Maestro della sculturanel segno dell’Arte e della bellezza vissuta (Ripensando a Ferruccio Guidotti) Amanzio Possenti
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Intervista immaginaria a Ferruccio Guidotti negli anni della sua piena maturità espressiva Amanzio Possenti
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Il dono di una pittura delicata dove forma e contenuto irradiano armonia Amanzio Possenti
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Da “Immaginario plastico - Storia della scultura a Bergamo 1945-2000” (volume II), Libri Aparte, Bergamo 2011 Marcella Cattaneo
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Biografia di Ferruccio Guidotti
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2014 da Artigrafiche Mariani & Monti Ponteranica via Serena 6/d Testi di Amanzio Possenti Fotografie di Franco Nisoli
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