Leonardo Chionna "La Nuova Atlantide" by Artisse

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ANNA CATERINA BELLATI

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anna caterina bellati

Leonardo Chionna ama il segno tridimensionale. Le sue sono sculture che richiamano la grande arte primigenia, quando essere artifex significava chiamare in causa il senso profondo dell’abitare la terra. Chionna coniuga tempi diversi della storia dell’uomo e le multiformi radici della sua poetica trovano ispirazione in situazioni culturali in apparenza distanti, tuttavia legate da un denominatore comune, la riflessione sull’uomo e le sue aspirazioni. Il caso che ci troviamo ad analizzare è però anomalo. Chionna, posto di fronte alla coppia di cavalli disegnati da Musardo, da scultore diventa pittore e sceglie una cifra stilistica che mutua dall’action painting il vigore del gesto e dall’abitudine a manipolare la materia la forza espressiva. Quasi riscoprendo antiche forme di linguaggio cui si rifece del resto Jackson Pollock, la materia cromatica dell’intervento sulla sagoma dei due destrieri è quasi incandescente. Il primitivismo irrazionale alla base dell’espressionismo americano rivive qui con tutta la sua energia. Proprio nella parte propulsiva del corpo del cavallo Chionna inserisce delle sciabolate di giallo che fluttuano nel magma più scuro dei viola, del blu e del nero. Tutta la magica simbologia dell'animale sacro ad Apollo rivive in forma sontuosa. Il rito del dipingere restituisce ai puledri focosi la loro immensa vitalità. Le sgocciolature di colore s’intersecano scrivendo una trama di tendini e nervi infocati che ben rappresentano il senso della corsa sfrenata. Anche Chionna dà una definizione precisa del cavallo che descrive come essere tra il terreno e il celeste, sospeso com’è tra lo scalpitare degli zoccoli che raspano cercando la presa sul terreno e la tensione del collo che freme in direzione dell’orizzonte. Una corsa senza fine oltre la dimensione del possibile.


paolo levi

indagini sul quarto millennio_

Leonardo Chionna è autore di segni tridimensionali, di sculture dal sapore arcaico, di sogni appena trattenuti, di profezie fatte di pura materia. Ci troviamo di fronte a un artista che annuncia un quarto millennio prossimo venturo, mostrandone i reperti archeologici e le degradazioni che, da quel futuro, risalgono al nostro presente. Si avverte nella sua ricerca la necessità di immergersi nel mistero del tempo in chiave plastica, svelandolo a se stesso e a noi, ribaltando un’intuizione profetica in una sorta di scavo alla ricerca dei detriti e dei messaggi che lasceremo ai posteri. Contempla quindi l’oggetto della sua ricerca col distacco dello scienziato, misurando l'inevitabile mutevolezza della materia lungo il tempo della storia, rinnovando l’antico assioma filosofico per cui nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto invece si trasforma. Difficile rispondere al quesito se Leonardo Chionna sia artista astratto o figurativo, e sarebbe comunque troppo sbrigativo confinarlo in uno qualunque dei due termini che, soprattutto in questo caso, sono del tutto generici. Dunque bene che il nostro scultore resti in parte inafferrabile. In verità le sue radici sono molteplici, la prima delle quali è una sorta di figurazione lasciata in sospeso – le tracce fossili del battistrada di un pneumatico sono la ricostruzione possibile di un evento ipotetico. Su questo dato si sovrappone il ritmo atonale del colore, e la straordinaria qualità della superficie calda della materia bronzea, che ben lontana da qualunque tentazione di decorativismo, enuncia un messaggio estetico di nettezza, precisione ed equilibrio formale. Criptico e inquieto, questo artista propone all'osservatore la vitalità creativa di un archetipo, quello di Atlantide, dove l'utopia di un’età aurea si intreccia indissolubilmente


all’idea di una rovina senza scampo, e senza illusioni sulle sorti progressive dell’umanità. Chionna appartiene di diritto alla scuola italiana del secondo Novecento, avendo optato per l’esattezza di un dettato formale di ascendenza classica, dove appaiono combinate con rigore forme diverse, in parte astratte e in parte allusivamente figurali, e reinventando una sorta di metafisica dell’assenza. Ci si trova qui di fronte al lavoro di un manipolatore della materia, a un creatore di duplici momenti asimmetrici e simmetrici, di ritmi complessi, di motivi solenni che tendono al verticale, in una equilibrata logica formale. In ognuna di queste ricerche, la memoria archeologica supera il momento naturale o antropologico, per approdare al lido ambiguo di un altrove culturalmente vicino al nostro presente, del quale, per altro, elude i richiami facili alla cronaca o all’ideologia dell’impegno; anzi, è qui evidente la volontà dell’artista di non tradire la poetica che lo ispira, e che continua a celebrare in ogni sua nuova elaborazione. Ogni opera si apre quindi a una decodificazione immediata, in quanto rappresenta concretamente l’espressione di un dialogo interiore o di una domanda. La libertà del modellato non si riferisce in nessun caso alla natura, ma piuttosto alla visualizzazione di un universo mentale o di un paradosso spazio-

temporale, dove passato e futuro interferiscono nelle certezze del nostro presente. Autore di forme astrattamente simboliche e, nello stesso tempo, esplicite nella loro apparenza di reperti databili e classificabili, questo artista costruisce la sue colte utopie in base a una verità soggettiva, che l’osservatore riceve attraverso l’integrità stilistica e concettuale della forma, stabilendo un rapporto di condivisione dei presupposti teorici che la animano.


raffaella zavatta

futuri archetipi di un presente che è già passato_

Promuovere l’arte, in senso reale e soprattutto onesto, non è cosa da poco. Comporta infatti impegno, sacrificio, tempo e cospicui investimenti, sostenuti da una forte passione. Quella stessa passione che, con l’emotività che le è propria, porta a fare scelte determinate. Il tempo, come valore cronologico assoluto, è protagonista di una delle scelte condotte da Artisse, Società Italiana d’Arte Contemporanea. Un’Azienda della quale abbiamo già avuto modo di leggere spesso e che si è imposta, in questi ultimi anni, come un punto di riferimento serio ed autorevole per i più attenti grazie alla oculatezza ed alla qualità delle sue scelte, oltre che al grande impegno profuso nel sostenerle e divulgarle. Artisse vanta, tra i propri Maestri, Vincenzo Musardo, il caposcuola del nuovo “Figurativismo Concettuale”, che eleva il Tempo a quarta dimensione della forma. Questa dimensione è vissuta e “raccontata” con sentimento, l’artista piega la materia alla propria espressività e con le sue opere suscita forti emozioni. Artisse ha teso la mano ad altri maestri di grande talento che hanno vissuto il tempo, nel loro percorso artistico, come denominatore comune essenziale della loro ispirazione. Nelle opere di Leonardo Chionna, però, lo spettatore, l’osservatore non è ancora nato: le sue sculture sono i reperti del IV Millennio. Conviene fare un passo indietro: con un po’ d’immaginazione e, oggi, con molti documentari storicoscientifici, ognuno di noi ha cercato di “vivere” l’emozione degli archeologi del XIX secolo quando s’imbattevano, avventurandosi in paesaggi apparentemente desolati, in un frammento di colonna, in un fregio di tempio, nella sommità di un palazzo sepolto da secoli, o da millenni, di


scorrere della materia. Lavoro di fino, scavi, spolvero delicato per rimuovere terra o sabbia accumulata, ed ecco comparire le tracce di un’antica, e talvolta dimenticata, civiltà. Quindi ricerca di segni che indichino il livello di evoluzione raggiunto, linguaggio, immagini e qualsiasi altra testimonianza. E ora, con una fantastica macchina del tempo, facciamo un balzo in avanti: siamo nel IV Millennio, camminiamo alla ricerca di segni della civiltà dell’anno Duemila, qualcosa emerge qua e là, sono reperti di forme differenti, erosi dal tempo, che portano tracce, vere e proprie tracce del passaggio dell’uomo moderno sulla terra. Paradossalmente non è l’orma del piede umano che può datare la nostra epoca ma l’impronta di uno pneumatico. Impronta che se da un lato rivela il progresso raggiunto dall’uomo e la sua evoluzione, dall’altro, annuncia la causa stessa della sua rovina. Quella traccia di pneumatico, fusa nel bronzo, che riappare grazie al degradare della materia circostante, come fossile di antiche forme di vita estinta, costituisce lo scheletro portante della struttura, un monito all’uomo moderno e al tempo stesso un messaggio di speranza per le generazioni future. Leonardo Chionna è la nostra macchina del tempo e con i suoi Archetipi, che rientrano nel suo progetto più “sentito” e da lui stesso

denominato “Nuova Atlantide”, ci racconta cosa vedranno, attraverso questi reperti, gli archeologi del futuro. Tutto il resto sarà storia…


IL CUORE DELLA MATERIA_ La sfera, forma perfetta, inizio e fine del tempo, che in essa trascorre e ricorre. Sfera di materia distinta, che poggia, avvolta a metà, nella storia su cui si costruiscono i reperti e le tracce di un passato che è il nostro presente. Come il nocciolo, la vera sostanza che può essere intesa solo dopo che sono state eliminate tutte le sovrastrutture del tempo. Metafora, forse, della sapienza antica, del vero essere umano vicino alla perfezione di un Creatore di cui si è persa la memoria per i sedimenti che il tempo e il succedersi delle Ere hanno lasciato sulla superficie, la cui essenza non è stata però per nulla intaccata.

ANTICHITÀ_ L’obelisco si innalza a memoria futura della grandiosità di una civiltà. Chionna crede nel valore positivo del progresso di questo millennio e la forma di questa scultura ne è testimone. Ma le lacerazioni e i frequenti controsensi di questa nostra epoca emergono e minano alla base questa antica forma, testimone di trionfi, corrompendola quasi a farla collassare su se stessa, quasi denunciando l’incapacità dell’uomo a imparare dalla storia. La nuova storia nasce sui sedimenti, sulle tracce della vecchia. La nuova storia può ricoprire e far dimenticare le radici del tempo ma da queste trae linfa e, quando sembra ormai persa nella memoria essa, prepotentemente, richiama l’attenzione di cui è degna con squarci che si aprono nel presente a monito e insegnamento che tutto è passeggero e destinato a corrompersi.

GRANDEZZA DEL VERTICE_ Segno del vertice della civiltà dei grattacieli: questo Archetipo di una moderna Atlantide, simile alle nostre metropoli, in cui i progetti di geniali architetti si fanno realtà per sfiorare quei cieli di azzurra densità. Punto più elevato tra la terra e lo spazio, che trafigge l’aria, nella gara continua tra chi arriverà più in alto. Ma nel lontano domani, questo frammento di vetta costruita dall’uomo, porterà con sé, e svelerà, la propria debolezza, in quel frammentarsi della materia, che si inchina suo malgrado al passare del tempo.


STELE_ Emozionati dalla scoperta di impronte dei primi passi dell’uomo antiche di migliaia di anni, ci lasciamo trasportare da fantasie che narrano di corse, cacce, danze: tutto ci sembra così affascinante nella sua primitività. E quando si vedono fabbriche abbandonate, lasciate andare in rovina, ci assale un senso di angoscia, di tempo che passa e cancella. Chionna ci fa riflettere, invece, sul valore della traccia che non è solo impronta di piede umano, ma corsa di ruota, di pneumatico, corsa di qualcosa che l’uomo ha saputo studiare, progettare, costruire, segno di progresso. Anche la materia futura, perfetta nella sua continuità, apparentemente inattaccabile dalle screpolature che il tempo porta con sé, è in realtà un sottile strato che cela la vera materia segnata dal passaggio dell’uomo. O forse il segno lasciato dal nostro frenetico passaggio non cela solo il nostro potere tecnologico, forse indicherà all’archeologo del futuro un passato di sole macchine un passato in cui l’uomo non è mai esistito, soppiantato per sua stessa volontà da una tecnologia che non porta alcun segno del suo creatore. Rifiuto della civiltà del movimento della futuristica e marinettiana apoteosi dell’azione e della macchina, vendetta del tempo che punirà l’uomo per la sua ubris, lasciando solo segni pallidi della nostra apparente grandezza.

PASSATO E FUTURO_ Un ripensamento, forse, si cela in questa particolare opera di Chionna che nasconde, all’interno di un triangolo, simbolo di perfezione, che si sta disgregando, un’altra perfetta e incorrotta figura che svetta di un intrinseco dinamismo. Un legame collega il passato e il futuro, la nostra non è stata che un’epoca di passaggio della quale abbiamo lasciato segni inconsistenti. Il futuro archeologo scrosterà i sedimenti del nostro tempo come segni senza alcun valore, alla ricerca di ciò che è l’origine, che inaspettatamente rivela la vera forma del divenire del tempo. La storia è ciclica e autoreferenziante. D’altra parte gli antichi lo sapevano bene: la storia è maestra di vita proprio perché, a dispetto dell’apparenza, è sempre uguale a se stessa e si ripete per tendere a un fine sconosciuto a noi e ai nostri posteri.


ARCHETIPO “NEXT” PIRAMIDE - FUSIONE IN BRONZO CM 185 X 150



NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XVI OBELISCO FUSIONE IN BRONZO CM 56,5 X 7,7 X 8,7 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXXI SPADA FUSIONE IN BRONZO A CERA PERSA CM 58 X 21 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XII FUSIONE IN BRONZO A CERA PERSA CM 51,5 X 10,5 X 5,5

NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXI FUSIONE IN BRONZO CM 48 X 10 X 5,5



NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXVI

FUSIONE IN BRONZO CM 40 X 21 X 18


NUOVA ATLANTIDE - ARCHETIPO XXIII FUSIONE IN BRONZO CM 43 X 22 X 5


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXVII FUSIONE IN BRONZO A CERA PERSA CM 31 X 20 X 20


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO SFERA FUSIONE IN BRONZO A CERA PERSA CM 23 X 6



NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO VIII TECNICA MISTA SU TELA CM 80 X 80


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LVIII TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70

NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO LI TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70

NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LV TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70

NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO XL TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXVI TECNICA MISTA SU TELA CM 100 X 100


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLVIII TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60

NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXXVII TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60

NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLIX TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60

NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLII TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO III TECNICA MISTA SU TELA CM 80 X 80


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLIII TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLVII TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO LIX TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70 NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO L TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LVI TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LII TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LVII TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO LIII TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLV TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLVI TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXXV TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60 NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO XXXIX TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XIV TECNICA MISTA SU TELA CM 120 X 120


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXVIII TECNICA MISTA SU TELA CM 100 X 100


NUOVA ATLANTIDE ARCHETIPO XI - tecnica mista su tela cm 80x80


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO X TECNICA MISTA SU TELA CM 80 X 80


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLI - TECNICA MISTA SU TELA CM 60X60 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXXVIII TECNICA MISTA SU TELA CM 60X60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XLIV TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60 NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXXVI TECNICA MISTA SU TELA CM 60 X 60


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XIII TECNICA MISTA SU TELA CM 80 X 80


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XV TECNICA MISTA SU TELA CM 120 X 120


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XX TECNICA MISTA SU TELA CM 70 X 70


NUOVA ATLANTIDE / ARCHETIPO XXX TECNICA MISTA SU TELA CM 100 X 100


leonardo

CH IO NN A_

nota critico_biografica


Leonardo Chionna nasce a Latiano (Br) il 3 Agosto 1957 FORMAZIONE Scultore e pittore contemporaneo, partecipa da tempo alla vita artistica nazionale. Gli inizi del suo percorso risalgono alla sua prima giovinezza. Ha tenuto numerose mostre ed ha preso parte a diverse manifestazioni artistiche, riscuotendo consensi e premi. Negli anni 80 ha frequentato i poeti del “laboratorio di poesia” dell’Università di Lecce, tra cui Salvatore Caliolo, fondatore della rivista “L’Incantiere”. Contestualmente si arricchiva dell’amicizia con uno dei maggiori filosofi dei nostri tempi, Arrigo Colombo affiancandolo nel movimento “Utopia” dallo stesso fondato. Influenze culturali queste che hanno caratterizzato e formato la sua arte. I suoi primi lavori risalgono agli anni 70, tematiche ricche di originali suggestioni che hanno fatto di Chionna uno “Sciamano” dell’arte contemporanea. Dell’artista si sono interessati critici e storici dell’arte: Gino Spinelli de’ Santelena, G. Rubino, R. Rizzi e Vittorio Sgarbi. Di lui hanno scritto: la Gazzetta del Mezzogiorno, il Corriere del Giorno, Roma, Il Quotidiano di Puglia, Arte, Disegno e Pittura. PERIODI Negli anni 70, rifuggendo qualsiasi intento commerciale, l’artista esponeva le sue opere in luoghi dove esse potessero essere contemplate immersi nella spiritualità del silenzio: chiese, castelli, boschi e spiagge isolate. È dell’agosto del 1973 una sua mostra presentata su zattere galleggianti che trasportavano sculture in mare aperto trascinate dalla corrente come barche senza vela, abbandonate, come il desiderio, alla massima libertà, al loro destino di inabissarsi e custodire il segreto della creatività, in eterno, fino al giorno in cui potranno essere recuperate. Negli ultimi anni la sua ricerca è tutta protesa verso “La Nuova Atlantide”; progetto da lui stes-

so così denominato, frutto della sua continua tensione ad un linguaggio dell’arte sempre più oggettivo ed essenziale nei significati e nei rimandi e che trova compimento in una serie di terrecotte e bronzi che paiono venire da un futuro lontano pur recando impresse tracce di un passato assai remoto, ma assai familiare ai nostri contemporanei. Egli materializza la propria Utopia: un possibile nuovo orizzonte di un presente che all’artista pare ormai giunto all’apice di un crepuscolo. SOGGETTI L’arte di Chionna è stata spesso definita dalla critica “arte di coraggio”, ma i suoi lavori guardano al divenire, narrandolo, in forme plastiche. Le sue opere sono testimonianza di una ricerca che si proietta fuori dal suo tempo e che da questo guarda alla nostra storia, tracce di civiltà antiche e moderne, vecchie e nuove utopie in forme ed elementi che vengono da lontano viaggiando nel tempo e che consentono all’osservatore di indagare, oltre l’involucro geometrico stesso, l’interno della materia. Archetipi di un lontano futuro che lasciano intravedere un passato “fossilizzato” nella materia che il tempo porta alla luce, divorandone l’involucro esterno. TECNICHE Scultura-pittura tecnica mista MOSTRE Expo Arte Bari; Apantè Naxos; Artefiera Catania; Vitarte Viterbo; Arte Fiera Genova; Arte Fiera Firenze; Fortezza Da Basso Firenze; Arte Fiera Parma; Arte Fiera Padova; Garda Golf Desenzano sul Garda; Castel Gandolfo Roma; Golf Club Ugolino Firenze; Assisi Endurance Life Style Assisi.





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