Rassegna Stampa Internazionale 2015

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Arts Libre_Le Libre Belgique 30 ottobre 2015

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Le Quotidien de l’Arte 5 novembre 2015

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Handelsblatt 6 novembre 2015

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Handelsblatt 6 novembre 2015

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Handelsblatt 6 novembre 2015 ARTISSIMA

Spettacolo con droni di:

Eva Clausen Data:

06.11.2015 h. 12:02

Artissima a Torino è una fiera e come tale è legata al mercato. Allo stesso tempo la piattaforma di vendita di arte contemporanea è anche lo specchio di un diffuso stato d’animo sociale. Questo vale in particolare per il programma ormai consolidato - dedicato alle performance. 

Stand con video

Fotogramma da „Rudiments“, un video di 12 minuti realizzato dal duo artistico Adam Broomberg & Oliver Chanarin. Protagonisti: bambini che si allenano in un campo reclute. fonte: Galleria Lisson

Torino Chi questo weekend volesse visitare Artissima, la mostra d’arte contemporanea di Torino, prima di consultare la mappa degli stand dovrebbe dare un’occhiata al programma degli spettacoli. Il programma prevede 12 performances e per molte delle proposte lo spazio previsto, a destra dell’ingresso della fiera, potrebbe non essere sufficiente. La sezione Rassegna stampa


Handelsblatt 6 novembre 2015

„Per4M“ già lo scorso anno alla sua Premiere aveva riscosso un grande consenso. Venerdì alle 15 l’artista di Amburgo Annika Kahrs nella sua plurireplicata performance “Strings”, mostra quanto siano labili strutture presunte stabili. Quattro musicisti interpretano il quartetto d’archi opera 18, Nr. 4 C-Moll di Ludwig van Beethoven. Ma l’armonia iniziale ha breve durata perché dopo ogni frase i musicisti si scambiano il posto e lo strumento con il vicino alla loro destra. Ad ogni scambio cresce l’insicurezza e con essa la disarmonia. Il video di Strings, di una precedente performance, della durata di 8 minuti e 20 secondi, costa 13.000 Euro presso la Galleria di Amburgo che lo produce. E l’ultimo di 5 esemplari. L’inquietante diventa tema La musica – anche se si tratta piuttosto di un ronzio – la troviamo anche da William Hunt, che lo stesso giorno alle 19, per la Galleria Rotwand (Zurigo), suona sul palco, o meglio, fa suonare quattro droni giocattolo. Gli insetti volanti („Quadrocopter“) sono guidati dallo stesso artista tramite un quadro comandi posto al centro del palcoscenico quadrato. Se, da un lato, sembra che egli sia in grado di dominare gli oggetti, dall’altro non si sa per quanto tempo. La paura è una costante nell’opera dell’artista che vive a Duesseldorf, del quale la Galleria ha venduto già il primo giorno un suo quadro composto di due parti: „I had to stop because I was scared“ (ho dovuto fermarmi perché avevo paura, ndt) (5.200 Euro). Nel caso specifico ciò che spaventa l’artista – in autoritratto – sono le onde inquietanti del mare. Sabato alle 18 si tratta invece di autorità e sottomissione, con la performance „Rise“ di Christian Falsnaes, che va in scena per la Galleria di Berlino PSM. Anche questa volta, come già nella sala grande dell’Accademia delle Arti di Berlino nel 2014 (una registrazione video del 2014 in HD, di 15:15 minuti, costa 7000 Euro) Falsnaes invocherà, affascinerà il pubblico, talvolta duramente, altre volte dolcemente, per fargli dare il meglio sul palcoscenico. La qualità della performance dipende dal pubblico stesso poiché, volente o nolente, è il pubblico l’opera dell’artista. . Addestramento commentato Disciplina e sottomissione sono anche il tema di „Rudiments“, un video di 12 minuti del duo artistico Adam Broomberg & Oliver Chanarin. Esso mostra dei ragazzi, quasi ancora bambini, che si addestrano in un campo-reclute. Tra i singoli esercizi si inseriscono, come Rassegna stampa


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severi commenti, le interpretazioni di un clown, attraverso la comicità inquietante dell’attrice Hannah Ringham. Il video fa parte di un’installazione del duo, presente allo stand della galleria londinese Lisson, e costa 40.000 Sterline. La galleria partecipa alla fiera nell’ambito della sezione Present Future, che porta in primo piano mostre personali di giovani artisti promettenti. Nella sezione Present Future troviamo anche il gallerista berlinese Matthias Arndt, che presenta i dipinti dell’artista filippino Rodel Tapaya. Penitenze, peccati, vittime sono il tema di „The Sacrifical Lamb“, un’opera di grandi dimensioni in cui Tapaya ricongiunge, in una bizzarra cosmologia, miti antichissimi e moderni fenomeni sociali. L’opera costa 72.000 dollari. Realistico, visto da Alice Neel

Allo stand di Aurel Scheibler

Alice Neel: "Michel Auder" del 1980. Dipinto a olio da un lascito di Alice Neel. fonte: Aurel Scheibler, Berlino

Agli artisti del passato ingiustamente dimenticati è nuovamente dedicata la sezione Back to the future. Aurel Scheibler (Berlin) porta qui quattro opere dell’ultimo periodo creativo della pittrice americana Alice Neel. L’arte realisticamente figurativa dell’artista morta nel 1984 ha avuto negli ultimi anni un riconoscimento dovuto. E questo è anche confermato dal prestigioso prezzo di 650.000 dollari, del ritratto del filmmaker francese Michel Auder del 1980. L’ Oeuvre dell’austriaco Josef Bauer è probabilmente invece sconosciuto al grande pubblico. Bauer viene presentato in uno stand della sezione Back to the Future dalla galleria Unttld Contemporary, fondata solo due anni fa a Vienna. Poesie da toccare, così chiamò le Rassegna stampa


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sue prime opere l’artista nato nel 1934. Esse uniscono parole e plastica, per esempio lettere dell’alfabeto fatte con aste che si sollevano come giganteschi segnalibri. Nelle fotografie della serie „Körpergalerie“ (galleria di corpi. Ndt) del 1974 persone lottano con enormi lettere, mentre nell’opera “Zeit”(tempo, ndt) la Z si estende lungo la parete fino alla T che si trova in posizione orizzontale. I prezzi vanno dai 4.000 euro per un’opera singola fino a 46. 200 per un’installazione composta da più parti. Christoph Weber invece è affascinato dal calcestruzzo. „Not yet titled (pinhole camera stopmotion setup)“ così ha intitolato la sua più recente installazione presente allo stand di Joycelyn Wolff, che ha la sua galleria a Parigi. Qui egli esplora, stavolta davanti a 5 macchine pinehole, la qualità del suo materiale preferito, il calcestruzzo, e precisamente la sua specifica plasticità e il processo di indurimento. L’opera non ha ancora un titolo, ma ha già trovato un compratore per 17.500 dollari, il primo giorno di fiera

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NZZ 6 novembre 2015

Artissima in Turin Unfassbare Welt Performative Kunst bildet einen willkommenen Schwerpunkt der diesjährigen Ausgabe der Turiner Modernemesse Artissima.   

von Eva Clausen 6.11.2015, 11:59 Uhr

Die Leinwand löst sich auf, in Streifen fällt sie herab und schlängelt sich am Boden entlang, an der Wand bleibt der Rahmen, leer. Koka Ramishvili, 1956 in Georgien geboren, hat bereits 1990/91 in Bristol in seiner Installation «Gallery» die Grenzen der Malerei aufgewiesen und Stellung zu der politischen Situation seines Heimatlandes genommen. Auf der Turiner Messe Artissima greift der heute in Genf lebende Künstler die Arbeit noch einmal auf. Sie ist unter dem Titel «Last Session» am Stand der Galerie Laurence Bernard zu finden, die im Bereich der New Entries erstmals an der Messe teilnimmt. Die Installation (Preis 30 000 Euro) verdeutlicht exemplarisch die Gewichtung der 22. Auflage der Artissima, die auf Kunst als Prozess setzt – als etwas, das im steten Wandel begriffen ist und den Wandel aufgreift, ohne greifbar zu sein. Die Sektion Per4M feierte im vergangenen Jahr ihren Turiner Einstand, nun geht sie im Lingotto zum zweiten Mal über die Bühne. William Hunt bespielt sie – unter den Fittichen der Zürcher Galerie Rotwand – mit seiner neuen Performance «Mayfly». Spielzeugdrohnen schwirren durch die Luft beziehungsweise präzise in einem Quadrat, das Hunt der Choreografie «Quad» von Samuel Beckett entlehnt hat. Hunt selbst steht am Schaltpult und findet offensichtlich Gefallen am Tanz ferngesteuerter Spielzeug-Quadrokopter. Um Grenzen geht es auch in der Performance «Rise» von Christian Falsnaes, die von der Berliner Galerie PSM präsentiert wird. Falsnaes fordert das Publikum auf, selbst die Bühne zu betreten und somit die Qualität des Kunstwerks zu bestimmen. Wobei er gekonnt diktatorische Bühnenrhetorik einzusetzen versteht, der nicht unbedingt alle Gehorsam zu leisten gewillt sind. Gehorsam, Unterwerfung und Absurdität sind Themen in dem Video «Rudiments» des Künstlerduos Adam Broomberg & Oliver Chanarin. Es zeigt Jugendliche bei Übungen in einem Kadettencampus. Die einzelnen Momente werden von kurzen Auftritten eines Clowns interpunktiert, was einen Verfremdungseffekt von tragischer Komik hat. Das Video (Preis 40 000 Pfund) gehört zu der Installation des Duos am Stand der Londoner Galerie Lisson, die im Bereich Present Future für vielversprechende Nachwuchskünstler ausstellt. Auf der Plattform Back to The Future findet man hingegen in Vergessenheit geratene Künstler der jüngeren Vergangenheit. (Bis 8. November)

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NZZ 6 novembre 2015

Da NZZ

Artissima a Torino Mondo inafferrabile L’arte performativa costituisce un punto di spicco del compito svolto in questi anni da Artissima, la fiera torinese d’arte moderna 

di Eva Clausen

6.11.2015, ore 11:59 La tela si disfa e cade, ridotta in strisce, adagiandosi al suolo mentre sulla parete resta la cornice, vuota. Koka Ramishvili, nato in Georgia nel 1956, aveva già mostrato i limiti della pittura nel 1990/91, a Bristol, con la sua installazione «Gallery» e preso posizione rispetto alla situazione politica del suo paese. L’artista, che oggi vive a Ginevra, riprende il suo lavoro alla fiera torinese Artissima. L’opera dal titolo «Last Session» si trova allo stand della Galleria Laurence Bernard che per la prima volta partecipa alla fiera nella sezione New Entries. L’installazione (prezzo 30.000 Euro) illustra in modo esemplare il significato della 22a Edizione di Artissima, che punta sull’arte come processo – ovvero come qualcosa in costante mutamento che coglie il mutamento senza essere tangibile. La sezione Per4M lo scorso anno ha festeggiato il suo debutto torinese, ora al Lingotto va in scena per la seconda volta. William Hunt si esibisce – sotto l’egida della galleria Rotwand di Zurigo – con la sua nuova performance «Mayfly». Droni giocattolo sfrecciano nell’aria, precisamente all’interno di un quadrato che Hunt ha preso in prestito dalla coreografia “Quad” di Samuel Beckett. Hunt stesso sta al quadro comandi e palesemente si diverte a far danzare i quadrokopter giocattolo telecomandati. Anche nella performance «Rise» di Christian Falsnaes, presentata dalla Galleria PSM di Berlino, si tratta di confini. Falsnaes convince il pubblico a calcare il palcoscenico, così che il pubblico diventa determinante per la qualità dell’opera d’arte. In questo caso l’artista usa abilmente la retorica dittatoriale, a cui non tutti sono necessariamente disposti a sottostare, ubbidienti. Ubbidienza, sottomissione e assurdità sono anche i temi del video «Rudiments» del duo artistico Adam Broomberg & Oliver Chanarin. Il video mostra dei Rassegna stampa


NZZ 6 novembre 2015

ragazzi che si allenano in un campo-reclute. I singoli momenti sono inframmezzati da brevi entrate di un clown, che sortiscono un effetto estraniante di tragica comicità . Il video (prezzo 40.000 sterline) fa parte dell’installazione del duo allo stand della galleria Lisson, che espone nella sezione Present Future, dedicata a giovani artisti promettenti. Nel settore Back to The Future si trovano invece gli artisti del recente passato, ingiustamente dimenticati (fino all’ 8 novembre).

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Die Presse am Sonntag 8 novembre 2015

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Die Presse am Sonntag 8 novembre 2015

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Die Presse 8 novembre 2015

22. Artissima Torino Alcune fiere d’arte sembrano dei grandi magazzini, dove si vendono confezioni decorative per persone con un ricco portafoglio e un gusto adattabile alla situazione. A questa categoria appartiene la londinese Frieze. Altre fiere sono chiamate fiere-boutique, termine col quale non si allude alla qualità dell’arte, ma piuttosto al ristretto numero di gallerie partecipanti. E poi c’è Artissima a Torino. Con 207 gallerie da 35 paesi non può essere una boutique, e sotto il profilo dell’offerta è tutt’altro che un grande magazzino: ad Artissima (6.-8.11.2015) non si adatta nessun paragone con il commercio tradizionale. Innanzitutto la fiera, fondata nel 1994 è di proprietà statale e dunque è finanziata pubblicamente. Inoltre la fiera vive della stretta collaborazione con i curatori, e questo cambia enormemente il livello e di questo è responsabile la direttrice della fiera, nata a Trieste, Sarah Cosulich Canarutto. Nell’intervista parla dei curatori come dell’“anima della fiera“: I curatori non soltanto selezionano, ma ricercano e interpellano direttamente le gallerie. Suggeriscono anche singoli artisti, per esempio per la sezione dell’arte giovane – un settore che in continua espansione sotto il profilo geografico. Qui quest’anno la galleria Third Line di Dubai presenta i quadri di Hayv Kahraman, nato a Baghdad nel 1981. Hayv Kahraman, The Translator, 2015. c Third Line Kahraman ha studiato per un breve periodo a Firenze, l’influenza della pittura rinascimentale italiana connota i visi delle figure femminili. Questo produce un miscuglio emozionante, soprattutto in „Translator“; la madre di Kahramann ha aiutato i profughi come traduttrice, spiega l’artista. Le chiedevano spesso da che parte stesse, una domanda molto attuale, che Kahramann ha tradotto in una composizione pittorica carica di emozione. Josef Bauer. Galerie Unttld, Wien L’influenza dei curatori è chiara anche nella sezione per l’arte meno recente, che ad Artissima è limitata ad un’unica decade: 1975-´85. „Questo può essere un grosso rischio per una fiera e una grossa sfida per le gallerie, che devono reperire le opere“ spiega Cosulich. Ma si è subito rivelato essere un grosso successo, Oggi partecipano a questa sezione 25 Gallerie e presentano, almeno tra gli insider, artisti assolutamente noti, ma anche alcuni completamente sconosciuti, „ed anche presentazioni degne di un museo“ come sottolinea Cosulich. A queste appartengono le Sculture di lettere dell’alfabeto di Josef Bauer della Galleria Unttld Contemporary, di Vienna, o il giapponese Chu Enoki (nato nel. 1964), internazionalmente quasi sconosciuto. Chu Enoki, We captured a small UFO at last, 1974. White Rainbow, London Ma l’alta qualità di Artissima non sta solo nelle sezioni dell’arte giovane e meno giovane. Anche le gallerie della Main Section hanno molto da offrire. Per esempio l’installazione di Koka Ramishvilis sulle rive del lago di Ginevra per lo stand della galleria ginevrina Laurence Bernard: Dalle cornici vuote alle pareti escono strisce di stoffa mimetica - la guerra svuota i quadri, si avvicendano i colori? Rassegna stampa


Die Presse 8 novembre 2015

Fa chiaramente riferimento alla guerra Hiwa K. E‘ nato in Irak, e nel 1996 è scappato a piedi attraverso la Turchia, arrivato in Europa ha ottenuto l’asilo ed ora vive come rifugiato a Berlino. Guerra e migrazione sono i temi ricorrenti delle sue installazioni e dei suoi video. La Prometeo Gallery di Milano presenta il video di „The Bell“: Hiwa K ha fatto fondere i rifiuti di guerra raccolti in Irak, come gli involucri vuoti di missili o di bombe, in una campana da chiesa di 150 cm, facendone così un simbolo di pace e di amore per il prossimo. L’opera è stata esposta quest’anno alla Biennale di Venezia. Hiwa K è già stato invitato a Documenta 2017. Pur con la sua internazionalità, Artissima resta una fiera regionale, anche se Coluchi sottolinea che solo il 32%, ovvero un terzo delle gallerie, proviene dall’Italia. Perché dunque i viennesi vi partecipano? E‘ una fiera „molto meditata“ così motiva la sua decisione Georg Kargl, che è qui per la quinta volta. Anche Emanuel Layr è tornato per la quarta volta ed è riuscito a crearsi una solida base di collezionisti in Italia. Quest’anno si è spinto addirittura fino a Roma, ma è solo „un piccolo spazio”. Insieme a tutti questi entusiasmi, però, arrivano anche le vendite, senza le quali una fiera può naufragare. nonostante bellissime idee e progetti? Martin Janda sottolinea come siano internazionali i collezionisti che arrivano e come l’Italia abbia una forte tradizione di grandi collezioni private e di fondazioni, che sono parte integrante del pubblico consolidato. E‘ vero, però, nonostante tutto, il grande fatturato si fa nei grandi magazzini.

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Maiali da tartufo e occasioni mancate Stefan Kobel, 07.11.15

Per il Piemonte questa è la stagione dei maiali da tartufo. Ciò non vale solo per i maiali. Anche curatori e collezionisti (i consulenti meno) stanno perlustrando Artissima, a Torino, alla ricerca di qualcosa di nuovo o da riscoprire. Per loro ne vale sempre la pena, non così per gli espositori. La fiera è nota per essere scarsa quanto a fatturati, motivo per cui molti espositori la considerano più una vetrina che un punto di mercato. Le sezioni di promozione, come "Back to the Future" e "Present Future" sono sempre più convenienti della fiera, che comunque non è cara, in cui in ogni caso la pressione della vendita è nettamente meno forte che a Basilea e a Londra. Di conseguenza gli stand di molte gallerie osano di più, rispetto ad altre fiere. Gregor Staiger da Zürigo è arrivato per la sua prima partecipazione con una mostra personale di Rachal Bradley. Le opere monocromatiche hanno attirato l’attenzione, contro le aspettative, di un collezionista svizzero, che la galleria non conosceva. Può anche funzionare così. Qui infatti il pubblico è mediamente più informato rispetto a quello delle fiere-moda. KOW di Berlino già il primo giorno ha venduto un’opera di Barbara Hammler ad un collezionista italiano, un video, neppure un genere molto facile. Mirko Mayer di Colonia racconta di aver fatto la prima vendita, da uno show personale di Clegg & Guttmann il primo giorno, cinque minuti dopo l’apertura. I collezionisti si documentano su internet già prima dell’inizio della fiera. Un po’ più di lavoro preliminare non guasterebbe neppure ad alcuni galleristi. Con “Camera” ha appena aperto un nuovo Centro per la Fotografia. La prima esposizione è una retrospettiva di Boris Mikhailov. Sprovieri di Londra è l’unica galleria che presenta l’artista nel suo stand. Altrove nulla Ci si sarebbe potuto aspettare che qualche collega cogliesse l’occasione per farsi imprestare del materiale oppure che se lo fosse procurato prima sul mercato di seconda mano. Timothy Persons della Galleria Taik di Berlino racconta come la sete di sapere e la curiosità dei collezionisti italiani abbia influenzato il suo programma fieristico. Ha stabilito infatti che partecipare per lui sarebbe stato essenziale per fare buoni affari una settimana dopo a Paris Photo (sproporzionatamente più cara). Là infatti sarebbero venuti gli italiani, dopo aver sfruttato i giorni fra le due mostre per fare delle ricerche finalizzate agli acquisti. In ogni caso già a Torino ha venduto otto opere. Non per tutti va in questo modo e la prassi della mostra orientata alla flessibilità fa certamente la sua parte. Il numero dei partecipanti quest’anno è salito da 196 a 207, ma la qualità della fiera non sembra averne sofferto. Presumere un aumento dell’offerta a fronte di una forza d’acquisto limitata, non sarebbe al contrario una buona idea. La direttrice Sarah Cosulich-Canarutto sembra essere d’accordo: "Certamente è possibile contrarre la fiera, e ci abbiamo anche pensato " - spiega rispondendo alla domanda - "Ma si tratta soprattutto Rassegna stampa


Artmagazine.cc 7 novembre 2015

di focalizzare e di lavorare alla qualità. E’ vero che il mercato italiano è difficile, ma i nostri collezionisti sono tra i più attivi del mondo. E naturalmente noi qui vogliamo offrire loro una piattaforma in cui possano fare delle scoperte. Un esempio: Rachel Rose lo scorso anno ha vinto qui da noi il Premio Present Future. Allora non la conosceva nessuno e lei aveva delle difficoltà a trovare una galleria. Oggi espone alla Serpentine Gallery e al Whitney Museum." Indubbiamente ha ragione: ad Artissima effettivamente si fanno delle scoperte e molti collezionisti e soprattutto curatori amano andare a caccia. A questo scopo aiutano i numerosi premi che vengono assegnati durante la fiera e la cui giuria proprio per questo motivo è composta da collezionisti e curatori. Inoltre vengono generosamente distribuiti inviti con hotel e intrattenimenti. Cosulich: "Abbiamo investito molto per aumentare il numero dei collezionisti in arrivo, lavorando a stretto contatto con le gallerie straniere, che rappresentano il 70 % degli espositori. Ne abbiamo invitati 250 e ogni anno cerchiamo di avere il maggior numero possibile di nuovi collezionisti. Molti di loro, che la prima volta sono venuti su nostro invito, sono tornati a proprie spese." Internazionalmente la fiera sembra essere su una buona strada. In casa sembra invece avere qualche difficoltà. Il divide et impera, caro ai discendenti dei romani, qui porta strani risultati. The Others è una fiera satellite che effettivamente offre tutto ciò che da una fiera - madre di questo tipo si può solo desiderare. Si rivolge ad un pubblico giovane che arriva a frotte nell’ex carcere nelle cui celle espongono gallerie assolutamente serie, anche straniere, che probabilmente non avrebbero mai potuto farlo nelle proprie sedi. The Others apre non prima delle 17 e dunque non sottrae pubblico. Gli sponsor sono gli stessi, tutto si trova sotto lo stesso tetto del marketing cittadino. Ma non c’è collaborazione. Nessuna delle due manifestazioni fornisce indicazioni sull’altra, né esiste una navetta che le metta in collegamento. Chi si lascia sfuggire simili sinergie e trascura di collegarsi al mondo culturale giovane della propria città, non si deve poi stupire se la carovana un giorno prende poi un’altra strada

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Die Presse 7 novembre 2015

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22. Artissima Torino Alcune fiere d’arte sembrano dei grandi magazzini, dove si vendono confezioni decorative per persone con un ricco portafoglio e un gusto adattabile alla situazione. A questa categoria appartiene la londinese Frieze. Altre fiere sono chiamate fiere-boutique, termine col quale non si allude alla qualità dell’arte, ma piuttosto al ristretto numero di gallerie partecipanti. E poi c’è Artissima a Torino. Con 207 gallerie da 35 paesi non può essere una boutique, e sotto il profilo dell’offerta è tutt’altro che un grande magazzino: ad Artissima (6.-8.11.2015) non si adatta nessun paragone con il commercio tradizionale. Innanzitutto la fiera, fondata nel 1994 è di proprietà statale e dunque è finanziata pubblicamente. Inoltre la fiera vive della stretta collaborazione con i curatori, e questo cambia enormemente il livello e di questo è responsabile la direttrice della fiera, nata a Trieste, Sarah Cosulich Canarutto. Nell’intervista parla dei curatori come dell’“anima della fiera“: I curatori non soltanto selezionano, ma ricercano e interpellano direttamente le gallerie. Suggeriscono anche singoli artisti, per esempio per la sezione dell’arte giovane – un settore che in continua espansione sotto il profilo geografico. Qui quest’anno la galleria Third Line di Dubai presenta i quadri di Hayv Kahraman, nato a Baghdad nel 1981. Hayv Kahraman, The Translator, 2015. c Third Line Kahraman ha studiato per un breve periodo a Firenze, l’influenza della pittura rinascimentale italiana connota i visi delle figure femminili. Questo produce un miscuglio emozionante, soprattutto in „Translator“; la madre di Kahramann ha aiutato i profughi come traduttrice, spiega l’artista. Le chiedevano spesso da che parte stesse, una domanda molto attuale, che Kahramann ha tradotto in una composizione pittorica carica di emozione. Josef Bauer. Galerie Unttld, Wien L’influenza dei curatori è chiara anche nella sezione per l’arte meno recente, che ad Artissima è limitata ad un’unica decade: 1975-´85. „Questo può essere un grosso rischio per una fiera e una grossa sfida per le gallerie, che devono reperire le opere“ spiega Cosulich. Ma si è subito rivelato essere un grosso successo, Oggi partecipano a questa sezione 25 Gallerie e presentano, almeno tra gli insider, artisti assolutamente noti, ma anche alcuni completamente sconosciuti, „ed anche presentazioni degne di un museo“ come sottolinea Cosulich. A queste appartengono le Sculture di lettere dell’alfabeto di Josef Bauer della Galleria Unttld Contemporary, di Vienna, o il giapponese Chu Enoki (nato nel. 1964), internazionalmente quasi sconosciuto. Chu Enoki, We captured a small UFO at last, 1974. White Rainbow, London Ma l’alta qualità di Artissima non sta solo nelle sezioni dell’arte giovane e meno giovane. Anche le gallerie della Main Section hanno molto da offrire. Per esempio l’installazione di Koka Ramishvilis sulle rive del lago di Ginevra per lo stand della galleria ginevrina Laurence Bernard: Dalle cornici vuote alle pareti escono strisce di stoffa mimetica - la guerra svuota i quadri, si avvicendano i colori? Rassegna stampa


Die Presse 7 novembre 2015

Fa chiaramente riferimento alla guerra Hiwa K. E‘ nato in Irak, e nel 1996 è scappato a piedi attraverso la Turchia, arrivato in Europa ha ottenuto l’asilo ed ora vive come rifugiato a Berlino. Guerra e migrazione sono i temi ricorrenti delle sue installazioni e dei suoi video. La Prometeo Gallery di Milano presenta il video di „The Bell“: Hiwa K ha fatto fondere i rifiuti di guerra raccolti in Irak, come gli involucri vuoti di missili o di bombe, in una campana da chiesa di 150 cm, facendone così un simbolo di pace e di amore per il prossimo. L’opera è stata esposta quest’anno alla Biennale di Venezia. Hiwa K è già stato invitato a Documenta 2017. Pur con la sua internazionalità, Artissima resta una fiera regionale, anche se Coluchi sottolinea che solo il 32%, ovvero un terzo delle gallerie, proviene dall’Italia. Perché dunque i viennesi vi partecipano? E‘ una fiera „molto meditata“ così motiva la sua decisione Georg Kargl, che è qui per la quinta volta. Anche Emanuel Layr è tornato per la quarta volta ed è riuscito a crearsi una solida base di collezionisti in Italia. Quest’anno si è spinto addirittura fino a Roma, ma è solo „un piccolo spazio”. Insieme a tutti questi entusiasmi, però, arrivano anche le vendite, senza le quali una fiera può naufragare. nonostante bellissime idee e progetti? Martin Janda sottolinea come siano internazionali i collezionisti che arrivano e come l’Italia abbia una forte tradizione di grandi collezioni private e di fondazioni, che sono parte integrante del pubblico consolidato. E‘ vero, però, nonostante tutto, il grande fatturato si fa nei grandi magazzini.

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Parnass.com 8 novembre 2015

ARTISSIMA 2015 IN TURIN 08.11.15

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Domenica si è chiusa la più grande fiera d’arte contemporanea d‘Italia. Oltre 50.000 i visitatori e i galleristi complessivamente soddisfatti delle vendite. Oltre a posizioni internazionali e italiane si sono distinti anche artisti e galleristi austriaci. La nostra autrice Sabrina Möller era sul posto – qui di seguito il suo reportage. Lo scorso anno Gregor Podnar, parlando con il critico d’arte Stefan Kobel disse che Artissima avrebbe dovuto ridurre le sue dimensioni per poter rimanere a lungo un format leader a livello internazionale. Invece di ridursi si è ampliata: da 194 espositori dell’anno scorso a 207 gallerie quest’anno: nonostante ciò l’enorme afflusso di visitatori si è ben distribuito sui 20.000 metri quadrati e la qualità dei singoli stand non ne ha risentito. Salva una certa attenzione focalizzata sulle gallerie italiane, quelle internazionali rappresentano pur sempre un terzo del totale – addirittura sette provenienti da Vienna. Perché? Per Andreas Huber Artissima ha „… lo charme di una fiera da scopritore” mentre Elisabeth Thoman loda soprattutto il pubblico interessato, ben informato e intenditore. Ed effettivamente qui non solo è possibile ammirare ogni anno con rinnovato stupore un ricco programma di Performance, ma anche scoprire giovani artisti e nuove gallerie. Il gallerista Rassegna stampa


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Jocelyn Wolff di Parigi, che fa parte del comitato, lo vede addirittura come un punto di forza della fiera: „Stiamo parlando di giovani gallerie e dell’idea di integrare gallerie sconosciute in un lavoro professionale in rete “. E’ come se attraverso gli stand fosse teso un filo rosso: posizioni sperimentali e concetti forti sottesi allo stand invece del name dropping di Art Basel o le posizioni e le presentazioni sempre più piatte di Frieze a Londra. Quanto dura un giorno su Mercurio o su Marte? Chi sapeva che un giorno sulla Luna dura 708 ore, mentre su Giove solo 9 ore e 56 minuti? Lo spiegano nove orologi alla parete dello stand della galleria Parafin di Londra, per la prima volta ad Artissima: su ogni quadrante ogni due ore è riportata una marcatura in corrispondenza della quale si muove la lancetta piccola. Sul quadrante di Mercurio, con il suo giorno di 4223 ore, le marcature sembrano fondersi in un’unica superficie. Katie Paterson, che nel 2012 ha già fatto la sua personale „Inside this Desert“ alla BAWAG Contemporary di Vienna, all’inizio dell’anno era presente alla mostra „Rare Earth“ del TBA21. Si interessa sia all’universo sia al nostro continuum spaziotemporale. Infatti anche qui sul pavimento dello Stand c’è un meteorite di 4 bilioni di anni. Ma la Paterson non colloca meteoriti solo sulla terra: recentemente ha mandato un piccolo meteorite su una stazione spaziale, con una navicella, per poi lasciarlo libero nello spazio. Il fattore tempo è un fattore determinante anche nella disposizione dei singoli stand. Oltre alla Main Section e alle Art Editions c’è la suddivisione in New Entries, Present Future e Back to the Future. Present Future si rivolge soprattutto alle posizioni artistiche giovani, che vengono selezionate da un team di curatori- Il noto premio illy Present Future è dedicato a questa sezione. Lo scorso anno lo ha vinto Rachel Rose e questo premio ha segnato una svolta nella sua carriera: recentemente le è stato conferito il Frieze Artist Award 2015 ed ora presenta la sua prima personale alla Serpentine Gallery London. Quest’anno la giuria, di cui faceva parte tra gli altri Daniel Baumann (direttore della Kunsthalle di Zurigo) – ha optato per Alina Chaiderov e dunque anche per la galleria Antoine Levi di Parigi. Con "Back to the Future" invece vengono segnalate singole posizioni di „grandi pionieri dell’arte contemporanea “. In questo contesto si presenta anche la galleria viennese Unttld, fondata da Barbara Pretterhofer solo 1anno e mezzo fa e che sembra essere avviata ad un futuro di successo. Non soltanto ha preso parte alla Abc Art Berlin Contemporary, ma ha anche ottenuto il premio per il miglior progetto di stand alla Viennacontemporary. Già allora aveva presentato tra gli altri Josef Bauer, a cui ora a Torino dedica una presentazione individuale. Sempre da Schleifmühlgasse arriva Georg Karg, ad Artissima per la quinta volta, e presenta tra gli altri collage di David Maljkovic. Posizioni austriache si trovano anche allo stand della galleria Richard Saltoun di Londra: oltre alle foto di azione di Otto Muehl (anni 1960/ 70) Saltoun presenta una selezione di Valie Export e Renate Bertlmann, che a partire dal 28 gennaio 2016 potrà essere vista a Vienna insieme alla mostra curata da Gabriele Schor ‚AMO ERGO SUM – Ein subversives Politprogramm’ . Chi è curioso può già vedere delle opere di Bertlmann dall’11 novembre 2015 nella mostra di gruppo ‚Vivace‘ presso la galleria Steinek di Vienna. Anche la galleria Elisabeth & Klaus Thoman è presente per la seconda volta ad Artissima, punta sull’Austria – con una mescolanza di posizioni classiche come Hermann Nitsch e Herbert Brandl, e opere delle mostre passate – tra gli altri Michael Kienzer e Carmen Brucic nonché un’opera scintillante di von John Armleder valutata EUR 105.000. Uno degli Highlights della fiera è l’installazione di Christoph Weber e Andreas Duscha, tra i nominati per il BC21 Awards e visibile al 21er Haus. L’opera ‚from the Obscure in the Concrete: Reflections on not yet titled‘ è composta da cinque oggetti in calcestruzzo. Weber è interessato alle qualità del materiale-calcestruzzo: interviene a metà del processo di indurimento e toglie gli oggetti dalla loro forma ad una certa distanza di tempo l’uno dall’altro così che, a causa dell’interruzione del processo di indurimento, gli oggetti collassano e solo allora si solidificano. Gli oggetti vengono illuminati ciascuno da Rassegna stampa


Parnass.com 8 novembre 2015

una luce, posta su un supporto di legno sul quale è riportata l’ora in cui Weber ha tolto gli oggetti dalla forma. Al di sopra degli oggetti ci sono le loro fotografie che li mostrano nella propria condizione finale scattate da Duscha con una macchina Pinhole (a foro stenopeico ndt). La questione che l’opera vuole evidenziare è la seguente: è possibile il trasferimento, tra mezzi diversi, di determinate condizioni di produzione? Il processo di produzione del calcestruzzo, evidentemente legato al fattore tempo, può essere tradotto sul mezzo fotografia? L’opera è stata presentata dalla galleria Jocelyn Wolff di Parigi ed è stata venduta il giorno di apertura della fiera. Martin Janda presenta opere di Roman Signer degli anni ’70 e ’80. Nel mezzo dello stand è collocata una tanica blu del 2006. Nella tanica sono conficcati dei bastoncini di legno, nello specifico l’aspetto interessante sono i fori stessi che appaiono deformati e fanno pensare ad una forza esercitata da entrambi i lati della parete della tanica. In effetti Signer ha sparato sulla tanica, il che spiega la deformazione dall’interno verso l’esterno dei fori di entrata. In questo modo i bastoncini ricostruiscono la traiettoria degli spari. Una sorta di disegno nello spazio. Oltre a Signer, Janda presenta anche dei dipinti di piccolo formato di Svenia Deininger e un’opera di Werner Feiersinger. Anche Nick Oberthaler offre una piccola preview della sua prossima mostra nella galleria di Emanuel Layr. Ha tappezzato un’intera parete di poster, sui quali è disegnata la piantina della galleria con un verde e un rosso sgargianti. I manifesti sono parzialmente coperti da vernice a spray in modo tale che la lettura dei tratti scritti sia quasi dolorosa per gli occhi, a causa dei colori intensi. „Distinct feature of fast oscillations in Phasic and Tonic rapid eye movement“ dice la didascalia. Interessanti sono anche i flauti di Julien Bismuth, posizionati sul pavimento dello stand. Sono realizzati con materiali semplici, come le canaline usate per i cavi, ma funzionano. Sono i flauti derwishi che Bismuth ha scoperto in Turchia. . I „Lazy Objects“ là servono come flauti da studio, per cui, se possibile, dovrebbero anche avere un buon prezzo. Inoltre Layr presenta un’opera di Lili Reynaud-Dewar, già esposta alla 56° Biennale di Venezia, e anche opere di Mahony. Andreas Huber presenta per la prima volta ad Artissima l’ultima serie di Travess Smalley oltre a opere di Florian Schmidt e Rudolf Polanszky. Dopo l’assenza dell’anno scorso, Michaela Stock è tornata quest’anno con una presentazione individuale di Slaven Toli dal titolo Ahilova Peta, in cui Toli non solo documenta la sua battaglia contro Dubrovnik, ma anche gli effetti che ha avuto sulla sua vita. Da combattente a solitario direttore di museo.

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Intervista a Sarah Cosulich di Sabine Vogel

SBV: Quest’anno, per la quarta volta Artissima si svolge sotto la sua direzione – cosa è cambiato per lei in questi anni, quali sono i suoi progetti?

Sarah Consulich Canarutto: Mi è diventato sempre più chiaro che per fare concorrenza alle altre fiere occorrono progetti molto speciali. Può essere molto rischioso ma è l’unica via per distinguersi. SBV:Con la sezione „Back to the Future“ Artissima è stata la prima fiera in assoluto ad allargare lo sguardo retrospettivo su posizioni storiche, cosa che è stata rapidamente copiata dalle altre fiere? SCC: Sì, ha avuto inizio nel 2010 e ad essa si sono ispirati in molti, i Frieze Masters o anche la combinazione di contemporanei e classici. Anche perciò quest’anno abbiamo fatto dei cambiamenti: ora Back to the Future si concentra su un’unica decade, il periodo tra il 1975 e il 1985. E‘ stato preparato con i curatori, che sono l’anima di Artissima. I curatori non soltanto scelgono, ma cercano e interpellano in modo mirato le gallerie. I curatori hanno anche proposto la limitazione a un ristretto lasso di tempo, – che è un grosso rischio per una fiera e una grossa sfida per le gallerie che devono reperire le opere. Ma è di grande successo, abbiamo 25 gallerie in questa sezione che, almeno tra gli insider, presentano artisti molto noti o assolutamente sconosciuti, tra loro alcuni con presentazioni degne di un museo. Questa miscellanea è molto emozionante e abbastanza rara e noi siamo molto orgogliosi di essere in grado di offrirla.

SBV: Vuol dire che alcune gallerie sono state interpellate in modo mirato proprio per determinati artisti? SCC: Sì, alcuni si sono proposti e altri, pochi, li abbiamo interpellati noi. Dietro c’è un grande lavoro di ricerca! Questo vale anche per la sezione Present Future, che si sta vieppiù espandendo, geograficamente, oggi abbiamo artisti che provengono da Ramallah, dalla Turchia e dall‘Indonesia. SBV: In questa sezione ed anche in „Present Future“ per i giovani, lei pensa che ci siano ancora potenzialità per ingrandire la fiera? SCC: Al contrario! Con 207 gallerie la fiera è abbastanza grande. Il mio ideale sarebbe avere solo 140 gallerie – il mio sogno sarebbe diventare ancora più selettivi. Negli ultimi quattro anni ho imparato questo: più si sceglie in modo mirato, più si ha successo, perché in questo modo la fiera può essere più specifica. Una contrazione inizialmente sembra rischiosa, ma alla fine è una buona opportunità di crescita. SBV: Una contrazione vorrebbe dire che le gallerie prenderebbero degli stand più grandi e dovrebbero pagare di più? SCC: Sì, ma sotto il profilo strategico sarebbe per loro un vantaggio perché avrebbero meno concorrenza. Il numero dei collezionisti rimane pur sempre lo stesso. SBV: Il suo incarico alla fiera ha influenzato il suo lavoro di curatrice? Rassegna stampa


Sabinevogel.at 9 novembre 2015

SCC: Sicuramente. Alla fiera lavoro meno con gli artisti, e più con galleristi e collezionisti. Da un punto di vista intellettuale sono un po‘ meno coinvolta, qui scrivo e curo molto poco. Ma la ricerca come curatrice mi torna molto utile e le esperienze arricchiscono la mia attività in ogni caso. SBV: Il suo contratto è di quattro anni, vorrebbe prolungarlo? SCC: Dipende se riesco a realizzare i progetti che ho in cantiere. Non vorrei rimanere solo come direttrice, ma per dei progetti specifici SBV: Ne fanno parte anche le esposizioni di gruppo, come quella di quest’anno con opere provenienti da collezioni? SCC: Certamente– Stefano Collicelli Cagol con „In Mostra“ ha realizzato una presentazione molto forte ed emozionante, facendo dialogare le opere fra loro e con la fiera. Per questo è necessario avere un tema chiaro e un focus. SBV: In futuro ci sarà un maggior numero di opere provenienti da collezioni private? SCC: Assolutamente sì – La collaborazione con i collezionisti quest’anno è già stata molto forte, sono nella giuria dei premi, sono parte delle discussioni, il Lounge dei collezionisti ha una configurazione molto particolare. SBV: C’è un collezionista anche nel comitato per la fiera? SCC: Questo è già stato sperimentato da alcune fiere. Può nascere un conflitto di interessi, nel momento in cui alcune gallerie vengono selezionate ed altre respinte. Le gallerie d’altra parte hanno lo sguardo più neutrale e più informato, poiché non giudicano solo il programma, ma anche le presentazioni alla fiera, la scena nel suo insieme. Chissà però, magari un giorno faremo l‘esperimento.

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22. Artissima Torino 09. Nov. 2015 in Kunstmesse Alcune fiere d’arte sembrano dei grandi magazzini, dove si vendono confezioni decorative per persone con un ricco portafoglio e un gusto adattabile alla situazione. A questa categoria appartiene la londinese Frieze. Altre fiere sono chiamate fiere-boutique, termine col quale non si allude alla qualità dell’arte, ma piuttosto al ristretto numero di gallerie partecipanti. E poi c’è Artissima a Torino. Con 207 gallerie da 35 paesi non può essere una boutique, e sotto il profilo dell’offerta è tutt’altro che un grande magazzino: ad Artissima (6.-8.11.2015) non si adatta nessun paragone con il commercio tradizionale. Innanzitutto la fiera, fondata nel 1994 è di proprietà statale e dunque è finanziata pubblicamente. Inoltre la fiera vive della stretta collaborazione con i curatori, e questo cambia enormemente il livello e di questo è responsabile la direttrice della fiera, nata a Trieste, Sarah Cosulich Canarutto. Nell’intervista parla dei curatori come dell’“anima della fiera“: I curatori non soltanto selezionano, ma ricercano e interpellano direttamente le gallerie. Suggeriscono anche singoli artisti, per esempio per la sezione dell’arte giovane – un settore che in continua espansione sotto il profilo geografico. Qui quest’anno la galleria Third Line di Dubai presenta i quadri di Hayv Kahraman, nato a Baghdad nel 1981. Hayv Kahraman, The Translator, 2015. c Third Line Kahraman ha studiato per un breve periodo a Firenze, l’influenza della pittura rinascimentale italiana connota i visi delle figure femminili. Questo produce un miscuglio emozionante, soprattutto in „Translator“; la madre di Kahramann ha aiutato i profughi come traduttrice, spiega l’artista. Le chiedevano spesso da che parte stesse, una domanda molto attuale, che Kahramann ha tradotto in una composizione pittorica carica di emozione. Josef Bauer. Galerie Unttld, Wien L’influenza dei curatori è chiara anche nella sezione per l’arte meno recente, che ad Artissima è limitata ad un’unica decade: 1975-´85. „Questo può essere un grosso rischio per una fiera e una grossa sfida per le gallerie, che devono reperire le opere“ spiega Cosulich. Ma si è subito rivelato essere un grosso successo, Oggi partecipano a questa sezione 25 Gallerie e presentano, almeno tra gli insider, artisti assolutamente noti, ma anche alcuni completamente sconosciuti, „ed anche presentazioni degne di un museo“ come sottolinea Cosulich. A queste appartengono le Sculture di lettere dell’alfabeto di Josef Bauer della Galleria Unttld Contemporary, di Vienna, o il giapponese Chu Enoki (nato nel. 1964), internazionalmente quasi sconosciuto. Chu Enoki, We captured a small UFO at last, 1974. White Rainbow, London Ma l’alta qualità di Artissima non sta solo nelle sezioni dell’arte giovane e meno giovane. Anche le gallerie della Main Section hanno molto da offrire. Per esempio l’installazione di Koka Ramishvilis sulle rive del lago di Ginevra per lo stand della galleria ginevrina Laurence Bernard: Dalle cornici vuote alle pareti escono strisce di stoffa mimetica - la guerra svuota i quadri, si avvicendano i colori? Rassegna stampa


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Fa chiaramente riferimento alla guerra Hiwa K. E‘ nato in Irak, e nel 1996 è scappato a piedi attraverso la Turchia, arrivato in Europa ha ottenuto l’asilo ed ora vive come rifugiato a Berlino. Guerra e migrazione sono i temi ricorrenti delle sue installazioni e dei suoi video. La Prometeo Gallery di Milano presenta il video di „The Bell“: Hiwa K ha fatto fondere i rifiuti di guerra raccolti in Irak, come gli involucri vuoti di missili o di bombe, in una campana da chiesa di 150 cm, facendone così un simbolo di pace e di amore per il prossimo. L’opera è stata esposta quest’anno alla Biennale di Venezia. Hiwa K è già stato invitato a Documenta 2017. Pur con la sua internazionalità, Artissima resta una fiera regionale, anche se Coluchi sottolinea che solo il 32%, ovvero un terzo delle gallerie, proviene dall’Italia. Perché dunque i viennesi vi partecipano? E‘ una fiera „molto meditata“ così motiva la sua decisione Georg Kargl, che è qui per la quinta volta. Anche Emanuel Layr è tornato per la quarta volta ed è riuscito a crearsi una solida base di collezionisti in Italia. Quest’anno si è spinto addirittura fino a Roma, ma è solo „un piccolo spazio”. Insieme a tutti questi entusiasmi, però, arrivano anche le vendite, senza le quali una fiera può naufragare. nonostante bellissime idee e progetti? Martin Janda sottolinea come siano internazionali i collezionisti che arrivano e come l’Italia abbia una forte tradizione di grandi collezioni private e di fondazioni, che sono parte integrante del pubblico consolidato. E‘ vero, però, nonostante tutto, il grande fatturato si fa nei grandi magazzini. Pubblicato in: Die Presse, 8.11.2015

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Artissima a Torino ha ricevuto lodi da Sabine B.Vogel per la prima volta inviata per la Wiener Presse: "Alcune fiere d’arte sembrano dei grandi magazzini, in cui vengono offerte varie merci decorative per persone con un gusto che si adatta alla situazione. A questa categoria appartiene la londinese Frieze. Altre fiere vengono chiamate fiere boutique. Con ciò non si vuole alludere alla qualità dell’arte ma al ristretto numero di gallerie partecipanti. E poi ci sono fiere come Artissima a Torino. Con 207 gallerie da 35 paesi, ad Artissima non ci troviamo certamente in boutique, dal punto di vista dell’offerta, ed è tutt’altro che un grande magazzino. Soprattutto per quanto concerne il programma delle performance e altri mezzi inerenti il legame tra collezionisti e clienti, emerge Eva Clausen nel suo reportage in anteprima per l’Handelsblatt. Pare che l’autrice abbia cambiato la sua opinione riguardo alla fiera, verso la quale gli anni scorsi era piuttosto critica. Nel NZZ può addirittura vedere il futuro. Afferma: "Falsnaes convince il pubblico a calcare il palcoscenico, così che il pubblico diventa determinante per la qualità dell’opera d’arte. In questo caso l’artista usa abilmente la retorica dittatoriale, a cui non tutti sono necessariamente disposti a sottostare, ubbidienti." Lo strano è che la performance si è svolta solo il giorno dopo l’uscita dell’articolo. Naturalmente nulla da eccepire contro un reportage in anteprima, se riguarda opere d’arte tradizionali. Ma fa un effetto strano la descrizione di una performance, compreso il suo svolgimento, strettamente legata al contesto in cui ha luogo.

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artsy.net 10 novembre 2015

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