AGOPUNTURA PER IL PIANETA

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L’agopuntura per il pianeta di Fabio Pietrantonio a cura di Maria Livia Brunelli Strano come mangiando un pezzo di melone possa arrivare un regalo dall’universo. E’ cioè che è accaduto a Fabio Pietrantonio, artista torinese che quest’estate ha avuto un’illuminazione a partire da uno stecchino di bambù infilzato in un pezzetto di melone in un bar. L’ha ascoltata, e ne è nata un’opera. Che poi è diventata una performance. Mettendo in fila tanti stecchini di bambù prima su una tela, poi sulla terra. Su una terra ricca di energia antica, la terra della Sardegna, terra nuragica. La performance di Pietrantonio ha avuto luogo alla Tomba dei Giganti di Coddu Vecchju, località della Gallura nota nel mondo per le sue caratteristiche energetiche e terapeutiche. Le Tombe di Giganti sono monumenti funerari, sepolture collettive di età nuragica presenti in diverse zone della Sardegna dove erano deposte le ossa dei defunti. Il nome deriva dalla diceria che le numerose ossa rinvenute al loro interno fossero i resti dei banchetti di un gigante. Si tratta di lunghe camere funerarie il cui fronte è delimitato da una sorta di semicerchio, quasi a simboleggiare le corna di un toro. Al centro del semicerchio è posta una stele molto alta, con una piccola apertura alla base da cui si accedeva alla tomba. Si pensava infatti che il toro e la madre natura si accoppiassero per poi dare poi nuova vita ai defunti nell’aldilà. Davanti a quella stele di Coddu Vecchju, i membri della tribù venivano a rendere omaggio ai morti della comunità. Davanti a quella stessa stele, oltre quattro mila anni dopo la sua costruzione, Pietrantonio, una mattina poco dopo l’alba, ha infilzato migliaia di stecchini, come per una simbolica, potente agopuntura per il pianeta. Il bambù credo che sia l’albero che produce più ossigeno di tutti gli altri suoi simili – spiega Pietrantonio -, tanto che le foreste di bambù sono da sempre ritrovo di grandi maestri buddisti per la meditazione. Non so perché le cose succedano, e come succedano, ma il messaggio è stato chiaro. Agopuntura per il pianeta consiste nel fare una pressione

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sulla terra con un bastoncino di bambù creando un contatto positivo, dando un simbolico beneficio alla terra, un respiro. Curandola come si cura un paziente ammalato. Il nostro pianeta ha bisogno di cure, e il pensiero positivo influisce su tutte le energie favorendo il fluire delle cose. Il semplice atto di questa azione scatena una miriade di energie, aprendo dei canali di trasmissione nella terra. E’ cosi banale che non sembra possibile ma è successo, tanto che al quarto stecchino infilzato ha iniziato a diluviare e, quando ho finito gli stecchini, ha smesso”. E’ del resto risaputo che la crosta terrestre è attraversata da energie telluriche e forze magnetiche che rendono la Terra un autentico “organismo vivente”. L’uomo, in quanto figlio della Madre Terra, può interagire con questi “movimenti”, e assorbirli inconsciamente. Queste energie sono più intense in certi ambienti piuttosto che in altri e numerosi studi hanno ipotizzato che antichi luoghi sacri sono stati costruiti lungo questi canali energetici. A fungere da accumulatori di tali energie sarebbero proprio le Tombe dei Giganti. Secondo l’artista, il luogo in cui è avvenuta la performance è “un gate, una linea di trasmissione di energia”. “Ho avvertito subito che era una luogo di canalizzazione – afferma Pietrantonio -, tanto che mentre piantavo gli stecchini nel terreno mi sono affiorate alla memoria reminescenze di quando vivevo con gli aborigeni in Australia”. Cresciuto in una tipica fattoria piemontese tra mucche e filari di vigneti di Barolo, Pietrantonio ha vissuto per brevi periodi in Sardegna, a New York e a Milano, fino ad approdare nell’Australia settentrionale, dove ha condiviso con gli aborigeni stile di vita, tende e spiritualità. Dagli aborigeni ha imparato a dipingere come se vedesse le cose dall’alto, da una visione zenitale: ecco allora le opere realizzate con i chiodi, come se fossero alberi visti dal satellite; una sorta di “grafica planetaria”. La necessità di un contatto molto stretto con la natura lo ha portato poi a trascorrere diversi mesi con gli Indiani


d’America, a Santa Fè: qui la sua arte ha trovato una ulteriore immersione nelle forze della terra, arricchendosi di una nuova sensibilità minimalista e rispecchiando l’armonia cosmica. Il percorso espositivo attraverso cui si snoda la mostra intende ripercorrere la ricerca artistica di Pietrantonio degli ultimi anni. Lo spettatore, entrando nello studio-galleria dell’artista, si trova davanti i Dot, opere il cui nucleo interno è un cerchio che invita a concentrare i propri pensieri e a meditare. I Gates sono invece costituiti da cerchi blu nascosti da decine di corde: scuotendo l’opera, le corde suonano producendo un mantra ritmico molto evocativo. Nella seconda sala, una lastra di ottone è bucata da decine di bastoncini di bambù, che si rispecchiano nella lastra metallica dando vita a una penombra attraversata da linee dorate. Il video della performance alla Tomba dei Giganti troneggia al centro della stanza davanti a una sottile striscia di terra percorsa dagli stecchini usati in quella occasione. Ai lati, una tela con un albero sciamanico stilizzato, e altre opere legate ai concetti di agopuntura e di rigenerazione del pianeta. Conclude il percorso una simbolica sfera bianca trafitta da centinaia di stecchini: il risultato finale della performance, il tentativo di guarire l’intero pianeta grazie all’agopuntura. Dalla moltiplicazione speculare di alcune foto scattate al terreno in occasione della performance, sono inoltre apparsi degli spettacolari “mudra”, che evocano presenze, spiriti, maschere tribali affiorate dal suolo davanti alla Tomba dei Giganti. Una sequenza orizzontale di fotografie ce li mostra in tutta la loro enigmatica simmetria. Un intervento di Land Art nel centro storico di Torino rende evidente anche ai passanti questo anelito terapeutico che la mostra concretizza: come menhir infilzati nel terreno, sette elementi in legno svettano nel cuore verde della Piazzetta Maria Teresa. Pietrantonio, che si definisce un “delfino dell’Arte Povera”, nasce dallo stesso humus torinese in cui sono cresciuti Zorio e Penone, che sente come maestri

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spirituali. Ha alle spalle esperienze di Land Art che ricollegando il suo lavoro alle installazioni nella natura di Richard Long e Andy Goldsworthy. Come Joseph Beuys, ha vissuto a stretto contatto con gli elementi naturali, assorbendo la sapienza ancestrale degli aborigeni australiani e dei nativi d’America. Affascinato dal simbolismo e dalla spiritualità dei popoli primitivi, ha sempre ricercato un contatto diretto con popolazioni il meno possibile contaminate dalla industrializzazione e dal progresso, come i pueblos in New Mexico, di cui ha approfondito la sacralità del simbolismo nativo. Riflettendo sul concetto dell’ansia contemporanea causata dall’allontanamento dell’uomo dalla natura, ha ideato, sulla scia di questi stimoli culturali e spirituali, un progetto internazionale che porta avanti da diversi anni legato all’idea di slow time. Si tratta di “Stop Breathe Respect”, una serie di interventi di arte pubblica urbana che hanno per protagonista un totem che invita a fermarsi e a prendersi un momento di tregua in una realtà che altrimenti rischia di fagocitarci. Questa mostra intende quindi essere una continuazione del percorso intrapreso diversi anni fa, che finalmente approda nuovamente nella città natale dell’artista, riconnettendosi alle sue origini e inserendosi nel solco dell’Arte Povera da cui è partito. Un tributo che acquista ancora più significato visto il delicato momento di transizione che la nostra società sta attraversando. MARIA LIVIA BRUNELLI, independent curator e critica d’arte, è nata a Ferrara nel 1972. Dopo la Laurea in Lettere Moderne, il Diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte e un Master alla Sapienza in Management per curatori, ha collaborato con l’Università di Bologna, la GAM di Bologna, la Fondazione Querini Stampalia di Venezia, la Biennale di Venezia con Francesco Bonami, e con il MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Attualmente ha all’attivo la curatela di una cinquantina di mostre in gallerie private e musei, ed è autrice di


numerose pubblicazioni. Dal 2007 è direttrice della ‘MLB Maria Livia Brunelli Home Gallery’, la prima home gallery italiana si stampo anglosassone, per cui realizza progetti espositivi tematici e site specific in collaborazione con un network di curatrici dislocate tra Berlino, Londra, Pechino e New York, promovendo l’attività degli artisti che segue in musei e progetti di arte pubblica internazionali. Menhir preistorici come antichi esempi di agopuntura per il pianeta? a cura di Mauro Villone Negli ultimi cinquanta anni c’è stato un incremento nella ricerca, da parte di numerosi studiosi, su quella che è la preistoria dell’umanità: un periodo di tempo che parte all’incirca dal 5.000 a.c. per andare indietro, fino a perdersi nelle nebbie della storia geologica del pianeta. In questo campo un tema di grande interesse sono le costruzioni megalitiche. Quelle che vanno dai menhir della Bretagna a Stonehenge in Inghilterra, dalle Tombe dei Giganti in Sardegna agli inspiegabili villaggi megalitici del centro-sud Italia, dalle Piramidi di Giza a quelle Azteche e Maya in Messico. Cosa siano state e cosa abbiano rappresentato in passato queste costruzioni è veramente un mistero. Senza scendere in particolari in questa sede è importante rilevare che nessuno sa realmente a cosa servisse la Grande Piramide di Giza e nessuno è ancora riuscito a capire come funzionasse Stonehenge: certo è che entrambi erano in qualche modo legati all’astronomia essendo orientati secondo precise direttrici cosmiche e legati a dati numerici compatibili con quelli del nostro sistema solare. Nessuno sa quale fosse la funzione dell’ipogeo di Malta, né per quale ragione si trovino menhir del peso di diverse tonnellate infissi nella terra in file lunghe centinaia o migliaia di metri. Non si sa con quali metodi siano state realizzate tali costruzioni, visto che è tuttora impossibile spostare persino con le

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tecnologie attuali molte delle pietre utilizzate. Non si sa con esattezza nemmeno quando siano state realizzate. Il tema è affascinante e intrigante, ma veniamo all’argomento di nostro diretto interesse in questa sede. Tra gli studiosi che si sono occupati di questi argomenti, ce n’è uno francese che si chiama Louis Charpentier. Ha scritto diversi libri sul tema e in uno di questi ha azzardato un’ipotesi sul significato dei megaliti, in particolare dei menhir infissi nel suolo terrestre, dei quali in Francia vi sono numerosi esempi. Ad esempio, è noto che le Piramidi di Giza hanno un orientamento che ricalca sulla Terra la disposizione delle stelle della cintura di Orione nell’omonima costellazione. Non è del tutto aliena l’ipotesi che in generale le costruzioni megalitiche su tutta la Terra siano in qualche modo correlate e rappresentino una sorta di enorme disegno cosmico riprodotto sul pianeta. Le finalità di questa gigantesca e antichissima opera di land-art potrebbero essere molteplici e tra queste quella di, in qualche modo a noi sconosciuto, curare la Terra. E’ altrettanto noto, se non altro agli studiosi di scienze della Terra, che, al di là della famosa “Ipotesi Gaia”, il nostro pianeta è in qualche modo vivente poiché attraversato da correnti telluriche (elettriche e magnetiche) misurabili con strumenti tecnologici molto concreti utilizzati dai geofisici. L’ipotesi di Charpentier vede nei menhir dei giganteschi aghi da agopuntura che, posti su linee precise del terreno, siano serviti a curare il pianeta. Diciamo siano serviti, ma potrebbero ancora servire o, ancora di più, rinnovare la loro funzione, magari attivandosi in precisi periodi della storia planetaria e del cosmo. Sono numerosi i segnali che, in modi diversi, annunciano l’approssimarsi di una nuova era. Secondo altri autori anche le città dell’era moderna, quelle sacre o che comunque rivestono determinati significati e simbologie, sono edificate secondo precisi criteri energetici e architettonici, così come lo sono le cattedrali gotiche. L’idea mi pare interessante. Quando Pietrantonio mi ha parlato del suo progetto,


ispiratogli dall’incontro in Sardegna con le Tombe dei Giganti, senza sapere del mio interesse sull’argomento specifico, ha attivato subito dentro di me una serie di collegamenti che sono quelli che ho appena esposto. Quella che io ritengo la tipica illuminazione intuitiva e geniale di un artista, che non era informato riguardo le specificità del tema, ha portato a galla quella che è probabilmente un’idea archetipo dell’essere umano sano, antichissimo o odierno che sia. L’idea di curare un essere o un’entità che si ama con sistemi intuitivi, proprio per questo probabilmente del tutto validi, come lo è l’agopuntura cinese. Tale idea va ad inserirsi in un più ampio contesto dove la concezione del mondo è più olistica, più profonda e più attenta a fenomeni che il pensiero consueto liquida come anomali e allo stato attuale semplicemente inspiegabili. Come per esempio gli orb o i cerchi nel grano. In ultima analisi, a mio parere, il punto importante è, come sosteneva Sri Aurobindo, lo sviluppo della coscienza. Prendere coscienza del fatto che la storia del cosmo, del pianeta e dell’uomo non è solo quella che ci viene raccontata, ma c’è molto di più. Come afferma Charles W. Tart nel suo libro Stati di Coscienza, la realtà è qualcosa di molto più complesso di quanto siamo portati a credere. Lo sviluppo della coscienza ci deve portare a concepire un futuro diverso per l’umanità e la Terra. Un futuro dove saranno strategiche idee, come quella dell’agopuntura per il pianeta, per poter sperare in un nuovo rinascimento. Per salvare nostra “madre”, la Terra, occorre innanzitutto volerlo. Un grande sforzo di volontà insieme al risveglio della coscienza, di ogni individuo e poi dell’intera collettività, potrà creare un futuro del tutto inaspettato. Siamo immersi nell’ignoto, nell’inconoscibile e nell’insondabile e, come sosteneva Albert Einstein, “non può dirsi un vero ricercatore chi non crede nell’insondabile”. In un simile contesto sono proprio idee dettate dall’intuizione e dalle visioni interiori che possono fare la differenza. Diceva Don Juan al giovane Carlos Castaneda:

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“la volontà è qualcosa che ci fa vincere un battaglia che, secondo ogni calcolo, si dovrebbe perdere”. MAURO VILLONE vive e lavora tra Torino e Rio de Janeiro. Dopo gli studi in Scienze Geologiche ha approfondito, attraverso numerosi workshop e seminari, il tema della comunicazione sociale e interpersonale; ha lavorato nel settore pubblicitario e ha fondato l’Associazione Gente della Città Nuova per operare con la fotografia nell’ambito della sociologia e dell’antropologia visuale. Ha lavorato per diverse testate nazionali ed esposto come fotografo in Italia, Russia e Brasile. Da trenta anni è appassionato studioso di tematiche particolari come le civiltà megalitiche, gli stati di coscienza, le filosofie orientali.E’ ideatore e organizzatore della rassegna internazionale Turin Photo Festival e lavora in Brasile allo sviluppo della ONG Para Ti – Amizade e Solidariedade impegnata nel sostegno di centinaia di bambini e delle loro famiglie che vivono nella favela di Vila Canoas a Rio.


FABIO PIETRANTONIO è nato a Torino nel 1966. Ha vissuto in Spagna, Sardegna e Milano, partecipando a diverse mostre collettive, per poi trasferirsi in Australia. La sua formazione artistica è stata fortemente influenzata dal simbolismo e dalla spiritualità degli aborigeni, presso i quali ha iniziato la sua ricerca spirituale, in sintonia con uno stile di vita primitivo e una cultura non contaminata dal progresso e dall’industrializzazione. Successivamente è entrato in contatto con i Pueblos degli indiani d’America in New Mexico, dove ha incontrato gli “anziani”, da cui ha tratto l’ispirazione per una simbologia sacra e la necessità di ritornare alla natura come antidoto all’alienazione dell’uomo nella società contemporanea. Dalla natura Pietrantonio trae la materia prima per le sue opere, che sono realizzate con legno, pietre, polvere, sabbia, pigmenti, metalli, garze, tessuti e anche petali di fiori. Tutti materiali accuratamente selezionati in ambienti incontaminati, che concorrono alla creazione di “totem”: oggetti, dipinti e sculture che tendono a ricreare una sensazione di armonia cosmica. Dopo la serie di attacchi terroristici avvenuti in varie parti del mondo, dal 2004 Pietrantonio inizia a dipingere animali totemici, simboli di protezione che trasmettono messaggi di pace e di fede. Appartiene alla stessa ricerca la serie di ritratti di Karol Wojtila, in cui il Papa emerge in tutta la sua intensa spiritualità di uomo sofferente, ancora capace di lottare nonostante la malattia. L’anelito metafisico che contraddistingue la ricerca di Pietrantonio travalica le singole credenze religiose per ricercare il senso profondo e originario dell’unione con la natura, in una sorta di animismo panteistico. Non è un caso che l’artista abbia uno studio sulle Alpi e uno in Sardegna, dove la natura incontaminata è fonte di ispirazione continua per le sue opere.

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FABIO PIETRANTONIO, born in Turin in 1966, lived in Spain, Sardinia and Milan, participating in various collective shows, before moving to Australia. His artistic formation has been strongly influenced by the symbolism and spirituality of the Aborigines with whom he started his quest for spiritual harmony in a civilisation still characterised by a primitive lifestyle and a culture not contaminated by progress and industrialisation. Subsequently, he made contact with the Native American Pueblos in New Mexico, drawing inspiration from his meeting with the ‘Elders’ to define a sacred symbology and the need to return to nature as an antidote to man’s alienation in contemporary society Pietrantonio takes the raw materials for his works from nature, using wood, stones, powder, sand, pigments, metals, gauzes, textiles and even flower petals, all carefully selected in uncontaminated environments, to create ‘totems’: objects, paintings and sculptures intended to recreate a sensation of cosmic harmony. Following the terrorist attacks in various parts of the world, from 2004 onwards Pietrantonio started to paint totemic animals, symbols of protection that convey messages of peace and faith. His series of portraits of Karol Wojtyla that highlight the Pope’s intense spirituality and the bodily suffering of a man who continues his battle despite illness, are in the same vein. The metaphysical yearning that is the leitmotif of Pietrantonio’s research oversteps the bounds of individual religious beliefs, seeking a deep, original feeling of union with nature in a sort of pantheist animism. This is reflected in the fact that the artist has a studio in the Alps and one in Sardinia where unspoilt nature is a continuous source of inspiration for his works.


MAIN SHOWS - Stop Breathe Respect temporary public art installations Milano, 2009 - Stop Breathe Respect Fiat flagship store, Wigmore street London, 2008 - Desert Rose Emirates Millionair Show Dubai, 2007 - Millionair Show Moscow Crocus Moscow, 2007 - Hope, whispering nature Personal show, Galleria S.Lorenzo Milano, 2007 - Sacred art Personal show, Chiesa di San Lorenzo in Lucina, curated by Accademia Culturale Europea Roma, 2006 - Toro AKA Gallery, curated by Raffaella Guidobono Roma, 2005 - La siesta del Toro Personal show, East West Gallery Milano, 2004 - 50th Venice Biennal partecipating to the event “A Bagnomaria”, curated by Adelinquere Arte Contemporanea Venezia, 2003

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- Personal show Hotel Cala di Volpe Hotel Pitrizza by Starwood Luxury Collection Hotels Porto cervo, 2002/2003 - Steel reeds permanent installation committed by W Hotel, Woolloomooloo - Sydney, 2003 - Reeds and circles permanent installation AQUA lounge, committed by Yacht Club Costa Smeralda, Porto cervo, 2002 - Circles of peace personal show, C/0 Downing Centre, crn Liverpool and Elizabeth st. Sydney 2002 - Mandala personal show, Cardozo Gallery, 55 fifth. av, curated by Rachel Hirschfeld New York, 2000 - Mandala personal show, Galleria Arti Assortite Torino, 2000 - Vojage of a dream personal show, Roberto Cavalli Boutique, Madison Avenue Event “When fashion meets art” curated by the Whitney Museum New York, 2000 - Tramiti personal show, Spazio Consolo Gallery Milano, 1999


Acupuncture for the planet by Fabio Pietrantonio Curated by Maria Livia Brunelli Strange how eating a piece of melon can lead to a gift from the universe. This is what happened to Turin-born artist Fabio Pietrantonio, inspired this Summer by a bamboo toothpick stuck in a piece of melon in a bar. He listened to the message and created a work which subsequently became a performance. Arranging a series of bamboo sticks first of all on a canvas and then in the earth. An earth rich in ancient energy, that of Sardinia, the land of Nuraghi. Pietrantonio’s performance was held at the Giants’ Tomb of Coddu Vecchju, a site in Gallura known world-wide as a point of convergence of positive, therapeutic energies. The Giants’ Tomb is one of many funerary monuments found in Sardinia, built in the Nuragic era as collective burial grounds to house the bones of the dead. Legend has it that the collections of bones found inside were the remains of a giant’s banquets. The long burial chambers are delimited to the front by a sort of semi-circle as if to symbolise the horns of a bull. The tall stele placed at the centre of the semi-circle has a doorway cut through it for access to the tomb. It was thought that the bull and mother earth mated to give new life to the dead in the after-world. The members of the tribe gathered before the Coddu Vecchju stele to pay homage to the dead of the community. One morning, more than four thousands years later, just after the break of dawn, Pietrantonio stuck thousands of sticks in the ground in front of this stele, similarly to a symbolic, powerful form of earth acupuncture. ‘Bamboo is, I think, the plant that produces more oxygen than any other – explains Pietrantonio -, in fact bamboo groves have always been the preferred place of meditation of Buddhist masters. I have no idea why things happen or how, but the message was clear. Earth acupuncture consists in exerting pressure on the ground with a bamboo needle to create a positive contact,

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thereby generating symbolic benefits for the earth, allowing this to breath and healing the earth similarly to a sick patient. Our planet is in great need of care, and positive thought influences all its energies, making things flow smoothly. This simple action unleashes a myriad of energies, opening the transmission channels in the earth. It is so banal that it seems impossible but it happened, starting to pour with rain when I inserted the fourth stick and stopping only when I ran out of sticks’. It is well known that the earth’s crust is crisscrossed by a network of telluric energies and magnetic forces that make the Earth an authentic “living organism”. Man, as a child of Mother Earth, can interact with these ‘movements’, unconsciously absorbing these. These energies are more intense in certain places than in others and, according to many studies, ancient sacred sites were constructed along these energy lines. Therefore, the Giants’ Tomb acts as an accumulator of these energies. According to the artist, the place where the performance was held is ‘a gate, a line of energy transmission’. ‘I immediately perceived that it was an energy pathway – states Pietrantonio -, as while I was placing the sticks in the ground, memories of when I lived with the aborigines in Australia sprang to mind’. After growing up on a typical piedmontese farm amongst cows and rows of Barolo vines, Pietrantonio lived for short periods in Sardinia, New York and Milan. He then moved to Northern Australia to share the lifestyle, tents and spirituality of the Aborigines from whom he learnt to paint as if looking from above, from a zenital viewpoint. This inspired his works constructed with nails, similarly to trees seen from the moon; a short of ‘planetary graphics’. Spurred by his need to live in close contact with nature, he spent various months with the American Indians at Santa Fé: here, immersed in the forces of the earth, his art acquired a new minimalist sensitivity reflecting cosmic harmony.


The path along which the exhibition unwinds is intended to retrace Pietrantonio’s artistic research in the last few years. On entering the artist’s studio-gallery, the spectator immediately encounters the Dots, works whose internal nucleus is a circle that encourages the beholder to concentrate his thoughts and to meditate. The Gates consist of blue circles hidden by reams of ropes: shaking the work, the ropes resound, producing a highly evocative rhythmic mantra. In the second room, a sheet of brass is perforated by a forest of bamboo sticks that are reflected in the sheet to create a semi-darkness criss-crossed by golden-hued lines. The video of the performance at the Giants’ Tomb takes pride of place at the centre of the room in front of a narrow strip of earth dotted with the sticks used on that occasion. To the sides, a canvas with a stylised sciamanic tree and other works tied to the concept of acupuncture and regeneration of the planet. The path ends with a symbolic white sphere perforated by hundreds of sticks: the final result of the performance, the attempt to cure the entire planet through acupuncture. Spectacular ‘mudra’ that evoke presences, spirits, tribal masks that surfaced in front of the Giants’ Tomb have emerged from the mirror-like multiplication of various photos of the ground taken during the performance. All their enigmatic symmetry is highlighted by a horizontal sequence of photographs. A work of Land Art in the old town centre of Turin draws the attention of passers-by to this therapeutic yearning that is the main theme of the exhibition: similarly to menhirs fixed in the ground, seven wooden elements embedded in the ground soar to the sky in the green heart of Piazzetta Maria Teresa. Pietrantonio, who refers to himself as a ‘scion of Arte Povera’, is an offshoot of the artistic terrain of Turin that spawned Zorio and Penone who he considers to be his spiritual masters. His artistic production also includes experiences of Land Art that link his work to the nature installations of Richard Long and Andy

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Goldsworthy. Similarly to Joseph Beuys, he has lived in close contact with natural elements, absorbing the ancestral knowledge of the Australian Aborigines and Native Americans. Fascinated by the symbolism and spirituality of primitive peoples, he has always sought direct contact with populations least contaminated by industrialisation and progress such as the pueblos in New Mexico, investigating the sacred nature of native symbolism. Reflecting on contemporary anxiety caused by man’s alienation from nature and inspired by these cultural and spiritual stimuli, he has conceived and continues to dedicate attention to an international project, dubbed “Stop Breathe Respect”, tied to the idea of slow time; a series of works of urban public art dominated by a totem that invites people to stop, breathe deeply and enjoy a moment of truce in a world that threatens to devour us. This exhibition is intended therefore to continue along the path undertaken some years ago which finally returns to the artist’s home town, reinforcing links with his origins and following in the steps of ‘Arte Povera’ from which it started. An even more significant tribute considering the delicate moment of transition that our society is currently experiencing. MARIA LIVIA BRUNELLI, independent curator and art critic was born in Ferrara in 1972. After taking a degree in Modern Literature, a Specialisation Diploma in the History of Art and a Master in Management for curators at La Sapienza University, she has cooperated with the University of Bologna, the Gallery of Modern Art of Bologna, the Querini Stampalia Foundation of Venice, the Venice Bienniale with Francesco Bonami, and with the MACRO Museum of Contemporary Art of Rome. To-date, she has curated around fifty exhibitions in private galleries and museums and is the author of numerous publications. Since 2007, she has been Director of the ‘MLB Maria Livia Brunelli Home Gallery’, the first Italian home gallery


of Anglo-Saxon inspiration for which she carries out theme-based and site-specific exhibition projects in cooperation with a network of curators working in Berlin, London, Beijing and New York, promoting the activity of the artists she follows in museums and international public art projects. Prehistoric menhirs: acupuncture? by Mauro Villone

ancient

examples

of

earth

In the last fifty years, an ever broader swathe of scholars have dedicated increasing attention to researching the prehistory of mankind: a period of time stretching back from 5,000 BC until it is lost in the mists of the geological history of the planet. Megalithic constructions are one of the main topics of interest in this field. These range from the menhirs of Brittany to Stonehenge in England, from the Giants’ Tomb in Sardinia to the unexplainable megalithic villages of Central-Southern Italy, from the Pyramids of Giza to the Aztec and Maya pyramids of Mexico. The purpose of these constructions and what they represented in the past is shrouded in mystery. Without going into details here, it is important to note that noone knows the real purpose of the Great Pyramid of Giza and has as yet succeeded in understanding the workings of Stonehenge. As they are oriented according to precise cosmic energy rasters and linked to numeric data compatible with our solar system, it is certain that they are both tied in some way to astronomy. No-one knows the real function of the hypogeum of Malta or why menhirs weighing several tons have been placed upright in the ground in hundred or thousand of metre long rows. The methods adopted to build these constructions are not known as, even today, many of the stones cannot be shifted even using modern technologies. It is not even known exactly when they were built. Although this is a fascinating, intriguing topic, we will now consider the aspect of direct interest here. One of the

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scholars who addressed this topic was the Frenchman Louis Charpentier. He has written various books on this argument and, in one of these, has mooted a hypotheses concerning the meaning of the megaliths, in particular of the menhirs, tall stones fixed in the ground, of which there are many examples in France. It is now known, for example, that the orientation of the Pyramids of Giza reflects, on the Earth, the configuration of the stars of the Belt of Orion in the constellation of the same name. Another reasonably plausible hypothesis is that, generally speaking, the megalithic constructions dotted all over the Earth are in some way correlated and represent a sort of enormous cosmic design reproduced on the planet. This gigantic and extremely ancient work of land art could serve many different purposes, including that, to some extent unknown to us, of healing the Earth. It is also known, at least to earth scientists, that, apart from the famed ‘Gaia Hypothesis’, our planet is a living entity, criss-crossed by telluric currents (electric and magnetic) measurable using the highly practical technological instruments of geophysicists. According to Charpentier’s hypothesis, the menhirs are giant acupuncture needles placed in precise lines of the ground that helped to heal our plant. We say ‘helped’ but they could still serve their purpose or, even more, renew their function, possibly activating themselves in precise periods in the history of the planet and of the cosmos. There are many signals that, in various ways, announce that a new era is drawing near. According to other authors, the cities of the modern era, the holy cities or those imbued with specific meanings and symbologies, are constructed according to precise energy and architectural criteria, similarly to Gothic cathedrals. I consider this an interesting idea. When Pietrantonio mentioned his project, inspired by his encounter with the Giants’ Tomb in Sardinia, unaware of my interest in this specific subject, this immediately brought to mind various connections, such as those set forth above.


What I consider to be the typical intuitive, genial inspiration of an artist, who was not informed of the specific nature of the topic, has brought to light what is probably an archetype idea of the healthy human being, whether ancient or modern. The idea of healing a beloved person or entity with intuitive systems which, as such, are probably fully valid, along the lines of Chinese acupuncture. This idea is inserted in a much broader context where the concept of the world is more holistic, deeper and more attentive to phenomena dismissed by conventional thought as anomalies and, at the current state of the art, simply unexplainable. Such as for example orbs or crop circles. In final analysis, the important point, in my opinion, is the development of consciousness, as sustained by Sri Aurobindo. Acquire consciousness of the fact that the history of the cosmos, of the planet and of man is not only that usually related to us, but much more. As affirmed by Charles W. Tart in his book States of Consciousness, reality is much more complex than we are lead to believe. Development of consciousness must lead us to conceive a different future for mankind and the Earth. A future in which ideas such as that of earth acupuncture will be strategic in hoping for a new renaissance. To save our “mother”, the Earth, we must first of all desire this. A great effort of will together with a reawakening of consciousness, of each individual and then of the entire community, may contribute to forging a completely unexpected future. We are immersed in the unknown, in the unknowable and unfathomable and, as sustained by Albert Einstein, ‘a real scientific researcher cannot claim to be such if he does not believe in the unfathomable’. In a context of this type, it is the ideas dictated by intuition and interior visions that can make the difference. As Don Juan said to the young Carlos Castaneda: ‘Will is something man uses, for instance, to win a battle which he, by all calculations, should lose’.

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MAURO VILLONE lives and works in Turin and Rio de Janeiro. After studying Geological Sciences, he turned his attention to social and interpersonal communication through numerous workshops and seminars; he has worked in the advertising sector and founded the ‘Gente della Città Nuova’ Association in order to operate with photography in the field of visual sociology and anthropology. He has worked for various Italian magazines and has participated in exhibitions as photographer in Italy, Russia and Brazil. For thirty years, he has studied particular topics such as megalithic civilisations, states of consciousness, oriental philosophies. He conceived and organised the international Turin Photo Festival and works in Brazil in developing the ‘Para Ti – Amizade and Solidariedade’ NGO, engaged in sustaining hundreds of children and their families living in the Vila Canoas favela in Rio.


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Fabio Pientrantonio - Agopuntura per il pianeta - 120x200 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Agopuntura per il pianeta - 150x150 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Soul reflection - 190x90 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Planet - 30x30 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Chakras - 150x100 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Dot primordiale - 150x150 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - The gate - 120x200 cm - 2010



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Fabio Pientrantonio - Shamanic tree - 150x150 cm - 2010



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Betta Maggio - Mudra photograph - 15x15 cm 2010

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