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Stefano Castelli
by Artribune
Simone Peterzano maestro e allievo di Stefano Castelli
Fino al 17 maggio TIZIANO E CARAVAGGIO IN PETERZANO a cura di Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e M. Cristina Rodeschini ACCADEMIA CARRARA Piazza Giacomo Carrara 82 ‒ Bergamo 035 234396 lacarrara.it
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Simone Peterzano, Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio (part.), 1570, Pinacoteca di Brera, Milano
llievo di Tiziano, maestro di Caravaggio: Simone Peterzano (Venezia, 1535 circa ‒ Milano, 1599) si colloca in una posizione di crocevia fondamentale nella storia dell’arte. Ma la sua opera, studiata approfonditamente solo in tempi recenti, ha un grande valore autonomo al di là di tale contingenza. La monografica che gli dedica l’Accademia Carrara di Bergamo (ospitata negli spazi dell’adiacente GAMeC) ne ristabilisce l’importanza ricostruendone tutto il percorso, dalla fase veneziana a quella lombarda. Ed è una mostra da non perdere per diversi motivi. Per l’ampiezza della gamma di opere di Peterzano presentata, in primis. Per il valore di ricerca e aggiornamento dell’esposizione, dato che nuovi particolari biografici e artistici, nuove attribuzioni e scoperte sono fioriti solo negli ultimi decenni. E non da ultimo per la presenza di prestiti di clamorosa importanza: basti citare, per quanto riguarda Caravaggio, i Musici (1597) dal Metropolitan Museum di New York e il Bacchino malato (1595-96) dalla Galleria Borghese e, di Tiziano, il San Girolamo penitente (1575) dal Thyssen-Bornemisza di Madrid e l’Annunciazione (1535) dalla Scuola grande di San Rocco a Venezia. A
SOBRIA MAESTOSITÀ Si parte da una sala-prologo che immerge immediatamente nella maestosità della pittura di Peterzano con i due monumentali teleri per la chiesa dei Santi Paolo e Barnaba di Milano (1573-74). Il restauro di uno dei due dipinti è stato appena terminato, quello dell’altro viene completato durante la mostra, alla presenza del pubblico. Il percorso vero e proprio, sistematico e cronologico, parte poi con gli anni giovanili dell’artista, quelli veneziani. Subito prende avvio il confronto con il maestro Tiziano, in particolare tra due Annunciazioni. Dipinti come la Cena in Emmaus e la Madonna col bambino (entrambi del 1560-65), poi, danno già da subito un’idea dell’eloquenza fortissima ma contenuta e sobria dello stile di Peterzano. Il confronto con Tiziano ma anche con il Veronese, di cui è esposta una Madonna col bambino del 1555-60, evidenzia come la collocazione stilistica di Peterzano nell’ambito della pittura veneta del Cinquecento non sia discutibile, al di là delle prove documentarie. Seguono le sezioni sui soggetti profani. Prima le scene musicali, nelle quali l’artista si specializzò all’interno della bottega di Tiziano, e poi quella sui soggetti erotici, dove il confronto tra Peterzano (Venere con cupido e un satiro, 1565-70 e Venere con due satiri, 1568-70), Tiziano (Venere con cupido dal Prado di Madrid, 1550-55) e Tintoretto (Venere, Vulcano e Marte, 1550-52 dalla Alte Pinakothek di Monaco) è di vertiginoso livello, anche emotivo.
GRANDEZZA E AUTONOMIA Al piano superiore, la fase lombarda viene esplorata con dovizia di particolari. Non solo grazie al confronto diretto con i capolavori dell’allievo Caravaggio, ma anche con una sezione sulla pittura sacra ‒ il confronto qui è tra due Resurrezioni di Peterzano e di Tiziano, mentre fra gli altri dipinti spicca un peculiare Cristo morto del 1582-84, che permette di apprezzare i cambiamenti, piuttosto veloci, nello stile dell’artista. Da ammirare anche la piccola e preziosa Deposizione di Cristo dalla croce su ardesia (1572-75), con un serratissimo rapporto tra l’estensione orizzontale e quella verticale della scena e una drammaticità accentuata dallo spazio ristretto. E c’è anche una sala con disegni di grande pregio ormai certamente attribuiti alla mano di Peterzano o in qualche caso alla sua bottega. Non mancano poi i documenti, come il contratto di apprendistato di Caravaggio e un esemplare delle Rime di Lomazzo che testimoniano dell’atto di commissione a Peterzano di Angelica e Medoro del 1571-72, altro straordinario dipinto esposto. Anziché cercare pretestuosamente consonanze letterali con Tiziano e Caravaggio, la mostra ricostruisce dunque la grandezza e l’autonomia di Peterzano, ricollocandolo definitivamente nell’ambito della pittura veneta e ristabilendone con completezza l’apporto a quella lombarda.