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Il museo all’aperto dell’olio di Brisighella (MAOB XXI) Questo itinerario è interamente dedicato all’olio extravergine dop, prodotto leader del territorio e al Museo open air inaugurato nel 2004 nell’ambito di un progetto condotto dalla società “L’altra Romagna” in collaborazione con CAB, Comune di Brisighella, Comunità Montana dell’Appennino Faentino e Arpo. Il progetto del museo fu curato dalla giornalista Laura Vestrucci che scrisse anche la Guida cartacea per la visita. Il Museo è diviso in 7 sale museali open air. Sulla SS.302, in direzione Firenze, poche centinaia di metri dopo l’abitato di Brisighella, si incontra sulla destra l’area del Frantoio Sociale, della Cantina sociale e del punto vendita-esposizione con annessi uffici della CAB. Ora proseguite, perché questa tappa è prevista, come sintesi sulla attuale attività anche promozionale del territorio, a conclusione dell’itinerario. Ora si procede sulla statale vi diamo le ragioni di questo itinerario che si basa sul prodotto olio e sulla coltivazione dell’ulivo nella parte di territorio detta “Areale dell’Ulivo”, che ha Brisighella al suo centro. L’areale brisighellese,con un diametro di circa 5 km, si diffonde dai primi colli faentini, a partire dalla località Errano sulla SS 302, tocca i confini di Riolo Terme, di Casola Valsenio e,in parte, di Modigliana. In direzione Firenze si procede fino alla frazione di Fognano, si attraversa il centro abitato e dopo un breve
Torre dell’Orollogio
Panorama colline con ulivi
tratto si incontrano le indicazioni stradali per Zattaglia e Strada della Lavanda. E’la Sp.63 che ha il nome di via Valletta. Subito dopo il passaggio a livello sulla ferrovia che da Faenza conduce a Firenze, si incontra il primo punto di sosta, ovvero la prima nicchia, del museo. Le nicchie, perciò le soste, sono in totale sette e ciascuna,collocata in una piazzola, invita il visitatore a conoscere la zona, ovvero la sala museale, dove essa è collocata; le sale sono 5. In ogni sala le nicchie danno le coordinate storiche o paesaggistiche per comprendere quello che si vede. Esattamente come succede in un museo indoor. Su via Valletta e fino al crinale, si incontrano tre nicchie, ovvero si visita la PRIMA SALA DEL MUSEO: si può vedere bene cosa significa la coltura dell’ulivo in questo territorio collinare: all’inizio i filari di vite sono ancora presenti, ma salendo essi cedono il posto alla presenza intensiva degli ulivi. Si trova anche una zona coltivata a cachi e qualche boschetto di conifere. I poggi della collina sono lavorati a terrazza, talora si notano i casotti in mattone adibiti al servizio del coltivatore. Questi olivi sono della varietà autoctona “nostrana di Brisighella” quella che, molita in purezza secondo un disciplinare, seguito in campo e in frantoio, ha consentito all’olio prodotto con spremitura a freddo di ottenere la Dop. L’esposizione delle piante è a ovest, sud ovest, la più favorevole all’irraggiamento solare. L’ulivo si arrocca anche nei pendii più scoscesi e nelle soste su via Valletta questo si vede molto bene. Quando è il momento della raccolta, nel mese di novembre i coltivatori stendono sul
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terreno le reti, anche in questi scoscesi pendii, e con le mani raccolgono a pettine le olive, con il metodo detto della brucatura. Sul crinale si sceglie la direzione Rontana ( se si sceglie Zattaglia si entra in val del torrente Sintria e da questa si raggiunge la strada per Riolo Terme) e si entra nella SECONDA SALA DEL MUSEO, quella dedicata alla Vena del Gesso. Il panorama, nei pressi della prima nicchia, è maestoso e nei tratti successivi mantiene la promessa iniziale. La Vena del Gesso Romagnola, che nel 2005 è stata dichiarata Parco Regionale, è unità geo morfologica, ambientale e paesaggistica. di grande valore. Fu definita dai naturalisti, già all’inizio del XIX secolo, un unicum. La formazione della catena, la cui dorsale è lunga circa 12 km, risale almeno a 6 milioni di anni fa, nel periodo tra Miocene e Pliocene detto Messiniano. Rocce gessose e colline calanchive con fenomeni di carsismo sono state una risorsa per l’uomo che in epoche preistoriche si è rifugiato negli anfratti per abitarli (Grotta Tanaccia, età del bronzo antico -dal 2300 al 1700 a.C-), in epoche storiche ha addossato alla roccia le proprie dimore, in seguito ha sfruttato la vena per estrazioni, ha usato le acque termali per il proprio benessere fisico e ha iniziato la coltura dell’ulivo traendo beneficio dal calore autogeno del terreno. Il riflesso quasi lunare delle rocce ha conferito loro l’attributo di “selenitiche”. Procedendo sulla strada di crinale si incontra la segnaletica di ingresso al Parco Naturale del Carnè che
Panoramica Vena del Gesso
Ca Carne
è parte del Parco della Vena del Gesso e costituisce la TERZA SALA DEL MUSEO. Il Carnè si estende per 44 ettari ed è un’oasi di vegetazioni sia boschive (quercia, carpino nero, cipresso acero, sorbo) sia del sottobosco (arbusti,e felci tra cui la rarissima cheilantes persica). Gli ambienti sotterranei, grotte, doline, inghiottitoi della Vena nel parco del Carnè sono oggetto di continuo interesse speleologico e si possono in taluni casi visitare con la guida del Gruppo Speleologico faentino. Anche la fauna dei due Parchi è molto interessante, ricca di mammiferi, volatili, rettili, anfibi…in veloce citazione il gufo reale, il falco pellegrino, roditori tra cui l’istrice cristata, volpi, caprioli e molti altri. La cima più alta della Vena del gesso è Monte Mauro che dalla vetta di m.515 s.l.m in giornate terse consente la visione delle Alpi e del Mare Adriatico. Su questa cima fu eretta nel X secolo la Pieve di Santa Maria in Tiberiaci con il caratteristico campanile in gesso. Quando si arriva a Rontana, dopo circa 2 km di discesa, si raggiunge via Valloni che offre la panoramica di fitte e rigogliose piantagioni di ulivi tra i quali si possono individuare quelli ultrasecolari, il vero “Giacimento”. Questa è la QUARTA SALA DEL MUSEO. Qui troviamo tutte le varietà autoctone, la Nostrana, la Orfana, la Colombina e la rara Ghiacciola da cui si produce un olio esclusivo, di aroma molto intenso che sul mercato entra con il nome di Nobil Drupa. Via Valloni offre anche la divagazione per gli escursionisti bikers che possono scendere su strada sterrata fino alla statale 302 in un paesaggio dominato dal silenzio e dal verde nelle più
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diverse sfumature degli ulivi, della Ghirlandina dei pini, e di altre vegetazioni spontanee. Si risale via Valloni, e si fa una tappa alla Chiesa di Santa Maria in Rontana, con una deviazione in leggera salita di circa 50 metri. La chiesa, che risale secondo i documenti al IX secolo, è inserita negli Itinerari ambientali della Vena del Gesso e rivestì un ruolo importante anche per la presenza di una rocca. Poi, nel 1279, fu distrutta da Maghinardo Pagani. In periodi successivi fu ricostruita ai piedi del colle e l’ultima sistemazione è del 1864. Il monte di Rontana è oggetto di studi per i gessi che lo costituiscono detti “i gessi di Rontana”. Nei pressi di Rontana potete notare alcune ville padronali che comprendono coltivazioni a ulivo e vigneto sono state trasformate in agriturismo-relais di alta qualità e producono vino e olio. La discesa verso Brisighella vi conduce alla CAB, sede del Frantoio sociale e della Cantina, che costituisce la QUINTA SALA DEL MUSEO. Mentre si scende sulla Sp 23 si hanno due visuali, rispettivamente a sinistra il proseguimento della Vena del Gesso e a destra il posteriore dei tre pinnacoli di Brisighella con i rispettivi manufatti. La CAB conta 300 soci e fa parte del Consorzio dei Produttori dell’olio dop di Brisighella. I soci sia i fondatori, sia quelli che si aggregano sono in gran parte privati che hanno anche un piccolo appezzamento di terreno su cui coltivano con passione amatoriale gli ulivi, possono essere anche solo 20-30 piante delle varietà Nostrana, e decidono di conferire il frutto seguendo il disciplinare
Località di Rontana
Chiesa di Rontana
obbligatorio per il prodotto denominato con la Dop. La visita al Frantoio è consentita anche a gruppi di turisti durante la produzione dell’olio, nel mese di novembre, previa prenotazione presso i responsabili della Cooperativa. In ogni mese dell’anno, invece, si può acquistare l’olio, sia nelle confezioni previste per l’imbottigliamento delle diverse tipologie, sia sfuso, ed è anche questo un ottimo prodotto. Qui è attiva dagli anni ’80 del ‘900 anche la cantina sociale che produce ottimi vivi anch’essi in vendita. Nel negozio si trovano anche gli altri prodotti eccellenti del territorio dell’ Appennino faentino ottimi formaggi, confetture di frutti dimenticati, piccoli ortaggi autoctoni come lo scalogno e il carciofo moretto, prodotti al farro. La degustazione di prodotti viene organizzata su prenotazione dei gruppi. Negli ultimi anni è stato aperto con il marchio “Consorzio Il paniere dell’Appennino Faentino” un punto vendita per la commercializzazione dei prodotti e promozione del territorio anche in centro, proprio nei pressi del punto informativo della Pro Loco, in piazzatta Porta Gabalo n.7. Il ritorno a Cervia si svolge sulla SS 302 , in direzione Faenza e di seguito seguirete la SS.9 via Emilia in direzione Forlì e da Forlì la Sp 2R Cervese (ex SS 254).