A scuola di salute - Giugno 2017

A scuola di salute Giugno 2017

Ăˆ ora di andare a letto!

Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente

Indice

01

Mamma (non) ho sonno

02

Dormite bene bambini

03

Anche i bambini russano

04

La bocca, il palato e le apnee dei piĂš piccoli

05

Dormi bene (e fai bei sogni)!

06

Il Blue Whale esiste? Esiste l’autolesionismo

Coordinamento editoriale: A.G. Ugazio, N. Zamperini Comitato di redazione: G. Morino, A. Reale, A. Tozzi, A. Turchetta, S. Vicari Segreteria: M. Mathieu

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01

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di NICOLA ZAMPERINI

Mamma, (non) ho sonno!

Mamma, non riesco a dormire. Quanti genitori hanno ascoltato una frase del genere dai propri bambini? Tanti, ne siamo sicuri. Il sonno è uno dei tempi più importanti per i più piccoli e, spesso, quando si tratta di mettere i bimbi a letto arrivano i dolori. È per questo che abbiamo voluto dedicare un numero di ‘A scuola di salute’ interamente al sonno dei bambini. I contributi dei nostri specialisti vanno dai sogni ai consigli per dormire meglio, fino alle apnee notturne e al russa-

mento (succede anche ai bambini!).

Sulle nostre pagine c’è spazio però anche per l’attualità. Questo mese ci concentriamo, in particolare, sull’autolesionismo negli adolescenti, sulla scia del fenomeno Blue Whale, di cui si è parlato tanto nelle ultime settimane. Abbiamo pensato di fornire ai genitori alcune indicazioni di massima, utili a garantire una bussola per sapere come orientarsi in situazioni spesso complicate da affrontare.

di SERENA CAGGIANO

02

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di ELISABETTA VERRILLO

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Dormite bene bambini Nei primi mesi di vita i più piccoli hanno un ritmo sonno-veglia molto diverso da quello degli adulti. Col tempo, la situazione migliora: ma ci sono alcuni errori da non commettere Il ritmo sonno-veglia del bambino nei primi mesi di vita è molto diverso da quello dell’adulto. Nei primi mesi il piccolo non conosce la differenza fra giorno e notte, il suo ritmo è indipendente dall’ambiente e dalla alternanza luce-buio, ma è regolato soprattutto dai bisogni interni primari come la fame e la sete.

I genitori devono adattare i propri ritmi a quello del piccolo. Nei primi 4 mesi il ritmo della madre deve sovrapporsi a quello del figlio ed è quindi necessario che venga supportata ed aiutata dal padre e/o da altri componenti della famiglia. Dopo i 4 mesi, il bambino si adatta gradualmente ai ritmi esterni.

Instaurare delle abitudini regolari lo aiuta a sincro-

nizzare il proprio ritmo con quello dell’ambiente e a concentrare il sonno nelle ore notturne: è una tappa fondamentale nello sviluppo del bambino.

GLI ERRORI DA EVITARE È importante conoscere i possibili errori che possono compromettere il normale sviluppo del sonno.

Il più comune è mettere il bambino a letto già addormentato. È importante invece far addormentare il bambino nella sua stanza evitando di farlo in braccio o in altri luoghi per poi metterlo nel lettino.

L’ambiente dove dorme il bambino deve essere tranquillo, il più silenzioso possibile e poco illuminato. Prima del sonno,

è bene evitare attività e giochi troppo stimolanti, ma preferire attività rilassanti come leggere una favola e creare un rituale per l’addormentamento, da riproporre tutte le sere.

La temperatura della stanza deve essere mantenuta a un livello confortevole (intorno a 20° C). Temperature troppo elevate disturbano il sonno e il bambino non deve essere mai troppo coperto. Se il bambino piange e se non è sufficiente rassicurarlo a distanza, con la voce, bisogna controllare ma senza riempirlo di attenzioni e interagire. Basta rassicurarlo con un piccolo massaggio, se possibile senza accendere le luci, e con il tono di voce basso.

Una notte agitata: incubi e risvegli improvvisi A scuola di salute | Giugno 2017

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DISTURBI D ISTURBI PIÙ FREQUENTI FREQUENTI PIÙ

Prevalenza P Pr re evval alen len nz za ad dell’insonnia e l’l in el inso nsso onn n ia a in ne tà àp ed diia atric tric tr ica età pediatrica

10-30% 1 0-30% dei ba de dei bambini bamb mb bin ni

ALTRI A LTRI D DISTURBI ISTURBI DIFFUSI DIFFUSI

Di D iffic col o tà àd niz zio io Difficoltà dii in inizio em ma ant nten eniim me en nto o mantenimento de el sonn sso onn nno o del sonno Risv Ri sveg egli glil multipli mul ulti ttiip plli Risvegli no ottttur urni ni notturni

Terrori T Terr Te errro orri no nott notturni tttur ttur urnii n nel ell b e bambino am ambi mb biino no in ne tà àp resc re sc col ola olar arre età prescolare

S So nn na am mb bu ulilism mo Sonnambulismo in ne ttà à sscolare colla co cola a are re e d elll’l ad adol oles essce e enz nza età dell’adolescenza

G Gl iincubi cubi cu bi ffanno bi ann an no op arrte arte ed e n el orma or m le le Glilii in parte del normale svil sv vililup uppo up po oc ogni og niiti n tivo vo d e b el ambi am bino no sviluppo cognitivo del bambino

Dissttur Di u bi benigni: benig enig en gni ni: se se avvengono avv vven engo en ono n p iù ù vvolte ollte o te Disturbi più alla al la a ssettimana e ttiima et man na ap ossono os sono so no d istu is urb rbar are ilil ssonno ar are onno on no possono disturbare nott no ttur tt tur urno o, oppure o pu op ure ep osso os sso ono om ette et te erre e a rrischio i ch is hiio o notturno, possono mettere di ttraumi di rra aum u i e pe er ta alii m ottivi o ivvi de evo von no oe sser sser ss e e aff ffro ffro onttat ati per tali motivi devono essere affrontati

Qu ues esti ti d iisstu turb rrb bi devo de evo vono oe sser ss ere e aff ffro ffro ont ntat ati e rri at iso solt oltti.i.

Questi disturbi devono essere affrontati risolti.

Le e ttecniche ecn ec ecni niich che co c comp omp mpor mpor orta ame ment ntal aic al co ons nsis isto is stto ono comportamentali consistono n ne farr ap a pren pr e dere en de d ere re a b amb amb mbin no ill m od o do nell fa apprendere all ba bambino modo di a ddor dd o me ent ntarsi arsi ar si a utton u onom onom mamen am men ente e: so ssono ono n no addormentarsi autonomamente: le ep iù ùe ffica ffic ac ci m ma ap osssso osso ono oe sser ss ere re mo m olt lto o più efficaci possono essere molto ffr ru usstran trran a tii p e ig er e itto en orri frustranti per genitori

È erra er rrato ra ato op enssa en arre are ec h lle he e te tecn cnic cn iche ic h b asat as satte errato pensare che tecniche basate ssull'estinzione sull su ullll'e 'e est stin nzi z on o e gr g rad dua ale e ((come come co m a d es sem empi p o, o, llasciare assci ciar are ar graduale ad esempio, pian pi ange gere e iill ba bamb m in mb no se ssecondo seco eco cond ndo un u o sc sschema ch he em ma ad ttempi mpi mp piangere bambino uno dii te di attesa atttes e a pi p ian nifi ifica fica ato to) si ssiano sian ian no da d an nnos nnos nn ose ep pe erc ch hé é vvanno anno an di pianificato) dannose perché c nt co ntro o ll'istinto 'iist stin in into nto t g en e nit itor oria iale ale e. contro genitoriale.

03

www.ospedalebambinogesu.it di MARTINO PAVONE

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Anche i bambini russano Si tratta del sintomo più lieve e frequente tra i disturbi respiratori ostruttivi nel sonno. Ecco quando preoccuparsi

COME SI CURA IL RUSSAMENTO Il trattamento del russamento può comprendere l’uso ciclico di corticosteroidi nasali e degli antagonisti dei leucotrieni per via orale. Uno spazio sempre maggiore sta acquisendo il trattamento ortodontico mediante l’applicazione di strumenti endo-orali (per esempio un espansore rapido del mascellare). Importanza fondamentale spetta alla adenotonsillectomia, da riservare ai casi gravi o a quelli non risolvibili attraverso le cure mediche, in bambini con ipertrofia adenotonsillare patologica.

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Il russamento è il sintomo più lieve e più frequente tra i disturbi respiratori ostruttivi nel sonno e colpisce all’incirca un bambino su dieci. Esso viene considerato “abituale” se presente per più di 3-4 notti a settimana e “primario” se non si associa ad apnee, risvegli, alterazione degli scambi gassosi.

La causa più frequente di russamento e, più in generale, di disturbi respiratori ostruttivi in età pediatrica è l’ipertrofia adenotonsillare, ovvero l’ingrossamento di tonsille e adenoidi. Altre cause sono l’obesità, la presenza di malformazioni cranio-facciali (comprese le malocclusioni dentarie) e le malattie neuromuscolari.

I RISCHI DEL RUSSAMENTO Non tutti i bambini che russano presentano disturbi respiratori nel sonno. Nel 37% dei casi il russamento può, però, evolvere verso la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di episodi di ostruzione più o meno completa delle vie aeree superiori, si associa ad alterazione degli scambi gassosi e può peggiorare la qualità del sonno. Il 7% dei soggetti può addirittura sviluppare una forma moderata-grave di apnee, soprattutto se è presente contempo-

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raneamente sovrappeso o obesità. In un terzo circa dei bambini il russamento persiste fino all’adolescenza mentre in un altro terzo si risolve spontaneamente.

Gli studi più recenti hanno dimostrato che i bambini con russamento possono presentare deficit cognitivi e disturbi comportamentali simili a quelli di bambini con apnee ostruttive nel sonno e che il russamento può avere effetti sul sistema cardiovascolare, in particolare favorendo l’aumento dei valori della pressione arteriosa.

QUANDO PREOCCUPARSI Bambini con russamento e segni e sintomi clinici significativi o con presenza di altri problemi di salute possono avere bisogno di percorsi diagnostici specifici e di trattamento. In particolare, i bambini che presentano insieme al russamento una respirazione difficoltosa nel sonno, i cui genitori notano la presenza di pause di apnea (arresto della respirazione) durante il sonno, che tendono a sudare in modo eccessivo all’addormentamento, che hanno un sonno agitato con frequenti risvegli o che bagnano il letto (dopo aver acquisito la continenza urinaria da almeno 6 mesi), potrebbero avere bisogno di una visita più approfondita.

LA POLI(SONNO)GRAFIA Nel contesto della valutazione diagnostica deve essere considerato il rischio di sviluppare la sindrome della apnee ostruttive nel sonno di entità moderata-grave.

La poli(sonno)grafia rappresenta l’esame diagnostico di riferimento e permette di analizzare contemporaneamente i segnali cardiorespiratori (per identificare le apnee) e i segnali elettroencefalografici (per il riconoscimento degli stadi del sonno). Questo esame richiede generalmente il ricovero in centri altamente specializzati. Esiste però la possibilità di eseguire una poligrafia, esame semplificato, che prevede solo la registrazione dei segnali cardiorespiratori. Questo esame, di più facile e largo utilizzo, può essere eseguito anche ambulatorialmente (con ottime percentuali di riuscita in ambito pediatrico).

In casi selezionati e/o quando la poli(sonno)grafia non è effettuabile facilmente e con tempistiche accettabili, è possibile eseguire un esame di screening come la pulsossimetria notturna, che fornisce informazioni soltanto sull’andamento dell’ossigenazione del sangue durante il sonno. Tale esame può essere utile soprattutto per i casi gravi.

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04

LE PAROLE DELLA SALUTE La fonazione è il processo con il quale le corde vocali producono una determinata gamma di suoni attraverso opportune vibrazioni che coinvolgono anche diverse strutture della laringe. La variazione della frequenza di vibrazione delle corde vocali, congiuntamente al lavoro della laringe e della bocca, porta all’articolazione della parola e all’emissione coordinata di suoni.

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La bocca, il palato e le apnee dei più piccoli

di ANGELA GALEOTTI

Le malocclusioni possono essere associate a patologie di origine respiratoria, come le apnee ostruttive notturne La bocca del bambino è l’organo dove originano tutte le funzioni orali: la masticazione, la deglutizione, la fonazione e la respirazione. Pertanto, in presenza di alterazioni funzionali, non va trascurata un’attenta valutazione della cavità orale.

CHI DEVE EFFETTUARE QUESTA VALUTAZIONE? L’ortodontista è l’odontoiatra specializzato nella diagnosi e nella terapia delle malocclusioni, ovvero le errate chiusure delle arcate dentali. Tra le malocclusioni da diagnosticare molto precocemente, già intorno ai 5 anni, certamente la contrazione del palato è quella che più spesso si associa ad alterazioni della respirazione come la respirazione orale, il russamento notturno nonché la presenza di apnee ostruttive notturne (OSA).

COME SI SPIEGA QUEST’ASSOCIAZIONE? Il palato è il “tetto” della bocca, ma è anche il “pavimento” del naso. Se questo si contrae, si riduce il volume non solo del cavo orale, ma anche delle cavità nasali, che possono ridurre il passaggio di aria attraverso le vie

aeree superiori e favorire l’insorgere di apnee ostruttive.

Nei bambini con OSA è quindi fondamentale il “lavoro di squadra” tra i diversi specialisti (pediatra, otorinolaringoiatra, broncopneumologo, ortodontista, logopedista) per valutare se il problema ostruttivo è legato ad ingombro eccessivo per adenoidi e/o tonsille di volume aumentato, se ad uno spazio insufficiente per riduzione dei volumi all’interno della bocca (contrazione del palato, retrusione della mandibola), se ad entrambe le componenti o ad altre problematiche (come l’obesità e le ostruzioni nasali).

COME PUÒ INTERVENIRE L’ORTODONTISTA? In presenza di una contrazione del palato, l’utilizzo di apparecchi di espansione rapida, che agiscono mediante un ampliamento scheletrico del mascellare superiore, può apportare miglioramenti clinici significativi in pazienti con disturbi respiratori.

Questa terapia da sola o in associazione ad altre terapie può essere quindi risolutiva sia per la malocclusione che per la patologia respiratoria.

05

di SIMONETTA GENTILE

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Dormi bene (e fai bei sogni!)

Il sonno esprime benessere fisico e psicologico e ha un’importante funzione anche per lo sviluppo cognitivo. Un ruolo importante hanno anche i suoi “guardiani”, i sogni

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Il sonno è un bisogno vitale e riveste grande importanza per la salute. Il dormire bene e il corretto ritmo nell’alternarsi con la veglia esprimono benessere fisico e psicologico. Nel bambino, fin dai primi giorni di vita è una delle funzioni primarie che, oltre a soddisfare un bisogno dell’organismo, si inserisce nella complessa relazione-interazione con le figure di riferimento e assume il significato di adattamento alla propria crescita e al proprio ambiente, favorendo un sano sviluppo del Sé.

DORMIRE BENE MIGLIORA LA VITA? Il sonno ha un’importante funzione anche per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo. Di notte, mentre la parte cosciente dell’individuo dorme, il cervello resta attivo ed effettua una sorta di backup delle attività cognitive diurne.

Questo processo permette di riordinare, collegare e utilizzare meglio le informazioni ricevute e le esperienze del giorno anche favorendo un migliore apprendimento successivo quando sarà di nuovo sveglio (forse da ciò ha origine il detto popolare che ”la notte porta consiglio”).

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COSA VUOL DIRE DORMIRE BENE PER I BAMBINI? Nei neonati la regolarità del sonno esprime la capacità di adattarsi alle routine di addormentamento proposte dai genitori nel corso dei primi mesi. La capacità di abbandonarsi serenamente al sonno e di mantenerlo per un tempo sufficiente, sia nell’infanzia sia nei bambini più grandi, esprime assenza di conflitti e capacità di adattamento alle abitudini della famiglia. È per questo che il bambino che dorme rassicura i genitori sul suo star bene dal punto di vista fisico e psicologico. Al contrario le alterazioni del sonno, come la fatica ad addormentarsi oppure il sonno notturno di breve durata, i risvegli frequenti e gli incubi notturni, generano ansia, frustrazione e disagio sia nel bambino che nei suoi genitori.

COSA SONO I SOGNI? I sogni sono “i guardiani del sonno” ci aiutano a rappresentare come in un film esperienze e conflitti rendendoli così semplici e “accettabili”, liberi di ansia in modo che il sonno non sia disturba-

to da angosce e possa continuare. I sogni sono frutto della nostra vita intrapsichica, della nostra creatività, come dei film da noi scritti diretti ed interpretati in cui esprimiamo i nostri aspetti meno conosciuti, inconsci.

I BAMBINI SOGNANO? I bambini sognano molto anche se in genere possono ricordare i sogni solo dopo i 3 anni, quando dal punto di vista neurobiologico le strutture preposte alla memoria maturano. I primi sogni che raccontano sono “sogni di desiderio” legati alle esperienze reali del giorno e a desideri non facili da soddisfare.

E I BRUTTI SOGNI? A volte i bambini fanno brutti sogni, gli incubi.

Ciò è del tutto normale soprattutto se il bambino ha vissuto durante il giorno episodi stressanti o di particolare rilevanza emotiva. Occorre non preoccuparsi troppo, non parlarne eccessivamente al bambino, approfondire solo se si ripetono con molta frequenza parlandone con il Pediatra che, valutata la situazione, potrà eventualmente consigliare una visita con lo Psicologo.

Quando il bambino non dorme COSA C OSA F FARE ARE N NEI EI C CASI ASI DII D DIFFICOLTÀ DII S SONNO? D IFFICOLTÀ D ONNO? Prima Pr riim ma di di ttutto uttto u oa accertarsi cc c cer e tars ta arssi c ch che he ill b bambino am ambi mb biino no non abbia problemi fisici sia in sia si in ssalute allu a utte e no on ab a bbi bia pr bia p ob o ble emi mi fi fisi ssiici e quindi consultare Pediatra q quin qu uiin ndi d c co ons n ul ulta ta are re iill Pe P edi diat atrra a Poi accertarsi dii a aver delle Po oi ac cce cert cert rtar tar arsi si d av ver e iinstaurato n ta ns taur u at ur ato o de elllle lle addormentamento vvalide vali va alilide de ro rroutine rout out utin ine in e di di a ddor dd orrme o ent ntam amen ento t neii pi piccoli delle regole certe n ne picc cc c col olii e d ellle e re ego ole ec errte te più grandi nei pi nei ne p ù gr g an ndi di

SE S EN NON ON V VUOLE UOLE DORMIRE DA SOLO? D ORMIRE D AS OLO? Avvicinatevi A Av vici vi ciina ate evvii a all su suo o le lett letto, ett tto, o,, lleggetegli o e g eg ge ette eg glli u un una na che esorcizzerà paure: ffavola fa favo avo vola ac he e he sorc so rciz zze zerà erà rà lle e su sue ue pa aurre: e: sse e può serenamente l’ll’adulto ’ad adu dul ulto to p uò rraccontare uò a co ac conttar a e se ere ena ame ment ne nt storie gestendone contenuto sst to orrie e tterribili errriibi er bililii g esste tendon nd n don ne iill c on ntte enu nutto o emotivo separando ffortemente fo orttem emen e te en te e moti mo tivo vo e se vo sepa para pa ran ra rand nd do do chiaramente dalla fantasia, ch c hiara iarame ia ra ame m n ntte la rrealtà ealttà da ea all lla a fant fa an nttas asia i , bambino sollevato dall’angoscia iill b am mbino bino bi o ssarà arà so ar ollllev evvat e ato o da d allll’a ang gosci ossci o cia a potrà abbandonarsi all so e po p otr trà ab bba b nd don nar arsi si a ssonno onn nno o

ES SE ED DOPO OPO L LA AF FAVOLA AVOLA IIL L SONNO SONNO NON NON ARRIVA? ARRIVA? Non continuare N No on co on c ont ntin in nua uare a lleggere eg ggere gere ge e ttroppo ro opp ppo po a lungo.

Allontanatevi dal lu un ng go. o A llllon o tta ana ana nate atevi te evvii d a ssuo al uo u o lletto, ettto e ttto o, sedetevi alla scrivania leggete se ede dete dete tevi vi a vi llla sc cri r vani vania va nia a lle ni eg gg get ete un ete un vostro una dicendo all vvo o ost s ro st o llibro ib bro oou na n a rrivista ivvis ista t d ic cen e do do a bambino che rimarrete con ba amb bin i o ch c e rri ima m rrret ete ec co on lui lui fin lu n quando addormenterà, qu q ua an ndo ndo do ssii ad a dd do orm men e tte erà à, rassicurandolo cosi ra asssic icu icur urran ando nd do o olo lo oc osi os si su ssulla ulllla lla vo vvostra ost stra trra a presenza nel momento del passaggio p pr essen e senza enza en an e m el omen om ntto od ell p e asssa assa as agg agg giio o dalla veglia cosciente all so sonno d da llla vve egl glia ac osci os osci cie en nte ea sonn nn no

Q UALI R EGOLE, QUALI REGOLE, QUALE Q UALE A ATTEGGIAMENTO TTEGGIAMENTO D A PARTE PARTE D EI G ENITORI? DA DEI GENITORI? Definire D Defin De efin nir ire o or orari rrar ari e m ar ari me metodi etto odi d c certi, e ti er t, mantenendoli nel ma m a ant nten nten nt enen endo olii sstabili ta abi b lil n el ttempo el em mpo o Essere disponibili concedere dei Es sse sere ed ispo ispo is poni onibi nibi ni b lili a c once on cede ce dere d dere e ei facilitatori, esempio un punto faci fa aci cilil ta t tori to ori ri, ad a e sse em mp pio ou n pu p untto luce nella lu uce ce n e lla el a sstanza, tanz ta nz n za, a, iill ffamoso a oso am oso os orsacchiotto dii pe peluche orsa or sacc sa cchi cc hiot hi o to to d p luch lu uche ch he o copertina preferita la ac oper op e ti er t na ap re efe feri rita rita ri t Assecondare bambino non A As sse seco cond ndar a e ill b ar ambi am bin no o sse en on o n vuole avere coperte all v vu o e av ol aver erre trop ere ttroppe tr rop ppe pe c op per erte t oa contrario gradisce c co ont ntra rarriio se ra se g r di ra disc disc ce un u abbigliamento molto contenitivo, ab a bbi big gllia iame ment ent nto mo m lto lt to c co ont nten ten enit itiv it ivvo, o, esempio pigiamone, non e es sem mpi pio ill p ig igia gia amo mone, ne e, no n on n confondendo necessità con co onf n on o de den dend nd do le le ssue ue n ue ece ec esssi s tà tà c on on nostre abitudini personali le en ostr os tre a biitudi b tud tu diin nii p erso er son so na alii

EQ UANDO D OTTE QUANDO DII N NOTTE CHIAMA C HIAMA D DALLA ALLA S SUA UA S STANZA TANZA Rassicuratelo distanza, R Ra Rass assssic sic cu urrat a el elo a di d isttan a za, za a, co con n dicendo che cii si la a vvoce, o e oc e,, d ic cen ndo oc he vvoi he oii c o ssiete. iette e.. non motivi particolari Ma sse Ma en no on ci ssono on o no mo no m oti tivi vi p vi arti ar tc co ola ari ri bene, e ill bambino ba am mbi b no o ssta t b ta en e ne, e, no non nv vii precipitate nella cameretta prec pr ecip ec ip pit itat ate n at ne ell ellla su sua a ca am me erre ett tta ta un reale motivo come co come m se se ci ci ffosse ossse o sse s u n rre eal a e mo m oti tivo vo vo allarme, glii co confermereste d a di lllarme arrm me e, gl g on nffer erme erre est ste paure nello da lle e ssue ue p ue aure au re en ello el lo o sstare ta are ed a so ssolo lo o

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06 Il Blue Whale esiste?

Esiste l’autolesionismo

Se ne parla da qualche settimana: si tratterebbe di un gioco diffuso sui social network che istiga al suicidio per morte violenta preceduta da 50 “prove” che conducono il giocatore a livelli di autolesionismo crescenti

ESISTE DAVVERO IL BLUE WHALE? Il nome “Blue Whale” (Balena Blu) arriva da una delle prove: marchiarsi a sangue una balena sul braccio. Il cetaceo è stato scelto per via del modo in cui sceglie di morire, arenandosi sulla spiaggia senza apparente ragione.

Se l’esistenza del gioco non trova al momento riscontri credibili e le fonti che fino ad ora ne hanno parlato non sono attendibili qualcosa di vero c’è. È vero, per esempio, che in Russia c’è un alto tasso di suicidi tra gli adolescenti, nel 2016 se ne sono contati 720. È vero che l’adolescenza è un periodo in cui i ragazzi, sopraffatti dalle tante ansie di questo particolare periodo della crescita, possono ricorrere all’autolesionismo. È vero che il bullismo, anche il cyberbullismo, possono condurre alla scelta di farla finita ed è per questo che l’allarme sul “Blue Whale” può essere un’ottima occasione per dedicare ancora più attenzione ai ragazzi in questa delicata fase di crescita.

di SIMONETTA GENTILE

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COS’È L’AUTOLESIONISMO E PERCHÉ SI MANIFESTA NELL’ADOLESCENZA? L’adolescenza è una fase della vita particolarmente delicata perché il bambino si lascia alle spalle l’infanzia per entrare a poco a poco nel mondo adulto. L’identità e l’immagine di sé raggiunta nel corso dell’infanzia si va ridefinendo e inizia una un periodo di forte instabilità fisica ed emotiva che proseguirà per diverso tempo fino alla maturazione.

Con autolesionismo si intendono tutti quegli atti volti a procurarsi danni fisici che possono avere o meno come finalità il suicidio. La fascia d’età più colpita è proprio quella che va dai 10 ai 14 anni e sono le ragazze le più interessate dal fenomeno perché meno inclini, rispetto ai coetanei maschi, a dirigere la propria aggressività all’esterno. I comportamenti autolesionistici più comuni consistono nel procurarsi tagli, colpirsi, mordersi, strapparsi i capelli, grattarsi la pelle fino a farla sanguinare e provocarsi delle bruciature. Le ragioni risiedono sia nella volontà di allentare la tensione e uno stato di ansia che non si riesce a controllare, sia nella volontà di attirare l’attenzione del nucleo familiare in cui magari non riescono a comunicare in maniera efficace.

Un ruolo ce l’ha anche l’emulazione. La maggior parte degli adolescenti che compie gesti di autolesionismo conosce o ha conosciuto altri adolescenti che si feriscono. I contatti con questi argomenti possono essere anche mediati dai mass media o dai social network.

di LUIGIA MILANI

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COSA POSSONO FARE I GENITORI Con la diffusione di internet e dei social network ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale che ci trova impreparati: tutto è più rapido o immediato, non dobbiamo attendere risposte, possiamo averle subito, e non ci si relaziona più a poche persone, ma , virtualmente, a tutto il mondo.

L’adolescenza è una fase della vita nella quale si passa dall’identità di bambino a quella di ragazzo e poi di adulto: si ha bisogno del gruppo dei pari per potersi confrontare e rispecchiare e anche per iniziare a separarsi dai genitori.

Adolescenti più deboli o più insicuri possono abusare dello spazio virtuale proprio per avere l’illusione di entrare in contatto con il mondo e di avere mille possibilità. In questo modo, sono più soggetti alla dipendenza, da Internet e dalle attività al suo interno, come il Blue Whale (della cui effettiva esistenza non ci sono però prove certe, ndr). Parlerei infatti di dipendenza, che può portare anche all’autolesionismo nelle persone più fragili.

La comunicazione necessaria, come dice Sherry Turkle, può essere efficacissima per tutti, perché nasce da un’analisi dei cambiamenti nelle relazioni e nella consapevolezza delle proprie e altrui emozioni degli ultimi anni, ma può essere importante per la prevenzione. È difficile, infatti, dare delle regole rigide. Direi che è molto importante, sia parlare con il figlio/a, sia, nel rispetto del suo bisogno di autonomia, interessarsi alle sue attività, condividerne un po’ e proporne altre.

Un’osservazione attenta del proprio figlio/ a e della relazione con lui/ lei è poi importantissima per cogliere segnali di qualcosa che non va e cercare un confronto con lo psicologo, come occasione per fare il punto della situazione e per essere aiutati a trovare gli strumenti adatti.

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