Istituto per la salute del bambino e dell’adolescente
Maggio 2018
Tutto sull’adolescenza A scuola di salute 1
CONTENUTI
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EDITORIALE
DALL’ACNE ALL’ANSIA: TUTTO SULL’ADOLESCENZA Di Nicola
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Zamperini
VAC C I N A Z I O N I
RAGAZZI SIATE FURBI, VACCINATEVI! Di Guido
Castelli Gattinara
PSICOLO GIA
ANSIA “NORMALE” E ANSIA PATOLOGICA Di Stefano
Vicari e Maria Pontillo
O N C O E M AT O LO G I A
IL TUMORE IN CLASSE Di Giuseppe
Maria Milano
D E R M AT O LO G I A
ACNE GIOVANILE: COSA C’È DA SAPERE Di May
El Hachem
D E R M AT O LO G I A
PIERCING E TATUAGGI: RISCHI E PRATICHE SICURE Di May
El Hachem
COORDINAMENTO EDITORIALE: A.G. Ugazio, N. Zamperini COMITATO DI REDAZIONE: G. Morino, A. Reale, A. Tozzi, A. Turchetta, S. Vicari, F. Gesualdo SEGRETERIA: M. Mathieu
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PSICOLO GIA
DAL DISEGNO DELLA PERSONA AL RIDISEGNARE LA PROPRIA IMMAGINE Di Cristiana
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A L I M E N TA Z I O N E
OBESITÀ: UN’UNICA DEFINIZIONE PER UN MONDO DI PROBLEMI Di Giuseppe
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ANORESSIA: IL CAMALEONTE DEL DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE Zanna
TECHNO-MANIA
QUAL È L’ETÀ GIUSTA PER IL PRIMO SMARTPHONE Di Paola
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Morino
PSICOLO GIA
Di Valeria
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De Ranieri
De Rose e Caterina Marano
DIPENDENZE
ALCOL E ADOLESCENZA: PERCHÉ SI BEVE E COSA È IMPORTANTE SAPERE Di Roberto
Averna
A scuola di salute 3
EDITORIALE
Dall’acne all’ansia: tutto sull’adolescenza
4 A scuola di salute
EDITORIALE
Editoriale
Di Nicola
Zamperini
L’adolescenza è senza dubbio uno dei momenti chiave della crescita di un essere umano. Un periodo che porta con sé tanti dubbi e preoccupazioni, anche per i genitori che assistono ai cambiamenti dei propri figli. È per questo che abbiamo pensato di realizzare un numero di A scuola di salute interamente dedicato all’adolescenza. Il nostro percorso parte dalle vaccinazioni, importanti anche dopo l’infanzia, per arrivare a temi come l’acne, l’ansia e il tumore in classe. Gli approfondimenti coinvolgono anche temi di estrema attualità, raccolti da alcuni dei numeri dedicati all’adolescenza degli scorsi mesi, come l’alcol, l’obesità e l’anoressia, la tecnologia e piercing e tatuaggi. Speriamo che questo corposo numero possa rappresentare, per genitori e insegnanti, una bussola per orientarsi al meglio tra i cambiamenti e i dubbi dell’adolescenza. Buona lettura!
A scuola di salute 5
VA C C I N A Z I O N I
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Ragazzi siate furbi, vaccinatevi!
Molti pensano che le vaccinazioni siano una necessità limitata a lattanti e bambini piccoli: non è così e vi spieghiamo perché
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VA C C I N A Z I O N I
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’informazione sui vaccini deve essere più chiara: anche gli adolescenti devono essere vaccinati, contro il rischio di malattie tipiche della loro età. Molti infatti pensano che le vaccinazioni siano una necessità limitata a lattanti e bambini più piccoli, e che siano meno importanti in seguito. Il Piano Nazionale delle Vaccinazioni italiano (in linea con i programmi vaccinali internazionali) suggerisce invece per i ragazzi il richiamo di vaccini già eseguiti nell’infanzia, ma il cui effetto protettivo può ridursi nel tempo (tetano, difterite, poliomelite e pertosse). In particolare, il richiamo della pertosse è importante anche per ridurne la diffusione e proteggere indirettamente i neonati, che sono il gruppo di età che presenta maggiori rischi.
I vaccini per l’adolescenza
Altrettanto importante è l’immunizzazione verso specifici batteri e virus che sono caratteristici di questa età. In adolescenza aumentano i contatti stretti tra coetanei e lo scambio di saliva (baci, bicchieri, sigarette), per cui da tempo si è osservato in questa fascia di età un aumento dei casi
di meningite. È quindi raccomandata la vaccinazione antimeningococcica di richiamo con un vaccino quadrivalente, che, in unica dose, protegge contro i ceppi di tipo A, C, Y e W135. Prima dell’inizio dell’attività sessuale è consigliata la vaccinazione contro i papilloma virus, un gruppo di virus che causano tumori come il tumore dell’utero o cancro della cervice uterina (prima causa di tumore tra le donne), il cancro anale e peri-anale e larga parte dei tumori della vagina e del pene. Al contempo causano anche i condilomi acuminati. Per tale motivo dal 2017 questa vaccinazione – che copre ora 9 diversi ceppi di papillomavirus – è raccomandata anche agli adolescenti maschi. Eppure è poco promossa dai medici e non è facilmente accettata da genitori e ragazzi, con coperture ancora basse in Europa e in USA. In Australia, dove la vaccinazione è stata praticata nelle scuole con percentuali di adesione molto elevate, il cancro della cervice uterina e diminuito di quasi l’80% nelle donne tra 18 e 24 anni di età. L’Australia sta per eliminare i tumori causati dal papilloma virus. Potremmo farlo anche noi, ovviamente. Basta volerlo.
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P SICOLOGIA
Ansia “normale“ e ansia patologica L’ansia è un’emozione normale che, però, può diventare patologica: ecco quando e come comportarsi Di Stefano
Vicari e Maria Pontillo
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’ansia è un’emozione di per sé normale e prevedibile in determinati momenti dello sviluppo del bambino. Per esempio, paure come quella del buio o di allontanarsi dalle figure genitoriali sono abbastanza comuni durante l’infanzia e non devono preoccupare i genitori. In alcuni casi, però, le paure possono diventare patologiche perché si manifestano in maniera intensa, durano a lungo, sono molto frequenti e, soprattutto, compromettono l’adattamento familiare, scolastico e sociale del ragazzo. Ad esempio, un bambino o un adolescente ansioso può avvertire, all’improvviso, un’accelerazione del proprio battito cardiaco e pensare che si tratti del chiaro segnale di una malattia grave o, addirittura, della sua morte imminente. Può, perciò, evitare una serie di situazioni (es. partite di calcio con amici, oratorio, luoghi affollati) nelle quali teme di sperimentare la stessa sensazione, limitando fortemente la propria vita sociale.
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Quali sono i segni dell’ansia nei bambini e quali negli adolescenti?
Nell’infanzia sono presenti spesso somatizzazioni come, ad esempio, mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa. Possono poi manifestarsi forti preoccupazioni circa la propria sicurezza o quella dei genitori, la richiesta di dormire con i genitori, frequenti incubi notturni, difficoltà di concentrazione sia a scuola che nello sport e una costante richiesta di rassicurazione da parte dei genitori. In adolescenza, invece, può manifestarsi un forte rifiuto di andare a scuola, frequenti somatizzazioni, difficoltà nel parlare e di incontrare persone nuove, bisogno eccessivo di rassicurazioni e difficoltà di rilassarsi o nel dormire.
Cosa può fare il genitore?
Per prima cosa rassicurate vostro figlio! Il modo come voi vivrete la sua “ansia” farà comunque la differenza. Consultate poi il vostro pediatra che valuterà l’opportunità di una eventuale visita neuropsichiatrica. In questo caso non abbiate paura: nella maggior parte dei casi, con la cura giusta, il problema si risolve. Ad oggi, il trattamento più efficace resta la psicoterapia e, in particolare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
P SICOLOGIA
Paure come quella del buio o di allontanarsi dalle figure genitoriali sono abbastanza comuni durante l’infanzia e non devono preoccupare i genitori. In alcuni casi, però, le paure possono diventare patologiche perché si manifestano in maniera intensa, durano a lungo, sono molto frequenti e, soprattutto, compromettono l’adattamento familiare, scolastico e sociale del ragazzo.
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O N C O E M AT O L O G I A
Il tumore in classe Tumori e leucemie possono bloccare il naturale sviluppo di un adolescente: ecco cosa possono fare genitori, medici e insegnanti
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Di Giuseppe
Maria Milano
urante l’adolescenza, la scuola rappresenta il punto di partenza e il trampolino di lancio della nostra realizzazione sociale. Durante l’adolescenza può succedere, seppur raramente, di ammalarsi di tumore o di leucemia. Il nostro ospedale accoglie ogni anno circa 70 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 12 e i 18 anni che si ammalano di queste malattie.
la propria vita. Il compito nostro, come sanitari, è garantirlo e tutelarlo. Molti ospedali pediatrici hanno nel loro organico, attraverso un sodalizio con i distretti scolastici, la presenza di insegnanti per le classi inferiori, medie e in alcuni casi superiori. Ciò significa che il percorso di studi, gli esami, le interrogazioni, i compiti possono essere proseguiti durante il periodo di cure.
Il tumore e gli adolescenti
Quando un ragazzo e una ragazza si ammalano, si attiva la domiciliazione scolastica, che garantisce la continuità del progetto educativo in ospedale. Si tratta di un progetto integrato tra il distretto scolastico e quello ospedaliero, che permette di avere il supporto di insegnanti sia in ospedale che a casa. Questo viene vissuto dagli adolescenti come un’opportunità, ma, a volte, anche come un’invasione di spazi che sono abituati a considerare propri. Per gli insegnanti, avere un paziente oncologico nella propria classe può spesso significare sentirsi impreparati di fronte al tema della malattia e in difficoltà nella gestione della classe. Gli stessi familiari potrebbero decidere di non mandare a scuola i propri figli durante il periodo di cura, proprio perché i compagni di classe e gli insegnanti potrebbero non sapere come relazionarsi con il ragazzo malato. La ricaduta psicologica può esse-
Ammalarsi durante l’adolescenza significa subire un blocco in quel naturale sviluppo che porta l’individuo ad autodeterminarsi, acquisendo tutte le capacità e le peculiarità necessarie alla propria realizzazione ed identificazione. Ammalarsi significa per un adolescente anche non poter effettivamente frequentare le attività scolastiche, per un periodo (medio) di circa 7 mesi. Sette mesi di frequenti ospedalizzazioni e dimissioni, controlli ambulatoriali, visite specialistiche. Un numero enorme di assenze. Questo produrrebbe, se non esistesse un percorso ben definito di scuola in ospedale, un congelamento della propria vita. Inoltre, non potere andare a scuola per così tanto tempo rappresenta anche un problema psicologico, oltre che pratico. La scuola infatti rappresenta il filo che permette al ragazzo malato di riannodare i pezzi del-
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Durante le cure
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re talvolta disastrosa: amarezza, solitudine, emarginazione. L’impatto psicologico dunque non riguarda solo il ragazzo o la ragazza che si ammalano, ma colpisce tutta la sfera scolastica, dal compagno di classe all’insegnante, e può essere riconducibile ad una sola una sola dimensione: la paura della malattia. Paura spesso dovuta alla scarsa informazione sulla malattia. Il miglior modo per depotenziare questa paura è informare adeguatamente sia gli insegnanti sia i compagni di classe, attraverso incontri con gli oncologi e gli psicologi che hanno in cura il paziente. In questi incontri, oltre a parlare della malattia, si può rispondere a tutti i dubbi, le preoccupazioni e le paure che il rapporto con un paziente oncologico può naturalmente suscitare.
Dopo le cure
Dopo le cure è tempo di tornare alla normalità. Frequentare la scuola comporta benefici importanti che si estendono ben oltre l’aspetto prettamente scolastico. Sia per i ragazzi sia per le loro famiglie riprendere la scuola significa normalità, quotidianità, futuro nuovo e pieno di speranze. Questo momento viene spesso è vissuto
in maniera naturale. Molti ragazzi durante le cure riescono a mantenere una continuità con l’ambiente scolastico, per cui il momento del rientro è vissuto solo come una ripresa dei vecchi ritmi. Al contrario, nei casi di malattie con percorso più complicato, la differenza tra il prima e il dopo spesso è netta: in questo caso, il rientro alla normalità può diventare traumatico. Non è raro infatti che il ragazzo sia timoroso di rientrare a scuola, ad esempio a causa di trasformazioni fisiche causate della malattia, oppure perché ansioso o depresso per il vissuto della malattia. In altri casi il rientro in classe può essere accompagnato dalla paura di essere giudicati, se non addirittura bullizzati, dai compagni. Questi casi, seppur rari, esistono e vengono segnalati con particolare preoccupazione non solo dalle famiglie, ma anche dagli insegnanti stessi. Si realizza la paura di non farcela, di essere diversi, di essere indietro rispetto agli altri, con conseguente perdita della propria stima e fiducia in sé stessi. Bisogna far capire ai nostri ragazzi e alle famiglie, già durante il periodo della cura, che anche quello che si sta vivendo in quel momento è - paradossalmente - normalità, e che quello che vivranno dopo sarà un’altra normalità.
L’ospedale dovrebbe garantire e agevolare la creazione di una comunicazione sempre più diretta ed efficace, favorire i rapporti con le istituzioni, l’uso dei social network e l’accessibilità per gli adolescenti malati ad informazioni chiare sulle loro malattie e cure, attivare dei percorsi di cura e assistenza per pazienti adolescenti oncologici, in cui ci sia spazio di condivisione e aggregazione tra gli adolescenti stessi. l miglior modo per curare le ferite di una malattia come questa è condividere. Questo è uno degli obiettivi di 4 You, per gli adolescenti oncologici del nostro ospedale, dal quale è nato il progetto Direzione Futuro.
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D E R M AT O L O G I A
Acne giovanile: cosa c’è da sapere Nonostante la sua benignità, l’acne comporta disagi estetici con ripercussioni psicologiche soprattutto in età adolescenziale
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Di May
’acne giovanile è dovuta ad uno stimolo delle ghiandole sebacee (microscopiche ghiandole presenti sulla pelle) da parte degli androgeni, ormoni maschili (presenti in ambedue i sessi (ma prevalentemente nei maschi). Nonostante la sua benignità, l’acne comporta disagi estetici con ripercussioni psicologiche importanti specialmente in età adolescenziale, periodo in cui si è alla ricerca della perfezione della propria immagine. Questo ha ricadute sul rapporto con i genitori e con i coetanei, e di conseguenza porta all’isolamento.
Aspetto clinico
L’aspetto clinico dell’acne varia in funzione del tipo di lesioni e si distinguono le seguenti forme: • Acne comedonica, in cui prevale la presenza di punti neri. • Acne papulo-pustolosa, quando sono presenti soprattutto lesioni papulose (cioè rilevate), eritematose (cioè rosse) e pustolose (con una puntina centrale di pus). • Acne cistica, quando si manifesta con delle cisti sottocutanee rossastre, talvolta anche confluenti (nota anche come acne conglobata). Queste diverse forme cliniche possono manifestarsi anche nello stesso paziente in momenti diversi. 12 A scuola di salute
El Hachem
Gestione terapeutica
La gestione dell’acne è piuttosto complessa e deve tenere in considerazione anzitutto se l’adolescente stesso desidera curare l’acne oppure se è una volontà dei genitori, premessa necessaria per garantire l’adesione terapeutica. Il successo terapeutico prevede inoltre la precisazione dei seguenti punti: • La terapia medica varia in funzione del quadro clinico che a sua volta si modifica periodicamente anche nello stesso paziente. • La durata del trattamento è lunga, anche di anni, pertanto non si deve perdere la costanza. • La terapia va applicata regolarmente secondo la prescrizione dello specialista. • Non si devono toccare le lesioni (grattare né spremere) se non si vuol correre il rischio di andare incontro a cicatrici permanenti. • Sono necessari controlli periodici (ogni 2 mesi circa) per valutare l’evoluzione dell’acne e rinforzare la relazione tra medico, paziente e famiglia. • I peeling chimici possono accelerare i tempi di guarigione e riducono la seborrea. • La persistenza di esiti discromici (rossi o brunastri) e talvolta atrofici (depressioni) sono la norma dopo i processi infiammatori e migliorano
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Acne e ghiandole sebacee Le ghiandole sebacee sono presenti nella pelle del volto, del dorso e del tronco. Producono una sostanza grassa, il sebo, che idrata e rende morbida la pelle.
Il ristagno di sebo causato dall’ostruzione porta ad un’infiammazione della pelle, aggravata dalla penetrazione di germi come il Corynebacterium acnes, lo stafilococco e la Malassezia.
nel tempo. • Il disagio psicologico che deriva dall’aspetto estetico può essere aiutato con il camouflage, anche in corso di acne attiva, pertanto il “trucco” non va affatto proibito ma insegnato alla ragazza in modo da ottenere l’effetto migliore. Il peeling chimico consiste nell’applicazione sulla cute, per qualche minuto, di particolari sostanze chimiche come l’acido glicolico. È indicato nell’acne comedonica e papulo-pustolosa in quanto stimola
Durante la pubertà, queste ghiandole vengono stimolate dagli ormoni androgeni, presenti soprattutto nei maschi ma anche nelle femmine.
Questo stimolo porta alla produzione di una maggior quantità di sebo (seborrea) che favorisce la formazione di un “tappo” nella parte profonda della ghiandola sebacea.
la rigenerazione degli strati superficiali della pelle. Può essere ripetuto più volte a cadenze stabilite dal dermatologo. Il camouflage è un trucco eseguito sotto consiglio medico ed è decisamente indicato per coprire in modo transitorio inestetismi cutanei come l’acne. È un ausilio essenziale perché contribuisce a rassicurare le ragazze affette, in attesa della risoluzione del problema. Favorisce anche una maggior adesione terapeutica e un miglioramento del rapporto con i genitori e con i coetanei. A scuola di salute 13
D E R M AT O L O G I A
TATUAGGI
Rischi e pratiche sicure Di May
El Hachem
Per saperne di piĂš, leggi il numero di A scuola di salute dedicato a questo tema 14 A scuola di salute
D E R M AT O L O G I A
Tornati di moda dopo essere stati dimenticati per un lungo periodo, vanno affrontati con grande serietà: ecco cosa c’è da sapere atuaggi e piercing non sono certo una novità. Sono tornati di moda in questo inizio secolo dopo esser stati dimenticati per lungo tempo. L’uso del tatuaggio, in particolare, risale alla preistoria e accompagna la storia dell’uomo fin dalla civiltà egizia. Ma la scelta di tatuarsi o di applicare un piercing va affrontata con molta serietà per almeno due ragioni: perché il tatuaggio che facciamo oggi resterà dov’è e com’è per tutta la vita e perché sia piercing che tatuaggi comportano rischi, anche gravi, per la salute.
T I rischi
Con il tatuaggio e con il piercing si possono trasmettere infezioni batteriche sulla pelle che qualche volta possono entrare nel sangue e coinvolgere anche il cuore. Si possono trasmettere anche i virus dell’epatite B e C e, in misura minore, il virus dell’AIDS. Un rischio aggiuntivo è rappresentato dalle reazioni allergiche agli inchiostri utilizzati per il tatuaggio e ai metalli del piercing. Particolarmente temibile è l’allergia al cosiddetto “hennè nero” ottenuto aggiungendo all’hennè un composto molto pericoloso, la parafenilendiamina (PPD). Il piercing può causare, oltre alle infezioni acute, anche infiammazione cronica che può favorire infezioni ricorrenti. La formazione di cicatrici o di cheloidi (lesioni cicatrizali, di dimensioni abnormi e sfiguranti) è un rischio concreto sia del tatuaggio che del piercing.
• Il professionista deve lavarsi accuratamente le mani e indossare un paio di guanti sterili (aperti di fronte a voi!). • Aghi e tubi devono essere usa e getta oppure sterilizzati in autoclave, quindi in confezione sigillata, aperta di fronte a voi. • L’inchiostro deve essere nuovo (non riutilizzato rimboccando la bottiglia). • Se qualcosa non va o non convince, meglio salutare e cercare un professionista serio: ce ne sono molti. A tatuaggio completato è necessario evitare il nuoto e i bagni con acqua calda o comunque prolungati per almeno qualche settimana. Piercing e tatuaggi sono particolarmente pericolosi, quindi controindicati, nei portatori di vizi valvolari cardiaci, negli affetti da immunodeficit o patologie croniche, a chi assume farmaci antiaggreganti come l’aspirina, immunosoppressori o anticoagulanti, nei ragazzi con cheloidi e nelle donne in gravidanza.
E se vogliamo liberarcene?
Più facile per il piercing, purché ci si faccia seguire da un dermatologo esperto per evitare cicatrici sfiguranti e per accelerare la chiusura del foro. Ben più difficile per i tatuaggi. La tecnica che dà oggi i risultati migliori, nelle mani di un dermatologo esperto, è il laser che tuttavia può non essere in grado di rimuovere tutto il tatuaggio e può causare la formazione di croste che talvolta esitano in cicatrici permanenti (oltre ad essere molto costoso). Altre tecniche come la dermoabrasione, l’asportazione chirurgica, talvolta con autotraCome ridurre i rischi pianto di pelle, la criochirurgia possono venir Le infezioni sono la complicazione più fre- prese in considerazione da un dermatologo quente sia del tatuaggio che del piercing. esperto ma spesso danno risultati meno sodEcco cosa bisogna controllare. disfacenti della tecnica laser e causano pro• L’ambiente deve avere le stesse caratte- blemi estetici analoghi. ristiche igieniche dello studio del dentista. A scuola di salute 15
D E R M AT O L O G I A
Cosa c’è da sapere tatuaggi si ottengono iniettando inchiostro negli strati profondi della pelle per mezzo di un apparecchio che fa muovere ad una velocità di 50-3.000 volte al minuto un numero variabile di aghi montati su una apposita barretta.
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l piercing viene realizzato con una pistola a molla (di solito per le orecchie) oppure praticando un foro con un apposito ago attraverso il quale viene fatto penetrare il gioiello.
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D E R M AT O L O G I A
{ Attenzione! } iercing e tatuaggi sono particolarmente pericolosi, quindi controindicati, nei portatori di vizi valvolari cardiaci, negli affetti da immunodeficit o patologie croniche, a chi assume farmaci antiaggreganti come l’aspirina, immunosoppressori o anticoagulanti, nei ragazzi con cheloidi e nelle donne in gravidanza.
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{ Come ridurre i rischi } e infezioni sono la complicazione più frequente sia del tatuaggio che del piercing. Ecco cosa bisogna controllare. • L’ambiente deve avere le stesse caratteristiche igieniche dello studio del dentista. Il professionista deve lavarsi accuratamente le mani. Aghi e tubi devono essere usa e getta oppure sterilizzati in autoclave, quindi in confezione sigillata, aperta di fronte a voi. e indossare un paio di guanti sterili (aperti di fronte a voi!). L’inchiostro deve essere nuovo (non riutilizzato rimboccando la bottiglia). Se qualcosa non va o non convince, meglio salutare e cercare un professionista serio: ce ne sono molti.
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{ I rischi } on il tatuaggio e con il piercing si possono trasmettere infezioni batteriche della pelle che qualche volta possono entrare nel sangue e coinvolgere anche il cuore. Si possono trasmettere anche i virus dell’epatite B e C e, in misura minore, il virus dell’AIDS. Un rischio aggiuntivo è rappresentato dalle reazioni allergiche agli inchiostri utilizzati per il tatuaggio ed ai metalli del piercing.
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P SICOLOGIA
DAL DISEGNO DELLA PERSONA AL RIDISEGNARE LA PROPRIA IMMAGINE DI Cristiana
“Il disegno è il racconto che il bambino fa di se stesso”. Con questa frase Guido Crocetti definisce il disegno infantile, una proiezione della propria autoimmagine nell’ambiente e nello spazio: ciò che il bambino è, ciò che desidera essere. Il disegno della figura umana, in particolare, ci fornisce notizie su come il proprio corpo viene percepito, conosciuto, vissuto e raccontato all’esterno. Con la crescita, e particolarmente in adolescenza, il ragazzo inizia a utilizzare il proprio corpo come uno strumento per rappresentare il sé e per rapportarsi all’esterno, in base alla propria cultura di appartenza. In questa fase della crescita il corpo può divenire una sorta di “narratore” di ciò che il ragazzo a volte non sa comunicare a parole.
Il tatuaggio come espressione dell’adolescente
Possiamo trovarci di fronte a corpi mascherati, trasformati, truccati, tatuati,
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De Ranieri
dimagriti, pompati o feriti, in esperienze estreme come l’autolesionismo. La pelle avvolge, incarna, distingue una persona da un’altra (il colore, la consistenza, l’odore, i segni, i nei..), è porosa quindi “assorbe” e va a costituire una sorta di memoria vivente. Tatuare la pelle è ormai molto diffuso fra i giovani (e non solo), è indelebile come le esperienze, fa parlare il corpo con il linguaggio dei simboli, così frequente in adolescenza. Comporta dolore, coraggio, sacrificio, come i rituali antichi che definivano passaggi di status o di appartenenza. Parlare per simboli è normale in adolescenza, ma può essere importante che gli adulti (genitori, insegnanti, educatori in genere, pediatri) favoriscano un contesto in cui poter esprimere a parole (e non solo attraverso agiti, sintomi o simboli) pensieri e contenuti interni.
P SICOLOGIA
LE ORIGINI DEI TATUAGGI
La nascita dei bellissimi tatuaggi orientali che tutti conosciamo è dovuta a leggi che nell’antico Giappone vietavano alla popolazione di basso rango di portare kimono decorati. In segno di protesta si diffuse la moda di portare, nascosti sotto i vestiti, tatuaggi che coprivano tutto il corpo partendo dal collo per arrivare ai gomiti e alle ginocchia. Il Governo nel 1870 dichiarò illegale questa pratica ritenuta sovversiva, ma il tatuaggio continuò a fiorire e a prosperare nell’ombra.
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A L I M E N TA Z I O N E
Obesità Un’unica definizione per un mondo di problemi
Si tratta di una delle grandi emergenze sanitarie dei paesi ad alto sviluppo: ecco come si valuta e cosa c’è da sapere Di Giuseppe
Morino
Per saperne di più, leggi il numero di A scuola di salute dedicato a questo tema
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’obesità infantile rappresenta oggi una delle grandi emergenze sanitarie dei paesi ad alto sviluppo e l’Italia detiene, in Europa, uno dei primati negativi di bambini e adolescenti con eccesso di peso. La definizione di obesità e sovrappeso si basa sul calcolo dell’indice di massa corporea o body mass index (BMI), cioè il rapporto tra peso corporeo, espresso in chilogrammi, e il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Il BMI viene poi rapportato alla popolazione normale per età e sesso.
Il ruolo del pediatra
È compito del pediatra valutare il bambino, individuare il problema ed eventualmente indicare un approfondimento attraverso l’invio ad un centro specializzato, dove verrà effettuata anche una valutazione del metabolismo. È importante ricordare, infatti, che anche il bambino con semplice so-
vrappeso può presentare già in età precoce delle complicanze come il fegato grasso (steatosi epatica), livelli elevati di insulina, trigliceridi, colesterolo, uricemia e pressione arteriosa aumentata, che configurano – se presenti – un quadro complesso noto come sindrome metabolica.
Un approccio personale
Oggi si tende a parlare del ragazzo con obesità piuttosto che dell’obesità infantile in generale in quanto, pur essendoci alla base del sovrappeso/obesità fattori comuni (familiarità, sedentarietà, errate abitudini alimentari), ogni bambino è diverso dall’altro: abbiamo il mangione (“Ha sempre fame e spizzica”), il selettivo (“Rifiuta alimenti come frutta, verdura, pesce e legumi”), il sedentario (“Solo divano”), il depresso (“Si chiude in camera e mangia di nascosto”). Ogni bambino pertanto necessita di un approccio individualizzato, ludico e motivante. In relazione al quadro clinico (se non complicato) sarà importante proporre al bambino percorsi specifici volti a migliorare l’alimentazione (terapia educazionale per un’alimentazione equilibrata e bilanciata) e stimolare il movimento.
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P SICOLOGIA
ANORESSIA Il camaleonte del Disturbo del Comportamento Alimentare
Si tratta di una delle grandi emergenze sanitarie dei paesi ad alto sviluppo: ecco come si valuta e cosa c’è da sapere Di Valeria
Zanna
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P SICOLOGIA
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Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) costituiscono un insieme di sindromi determinate da cause diverse. Possono presentarsi in modo estremamente variabile: accanto a forme temporanee dovute a precise tappe evolutive e ad alcuni momenti critici dello sviluppo, si possono, infatti, delineare quadri molto seri che determinano un grave impatto sullo sviluppo sia fisico che psicologico del bambino, con un rischio di morte dell’1.8 %.
L’anoressia nervosa
Una delle forme più comuni è sicuramente l’Anoressia Nervosa, caratterizzata da una volontaria restrizione alimentare dovuta ad un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee. Questa forma si esprime in una continua e ossessiva paura di ingrassare e nella ricerca della magrezza, spesso
accompagnata da comportamenti di compenso come il digiuno, il vomito autoindotto o l’abuso di lassativi o diuretici.
La bulimia nervosa
La Bulimia Nervosa ha caratteristiche psicologiche molto simili all’Anoressia Nervosa. Tuttavia, è più difficile da riconoscere, in quanto coloro che ne soffrono non raggiungono mai il grave deperimento tipico dell’anoressia e mantengono un rapporto peso-altezza apparentemente adeguato. Il sintomo che caratterizza questo disturbo è l’abbuffata (cioè l’introduzione in un tempo relativamente breve di una quantità di cibo eccessiva). Una volta iniziata, l’abbuffata non si può interrompere, se non quando si è completamente consumata.
mentali (DSM-5) ha introdotto una nuova categoria diagnostica per i DCA infantili ovvero il Disturbo evitante/ restrittivo. Questo disturbo può interferire con la normale curva di crescita in altezza e peso del bambino e determinare una importante perdita di peso. Mentre nell’anoressia nervosa il rifiuto del cibo è legato al controllo del peso e ad una alterata percezione dell’immagine corporea, nel Disturbo evitante/ restrittivo la restrizione alimentare può essere dovuta a mancanza di interesse verso il cibo, al suo gusto, alla sua consistenza o alla paura delle conseguenze che l’atto del mangiare può provocare (es. vomito, mal di stomaco, soffocamento).
Il disturbo evitante/ restrittivo
Recentemente, inoltre, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
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TECHNO-MANIA
Qual è l’età giusta per il primo smartphone? Di Paola
De Rose e Caterina Marano
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TECHNO-MANIA
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TECHNO-MANIA
L’Osservatorio Nazionale Adolescente e telefono azzurro sconsigliano lo smartphone prima dei 12 anni
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ell’ultimo decennio è diventato comune esporre i bambini ad apparecchi tecnologici di ogni tipo. Il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale a partire dai 10 anni d’età mentre oltre 3 adolescenti su 10 hanno avuto modo di utilizzarlo direttamente già prima dei 12 anni.
Smartphone prima dei 12 anni? Meglio di no
Recenti ricerche dell’Osservatorio Nazionale Adolescente e di Telefono Azzurro sulla crescente dipendenza da smartphone invitano i genitori a interrogarsi su quale sia l’età giusta per esporre i figli alla tecnologia, regalando cellulari o tablet. In proposito è stato dimostrato che la sovraesposizione alla tecnologia al di sotto dei 12 anni può causare gravi conseguenze per lo sviluppo del bambino. Alcune di queste sono: riduzione del movimento con aumento del rischio di obesità, privazione del sonno con difficol-
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tà di apprendimento, irritabilità ed effetti negativi sull’attenzione, maggior rischio di disturbi psicopatologici come depressione infantile e ansia, aumento dell’impulsività e diminuzione della capacità di autocontrollo. I rischi diminuiscono significativamente al di sopra dei 12 anni, quando inizia lo sviluppo cerebrale della corteccia pre-frontale, deputata al controllo degli impulsi e alla consapevolezza delle conseguenze delle azioni proprie e altrui.
I genitori devono controllare l’esposizione alla tecnologia dei figli
I dati raccolti dalla vita quotidiana insegnano che è molto difficile se non impossibile evitare l’esposizione, quanto meno indiretta, alla tecnologia degli smartphone prima dei 12 anni. Genitori e insegnanti, in attesa dell’adolescenza, dovrebbero evitare esposizioni dirette e autonome, ponendosi come filtri di protezione rispetto alla tecnologia alla quale i bambini sono inevitabilmente esposti. Sarà utile pertanto preferire esperienze tecnologiche utili come particolari app dedicate all’infanzia ed e-book, accogliendo eventuali esposizioni indirette come occasioni preziose per educare gradualmente ad un adeguato utilizzo del regalo tecnologico e prevenire così i rischi per lo sviluppo del bambino cui abbiamo fatto cenno più sopra.
TECHNO-MANIA
Qual è l’età giusta per il primo smartphone? 3 adolescenti su 10 hanno avuto modo di utilizzarlo direttamente già prima dei 2 anni
Il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale a partire dai 10 anni d’età
La sovraesposizione alla tecnologia al di sotto dei 12 anni può causare gravi conseguenze per lo sviluppo del bambino
I rischi Riduzione del movimento con aumento del rischio di obesità, privazione del sonno con difficoltà di apprendimento, irritabilità ed effetti negativi sull’attenzione, maggior rischio di disturbi psicopatologici come depressione infantile e ansia, aumento dell’impulsività e diminuzione della capacità di autocontrollo. I rischi aumentano significativamente al di sotto dei 12 anni, quando inizia lo sviluppo cerebrale della corteccia pre-frontale A scuola di salute 27
DIPENDENZE
ALCOL E ADOLESCENZA: perché si beve e cosa è importante sapere Di Roberto
Averna
Per saperne di più, leggi il numero di A scuola di salute dedicato a questo tema 28 A scuola di salute
DIPENDENZE
L’uso di alcol è frequente già tra gli 11 e i 15 anni nonostante se ne raccomandi la totale astensione fino ai 16 anni
L
’alcol è spesso presente sulle nostre tavole e di frequente per i bambini il primo contatto con esso avviene proprio tra le mura domestiche. Inoltre, nel gruppo dei pari, non è raro che l’alcol sia presente alle feste o nelle uscite. Recenti indagini hanno mostrato come l’uso di alcol sia frequente già tra gli 11 e i 15 anni nonostante, in ambito medico, se ne raccomandi la totale astensione fino ai 16 anni perché l’organismo non è ancora in grado di metabolizzarlo correttamente.
Non solo vino: cosa bevono gli adolescenti?
Birra, vino, superalcolici, aperitivi o cocktail. Per i ragazzi è sempre più semplice assumere alcol sotto varie forme e gradazioni. Negli ultimi anni, inoltre, si sta diffondendo il fenomeno del “binge drinking”, ovvero
il consumo di 6 o più bevande alcoliche in un’unica occasione. L’alcol, quindi, è assunto prevalentemente lontano dai pasti e allo scopo di percepirsi come più disinvolti, loquaci e integrati nel gruppo dei pari.
Uso o abuso: perché si beve?
L’adolescenza è un periodo critico di ricerca e costruzione della propria identità, spesso accompagnato da ansie e paure. In questo caso, l’alcol funge da facilitatore, in quanto i suoi effetti possono aiutare il ragazzo a superare i propri timori e aiutarlo ad integrarsi nel gruppo dei pari. Allo stesso tempo, possono presentarsi chiari segni di malessere psico-fisico e comportamenti pericolosi associati a condotte di reiterazione dell’assunzione di alcool che interferiscono con lo svolgimento delle attività giornaliere.
Genitori e insegnanti devono chiedersi innanzitutto quale sia la funzione di questo comportamento e se può nascondere una modalità disfunzionale di affrontare un problema. È importante parlare con i propri ragazzi senza giudicarli, e soprattutto metterli al corrente dei rischi dell’assunzione di alcol. Infine, nei casi più gravi, è opportuno rivolgersi ad uno specialista.
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