MEGAFONO N°8

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n. 8 anno II


Indice

* Editoriale........................ p. 3 * Se non ora quando?...... p. 4-5 * Sii bella e stai zitta!........ p. 6-7 * Intervista a M. Marzano e recensione libro........... p. 8-9 * Intervista a A.M.Castelli. p. 10-11 * Donne e politica............. p. 12-13 * Recensione film “Irina Palm”.................... p. 14 * Associazione Il Segno ... p. 15 Prossimo numero in uscita:

Crisi? Si grazie! ...Purché evolutiva!

Work in progress…. Lavoro in corso…

Bellezza oggettiva e soggettiva, bella dentro e fuori; la prima si collega con la quarta, la seconda con la terza, come una proporzione matematica… boh! Di una cosa son certo, però, se dici ad una ragazza che è figa, oltre a ricevere sguardi quantomeno indagatori, sicuramente ti stai riferendo ad una bellezza oggettiva, di quelle che si avvicinano ai 90-60-90, con un bel viso eccetera. Ma questa è la persona che ti piace? No, o almeno se lo fosse non avresti utilizzato un approccio da buon corteggiatore. Ecco allora che entra in gioco la bellezza soggettiva propria di quella ragazza così “migliore” che non avresti mai il coraggio di apostrofarla con apprezzamenti volgari e che, quindi, spesso, per paura di sbagliare non affronti o, al massimo, lo fai con colpevole ritardo, quando troppe incomprensioni, ormai, hanno minato qualsiasi possibilità di successo. A questo punto si ripresenta la ragazza di prima, quella figa, che dopo aver riflettuto sulla profondità dell’aggettivo sostantivato che le avevi affibbiato, decide di dichiararti quell’ammirazione che è un po’ più di un’ammirazione. In quel momento, guardando la figa penserai: “che sfiga”. La ragazza è bella quando è talmente insicura da non rendersi conto di quanto sia speciale, è bella quando devi impegnare tutto te stesso per farle capire che è speciale. Io voglio questa ragazza: timida e sensibile, intelligente e gentile. Una ragazza di così nobile spirito non può che essere la più Bella. A questa ragazza, a questo punto, le dovrai dire: “Sii bella, ma parla”! Andrea Senesi, 25 anni

MEGAFONO Periodico ANNO II NUMERO 8 Reg. del Tribunale di Siena n°2 del 07/04/2010

Coordinato da:

Redazione via Scarlini, 39 Colle di Val d’Elsa (Si) Tel 0577 908053 - Cell. 338 1337207 E-mail associazioneilsegno@gmail.com facebook:Il Segno AssociazionePromozionesociale Blog: http:/ilsegnoeditore.blogspot.com/ Amministrazione “Associazione di Promozione Sociale Il Segno” Viale Marconi, 42 - Poggibonsi - Tel. 338 1337207 Responsabile progetto: Antonella Trefoloni

A cura dell’Associazione

Direttore Responsabile: Fabrizio Calabrese Vice direttore: Aimone Pignattelli Progetto grafico: Elk Studio - elkstudio.it La copertina e il retro di copertina sono tratti da alcune opere di Giuliano Grittini. Il titolo di questo numero di Megafono è tratto dal romanzo “Sii bella e stai zitta” di Michela Marzano. L’articolo a pagina 4 e 5 è accompagnato dal disegno di “Mafalda” di Quino. La foto di Marilyn Monroe a pagina 6 e 7 è stata rielaborata graficamente da Elk Studio. In redazione: Antonella Trefoloni, Aimone Pignattelli, Fabrizio Calabrese, Leonardo Pazzagli, Laila Gouhai, Giuditta Ciani, Silvia Bernardini, Francesco Cacciante, Andrea Movilli, Andrea Senesi, Claudio Fontanelli, Fabio Cevenini, Bianca Vatti, Sonia Marzullo e Veronica Di Leonardo.

In collaborazione con

Hanno collaborato a questo numero: Centro Collaterale Colle di Valdelsa, Associazione Traparentesi, Associazione The Garage, Valeria Ciulli, Milena Milazzo e Elisa Tozzetti. Stampa Arti Grafiche Nencini Manoscritti, dattiloscritti, foto non si restituiscono. La direzione di Megafono non assume come propria l’opinione di quanti collaborando con Megafono esprimono liberamente giudizi e affermazioni con scritti e servizi a loro firma. La collaborazione non richiesta formalmente per iscritto non è retribuita. è vietata la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto riprodotte su questo numero del giornale senza autorizzazione.

Mai generalizzare, ma neanche astenersi dall’esprimere un’opinione cadendo in quell’insidioso qualunquismo che ci penetra “invisibile, In foto: Antonella Trefoloni insapore, inodore”, quotidianamente, come la pubblicità subliminale, che va combattuto e sconfitto. Cari amici, non entrerò nel merito dell’argomento della rivista in quanto ben sviscerato dai giovani aspiranti giornalisti di Megafono che hanno descritto in maniera sublime la situazione, ma voglio andare oltre, perché la crisi, in maniera diversa, riguarda tutti noi. Sperando di evitare la pateticità, voglio affrontare l’argomento raccontandovi un piccolo evento che mi è capitato proprio qualche giorno fa e che ritengo emblematico del qualunquismo dilagante. Io ho una piccola canina presa al canile, simpatica, giocherellona, dolce........troppi peli! D’inverno se non le taglio la frangia, batte il capo nel muro! Quando sta in casa fa la pelle d’orso, un tappeto vivente davvero spassoso, quando è fuori fa come tutti i cani, vuole divertirsi, annusare, correre, giocare e non ultimo fare i suoi bisogni fisiologici che io, correttamente, come fanno tante altre persone, raccolgo con un sacchetto. Mi suona ripetutamente il campanello tanto che sobbalzo, neanche il postino! Apro e mi si presenta davanti una giovane trentenne, aria spavalda, sicura di se, insomma, un carabiniere in versione femminile. Credetemi, mi ha messo soggezione tanta grinta! Con grande

arroganza e altezzosità, si presenta come rappresentante di tutto il vicinato (un centinaio di persone che vivono in abitazioni dietro la mia e che non conosco neanche), asserendo che da quando abito qui (3 mesi), la mia canina che oltretutto ha uno spazio suo dove espellere, ha impuzzolito tutto il piazzale (ampio, di brecciolino dietro casa mia), e che se non avessi provveduto lo avrebbe riferito al padrone di casa! Sono rimasta sbigottita, non sapevo cosa dire tanto era eclatante la bugia! Ma anche molto preoccupata di questa coalizione nei miei confronti, non conoscendo nessuno ed avendo il piazzale personale e la mia canina spesso in casa. Mi sono precipitata a vedere ed annusare ed ho scoperto che un errore l’avevo fatto, e che errore! Non avevo visto una cacca che la sera prima la mia canina aveva fatto in un luogo dove non potevo vedere perché c’era posteggiata un’auto. Ovviamente l’ho raccolta, poi ho telefonato ai vigili che, giustamente si sono messi a ridere........ con tutti i problemi che hanno, preoccuparsi di una cacca! Questo fatto inverosimile, che non mi so spiegare, mi ha portato a riflettere sulle motivazioni.....difficile dare una risposta, ma quello che è certo è che mentre “il mondo va a rotoli”, la gente impiega così tante energie e preoccupazione su una piccola cacca (per scoprire poi che ovviamente erano le fogne)! Che dire? Se questo non è mera indifferenza e ottusità cos’altro? La gente perde il lavoro, i ricchi saranno sempre più ricchi (guardate le speculazioni) ed i poveri sempre più poveri e sempre di più, gli stati falliscono come la Grecia, molti rischiano il fallimento, addirittura anche l’America, non ci sono più soldi per il sociale e la sanità, e Dio sa quanto è grave, le donne sono dovute tornare in piazza per farsi ascoltare, la politica è decisamente in crisi, in Somalia i bambini muoiono come mosche, gli extracomunitari arrivano con una speranza che si spezza il giorno dopo o affogata in un mare impietoso.........potrei continuare la lista ma mi sembra sufficiente ciò che ho detto per decidersi ad “aprire gli occhi”, darsi una mossa e tirare fuori la fantasia per salvare un futuro che si presenta così oscuro. Come stanno facendo le donne. Combattiamo il qualunquismo che avanza, alimentato da una crisi mondiale che in Italia sembra assumere sembianze grottesche. Antonella Trefoloni


SE NON ORA QUANDO? UNA FEMMINISTA RACCONTA

L’INTERVISTA domande

a cura di Andrea Movilli (16 anni) e Bianca Vatti (14 anni)

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Il 13 febbraio scorso migliaia di donne si sono fatte sentire. Il 13 febbraio scorso migliaia di donne hanno lasciato i figli ai mariti, il cane al vicino di casa, hanno chiuso tutte le finestre, la porta, il garage e sono scese per strada, per le piazze d’Italia. Il 13 febbraio scorso migliaia di donne hanno urlato all’unisono “Se non ora, quando?”.

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La manifestazione “se non ora, quando?” ha visto la partecipazione di migliaia di donne. Secondo te è stata una manifestazione utile? O, piuttosto, questa battaglia andrebbe combattuta a fianco degli uomini “di buona volontà”?

L’INTERVISTA

L’urlo è stato così forte, così violento da scuotere gli animi più lussuriosi dei vertici nazionali, queste donne hanno urlato talmente forte la loro rabbia da provocare un’ondata di discussioni critiche, ma anche opinioni favorevoli da non poter far finire tutto lì. Quello era solo l’inizio di una lunga “battaglia” per i diritti che SPETTANO a ogni cittadino, uomo o donna che sia.

risposte

Allora sono ri-scese in piazza. Questa volta hanno scelto una città in particolare: Siena. Perché è piccola e ospitale, è stato detto. Ma chi se ne frega, l’importante è farsi sentire. E’ stata organizzata una due giorni nella città del Palio fin nei minimi dettagli, sono state invitate ospiti importanti, grandi firme della letteratura ma anche dello spettacolo italiano: ricordo la regista Cristina Comencini, o l’attrice Lunetta Savino, e ancora Tindara Addabbo, economista, fino alla neo-segretaria CGIL Susanna Camusso. Siena si è colorata di rosa per un week-end fra i più caldi dell’estate.

I temi cardine sono la parità dei diritti, in particolar modo nel mondo del lavoro (quando parliamo di salario e diritto alla maternità) e la rivisita con occhi di donna del corpo femminile, mercificato da mass media e politica. Questa manifestazione non vuole andare contro a coloro le quali fanno la scelta di vendere o mostrare il corpo per ottenere favori/ denaro. Loro vogliono dire che la donna non è solo quello, c’è qualcosa oltre che va ri-scoperto. C’è la donna che studia e crede nelle sue potenzialità. C’è la donna che vuole far carriera e avere una splendida famiglia, c’è la donna che invece di mostrare il fondoschiena, mostra il cervello. Troppo spesso si tende a pensare che il lavoro della donna sia solo il “contorno” della società di oggi, ma non è più così. La donna ha le capacità per vendere le proprie idee, i propri progetti, il proprio lavoro e non solo il proprio corpo. Sfuggire a duemila anni di tabù su questo argomento è difficile se non impossibile, è per questo che due manifestazioni non bastano a rivoluzionare la percezione che si ha oggi del mondo femminile. Dobbiamo continuare, insieme. Veronica di Leonardo, 21 anni

Secondo te, le donne sono realmente discriminate (nel mondo del lavoro, della politica, della famiglia)? Se sì, cosa individui come causa principale di ciò? Se no, perché molte donne si battono per un’uguaglianza sostanziale, e non solo formale, di diritti?

(Mafalda di Quino)

Si parla sempre più spesso di quote rosa. Sei favorevole?

PAOLO, 19 ANNI 1)«Sì, le donne sono discriminate per una banale e superficiale apparenza “debole”. Se sei donna la società ti marchia a fuoco come individuo di seconda categoria». 2)«Questa manifestazione è stata a mio parere molto utile: quell’apparenza della donna che richiamava debolezza si è resa grande tanto da non richiamare più debolezza, bensì forza!» 3)«Finché la società sarà così, un aiuto al popolo rosa credo sia giusto darlo». LAURA, 20 ANNI 1)«La donna era, e purtroppo è tutt’ora sottoposta a discriminazioni, sia in famiglia che il mondo del lavoro. Forse la colpa è del fenomeno di massa chiamato MASCHILISMO, ma senza stereotipi, penso ci sarebbero meno problemi...». 2) «In ogni piazza d’Italia ho visto e sentito di numerose manifestazioni il cui numero di partecipanti (sia maschili che femminili) ha rallegrato le speranze di questa Italia insoddisfatta». 3.)Le quote rosa sinceramente mi sembrano una sorta di “contentino” dato dagli organi politici». CLaudio, 17 anni 1)«No, è tutto un meccanismo prestampato.. Probabilmente lo erano un tempo, ma ora? Parliamoci chiaro, si può parlare di discriminazione femminile adesso? Secondo me no.» 2)«Tante persone hanno aderito incalzate dal messaggio che le donne mandavano: un’alternativa! Si contrappone all’odierno farraginoso sistema, ma in realtà lo emula in tutto e per tutto. È stato utile a far aprire gli occhi alle persone? No, No, No, anzi.. il contrario.» 3)«Sono come cibo che alimenta un giro impressionante di luoghi comuni, ma il consenso popolare fa di tutto, anche concedere un banale riconoscimento. “Panem et Circenses”, tutti felici e contenti!».

ANDREA, 19 ANNI 1) «Credo che le donne siano discriminate , poi è difficile generalizzare così; in alcuni stati lo è di più e in altri di meno. La causa credo sia la diversità, io non ce la vedo, ma altri si.» 2) «Tutte le manifestazioni (pacifiche) sono da appoggiare, chiunque abbia il buon senso di ritenerle valide e con una motivazione fa bene ad unirsi!». 3) «Si sono favorevole, non vedo il minimo problema». CORA, 15 ANNI 1)« Non so se si possa parlare di discriminazione, però il maschilismo è sicuramente presente. Non penso neanche che ci siano discriminazioni, specialmente in famiglia. Penso anche che sia bene battersi per l’uguaglianza, ma sia uomini che donne insieme. Perché sia uomini che donne siano contenti dell’uguaglianza raggiunta». 2) «Secondo me, appunto, c’è bisogno che siano tutti insieme». 3) «non ti rispondo, perché ho capito il giusto di queste quote rosa ». PIETRO, 16 ANNI 1)«Le donne sono delle grandi approfittatrici, dicono a noi maschi di essere “maschilisti” mentre poi ci criticano anche loro e per dirla tutta dicono di volere un’uguaglianza mentre poi quando conviene a loro se ne escono fuori col “ ma siamo donne..”». ANDREA, 15 ANNI 1)«Si secondo me sono realmente discriminate, forse la causa principale è che sin dall’antichità erano sfruttate e tutt’ora tendiamo a fare come in passato senza pensare che anche loro meritano rispetto». 2) «Secondo me andrebbe combattuta anche a fianco degli uomini perché darebbe un messaggio maggiore a coloro che tendono tutt’ora a discriminare». 3) «Si sono favorevole alle quote rosa».


SII BELLA E STAI ZITTA! Bastano queste cinque parole per descrivere fin troppo bene la condizione della donna in Italia. In questo paese ormai è in atto una regressione culturale che peggiora di anno in anno, e se sei donna te ne accorgi ancora di più. La cosa più preoccupante è che certe cose, che dovrebbero indignarci, vengono invece accettate senza problemi. In foto: Serena Silei Per esempio: vi sembra normale che per ricoprire cariche importanti (politiche o professionali) sia più determinante la propria bravura nell'elargire favori sessuali piuttosto che un dottorato con relativi master ed esperienza nel settore? Molte donne credono che usare la propria bellezza e il proprio corpo per raggiungere ambiziosi obiettivi sia del tutto lecito e non ritengono che questo leda il alcun modo la loro dignità. Beh sono d'accordo, come puoi ledere qualcosa che non hai? Evidentemente ritengono di non avere doti migliori di quelle... In fondo non inventiamo niente di nuovo, già Cleopatra aveva capito il trucco, certo non sarebbe arrivata agli apici del potere se non avesse ammaliato gli uomini più potenti della sua epoca, ma lei è vissuta più di 2000 anni fa e sarebbe anche l'ora che le cose cambiassero! Il “virus” del maschilismo è radicato a fondo nella nostra cultura e colpisce indistintamente uomini e donne, questo è evidente anche nelle piccole cose di tutti i giorni. Per esempio è comune pensare che le “faccende di casa” spettino alla donna anche se lavora (mi sono sempre chiesta: “ma dove sta scritto?”). Non capisco poi perché si continui a pensare che le donne guidino peggio degli uomini, dal momento che tutte le statistiche dicono che a provocare gli incidenti sono molto più i maschi (è perfino nelle tabelle delle assicurazioni). Sono solo due piccoli esempi di una lista di luoghi comuni molto lunga e francamente poco interessante. Quello che invece mi preme dire è che se non vogliamo restare relegate nel nostro ruolo sociale di eterne veline utili solo finché belle (e soprattutto zitte!) dobbiamo smetterla di ricercare sempre l'approvazione dei maschi o peggio ancora cercare di assomigliare a loro e capire una volta per tutte che dobbiamo valorizzare ed andare fiere delle NOSTRE qualità, in quanto DONNE ma soprattutto in quanto PERSONE. Serena Silei, 30 anni

L’INTERVISTA

domande a cura di Andrea Movilli (16 anni) e Bianca Vatti (14 anni)

1) Cosa pensi delle veline e simili? 2) La bellezza esteriore può essere considerata un requisito per accedere a determinate professioni? 3) Ti sei mai lasciato influenzare dalla bellezza esteriore nel dare un giudizio in generale su una persona?

RISPOSTE Laura, 20 anni

Carlotta, 17 anni

1. «Veline e simili non hanno la mia simpatia, sono donne che vengono pagate per mettere in mostra il loro corpo. Alimentano l’idea dello stereotipo di donna “bambola” Tuttavia loro si sono adeguate a quello che gli si è detto di fare, si sono adeguate a quello che sembra volere la società da loro ». 2. «La bellezza esteriore purtroppo è essenziale per molte professioni. Ad esempio, chi pensate prenda più mance? la barista scollata e ben truccata o una in jeans e felpa?». 3. «Fortunatamente sono stata cresciuta con la morale “c’è qualcosa di bello in ogni persona” quindi non do giudizi superficiali, prima preferisco instaurarci un rapporto, o tantomeno provare ad avere una minima conversazione».

Paolo, 19 anni

1)«Credo che dopotutto siano persone come le altre». 2)«È, certe volte, l’unico modo per fare strada. Purtroppo!». 3)«È probabile! Ma anche se fosse stato, quel giudizio non avrebbe avuto nessun valore, alla fine».

Enrico, 18 anni 1) Le donne sono libere di scegliere! Una volta gridavano: “ il corpo è mio e faccio quello che voglio”. Adesso non va più bene?! 2) Beh, chiaro, cosa c’è di male. Ci sono donne che se si prendessero cura di sé sarebbero bellissime. E questo aiuta a stare bene anche con se stesse. 3) Certo, te non sei attratto da un bel fiore, pur non sapendo che è velenoso?!

1)«Ognuno è libero di fare ciò che vuole nella vita, basta non fare di tutta l’erba un fascio e ritenere che è l’unico mestiere a cui aspirano le ragazze di oggi». 2)«Si, per determinati lavori credo occorra anche la bellezza fisica, forse però si tende a confondere quali siano questi lavori». 3) «Come tutti».

Cora, 15 anni 1)«Non ho mai riflettuto a proposito delle veline, ma penso che non sia una cosa così maschilista come si possa pensare, perché è una scelta delle ragazze di stare lì, non sono obbligate, anzi..». 2) «Sì, questo sì. Specialmente per i lavori pubblici o per la televisione. Penso che l’importanza del talento in un dato lavoro sia sempre meno importante». 3) «Penso che tutti si siano lasciati influenzare da questo, o anche da giudizi di altre persone, ma resta il fatto che si può benissimo cambiare il proprio giudizio. Ad un primo impatto puoi avere un certo giudizio, positivo o negativo, ma il giudizio importante è quello che trai quando conosci veramente una persona».

Andrea, 15 anni 1)«Penso che sono delle belle ragazze che però per lavorare devo mettere in mostra il loro corpo». 2)«Secondo me sempre in più settori lavorativi la bellezza estetica sta diventando un requisito». 3)«Quasi sempre m’è capitato di farmi influenzare dall’aspetto esteriore per giudicare una persona».


L’INTERVISTA A MICHELA MARZANO A cura di Veronica Di Leonardo, 21 anni e Filomena Milazzo

Nata nel 1970 a Roma, Michela Marzano ha studiato all’università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all’Università di Parigi V (René Descartes), dove è attualmente professore ordinario di Filosofia Morale e Politica. Come direbbero i miei coetanei romani l’incontro con la Marzano è In foto: Michela Marzano stato DA PAURA! Un’intervista che fa riflettere, su un tema che ancora oggi fa molto discutere: lo stereotipo della donna-oggetto.

Lei è qui in Italia da qualche giorno e ha fatto molti incontri pubblici e immagino abbia incontrato tante giovani donne. Trova riscontro nel modello di donna-oggetto creato dai mass-media delle donne ideali? L’immagine che arriva delle donne italiane all’estero corrisponde a quello che lei sta sperimentando in questi giorni? «Io ho incontrato molte donne, però non molte giovani donne. Non so se sia dovuto al fatto che l’informazione non è circolata abbastanza. Le donne della realtà che ho incontrato sono venute perchè avevano voglia di sentire un discorso diverso, perchè non si sentono rappresentate dai modelli che vengono proposti. Quindi per quanto mi riguarda, da questo punto di vista il mio lavoro è terminato: scrivendo il libro e facendo una serie di incontri, ho lanciato una pietra. Adesso spetta a tutte noi nella realtà quotidiana, fare in modo che le cose cambino, perchè la realtà, diversa da queste donne immagine, possa emergere per rappresentare il nostro Paese. Perchè purtroppo l’immagine che si ha in Francia dell’Italia è l’idea di un Paese in cui le donne sono quasi assenti oppure, quando sono presenti, sono completamente sottomesse a un certo tipo di potere». Perchè secondo lei anche la pubblicità rivolta ad un target femminile mostra donne semi-nude e seducenti? «La questione della pubblicità è duplicata: lo scopo della pubblicità è quello di vendere. Dunque si utilizzano le formule che ci permettono di vendere meglio. C’è naturalmente un lavoro da fare, nel senso che se un prodotto si vende, quello che non si vende è la donna. Ma, al di là della pubblicità (la pubblicità si trova in tutti i Paesi) quello che secondo me crea un problema in Italia è che non è solo la reclame che dà questa idea della donna in vendita, ma al di là di essa ci sono immagini, rappresentazioni e comportamenti che fanno eco alle immagini pubblicitarie come se fossero l’unico linguaggio a nostra disposizione.».

Sii bella e stai zitta.

Perché l’Italia di oggi offende le donne Editore Mondadori (collana Strade blu), 2010

Come si può surclassare questo stereotipo? «Intanto capendolo. Il punto di partenza è quello di analizzarlo, cercando di vedere di fronte a quali modelli ci si trova, e poi, a quel punto, cercare di vedere quello che appartiene al modello in quanto tale, quello che viene aggiunto al modello; poi, decostruendo le immagini, cercare di capire anche quali sono le finalità di un certo modello. Si tratta proprio di analisi di DECOSTRUZIONE e RICOSTRUZIONE a partire dalle immagini, dai messaggi che ci vengono forniti per poi cercare di confrontarli con la realtà facendo la differenza e superando quindi ciò che appartiene solo all’immagine o al messaggio».

SII BELLA E STAI ZITTA Recensione

Questo libro è un urlo. Forte, importante e consapevole. Nell’epoca di bunga-bunga, di velinismo e marchette, questo scritto appare come un grido forte di una, cento, mille donne nel silenzio assordante che riempie l’Italia. Michela Marzano lo definisce “atto di resistenza”, cerca di decostruire l’immagine stereotipata della donna bella, alta, snella, senza cellulite, con i capelli sempre in ordine e il trucco perfetto; rendendola più umana e vicina a noi. Sottolinea con insistenza che c’è una grossa, enorme differenza fra FARE ed ESSERE donna: questa dicotomia sembra, al giorno d’oggi, non esistere più. Non c’è più quella voglia di essere belle mostrandoSI, mostrando noi stesse per ciò che siamo, per le nostre esperienze, per il nostro bagaglio culturale, per i nostri immancabili kili in più. Ci facciamo troppo spesso abbindolare dai modelli che passano in televisione con una facilità allarmante: io devo essere lei. La situazione della donna italiana è aggravata anche dal maschilismo che galoppa in tutti gli ambiti socio-culturali: quando si parlava di RU 486 (la famosa pillola abortiva), chi ne discuteva erano soprattutto uomini. Forse in qualche talk-show si è chiesto il parere di qualche donna, qualche ginecologa, psicologa o qualunque professione finisca in -ologa; ma mai a una donna che si è trovata davanti a dover scegliere se dare la vita o toglierla. Erano sempre gli uomini, con il loro fare diplomatico, a dire l’ultima, a criticare chi fa così, chi fa cosà; senza però essersi mai trovati (per ovvi motivi) di fronte a questa importante scelta. Ecco che da piccole alle bambine venivano comprati i piattini, le lavatrici in miniatura, la cucina in miniatura, la bambola con il passeggino; mentre ai bambini venivano regalati armi, macchinine, oggetti per l’edilizia, videogiochi violenti. Fin da piccoli dunque c’è questo indirizzamento psicologico verso una determinata figura sociale ben definita (l’uomo fuori a fare la guerra o a lavorare, la donna a casa fra pannolini, panni sporchi e cucina), che è difficile da decostruire nel tempo. Ma è quello che cerca di fare la professoressa Marzano nel suo libro. L’autrice si è solo limitata a scrivere ciò che vede, la voce siamo tutte noi. C’è un estremo bisogno di cambiamento, lo abbiamo visto quando centinaia e centinaia di donne sono scese in piazza a febbraio, urlando in coro “Se non ora, quando?”. Lo abbiamo visto nella loro complicità e nei loro occhi. Non fermiamoci qui. Veronica Di Leonardo, 21 anni

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L’INTERVISTA A ANNA MARIA CASTELLI

Anna Maria, tu sei una “cantattrice”; quali sono i tuoi esordi? E com’è avvenuta questa commistione di generi? Cantattrice non si nasce e, a volte, non lo si diventa neppure. Devo ringraziare una serie di “fortunate” coincidenze. Una fra tutte l’incontro con la poesia e la filosofia di un grande chansonnier francese, Léo Ferré. Lui aveva composto un’opera, inedita, mai rappresentata al mondo dal titolo “Opéra du Pauvre”, per 13 personaggi che, per sua volontà, dovevano essere rappresentati per un’unica voce. Io accettai la sfida e, dopo un anno e mezzo di lungo e faticoso lavoro, riuscii a portarlo in scena a Vilnius e Kaunas, nel 2002, con l’Orchestra di Stato lituana, la Lithuanian State Simphony Orchestra. Questo fu il mio vero battesimo. L’Italia è un paese ancora molto maschilista; hai incontrato difficoltà o pregiudizi legati alla tua sessualità in campo lavorativo? Io non so quanto questo Paese sia ancora maschilista. Purtroppo c’è una cosa che viene prima ed è il clientelismo che non conosce generi, non conosce contenuti, non conosce professionalità ma solo il far lavorare l’amico dell’amico dell’amico etc. etc. Questo cancro che ormai pervade il mondo dello spettacolo in generale e quello del teatro e della musica in particolare, lo cito anche in uno dei monologhi del mio ultimo spettacolo. Il pregiudizio nei confronti del mio genere è un problema che io non ho mai avuto modo di incontrare perché sono costretta ad affrontarne altri “ a monte”, ben peggiori e molto più frustranti. Si parla molto di mercificazione del corpo. Tu fai un mestiere in cui il linguaggio del corpo è

una componente essenziale, se non totale. Che rapporto hai con il tuo corpo? E cosa significa per te “femminilità” ? Io ho sempre usato molto il mio corpo, cercando di farlo parlare insieme alla mia anima, al mio cuore e, soprattutto, al mio cervello. Insomma, ho cercato sempre di adottare un linguaggio unico, chiaro, trasparente che passasse attraverso “tutto” il mio corpo e che ne racchiudesse l’essenza e non l’immagine. Il mio dramma più grande, ogni volta che vado in scena, è la scelta dell’abito. Io sono tante cose che il mio corpo esprime ogni volta in modo diverso e quello che io dico attraverso lui non ha niente a che fare con ciò che vedo in televisione, o nei grandi spettacoli o, a volte, anche in teatro. Io non vedo mai donne disposte a “sporcarsi” le mani immergendosi nelle proprie parti buie, attingendo da esse forza, vitalità, mascolinità e metterla al servizio della propria bellezza, della propria femminilità, della propria sensibilità. Non si può essere profondamente donna in scena e nella vita se non si è disposte ad essere anche profondamente uomo, in scena e nella vita. E’ un concetto difficile da spiegare e non ha niente a che vedere con l’omosessualità o con l’eterosessualità. E’ una questione molto intima e profonda. E’ vero che io godo del vantaggio di aver lavorato molto sul mio corpo, soprattutto attraverso la bioenergetica e questo forse è un elemento che viene un po’ trascurato…non la bioenergetica, naturalmente, ma il fatto che continuare a lavorare sempre e comunque su se stessi, sulla propria psiche, sul proprio corpo, sui suoi bisogni che, naturalmente, sono sempre in evoluzione. Tra i molti premi che ti sono stati assegnati nel corso della tua carriera, compare anche il “Premio Portovenere donna” del 2007, premio assegnato anche ad altri nomi illustri come Margherita Hack, Dacia Maraini o Milena Gabanelli. Quali sono le donne che hanno segnato in qualche modo il tuo percorso artistico? Dietro ai nomi delle donne che hanno ricevuto il Premio Portovenere Donna leggo tante storie, storie umane, artistiche, professionali, di impegno, di lotta e come loro tante altre hanno dovuto lottare per affermare la propria volontà, il proprio talento, la propria professionalità. Alcune sono diventate vere e proprie icone, altre non hanno avuto il tempo di diventarlo, altre sono rimaste nell’ombra. E’ da tutte queste che io ho tratto e traggo continuamente

ispirazione. Per natura e per carattere io non riesco a farmi “segnare” da una sola persona ma a raccogliere da ognuna, sia esso uomo o donna, ciò che più mi colpisce e mi impressiona e a trasformarlo in uno strumento in più da mettere a disposizione della mia vita umana ed artistica. Insomma un po’ “Né dio, né maestri”! Cosa ne pensi delle manifestazioni del 13 febbraio (“Se non ora quando”)? L’Italia sarà mai davvero “un paese per donne”? Io penso che noi siamo già “ in” un Paese per donne ma non siamo ancora “un” paese per donne. La storia degli ultimi anni non ci ha certamente aiutate a fare passi in avanti per trovare la giusta ed adeguata collocazione nei posti “chiave” dove la rappresentanza femminile è ancora troppo, troppo esigua. In compenso la mancanza di sostegni istituzionali e logistici (assistenza all’infanzia e alle persone anziane) ci costringe ad occuparci di altro. Inoltre, ma questa è soltanto una mia impressione,

non siamo riuscite, nonostante i grandi movimenti femministi e i grandi fenomeni di aggregazione femminile, ad essere veramente solidali e complici. Viviamo una realtà dove il livello di competizione fra uomo e donna è alto ma fra donna e donna lo è quasi di più e questo non gioca a nostro favore. Dobbiamo forse fare uno scatto in avanti e cercare di smettere di fare il “loro” gioco e cominciare a giocare il nostro in modo serio e responsabile e…a qualunque costo! Sonia Marzullo, 23 anni

In foto: Anna Maria Castelli

Anna Maria Castelli, di origini napoletane , nasce a Milano e vive per molto tempo in Svizzera;inizia a cantare giovanissima. La sua attività artistica è molto intensa, soprattutto all’estero, dove ha cantato in molti teatri e festival internazionali in oltre 30 Paesi nel mondo. Uno di questi prestigiosi festival, il Montreux Jazz Festival, che l’ha invitata per due edizioni consecutive, l’ha considerata una fra le prime cinque 5 voci al mondo. Ricercatrice curiosa, alterna al suo interesse per il jazz, il tango, la canzone d’autore, il teatro, il teatro musicale del quale è considerata una delle maggiori interpreti europee.


Incontro con Elisa Tozzetti

per riflettere insieme sul femminismo e il maschilismo nel nostro paese Il modo più facile per cominciare un pezzo che parla di donne e di sessismo, sarebbe attaccare, con una lunga critica, il maschilismo dilagante nel nostro paese per poi passare in rassegna le “innumerevoli” virtù del genere femminile, che però andrebbe chiamato, nel caso, sesso debole, e messo fra virgolette, perché non si pensi che sia opinione dello scrittore. Se poi aggiungiamo che ultimamente le donne Italiane si stanno smuovendo e ribellando, vedasi movimenti SNOQ & company, allora sì, che ci si potrebbe divertire a scrivere un pezzo di genere. Se qualcuno ancora non l’avesse capito, ovviamente non scriverei mai un pezzo sulle donne parlando dei suddetti argomenti. Non ne parlerò perché secondo me c’è un presupposto di fondo sbagliato. Il femminismo. Qualcuno/a può sostenere che il femminismo si renda necessario qualora il maschilismo calpesti i diritti delle donne. Ma se il maschilismo rischia di calpestare le donne con i suoi comportamenti violenti, le donne dovrebbero chiedersi in quale misura il femminismo non sia speculare al maschilismo. Personalmente credo che le donne possano rappresentare un modello alternativo, forse più positivo, rispetto al modello maschile che abbiamo davanti tutti i giorni. Ma questo può succedere solo se loro per prime capiscono di dover cambiare e non imitare. Ne ho parlato con Elisa Tozzetti, presidente dell’associazione (Traparentesi) e delegata cultura e donne nella segreteria del PD di Poggibonsi, come esempio di una giovane e forte figura femminile in ascesa vicina a noi. 1 - Partiamo con qualcosa di semplice. Come siamo messi a sessismo in Italia? «Senza dubbio c’è uno squilibrio tra il mondo maschile e quello femminile. Le donne subiscono delle discriminazioni sociali soprattutto sul piano lavorativo. La maternità spesso è considerata come un problema e spesso non viene tutelata. È vero che ultimamente ci sono movimenti di rivendicazione dei diritti da parte delle donne, movimenti che partono da una presa di coscienza e dalla volontà di affermazione. Ancora siamo indietro, ma ci sono dei

ne, o i z a r e p ...La coo one, ’l integrazi ne e o i z a i l i c n la co zione a s n e p m la co . dei ruoli..

uomini, anche solo quando parlano, spesso si aggrediscono». 5 - Al giorno d’oggi le donne si stanno comunque facendo strada in molti campi e stanno raggiungendo posizioni di rilievo. Credi che ciò sia dovuto alla loro abilità di proporre un’alternativa al modello maschile o pensi che siano arrivate lì adottandone gli stessi comportamenti, aggressività, competitività ecc? «Molte donne, soprattutto negli anni ‘80, hanno dovuto adottare comportamenti maschili o rinunciare ad una parte della loro femminilità, come ad esempio la maternità. Penso si debba cambiare rotta e che la sfida di oggi sia riuscire ad esprimere tutte se stesse in tutti gli aspetti (lavorativo, affettivo ecc.)». 6 - E per te cos’è più importante, l’alternativa o l’imitazione? «La cooperazione, l’integrazione, la conciliazione e la compensazione dei ruoli».

segnali che fanno ben sperare, uno di questi è stata l’approvazione della legge che introduce le quote rosa nei CDA aziendali». 2 - Nella storia gli uomini hanno fatto le guerre, e le donne li seguivano per curare i feriti e per soddisfarli sessualmente. Oppure, il maschio si batte per guadagnare il diritto di fecondare la femmina. O ancora, le femmine, parlando di mammiferi, sono programmate biologicamente per allevare e crescere i bambini. Queste cose potrebbero essere scritte nei nostri geni, cosa ne pensi? «Potrebbe essere vero. Non possiamo negare la nostra natura biologica. Però l’uomo è un animale sociale e quindi queste definizioni mi sembrano troppo restrittive, perché nella realtà non ci sono ruoli così stereotipati, ma c’è una complessità maggiore, ci sono numerose sfumature». 3 - È chiaro che in futuro dovremmo cambiare mentalità (per l’ambiente, per il pianeta ecc.), e le donne, nel loro ruolo biologico di accudire i neonati soprattutto nelle prime fasi della vita, sono la fonte principale degli stimoli che ne plasmano il cervello.

E se quindi ti dicessi che invece proprio per le caratteristiche che dicevo prima, le donne sono in una posizione privilegiata per migliorare il mondo? «Credo che le donne debbano essere rese più consapevoli di questo ruolo. Educare alla maternità (non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello emotivo) potrebbe essere un’opportunità per lo sviluppo di una società migliore. Non mi piace comunque l’idea che il bambino sia legato alla sola figura della madre, la famiglia dovrebbe diventare un nucleo cooperativo». 4 - La nostra è una società decisamente maschile, ma in passato vi sono state società matriarcali, nelle quali le posizioni ai vertici erano occupate da donne e non da uomini. Questo tipo di società è strettamente legato a lunghi periodi di pace. A cosa pensi sia dovuto questo legame? «Non so rispondere con certezza, faccio qualche riflessione. Secondo me le donne, a differenza degli uomini, tendono ad essere più difensive che aggressive e sviluppano l’aggressività nel momento in cui vengono aggredite a loro volta. Credo sia un retaggio ancestrale. A livello sociale credo le donne abbiano una capacità maggiore di dialogo, gli

7 - Le donne potrebbero però imitare i comportamenti maschili, oppure potrebbero rivelarsi inabili per altri motivi. Non è detto quindi che le donne sappiano fare di meglio degli uomini. O no? «Sono d’accordo, non è detto che sappiano fare meglio, ma non hanno mai avuto l’opportunità di dimostrare fino in fondo quanto valgono, quindi bisognerebbe provare». 8 - Mettiamo caso la nuova società femminile funzioni, cosa diresti al tuo uomo? a)siamo un modello da seguire, o b)te l’avevo detto? «(risata) Te l’avevo detto. È la classica risposta femminile. In realtà unirei le risposte “te l’avevo detto, siamo un modello da seguire”». 9 - Quella prima era stupida. Però concludiamo con un must. Previsioni per il futuro. «Un auspicio è quello di raggiungere una società paritaria in cui le donne possano sentirsi donne realizzate in tutti i loro aspetti con la complicità dell’altra metà del cielo». Francesco Cacciante, 22 anni


Non è perchè le cose sono difficili che non osiamo, è perchè non osiamo che sono difficili ( Seneca )

REGIA: Sam Garbarski

“QUANDO SI PARLA DI EROI, ANZI DI EROINE, DOBBIAMO PENSARE ANCHE AD IRINA PALM, personaggio DI UN FILM DI GRANDE, IMMENSA, UMANITÀ. ” Esistono dei film che non sono gratificanti come le commedie, i film d’azione, i triller.., ma impegnativi, a volte un po’ lenti, silenziosi........ ma che rappresentano un’umanità straordinaria che si cela dietro una strana calma e che si esprime con le azioni e le espressioni di un volto già provato dalla vita. La forza di una donna ormai di mezza età che si riattiva per salvare il nipotino morente. Venduta la casa, finiti i risparmi dei genitori disperati, ormai rassegnati alla morte del figlio, lei, impossibilitata a trovare un lavoro normale, pur di salvare la vita a tre persone (figlio, nuora e nipote), abbandona la “serenità” di una vita routinaria e normale, e con tutta semplicità, da sola e con tanta paura nel cuore, abbandona tutto e fa quello che non avrebbe mai pensato di poter fare. Con il suo fardello di tristezza e senso d’impotenza, affronta una situazione che salverà suo nipote ed i suoi genitori, senza mai un lamento, ma anzi, proteggendoli da ulteriori dolori. Intanto lavora a pieno ritmo, continua a fare la casalinga, accetta silenziosamente le “maldicenze” delle false amiche e del vicinato, oltre alle dolorose offese del figlio. Irina, timida, sola, ma con una forza ed un’umanità dentro che solo una donna, in quanto madre, può avere, affronta questa realtà offensiva, perde, o meglio, sembra perdere la sua dignità, ma alla fine..............non dirò certo come, salva la vita anche a se stessa e ad altri disperati inconsapevoli. Un capolavoro di umanità, di solidarietà, d’intelligenza affettiva che ha da insegnare a tutti noi, dove sta il vero valore della propria reale dignità e identità umana.

“Eleven A.M.” di Edward Hopper, 1926, conservato al Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington D.C., particolare

e ora ripartiamo con l’autofinanziamento

Dalla prossima uscita “Megafono” si svincola dal “Progetto Giovani” avviato a maggio 2009 e che prevedeva la chiusura a settembre 2011. Ebbene, siamo arrivati all’ultima uscita e il progetto sta avendo un successo inaspettato!

continuare quest’avventura DIVENTA doveroso MEGAFONO è DIVENTATO IMPORTANTE PERCHé: • finalmente esiste un mezzo di tutto rispetto che dà voce ai giovani nei settori culturali, sociali, con un’informazione pulita e corretta. • gli adulti leggono “la rivista” con interesse perché spesso non conoscono la realtà vissuta dai loro figli; • i Comuni della Valdelsa senese, ivi compreso il Comune di Monteriggioni, ma anche i Comuni della Valdelsa fiorentina: Certaldo, Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle, Castelfiorentino e la Provincia di Siena, sostengono volentieri tale iniziativa perché la ritengono un mezzo valido di informazione ed espressione giovanile; • nella realtà senese, con le sue Università, in particolare la Facoltà di Lettere e il Dipartimento di Scienze della Comunicazione, sono state inevitabilmente coinvolte. Inoltre, collaborare al “Megafono” può rappresentare una possibilità interessante di accedere all’attività giornalistica, potrebbe dare dei crediti scolastici ai giovani partecipanti e un contributo culturale e sociale significativo per una corretta informazione.

Megafono continuerà a uscire grazie a DONAZIONI PER L’autofinanziamento da parte di aziende e privati

Valeria Ciulli, 25 anni

PROSSIMA USCITA DI MEGAFONO:

RINGRAZIAMENTI

“Fondazione ione vogliamo ringraziare la as cc l’o n co e e lud nc co si i” Il “Progetto Giovan le Associazioni che insieme e tto ge pro il to ina ord co ha che Arci Territori Sociali Altavaldelsa” lturale “Aracnos”, il Circolo Cu e ion iaz oc ss l’A o: ss ste tto a noi hanno lavorato al proge osaico” e “Sangiradio”. “M le cia So ne zio mo Pro di e ion “Blue Train Club”, l’Associaz

“Crisi? Si grazie! ...Purché evolutiva!“

CRISI ECONOMICA? CRISI PERSONALE? CRISI SENTIMENTALE? CRISI LAVORATIVA? CRISI MONDIALE? INSOMMA ...la crisi

CONTRIBUISCI ANCHE TU all’uscita del prossimo numero CON LE TUE RIFLESSIONI !

Contattateci! Antonella 3381337207 e-mail a.trefoloni@libero.it Aimone 3381283768 e-mail aimonepignattelli@gmail.com Andrea 3933314291 e-mail andresen86@yahoo.it associazioneilsegno@gmail.com facebook: il segnoassociazionepromozionesociale Blog: http://ilsegnoeditore.blogspot.com/ Le immagini pubblicate su questo numero sono da considerarsi di pubblico dominio. Chiunque si sentisse parte lesa nei propri diritti d’autore può richiedere la rimozione delle immagini all’editore, documentando la legittimità dei diritti sugli oggetti da rimuovere.


n. 8 anno II

PERCHE L’ITALIA DI OGGI OFFENDE LE DONNE


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