n. 6 anno II
LA VOC E DEI G IOVANI
mArLene KunTZ
DIVERSI ...
MEGAFONOMEGAFO Indice
* Editoriale ....................... p. 3 * Intervista a Celestini ..... p. 4-5 * Omosessualità .............. p. 6-7 * Razzismo ...................... p. 8-9 * Musica: Marlene kuntz.. p. 10-11 * Cinema .......................... p. 12-13 * Associazioni .................. p. 14 * Associazione Il Segno .. p. 15
Prossimo numero in uscita n. 7 anno II
LA VOC E DEI G IOVANI
“Sii bella e stai zitta”
WorK In ProGreSS…. LAVoro In CorSo…
I HAVE A DREAM
Cento anni fa un grande americano (ndr Abramo Lincoln), alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività. Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo, il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia. Questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. continua a pagina 4 meGAFono Periodico ANNO II NUMERO 6 Reg. del Tribunale di Siena n°2 del 07/04/2010
Coordinato da:
redazione Via Romana, 98/C - Poggibonsi - Staggia Senese Tel. 0577 958993 - Cell. 3381337207 e-mail associazioneilsegno@gmail.com facebook:Il Segno AssociazionePromozionesociale Blog: http:/ilsegnoeditore.blogspot.com/ Amministrazione Associazione “Il Segno Editore” Viale Marconi, 42 - Poggibonsi - Tel. 338 1337207
A cura dell’Associazione
direttore responsabile Fabrizio Calabrese Progetto grafico kiné - Elk Studio Le foto in copertina: La Gioconda di duchamp, La Gioconda di L. da Vinci In redazione: Aimone Pignattelli (vice direttore), Antonella Trefoloni, Fabrizio Calabrese, Leonardo Pazzagli, Laila Gouhai, Giuditta Ciani, Silvia Bernardini, Francesco Cacciante, Andrea Movilli, Andrea Senesi, Claudio Fontanelli, Fabio Cevenini, Bianca Vatti. Hanno collaborato a questo numero: Centro Collaterale Colle di Valdelsa, A.N.P.I. San Gimignano, Associazione Librarsi, Associazione Traparentesi, Associazione The Garage, Carlotta Ciani, Veronica Di Leonardo, Serena Taccone.
In collaborazione con
Stampa Arti Grafiche Nencini Manoscritti, dattiloscritti, foto non si restituiscono. La direzione di Megafono non assume come propria l’opinione di quanti collaborando con Megafono esprimono liberamente giudizi e affermazioni con scritti e servizi a loro firma. La collaborazione non richiesta formalmente per iscritto non è retribuita. È vietata la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto riprodotte su questo numero del giornale senza autorizzazione.
ONOMEGAFONOME L©angolo degli adulti Carissimi, questa volta, la giovane redazione del Megafono, ha scelto un argomento decisamente ostico: la diversità. Considerando il contesto storico e sociale contemporaneo, mi sembra di fondamentale importanza. Le diversità, più o meno eclatanti, caratterizzano, non solo il presente, ma soprattutto il vostro futuro. Ci vorrebbe un’enciclopedia per parlare di questo tema, ma abbiamo solo poche preziose pagine e l’indagine sarà riservata alle differenze più eclatanti. Ma già questo è qualcosa, considerando che è importante cominciare a sviscerare questo tema che accompagnerà sempre più le nuove generazioni. Diversamente dalle altre riviste, voglio lasciare la presentazione a Leonardo Pazzagli (19 anni), che ritengo abbia descritto la diversità in maniera decisamente esaustiva:
...diverso, dal verbo latino divértere, “volgere in opposta direzione”. Diverso, sinonimo di una condizione rischiosa, propria di chi si differenzia, di chi attira complementarmente su di sé ammirazione e paura. Diverso, aggettivo che necessita di un sistema di riferimento, di una condizione di normalità prestabilita per non perdere il proprio significato. Diverso, offesa. Diverso, apprezzato riconoscimento di originalità; oggettiva attestazione. In bilico fra numerose sfumature, in un società che rincorre l’emulazione quanto l’eccentricità, la diversità è un concetto che necessita puntualmente di una contestualizzazione. Perché spaventa ed al contempo attrae. Perché è un prezioso jolly, ha un valore potenzialmente molto grande, ma va saputo utilizzare al momento e nel luogo adatto. Ci sono diversità che hanno invece intrinseca una connotazione negativa, che sono barbaramente temute ed allontanate, o peggio ipocritamente accettate. Un colore della pelle differente, un’ ispirazione sessuale diversa dalla comune eterosessualità, una sanità mentale giudicata deficitaria; la nascita in un luogo socialmente meno sviluppato. Ci sono diversità che hanno fatto evolvere l’uomo: un nuovo modo di pensare, di concepire le cose. Avanguardie pittoriche, letterarie, che hanno attirato e vinto critiche e frustrazioni di chi era invece incapace di rinnovarsi. La scintilla dello scienziato che la pensava in un altro modo, ridicolizzato invano da quella comunità scientifica impaurita di perdere le proprie comode certezze. Quella diversità che è una componente positivamente essenziale nella nostra evoluzione, ma che come tutto ciò che è di valore ha un prezzo e non è per i deboli di cuore. Per non nascondere la propria diversità agli occhi di questo mondo pigro e statico e sempre pronto a giudicare, serve coraggio; per cambiare il mondo, per non affogare nella routine, per vivere in pace con sé stessi e con la propria condizione. Chi ha seguito il flusso della massa è rimasto impantanato in quella stessa massa, informe ed incolore; insipida. e quindi non resta che rischiare, prender coraggio e “volgere in opposta direzione”. Antonella Trefoloni
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MATTIMATTIMATTIM continua da pagina 2
Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza. Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia. Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali. Ho davanti a me un sogno, oggi! E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual:
“Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”
(Brano tratto dal discorso “I have a dream” di Martin Luther King)
I MATTI SIAMO NOI,
incontro con Ascanio Celestini
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Il 21 dicembre scorso sono andata a un incontro con Ascanio Celestini al cinema Garibaldi di Poggibonsi. La serata prevedeva la proiezione del suo primo film “La pecora nera”, ispirato allo spettacolo teatrale che lo stesso Celestini ha portato in tournee nel 2008. Dopo la proiezione, c’è stata l’occasione per parlare un po’ con questo autore, grazie anche all’intervista realizzata da Leonardo Moggi.
essere umano al di sotto di un altro. Celestini ha fatto riferimento a una scena del suo film, dove una suora si scusa con i “visitatori” perché un loro paziente, nel corridoio, se l’è fatta addosso: la suora non ha rispetto dell’essere umano, non ne ha pietà, ma lo tratta come una pianta o come un animale e si sente in dovere di scusarsi di fronte alle persone “civili”.
“La pecora nera”, che racconta la situazione attuale dei manicomi in Italia, ha dato ovviamente lo spunto al suo autore per parlare della pazzia e del concetto di manicomio. Chi sono i matti? E che cosa è un manicomio? Secondo Celestini, che riprende in questo Franco Basaglia, il manicomio è ovunque ci sia qualcuno che ha il potere e decide per tutti. Non servono quattro mura, porte o chiavi, basta un atteggiamento, una violenza psicologica che pone un
È questa una visione un po’ estremista del mondo in cui viviamo, ma fa riflettere: chi ci assicura che siano loro i malati e che noi siamo le persone sane, che stanno bene? Chi ci assicura che la loro pazzia, come sosteneva Pirandello, il loro ribellarsi alle regole socialmente riconosciute non li renda più liberi e più felici di noi? Anche il film, con il suo finale inatteso, sembra porre questo interrogativo: chi sono i matti? A voi la risposta. Giuditta Ciani
Trattare da inferiore una persona che sai che non può difendersi o contraccambiare è una forma di violenza. Per questo Celestini identifica con i manicomi anche i supermercati, i call center, tutti quei luoghi di lavoro dove il capo comanda sui dipendenti in modo dispotico e prepotente, senza che questi si possano ribellare. Ogni istituzione (lo Stato, la caserma, la famiglia) è un manicomio perché in essa c’è sempre qualcuno che impartisce gli ordini ad un altro che ha poca o nulla possibilità di ribellarsi.
IMATTIMATTIMATTI PAZZO O NON PAZZO Questo è il problema...
DOMANDE a cura della redazione
1)Siamo tutti un po' matti? Siamo tutti un po' malati? Boh.. me lo sono sempre chiesto.. anzi più spesso mi sono chiesto ma sono matto/malato io? O lo sono tutti gli altri? 2)Senz'altro quella psicologica, un livido sul braccio è più facile da mandarsi via di un “livido” in testa. Ma non stiamo qui a dire quale tipo di violenza sia peggio o meglio: che sia fisica o che sia mentale è sempre violenza. 3)Anche adesso!
Hind, 16 anni Francesco, 22 anni
1)No, dire che siamo tutti matti equivale a dire che non lo è nessuno perché non ci sarebbe più distinzione. 2)No, mentre uno schiaffo può essere qualcosa di impulsivo, una violenza psicologica ti lascia turbata perchè è più ragionata. 3)Si, perché non dipende da noi ma ne siamo vittime.
1)No, perché non tutti hanno dei motivi per diventare pazzi... 2)No, perché la violenza psicologica può far più soffrire di quella materiale... 3)Si, perché può essere causata anche da una semplice presa per il culo a scuola o semplicemente guardando la televisione...
1)Se la mettiamo sul patologico no, ma se si parla di turbe quelle le abbiamo tutti. 2)No, il dolore fisico passa in fretta ma una ferita psicologica è più subdola e ce la portiamo nella tomba. 3)Si, viviamo in una società che limita fortemente le nostre libertà e questa è la peggiore violenza psicologica di tutte.
Giorgia, 15 anni
Andrea, 16 anni
BIANCA, 14 anni
1) Partendo dal presupposto che la pazzia è una malattia mentale, pensi che siamo tutti un po' matti? 2) Pensi che la violenza materiale sia più dannosa della violenza psicologica? 3) Pensi, come dice Celestini, che tutti noi siamo soggetti a violenza psicologica?
1) Secondo me no.. è sbagliato generalizzare così 2) Molto peggio quella psicologica, perché te la ricorderai sempre 3)Credo di no...
Sullo sfondo “Skrik” di E. Munch conservato nella Galleria Nazionale, Oslo
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RAZZISMORAZZISM VIVERE INSIEME
Il pomeriggio del 17 febbraio, presso la sala conferenze del Politeama di Poggibonsi, si è tenuto l’incontro denominato “Vivere insieme”, un incontro i cui temi centrali sono più che mai attuali: intercultura e razzismo. Il compito di avviare la discussione è stato affidato al documentario di Federico Bondi, “Il bacio dello straniero”, una sorta di inchiesta tra i nuovi cittadini toscani sull’argomento amore/innamoramento. A prendere per prima la parola è Giulia Bartoli della CGIL di Siena, la quale mette l’accento su quello che a mio avviso è il fraintendimento più comune in cui si cade ogni qualvolta si parli di integrazione: integrare non significa intercalare l’altro nella nostra società; la vera integrazione è bensì rappresentata dalla coesistenza e dalla valorizzazione delle diverse culture; dovremmo imparare a leggere la diversità come una risorsa e non come un accessorio o, peggio, un peso da annettere e soffocare in una massa preesistente. Tutti i rappresentanti dell’associazionismo presenti in sala sono concordi nell’affermare che per costruire una società multiculturale educata al rispetto delle diversità si debba cominciare dai più piccoli: in questo senso le scuole materne ed elementari svolgono un ruolo cruciale; i bambini di natura non avvertono differenze legate all’etnia, i dati preoccupanti infatti arrivano perlopiù dalle scuole superiori. A testimonianza di quanto detto, durante l’incontro si succedono vari interventi di ragazzi di varia provenienza che si sono trasferiti in Italia da bambini. Ciò che li accomuna è l’aver trovato un’iniziale forte difficoltà di ambientazione: Romina, che si è trasferita dalla Moldavia, racconta che il primo periodo in Italia
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è stato molto negativo; voleva tornare “a casa”, si sentiva cambiata, chiusa in sé stessa, come se avesse perso la sua naturale solarità. Una ragazza marocchina dice di aver riscontrato a scuola molto razzismo a causa del colore della pelle e del velo che ha deciso di indossare per rispetto della propria religione; intorno alla sua diversità c’era curiosità, ma anche scherno e derisione. Un giovane ragazzo senegalese sorride amaramente constatando quanto ancora siano vivi certi pregiudizi, primo fra tutti il mito “del buon selvaggio”: l’Africa nell’immaginario di molti occidentali è ancora “una giungla” i cui abitanti sono esseri primitivi dai caratteri più bestiali che umani. Quello che davvero colpisce è la maturità presente nei discorsi di questi ragazzi così giovani: tutti insistono sulla necessità di comunicazione e di conoscenza, e dimostrano grande forza d’animo e tenacia nel confessare che di fronte alle mancanze di rispetto e alle umiliazioni, ciò che li ha spinti ad andare avanti è stata la fiducia in sé stessi e nelle proprie idee. “Non lasciatevi piegare” consiglia Diambal, che nonostante le prime difficoltà, ora si è ben integrata nel nostro paese. L’immigrazione in Italia è ancora troppo recente e un fenomeno così complesso richiede del tempo; di fronte al dolore che ferisce i volti di questi ragazzi viene però da chiedere ancora di più agli adulti e alle istituzioni: alla scuola, alla famiglia, a chi fa cultura. E soprattutto, di fronte a fenomeni di razzismo c’è bisogno che chi ha il potere di condannarli ed arginarli, lo faccia in modo chiaro e netto: la storia c’insegna (o almeno dovrebbe farlo) che anche il silenzio è colpevole. Sonia Marzullo
MORAZZISMORAZZ RAZZISMO O INTEGRAZIONE
Si può ledere la dignità di una persona senza far ricorso alla violenza fisica o ad offese verbali esplicite. Credete che esistano forme di razzismo “silenziose”, subdole? Se sì in cosa consistono e quanto le ritenete pericolose.
Si, esistono forme di razzismo silenziose, che a mio parere vengono manifestate tramite lo sguardo e non necessariamente tramite l’uso di parole o di gesti, ma non per questo sono meno efficaci e umilianti! (Marta, 16) Esistono forme di razzismo silenziose e ipocrite che si manifestano anche solo con uno sguardo che ti fa sentire inferiore alla “razza” italiana. Diventano pericolose quando inizia ad essere anche più di un semplice sguardo e mi riferisco alla violenza e le offese. (Bianca, 15) Esistono “antidoti” contro il razzismo? Se sì quali potrebbero essere (proposte, suggerimenti,etc).
È difficile trovare un “antidoto”, il razzismo è un problema che c’è da sempre, parlando di razzismo spesso vengono in mente cose successe nel passato immorali e brutali, dobbiamo tutti quanti imparare dai nostri errori poiché il vero problema a mio parere è l’ignoranza che ci può spingere a insultare ignorare e rovinare persone senza alcun motivo.(Cosimo, 16) Il razzismo è indice di ignoranza e quindi l’unico antidoto efficace o parzialmente potrebbe essere la cultura, che aiuta a conoscere e ad aprire la mente. ((Marta, 16) Cosa intendi per “accoglienza”?
Per “accoglienza” intendo .. saper ricevere qualcuno accanto a me. ((Bianca, Bianca, 15 15) Accoglienza è un termine ultimamente abusato e privato del significato profondo che possiede. Se ci viene chiesto di essere più accoglienti, subito ci irrigidiamo, pensando che quello che ci viene chiesto comporti una perdita di tempo, di denaro, di superiorità, e che il nostro benessere possa essere indebolito da un benessere altrui. Siamo egoisti. “Accogliere”, “accoglienza”, “fratellanza” sono termini e comportamenti che, con cieco orgoglio, facciamo risalire alla nostra cultura e alla nostra religione, senza però voler dimostrare di condividere realmente simili ideali. Tante volte per essere solidali con una persona basta poco: basta dimostrare di comprendere i problemi che può avere, di capire le sue esigenze, di aver voglia di vederla sorridere. E tutto ciò non ci indebolisce né avvilisce. “A volte basta dire anche ciao”: questa è accoglienza. (Efrem, 19) “Non sono razzista,ma...”; Considereresti un problema il fatto che un giorno tuo figlio/ fratello/parente stretto avesse un legame sentimentale con qualcuno di un’etnia o una religione diversa dalla tua?
Se un mio parente dovesse avere un rapporto con una persona di diversa etnia o religione accetterei tranquillamente le sue scelte , e magari questa cosa mi renderebbe curiosa e interessata verso qualcosa di nuovo! (Rebecca, 15) Non sono razzista ma spesso mi rendo conto che molti di noi, me compreso, non ci rendiamo neppure conto di quanto possiamo essere crudeli verso alcune persone, credo che personalmente non avrei grossi problemi se una persona a me cara avesse un legame con una persona di etnia e/o religione diversa dalla mia, ogni persona deve poterla pensare come vuole! Tutti noi, o almeno una gran parte di noi, pensiamo che il razzismo sia una cosa sbagliata il vero problema è mettere in pratica ciò che pensiamo/diciamo è qui che diventa difficile. (Cosimo, 16) Non mi creerebbe problemi, non vedo cosa ci sia di strano. (Andrea, 18)
domande a cura di Andrea Movilli
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OMOSESSUALITA© INTERVISTA
A CURA DI FABIO CEVENINI
DOMANDA 1 Pensi che la società in cui vivi abbia ancora pregiudizi nei confronti degli omosessuali?
DOMANDA 2
Ti darebbe fastidio l’ostentazione in pubblico dell’omosessualità altrui? (baci od altre carinerie...)
DOMANDA 3
Sei mai stato attratto, specie durante la tua adolescenza, da persone del tuo stesso sesso?
RISPOSTE TOMMASO 17 ANNI
1)Certamente...vengono visti come 80 anni fa vedevano gli ebrei 2)Non mi darebbe alcun fastidio... agli omosessuali darebbe fastidio vedere due persone di sesso diverso che si baciano?? non penso 3)non sono mai stato attratto da nessun uomo
FRANCESCA 19 ANNI
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1)L’omofobia è una paura, purtroppo, che ritroviamo molto spesso nella nostra società; non è raro sentire raccontare esperienze discriminatorie subite dagli omosessuali. I pregiudizi arrivano addirittura a limitare la possibilità di rispettare i diritti civili delle persone gay. 2)Non avrei nessun tipo di problema ad assistere a carinerie tra omosessuali in pubblico. Perché noi possiamo farlo e loro no?? 3)No, non sono mai stata attratta da persone del mio stesso sesso.
Il lato segreto degli eroi MARTA 16 ANNI 1)A mio parere sì, la società di ora non accetta il “diverso”, non accetta nessun tipo di manifestazione differente a quella che loro reputano “normale”, purtroppo nel ventunesimo secolo ancora non riusciamo a superare certe cose, siamo in molti ad avere una mentalità chiusa in questa società! 2)No, sono sincera, sono stata in molti posti all’estero dove l’omosessualità è molto più manifesta e viene accettata, ho visto molte coppie e non ho trovato nessun tipo di fastidio nel guardarle, non vedo dove sia la vera differenza tra una coppia omosessuale e una coppia etero! Sono entrambe sorrette da un sentimento. 3)Dipende… Sotto il punto di vista caratteriale sono stata attratta molte volte da persone con il mio stesso sesso, ma fisicamente no.
©OMOSESSUALITA Perché comunemente siamo portati a pensare che sia vera la frase che ho riportato sopra? Perché dovrebbe essere meglio un amore eterosessuale che un amore omosessuale? Possiamo discutere una vita se sia meglio essere alti o bassi, mori o biondi, bianchi o neri; ma sappiamo che sono discussioni fini a se stesse. In realtà l’unica differenza che esiste è la differenza stessa. Quindi ciò che è necessario domandarci è: perché la diversità ci fa paura? Da sempre siamo stati lontani da ciò che ci è ignoto, perché ciò che non conosciamo ci spaventa. “Il sonno della ragione genera mostri” disse il pittore Francisco Goya, nel senso che quando non conosciamo o non riusciamo a capire produciamo pensieri mostruosi, che ci impauriscono. L’omosessualità genera, in chi ha paura della differenza, mostri di questo tipo. D’altra parte questa paura non appartiene soltanto alle generazioni più anziane, a cui magari possono appartenere valori di una società più chiusa. Ma an-
ELISA 16 ANNI 1) Sì, perché il loro modo di vivere e di amare è una minaccia nei confronti di una società in cui è indispensabile essere tutti omologati e conformi a dei principi non scritti che ci vengono inculcati ogni giorno. L’omosessualità viola uno dei fondamenti su cui si basa la società italiana (in particolare quella cattolica), cioè il matrimonio tra un uomo e una donna e questa diversità provoca quindi dei pregiudizi. 2) come mi darebbe fastidio l’ostentazione in pubblico dell’eterosessualità altrui
EFREM 19 ANNI 2)No, ci avevo già fatto caso: non più di quanto mi dia fastidio lo stesso atteggiamento tenuto da coppie etero. L’amore è bellissimo e va vissuto senza inibizioni, ma in pubblico preferisco chi non esagera con le effusioni.
che alla nostra. Infatti il termine “omosessuale”, fra noi adolescenti, è sempre accompagnato da risate, battute, offese e atteggiamenti discriminatori. Questo atteggiamento spinge i ragazzi che sentono dentro di loro una identità omosessuale a nascondersi, sentirsi anomali, obbligati a portare una maschera e a condurre una vita che non li appartiene. Spesso questo nascondersi comporta anche una colpevolizzazione e il pensiero che mai potranno essere ciò che sentono di essere; le conseguenze di questa complessa situazione sono a volte anche molto gravi dal punto di vista psicologico e sociale. Questa paura della differenza ha radici lontane, che non vanno ricercate nella civiltà ma nell’ignoranza. Se da una parte la riproduzione è un valore positivo per la specie, non ha niente a che fare con l’amore e con le scelte sessuali. Una certa cultura cattolica ha in passato attaccato e atrocemente perseguitato gli omosessuali, ma anche forti poteri politici hanno cercato di distruggere in tutti i modi possibili l’omosessualità. Ma a riprova della “normalità” dell’omosessualità tutti sappiamo che sempre, in tutte le epoche, e a tutte le latitudini gli omosessuali hanno continuato a innamorarsi e a cercare di vivere le loro esistenze. Molti personaggi, più o meno famosi hanno lottato affinché la loro omosessualità venisse accettata, come Harvey Milk.
(continua a pag.13)
3)Per adesso, sinceramente, no. Colpa delle ragazze e di chi continua a farle belle!
FEDERICO 16 ANNI 2)sì , francamente sì. 3)no , mai
OSCAR WILDE
MEGLIO ESSERE APPASSIONATI DI BELLE RAGAZZE CHE GAY:
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Andrea Senesi e Damiano Senesi
INTERVISTA A CURA DI
MARLENE KUNTZ
musicamusicamusicamusicamusi
Quali sono stati i gruppi che di più hanno influenzato il vostro modo di fare musica? All'inizio la nostra fascinazione principale derivava da tutto quello che veniva dal post-punk, ad esempio i Sonic Youth, ma anche il grunge. Musicalmente parlando è un’ influenza anglosassone. Appena si mette su un gruppo si comincia sempre con le cover. Adesso invece ascoltiamo un po' di tutto. Nella fase dell'adolescenza sei piuttosto schematico: abbiamo la nostra musica preferita e tutto il resto fa schifo. Succede invece che crescendo si scopre che di musica bella ce n'è proprio tanta e l'ultimo disco è un po' il frutto di questa maturità, anche se lo stile Marlene oramai è ben definito. Come vedi il panorama rock in Italia in questi ultimi anni, e come lo vedi in futuro? (ride...) Il rock in Italia non ha mai avuto una vera e propria esplosione, almeno rispetto a molte altre nazioni. C'è stato un buon periodo, secondo me, nella seconda metà degli anni '90... Adesso invece siamo tornati ad un periodo non così buono. (divaghiamo un po', e Riccardo si “sfoga”) L'uso che se ne fa oggi della musica è molto diverso da quello di 10/20 anni fa. Adesso si ascolta molta più musica, ma la si ascolta in maniera più
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superficiale; fa un po' più da sottofondo, mentre invece prima gli si dedicava la massima attenzione... Se mi permetti, nella prima canzone, “Ricovero Virtuale”, si evince proprio quello che mi stai dicendo ora. Anche la tendenza a scaricare musica da internet in quantità industriale.... ...sì, esatto. Infatti ora perdi più tempo a scaricare che ad ascoltare. ...Tu riesci a giustificare chi scarica musica? Diciamo che lo capisco, ma non lo giustifico. Lo dico soprattutto adesso che sono passati 10 anni dal boom di internet, e possiamo tirare le conseguenze di ciò che è successo. Sicuramente internet ha aperto tantissime possibilità però ci sono anche dei problemi e non possiamo far finta che non ci siano. Scaricare la musica senza pagarla ha mandato in difficoltà tantissime realtà, come case discografiche, etichette più o meno grandi. Per i gruppi emergenti sfondare, prima era difficile, adesso è quasi impossibile. Io non ti parlo tanto per noi, o per gruppi che sono venuti fuori agli inizio degli anni '90. Figli di quegli anni ci sono gli Afterhours, i Subsonica, i Verdena, i 99 Posse, i CSI: insomma ce ne sono tantissimi. Se invece pensiamo a cosa
musicamusicamusicamusicamusi è successo dal 2000 al 2010, oltre ai Baustelle faccio fatica ad immaginare qualche altro gruppo che ha avuto una certa risonanza e che riesce a vivere della musica che fa. A questo proposito sapresti suggerirmi almeno un paio di nomi di gruppi emergenti? Sicuramente un buon gruppo è il “Teatro Degli Orrori”, splendidi nelle loro prestazioni live. Un altro gruppo che adoro sono gli “A Toy's Orchestra”. Cos'è che distingue i Marlene Kuntz di oggi rispetto ai Marlene Kuntz delle origini? Sono passati 20 anni quindi di cose ne son successe. Io credo che la differenza ovvia ed evidente è proprio quella. Prima c'era l'euforia dell'adolescenza, adesso invece siamo più consapevoli dei nostri mezzi: abbiamo accumulato una serie di esperienze sia discografiche che live; tutto questo fa sì che tutto quello che facciamo sia mediato da tutto quello che è successo... Non è un vantaggio in tutto, a volte la consapevolezza frena certe urgenze espressive che caratterizzano le prime avventure.
RUNNING CLOUDS
Nel vostro ultimo lavoro c'è una canzone bellissima “Io e me” che parla del rapporto introspettivo che si ha con se stessi. Com'è il tuo rapporto con la solitudine?
I RUNNING CLOUDS compongono e suonano musica propria che rappresenti loro stessi, che faccia divertire, che faccia provare a loro e a chi li ascolta emozioni. Componenti: Monica Capobianco: lead vocal Andrea Pieri: rhythm guitar, backing vocal Niccolò Bufo: lead guitar, backing vocal Giulio Bizzarri: bass, backing vocal Nicolò Santoro: keyboards Andrea Vannini: drums Abbiamo posto qualche domanda a Niccolò, chitarrista solista della band. Quali sono le vostre influenze? Le nostre influenze principali sono rivolte ai DT, ma anche ai Pink Floyd e ad altri gruppi prog come i Circus Maximus ed i Tool.
Il rapporto con la solitudine dipende da come uno se la vive, ma comunque ha aspetti molto ampi: un aspetto riguarda la contemporaneità, cioè internet, la TV... C'è una quantità di informazione veramente notevole, che è un po' la fortuna del nostro periodo... Ci sono poi i social network (ad esempio Facebook) che ti fanno sentire meno solo perché hai numerosi contatti. Ma a volte notiamo la difficoltà nel raggiungere un livello di concentrazione veramente profondo, perché tutte queste informazioni diventano spesso forma di distrazione, rendendo così difficile concentrarsi su una qualunque cosa che può essere un'introspezione personale, come la costruzione di una canzone nuova. C'è un aspetto della solitudine che è il confrontarsi con se stesso senza ogni quarto d'ora controllare l'email, o andare a vedere cosa hanno scritto su Facebook. Usciamo un po' dalla sfera strettamente musicale. Cosa pensi te della società italiana, e senza scendere troppo nei particolari, della politica? (risata amara) È un periodaccio. Vedi vie d'uscita, vedi speranze in questa Italia? Forse il periodaccio è proprio perché facciamo tutti fatica a vedere una via d'uscita. Forse quello che manca è una sensazione di speranza che le cose possano andar meglio. La politica è lo specchio della società, ma in questo periodo si sono un po' ribaltati i ruoli. Diciamo che le nostre ispirazioni rimangono nel campo del prog metal e del metal classico come Iron Maiden ed altri gruppi. La nostra attenzione è particolarmente rivolta nel creare canzoni che abbiano dinamiche diverse tra loro che non siano mai statiche, ma che facciano sentire l'ascoltatore come dentro alla canzone. Come svolgete il lavoro in sala prove? Finora mi sono occupato io della composizione delle canzoni e dei testi, mentre Monica riadatta le parole per le melodie.. Ovviamente gli altri componenti hanno un ruolo fondamentale nel contaminare con le loro idee le mie. In queste ultime settimane però stiamo scrivendo tutti insieme una ballad. In sostanza ho portato un giro in sala prove ed abbiamo cominciato a svilupparlo suonando tutti insieme. Prossimi appuntamenti live e contatti. Siamo in cerca di locali e di contest. Se ce la faremo a registrare una demo entro febbraio la porteremo al d.o.c. rock contest di barberino.. Inoltre stiamo cercando altre band con cui condividere serate, magari band proprio appartenenti all' associazione the garage. Per contattarci visitate la nostra pagina su facebook “Running Clouds” Intervista a cura di Francesco Cacciante, 22 anni
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FORREST GUMP
CINEMACINEMACIN “........mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.......”. Così inizia il capolavoro vincitore di 6 Premi Oscar con il fantastico attore Tom Hanks nei panni di Forrest Gump. Qui la diversità è vincente, umanamente e materialmente. Viene quasi da “invidiarlo”. Tratta della vita di un uomo ritardato mentale, da ragazzo agli anni adulti. La caratteristica saliente di questa storia è il fatto che lui, nonostante i suoi evidenti limiti, si inserisce ingenuamente, onestamente, e direi suo malgrado, in maniera “sublime”, nella società, realizzando un successo umano ed economico che ben pochi raggiungono con tanta spontaneità. Ciò che gli permette tanta realizzazione, a mio parere, è l’assenza di sovrastrutture mentali che generalmente, oltre ovviamente a renderci complessi, creativi ed ingegnosi, ci impediscono a volte di semplificare le cose ed affrontarle senza pregiudizi o “futili” complicazioni. Un altro aspetto positivo è quello della presenza di una madre affettiva che, pur consapevole dei limiti del figlio, lo ama e lo sprona ad una dignità umana e fa di tutto, ma proprio di tutto, per alleviargli il peso della sua diversità. Forrest Gump, crescendo in un ambiente amorevole, fa tesoro dei messaggi ricevuti dalla madre che ama oltre ogni limite. Così sembra mantenere intatti quegli aspetti infantili di lealtà, affettività e giustizia.........rimane in qualche modo “la voce della verità”, e nonostante il consueto “disprezzo” sociale per il suo problema, amerà incondizionatamente le persone che gli stanno vicino e gli sarà riconoscente e fedele per la vita. Questo lo porterà ad un successo inaudito e paradossale e lo porterà anche ad aiutare sinceramente, con la sua fantastica ingenuità, tante persone. Non si può raccontare un film così geniale e bello come questo, ma va visto e gustato e le impressioni che lascia sono profonde e suggestive. Un film che insegna e fa riflettere su tanti aspetti della vita, ma con leggerezza e sapiente umanità.
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Andrea movilli, 16 anni
MILK
NEMACINEMACINE
(continua da pag.9) Harvey Milk è il primo gay dichiarato a ricoprire una carica pubblica. Un uomo che ha dedicato la sua vita a “infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel paese”, suscitando prima scandalo, ma poi approvazione delle sue idee politiche. Tra le sue battaglie più feroci ricordiamo quella contro la “Preposition 6” , proposta dallo stato della California per il quale i gay non avrebbero potuto insegnare nelle scuole pubbliche. Questo film mi ha insegnato una cosa importantissima ovvero che l’omosessualità non va accettata, sono le malattie che devono essere accettate; l’omosessualità va vissuta, ostentata, nel perseguimento doveroso della propria identità; l’omosessualità è diversità che arricchisce! Siamo tutti diversi nella nostra uguaglianza. Credo che dovrebbe esserci un Harvey Milk in ognuno di noi, che ci faccia capire l’importanza della libertà e comprendere che l’unico modo per non provare paura verso qualcosa è conoscerla fino in fondo; sembrano parole moraliste e fini a se stesse, ma se c’è qualcuno che può porre fine a questa discriminazione siamo noi; in particolare noi giovani che, emancipandosi dai falsi dogmi e perbenismi che la società ci ha inculcato, dobbiamo distruggere quelle barriere che ancora ci dividono finendo, talvolta, per ghettizzare determinate categorie di individui. “emancipiamoci dalla schiavitù mentale.” Bianca Vatti, 14 anni
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ASSOCIAZIONIASS ASSoCIAZIone CHe CoLLABorAno Con IL “meGAFono”
TRAPARENTESI L’Associazione (tra parentesi) nasce a Poggibonsi sul finire dell’anno 2010 dalla comune passione di cinque studentesse (ed ex studentesse) di Lettere per l’arte e la cultura ed in particolare per la letteratura. Mettere tra parentesi infatti non significa escludere, bensì includere, sottolineare, specificare, soffermarsi su ciò che per noi è importante e che intendiamo condividere con il maggior numero di persone possibili.L’Associazione ha già all’attivo alcuni eventi dedicati alla letteratura e alla poesia, ma anche al cinema e alla musica; crediamo molto alla commistione di generi diversi, all’arte come un corpo unico e vivo.
CENTRO COLLATERALE
via oberdan, 42-Casa del Popolo, Colle Val d’Elsa) presenta: laboratorio teatrale a cura di Francesco Chiantese e Francesco Pennacchia (ogni lunedì ore 21-23) per info Francesco 3396338565 corso antiaccademico di pittura a cura di Antonello Plantamura (ogni mercoledì ore 16-18,18-20 e 21-23) per info Antonello 3480040010 Presso la biblioteca comunale “M. Braccagni” presentazione dei libri (casa editrice “le onde”): “Fine dicembre” di Alida Airaghi, presenta Alessandro Fo (venerdì 7 gennaio, ore 17:30) “Le scostumanze” di Maurizio Rossi, sarà presente l’autore, presenta Alessandro Fo (venerdì 14 gennaio, ore 17:30)
AMNESTY
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THE GARAGE
L’associazione giovanile/culturale “The Garage” nasce dalla volontà dei musicisti della zona ex-Tisa, di trovare un luogo dove fosse possibile suonare, senza gli spauracchi dello sfratto e di vicini Anti-Rock. Lo scopo dell’associazione è quindi quello di dare voce alla realtà musicale della valdelsa, realtà che già in più occasioni si è dimostrata capace di dar vita ad iniziative costruttive e foriera anche di innovazioni in campo artistico e musicale, ma che ha finora trovato poco riscontro ed appoggio da parte delle varie istituzioni. In termini pratici si tratta di trovare spazi da adibire a sale prove, promuovere concerti ed avere un organo che unisca i gruppi musicali in modo da rendere più coesa e cooperativa l’attività musicale della zona. Se avete un gruppo e cercate sale prove o volete avere visibilità o semplicemente volete conoscere altre persone con cui condividere la vostra passione per la musica, contattateci. Rudi: 329-3847310 Francesco: 339-1900527 Siamo anche su facebook “Associaz
AmneSTY A mAGGIo Cinema Garibaldi mercoledì 11 e giovedì 12 maggio I FIorI dI KIrKuK di F. Kamkari mercoledì 11 e giovedì 12 maggio
ILSEGNOILSEGNOI FTSA
.it info@ftsa ltavaldelsa itori Sociali A rr Te e n o zi a ei Comuni La Fond i sociali d iz rv se i l d’Elsa, gestisce Colle di Va , a ls ’E d le imignano.I di Caso ndoli e San G o ic d a R , si n o interventi Poggibo ne riguardan o zi a i d iti b iglie, degli suoi am ri, delle fam o in m i e d in genere a favore mente abili e a rs e iv d i e d momenti e anziani, attraversano e ch ro lo co di tutti disagio. situazioni di
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FTSA La Fondazione Territori Sociali Altavaldelsa gestisce i servizi sociali dei Comuni di Casole d’elsa, Colle di Val d’elsa, Poggibonsi, radicondoli e San Gimignano.I suoi ambiti di azione riguardano interventi a favore dei minori, delle famiglie, degli anziani, dei diversamente abili e in genere di tutti coloro che attraversano momenti e situazioni di disagio.
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L’Associazione Culturale ArACnoS gestisce da più di dieci anni progetti di operativa di strada nei Comuni del Chianti Fiorentino, della Valdisieve e del Valdarno. A partire da maggio del 2009 è stato possibile avviare un progetto di educativa di strada. e’ stata inizialmente svolta una ricerca-intervento sui luoghi di aggregazione dei giovani e sui bisogni e le risorse degli adolescenti.
rAIn BLue T B CLu om gmail.c train@
liveblue
Il Circolo ArCI Blue Train Club è un’associazione di volontariato di Poggibonsi. negli ultimi anni il circolo ha stimolato un grande interesse e partecipazione, fino a diventare il primo circolo giovanile ArCI nella provincia di Siena.
moSAICo
questions@associazionemosaico.info
L’Associazione di Promozione Sociale mosaico, nasce dall’incontro di L’ i d e a un gruppo di giovani attivi presso della web-radio la “Casa della musica” di Colle di Val Sangiradio.net nasce nel 2006 come iniziativa privata, con l’intento d’elsa e si pone come obiettivo quello di creare uno spazio libero nel web, dove di promuovere la cultura giovanile poter accogliere tutte quelle osservazioni e le espressioni artistiche contemporanee in genere. e informazioni non presenti nei canali tradizionali, e soprattutto con la volontà di creare un “luogo” che, per quanto virtuale e senza confini, potesse rispecchiare e far conoscere le molteplici realtà del territorio valdelsano. enrico.deri@libero.it info@sangiradio.net
L’associazione di promozione sociale “il Segno” nasce nel 1997 proponendo e realizzando progetti per minori, giovani e adolescenti per i comuni e per le istituzioni sociali. Attualmente gestisce da nove anni il Centro Giovanile “la Stanza” a Staggia Senese, dove accedono un centinaio di ragazzi di tutte le età, e partecipa al “Progetto Giovani” con la rivista il “Megafono”. Per il futuro vorremo realizzare progetti per e con i giovani, aprendo nuovi Centri Giovanili dove svolgere attività culturali, sociali, ludiche, e chi più ne ha ce ne metta! L’importante è che i giovani abbiano un luogo fisico e umano dove incontrarsi, stare insieme e sviluppare le loro idee insieme ad adulti che li ascoltino e li aiutino a realizzare i loro progetti.
SAREBBE FIGO E DIVERTENTE! DIPENDE DA VOI!
Contattateci! Antonella 3381337207 e-mail a.trefoloni@libero.it Andrea 3933314291 e-mail andresen86@yahoo.it Leonardo 3489580743 e-mail leo_pazza@hotmail.it associazioneilsegno@gmail.com facebook: il segnoassociazionepromozionesociale Blog: http://ilsegnoeditore.blogspot.com/
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n. 6 anno II
LA VOC E DEI G IOVANI
... COME NOI