Concerto in memoria di Aldo Perugi - Viterbo 22 maggio 2002 - Auditorium di Valle Faul

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PROGRAMMA Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Preludi e Fughe a tre voci per trii d'archi K.404a n.2 sol maggiore: Adagio e Fuga (Allegro) (da BWV 883 di Johann Sebastian Bach) n.5 mi bemolle maggiore: Largo e Fuga (Moderato) (da BWV 526 di Johann Sebastian Bach) Trio Quodlibet, archi

Sonata n.3 in si bemolle maggiore K.281 Allegro Andante amoroso Rondò. Allegro Lorenzo Luisotti, pianista Abendempfindung (Sentimento della sera) Lied per soprano e pianoforte K.523 su testo di Johann Heinrich Campe An Chloe (A Cloe) Lied per soprano e pianoforte K.524 su testo di Johann Georg Jacobi Das Lied der Trennung (Canto della separazione) Lied per soprano e pianoforte K.519 su testo di Klamer Eberhard Karl Schmidt Valentina Gargano, soprano Sandro De Palma, pianista

Quartetto per pianoforte n.1 in sol minore K.478 Allegro Andante Rondò Trio Quodlibet, archi Sandro De Palma, pianista

INTERPRETI Sandro De Palma, pianista Lorenzo Luisotti, pianista Valentina Gargano, soprano Trio Quodlibet, archi


Le Musiche Preludi e Fughe a tre voci per trii d'archi K.404a “Vado ogni domenica alle dodici dal barone van Swieten, dove non si suona altro che Händel e Bach". Così scriveva Mozart in una lettera a suo padre Leopold, datata 10 aprile 1782. Van Swieten era un nobile viennese che Mozart sembra aver incontrato all’inizio dell’anno precedente, all’incirca nello stesso periodo in cui si stabilì a Vienna. L'esclusività del gusto del barone potrebbe essere considerata molto insolita, per non dire eccentrica, in un periodo quasi interamente concentrata sull’attualità musicale, piuttosto che sulla rinascita della vecchia tradizione. Tuttavia la musica che Mozart ebbe occasione di scoprire in quegli incontri della domenica mattina doveva avere effetti profondi e di vasta portata sullo sviluppo del proprio stile compositivo. Lo si può constatare, innanzitutto, nell’ approfondimento della complessità contrappuntistica più immediatamente evidente nei sei grandi quartetti d'archi dedicati a Haydn. Sappiamo dallo stesso Mozart, compositore solitamente fecondo e dotato di grande facilità, come egli abbia avuto non pochi problemi con lavori simili: l'assimilazione delle tecniche contrappuntistiche di Bach nel suo stile personale infatti non gli è arrivata facilmente. L’insieme delle opere K404a può quindi essere visto come un trampolino di lancio nel processo di apprendimento di Mozart. Destinato ad un un trio d’archi - violino, viola e violoncello - ciascun brano consiste nella trascrizione di una fuga. Per essere più precisi, il lavoro è formato da 6 fughe a tre voci, precedute da 6 adagi, 4 di Mozart e 2 di Bach, trascritte appunto per violino, viola e violoncello. Delle fughe ben 5 sono di Bach - di cui 3 dal Clavicembalo ben temperato (N. 8, parte I, n. 13 e n. 14, parte II; una dalla Sonata per organo n. 2 e una dall'Arte della fuga, Contrapunctus 8) e una di Wilhelm Friedmann Bach. I dettagli completi: 1. re maggiore - Adagio (Fuga da BWV 853 di Johann Sebastian Bach) 2. sol maggiore - Adagio - (Fuga da BWV 883 di J.S. Bach) 3. fa maggiore - Adagio - (Fuga da BWV 882 di J.S. Bach) 4. fa maggiore; re minore - Adagio - (Adagio da BWV 527 e da BWV 1080 n. 8 di J.S. Bach) 5. mi bemolle maggiore - Largo - (Largo ed Allegro da BWV 526 di J.S. Bach) 6. fa maggiore - Adagio - (Fuga di Wilhelm Friedeman Bach (F 31/8))


Sonata per pianoforte n. 3 in si bemolle maggiore K.281

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ozart, come tutti sanno, fu un ottimo pianista e un grande virtuoso del pianoforte, in quanto su questo strumento ebbe inizio e si approfondì la sua educazione musicale. Naturalmente prima di giungere alla formulazione di uno stile proprio il giovane Mozart tenne conto della lezione proveniente dalle scuole italiana, parigina, dei due figli di Bach - Philipp Emanuel e Johann Christian - e soprattutto di Haydn, come si può avvertire anche in questa Sonata in si bemolle maggiore, scritta a Salisburgo nell'autunno del 1774. L'influenza di Haydn si può cogliere più nel modo come essa viene sviluppata piuttosto che nella qualità dell'invenzione melodica, molto più libera e articolata sotto il profilo espressivo.

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l primo Allegro comprende due temi, nettamente distinti fra di loro, e seguiti da una piccola cadenza, secondo un procedimento già utilizzato da Haydn, che amava spezzare l'effetto provocato dalla successione di due frasi musicali diverse. Non mancano ripetizioni e ritorni ai due temi, senza alcuna novità ornamentale, anche se il brano resta sostanzialmente brillante sino al ritornello finale. L'Andante, indicato sull'autografo mozartiano come Andante amoroso, presenta un carattere galante e dolcemente cantabile, nella tonalità di mi bemolle. Il gioco e lo sviluppo fra i due terni si svolge con piacevolezza di modulazioni ed estrema varietà di accenti, puntati su cambiamenti di tonalità. Il tempo finale è un Rondò, concepito secondo la consuetudine delle sonate pianistiche italiane. Certo, il discorso se e fino a che punto Mozart costruisca un rondò nella forma italiana o in quella francese è difficile poterlo stabilire, ma è evidente che il rondò all'italiana presenta una maggiore estensione nello svolgimento tematico e si distingue per la sua accentuata spigliatezza nel rapporto tra la frase principale e il ritornello. Del resto questo Rondò della Sonata K.281 è particolarmente iridescente e leggero, di una linea espressiva presumibilmente italiana, e contiene anche una piccola cadenza ad libitum, prima della ripresa del tema con l'accompagnamento di un trillo che passa da una mano all'altra.


Abendempfindung (Sentimento della sera) K.523 Lied in fa maggiore per soprano e pianoforte Adendempfindung (Sentimento della sera) svela un volto del Mozart tedesco ricchissimo di influenze su una gran parte della storia della musica successiva. Questo straordinario Lied è forse la punta più avanzata verso il romanticismo; con esso Mozart precorre la strada che porterà ai massimi esiti della liederistica tedesca con Schubert, Schumann, Brahms. L’idea foscoliana della sera come presentimento della morte era stata affrontata dal compositore in una lettera al padre nel 1787: “... poiché la morte, per essere più precisi, è la vera fine della nostra vita ……. la sua immagine non solo non ha nulla di terrificante per me, ma piuttosto calma e conforta! ” La composizione, su testo attribuito a Johann Heinrich Campe, è tra le più originali di Mozart. ABENDEMPFINDUNG

SENTIMENTO DELLA SERA

Abend ist's, die Sonne ist verschwunden, und der Mond strahlt Silberglanz; so entfliehn des Lebens schönste Stunden, fliehn vorüber wie in Tanz. Bald entflieht des Lebens bunte Szene. und der Vorhang rollt herab. Aus ist unser Spiel! des Freundes Träne fliesset schon auf unser Grab. Bald vielleicht mir weht, wie Westwind leise, eine stille Ahnung zu, schliess ich dieses Lebens Pilgerreise fliege in das Land der Ruh. Werd't ihr dann an meinem Grabe weinen, trauernd meine Asche sehn, dann, o Freunde, will ich euch erscheinen und will Himmel auf euch wehn. Schenk auch du ein Tränchen mir und pflücke mir ein Veilchen auf mein Grab, und mit deinem seelenvollen Blicke sieh dann sanft auf mich herab. Weih mir eine Träne, und ach! Schäme dich nur nicht sie mir zu weihn, o sie wird in meinem Diademe dann die schönste Perle sein!

E' sera, il sole è tramontato e la luna irradia il suo argenteo splendore. Così passano le più belle ore della vita, svaniscono come nella danza. Presto trapassa la variopinta scena della vita e cala il sipario. E' finita la nostra rappresentazione! Le lacrime dell’amico scorrono già sulla nostra tomba. Come il leggero vento dell'ovest mi sfiora il presentimento che forse presto io debba chiudere il pellegrinaggio di questa vita e volare nella, contrada della pace. Voi piangerete presso la mia tomba, mirerete afflitti le mie ceneri; allora, o amici, io vi apparirò e aliterò su voi aria celeste. Abbi anche tu una lacrimetta per me, cogli una viola sulla mia tomba, e abbassa poi il tuo sguardo pieno di sentimento dolcemente verso di me. Dedicami una lacrima, ah! non ti vergognare di dedicarmela. Ah! essa sarà la più bella fra le perle nel mio diadema.


An Chloe (A Cloe) K.524 Lied in mi bemolle maggiore per soprano e pianoforte An Chloe K.524, su testo di J.G. Jacobi, è una lirica d'amore nella forma di piccolo rondò, mosso e sbarazzino, leggiadramente all'italiana. La passione si stempera, grazie alla musica, in tenerezza e gioiosità, riportandoci ad un Mozart fanciullo e spensierato.

AN CHLOE

A CLOE

Wenn die Lieb aus deinen blauen, Hellen, offnen Augen sieht, Und vor Lust hineinzuschauen Mir's im Herzen klopft und glüht; Und ich halte dich und küsse Deine Rosenwangen warm, Liebes Mädchen, und ich schliesse Zitternd dich in meinen Arm!

Quando l'amore brilla nei tuoi azzurri chiari occhi sinceri e per la gioia di guardarvi dentro il mio cuore batte e arde e ti stringo, e bacio con passione le tue rosee gote, cara fanciulla, ti tengo tremante fra le mie braccia!

Mädchen, Mädchen, und ich drücke Dich an meinen Busen fest, Der im letzen Augenblicke Sterbend nur dich von sich lässt; Den berauschten Blick umschattet Eine düstre Wolke mir, Und ich sitze dann ermattet, Aber selig neben dir.

O fanciulla, fanciulla, ti premo forte al mio cuore che infine, consunto, ti allontana da sé; una tetra nuvola vela lo sguardo inebriato e mi abbandono poi sfinito, ma felice accanto a te.


Das lied der Trennung (Canto della separazione) K.519 Lied in fa minore per soprano e pianoforte Di straordinaria profondità di sentimento e di espressione il Lied è un magnifico sfogo lirico di assoluta bellezza e perfezione. Die Engel Gottes weinen, wo Liebende sich trennen, wie werd ich leben können, o Mädchen, ohne dich? Ein Fremdling allen Freuden, leb ich fortan dem Leiden! Und du? und du? Vielleicht auf ewig vergißt Luisa mich!

Piangono gli angeli di Dio Quando gli amanti si separano; Come potrò, o fanciulla, vivere senza te? Straniero ad ogni gioia avrò vita di dolore. E tu? Forse Luisa si scorderà di me per sempre!

Ich kann sie nicht vergessen, an allen, allen Enden verfolgt von ihren Händen ein Druck der Liebe mich. Ich zittre, sie zu fassen, und finde mich verlassen! Und du? und du? Vielleicht auf ewig vergißt Luisa mich!

Io non so dimenticarla, questo cuore da lei reciso sembra implorarmi sospirando: amico, ricordati di me. Ah, mi ricorderò di te finché mi caleranno nella fossa. E tu? Forse Luisa si scorderà di me per sempre!

Vergessen raubt in Stunden, was Liebe jahrlang spendet. Wie eine Hand sich wendet, so wenden Herzen sich. Wenn neue Huldigungen mein Bild bei ihr verdrungen, O Gott! vielleicht auf ewig vergißt Luisa mich. Ach denk an unser Scheiden! Dies tränenlose Schweigen, dies Auf- und Niedersteigen, des Herzens drücke dich wie schweres Geist-Erscheinen, wirst du wen anders meinen, wirst du mich einst vergessen, vergessen Gott und dich.

L’oblio rapisce in poche ore ciò che amore per anni dispensa. E rapidi come volgere di mano Cambiano i cuori. Quando nuovi omaggi in lei cancelleranno la mia immagine oh Dio, Forse Luisa si scorderà di me per sempre! Ah, pensa al nostro addio! Questo silenzio senza lacrime, questo trasalire del cuore ti opprimerà come cupa apparizione se a un altro penserai, se un giorno mi scorderai, se scorderai Dio e te.


Ach denk an unser Scheiden! Dies Denkmal, unter Küssen auf meinen Mund gebissen, das richte mich und dich! Dies Denkmal auf dem Munde, komm ich zur Geisterstunde, mich warnend anzuzeigen, vergißt Luisa, Luisa mich.

Ah, pensa al nostro addio! Questa memoria segnata dai morsi dei baci nella mia bocca condanni me e te! Con questa memoria sulla bocca verrò nell’ora degli spettri per ammonirmi che Luisa si scorderà di me.

Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore K.478 La letteratura del quartetto per pianoforte e archi (violino, viola e violoncello), destinata a svilupparsi in una intensa fioritura nel corso del XIX secolo, trova la sua prima e compiuta manifestazione "moderna" nel Quartetto in sol minore K.478 di Wolfgang Amadeus Mozart. Tale Quartetto, infatti, propone una sorta di rivoluzione nella concezione della musica da camera con pianoforte; una rivoluzione che investe tre differenti aspetti: la destinazione, la complessità di scrittura, il contenuto.


La musica da camera con pianoforte, nella seconda metà del XVIII secolo, non era destinata - come invece quella per archi soli, più impegnativa sia sotto il profilo strumentale sia sotto quello del contenuto - agli esecutori professionisti, ma agli esecutori dilettanti, appartenenti ai ceti alti della società. In tutta Europa lo studio di uno o più strumenti era parte integrante dell'educazione dell'alta società, e la pratica della Hausmusik, della musica domestica, suonata dai volenterosi componenti del circolo familiare, era parimenti diffusa. Direttamente in funzione del fiorentissimo mercato editoriale rivolto ai dilettanti vennero dunque composti quasi tutti i Trii e i Quartetti con pianoforte di Mozart, brani che, non a caso, giunsero alla pubblicazione vivente l'autore, e con maggiore facilità rispetto ad altre. Eppure già le vicende della pubblicazione del Quartetto in sol minore rivelano come, per l'organico di questo brano, Mozart nutrisse ambizioni più alte. Secondo Nissen - primo biografo del compositore e sposo in seconde nozze di Constanze Mozart - il Quartetto (la data sull'autografo è quella del 16 ottobre 1785) sarebbe stato scritto come primo di una serie di tre, dietro commissione dell'editore Hoffmeister; ma, dopo la pubblicazione di questo primo brano, nell'inverno 1785-86, il contratto fu rescisso in piena concordia fra le due parti, poiché il K. 478 appariva troppo "difficile" al pubblico. Una cronaca dell'epoca, riportata da Hermann Abert (W. A. Mozart. Zweiter Teil, Leipzig 1919-21; ed. it. Milano 1985, p. 173), definisce il Quartetto «una composizione che, anche se perfettamente eseguita, può [...] e deve soddisfare in una "musica da camera" solo il limitato gruppo degli intenditori. Altri pezzi reggono anche se mediocremente eseguiti; questa composizione mozartiana però non si può proprio ascoltare suonata da superficiali dilettanti». Ecco dunque i punti della "rivoluzione". Le composizioni pensate per il mercato dei dilettanti dovevano tenere conto ovviamente dei limiti endemici degli esecutori a cui erano rivolte. I condizionamenti imposti dalla destinazione erano essenzialmente di due tipi: nel contenuto musicale, che non doveva superare dimensioni piuttosto ristrette e doveva essere improntato alla massima cordialità, evitando un impegno concettuale più ardito; nella scrittura strumentale, che doveva rimanere alla portata di strumentisti dotati di una consapevolezza tecnica discreta ma non sviluppata, soprattutto per gli strumenti ad arco; questi si limitavano ad "accompagnare" il pianoforte (strumento di più rapide soddisfazioni), raddoppiandone la melodia e il basso, tanto che gli strumenti ad arco erano spesso considerati "ad libitum", e un Trio o un Quartetto potevano essere eseguiti anche nella veste di una sonata pianistica. Il Quartetto in sol minore, invece, propone un rapporto assai più dialettico fra pianoforte ed archi. Il modello non è quello della sonata pianistica o per violino e pianoforte, ma quello del Concerto per pianoforte, il genere compositivo al quale Mozart si dedicò con maggiore insistenza nei primi anni viennesi. Per comprendere l'affinità fra il Quartetto e il Concerto occorre tenere presente che lo stesso Mozart aveva espressamente previsto per i suoi primi tre Concerti viennesi (K.413 - 415) la possibilità di omettere dall'orchestra le parti dei fiati, onde rendere possibile l'esecuzione delle partiture anche in un salotto, con l'accompagnamento di un semplice quartetto d'archi. Il Quartetto in sol minore è dunque un concerto in miniatura, con un ruolo "solistico" e virtuosistico dello strumento a tastiera; il gruppo degli archi (violino, viola, violoncello) tuttavia non si limita ad accompagnare il solista, ma entra invece in un rapporto concertante e dialettico.


Da ultimo il contenuto. Alla complessità della scrittura corrisponde un netto distacco del Quartetto dai canoni d'intrattenimento. Si tratta, non a caso, dell'unica partitura in tonalità minore fra i brani cameristici con pianoforte del compositore; e la tonalità di sol minore è fra le predilette di Mozart, impiegata sempre per il conseguimento di fini di intensa drammaticità. Una ambientazione nettamente drammatica ha infatti l'Allegro iniziale. Già il primo tema presenta immediatamente un brusco contrasto fra un perentorio unisono e una cupa scala discendente del pianoforte, elementi che percorrono insistentemente l'intero movimento; il secondo tema, espressivamente contrastante, è alla base dello Sviluppo; una lunga coda elabora polifonicamente il motivo iniziale, che sigilla con un nuovo unisono il movimento. Anche l'Andante centrale è del tutto distante dagli stilemi intrattenitivi, essendo improntato piuttosto a un rapporto di solidale meditazione fra gli strumenti con la densa scrittura polifonica degli archi e i delicati ricami del pianoforte. Il Finale - tradizionalmente più "disimpegnato" rispetto al primo movimento - è un Rondò di impostazione brillante e nettamente "concertistica", con una sezione in minore che si richiama tuttavia al più intenso contenuto espressivo del tempo iniziale.

INTERPRETI Sandro De Palma, pianista

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isionario, eclettico, creativo ha studiato con Vincenzo Vitale e ha tenuto il suo primo concerto all’età di nove anni con un programma di musiche di Bach, Chopin e Schubert. A 19 anni ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale “Alfredo Casella” di Napoli e due anni dopo si è aggiudicato il primo Premio della “Fondazione Bruce Hungerford” di New York. Oltre all'attività di solista, Sandro De Palma ha una particolare predilezione per la musica da camera. Da sempre nel mondo dell’arte musicale e teatrale, sia come concertista sia come manager, integra con equilibrio la sensibilità artistica con le capacità organizzative e gestionali e possiede una visione olistica delle problematiche più importanti afferenti la direzione artistica di un teatro. Alla continua ricerca di “tesori sconosciuti” (vedi le programmazioni della


56° e 57° edizione del Festival di Spoleto, in cui ha proposto anche autori di rarissima esecuzione quali Decaux e Filtsch), nel corso della lunga carriera ha saputo bilanciare proposte di programmazione originali con le esigenze di coinvolgimento del pubblico. Dal 1999 al 2010 è stato Direttore artistico prima dell’Associazione Musicale del Teatro Bellini di Napoli, poi del Festival Maggio della Musica di Napoli. Nel 2000 ha fondato l’Associazione Musicale Muzio Clementi, di cui è Presidente e Direttore artistico. Tra le principali produzioni si possono citare: i Concerti di Mezzogiorno del Festival dei 2Mondi di Spoleto (anni 2013, 2014 e 2015), lo spettacolo “Enoch Arden” al Teatro dell’Opera di Roma con Gabriele Lavia, i Concerti annuali presso le Biblioteche Casanatense e Vallicelliana di Roma). Organizza a Viterbo dal 2016 il Festival “I Bemolli sono Blu” finanziato dalla Regione Lazio, dal Ministero dei beni e attività culturali, dalla Fondazione Carivit e dal Comune di Viterbo.

Lorenzo Luiselli, pianista

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ato nel 2008 ha iniziato prestissimo lo studio del pianoforte. Dal 2012 al 2015 ha studiato con Assunta Cavallari; dal 2016 studia con Sandro De Palma. Nel 2018 ha debuttato con ”apertura di sipario” a Viterbo con musiche di Bach. Nel 2019 è stato scelto dall’Associazione Musicale Muzio Clementi per un concerto con musiche di Mozart e Beethoven nell’ambito del Festival “Itinerari Farnesiani: Dimore in Musica” e nel 2021 ha eseguito le Variazioni Goldberg al Festival “I Bemolli sono Blu - Viterbo in Musica”. Prossimamente suonerà nell’ambito del Festival “I Bemolli sono blu 2022” un programma dedicato a Haydn, Mozart e Beethoven.


Valentina Gargano, soprano

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asce il 21 febbraio 1994 a Marino. Intraprende lo studio del pianoforte all'età di 11 anni e dal 2016 al 2021 studia canto presso il Conservatorio di Musica Santa Cecilia sotto la guida di Cinzia Alessandroni e Ida Iannuzzi. Dopo aver conseguito il diploma accademico di I livello con il massimo del punteggio, nell'ottobre 2020 è finalista al concorso Fausto Ricci di Viterbo con una prestigiosa giuria presieduta da José Carreras. Nel 2021 si esibisce a Largo San Giorgio (Rieti) durante la rassegna “Rieti riparte” organizzato dalla Fondazione Varrone e presta la sua voce per il docu-film "Rebibbia Lockdown" con la regia di Fabio Cavalli, presentato al Festival del cinema di Venezia. Il 28 ottobre 2021 consegue il diploma accademico di II livello con votazione 110/110 e lode.

Trio Quodlibet

Vittorio Sebeglia, violino Virginia Luca, viola Fabio Fausone, violoncello

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l Trio Quodlibet, nonostante sia di recente formazione, ha già al suo attivo concerti e collaborazioni con rassegne e festival musicali di alto livello nazionale ed internazionale. Nel 2016 è stato assegnato loro il 2° premio “Tina Anguissola Scotti” alla “Valtidone International Chamber Music Competition” e il 1° premio alla “European Music Competition” di Moncalieri; nel 2018 hanno conseguito il 2° premio al Concorso Internazionale di Musica da Camera “Massimiliano Antonelli” di Latina.


Per le loro doti musicali sono stati il primo trio d’archi ad essere selezionato all’interno del progetto internazionale “Le Dimore del Quartetto”, grazie al quale si esibiscono regolarmente in concerto per l’Associazione Dimore Storiche Italiane. Nel 2017 ricevono la borsa di studio “Lili Comparini” per gentile concessione del Dottor Carlo Comparini e nel 2019 viene assegnata al Trio Quodlibet un'altra borsa di studio dal Rotary Club di Cremona. Nell'aprile 2018 hanno preso parte a una tournée in Korea del Sud. Lungo il corso del 2019 il Trio Quodlibet e RAIRadio3 La Stanza della Musica progettano l'esecuzione integrale dei Trii di Beethoven, trasmessa dal vivo in 5 puntate. A Luglio 2020 debuttano nel mondo discografico per SMC Records con “Il Re Maggiore”, disco dedicato ai Trii in Re maggiore di Beethoven nel duecentocinquantenario dalla nascita e a luglio 2021 esce per Da Vinci Publishing il disco Variationen Goldberg, dall’opera BWV988 di J.S. Bach.

Note a cura di Sandro De Palma e Anna Bergonzelli


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