Anno I / Novembre 2011
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Su Tempus benidore 5° CONGRESSO NAZIONALE DELLA FASI
Abano Terme 21-23 ottobre 2011
Guardare al futuro Le organizzazioni costituite dalle comunità sarde sparse sulla Penisola esprimono una classe dirigente di alto livello. Bastava essere ad Abano Terme e ascoltare i 320 delegati che rappresentavano la settantina di circoli riuniti nella FASI, la Federazione delle associazioni sarde in Italia, per rendersi conto del livello di esperienze, competenze, preparazione, impegno che queste persone, uomini, donne, giovani, hanno accumulato in emigrazione. Guardando quella sala del centro congressi dell’Hotel Alexander – gremita, attenta, coinvolta in un dibattito che aveva al centro la Sardegna e che cosa fare per aiutare l’Isola a uscire dalla profonda crisi, non solo economica, che la attanaglia e la strangola – veniva da chiedersi perché l’eco di questa mobilitazione arrivasse così sfumato, quasi impercettibile in Sardegna. Perché i giornali e i mezzi di comunicazione sardi parlano solo in queste occasioni, e spesso con servizi di maniera, del complesso e articolato mondo dell’emigrazione sarda? Perché, anche quando la Regione sosteneva con generosità la pubblicazione di pagine settimanali, i giornali sardi si soffermavano
alla superficie del fenomeno, dedicando spazio ai “casi umani” o a personaggi che avevano avuto successo, senza indagare a fondo sulle conquiste fatte dalle nostre comunità nei vari luoghi di inserimento, la loro influenza e il loro peso sulle realtà locali e, quindi la loro potenzialità come interfaccia per dare visibilità e opportunità di sviluppo alla Sardegna e al suo fragile sistema di imprese. Questo tipo di informazione, forse, avrebbe scalfito quel muro di disinteresse che su “l’altra Sardegna”, quella che sta fuori, ha l’opinione pubblica sarda e la classe politica che la rappresenta. Ma forse è proprio il disinteresse dell’opinione pubblica a indurre gli organi di informazione a dedicare al mondo dell’emigrazione scarsa e superficiale attenzione. Per la prima volta in un consesso di emigrati in Italia e nel mondo – nonostante al tema della comunicazione fossero dedicate molte pagine delle Tesi congressuali – nessun intervento si è soffermato sull’informazione. Nessuno ha parlato de “Il Messaggero sardo”, che per anni ha rappresentato un cordone ombelicale con l’Isola, del ruolo che può svolgere ora che la periodicità, e non solo, sono state profondamente modificate. Nessuno ha detto come vorrebbe che fosse il programma televisivo che verrà realizzato con le risorse sottratte alla realizzazione del giornale cartaceo. Un segnale che deve far riflettere. Quasi un segnale di resa su uno dei temi che è stato sempre centrale nei dibattiti congressuali, nella consapevolezza che se nessuno parla di te è come se non esistessi. E non ci si può stupire se poi ai congressi non si vedono più rappresentanti della classe politica. Al Congresso di Abano Terme, oltre all’assessore del Lavoro, Antonello Liori, al vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, di politici sardi se ne sono visti pochi: il deputato Mauro Pili, del Pdl, la
vicesegretaria regionale del Pd, Francesca Barracciu, e il Consigliere regionale Pier Paolo Vargiu dei Riformatori. Neanche l’ombra di un sardista, eppure il Psd’az ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il mondo dell’emigrazione, né di altre forze politiche che un tempo frequentavano le riunioni degli emigrati. L’assenza più sentita è stata quella del presidente della Regione che ha fatto inviare un messaggio da una sua segretaria suscitando l’indignazione dell’assemblea. Spetterà al nuovo gruppo dirigente della Fasi, guidato da Serafina Mascia, riprendere in mano la situazione e individuare nuovi percorsi per far conoscere in Sardegna chi sono gli emigrati sardi, cosa fanno e cosa potrebbero fare per la loro terra. Serafina Mascia, a dispetto di un aspetto dolce e bonario, è una donna attiva e tenace, determinata e grintosa, colta e sensibile. È figlia di un minatore di Sorradile trasferitosi a Carbonia (dove è nata), vive a Padova con il marito e tre figli ai quali ha trasmesso i valori più veri della sardità. Da sempre attenta ai problemi sociali, riesce a coniugare cultura e economia. L’impegno che si è assunto è molto gravoso perché riportare a sintesi le esigenze e le posizioni dei rappresentanti delle organizzazioni dei sardi sparse nella Penisola non è impresa da poco. Nel formularle i migliori auguri le garantiamo fin d’ora il sostegno della Cooperativa e de “il Messaggero dei sardi nel Mondo online” in tutte le iniziative che metterà in campo e in tutte le “battaglie” che dovrà affrontare in difesa dei diritti dei sardi emigrati e in favore della Sardegna.
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Abano Terme 21-23 ottobre 2011
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Serafina Mascia presidente della Fasi Passaggio di testimone alla guida della Federazione dei circoli sardi in Italia - Tonino Mulas eletto presidente onorario - Le organizzazioni degli emigrati guardano a “su tempus benidore” e rivendicano un riconoscimento e un ruolo per concorrere allo sviluppo della Sardegna
l 5° Congresso nazionale della Fasi si è concluso con il naturale passaggio di testimone tra Tonino Mulas, che ha guidato la Federazione negli ultimi nove anni, e Serafina Mascia che, come vicepresidente, lo ha affiancato nell’ultimo mandato. Il fatto che il movimento dell’emigrazione sarda organizzata abbia deciso di proseguire nel segno della continuità non deve far passare in secondo piano i segnali di innovazione emersi dal dibattito congressuale, costituiti non solo dal fatto che alla presidenza sia stata chiamata una donna. Lo slogan scelto per il convegno “Su tempus benidore”, il contributo dei sardi nel mondo nei tempi della crisi, indica la strada che la nuova dirigenza della Fasi intende seguire, rivendicando, con più energia e più consapevolezza del passato, un ruolo da protagonista nella vita politica regionale. Non per cercare una “compensazione” per quanto fatto dagli emigrati per la Sardegna, ma per affermare un ruolo da protagonisti nelle iniziative per far uscire l’Isola da un profondo, drammatico stato di crisi che rischia di farla affondare, con inevitabili nuovi e più consistenti flussi migratori. Per scuotere dal torpore la classe dirigente, non solo politica, della Sardegna occorrerà un’azione più decisa delle organizzazioni dell’emigrazione in Italia e nel Mondo. “La forza che hanno i circoli – ha sottolineato con amarezza l’ex direttore generale del Banco di Sardegna, Natalino Oggiano, che dal suo osservatorio privilegiato si è fatto un’idea molto chiara della situazione – non è percepita in Sardegna”. Il gruppo dirigente dovrà anche fare una riflessione autocritica e chiedersi se è stato sempre consapevole di rappresentare un’intera comunità, quella dell’“altra Sardegna”, e non solo gli interessi degli iscritti ai circoli. A volte è sembra2
to che le energie spese a difesa delle organizzazioni e del loro ruolo, siano state maggiori di quelle per la tutela degli interessi complessivi dei sardi. O almeno così è stato percepito in Sardegna e non solo dagli assessori di turno. Dal Congresso, animato da un dibattito intenso, sono emerse analisi e proposte. Si è scoper to che nonostante le difficoltà, i circoli sono ancora vivi e vitali e che spesso a presiederli ci ESECUTIVO NAZIONALE DELLA FASI Presidente: Serafina Mascia (Padova) Presidente Onorario: Tonino Mulas Presidente Emerito: Filippo Soggiu Vicepresidenti: Antonello Argiolas (Magenta), Maurizio Sechi (Gattinara) Componenti: Gemma Azuni (Ostia), Gianni Collu (Rivoli), Massimo Cossu (Alessandria), Giulio Pittalis (Fiorano Modenese), Paolo Pulina (Pavia), Franco Saddi (Bareggio), Bruno Culeddu (Firenze), Maria Antonietta Deroma (Rovereto), Maria Marceddu (Udine), Giancarlo Palermo (Bologna) Coordinamento nazionale delle donne: Maria Marceddu, responsabile nazionale; Maria Mura (Cinisello Balsamo), Marilena Calzedda (Il Gremio Roma), Rowena Pintus (Padova), Maria Giuseppina Demontis (Bergamo), Barbara Tettei (Alessandria), Maria Antonietta Schirru (Ostia) Coordinamento nazionale dei giovani: Giancarlo Palermo, responsabile nazionale; Giorgia Orrù (Gremio di Roma), Pablo Loi (Firenze), Luigi Zara (Domodossola), Patrizia Sorrentino (Parabiago), Stefano Pilu (Tolmezzo), Francesco Pes (Ostia)
sono giovani, donne e donne giovani (come nel caso di Porto Ferraio). Il ricambio generazionale è in atto e un’importante accelerazione potrà avvenire dall’impegno assunto dall’assessore del Lavoro, Antonello Liori, a sostenere le iniziative dei giovani. Dal dibattito è emerso che, a dispetto delle diversità di posizioni politiche, il movimento dell’emigrazione sarda ha ben presenti gli obiettivi da perseguire per svolgere un ruolo sempre più attivo nei confronti della Sardegna, e intende muoversi in modo unitario e compatto. L’unico momento di frizione lo ha provocato una mozione presentata dal presidente del circolo Kinthales di Torino, Enzo Cugusi, che invitava la Giunta a ritirare la proposta di legge sulla modifica del Piano Paesaggistico regionale. Dopo una pausa di riflessione è stata accolta dal presentatore della mozione, e votata all’unanimità dal Congresso, la proposta avanzata da Tonino Mulas che richiama la posizione degli emigrati per la difesa del patrimonio ambientale dell’isola che appartiene non solo ai sardi ma all’intera umanità. Anche le altre mozioni sono state approvate all’unanimità: una sulla continuità territoriale, questione particolarmente sentita dagli emigrati (quest’estate se la stagione turistica non si è conclusa in una catastrofe è stato grazie ai sardi di fuori che sono rientrati nell’Isola anche a costo di grandi sacrifici) presentata dal circolo di Firenze; l’altra per chiedere alla CEI che approvi, così come ha fatto per il Friuli, la traduzione della Bibbia in sardo, proposta dal circolo di Udine. Ad Abano oltre ai 320 delegati in rappresentanza di 72 circoli riconosciuti dalla Fasi c’erano anche 20 sardi illustri che hanno dato lustro all’Isola nei vari campi in cui operano. Solo Paolo Fresu, Gavino Sanna e Sergio Mei all’ultimo momento non hanno potuto partecipare; gli altri hanno raccolto l’invito e alcuni hanno anche preso la parola, come lo scrittore Marnovembre 2011
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Convegno con i giovani su innovazione e lavoro
gna la massa dei giovani non si schioda dal bar; bisogna fare come coloro che si rimboccano le maniche, che una volta raggiunta la laurea inviano il loro curriculum a società, istituzioni straniere senza complessi di inferiorità. Mameli ha evidenziato il grande successo delle donne che si sono impegnate in Sardegna e all’estero in lavori creativi, senza risparmio di fatica. Ha concluso indicando una strada ben precisa: le eccezioni devono diventare regole. I giovani devono avere coraggio di sperimentare strade nuove, sottraendosi alla “dittatura delle mediocrità” che sembra dominare nella nostra isola. Don Pietro Borrotzu, responsabile della Pastorale del Lavoro per la Sardegna, ha citato le tesi espresse da Bachisio Bandinu nel suo libro di alcuni anni fa “Lettera a un giovane sardo” (1996).
Il giovane sardo deve giostrarsi in una duplice appartenenza tra il globale e il locale. Oggi si producono solo oggetti-merce e non oggettisegno: questi ultimi sono i soli che rimandano a una cultura non schiava dei consumi imposti dalla situazione e dalla prospettiva del non lavoro: alcool, droghe. Don Borrotzu ha quindi illustrato i principi del movimento che prende il nome dalla “Carta di Zuri”, il cui obiettivo è quello di fare la guerra alla povertà e di favorire in tutti i modi l’inclusione sociale, cercando quindi innanzitutto di contrastare la disoccupazione giovanile. All’incontro ha portato il saluto l’assessore regionale al lavoro Antonello Liori. Il suo messaggio è stato letto dal suo addetto stampa, Fabio Meloni. “I giovani – ha scritto Liori – rappresentano la continuità ed il futuro dell’organizzazione dell’emigrazione sarda nel mondo. È perciò fondamentale agevolare la partecipazione ed il coinvolgimento delle giovani generazioni, realizzando gradualmente una staffetta generazionale con chi ha avuto il grande merito di aver creato una fitta rete di associazioni e di attività, in tutto il mondo. Intendiamo per giovani – precisa Liori – sia le nuove leve di emigrati, sia i tanti sardi di seconda e terza generazione che sentono ancora forte il legame con l’Isola. Cercherò di farlo realizzando iniziative, idee e progetti che possano interessare i giovani, sia nel campo della cultura e del sociale che della formazione”. Dopo le relazioni si è sviluppato tra i giovani delegati un ampio e partecipato dibattito, coordinato da Giancarlo Palermo. Il confronto, tra testimonianze e proposte, si è protratto oltre il tempo stabilito ed è stato necessario fare una seduta “notturna”. P. P.
La relazione di Tonino Mulas Dopo gli adempimenti statutari ha preso la parola Tonino Mulas che ha subito messo in evidenza i risultati ottenuti dalla Fasi, riassunti nelle Tesi congressuali, un documento scritto anche in sardo. Mulas ha preferito parlare a braccio e ricordare la battaglia contro l’aumento delle tariffe marittime. “Poteva essere un anno positivo per il turismo sardo – ha detto – e invece è stato negativo”. Ha rivendicato il diritto della Sardegna a controllare il traffico delle persone e delle merci e
ha ringraziato la Regione che ha convocato anche la Fasi al tavolo per discutere di continuità territoriale aerea. Ha annunciato il sostegno della federazione dei sardi allo sciopero generale dell’11 novembre in Sardegna per il lavoro e contro la povertà. Mulas ha quindi toccato la questione dei circoli che per la Sardegna rappresentano 150 punti di riferimento nel mondo, “che la Regione non deve perdere”. Queste strutture – ha aggiunto – devono diventare sedi di rappresentanza e di promozione culturale e economica. Mulas ha poi sottolineato come i circoli non esauriscano la presenza dei sardi nel mondo. “Le competenze che sono fuori dall’isola – ha affermato – sono migliaia e devono mettersi al servizio della Sardegna”. Mulas ha poi evidenziato come nell’opinione pubblica sarda “tenda a svanire la memoria dell’emigrazione”, che invece rappresenta una grande risorsa. Alla Regione – ha proseguito Mulas – chiediamo di lavorare insieme per una nuova legge che adegui il ruolo dei circoli alle nuove esigenze.
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l quinto congresso nazionale della FASI ha avuto un prologo, nella mattinata, con un seminario di studi rivolto ai giovani, delegati al Congresso dai 72 circoli dell’Italia continentale. Il seminario “Giovani, lavoro, innovazione, cultura d’impresa”, coordinato da Carmina Conte, ha visto come relatori, dopo un saluto di Tonino Mulas, Francesco Manca, ex assessore del Lavoro, nella veste di sociologo-economista, Giacomo Mameli, giornalista, e don Piero Borrotzu, responsabile della Pastorale del Lavoro della Sardegna. Secondo Manca uno sviluppo virtuoso può essere creato non mettendo in campo solo le risorse economiche ma costituendo le basi di una forte coesione sociale. La regola deve essere applicata anche in Sardegna. Alla crisi nazionale si accompagna una crisi tutta regionale con la fine della chimica e della metallurgia. Inoltre la proprietà delle maggiori imprese industriali (compreso il turismo) non è in mano dei sardi, i quali hanno la cattiva abitudine di pensare a intraprendere un’attività economica solo se garantiti da incentivi regionali a fondo perduto. Per Giacomo Mameli la Sardegna non investe in cultura e soprattutto non ama la cultura del lavoro. Attingendo alle numerose storie “eccezionali” da lui presentate nei suoi libri, Mameli ha voluto indicare una via ai giovani per avere successo professionale. In Sardecello Fois, la critica letteraria Neria De Giovanni, il segretario della Federazione Nazionale Stampa, Franco Siddi, il regista Gianfranco Cabiddu, il pastore imprenditore in Toscana Giuseppe Delogu, il giornalista Antonello Rubattu, la storica dell’arte Caterina Virdis, il colonnello Angelo Turi impegnato in missioni con la Brigata Sassari. Altri, come l’avv. Giannino Guiso e il magistrato Pierluigi Onorato, non hanno perso una battuta dell’intenso dibattito. Tra le presenze, oltre al vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa dei Riformatori, che ha portato il saluto della presidente Claudia Lombardo, la consigliera del PD Francesca Barracciu, il consigliere dei Riformatori Pier Paolo Vargiu, il comandante militare del Veneto gen. Roberto Pino, ex comandante della Brigata Sassari e socio del circolo “Eleonora d’arborea” di Padova, il deputato Mauro Pili, i rappresentanti delle organizzazioni dei sardi nel mondo e delle associazioni di tutela, nonché, nella veste di relatore al convegno dei giovani, l’ex assessore del Lavoro Francesco Manca, che qualcuno ha ritenuto “inopportuna” o quanto meno “ingombrante”. Alla presidenza del Congresso è stata chiamata Giuseppina Pira, del circolo di Parma, che è stata affiancata da Tonino Mulas e Serafina Mascia. novembre 2011
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GLI INTERVENTI DELLE FEDERAZIONI DEI CIRCOLI SARDI
riti, ex minatori, sono tutti morti”. Ha ricordato le condizioni affrontate da quegli emigrati costretti ad accettare contratti che li costringevano a lavorare in galleria per cinque anni. Ha parlato dell’esperienza del nipote che, pur essendo nato in Belgio, rischia di essere allontanato perché non ha lavoro. E ha toccato anche lui il tema dei traspor ti lamentando che le tariffe della Tirrenia erano meno care di quelle praticate dalla Flotta sarda. Gianni Manca, por tando il saluto dei 15 circoli della Germania, ha ricordato che in quel paese vivono 75 mila sardi e che senza il coinvolgimento delle nuove generazioni i circoli non hanno un futuro. Per questo la Federazione della Germania, il 23 ottobre, ha deciso di investire buona par te delle risorse di cui dispone per favorire i progetti dei giovani. Ha auspicato che il
nuovo assessore riesca a trovare la soluzione per l’erogazione dei contributi ai circoli. Francesca Fais ha ricordato di essere alla guida della Federazione Svizzera da cinque anni. Ha sottolineato di essere donna e giovane e che non è il problema del ricambio generazionale a mettere a rischio il futuro dei circoli. Ha ribadito, con un linguaggio schietto e diretto, che non è più tempo di ripetere proposte e istanze che non vengono mai recepite nonostante siano sempre le stesse. “Le nostre capacità, le nostre professionalità, il nostro spirito, ma soprattutto i ritmi frenetici di questi tempi fanno di noi una generazione che va di corsa per stare al passo coi tempi. Siamo più impazienti ma anche più consapevoli del patrimonio che rappresentiamo e del ruolo che vorremmo svolgere” Dal 2007 – ha detto rivolgendosi a Liori – lei è il quinto assessore a capo del nostro mondo. Ciascuno ha chiesto, anche a ragione, tempo per conoscere e capire. Il problema è che spesso il loro mandato si è limitato a osservare”. Ha poi rivolto una richiesta d’aiuto all’assessore: le federazioni oggi hanno perso credibilità – ha detto – le chiediamo di aiutarci a ritrovare il nostro ruolo di referenti del mondo dell’emigrazione organizzata. La nostra presenza alle sedute della Consulta, come invitati, contribuirebbe a questo processo di recupero della credibilità”. Raffaele Melis, ha portato il saluto del circolo di Barcellona e dei sardi in Spagna e ha messo in evidenza le profonde differenze che esistono sotto l’aspetto sociale tra la Catalogna e la Sardegna. Ha poi ricordato Ciccio Scanu Uleri, socio del circolo di Barcellona, che ha tradotto la Bibbia in sardo.
ha detto – non è fatta solo di salsiccia, formaggio e belle spiagge, ma deve comprendere anche la nostra cultura”. Paola Figus è stata eletta presidente del circolo Peppino Mereu di Siena nel maggio 2011, e da allora fa parte di quel 25% di dirigenti donna riportato nel documento dell’associazione: «Sono il dirigente più giovane. Vorrei iniziare facendo un’esternazione sulle “quote rosa” all’interno dell’associazione. Per me, prima di essere giovani e prima di essere donne, siamo comunque Sardi.
L’essere donna e giovane non è e non deve essere né un merito né una discriminante. Tengo a precisare che, all’interno della nostra associazione, la leadership deve essere composta da persone propositive, che seguano il concetto di base: “Idee nuove con un occhio alla tradizione”, a prescindere dall’età e dal sesso. Non abbiamo bisogno di “classi protette”. Dopo un’attenta lettura delle tesi congressuali, è davanti agli occhi di tutti – ha detto – che lo sfruttamento subito dalla nostra isola perdura nei secoli e pesa sulle nostre spalle. Non da ultimo l’inaudito rincaro dei biglietti navali come a voler sottolineare che noi Sardi facciamo parte di un’altra Italia. Ma solo quando conviene. La provincia di Siena conta, a fronte di una popolazione di 110.000 abitanti circa, il 17% di presenza sarda. Partendo da questo dato oggettivo è interessante, nella progettazione delle prossime iniziative che il circolo “Peppino Mereu” metterà in cantiere, far conoscere ai senesi le specifiche peculiarità della tradizione sarda; non solo su una base enogastronomica già ben radicata;
La voce dei sardi nel mondo
l Congresso hanno partecipato i presidenti delle Federazioni dei circoli sardi nel mondo: Marga Tavera (Argentina), Francesca Fais (Svizzera), Gianni Manca (Germania), Carlo Murgia (Belgio), Mario Agus (Olanda), il consultore Raffaele Melis, presidente del circolo di Barcellona, e la presidente del circolo di Grenoble, Mina Puddu. Marga Tavera, figlia di Cosimo, emigrato nel 1949, nata in Argentina, ha ribadito la sua sardità, “siamo sardi nati fuori”. Ha quindi illustrato un progetto che vedrà la comunità sarda di Buenos Aires promuovere la Sardegna dal 29 ottobre al 1° novembre, nella Fiera internazionale del Turismo. E ha lamentato come dall’assessorato regionale del Turismo non abbiano ricevuto nessuna risposta e “neanche un depliant”. Il presidente della Federazione dei circoli sardi in Francia, Francesco Laconi, ha inviato un lungo messaggio, in cui tocca tutti temi al centro del congresso, che è stato riassunto da Tonino Mulas. Mario Agus, ha sollecitato la riforma della legge 7/91 e ha parlato delle gravi difficoltà che stanno attraversando le federazioni dei sardi all’estero in questo periodo di grandi ristrettezze economiche. Di grande impatto emotivo l’intervento di Carlo Murgia. “In Belgio – ha detto – sono rimaste solo donne, vedove. Perché i loro ma-
“Chiediamo di essere considerati parte integrante del Popolo sardo, non vogliamo essere la parte separata. In questo momento in cui è acceso il dibattito sul federalismo è una vergogna che la Sardegna non difenda il suo Statuto Speciale”. Ha poi ribadito la richiesta di partecipare all’Assemblea del popolo sardo per la riscrittura dello Statuto, e quella di una rappresentanza in Consiglio regionale. Ha auspicato una semplificazione della burocrazia regionale. Ha concluso auspicando un ricambio della presidenza e con un ringraziamento alla moglie. Il dibattito Dopo la relazione di Filippo Soggiu sui trasporti (di cui diamo conto a parte) il dibattito è entrato subito nel vivo con l’intervento di Giovanni Cocco, del Gremio di Roma, che ha denunciato le difficoltà incontrate per la realizzazione di un progetto per un impianto fotovoltaico. Gesuino Piga, presidente del circolo “Logudoro” di Pavia ha incentrato il suo intervento sulla “missione dei circoli”, ribadendo la centralità della promozione della cultura per promuovere la Sardegna. “la valorizzazione dei prodotti sardi – 4
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SPECIALE EMIGRAZIONE ma anche quella cultura millenaria che ci ha reso famosi nel mondo. Concludo sottolineando che il direttivo del mio circolo è composto da 9 membri, 4 dei quali sono donne. Io sono a Siena da 6 anni e da subito attiva nell’organizzazione: un periodo che mi ha fatto riscoprire “lo spirito di appartenenza” che nell’isola davo per scontato, il piacere della tradizione, in pratica l’orgoglio di essere Sarda. Tutto questo mi dà la spinta per far conoscere, a chi non la capisce, la nostra lingua e con essa tutta la cultura che comporta e che viene alimentata da ogni sardo quotidianamente». Franco Saddi, presidente del circolo “Amedeo Nazzari” di Bareggio, ha ricordato la festa sarda che il circolo organizza da 15 anni, a Cornaredo, una manifestazione che dura 11 giorni e che è diventato un appuntamento fisso della zona, nella quale si raccolgono fondi da destinare in beneficenza. Saddi ha ricordato di essere emigrato, ancora bambino, 50 anni fa, insieme alla famiglia composta da otto figli: “Anche i miei figli, nati fuori dalla Sardegna – ha detto –, sono sardi doc”. Riferendosi alla drammatica situazione italiana e sarda in particolare ha concluso: “per uscire dalla crisi dobbiamo ridimensionarci tutti”. Adelasia Divona, del circolo di Udine (città dove
è arrivata da tre anni e “dove – ha detto – ho recuperato la mia sardità”) ha sostenuto che è necessario che il ruolo dei circoli cambi e si aggiungano nuovi percorsi. Ha parlato di un progetto per coinvolgere gli anziani in una rete di sostegno per le giovani coppie. Ha poi criticato il disinteresse della Regione e ha chiesto più rispetto per quello che fanno i circoli”. Rispetto per i circoli Salvatore Dui, presidente del circolo di Trento, alla sua prima esperienza ad un Congresso della Fasi, ha rivolto l’invito a “salvare la nostra isola dalla volgarità”. “È volgarità, ha detto, che la Sardegna spende solo lo 0,6 per cento del suo Pil per ricerca e sviluppo, è volgarità che l’Isola sia considerata una propaggine della Costa Smeralda, è volgarità vedere barche che consumano sei mila litri di gasolio l’ora e pastori presi a manganellate perché rivendicano un prezzo più adeguato per il
Trasporti e caro-tariffe al centro del dibattito Trasporti e caro tariffe: è la questione che più di tutte sta a cuore dei sardi di fuori. Ne hanno parlato un po’ tutti gli intervenuti al quinto congresso nazionale della Fasi. Ha cominciato Filippo Soggiu, già presidente effettivo, poi onorario e oggi emerito. “In qualità di responsabile del settore per la Fasi - ha detto - spetta a me fare l’analisi di quanto è successo in relazione all’aumento, a dir poco esagerato, delle tariffe navali che, senza un minimo di preavviso, sono state imposte per la stagione 2011. Si è infatti constatato che, rispetto al 2010, i costi sono aumentati tra il 50 e il 70 per cento e, per l’alta stagione, del cento per cento. Abbiamo chiesto spiegazioni: ci è stato risposto che a causa dell’aumento c’erano il prezzo del petrolio, lievitato del 20 per cento, ma anche e soprattutto gli oneri di gestione nei periodi di tariffe agevolate praticate negli ultimi cinque anni: di qui la necessità di ripianare le perdite pesantissime causate dalle tariffe low cost sulle tratte sarde, pena il fallimento”. Soggiu ha messo sotto accusa il fatto che le compagnia di navigazione hanno sbagliato la programmazione tariffaria a loro danno, producendo un’assurdità mostruosa. Ricordate tutte le manifestazioni di protesta organizzate dalla Fasi, da Genova 1978 a Roma 2011, il past president ha sostenuto che “il nostro primo scopo è avere un servizio per i sardi vicini ai circoli; il secondo è quello di mantenere un rapporto stretto con loro, attra-
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verso il tesseramento, che è vitale per l’esistenza stessa delle nostre associazioni; il terzo è quello di presentarci alle compagnie, grazie a questa rete e alla sua consistenza, anche economica, non in ordine sparso, ma con una grande capacità di contrattazione. Consideriamo quanto successo un brutto incidente di percorso, sperando che non si ripeta. Sempre pronti, però, a difendere gli interessi del nostro mondo e dei nostri soci, in sintonia con quelli della Sardegna”. Sull’argomento ha addirittura presentato una mozione, che è stata approvata all’unanimità, l’Acsit, l’Associazione dei sardi in Toscana. In essa si legge che “al fine di compensare gli svantaggi dell’insularità è assolutamente necessario applicare il principio della continuità territoriale anche al servizio del trasporto marittimo, giacché è attraverso questo servizio che viaggia la stragrande maggioranza delle merci, mentre l’esplosione delle tariffe praticate per la stagione estiva dalle compagnie di navigazione private, ha fatto giustamente sospettare un accordo di cartello che finisce per gravare sull’economia dell’isola e sulle spalle degli stessi sardi”, il documento chiede all’esecutivo eletto dal congresso di nominare una commissione permanente per la continuità territoriale, con funzioni consultive e propositive, composta di membri interni o esterni al Direttivo nazionale, purché dotati della professionalità, delle motivazioni e delle sensibilità necessarie per proporre e valutare le linee
loro latte, è volgarità – ha concluso – vedere un turismo becero che consuma il nostro territorio”. Giulio Cesare Pittalis, del circolo di Fiorano Modenese, ex consultore, ha incentrato il suo intervento sulla riforma dello Statuto dell’Autonomia, ribadendo la richiesta degli emigrati di essere chiamati al tavolo che dovrà riformarlo. Ha poi parlato della situazione del comprensorio di Sassuolo, spiegando che la crisi ha colpito anche quelle zone: “A Fiorano, una cittadina di 17 mila abitanti – ha ricordato – prima c’erano 17 mila posti di lavoro. Ora molte fabbriche hanno ridotto la produzione e altre hanno chiuso, ma sono pronte a ripartire appena si manifestano cenni di ripresa”. Maurizio Solinas, presidente del circolo di Verona, ha chiesto più rispetto da parte delle autorità regionali: “Siamo emigrati qualificati – ha sottolineato – e occupiamo posti di prestigio e siamo rispettati. Cappellacci – ha proseguito – mi sei antipatico perché sei assente nel posto più importante”. Solinas ha poi ribadito: “Siamo indignati, e tanto, anche perché non ci sono neppure i funzionari della Regione. Anche loro ci considerano un po’ stupidotti”. Si è detto certo che da questo congresso verrà uno scossone. Ha annunciato la pro-
d’azione più efficaci al fine di realizzare un’adeguata compensazione dei disagi dell’insularità sarda. Massimo Mura, responsabile marketing della Moby lines. “Ci hanno chiamati – ha detto – pirati del mare e banditi. Niente di più falso. È evidente che non operiamo per fini sociali ma per perseguire un utile. La verità è che ci manca un interlocutore. Bene ha fatto la Corsica, che ha ottenuto il riconoscimento dell’insularità. Se lo facesse anche la Sardegna potrebbe ottenere il cancellamento dell’Iva (12-15 per cento), che permetterebbe l’abbattimento delle tariffe”. Gli ha fatto eco Pierluigi Erculani di meridiana Airlines, per il quale la compagnia è disponibile a una fattiva collaborazione con la Fasi. Mauro Pili, il parlamentare che più di ogni altro si dà da fare per il riconoscimento dei diritti dei sardi in materia di trasporti ha illustrato una sua proposta sulla continuità aerea. “Un’ora di volo di un grosso aereo – ha detto l’ex presidente della Regione – costa 4.900 euro, cui va aggiunto un 8 per cento di guadagno: calcolando un velivolo carico del 70 per cento dei passeggeri, il costo del biglietto dovrebbe essere di 43.90 euro!”. Se le cifre esposte sono esatte per le compagnie sarebbe un guadagno spropositato. Di costi spropositati dei viaggi via mare ha parlato perfino Marcello Fois, uno dei “delegati esterni” di prestigio: «La scorsa estate – ha detto l’autore di “Dura madre” – sono tornato nell’isola con la famiglia è ho speso esattamente il doppio di quanto il viaggio era costato l’anno precedente».
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Rinsaldare il legame con i sardi che vivono fuori dalla Sardegna Il vicepresidente del Consiglio regionale ribadisce l’attenzione delle istituzioni per il mondo dell’emigrazione - Gli interventi dei politici sardi
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a presenza di politici non era folta ma qualificata: c’erano il vicepresidente del Consiglio regionale Michele Cossa, l’altro esponente dei Riformatori Pier Paolo Vargiu, la vice segretaria regionale del Pd, Francesca Barracciu, il deputato del Pdl Mauro Pili. Rimarcata l’assenza del presidente della Regione Ugo Cappellacci. “Le istituzioni regionali, e in particolare il Consiglio regionale – ha detto Michele Cossa – hanno sempre guardato al mondo dell’emigrazione col sentimento di chi non vuole spezzare la comunione di affetti, spirituale e morale di quell’unicum che costituisce il popolo sardo. Perché i sardi costituiscono un valore aggiunto di cultura, intelligenza ed esperienza che va ad arricchire la nostra civiltà con un incessante contributo allo sviluppo della nostra terra che solo chi vi appartiene, per nascita o per scelta, può fornire. E questo legame deve essere identico con i figli degli emigrati, perché nel tempo si mantenga un vincolo solido di reciprocità con le radici culturali, sociali e affettive della terra dei loro genitori, che è anche la loro terra”. “Il vostro congresso assume oggi una valenza ancora più alta e nobile perché da sardi non vi siete posti l’interrogativo di cosa ha fatto, o sta facendo, la Sardegna per voi ma, direbbe Kennedy, di quello che voi potete fare per la Sardegna. Io credo che un popolo, sino a quando potrà contare sul generoso contributo dei propri figli, anche di quelli sparsi in tutto il pianeta, avrà sempre di fronte a sé grandi prospettive. Spezzare le catene
posta di costituire una rete di rappresentanza anche in Sardegna attraverso i gemellaggi. Ha ricordato che sono già numerose le località del Veneto gemellate con città e paesi sardi e ha illustrato i vantaggi, anche economici, che questi scambi producono. Solinas ha quindi affrontato il nodo del turismo lamentando che l’assessore non considera l’importanza dei circoli (“perché operiamo gratis”. “Eppure noi siano 72 pro loco, 72 agenzie di viaggio”). Anche gli assessorati della Cultura e dei Trasporti brillano per assenza. “Pur non essendo nato in Sardegna – ha concluso Solinas – mi sento sardo e sono orgoglioso quando gli altri riconoscono la mia sardità”. Elio Turis, presidente dell’ACSIT di Firenze, si è soffermato sulla drammatica situazione della disoccupazione giovanile in Sardegna e sulla crisi che ha investito tutti i comparti dell’economia isolana con un’attenzione particolare alla pastorizia. Turis ha anche presentato una mozione sulla continuità territoriale e un progetto “Terza età: rivivere in Sardegna”, per allungare la stagione turistica. Sui temi ambientali si è soffermata, con un 6
di una condizione geografica, ma anche politica ed economica, di isolamento costituisce la condizione essenziale per avviare realmente e in modo solido lo sviluppo di un territorio insulare. Questo si può ottenere abbattendo le odiose barriere di una continuità territoriale, che ancora viene negata ai sardi e di un ritardo nello sviluppo, al quale si potrebbe meglio far fronte se lo Stato non negasse quegli strumenti di fiscalità di sviluppo che sono previsti dal nostro Statuto e così necessari alla nostra Isola. Oggi la politica regionale sta cercando di superare questa condizione di marginalità attraverso una serie di vertenze col governo centrale, le ultime sul mancato ritorno delle entrate fiscali e sulla continuità territoriale. Arrivando in quest’ultimo caso al varo di una flotta sarda per abbattere un monopolio sul trasporto marittimo che ormai non ha più nessuna ragione di essere”. La Fasi è sempre stata in prima linea – ha sottolineato Cossa – nella difesa di questo fondamentale
accalorato intervento, Gemma Atzori, del circolo di Ostia. “I problemi ambientali – ha detto – appartengono a tutti noi”. Ha ricordato il peso delle servitù militari, si è detta contraria all’installazione dei nuovi radar, e ha detto “no ai campi da golf”. “Non siete i padroni della vita degli altri – ha detto rivolta ai politici sardi – dovete lavorare per il bene comune”. La tutela dell’ambiente Il coordinatore dei circoli della Lombardia, Antonello Argiolas, di Magenta, ha illustrato le principali iniziative realizzate negli ultimi cinque anni dai circoli sardi, in particolare le celebrazioni de
principio: che le chiavi della nostra terra non possono appartenere ad altri se non a noi stessi. E che se risorse devono essere investite, lo siano per garantire a tutti – sardi e non – la piena accessibilità, uguale alle altre regioni d’Europa, della nostra terra. Cossa ha spiegato che sulla continuità territoriale aerea la Regione ha deciso di stanziare risorse per giungere alla tariffa unica. Il vicepresidente del Consiglio regionale ha concluso parlando dell’esigenza di modificare lo Statuto di Autonomia. “Uno Statuto – ha detto – che per unanime valutazione non è più lo strumento adeguato per regolare il progresso e lo sviluppo economico dei sardi. In questi oltre sessant’anni di esperienza autonomistica, infatti, si sono succeduti tanti e tali accadimenti – tra tutti, la nascita dell’Unione Europea – che necessitano di una profonda riflessione per disegnare una nuova personalità dei sardi e della Sardegna in Italia e in Europa”. Francesca Barracciu, consigliera regionale e vicesegretaria del Pd, ha ricordato la sua iniziativa, coronata dal successo, di aprire la giunta regionale alle donne. Originaria (e sindaco) di Sorgono, dice di essere portatrice “di valori che io conservo e che voi conservate. In Consiglio regionale c’è la disponibilità a creare un rapporto di stretta collaborazione in futuro tra le istituzioni sarde e gli emigrati. Ma non bastano le intenzioni: bisogna passare ai fatti. Perché non esistono, né sono mai esistiti, governi amici: dobbiamo contare solo su di noi”. Il deputato Mauro Pili, ha chiuso i lavori congressuali del sabato: oltre che a trattare il tema della continuità territoriale (di cui riferiamo in altra parte del giornale) ha detto tra l’altro: “Il mondo dell’emigrazione è una parte decisiva del popolo sardo. Rappresenta le radici della Sardegna, che non si sono fermate ma si sono radicate in Sardegna e in tutto il mondo. Un popolo cresce solo se sa integrarsi con altre culture e con altre realtà”. “Sa Die de sa Sardigna” nelle principali città lombarde. Ha fatto anche un’analisi dettagliata di alcune tematiche affrontate nelle Tesi congressuali, frutto di un intenso e partecipato lavoro di gruppo, soffermandosi sulla questione vitale del ricambio generazionale. Sebastiano Mossa, del circolo “Fisio Tola” di Piacenza, originario di Bultei, “figlio di pastore, e anch’io pastore prima di andare all’università”, ha raccontato la desolante esperienza vissuta a Milano in Piazza Affari, in occasione della manifestazione del Movimento dei pastori sardi. “C’era un tale schieramento di forze dell’ordine – ha detto con amarezza – che non si è vista neppure contro i terroristi. Eppure la nostra era una manifestazione pacifica in difesa della dignità del lavoro”. Mossa ha poi affermato che “per fare cose credibili ci vogliono persone credibili” e ha ribadito che i circoli sardi devono rivendicare diritti e non chiedere concessioni. Enzo Cugusi presidente del circolo “Kinthales”, ha detto che Torino “è una città che accoglie e che fa diventare cittadini”. Ha quindi parlato della ripresa massiccia dell’emigrazione e del fatto che novembre 2011
SPECIALE EMIGRAZIONE molti giovani che vanno nelle università della penisola non rientrano in Sardegna. “In questo modo l’Isola – ha detto – perde la classe dirigente migliore. È una vergogna che deve finire”. Cugusi ha parlato dello spopolamento dei paesi della Sardegna e ha denunciato “questa Amministrazione regionale non è capace di dare risposte e speranze”. Pierangela Abis, presidente del circolo di Milano, ha rivolto un plauso a Maria Marceddu, che la sostituirà nel ruolo di coordinatrice nazionale del Gruppo donne. Ha incentrato il suo intervento proprio sul ruolo delle donne, rilevando con soddisfazione, che a dispetto della crisi, in Sardegna, secondo recenti dati è cresciuta l’occupazione femminile. Ha poi evidenziato come i circoli contino molto sul coinvolgimento delle donne. “Mi sfugge il motivo – ha detto Giovanni Podda, presidente del circolo “S’Emigradu” di Vigevano, al suo primo congresso – perché ci debbano essere quote per giovani e quote per donne”. In questo modo ha proseguito si rischia di creare un ghetto. La selezione – ha concluso – deve essere fatta in altro modo, puntando sulla capacità”. Per Gianluca Fodde, del circolo Maria Carta di Bergamo, ha sostenuto il voto è l’unica forma per fare una rivoluzione. “La Sardegna - ha detto - è come Cuba degli anni Quaranta: tutti la sfruttano meno che i sardi”. Pier Paolo Cicalò, presidente dell’associazione di tutela Fernando Santi, ha sottolinato come in questo congresso ci sia “tanta carne al fuoco: trasporti, cervelli in fuga, economia. Sono tanti problemi che, se affrontati insieme, rischiano di non centrare gli obiettivi”.
Il ruolo culturale dei circoli La cultura è stata al centro dell’intervento di Paolo Pulina, che ha evidenziato l’importanza di quella che Gramsci chiamava “sovrastruttura”, come base per sviluppare qualsiasi azione di coinvolgimento di gruppi impegnati nel raggiungimento di un obiettivo di miglioramento sociale. Il congresso – ha detto Pulina – è un momento in cui si votano i componenti del gruppo dirigente e quindi è giusto che le proposte partano dalle tesi esposte nel documento a stampa. Secondo Pulina è giusto ricordare che i circoli della FASI, interclassisti e intergenerazionali, hanno aiutato molti sardi residenti a (ri)scoprire le proprie radici ma poi spetta ad essi coltivare queste radici. Uno studio della Fondazione Zancan ha sottolineato come si può essere in tanti a condividere per eredità una stessa cultura, ma poi uno deve decidere di impegnarsi in un circolo piuttosto che in una associazione elitaria di “distinzione” sociale. L’apporto dei giovani può essere vitalizzante ma bisogna non emarginare gli anziani e i vecchi che
Il sostegno dai “Sardi illustri” Gli interventi dei delegati “esterni” - Magistrati, avvocati, scrittori, registi e anche un pastore a rappresentare l’élite della Sardegna nella penisola
Tonino Mulas, Serafina Mascia e Paolo Rosa Spina, presidente del circolo di Padova li hanno definiti “delegati esterni”. Sono venti sardi che hanno raggiunto il successo fuori dall’isola. Alcuni sono intervenuti nel dibattito, altri lo hanno seguito con grande attenzione. Tra questi Pierluigi Onorato, maddalenino, consigliere di cassazione, carriera a Firenze, tre legislature in Parlamento. Era accompagnato dalla moglie Gabriella Sorbi, insigne pianista, e dalla figlia Ilaria, attrice di prosa della scuola di Streler, che è intervenuta nel convegno dei giovani. Anche l’avv. Giannino Guiso, penalista di fama nazionale, non ha perso una sola battuta del dibattito. Il primo ad intervenire è stato Giuseppe Delogu, di Orune, pastore-imprenditore nelle campagne di Volterra, socio del circolo di Pisa. “I pastori – ha detto – vedono il mondo con gli occhi delle pecore”, per cui l’arrivo nelle campagne toscane fu quasi un miraggio. Ha poi ricordato i problemi creati a una intera e laboriosa comunità di sardi da un ristretto gruppo di criminali durante la stagione dei sequestri. La generalizzazione che si faceva sardo uguale bandito, e il ruolo fondamentale svolto dal circolo “Peppino Mereu” di Siena e dal suo presinovembre 2011
dente, il pastore-poeta Pietro Siotto “che ha difeso noi pastori e ha fatto capire che i più danneggiati da quelle azioni criminali eravamo proprio noi sardi onesti”. Delogu ha sostenuto che “i circoli hanno il compito di non far perdere le tradizioni” e ha lamentato di non riuscire a investire in Sardegna il patrimonio di esperienza acquisito in emigrazione. La critica letteraria Neria De Giovanni, ha ricordato la figura di Grazia Deledda, di cui è appassionata studiosa, e i numerosi convegni organizzati in collaborazione con la Fasi. Per Caterina Virdis, docente universitaria di Storia dell’arte, gli artisti sardi vengono valorizzati in un percorso di iniziative che evidenzia e valorizza la creatività isolana. “La strada per esaltare la presenza dei circoli è che la piccola patria diventi grande”. Franco Siddi è segretario nazionale della Federazione della stampa, il massimo organo sindacale dei giornalisti italiani. Ha cominciato il suo intervento in limba (è originario di Samassi) per poi proseguire in italiano, ha illustrato i problemi che affliggono la stampa a livello nazionale e regionale, e ha fatto un puntuale excursus sui principali temi in discussione. Si è soffermato sul problema dei trasporti che “grazie alla Fasi, è oggi di grandissi-
hanno fondato i circoli. Essi possono diventare “biblioteche viventi “ che raccontano la storia di un circolo, di un paese, la storia della Sardegna. Ma, oltre la virtualità, Pulina ha sottolineato come il contributo dei sardi emigrati come insieme di proposte concrete per migliorare la situazione economica e sociale dell’isola viene spesso ignorato dai residenti. Basta pensare che gli atti del Primo congresso nazionale sardo tenuto a Roma in Castel Sant’Angelo dal 10 al 15 maggio 1914 non sono mai stati ristampati. Toccherà storicamente ai sardi emigrati di oggi ristampare quelle pagine e organizzare un convegno che sia occasione perché le intelligenze sarde fuori dell’isola possano confrontarsi su progetti concreti finalizzati allo sviluppo delle condizioni dell’isola sia dal punto di vista materiale che culturale, pubblicandone tempestivamente gli atti. “La Fasi – ha sostenuto Marinella Paniceri, presidente del circolo di Cesano Boscone – è figlia di un unico popolo sardo ed è su questa strada che vogliamo continuare: i circoli hanno svolto una grande funzione di accoglienza e oggi sono maggiormente impegnati per la promozione della Sardegna”. Patrizia Cucca è da un anno presidente del circolo di Portoferraio ha ricordato che sui venticinquemila abitanti dell’isola d’Elba ben millecinquecento sono sardi. “Siamo ambasciatori senza portafoglio – ha detto – perché la Regione non ha ancora riconosciuto il nostro circolo. E noi abbiamo tanto bisogno di soldi”. Ha aperto i lavori della domenica Luigi Lilliu, del circolo di Pesaro, che ha esaminato la nuova realtà dei sardi che vivono sulle coste dell’Adriatico. La serie degli interventi è poi proseguita velocemente, ma attualità”. Adesso le vecchie e le nuove generazioni – ha detto – si sono perfettamente integrate, il che costituisce una grande ricchezza per la Sardegna. La Regione deve svolgere un ruolo attivo: noi dobbiamo farle capire cosa la sardità ha prodotto nel mondo”. Anche Gianfranco Cabiddu vive e opera a Roma ed è regista di film di successo come “Il figlio di Bakunin”e “Disamistade” e di spettacoli come “Sonos ‘e memoria”. “Costituiamo – ha detto – una rete, per attaccamento e senso di appartenenza, che le altre regioni non hanno. Ebbene, dobbiamo percepirla come una risorsa da mettere a frutto”. Oltre che di continuità territoriale, lo scrittore Marcello Fois ha fatto un’analisi sociologica del mondo dell’emigrazione: “I bisogni primari di una popolazione, quella sarda, sono fortemente in crisi – ha detto – ci sono pessimismo e rassegnazione, per combattere i quali ci vuole una svolta che la classe politica dovrebbe obbligatoriamente attuare. L’identità dei sardi di fuori è obbligatoriamente disinteressata: noi rappresentiamo la Sardegna non così com’è, ma come dovrebbe essere”. Ha chiuso la serie di interventi dei “delegati esterni” Nello Rubattu giornalista e scrittore, promotore del museo dell’emigrazione di Asuni: “Il termine cultura – ha detto – oggi è spesso usato a sproposito. E i circoli devono stare attenti, nel promuovere le iniziative, a non mischiare la cultura con il folklore e con gli spettacoli ricreativi”. 7
SPECIALE EMIGRAZIONE 5° CONGRESSO NAZIONALE DELLA FASI
Abano Terme 21-23 ottobre 2011
Impegno dell’assessore del Lavoro per riformare la legge n. 7 del ’91 Antonello Liori pronto a confrontarsi con le organizzazioni degli emigrati per definire una proposta da portare in tempi brevi all’esame del Consiglio regionale
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ntonello Liori, da pochi mesi alla guida dell’assessorato del Lavoro, al suo primo incontro con il mondo dell’emigrazione, ha ascoltato proposte e critiche, anche aspre, e ha assunto alcuni impegni. Primo fra tutti la revisione della legge sull’Emigrazione. “È necessario – ha detto – rivisitare la legge del 1991 che regolamenta il mondo dell’emigrazione, perciò sono pronto a confrontarmi con le associazioni per avviare il percorso che porterà ad una nuova proposta da sottoporre al Consiglio regionale”. L’assessore ha ricordato che le leggi le fa il Consiglio regionale. “Io mi impegno – ha detto – a presentare la nostra proposta in tempi stretti”. Liori ha parlato della sua esperienza personale e del “sentimento di appartenenza” che anima i sardi. Anche, come nel suo caso – che ha lasciato da bambino Desulo, per trasferirsi a Cagliari – quando restano nell’Isola. Ha apprezzato gli interventi più critici e ha ammesso che “spesso le vostre richieste arrivano a una classe politica disattenta”. La politica, ha detto l’assessore, serve a migliorare le leggi. Anche il Piano paesaggistico regionale – ha sottolineato –
non è riuscito a impedire lo scempio che si sta compiendo a Tuerredda. Così come è stato colpevolmente permessa la svendita del Banco di Sardegna. Nel suo intervento Liori ha citato spesso i versi di Montanaru, il grande poeta desulese. Ha manifestato plauso per l’impegno dei circoli e delle comunità sarde. “Voi – ha detto – potete portate non un mattone, ma un macigno alla costruzione del muro del rilancio della Sardegna. La Sardegna ha bisogno di voi”. Ha anche rilanciato l’esigenza di dotarsi in una “anagrafe dell’emigrazione” e si è impegnato a valutare se ci sono margini di manovra per alleggerire gli adempimenti burocratici. “La Regione investe molto in questo settore, prima regione in Italia – ha spiegato Liori – perché
dato l’alto numero di iscritti e il tempo limitato. Antonio Masia, del Gremio di Roma, ha lodato l’intervento di Pili, che “ha detto cose che andiamo ripetendo da tempo” e ha rivendicato la primogenitura tra i circoli del suo Gremio. Questa tesi è stata confutata da Giusy Carboni di Genova che ha sostenuto come il “Sarda Tellus” fosse la prima associazione creata in assoluto. Simone Pisano del circolo di Pisa ha messo in evidenza l’evoluzione dei circoli che hanno fatto salti in avanti e sono adesso un’avanguardia per chi si occupa di cultura, viso il tentativo, riuscito, di valorizzare nella Penisola l’eccellenza di alcune figure sarde. Vice presidente uscente, non si candida ma non abbandona. La presidente dell’Assemblea, Giuseppina Pira, del circolo di Parma, con radici a Bitti, si è detta consapevole della crisi che investe la Sardegna, che non lascia alcuna speranza. “Dobbiamo tirare fuori la nostra dignità - ha detto - perché c’è troppa gente disperata che cerca lavoro”. Massimo Cossu del circolo di Alessandria ha riferito della sua esperienza nell’associazione della sua città, dove ha trovato “tantissima umanità”. Ex coordinatore giovanile, si ripropone come candidato al Comitato esecutivo, perché “i giovani devono mostrarsi disponibili a fare conoscere la Sardegna”. Ettore Serra, componente della Consulta e presidente storico del circolo “Sarda Domus” ha illustrato il problema dei trasporti, visto da un osservatorio importante come quello di Civitavecchia e ha esaltato il ruolo svolto dai circoli nella promozione della Sardegna.
Infine Domenico Mannoni, del circolo di Udine, ha illustrato gli aspetti dell’attività dei circoli. “Restituiamo molto di più di quanto ricevuto”. Tonino Mulas ha poi chiamato sul palco Paolo Siddi, storico presidente del circolo di Brescia e gli ha consegnato una pergamena come riconoscimento per i suoi cinquant’anni di impegno nel mondo dell’emigrazione. C’è stato poi l’intervento dell’assessore del lavoro Antonello Liori e, infine, dopo il trionfo elettorale, quello di Serafina Mascia. “In questo congesso – ha detto nel suo “discorso della corona” – è stato approfondito il “progettare il futuro” del nostro documento congressuale. La storia d’Italia ha l’emigrazione come risorsa fondante, perché i sardi emigrati hanno rappresentato la manodopera di questo paese sin dagli anni Sessanta. Al di là della crisi attuale, il futuro è sempre un tempo migliore. Portando avanti i circoli ci domandano: perché lo fate? Rispondiamo che è una cosa che ci viene dal nostro interno, e nella quale crediamo. Siamo gente temeraria, che ha approdato in luoghi diversi, con diverse culture. Siamo coraggiosi, è la nostra caratteristica. Operiamo all’interno di una legge che ringraziamo di avere. Per essa chiediamo modifiche e, soprattutto vogliamo sederci attorno un tavolo per dare il nostro contributo, perché spetta alla classe politica valorizzare il lavoro degli emigrati. Nessuno ci può indicare le condizioni per essere sardi: lo siamo e basta!”.
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servizi degli inviati Gianni De Candia e Gino Zasso. Hanno collaborato Paolo Pulina e Massimiliano Perlato
ritiene che sia una risorsa importante da valorizzare. Un patrimonio umano e culturale che ha contribuito a far conoscere la Sardegna in tutto il mondo. Ora, però, è necessario rivisitare funzioni, regole e criteri per una migliore distribuzione delle risorse, con l’obiettivo di premiare la qualità delle iniziative di questi avamposti dell’Isola”. “Bisogna anche pensare al futuro delle associazioni – ha proseguito Liori – e diventa fondamentale avviare un ricambio generazionale Sono convinto che sia necessario un maggiore coinvolgimento delle giovani generazioni nella gestione dei circoli. Non solo le nuove leve di emigrati, ma anche e soprattutto i tanti sardi di 2ª e 3ª generazione che sentono ancora forte il legame con la nostra Isola. Realizzando, così, una graduale staffetta generazionale con chi ha avuto il grande merito di aver creato una fitta rete di associazioni e di attività. Ho anche notato, con piacere, una forte partecipazione femminile e l’arrivo ai vertici della Fasi di una di loro – ha sottolineato – è la riprova della qualità delle nostre corregionali impegnate nell’associazionismo”. “Mi sento molto vicino a questi sardi che testimoniano un forte senso di appartenenza e che si sentono uniti da un sentimento identitario. Aspetto – ha concluso – che rappresenta la forza di questo mondo solo geograficamente lontano dall’Isola, che merita una grande attenzione da parte delle istituzioni regionali e troverà in me un attento e sensibile interlocutore”.
Cena del pastore L’hanno chiamata, con una forzatura, “Cena del pastore”, per sottolineare il fatto che i prodotti proposti venivano “dagli ovili e dai pascoli della montagna” e avevano i sapori autentici della Sardegna. In realtà la cena di gala del Congresso della Fasi è stata un’occasione per far conoscere agli ospiti veneti e a tutti i delegati quanto raffinata e moderna può essere la cucina sarda senza tradire i valori della tradizione. La cena, presentata dal giornalista gastronomo Giovanni Fancello, è stata curata da Lino Ruiu, del Ristorante Sant’Elene di Dorgali, su una proposta del grande Sergio Mei, chef del Four Seasons di Milano. Il menù (bilingue) proponeva, tra l’altro: A primu famene (antipasti): Pressutu e sartiza de porcu de Biddamanna; Grandula de Uliana (guanciale di Oliena); Pressutu de berbeghe (Prosciutto di pecora); Casadina; Mattamene (frattaglie di agnello); Pomodorini alla Grazia Deledda. A primu (primi): Anzelotos de casu friscu; Tzichi / pane zuppa. A pustis (secondi): Arrustu de cossa de berveghe; Bombas, polpette di pecora fritte. Casu: Selezione dei migliori formaggi sardi. Sos durches (dolci): Tirica, Torrone di Tonara e Amaretos. Il tutto accompagnato da una vasta selezione dei migliori vini sardi. novembre 2011
PRIMO PIANO
La preoccupazione di Claudia Lombardo per la ripresa del flusso migratorio In un’intervista esclusiva la presidente del Consiglio Regionale parla della fuga di cervelli e di braccia che impoverisce l’Isola - Soddisfazione per l’elezione di una donna alla presidenza della Fasi
– La crisi economica, che investendo l’Europa incide profondamente sulla vita della Sardegna, sta determinando l’emigrazione di molti giovani sardi alla ricerca di occasioni stabili di lavoro. La società sarda rischia di impoverirsi ulteriormente. Dal suo punto di vista, cioè da Presidente del Consiglio Regionale, quali prospettive intravede perché il flusso migratorio rallenti o, come è auspicabile, si fermi? «Il fenomeno della fuga dei cervelli, che si aggiunge gravemente a quello delle braccia lavoro, più tipico dei tempi passati, dà la dimensione del dramma che sta vivendo la nostra l’Isola, perdendo tutte le potenzialità di intelligenza e di applicazione di giovani già formati culturalmente e scientificamente in Sardegna, aggiungendo così danno al danno. Il problema di come frenare questo flusso è all’ordine del giorno dell’agenda politica regionale e, quindi, del Consiglio, ed è direttamente connesso alle iniziative che la nostra Regione, con tutte le sue forze, sta cercando di mettere in campo per la ripresa economica e l’uscita da questo lungo tunnel di crisi. Si tratta di fare scelte coraggiose per adottare un nuovo modello di sviluppo che abbandoni l’indirizzo perdente delle monoculture produttive e industriali e vada verso un sistema di diversificazione di queste attività, integrandole con gli assi portanti del turismo, dell’agricoltura e dello sviluppo tecnologico in un equilibrio armonico». – Lei è stata eletta al Parlamento dei Sardi a 21 anni. Oggi alla quarta legislatura, maturata una intensa esperienza politica, come crede che i partiti presenti in Consiglio possano mettere mano ad una nuova legge sull’emigrazione, visto che quella in vigore risale al 1991? «Premesso che la necessità di rivedere la legge guida sull’emigrazione è stata ultimamente avanzata anche dall’Assessore competente al recente congresso Fasi di Abano Terme, è chiaro che bisogna abbandonare la vecchia e conservativa visione assistenzialistica verso il mondo degli emigrati, che io preferisco definire “sardi non residenti”, per realizzare un nuovo modo di rapportarsi fra Regione e mondo dell’emigrazione. Un nuovo approccio che favorisca la sinergia in tutti i campi di applicazione dove l’esperienza e le capacità maturate dai sardi, in continente e all’estero, costituiscano quel valore aggiunto che arricchisce le potenzialità che la Sardegna può mettere in campo nelle iniziative adottate per la propria crescita economica e civile». – Lei, donna, può valutare e comprendere meglio di altri il ruolo fondamentale delle donne nella società sarda e, per quanto ci riguarda, il ruolo delle donne nell’emigrazione di centinaia di famiglie sarde. Non è un caso che a presiedere la Fasi, la federazione dei circoli sardi in Italia, sia stata eletta per acclamazione una donna. Più che una svolta appare come una presa d’atto del ruolo svolto da centinaia, migliaia, di donne sarde in Italia, in Europa, nel mondo. «Non a caso, ho voluto significativamente invianovembre 2011
re una lettera di congratulazioni alla presidente Serafina Mascia, invitandola ufficialmente in Consiglio Regionale per fare insieme il punto su tutte le tematiche care al mondo dell’emigrazione e valutare eventuali campi di interazione, anche con particolare riferimento alla condizione delle donne. Più in generale c’è da sottolineare come la Fasi oltre a premiare gli indubbi meriti e titoli acquisiti dalla presidente Mascia, ha voluto lanciare un segnale importante che la pone all’avanguardia nel campo della parificazione dei generi. Debbo dire peraltro che la parificazione fra donne e uomini ha fatto passi da gigante nella società, soprattutto in ragione del fatto che sempre più le donne conseguono un maggiore livello di preparazione, di titoli di studio e di specializzazione rispetto agli uomini. Mentre, al contrario, per quanto attiene il mondo politico e istituzionale, si registra un differenziale negativo, con un deficit di presenza femminile che si riscontra soprattutto a livello apicale. Su quest’ultimo fattore gioca un ruolo non secondario la legislazione regionale in materia elettorale che ancora non ha recepito i meccanismi volti a garantire una pari presenza dei generi nelle liste e nei meccanismi legati al voto». – Si parla ad ogni occasione degli emigrati sardi come ambasciatori preziosi della Sardegna, come risorsa nuova da utilizzare per migliorare l’economia dell’Isola. Spesso sono solo parole. In concreto, a suo giudizio, in che modo gli emigrati possono contribuire, a parte le rimesse economiche, al rilancio dell’Isola? «È vero, ai nostri emigrati spetta il gravoso compito di rappresentare nel mondo i valori culturali e umani che sono il frutto di una millenaria eredità culturale, spirituale e politica della Sardegna. Non a caso questi valori vengono simbolicamente racchiusi nella bandiera dei Quattro Mori la quale ci identifica come Popolo e Nazione che, in particolare, i sardi non residenti portano con orgoglio in tutti gli angoli del mondo dove sono presenti. Come ho scritto nella già citata lettera alla presidente Mascia, i nostri emigrati sono fonte di orgoglio e di ricchezza inesauribile per la Sardegna. Per rispondere in concreto alla sua domanda, io vedrei bene la trasformazione dei circoli, con la dotazione di opportuni strumenti legislativi e finanziari, per creare una rete a disposizione della Regione non solo a livello di ambasciatori ideali della Sardegna, ma come presidio per fornire
assistenza amministrativa, giuridica e sociale ai nostri sardi non residenti». – Esiste un problema di rappresentanza. I sardi nella penisola e in Europa sono molte migliaia. Uomini, donne che non hanno interrotto i rapporti con la Sardegna, che sognano di tornare nell’Isola. In molti chiedono di essere rappresentati in seno al Consiglio regionale. Lei crede possibile, in tempi brevi, che questa richiesta possa trovare accoglienza? «L’attenzione su questo problema è massima da parte dell’Assemblea sarda, si tratta ora di tradurre le intenzioni in norma. Questo potrà avvenire attraverso un processo di riforma che coinvolga tutto il sistema autonomistico per riscrivere, a oltre sessant’anni dalla sua adozione, lo Statuto di Autonomia che oggi appare ai più uno strumento inadeguato di governo dell’Isola. Conseguentemente all’adozione del nuovo Statuto, si renderà necessario un adeguamento normativo per varare la legge statutaria e la legge elettorale. La Statutaria per rimodellare l’organizzazione regionale, la composizione e i compiti degli assessorati; la legge elettorale per dettare nuove norme in termini di rappresentanza elettorale delle diverse componenti sociali e politiche e di forma di governo. Sarà questo l’orizzonte nel quale disegnare una dimensione giuridica al fine di consentire una rappresentanza al mondo dei sardi non residenti che continuano a mantenere con la madrepatria un rapporto di continuità affettiva e di partecipazione attiva ai processi di sviluppo che riguardano l’Isola». – È necessario riscrivere in molte parti lo Statuto dei Sardi. Un lavoro che richiede il contributo di soggetti diversi. Crede che in quella sede gli emigrati possano e debbano trovare un’adeguata rappresentanza? «La risposta a quest’ultima domanda il Consiglio Regionale l’ha fornita con l’approvazione dell’ordine del giorno unitario sulle riforme approvato lo scorso anno in Aula. L’ordine del giorno, nel dettare modalità e metodologia operativa attraverso le quali pervenire ad un nuovo Statuto, ha espressamente previsto meccanismi partecipativi che rendono possibile il contributo attivo anche di associazioni come la Fasi ai lavori della Commissione Autonomia. Questo contributo potrà essere offerto sia nella fase di studio che in quella di redazione della bozza di nuovo Statuto. Una novità di non poco conto che, in un momento di devastante crisi economica, nel contemperare l’esigenza primaria di un effettivo contenimento dei costi della politica, rende possibile un’ampia partecipazione di tutte le componenti del Popolo sardo, evitando l’intollerabile aggravio di costi che sarebbe conseguente al varo di un’assemblea costituente, duplicativa di quella regionale, con il solo compito redazionale di un testo che, voglio ricordare, andrebbe comunque sottoposto all’approvazione del Consiglio Regionale, unico organismo con potere legiferante in Sardegna». «Se mi consente, in chiusura, vorrei rivolgere un pensiero grato a quelle donne, da Lei ricordate, le quali pur con tutte le difficoltà aggiuntive di agire in un contesto ambientale e culturale a loro estraneo, hanno continuato ad assolvere alla funzione insostituibile di riferimento centrale nell’educazione dei figli e nella guida morale del nucleo familiare sul quale ruota tutta la società umana, e non ultimo, facendosi onore anche nei campi professionali e dell’impegno civile». Luigi Coppola 9
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Il Consiglio regionale approva la legge per il taglio del numero dei consiglieri Si prevede che scenda da 80 a 60 - Ma non subito e neppure nella prossima legislatura La norma, di valenza costituzionale, dovrà essere approvata dal Parlamento
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l Consiglio regionale ha finalmente approvato la legge che prevede la riduzione del numero dei consiglieri: si passa da 80 a 60 seggi. Un unico ar ticolo approvato il 13 ottobre con 64 voti favorevoli, uno contrario e quattro astenuti, fissa la nuova composizione numerica dell’organo consiliare. C’è voluto più di un mese, tra discussioni e rinvii, per approvare un’unica norma. Ora, per diventare esecutivo, il provvedimento dovrà però passare al vaglio del Parlamento: si tratta, infatti, di un processo di revisione costituzionale che prevede un iter più lungo e complesso rispetto a quello delle leggi ordinarie. In pratica, sarà necessario un doppio passaggio parlamentare tra Camera e Senato. In questo ultimo mese il Consiglio ha approvato in sequenza due diverse leggi di revisione dello Statuto: la prima riduceva il numero dei consiglieri a 50, la seconda a 60. Ovviamente in ultima istanza ha prevalso un taglio moderato, di venti seggi, giusto per non essere troppo drastici. Non è andata in por to, invece, la proposta di modificare alcune regole che riguardano la composizione dell’Assemblea regionale; in par ticolare quella che prevedeva l’abolizione del listino del presidente, che por ta in dote 16 consiglieri non eletti dai cittadini. È un provvedimento sicuramente importante e positivo, quello del 13 ottobre, varato anche per dare un segnale for te agli elettori, ormai sfiduciati nei confronti del-
la classe politica. Sembra, però, che dopo questa svolta apparente per il parlamento dei sardi, non tutti siano soddisfatti. “Arrivederci al 2019, per chi ci sarà; e chi si è visto si è visto”, ha commentato a caldo il deputato dell’Italia dei Valori Federico Palomba: “La montagna ha generato il topolino, ma il par to avverrà forse tra otto anni”. Mario Diana, capogruppo Pdl, ha accusato i colleghi consiglieri di “una spasmodica volontà di ridurre il numero dei rappresentanti nella massima assemblea della Sardegna”. Nonostante l’intesa bipar tisan che ha por tato al varo della nuova legge, sono in molti, sia nella maggioranza che nell’opposizione, a ritenere che il solo taglio dei seggi non sia un mossa abbastanza incisiva per abbattere effettivamente i costi della politica e recuperare un po’ di fiducia nell’elettorato. “Se pensare che diminuire il numero consiglieri e indennità dia tranquillità alle persone che vivono fuori dal Palazzo siamo degli incapaci – ha sottolineato il capogruppo del Psd’Az Giacomo Sanna – perché avremmo dovuto farlo tanto tempo fa. Questa recita non ci serve: riapriamo il confronto con la gente”. Pronta la replica da par te di Pierpaolo Vargiu che ha ricordato come la legge approvata sia arrivata “da un’azione politica dei Riformatori che non è nata in questa legislatura”, e ha sottolineato la necessità di un numero di consiglieri “più congruo per adeguare i lavori del Consiglio e delle commissioni”. Per Luciano Uras (Sel) il vero problema su cui concentrarsi ora è quello del costo della macchina pubblica “che non si risolve con la riduzione del numero dei consiglieri. Piuttosto partiamo da qui – ha detto – per mettere mano alla riduzione delle prebende e ridurre i consigli di amministrazione di enti ed agenzie regionali”. La strada delle riforme ha mosso solo un piccolo passo anche secondo il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana. “Dopo
questa legge serve approvare la legge elettorale e la legge sulla riduzione dei costi; l’unità di misura dovrà essere di settimane e non di mesi”. Ma in sostanza, questa sforbiciata al numero delle poltrone che beneficio por ta nelle casse della nostra regione? Secondo quanto dichiarato dall’assessore regionale alle Riforme, Mario Floris, “con la riduzione da 80 a 60 consiglieri si passa da 19,8 milioni euro a 14,8 milioni, con un risparmio di oltre 5 milioni euro all’anno. È una diminuzione secca della spesa politica, senza contare le altre riforme che devono venire”. Ha espresso grande soddisfazione la presidente del Consiglio Regionale, Claudia Lombardo: “Il Parlamento sardo nel riesaminare, in tempi brevissimi, una antecedente determinazione dalla quale emergeva con chiarezza la volontà di procedere ad un ridimensionamento del corpo consiliare – ha dichiarato – ha fornito ai sardi una risposta inequivocabile, esaustiva e concreta. Con l’approvazione della proposta di legge costituzionale intesa a modificare l’articolo 16 dello Statuto, l’Assemblea regionale, per la parte che le compete, dimostra di voler continuare a fornire il proprio contributo nelle politiche mirate al contenimento della spesa pubblica”. L’unica cosa inequivocabile è che al momento, e nell’immediato futuro, non cambierà assolutamente niente per quanto concerne la composizione dell’Assemblea regionale. Non ci sarà alcun risparmio per le casse della Sardegna: il provvedimento approvato, infatti, non ha efficacia immediata e non va a toccare la casta politica attualmente al potere. Non solo, anche nella prossima legislatura i rappresentanti del popolo sardo in Consiglio saranno 80. E con l’aria che tira non sono molte le speranze che il Parlamento nazionale, con tutte le questioni che ha sul tavolo, riesca a trovare spazio per approvare, in doppia lettura, la proposta di modifica del Statuto, sulla composizione dell’assemblea, approvata il 13 ottobre. Anche perché sono pochi a scommettere che la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale. Insomma anche questa, sembra un’occasione mancata. Il taglio dei costi della politica e non solo quello dei consiglieri, inteso come risparmio rispetto ai costi che ogni poltrona por ta con sé, sarebbe stato necessario adesso. Nel 2011. Francisca De Candia
Le “LETTERE AL MESSAGGERO” sono pubblicate nella rubrica “CURIOSITÀ” del sito www.ilmessaggerosardo.com 10
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PRIMO PIANO
Sulla vendita dalla Tirrenia indaga l’Unione europea La confusione regna sovrana sui collegamenti marittimi tra Sardegna e Continente - Nel mirino anche la “Flotta Sarda” della Saremar
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opo quasi mezzo secolo di dominio incontrastato di Tirrenia (che dalla Sardegna ha preso soldi pubblici e i due terzi del totale dei passeggeri trasportati e in cambio ha dato disservizi e pochissimi posti di lavoro) quello delle navi che portano i sardi al di là del Tirreno continua a rappresentare un vero e proprio problema. Ma anche l’attività della Saremar (la compagnia con la quale la Regione ha immesso due navi sulle rotte per il Continente nel tentativo di fronteggiare l’indiscriminato aumento delle tariffe delle compagnie private) è ora oggetto di aspre polemiche. La verità è che la tanto invocata privatizzazione della Tirrenia non ha portato i risultati sperati. Gli armatori che per anni hanno sparato sulla ex compagnia di bandiera in nome della sleale concorrenza con l’utilizzo del pubblico contributo, sono riusciti a fare di peggio mettendo in piedi un “cartello” che, in prossimità dell’inizio della stagione estiva, ha aumentato le tariffe in modo tale da riuscire a scoraggiare chi aveva intenzione di trascorrere le sue vacanze nella nostra Isola, con un danno enorme in termini di arrivi, presenze e fatturato. E, poi, con l’appoggio del governo Berlusconi, le stesse compagnie hanno creato un consorzio (il Cin) che ha messo le mani sulla Tirrenia in un modo che è risultato sospetto anche all’Unione Europea. La commissione di Bruxelles, infatti, ha avviato un’indagine e potrebbe aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per come è stata gestita l’intera questione della vendita alla cordata di armatori (Onorato, Aponte e Grimaldi) di quello che è stato per decenni uno dei “carrozzoni” delle par tecipazioni statali. Il ministro Matteoli ha ribadito, in una dichiarazione, “la totale correttezza” del passaggio di Tirrenia ai privati, ma qualche ora dopo la sua tranquillità è stata messa a dura prova dall’ufficializzazione dell’indagine in arrivo da Bruxelles. Per completezza di informazione è opportuno ricordare che chi gestisce la Tir-
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renia gode di un sostegno del Governo pari a poco meno di 73 milioni di euro (e ne godrà per sette anni) e che anche su questo aspetto la commissione europea ha deciso di indagare, ritenendo che possa configurarsi l’indebito aiuto di Stato a danno della concorrenza. La Regione, peraltro, ha chiesto all’UE di poter essere sentita in qualità di “parte lesa” quando verrà discussa la procedura di infrazione. Ma come funziona la Tirrenia privatizzata? Male, a sentire i passeggeri, le associazioni dei consumatori e la Regione. La qualità del servizio non è migliorata e nemmeno la puntualità. A metà ottobre gli italiani hanno scoperto che è impossibile prenotare una nave per la Sardegna per il periodo di Capodanno e i primi giorni del 2012; tutto bloccato “perché (hanno fatto sapere da Tirrenia) non conosciamo ancora le previsioni meteo per quel periodo”. Quelle del 1° gennaio no, ma quelle del 31 dicembre invece sì, hanno ribattuto le associazioni dei consumatori. Per di più il commissario di Tirrenia, Giancarlo D’Andrea, all’inizio di ottobre ha comunicato al ministero l’intenzione di utilizzare sulle rotte che collegano Cagliari con Napoli, Palermo e Trapani i traghetto tipo “Puglia”, che sono delle navi merci con una capacità di trasporto di appena ottanta passeggeri. “Una dimostrazione di sciatteria” l’ha definita il Governatore Ugo Cappellacci. E se D’Andrea ha giustificato la decisione con gli scarsi volumi di traffico su quelle rotte, nell’Isola istituzioni e associazioni di categoria hanno replicato sottolineando come la qualità del servizio offerto non invita sicuramente a scegliere Tirrenia per quei collegamenti. Ma anche per la Saremar non sono giorni tranquilli. In primo luogo perché anche la scelta della Regione di scendere in acqua come “armatore” è stata oggetto di una denuncia all’Unione Europea da par te della compagnie private che si sono prese Tirrenia, e poi perché i risultati ottenuti non hanno convinto tutti. Sulle rotte compiute da Dimonios e Scintu tra Golfo Aranci e Civitavecchia e tra Porto Torres e Vado Ligure per Ugo Cappellacci “il bilancio è positivo”, con un milione di euro di utile e oltre 134 mila passeggeri trasportati da giugno a settembre. Ma è proprio sui “bilanci” che si è sviluppata la polemica; l’assessorato ai traspor-
ti ha negato di aver avuto quei dati a disposizione, l’Autorità Portuale di Olbia ha parlato di “un vero bagno di sangue” nei numeri che riguardano gli sbarchi nei porti del nord Sardegna. E Marco Ber tuccelli, uno dei massimi esperti di problematiche legate al trasporto marittimo, sulle pagine de “La Nuova Sardegna” ha rincarato la dose: “non credo all’utile di Saremar. Secondo me il pareggio di bilancio sarebbe stati possibile a quota 150mila passeggeri trasportati, e invece sono stati meno di 135mila”. L’Unione Europea, peraltro, si sta occupando del trasporto marittimo tra la Sardegna e il Continente anche per un altro motivo; con un rinvio a giudizio dell’Italia davanti alla Corte di Giustizia, Bruxelles chiede indietro i soldi che la Regione concesse a suo tempo (parliamo della fine degli anni ’90) a cinque compagnie di navigazione, tra le quali la Tirrenia e la Sardegna Lines (che oggi non esiste più) di Onorato. Si tratta di circa 12 miliardi di lire relativi agli interessi sui finanziamenti pubblici concessi a quelle compagnie; il tasso praticato (particolarmente favorevole) è stato considerato come “aiuto di Stato”. In ballo non ci sono, comunque, solo Tirrenia e Saremar. L’idea di una flotta tutta sarda, capace di sottrarsi al gioco al rialzo delle compagnie di navigazione che oggi si spartiscono il mercato, ma anche di rappresentare compiutamente le realtà produttive dell’Isola, era già stata messa in campo dalla Confesercenti regionale all’inizio della stagione estiva, quando l’indiscriminato aumento delle tariffe cominciava a strangolare l’industria sarda delle vacanze. Ora l’associazione guidata da Marco Sulis ha meglio precisato la sua proposta, diretta in principal modo alla Regione, nel corso della conferenza stampa di bilancio della stagione turistica 2011 in Sardegna, una stagione che lo stesso Sulis ha definito “un bagno di sangue”. Si tratta di una sorta di “private equity”, in modo tale che i privati interessati (siano essi persone fisiche o imprese) possano par tecipare alla creazione di una flotta tutta sarda a capitale misto pubblico-privato insieme alla Regione. Nelle intenzioni di Confesercenti (che avrebbe già ricevuto il sostegno di altre associazioni di imprenditoriali e l’interesse manifesto del sindacato) la quota di maggioranza dovrebbe essere riservata proprio al capitale privato. Rimane da verificare il grado di compatibilità dell’iniziativa con l’idea della Regione di puntare molte delle sue carte su Saremar. Certo, però, una flotta di fatto controllata dai privati, potrebbe far perdere vigore alle pressioni delle compagnie che si sono prese la Tirrenia, dirette a far sì che l’Unione Europea sancisca come contraria alle norme sulla concorrenza la discesa in campo della Regione sarda con Saremar. Andrea Frailis 11
ATTUALITÀ
“Summer school” per giovani emigrati Vacanze studio nell’isola organizzate dalla Filef - In 100 hanno partecipato a un progetto per 30 posti finanziato dalla Regione
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a riscosso grande successo la prima edizione della “Summer School” per giovani residenti all’estero figli e nipoti di emigrati sardi. L’iniziativa si è svolta a Cagliari dal 10 al 21 luglio a cura della Filef e con il finanziamento dell’assessorato del Lavoro. Il corso, che si poneva l’obiettivo di fornire alle nuove generazioni strumenti per una migliore comprensione dell’italiano e un più facile inserimento nei vertici decisionali dei circoli sardi nel mondo, era stato proposto una prima volta nel 2010 ma le risposte ottenute attraverso i canali “ufficiali” erano state solo sei (con conseguente rinvio del progetto). A tirare le somme dell’attività formativa e non solo, il presidente della FIlef, Jan Lai. “Quest’anno, la scelta di promuovere il corso direttamente presso i giovani ci ha premiati – dichiara Lai - facendoci raccogliere 100 adesioni su 30 posti disponibili”. Immancabili i detrattori dell’iniziativa. “Non tutte le strutture formali del-
l’emigrazione sarda organizzata – prosegue - hanno apprezzato l’uso di canali informativi alternativi come Facebook. Forse sentendosi in parte “scavalcate” nel contatto con i giovani dei rispettivi Paesi di residenza ma i risultati ottenuti incoraggiano ad insistere anche su questa strada”. Le domande provenivano da sette paesi: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Perù e Stati Uniti. A causa dell’alto numero di domande ricevute si è reso necessario fare una selezione in base a criteri oggettivi e trasparenti concordati con la Regione. Si è quindi data la priorità alle domande espresse da soci di circoli e da giovani che non avessero già partecipato a progetti regionali negli ultimi anni, dando la priorità ai “più anziani” di ogni paese aderente, che potrebbero in futuro avere meno possibilità di partecipare a successive edizioni del progetto o ad altre iniziative regionali. È stato applicato un criterio di proporzionalità nella distribuzione dei posti tra paesi e circoli. I corsi sono stati organizzati con un’articolazione su due livelli di conoscenza della lingua italiana. Nello specifico si è applicato ai ragazzi sardi lo standard formativo sperimentato da anni nel quadro dei progetti giovanili promossi dalla Commissione Europea, quali il programma Gioventù in Azione e basato su 30 ore di italiano affiancate da una formazione specifica fuori aula per gli
A Torino, Sant’Efisio degli emigrati sardi Torino in festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia, tricolore su tutti gli edifici. Via Maria Vittoria, a pochi passi dall’edificio dell’ex Accademia Militare, frequentata ai primi dell’Ottocento da Cavour, La Marmora e Giovanni Matteo De Candia, in arte Mario. Mario, il tenore cagliaritano colosso dell’opera romantica. Talmente grande che un orso come Verdi – il quale non componeva mai né pel tale né pel tal altro – si scomodò a scrivere la bellissima cabaletta dei Due Foscari, piazzandoci due mi bemolle sovracuti. Non solo il teatro lirico, ma anche il Risorgimento deve molto a Mario, perché è stato il generoso mecenate di Garibaldi, Mazzini e di quei numerosi esuli che a Parigi e a Londra vissero, soffrendo nella preparazione del grande moto insurrezionale per la libertà e unità d’Italia. Via Maria Vittoria, dicevo: chiesa dalla facciata in stile neoclassico, dedicata a San Filippo Neri, il santo che nella Roma del Cinquecento dedicò tutta la sua vita ai bisognosi, soprattutto ai bambini abbandonati e agli infermi. Nella Congregazione dell’Oratorio, da lui fondata, i filippini si distinsero per il loro apostolato nei confronti dei giovani. Perciò ritengo davvero brutto quel cartello sulla porta d’ingresso: «In questa chiesa durante le celebrazioni liturgiche non sono ammessi 12
bambini ed infanti che disturbino». Certamente un’offesa per il santo che aveva per motto: «Boni, state boni se potete». Alla chiesa, sul finire dell’Ottocento, la comunità sarda di Torino offrì una «tela – si legge nelle guide turistiche – con Madonna e santi». Si tratta d’una pala d’altare dove sono raffigurati la Madonna con il bambino, Sant’Efisio martire e il beato Giovanni Giovenale Ancina (1545-1604), padre filippino che fu vescovo di Saluzzo. La pala d’altare – nella seconda cappella di sinistra – gli emigrati sardi la fecero dipingere da Enrico Reffo (1831-1917), il più importante pittore religioso del tempo, direttore d’una scuola di pittura e scultura al Collegio Artigianelli del capoluogo piemontese. Sant’Efisio è raffigurato in abiti romani, con nella mano sinistra la palma del martirio. Un omaggio al Sardae patronus insulae, al patrono dell’isola: «Protettori poderosu / de Sardigna speziali / liberainosi de mali, / Efis, martiri gloriosu». Sant’Efisio anche a Pisa, dove tra il 1080 e il 1088, con il pretesto di sottrarle alle invasioni arabe, furono traslate le sue reliquie, assieme a quelle dei Santi Potito, Lussorio, Cesello e Camerino. Nella cappella di San Ranieri, nel duomo, la statua di San-
aspetti culturali. “Le lezioni si sono svolte quotidianamente a Cagliari tutte le mattine, mentre nei pomeriggi i giovani hanno partecipato ad iniziative socio-culturali (visite alle istituzioni locali, alle principali risorse turistiche cagliaritane, alle associazioni culturali che realizzano progetti socio-culturali a Cagliari, visite guidate nel territorio, siti archeologici, ecc.)”. Nello specifico i partecipanti hanno incontrato la Consulta Giovanile della provincia di Cagliari e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda; hanno visitato Su Nuraxi a Barumini e sono stati ospiti della proloco e dei giovani di Gesico. Poi hanno partecipato a visite guidate del centro storico di Cagliari, della spiaggia del Poetto, del museo archeologico nazionale e delle alture di Cala Mosca. Infine, hanno assistito ad un concerto pubblico a loro dedicato dall’ottimo quartetto d’archi “Karel Quartet” ed hanno degustato la cucina tradizionale sarda. I risultati dell’iniziativa sono stati lusinghieri. Ecco qualche numero. Sotto l’aspetto meramente didattico, il miglioramento medio nella conoscenza della lingua, in termini percentuali, è stato del 13,5%, con picchi fino al 25%. Ma quello che più conta è l’entusiasmo con cui i ragazzi provenienti da tanti Paesi hanno risposto al corso (abbastanza soddisfatti del progetto e desiderosi di ripetere l’esperienza). L’augurio è irrealizzabile (non per l’impossibilità di rifare la Summer School anzi la Filef ha già presentato domanda per realizzare la seconda edizione) per la semplice esigenza di dare spazio anche ai 70 candidati rimasti esclusi quest’anno. Un unico rammarico: l’inspiegabile mancato incontro tra l’ex assessore Manca e i ragazzi. Alessia Corbu t’Efeso è del 1592, scolpita da Battista di Domenico Lorenzi detto del Cavaliere. Nel Camposanto Monumentale sono esposte in pannelli fotografici le «Storie dei Santi Efisio e Potito», affrescate nella galleria sud o parete di sinistra, da Spinello Aretino (1391). I titoli dei pannelli: «Sant’Efisio presentato a Diocleziano», «Combattimento di Sant’Efisio contro i pagani», «Martirio di Sant’Efisio», «Martirio di San Potito», «Traslazione a Pisa dei corpi dei Santi Efisio e Potito». Gli affreschi sono scomparsi, perduti nel bombardamento del 27 luglio 1944. Rimangono le fotografie e alcune sinopie. Le sinopie – cosiddette perché eseguite con terre provenienti dalla città turca di Sinopie – sono i disegni preparatori che nell’ultima fase esecutiva degli affreschi venivano coperti dagli intonaci. Nel Museo delle Sinopie sono esposte anche le illustrazioni ottocentesche, eseguite da Giovanni Gherardo de Rossi, degli affreschi di Spinello Aretino. Infine, nel Museo dell’Opera del Duomo, le «Storie dei Santi Efisio e Potito» figurano in una delle rare serie di incisioni colorate a mano da Giovanni Paolo Lasinio (1810). Su diciu: «Efis mustazzudu, Antoni barbudu e Sebastianu nuu», Efisio con i baffi, Antonio abate con la barba e Sebastiano rasato, caratteristiche dei tre santi dalla religiosità popolare sarda. Adriano Vargiu novembre 2011
ATTUALITÀ
L’impegno dei volontari nella “Missione Nora” Il coinvolgimento di quattro università in un progetto culturale di valore nazionale – Gli scavi per riportare alla luce le vestigia della città punico-romana
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a Missione di Nora è un’operazione culturale di grande rilievo, uno delle più importanti in Sardegna e in Italia. Viene realizzata da 4 Università italiane in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano. Questo modo armonico di lavorare è stato altamente produttivo e ha consentito il raggiungimento di eccellenti risultati. Si può affermare che ora Nora è un esempio validissimo nel settore, l’antica città è in gran parte perfettamente visitabile e comprensibile anche per chi non è archeologo. Ogni Università porta un certo numero di studenti e di laureati che intendono specializzarsi. Tutti sono volontari, nel senso che non vengono retribuiti, anzi si devono pagare parte delle spese: vitto e alloggio sono a carico delle Università, le spese di viaggio spesso devono essere pagate da ogni partecipante. Soprattutto in questi ultimi tempi le disponibilità delle Università sono modeste e sempre più ridotte. Questo non è giusto in quanto limita la partecipazione solo a chi può affrontare la spesa. Non esiste alcun contributo da parte della Regione o altri Enti Pubblici locali a parte un modesto con-
tributo del Comune di Pula. In questo periodo hanno fatto questa esperienza parecchi giovani: solo per Padova circa 200. Molti si sono laureati con tesi su questo sito, hanno proseguito nella carriera universitaria o sono diventati dirigenti di Musei o assunti nelle Soprintendenze Archeologiche. Talvolta partecipano alla ricerca anche ragazzi provenienti da altre Università: qualche anno fa venne Stefania Solinas, proveniente dall’Università di Bologna e di origine sarda, figlia di emigrati; lo scorso anno ha partecipato anche Doriana Gemma di madre sarda, vivente in Germania, quest’anno Stefano Floris, di Pula, studente dell’Università di Bologna. Tra gli altri, che hanno partecipato per parecchi anni, sono da citare Jacopo Bonetto, attuale responsabile degli scavi, Giovanna Falezza, Andrea Ghiotto, Marta Novello, Andrea Roppa. Jacopo Bonetto è padovano, fin da bambino era appassionato di archeologia, ha frequentato l’Università a Padova e si è laureato in Lettere classiche, si è specializzato, quindi ha avuto l’incarico dalla sua Università di referente scientifico. È giovane ed è uno dei più stimati archeologi, venne a Nora la prima volta a scavare da studente nel 1994 ed è tornato tutti gli anni. È il tipico esempio di un ragazzo che ha fatto tutta la trafila da studente a borsista, ricercatore, diventando quindi professore e responsabile dello scavo. Padova si è dedicata soprattutto al Foro Romano che è stato completamente scavato, sono stati studiati anche gli strati precedenti al romano, cioè il fenicio ed il punico, è stata sistemata tutta la zona anche per la conservazione e protezione. Ora è perfettamente visibile e comprensibile, con in vista ben protetti i muri delle costruzioni e ricoperti
A Norbello una mostra su “Gli indimenticabili dimenticati” Nella “Casa Marceddu” esposte le opere e i fumetti di Beppe Porcheddu, Giovanni Manca ed Ennio Zedda
“Gli indimenticabili dimenticati: Beppe Porcheddu, Giovanni Manca ed Ennio Zedda” è il titolo della mostra curata da Roberto Manca e Raffaele Piras in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Norbello ed il Museo dell’Immagine e del Design Interattivo (MIDI). Nello spazio espositivo della Casa Marceddu, dal 22 ottobre, sono state esposte le opere, i fumetti e le illustrazioni realizzate da questi artisti sardi per lo più sconosciuti anche agli addetti ai lavori. Di Giovanni Manca, cagliaritano, è stata proposta la straordinaria inventiva nelle sue lunghe collaborazioni col Guerin Meschino, il Corriere dei Piccoli ed il Monello, con i numenovembre 2011
rosi personaggi da lui creati come Patatrac, Don Gradasso Sbudelloni (parodia di Mussolini), Sor Cipolla ed il Marchese, Rockerone Celentone (parodia di Adriano Celentano) ed il famosissimo Pier Cloruro de Alambicchi, scienziato vecchia maniera, inventore dell’Arcivernice che ha la singolare proprietà di dar vita ai personaggi raffigurati nei quadri e nei disegni, semplicemente spennellandovela sopra, e che ha allietato le giornate di generazioni di lettori del Corriere dei Piccoli. Beppe Porcheddu, la cui famiglia era originaria di Ittiri, è considerato un indiscusso maestro dell’illustrazione e della grafica italiana dagli anni Venti agli
con materiali protettivi i vari settori. Tutto ciò, a cura e spese dell’Università di Padova e della società ARCUS di Roma, nell’ambito della valorizzazione di quest’area specifica. Per il Foro è stato pubblicato un libro composto da cinque volumi con tutti i resoconti dello scavo e dei ritrovamenti dal 1997 al 2007. Altro importante scavo è il Tempio Romano, nei pressi del Teatro, dove due anni fa è stato ritrovato un prezioso tesoretto costituito da diciotto monete d’argento di notevole valore, datate dal 328 al 225 a.C., che probabilmente potrebbe esser stato costituito nel periodo della conquista romana della Sardegna. Quest’anno vi è stata fatta un’altra importante scoperta con l’individuazione di uno scavo, nella roccia tipica del promontorio, che serviva come base di un muro realizzato con un graticcio chiuso con argilla. Si trattava di una costruzione provvisoria di età fenicia, del VII sec. a.C., che è il primissimo rinvenimento di una costruzione dell’epoca mai effettuato in Sardegna. La zona scelta dal prof. Bejor, che iniziò con l’Università di Pisa, poi con il suo trasferimento proseguì con le Università di Venezia ed ora di Milano, è la zona centrale, con il Teatro e i quartieri centrali. Gli scavi hanno dato risultati molto ampi e soddisfacenti consentendo di individuare i vari periodi storici. Si è arrivati a stabilire tante caratteristiche della città, per esempio che tutte le strade avevano dei portici – cosa rarissima nelle città antiche – per cui la si poteva percorrere protetti dal sole e dalle intemperie, e a rilevare le variazioni urbanistiche nei vari secoli dovute a tanti motivi: si riesce a capire e conoscere fatti avvenuti che non sono stati tramandati dalla storia e dalla memoria. Anche da Milano sono giunti a Nora parecchi studenti, molti ora laureati: Elisa Panero che viene dal 1998, Carlotta Bossoli da 6 anni, Anna Simoncelli da 3 anni. Gianfranco Leccis (2 - segue)
anni Quaranta. Artista di grande talento, che Hugo Pratt considerava il più grande di tutti, fu autore di fumetti, illustrazioni e grafiche pubblicitarie. A Norbello sono stati esposti il Pinocchio da lui illustrato nel 1942, capolavoro molto ricercato tra i collezionisti, i libri da lui illustrati, tra cui “Il Barone di Munchausen” e “Tartarino di Tarascona” e gli unici fumetti pubblicati, di cui fu autore, intitolati “Il Castello di San Velario” ed il “Mistero degli Specchi Velati”, usciti postumi nel 1948 negli Albi D’oro Mondadori; infatti Beppe Porcheddu, antifascista, scomparve nel nulla il 27 dicembre del 1947 ed a oggi non si sono più avute sue notizie. Artista del fascismo fu il macomerese Ennio Zedda, collaboratore di numerose riviste come Tribuna Illustrata, Il Giornalino, La Piccola Italiana e autore di personaggi come Arturino, Camiciona, e la Piccola Italiana e del manualetto La Caposquadra Piccola Italiana per l’Opera Balilla. Ennio Zedda fu anche uno dei firmatari del Manifesto della Razza che è stato esposto assieme al primo numero della Difesa della Razza, del 1938, il prodotto giornalistico più vergognoso ed infame del fascismo, con il quale la politica razzista divenne metodica, “scientifica” e pianificata. 13
ATTUALITÀ
Febbre del Nilo: tutto sotto controllo Campagna di informazione nella provincia di Oristano con spot audio e video
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ue vittime accertate in Sardegna a causa della Febbre del Nilo, un terzo decesso non viene ricondotto al virus africano. Hanno perso la vita un imprenditore di San Vero Milis, appena 34 anni, e un pensionato di Marrubiu, 76 anni. Per l’altro caso, si tratta sempre di una persona anziana, si parla di morte sospetta. Nonostante quanto tristemente accaduto, dalla Regione sarda arriva un messaggio chiaro e tondo. Niente allarmismi per la febbre del Nilo, il virus che viene trasmesso attraverso le punture di zanzare e che può contagiare gli animali, in particolare gli uccelli migratori. Ma come abbiamo purtroppo verificato non solo le bestie vengono attaccate dalle zanzare culex portatrici della malattia. Anche gli umani ne rimangono vittime. Nei due casi delle persone anziane decedute rientriamo nella casistica. Perché il virus colpisce raramente la popolazione più giovane, mentre gli studiosi affermano che possono presentarsi dei casi, soprattutto per chi ha più di 60 anni, con eventuali complicazioni.
Due morti che sono state sufficienti a scatenare, in particolare nella provincia di Oristano, una sorta di paura e inquietudine nella gente. In tanti si sono presentati nelle farmacie del territorio per richiedere prodotti contro le punture dei fastidiosi insetti. Nella stessa provincia, in particolare negli allevamenti, si sono registrate diverse morti tra i cavalli. Anche in Gallura, tra Olbia e Golfo Aranci, nelle aree di Pittulongu e Baia Caddinas, considerate più a rischio, sono state avviate le bonifiche. Nel Nuorese, invece, non si segnalano episodi, ma la prevenzione è scattata grazie al contributo della Provincia e dei Comuni. A Cagliari e provincia, nulla da dichiarare in merito. Tornando ai dati. I primi casi della malattia in Italia sono stati registrati nel 2008. Nove per l’esattezza. Otto persone hanno avuto complicazioni neurologiche. Nel 2009 ci sono stati 18 casi. L’anno successivo nessun episodio. Mentre il virus è tornato a farsi sentire e colpire nel 2011. Dodici casi finora, tra
“Le ricette del mese”
a cura di Gian Piero Pinna
PILLUSU DE ISPOSORIU
(ingredienti per quattro persone)
– gr. 500 di sfoglie di pasta fresca – gr. 300 di carni miste tagliate a piccoli dadolini – gr. 500 di pomodori pelati e passati – una manciata di aglio, cipolla e prezzemolo tritati – dl. 1 di olio d’oliva extra vergine – alcuni stimi di zafferano – gr. 300 di formaggio fresco a cubetti – gr. 150 di formaggio grattugiato – qualche fogliolina di basilico – un bicchiere di malvasia – sale Procedimento: Fate rosolare nell’olio extra vergine d’oliva caldo l’aglio, la cipolla e il prezzemolo tritati, aggiungeteci la carne e lasciatela sfrigolare, finché non si sarà asciugato il liquido di cottura, “bagnate” con la malvasia e lasciate evaporare, ricoprite di pomodoro passato, condite di sale, zafferano polverizzato e sciolto in un mezzo bicchiere di acqua tiepida e lasciate cucinare lentamente. A fine cottura spegnete il fuoco e sminuzzateci dentro le foglioline di basilico. Mettete a bollire le sfoglie di pasta fresca, scolatele bene al dente e stendetele a raffreddare sopra una tovaglia pulita. Ungete d’olio una teglia e sistemateci dentro le sfoglie, alternando ogni strato col sugo, il formaggio grattugiato e quello a cubetti, sino ad esaurimento degli ingredienti. Sistemate in forno caldo finché la superficie non apparirà ben dorata; quindi, dividete in porzioni e servite fumante in tavola. Da bere, con questo appetitoso primo, è più che indicato un bel vino rosato frizzante, servito abbastanza fresco. BOGHE GRATINATE AL FORNO (ingredienti per quattro persone)
– kg. 1,200 di boghe freschissime – dl. 1 di olio extra vergine di oliva – una manciata di aglio e prezzemolo tritati – alcune fettine di limone – gr. 50 di pane grattugiato – un bicchiere di vino bianco – sale 14
Veneto e Sardegna e speriamo niente di più. Dall’Assessorato regionale alla Sanità fanno sapere di evitare la psicosi. Magari banali sintomi influenzali vengono scambiati per qualcosa di più serio. Ma così non è. Ogni allarmismo viene ritenuto ingiustificato. Ma la paura nei sardi c’è. I sintomi più comuni della febbre del Nilo sono, tra gli altri, mal di testa, nausea, mal di schiena, tosse, eruzioni cutanee e diarrea. Di fatto, dicono gli scienziati, si tratta di una malattia sporadica con un virus a bassissima virulenza. Ma quando ci scappano i morti non è poi facile spiegare alla popolazione che non si corrono rischi e che è sufficiente seguire le indicazioni più comuni per combattere le punture di zanzare. A tal proposito, la Provincia di Oristano ha stanziato 6 mila euro per la realizzazione e diffusione di spot informativi, attraverso radio e televisioni locali, rivolti ai cittadini per combattere l’estendersi del virus. L’arrivo del freddo dovrebbe comunque attenuare naturalmente il fenomeno, più la prevenzione e la disinfestazione in atto contribuiscono a eliminare gli ultimi focolai. Ma si sa che con l’autunno pazzo che stiamo vivendo, con temperature al di sopra della media stagionale, l’invito a “prevenire meglio che curare” è sempre valido. Andrea Porcu
Procedimento: La boga un pesce che costa relativamente a buon mercato, abbonda nelle nostre acque costiere ed è abbastanza buono, si contraddistingue per tre fasce longitudinali dorate e appartiene alla famiglia degli sparidi. Squamate, sventrate e lavate i pesci, sistemateli in una teglia precedentemente unta d’olio, spolverateli di sale, cospargeteli di pane grattugiato alla quale avrete aggiunto e mischiato il prezzemolo e l’aglio tritati, irrorateli con un filino d’olio, sistemate su ogni pesce una fettina di limone, e mettete in forno abbastanza caldo. Dopo una decina di minuti, “bagnate” col vino bianco e lasciate terminare di cuocere, se il sughetto dovesse restringersi un po’ troppo, allungate con qualche cucchiaiata di acqua. Abbinate a questo piatto di pesce, un delizioso Vermentino di Sardegna servito molto fresco, per esaltare il suo caratteristico fruttato e le sue doti di fresca acidità volatile. PAPPAI BIANCU (ingredienti per quattro persone)
– lt. 1 di latte – gr. 100 di amido per dolci – gr. 250 di zucchero – la scorza grattugiata di un limone – una bustina di vanillina – gr 150 di granella di mandorle tostate – un pizzichino di sale Procedimento: Questo è un dolce antichissimo, che pian piano sta tornando in auge, merito anche di coloro che hanno saputo tramandare la ricetta. Si scioglie l’amido con una parte del latte freddo e si mischia al restante che, nel frattempo, sarà stato messo ad intiepidire. Sempre mescolando, si aggiunge il pizzichino di sale, lo zucchero, la vanillina e la scorza di limone. A fiamma bassa, facendo attenzione a non far bollire il tutto, si lascia addensare e quando sarà pronta, si suddividerà in coppe di vetro e si lascerà rassodare per alcune ore in frigorifero. Prima di portare il dolce in tavola, ricopritelo di granella di mandorle tostate. Un dolce veramente delizioso.
novembre 2011
CULTURA
Marianna Bussalai: “una piccola grande donna” sarda C apita spesso, studiando e commentando alcuni avvenimenti della storia contemporanea della Sardegna di soffermarsi su alcuni personaggi che non sono entrati prepotentemente nella “Grande Storia” ma che, con il loro pensiero ed azione, hanno avuto un ruolo importante e determinante nello svolgimento dei fatti storici. Tra i tanti personaggi rimasti “nell’ombra” ricordiamo la bella figura di Marianna Bussalai, che ha rappresentato, nell’antifascismo e nel sardismo nuorese, un ruolo di primaria importanza per coraggio e ardore. Marianna era una orgogliosa militante antifascista e sardista, tanto da essere conosciuta come la signorina Marianedda de sos Battor Moros. Un appellativo che le rimase stampato per tutta la vita. La realtà sociale e politica nella quale viveva Marianna Bussalai era assai sconfortante e desolante. La Nostra, viveva ad Orani (un piccolo paese della Barbagia) tra gli anni Venti e Quaranta, ovvero un periodo storico, politico e sociale caratterizzato dalla feroce e terribile dittatura fascista. Anche in Sardegna la repressione era soffocante. Ad Orani, come in tutte le altre zone della Sardegna, erano continui i sequestri delle pubblicazioni democratiche. Anche la casa della famiglia Bussalai veniva controllata dai solerti uomini del Duce. La dittatura mussoliniana imperversava sovrana. In casa Bussalai si respirava aria autonomista, libertaria e sardista. Infatti in una lettera indirizzata all’avvocato Titino Melis così scrive Marianna: “Il mio sardismo data da prima che il Partito sardo sorgesse, cioè da quando, sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna. Giunsi alla conclusione che la Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte”. Marianna anche se in possesso di una debole cultura scolastica (aveva
novembre 2011
terminato la scuola alla quarta elementare) era una donna amante della poesia e della letteratura. Sin da piccola aveva un talento innato per il genere della poesia, tanto che compose un numero notevole di componimenti poetici in lingua sarda e in lingua italiana su temi e argomenti politici e sociali. La sua notorietà come poetessa varcava i confini territoriali del suo paese. Veniva notata dal poeta Antioco Casula (noto Montanaru) con il quale intrattenne un lungo sodalizio culturale. Tra i due nacque una forte affinità intellettuale, permeata e ispirata ai valori della libertà e dell’uguaglianza dell’uomo. Marianna diveniva la traduttrice ufficiale delle liriche e dei manoscritti di Casula. Ne fanno fede “Sos Cantos de Sa Solitudine” e “Canticos d’Ennargentu”. Liriche importanti e struggenti di Montanaru. Marianna, nel 1926, conosceva il nucleo centrale e vitale dell’antifascismo nuorese rappresentato da Giacobbe, Mastino, Oggiano, Mannironi, ovvero alcuni personaggi che hanno dato una grossa impronta ai valori e agli ideali permeati di antifascismo e di sardismo. Marianna partecipava all’agone politico sardista. Mitico l’intervento che pronunciava in un dibattito congressuale del partito Sardo, in cui accennava alle lungaggini burocratiche ai danni dei lavoratori delle terre: “che hanno finora frustrato le richieste di terre da semina avanzate dalle nostre organizzazioni, mentre preme l’urgenza dei lavori preparatori e l’incubo della disoccupazione e della fame che pesa su centinaia di famiglie”. Un intervento succinto e grintoso, così come era stato commentato dal giornalista del Solco il 7 ottobre 1945. L’uditorio presente salutava con una ovazione di applausi l’intervento della “passionaria sardista”. Marianna Bussalai aveva una spiccata passione politica per Emilio Lus-
su. Sono conservate nell’archivio di casa Bussalai un robusto epistolario intercorso tra la Nostra e il mitico sardista. In un drammatico episodio di lotta antifascista, Marianna compiva lo straordinario e coraggio gesto di nascondere presso la sua abitazione, in una botola sotterranea, Emilio Lussu. Anche l’esponente sardista stimava la caparbietà e l’orgoglio politico della Nostra nuorese. La vivacità culturale di Marianna si evinceva anche dalle collaborazioni giornalistiche con il giornale “Il Solco”, organo di stampa del Partito Sardo d’Azione, e dalla pubblicazione delle sue molteplici poesie sulle riviste “Cordelia” e “Lux”. La Nostra era una donna estremamente politicizzata, lontana dalle convinzioni delle donne del suo territorio, le quali erano assai lontane agli approcci politici o sindacali. Marianna anche in questo aspetto era una “diversa”, anticonformista e caparbia. Marianna aveva un fidato e riservato discepolo: Gonario Usala, il quale rimase vicino alla sua maestra per tutta la vita. Dice Gonario: “È stata una grande fortuna averla conosciuta. Aveva una straordinaria forza morale e incrollabile fiducia nelle sue idee. Non ne potrei dire mai abbastanza”, soggiunge. Marianna veniva a mancare prematuramente all’età di 43 anni, a causa di una malattia che né limitò l’esistenza fin dalla primissima infanzia. Ancora oggi non sono note le cause che hanno originato la malattia invalidante di Marianna. Sappiamo che aveva atroci dolori articolari accompagnati da febbri reumatiche, che l’hanno accompagnata per tutta la vita. “Era molto debilitata – dice Gonario Usala – per via di una grossa forma di rachitismo che aveva segnato il suo fisico. La morte sopraggiunse all’improvviso mentre il medico prescriveva le cure che dovevano placargli l’ennesima crisi. Al suo fianco nell’ora estrema la sorella Ignazia che , nel corso degli anni, della congiunta è stata la cultrice più appassionata”. Dalle vicende personali e familiari vissute da Marianna Bussalai si evince che la violenza, il sopruso e le angherie sono tratti caratterizzanti della società fascista, la quale è stata condannata inesorabilmente dalla Storia e dagli uomini. Oggigiorno le giovani generazioni devono riconquistare valori, sensibilità e ideali così come Marianna Bussalai aveva permeato e condotto in tutta la sua esistenza. Maurizio Orrù 15
CULTURA
L’azione sociale dei vescovi di Ales
A
partire dal secolo XV, Ales, una delle diocesi più piccole e povere d’Italia, ha registrato una serie di illustri vescovi. Nobili figure di patres pauperum, accessoriati di grandi valori intellettuali e di una dedizione appassionata per i poveri in un’intensa attività sociale, autentici pastori che seppero traghettare il loro popolo dal regime feudale a quello sabaudo. Sono pagine memorande, in un periodo estremamente difficile, quelle scritte dai vescovi di Ales, per la dedizione totale ai diseredati e la vicinanza incondizionata al popolo. Sotto la loro guida, Ales diverrà un punto di riferimento esemplare per altre diocesi. Carestie ricorrenti, usura, peste, malaria e “impossibili imposizioni” feudali, come i tristi cavalieri dell’Apocalisse, imperversavano nella Marmilla, puntuali e onnipresenti, svenando le comunità, al punto da costringere i vassalli, quasi tutti contadini e pastori, a svendere i pochi beni e il proprio bestiame per pagare i tributi imposti dal feudatario, che era il marchese di Quirra. Non restava che emigrare lontano. Gli abitanti dei villaggi non avevano scampo, non esistendo ancora i moderni ammortizzatori sociali: o pagare o morire. “L’episodio più tragico si verificò ad Ales – durante l’infernale carestia del 1540, ripetutasi nel 1655 e 1656 –. Una madre, impazzita per la fame, dopo aver invocato invano l’elemosina girando con i due figli tra i villaggi altrettanto affamati, uccise il figlio minore e si cibò della sua carne”. Vediamo alcune di queste luminose figure di vescovi. – Pietro Garçia (1484-1493), laureato a Parigi, dopo sei anni come vescovo di Ales fu promosso a vescovo di Barcellona, allora una delle sedi più importanti della cristianità. – Pietro Fragus (1562-1566), pure laureato alla Sorbona di Parigi, poi docente all’università di Huesca, consigliere del regno d’Aragona, ascoltato teologo al Concilio di Trento, proposto vescovo di Ales dal re di Spagna Filippo II, preferì questa sede vescovile, vicino ai poveri, a un impiego nella Curia pontificia a Roma. Il vescovo di Cagliari Parragues de Castillejo lo aveva in grande considerazione: “Es muy docto y muy virtuoso”. Attuò un’intensa opera di mora-
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lizzazione del clero e organizzò la cultura e l’ordinamento delle tradizioni popolari. – Lorenzo Nieto (1608-1613) era laureato in teologia e abate del monastero di Montserrat in Catalogna. Nominato da re Filippo III vescovo di Ales, divenne poi arcivescovo di Oristano e di Cagliari. Il visitatore reale Martin Carrillo dice che Nieto è “un prelado muy religioso, gran theologo y predicator, muy esperimentado en negocio, tiene mala residencia, porque Ales està en un desierto con sola la iglesia cathedral y algunos pocos canonigos”. – Michele Beltran (1638-1640), un abate benedettino, vescovo di Ales in un periodo disastroso per l’economia territoriale (Oristano saccheggiata dai francesi, grave carestia 1637-1638, usura al 200%), attuò per primo, nel breve periodo del suo episcopato, l’idea del Parlamento del 1624 di aiutare i contadini con un sistema creditizio di mutuo soccorso (montes de piedad), idea peraltro proposta dagli Stamenti sardi. I montes frumentari o granatici “rappresentano la prima istituzione creditizia della storia moderna dell’isola”. – Durante l’episcopato di Serafino Esquirro (1680-1684), “nel 1675, Ales ebbe la prima scuola elementare gratuita, presso la chiesa di S. Sebastiano. Primo insegnante fu il (canonico) dottor Simone Spiga di Zeppara”. – Didaco Cugia (1683-1693), diede grande incremento ai monti granatici. La cattedrale, costruita sui resti di una chiesa precedentemente edificata anche col contributo di Donna Violante Carroz, marchesa di Quirra, al tempo del trasferimento della sede della diocesi da Usellus ad Ales (1182 circa), fu distrutta da un incendio. Uno dei due campanili, il 29 aprile 1683 crollò per cause che non furono mai accertate coinvolgendo nella caduta la chiesa e distruggendola quasi completamente. Nel 1648 inizia la nuova costruzione con gli architetti Francesco Solari e Domenico Spotorno, sul modello del duomo di Cagliari. La nuova Cattedrale, quella che attualmente ammiriamo, venne consacrata dal vescovo Cugia il 9 maggio 1688. – Al vescovo Masones Nin (1693-1704) si deve la costruzione del grande seminario di Ales (che verrà in seguito aperto anche ad alunni laici) e poi quello di Oristano, città di cui nel 1704 divenne arcivescovo. Col clero diocesano, il vescovo Nin sostenne una forte opposizione al governo dei Savoia ed ebbe un durissimo scontro col primo viceré Saint Remy. Col riconoscimento dell’autorità sabauda da parte del papa si giunse a un compromesso. Gli si deve la prima regolamentazione e la grande diffusione dei monti frumentari. – Giuseppe Maria Pilo (1761-1786), un gigante di santità, di cultura e attività in difesa dei poveri nel periodo delle riforme settecentesche. Era l’ideale del vescovo riformista,
unanimemente apprezzato, anche dal governo sabaudo. Svolse la propria attività riformatrice in sintonia con il ministro Bogino, la cui tesi era “Religiosità nuova, coordinata col potere civile”. Aprì il seminario pure agli alunni poveri del popolo, istituendo i corsi di lettere, di morale, di musica; fondò due borse di studio per due giovani che dovevano frequentare l’università di Cagliari per imparare l’italiano, da insegnare poi in diocesi, dove i contadini, i pastori e gli artigiani parlavano solo in sardo, tant’è che, per dare maggiore penetrazione alla sua opera di pastore volle scrivere il catechismo in sardo: “Dottrina cristiana in versu ch’imbìada a is amadus diozesanus suus su Illustrissimu e Reverendissimu Segnori D. F. Giuseppi Maria Pilo”. Due i “pilastri” dell’attività del vescovo Pilo: 1) alzare il livello culturale e la moralità del clero; 2) l’apostolato sociale per il rifiorimento dell’agricoltura. “La diocesi di Ales, con i suoi 77 monti frumentari, diventa un modello per l’intera isola, operando come una sorta di laboratorio per la nascita della più importante istituzione creditizia all’agricoltura sarda in epoca moderna. Solo a questo punto le autorità civili sarde e piemontesi presero a interessarsi del fenomeno”. Incredibile la sua solidarietà umana verso le classi più umili, segnatamente nell’inverno durissimo del 1779. Così nella descrizione degli storici. “L’implacabile fame sospingeva dai villaggi turbe cenciose verso le città, alle porte degli episcópi. Quello di Oristano divenne l’albergo dei poveri, che raggiunsero il numero di tremila. Mons. Pilo vendette e impegnò mobili e argenteria per alimentare la folla dei poveri che quotidianamente cresceva alla porta del suo palazzo. Egli operò meraviglie di umanità, donando ai bisognosi tutti li suoi averi, ed a tal punto giungendo di elargizioni, che dopo aver nutrito giornalmente per più di due mesi un migliaio circa d’indigenti, terminò egli stesso per abbisognare degli altrui soccorsi”. Scrisse una lettera pastorale ai sacerdoti, ricordando “quanta misera gente, che teneramente amiamo, si presenta a folla tutt’i giorni, anche dai luoghi più lontani, chiedendo ansiosi qualche soccorso alla loro indigenza”. La lettera e il comportamento del vescovo erano un duro monito ai sacerdoti perché ricordassero una regola fondamentale: “Noi altri Ecclesiastici non siamo padroni de’ redditi de’ nostri benefìci, ma soltanto amministratori”. I parroci dovevano aiutare tutti, indistintamente, rifiutando la cosiddetta carità restrittiva (o selettiva: aiutare solo i buoni), “senza guardare in essi, come forse accadrà, i loro cattivi costumi, ed una vita malamente regolata, o sia per la loro malizia o per la loro oziosità”. Un duro faccia a faccia con sacerdoti benestanti ma avari, che piangevano miseria, dopo aver ricevuto dai fedeli in tempi migliori tanti regali e decime. Vitale Scanu (I corsivi sono tratti da uno studio storico del prof. Stefano Pira)
novembre 2011
a cura di Salvatore Tola
Il porto di tutti I
l lettore Elio Carta, nativo di Ardauli ed emigrato in provincia di Vicenza, ci chiede di pubblicare una poesia di un suo zio, Michele Carta (1897-1961), già compresa in una raccolta pubblicata nel 1960. Lo accontentiamo volentieri anche perché si tratta di un poeta di valore, giusta-
mente inserito nell’antologia Poeti di Ardauli curata nel 1990 da G. Deiana, S. Lai e A. Ledda. Il tema è il camposanto, cogliamo l’occasione, visto che siamo a novembre, per unire poesie dedicate a persone scomparse, o con riflessioni sulla vita e la morte.
SU PORTU
DON MUNTONI
In d’unu campusantu solitariu, umile portu de sa nave mia, a s’ora chi mi toccat app’a intrare. Tzessat in custu logu ogni tempesta, s’isolvet su turmentu de ogni coro, nemigos de unu tempus fiancu a finacu istan in paghe sentza si brigare. Sentinellas fideles sun sas rughes e non giughen coratza ne fusile. Murmurande a de notte sos tzipressos pregadorias artziant a su chelu pro chi su Rendetore, dae sa rughe, perdonet a chie est prontu a perdonare. Intret in custu logu de armonia chie depet s’odiu antigu ismentigare, disperder su rancore sutta terra. Michele Carta (inviata da Elio Carta)
Cun affettu cordiale a Orgosolo imbio sa littera, ca est gentile e ospitale, s’istranzu trattat cun bona manera. Nadu m’ana sa tua carrera l’as bestida de murales cun figuras maestosas e austeras espostas in modu geniale in sa traditzione severa. In su norantotto po Nadale de onnia civile tollerantza as passau su signale: de custa vile mancantza non sias orgogliosa ch’as dadu troppa risonantza. O gente onesta e operosa dae forte unu signale e abborri simile cosa. Sandro Frau
AMMENTU DE BUDRONI Arrivadu quasi a sa chentina in Ploaghe in terra sardignola, b’at cantadu cun Sassu e Pulina, e Piras, e Piredda cun Patzola. L’app’intesu cantende in Siniscola de fronte a su Rosariu a serentina, l’appo onoradu in sa mia dimora ca pro me fit ispuntende s’aurora. Salvatore Dalu
SU COMPUTER DE MUNDEDDU In ammentu de frade meu
Su grande computer de Mundeddu non s’est mai frimmadu de andare, podiat tottu cantu registrare fin’a norantott’annos betzigheddu. Est pro cussu chi seo iscriendeddu po no du poder mai ismentigare, paret ispantu tottu a s’ammentare po tantu tempus dae minoreddu. Tantas pessones cherian ischire carchi fattu chi prima est capitau, issu fut prontu a dare sa risposta. Pariat una mente fatt’apposta po immagazinare su passau pro esser tramnandau in s’avvenire. Mente dotada de natura sola sentza manc’una die de iscola. Salvatore Demurtas novembre 2011
SU MALE MALU
Ammentende muzere mia
Pro t’aere sempre in pensamentu immaginadu mai cussu male. Preghende cun cura ti sanare lassadu asa a mie in turmentu, su tempus vicinu passadu a garrigu totu a mie as lassadu. S’iscientza de sa meighina no at potidu salvare a Gina: pro non rezere pius in pese ista mezus inue che sese, a fiancu as sa fotografia, cando passo mi pares sempre bia. Pietrinu Cubeddu
LA VITA E LA MORTE Se rifletti bene a fondo non dai torto: come è nata la vita non si sa, nel tempo sempre in fuga passa e va, si nasce un po’ per caso, salvo aborto. Quando si muore è per pura fatalità ma quando un corpo è morto è sempre un morto, come fosse un Gesù in ciel risorto, credi al mistero, in Dio, nell’aldilà. Quando nasci sei già in fila di attesa, rassegnato a quel bussare alla tua porta, senza avvisarti ti chiama a tua sorpresa.
PARLANDO IN POESIA La vita è relativa, lunga o corta, dopo il trapasso adempiuto e compiuto a poco vale se in vita si sia vissuto. Paolo Vargiolu
SA CATTEDDA Itte lastima sa cattedda mia a si che morrere in custa manera, fut bella chi pariat una fada, cun issa bi fut totta s’allegria. Da cando est morta so in angostia, chi torret bia remediu non b’ada, prego a Deus e m’invoco a Maria chi torret bia sa cattedda mia. Da cando est morta mi soe attristadu, mi ammento de candu fut bia, sempre attentzione bi faghia chi non esseret custu capitadu; poi a su duttore so andadu accumpagnadu cun muzere mia: da cando l’est mancada sa cattedda muzere mia appena mi faedda’. Pietrino Canu
RICORDO La mia bocca muta non sorride più, non c’è gioia, le mie orecchie non sentono il suono soave della tua voce, le mie mani non sfiorano il tuo dolce viso, i miei occhi non vedono lo splendore della tua presenza, tutto mi è stato negato, tutto mai più. Giuliana Barone Zedde
UNU PASTORE IN PENSIONE A un’amigu
Custas umiles rigas male fattas las dedico amigu totu a tie: po narrer de su tribagliu oe in die so esente de duras cumbattas, gratzie a Deu no appo pius ratas de sas chi appo pagadu una die, so solu unu miseru pastore, non so riccu ma mancu depidore. Betzu sos pilos biancos giuto ma che prima non mi sento lizeri, e po fortuna mia su tzilleri non frecuento in modu assolutu; sa pitica pensione m’isfruttu, sa campagna est su miu mestieri, besso sa die ’ona e mi la canto e de essere veru sardu mi nde ’anto. Pasquale Corrias
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DAI CIRCOLI IN ITALIA GATTINARA
Da Arbus per raccontare le miniere Per iniziativa del circolo “Cuncordu” nell’ambito della rassegna “Sardinia’s experience”
L’
Associazione sarda “Cuncordu” di Gattinara sabato 15 ottobre ha ospitato un’interessante serata dedicata ad Arbus e alle sue miniere. L’appuntamento era il terzo della rassegna “Sardinia’s experience” e ha visto la partecipazione di ospiti giunti da Arbus per raccontare a un folto pubblico il mondo delle miniere, tra cui il sindaco di Arbus, Francesco Atzori e il gestore del Museo
multimediale minerario di Ingurtosu, Maurizio Serra. Sul maxi schermo scorrono i volti e le voci di chi la miniera l’ha vissuta per anni. Di chi ha visto persone soffrire, lavorare a cottimo e anche morire nelle cavità della terra di Sardegna gestite da imprenditori senza scrupoli, in un’epoca in cui l’arrivo delle prime conquiste sindacali è coinciso con la fine delle estrazioni minerarie e quindi la perdita dei posti di lavoro. È stato il sindaco Atzori a raccontare la storia delle miniere, ricordando che «sarebbe un reato dimenticarsi di chi questa storia l’ha fatta: i minatori». Dalle prime concessioni di Gennamari e Ingurtosu ottenute dai liguri Marco e Luigi Calvo nel 1853, passando poi per l’acquisizione da parte della Société Civile des Mines d’Ingurtosu e Gennamari (a capitale francese) nel 1857; poi per
la Société Anonyme des Mines de Plomb Argentifère de Gennamari et d’Ingurtosu; poi per la società inglese Pertusola, nel 1899; per finire agli anni ’50. Il declino arriva definitivamente nel 1965, quando la Pertusola, oberata da pesanti perdite, rinuncia alla concessione a “favore del gruppo minerario concorrente Monteponi – Montevecchio”. L’intervento però non portò i risultati sperati, e nel 1968 la miniera fu definitivamente chiusa, e l’ultimo centinaio di minatori licenziato. Maurizio Serra ha invece portato a Gattinara un pezzo del Museo minerario, proiettando la testimonianza di alcuni minatori che hanno analizzato i vari aspetti della vita in miniera, ripercorrendo gli anni della gioventù e raccontando come il lavoro minerario abbia segnato la vita di intere famiglie e di tutta la comunità di Arbus. La serata di Gattinara è stata anche l’occasione di incontro tra il sindaco di Arbus e l’amministrazione comunale di Gattinara, rappresentata dal sindaco Daniele Baglione, dall’assessore Luisa Cerri e dal presidente del Consiglio comunale Gianluca Valeri. Un incontro iniziato già a cena da cui potrebbero nascere future sinergie proprio grazie all’intermediazione dell’associazione Cuncordu. Giuseppe Orrù
MONZA
MILANO
Successo a Sedriano della mostra “Fratelli d’Italia” Successo del mercatino La mostra “Fratelli d’Italia. 150° anniversario dell’Unità d’Italia celebrato per immagini”, allestita a Sedriano (comune di 10.000 abitanti in provincia di Milano), nella sala “Mario Costa”, dal 1° al 10 ottobre 2011, ha registrato un gran numero di visitatori. L’esposizione è stata voluta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alfredo Celeste, che si è avvalso del fondamentale apporto organizzativo dell’associazione culturale sarda “Amedeo Nazzari”, di Bareggio-Cornaredo e di cui è presidente Franco Saddi. All’inaugurazione della mostra era intervenuta, oltre il sindaco Alfredo Celeste e il presidente Saddi, anche Serafina Mascia, vice-presidente della FASI l’organizzazione dei circoli sardi nell’Italia continentale che ha ideato, progettato e realizzato l’esposizione, d’intesa con la Regione Sardegna. Alla “vernice” della mostra la presentazione era stata affidata a Luca Paulesu e a Bruno Culeddu, rispettivamente direttore ar tistico e coordinatore generale dell’iniziativa. Nel pomeriggio di domenica 9 ottobre, davanti a un folto pubblico, dopo i saluti di Franco Saddi, del sindaco Celeste, dell’assessore all’ istruzione e cultura Silvia Scolastico, il prof. Luciano Carta (storico, docente di storia e filosofia) e Tonino Mulas (presidente della FASI) 18
hanno svolto due relazioni con cui sono state approfondite le questioni relative alla storia della Sardegna nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Car ta ha illustrato la figura e l’opera di due grandi intellettuali sardi nell’Unità d’Italia: Giovanni Battista Tuveri e Giovanni Spano. Del primo, giornalista e polemista, è stata ricordata la specificità della sua teorizzazione politica, oggi di grande attualità, del federalismo; del canonico Spano Car ta ha posto in risalto il ruolo centrale da lui avuto, in quanto uomo di cultura, come ar tefice sia del consolidamento dell’identità sarda nel quadro dell’Unità nazionale sia di una formidabile opera di divulgazione della realtà sarda nell’Europa ottocentesca. Tonino Mulas ha sottolineato come la Sardegna abbia dato i natali a molte grandi personalità che hanno dato, nei loro specifici ambiti di azione, un contributo fattivo allo sviluppo dell’ unità nazionale italiana. Ebbene, ha osservato Mulas, spesso si dimentica che questi importanti personaggi erano “emigrati”: Giorgio Asproni, Grazia Deledda, Lao Silesu, Antonio Gramsci, Emilio Lussu, Antonio Segni, Francesco Cossiga, Enrico Berlinguer, Amedeo Nazzari. Al termine del convegno applaudita esibizione del “Gruppo folk Amedeo Nazzari” di Bareggio-Cornaredo. Paolo Pulina
di prodotti sardi
Una marea di gente si è riversata a Monza, sabato 15 e domenica 16 ottobre per visitare il Mercatino regionale di Sardegna e Lombardia, con oltre 100 bancarelle, in piazza Trento e Trieste, con l’artigianato sardo e l’hobbistica e in piazza Carrobiolo con gli stands dei prodotti alimentari sardi e lombardi. L’iniziativa è stata organizzata dal Circolo “Sardegna” di Monza-Concorezzo-Vimercate, in collaborazione con il comune di Monza, nell’ambito degli scambi culturali con Alghero e nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La rassegna si è sviluppata in due giorni, oltre che con il colorato e grande mercatino, con sfilate ed esibizioni folkloristiche della Sardegna, eseguite dal Gruppo Folk “Ichnos” di Monza-Sesto S. Giovanni; e con il reading-concerto sui 150 anni di Sardegna, di Matteo Sau e Giacomo Casti, con la presentazione di Romina Congera, già assessore al Lavoro della Regione Sardegna. Molto applauditi i balli sardi e le sfilate in costume del Gruppo Folk Ichnos, nel centro di Monza e tra gli stands del Mercatino. Matteo Sau e Giacomo Casti, dopo la presentazione di Romina Congera, hanno fatto ascoltare 150 anni di storia della Sardegna, dall’incontro di Teano tra Vittorio Emanuele e Garibaldi del 1860, all’editto delle chiudende, dalle lettere di Antonio Gramsci, agli episodi di Balentia, a Nanneddu Meu, sino al commovente racconto del rapimento di Fabrizio de Andrè e alla sua canzone Hotel Supramonte, scritta durante la sua prigionia con la moglie Dori Ghezzi, sino alle lotte dei pastori e degli operai di ieri con i minatori e di oggi con i pastori e le fabbriche chiuse.
novembre 2011
DAI CIRCOLI IN ITALIA NICHELINO
“Visti da dentro con gli occhi di fuori visti da fuori con il cuore di dentro” Al circolo “Gennargentu” festeggiati i 150 anni con “Le strade del tempo” e la mostra FASI “Fratelli d’Italia”
L
uca Pacioli, religioso, matematico ed ispiratore di Leonardo da Vinci nel 1509 scriveva: “Anche il popolo ritiene che l’occhio sia la prima porta attraverso la quale lo spirito conosce le cose”; di fatto è proprio nello sguardo che si riconosce il primo veicolo di conoscenza e il punto di partenza per comunicare e raccontare eventi dei quali si è stati testimoni. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia il Circolo “Gennargentu” di Nichelino ha ospitato un incontro inedito del progetto “Le Strade del tempo” dove a raccontare gli anni prima, durante e dopo quel fatidico 17 marzo 1861 sono stati proprio gli sguardi di coloro i quali, venendo da fuori hanno conosciuto la Sardegna e di tutti quelli che, in preda ad una nostalgia struggente la raccontavano dal-
l’esterno facendo conoscere usi, costumi e immagini al “continente”. La vasta sala del centro sociale Grosa di Nichelino ha accolto, nella giornata di domenica 18 settembre, un folto pubblico curioso che ha ammirato la mostra “Fratelli d’Italia” della F.A.S.I ed ha assistito all’incontro dibattito “Visti da dentro con gli occhi di fuori, Visti da fuori con il cuore di dentro” che ha visto alternarsi, moderati dalla scrittrice Bruna Murgia, le relazioni dello storico dell’arte Francesco Ledda e della giornalista Mariella Cortes. I saluti e le relazioni sono state introdotte dal presidente del Circolo Gennargentu, Salvatore Fois, che ha ribadito l’importanza del ruolo della nostra Isola nel Risorgimento, la necessità di sentirsi tutti parte integrante di un’unica nazione e l’importanza di festeggiare insieme la ricorrenza storica. Parole ribadite dall’assessore comunale uscente Carmen Bonino che ha voluto sottolineare, come più volte fatto in passato, l’amicizia che la lega al Circolo Gennargentu e la riconoscenza per le attività realizzate nel territorio dai componenti dello stesso. Le succede il giovane assessore alla cultura Francesco Azzolina nei cui saluti ha trovato posto il discorso sulla lingua di Dante Alighieri per sottolineare l’importanza della conservazione delle caratteristiche idiomatiche unitarie che tengo-
BIELLA
Sapori di Sardegna al circolo “Su Nuraghe” Sabato 15 ottobre, una certa curiosità ha suscitato la serata “Sapori di Sardegna”, il periodico appuntamento che vede protagonisti i soci del circolo “Su Nuraghe” di Biella, chiamati via via a presentare ricette della vasta produzione dolciaria regionale. Un compito apparentemente semplice, certamente importante sia per l’accesso a saperi della cultura popolare che per il rafforzamento delle relazioni interpersonali che ne scaturiscono. Anche in questa occasione è stata data la possibilità di conoscere, unitamente agli ingredienti, la microstoria dell’artefice della ricetta, Rita Pistori di Iglesias, protagonista della serata. Attraverso il gesto e la parola che accompagnano l’offerta del dono e il mangiare ritualmente assieme, si accendono e consolidano nuovi rapporti sociali. È risaputo, infatti, come il passaggio dai gesti al suono sia interpretabile come continuità tra comunicazione primaria e linguaggio verbale umano. La presentazione di ricette tradizionali è un modo per tramandare e mettere in comune saperi materiali, rafforzando, al contempo il senso di appartenenza: sentirsi famiglia, parte di un universo più vasto che va – come in questo caso – oltre i confini della grande Isola. novembre 2011
La storia di Rita Pistori è la storia di molti emigrati, ricalca il modello di tante altre partenze: lasciata Iglesias nel 1968, all’età di 17 anni, fa la cuoca al “Gatto Bianco” di Biella Riva. Dal 1970 lavora presso la Maglieria Magliola, prima di essere definitivamente assunta come operaia alla “Sinterama” di Sandigliano. Sposa un ragazzo veneto, Gian Carlo Cibin dal quale ha tre figli. Figlia di Antonio, già minatore a “Monte Arruxau”, emigrato anch’egli da Iglesias e assunto alle “Cave di Mongrando”, successivamente verrà raggiunto a Biella anche dalla moglie Pasqualina Atzeni. I coniugi Pistori, assieme ad altri conterranei, lavoreranno nella stessa fabbrica fino all’età della pensione. Salvatorica Oppes
no conto della ricchezza delle lingue parlate nel nostro Paese. L’assessore ha espresso il desiderio di raggruppare, in occasione della conclusione dei festeggiamenti dei 150 anni tutte le associazioni regionali presenti a Nichelino per vivere insieme appieno l’Unità d’Italia. Bruna Murgia ha introdotto le due relazioni in cui si evidenzia la visione esterna della Sardegna analizzata da Francesco Ledda che ha raccontato gli sguardi di Giuseppe Cominotti, l’architetto giunto in Sardegna per progettare strade, ponti e teatri che ha lasciato un ricco patrimonio di acquerelli a testimonianza degli usi e dei costumi dell’epoca; quelli del padre domenicano Peter Paul Mackey, del pittore Giuseppe Biasi, del generale-esploratore Alberto La Marmora alla scoperta del continente Sardegna, del fotografo Edoard Delessert (primo “occhio fotografico” della Sardegna), di Max Leopold Wagner, il padre della linguistica sarda, spaziando per quelli di D.H.Lawrence nelle sue suggestive descrizioni di un’isola selvaggia, fino a Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi che in Caprera ne scopre un terzo, quasi da conquistare, nella quale lascia importanti tracce della sua eclettica personalità. A seguire, dopo la lettura di un breve stralcio di “Mare e Sardegna”, Bruna Murgia ha introdotto la seconda relazione “Visti da fuori col cuore di dentro” in cui Mariella Cortes ha illustrato la situazione della Sardegna all’alba dell’Unità d’Italia e le molteplici relazioni intrattenute dai protagonisti del Risorgimento con riferimento a personaggi sardi più o meno noti. Tra questi spiccano le figure di Giorgio Asproni, illuminata personalità politica che lottò per il miglioramento delle condizioni della Sardegna e l’imprenditore Giovanni Antonio Sanna che risollevò in maniera preponderante le sorti dell’attività mineraria in Sardegna. Dieci anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia nasce Grazia Deledda, prima e coraggiosa penna ad esportare nel continente aspetti caratterizzanti della sua Terra, mediante la narrazione di comportamenti e tradizioni che osservava nella socialità isolana. Sul sentiero da lei tracciato, Francesco Ciusa, il disegnatore Tarquinio Sini e i suoi contrasti iconografici e tanti altri sardi, meno noti, che scelsero di emigrare, ma non scordarono mai la propria Terra contribuiscono a farla conoscere oltremare. La storia dei personaggi più noti si intreccia con quella dei meno conosciuti. I momenti in cui gli italiani si sentirono finalmente uniti e facenti parte di un’unica Nazione furono proprio quelli dell’emigrazione e delle due guerre mondiali. La relazione termina con il gradito intervento del giovane assessore ai grandi eventi Diego Sarno e con l’ulteriore saluto di Carmen Bonino. In questo scorcio d’estate in cui ognuno ha ascoltato un po’ della propria storia, il Circolo di Nichelino ha fatto gradito omaggio ai relatori e alle personalità presenti del volume “Fratelli d’Italia” edito dalla FASI, e gli organizzatori de “Le strade del tempo” hanno contraccambiato con un cesto tradizionale contenente gli antichi strumenti delle filatrici, a significare come la vita di ogni sardo che vive fuori dell’Isola sia strettamente intrecciata con quella di chi sta ancora nella sua terra e che il sentimento dell’Unità va continuamente costruito e raffinato negli anni e nelle coscienze, come una matassa di lana grezza da lavorare sapientemente. Bruna Murgia 19
DAL MONDO GERMANIA
Festeggiato a Oberhausen il trentennale della fondazione del circolo “Rinascita”
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l circolo “Rinascita” di Oberhausen ha festeggiato i 30 anni di attività organizzando una “Settimana sarda” di incontri e mostre che hanno riscosso un grande successo. Al presidente. Franco Sogus è toccato il compito di accogliere gli ospiti e rivolgere il saluto di benvenuto, prima di ripercorrere le tappe di questo Circolo “storico” situato nel bacino della Rhur. Un solo neo, peccato che alla manifestazione che si è svolta nella cittadina mineraria gemellata con Carbonia–Iglesias non fosse presente un solo rappresentante della Regione (nè politici,nè funzionari). Mentre erano presenti le autorità locali, e i rappresentanti di tutti i partiti politici tedeschi. Presenti anche i vertici della Federazione dei circoli sardi in Germania, con il presidente Gianni Manca, a vice presidente Giovanna Cossu e il segretario Antonio Galistu. Presente anche la presidentessa del COEMIT Rosella Benati.
La storia del circolo. Il Circolo di Oberhausen è stato ufficialmente riconosciuto dalla Regione nel 1981, ma in realtà la comunità degli emigrati sardi in quel bacino minerario aveva cominciato a mettere radici già nel 1972, grazie ad una associazione di sei famiglie, i cui membri avevano partecipato alla Conferenza regionale dell’Emigrazione di Alghero. La scelta del nome “Rinascita” – ha ricordato il presidente – avvenne dopo un sondaggio tra i soci, nel corso di una Assemblea alla presenza dell’allora Presidente di Lega dei circoli sardi in Germania, Francesco Pistis il 12 aprile del 1981 nei locali messi a disposizione dalla città di Oberhausen in Mülheimerstrasse 200. Nel Giugno 1981 nella sede del circolo sardo di Monchengladbach fu l`assessore del Lavoro, Lello Secchi, a dare il consenso al riconoscimento e l’aiuto finanziario al “Circolo Culturale Rinascita” e quindi l’affiliazione alla Lega dei circoli sardi in Germania. Ma fu solo successivamente, esattamente nel. febbraio del 1982, che il circolo venne registrato nel Tribunale e venne denominato formalmente “Centro culturale Ricreativo Sardo Rinascita di Oberhausen”. Da allora – ha sottolineato Sogus – il Circolo ha intrapreso una serie di iniziative legate al tempo libero, e alla cultura con il proposito di diventare un punto di riferimento importante per tutti gli emigrati sardi della zona. In 30 anni si è così trasformato, diventando
AUSTRALIA
Il sostegno dei sardi di Sydney alla “Mamma Lena & Dino Gustin Foundation” La continuità della “Mamma Lena & Dino Gustin Foundation”, organizzazione dell’emigrazione italiana in Australia e attiva nell’impegno sociale e solidale, è ora garantita dall’ampia adesione delle nuove generazioni di connazionali che, con grande sensibilità, cercano di salvaguardare valori e diffondere l’italianità in Oceania. In occasione della manifestazione di consegna di medaglie e donazioni della Foundation, durante l’Annual Awards Cerimony alla Sydney University, si è rilevato il continuo lavoro di assistenza prodotto a favore della comunità di connazionali e il crescente numero di progetti a carattere umanitario, che - secondo il motto e l’insegnamento di Mamma Lena: “La vita passa, ma il bene fatto rimane” approdano verso le più tragiche e critiche situazioni internazionali. Mamma Lena, al secolo Maria Maddalena Morelli (1914-2003), era l’appellativo con cui era conosciuta tra gli emigranti italiani in terra d’Australia; questa singolare figura di donna, originaria di Azzone (Bergamo) ed emigrata oltre oceano nel 1956, dotata di grandi capacità comunicative opera nel settore dell’informazione e tramite un seguito pro20
gramma radiofonico diviene, dal 1957 al 1987, “informatrice, guida, consigliera e conforto per le migliaia di italiani che nel periodo difficile del dopoguerra erano emigrati in Australia”. A sostenere la “Mamma Lena & Dino Gustin Foundation” anche l’adesione di sardi residenti a Sydney. Tra gli altri Gavina Cossa, originaria di Illorai e ricercatrice-specialista in problematiche respiratorie al Concord Repatriation General Hospital di Sydney, e il marito Anthony Zappia, funzionario governativo. Nell’ultima manifestazione associativa hanno presentato, con documentazione filmata, i progetti realizzati recentemente in Nigeria e Zambia; grazie all’Ebe Water Project per la Nigeria è stato costruito un serbatoio per l’acqua potabile che rifornisce circa cinquemila persone, mentre il progetto Room to Read per il Zambia, che ha l’obiettivo di portare istruzione, ha riguardato il dono di materiale didattico e di una biblioteca. Il lavoro e i benefici prodotti dall’organizzazione Room to Read, che vede impegnati in prima persona i coniugi ZappiaCossa, hanno finora raggiunto oltre 5 milioni di bambini nei diversi continenti. Cristoforo Puddu
una realtà di aggregazione senza eccezioni politiche, aperto a tutti, e dopo una serie di cambi, finalmente l‘anno scorso e stata inaugurata la nuova e attuale sede del circolo in Heiderhöfen 86 in Altstaden, un quartiere storico. La nuova sede, dove si sono concentrate le manifestazioni della “Settimana Sarda” è dotata di una mediateca, con postazioni internet-informatica, una sala bar, un salone ricreativo con passatempi e, nel piano interrato una spaziosa sala per gli spettacoli. “Venite a trovarci e a conoscere la nostra cultura”, ha detto Sogus rivolto soprattutto agli ospiti tedeschi. Nella sede del Circolo di Oberhausen è anche attivo un ufficio di consulenza gratuita per dare assistenza costante a tutti gli Italiani in zona, sia per quanto riguarda pratiche per la pensione che per problemi sociali e di lavoro. Il presidente Sogus si è detto orgoglioso di quanto è stato fatto con questa “Settimana sarda”: “Noi vogliamo arrivare ad essere una vera e propria impresa di scambi culturali economici e sociali, ma per raggiungere questa difficile meta abbiamo bisogno del sostegno di tutti voi cari amici e delle istituzioni e organizzazioni che rappresentate o nelle quali operate. Il primo modo, e anche il più semplice, con cui potete farlo è partecipare alla vita del circolo. Questo non potrà che rafforzare il nostro legame e lo spirito che ci accomuna. La nostra associazione nonostante i tantissimi traguardi raggiunti ha bisogno di un ricambio generazionale, ha bisogno di rinnovare la propria vitalità e di mobilitare sul piano interno le migliori competenze, professionalità ed energie per migliorare e sviluppare ulteriormente i servizi attualmente resi, ma soprattutto per proporne di nuovi e innovare il sistema del nostro circolo creando nuove e positive occasioni di scambio anche attraverso i mezzi offerti dalla rete e la comunicazione che la Regione Sardegna ci offre. E su questo vorrei ancora fare un appello ai politici regionali: voi in mano avete queste risorse economiche, risorse culturali e sociali e voi dovete sfruttarle dando continuazioni a tutti i Circoli sardi del mondo. Noi chiediamo solamente questo”. La “Settimana sarda”. Il Programma della “Settimana sarda” è stato piuttosto intenso e si è aperto domenica con un pranzo ufficiale in Comune. Nel pomeriggio si è tenuta l’Assemblea dei Soci nella Sede del Circolo. Lunedì è stata inaugurata la mostra fotografica che ricorda gli ultimi 30 anni della storia del Circolo. La mostra, allestita nella sede del Centro Rinascita è rimasta aperta per tutta la settimana. Martedì nella sede del Circolo sono stati messi in mostra, e in vendita, i prodotti dell’artigianato sardo e della culinaria. Mercoledì giornata dedicata ai giovani con un Torneo di biliardo e di calcio balilla. Giovedì degustazione di pane sardo che è stato fatto dalle donne e successiva tavola rotonda su la sua lavorazione. Venerdì Tavola rotonda e dibattito su “La storia del Circolo: come si è creato, come ha vissuto, come potrebbe continuare a vivere un´altra storia verso il futuro”. Quindi è seguita una tavola rotonda su “Nuove generazioni a confronto”. Sabato: Serata Culturale con musica e balli tradizionali e con l’esibizione del gruppo teatrale “Actores Alidos” nella sala centrale della città di Oberhausen “Luise-Albertz-Halle”. A.DC. novembre 2011
DAL MONDO ARGENTINA
In un libro la storia del circolo “Sardi Uniti” di Buenos Aires Si intitola “Lontani ma vicini” la ricerca di Cecilia Ferrai presentata in occasione del 75° anno dalla fondazione - È la storia della Società “Sardos Unidos de Socorros Mutuos”
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Buenos Aires c’è il più antico Circolo di emigrati sardi nel mondo,” Sardos Unidos”, una società di mutuo soccorso che venne fondata nel lontano 1936, esattamente 75 anni fa. Date e numeri che documentano inequivocabilmente come i sardi emigrati in Argentina agli inizi del secolo scorso si fossero uniti e associati prima ancora addirittura che venisse riconosciuta la Regione Sardegna, nel 1949. E nella ricorrenza di questo 75/esimo anniversario è stato presentato il libro della professoressa Cecilia Ferrai, dell’Università di Cagliari, responsabile scientifico del Centro per la Ricerca e la Documentazione sulla Società di Mutuo Soccorso della Sardegna, libro che documenta appunto la lunga storia di questa associazione. “All’inizio del 1800, quando l’Argentina avviava un programma istituzionale di incremento demografico, furono approvate alcune leggi per favorire l’immigrazione di cittadini che decidessero di vivere in questo paese. Soprattutto dall’Europa arrivavano in questo paese del Sud America gli immigranti con la speranza di trovare una vita migliore e l’Argentina – come ha ricordato l’autrice del libro – è stata una destinazione relativamente importante per i sardi. Ci sono stati infatti due grandi flussi migratori, che vanno dal 1901-1920 e dopo la Seconda Guerra Mondiale dal 1948-1965 e, in misura minore, fino al 1971. Secondo i registri del Consolato Generale d’Italia, nell’anno 1960 i sardi in Argentina erano 40 mila. “Ma già fin dall’anno 1920 – ha sottolineato la prof. Cecilia Ferrai – i sardi hanno realizzato le prime riunioni, durante le quali si consigliava ed aiutava chi ne aveva bisogno. Furono i primi passi del mutualismo. È proprio così che nacque la più anti-
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ca società di mutuo soccorso sarda fuori della Sardegna, il 19 aprile del 1936”. Sono passati 75 anni, ed ancora oggi si continua ad avere quel sentimento di appartenenza alle origini. «Ormai la seconda e terza generazione – ha detto Marga Tavera, presidente della Federazione dei Circoli sardi in Argentina – si è fatta carico di presiedere l’associazione. Ovviamente si vive la “sardità” in modo diverso dai sardi che sono nati nell’isola, ma sempre con l’obiettivo di far conoscere le tradizioni, la musica, la storia, la cultura sarda in generale e l’aiuto e collaborazione con i conterranei. Una cultura millenaria – ha concluso Marga Tavera – che ancor oggi continua grazie a tutti i circoli sardi esistenti in Argentina e nel mondo». L’idea di fare un libro su “Sardi Uniti Socorros Mutuos” è nata alla fine degli anni Ottanta quando il presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Oristano ha regalato la loro pubblicazione nel 120° anniversario della nascita della loro mutua al presidente del Coordinamento delle società
di Mutuo Soccorso della Sardegna, Luciano Pinna. Nella pubblicazione veniva citata l’Associazione Italiana Sardi Uniti Socorros Mutuos. Grazie alle leggi della Regione Sardegna che favoriscono anche la conoscenza, la storia e la valorizzazione degli archivi delle mutue, è stato possibile, attraverso l’Assessorato del Lavoro, approvare finalmente il progetto per la realizzazione del libro. Determinante è stato l’impegno della professoressa Cecilia Ferrai e la collaborazione preziosa di Marga e Cosimo Tavera e di Cesare Meridda, attuale presidente della Sardi Uniti di Buenos Aires. Alla manifestazione, che si è svolta nella sede del Circolo, erano presenti rappresentanti delle istituzioni politiche, studiosi e rappresentanti del mondo della cultura e del giornalismo, quali Patricio Griffin, presidente dell’Istituto Nacional de Asociativismo y Economia Social; Josè Maria Garriga, presidente Alleanza Mutualidad America e vicepresidente dell’Associazione Internazionale della Mutualità; Raul Ferrnandez, vicepresidente CONAM; Cosimo Tavera, presidente onorario della Federazione dei circoli sardi in Argentina; Luciano Pinna, presidente del Coordinamento Società di Mutuo Soccorso della Sardegna; Nestor Edgardo Corsini, vicepresidente dell’INAES; Manuel Balea Reino, presidente de la Mutualidad del personale del Diario “Clarin”; Franco Siddi, segretario nazionale della FNSI. Nell’occasione, nella sede del circolo “Sardi Uniti” è stata allestita la mostra fotografica “Fratelli d’Italia” che ha riscosso un grande successo. A.DC
GERMANIA
A Moers festa sarda con Benito Urgu Organizzata dal circolo “Sard’Europa” per salutare la fine dell’estate
Il 25 settembre si è svolta nel circolo “Sard’Europa” di Moers la festa di fine estate. Il presidente del circolo, Luisa Contu, ha detto che lo scopo della serata era quello di far avvicinare i tedeschi e far loro conoscere la cultura sarda. Durante la serata è stata esposta una mostra fotografica della Sardegna con tutte le sue bellezze. È stato proposto anche un vasto assortimento di prodotti enogastronomici tipici sardi. Si è anche esibito il gruppo Folk “Ichnusa”, costituito nel circolo, accompagnato dai Gemelli Desogus. Alla manifestazione hanno partecipato anche il presidente di federazione Gianni Manca, il presidente del circolo di Oberhausen Franco Sogus e una delegazione di Mönchengladbach. Ospite d’onore della serata il cantante-cabarettista Benito Urgu. “È stata un’emozione grande – ha com-
mentato – si incontrano tanti sardi che quando ti vedono si infiammano. È la prima volta che vengo al circolo di Moers, e ho trovato un ambiente molto familiare. Ho avuto la sensazione di stare in una delle tante piazze della Sardegna invece mi trovavo in Germania”. Parole di apprezzamento per l’accoglienza ricevuta sono state pronunciate anche dalla figlia di Benito Urgu, Barbara, che sta seguendo le orme artistiche del genitore. Carla Marroccu 21
SPORT CALCIO
Il Cagliari ridimensionato dopo una buona partenza La squadra rossoblù a un passo dalla vetta della classifica si inceppa - La debacle in casa con la Lazio mette in pericolo la panchina di Ficcadenti
È
bastata una sconfitta in casa – pesante quanto si vuole, 0-3 con la Lazio seconda in classifica, ma pur sempre la prima sconfitta interna – per far crollare tutte le certezze del Cagliari acquisite in questo avvio di stagione. Una sconfitta che addirittura, nonostante una classifica che continua ad essere tutto sommato positiva, ha iniziato a far scricchiolare la panchina di Ficcadenti, con le solite voci di un possibile esonero e di un ritorno a Cagliari di Ballardini (che non a caso ha rifiutato il Bologna prima e il Cesena poi, quasi come stesse aspettando la chiamata di un altro club...). Un Cagliari privo di due tra i suoi giocatori più rappresentativi – il capitano Conti (squalificato) e il
difensore della Nazionale Astori (rottura del perone, due mesi di stop) – è letteralmente crollato sotto i micidiali colpi in contropiede di una Lazio cinica e spietata. Quattro tiri in porta e tre gol per la squadra degli ex Reja (protagonista dell’ultima promozione in A del Cagliari, ai tempi di Zola e Suazo) e Marchetti (applaudito al suo ingresso in campo da tutto lo stadio, ma sonoramente fischiato e insultato, nella ripresa, dagli ultras della Curva Nord) che ha sbancato il Sant’Elia davanti a un Cagliari impotente in fase offensiva. Il Cagliari, reduce da tre 0-0 consecutivi in casa (con Udinese, Siena e Napoli) anche con la Lazio non ha giocato male, ma ha dato l’impressione di non riuscire ad andare oltre lo 0-0, non solo perché non tira mai in porta, ma perché è tutta la manovra offensiva che stenta a decollare. Ed ecco che quando una squadra va in vantaggio, il Cagliari, ben impostato per contenere il gioco avversario ma ancora carente in fase offensiva, fa fatica a recuperare, proprio come è successo al Sant’Elia con la Lazio. Buon avvio di partita dei rossoblù, trascinati da un ritrovato Cossu, finalmente schierato nel suo ruolo naturale da trequartista, ma azioni da gol col contagocce, e solo su calcio piazzato. Poi, verso la fine del primo tempo, è arrivato il micidiale uno-due di Lulic e Klose che ha chiuso la partita,
CALCIO
Ibarbo il giovane colombiano già un idolo dei tifosi Qualcuno dice che assomiglia a Suazo, altri – tra i più anziani – lo paragonano a Gallardo. Ma tra i due colored che hanno fatto, in tempi diversi, la storia del Cagliari, il colombiano Victor Ibarbo, probabilmente ricorda di più il suo celebre connazionale Asprilla, protagonista in serie A con la maglia del Parma. Classe 1990, nato a Santiago de Cali, 1,88 per 78 chili, Ibarbo finora non ha mai giocato da titolare, ma ha sempre timbrato il cartellino, entrando in campo nei finali di gara. E in quei pochi minuti di celebrità concessigli da Ficcadenti, la giovane promessa sudamericana ha sempre fatto vedere di che pasta è fatto. Veloce e dotato tecnicamente, si dice che non 22
sia ancora pronto per il campionato italiano, ma sicuramente in prospettiva può diventare un giocatore importante. I numeri ce li ha, basta dargli un po’ più di fiducia. Anche contro la Lazio, quando è entrato in campo, è sembrato l’unico in grado di poter impensierire la difesa avversaria. Gli manca forse un pizzico di convinzione in più per tentare la giocata vincente. Ma è ancora giovane e la stagione è appena all’inizio. Cellino, nel presentarlo alla stampa questa estate aveva detto di lui che è come un diamante grezzo e che in prospettiva sarebbe diventato più forte di Balotelli. Staremo a vedere.
ammutolendo lo stadio. Nella ripresa il Cagliari le ha provate tutte, Ficcadenti ha buttato nella mischia anche il giovane colombiano Ibarbo, ma non è servito. Anzi, nel finale, la Lazio ha trovato anche il terzo gol, con Rocchi (alla sua centesima rete con la maglia della Lazio). In pratica, il Cagliari, nelle ultime quattro partite ha realizzato un solo gol, e per giunta su rigore, con Nenè a Cesena. L’ultimo gol su azione è quello firmato da Biondini a Lecce, più di un mese fa. Una sterilità offensiva che, almeno sino alla pesante sconfitta interna con la Lazio, veniva compensata da un’ottima difesa e da una classifica di tutto rispetto. Complice l’andamento lento delle grandi e un campionato che si sta dimostrando davvero mediocre, la squadra di Ficcadenti, anche con tanti pareggi, continuava ad occupare la parte sinistra della classifica, obbiettivo dichiarato di inizio stagione. Dopo gli exploit di inizio campionato, con le vittorie esterne di Roma e Lecce, il Cagliari ha inanellato una serie di pareggi che non hanno comunque scalfito la credibilità di questa squadra, anche perché fermare in casa la corsa di squadre quotate come Udinese e Napoli non è poco. Forse solo lo 0-0 interno con il Siena (comunque una delle rivelazione del campionato con la sorpresa Sannino in panchina) può essere considerato un mezzo passo falso, perché anche il pareggio di Cesena, seppur conquistato contro l’ultima in classifica, non è da buttar via vista la condizione disperata dei padroni di casa che dovevano vincere a tutti i costi per salvare la panchina di Giampaolo (altro ex allenatore rossoblù, saltato poi la domenica successiva e sostituito da un altro ex del Cagliari, Arrigoni). Ma se contro Udinese e Napoli il Cagliari aveva disputato un’ottima partita, rischiando poco in fase difensiva, a Cesena sono iniziati a palesarsi i primi difetti della formazione di Ficcadenti, che dopo essere passata in vantaggio grazie ad un calcio di rigore provocato da Cossu e realizzato da Nenè, non è stata capace di chiudere la gara al cospetto di un avversario in grande difficoltà, che è riuscito poi a rimontare grazie ad un altro calcio di rigore (fallo di mano di Canini) chiudendo poi i sardi nella loro metà campo per tutto il secondo tempo. Dunque è un Cagliari con luci ed ombre quello visto sinora, anche perché i nuovi che sembravano essersi subito inseriti – El Kabir subito in gol a Roma, Thiago Ribeiro e Ibarbo piacevoli sorprese – si sono improvvisamente smarriti, vuoi per guai muscolari, come nel caso dell’attaccante marocchino fermo dalla gara col Novara, vuoi per mancanza di riposo tra una partita e l’altra – Ribeiro – o per la mancanza di fiducia, come nel caso del colombiano, mai schierato in campo dal primo minuto ma sempre e solo negli spezzoni di gara finali. Per non parlare, poi, delle posizioni che gli attaccanti occupano in campo, troppo lontani dalla porta, partendo sempre dagli esterni e spesso costretti a ripiegare in difesa. Un lavoro sfiancante che, è vero, assicura più equilibrio in campo – aspetto tanto caro agli allenatori moderni – ma costringe anche gli attaccanti ad un dispendio di energie che poi non consente loro di essere lucidi sotto porta. Andrea Frigo novembre 2011
SPORT BASKET
Buona partenza per il Banco di Sardegna Alla seconda stagione in serie A1 il quintetto di Sassari ha cambiato pivot - Benson è rientrato negli USA
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a scommessa sul rookie “Kito” Benson è stata persa, ma quella più importante sul Banco di Sardegna è già vinta. Nonostante gli infortuni che a rotazione hanno colpito Plisnic, Pinton, Vanuzzo e Travis Diener e nonostante i problemi di ambientamento di quello che gli osservatori della Nba avevano definito uno dei migliori cinque lunghi usciti dall’università americana, Sassari è riuscita a conquistare 4 punti nelle prime quattro giornate, a -2 dalla vetta e a +4 dalla zona retrocessione. Bilancio in perfetta parità: agevole vittoria casalinga per 78-58 contro la neopromossa Casale Monferrato (che appare la candidata all’unica retrocessione), sconfitta a Cantù (58-71), colpaccio inestimabile a Cremona (92-89) e quindi cappaò pesante
al Pala Serradimigni (60-88) contro Milano, candidata numero uno allo scudetto. La gara contro le mitiche “scarpette rosse” ha segnato l’addio di “Kito” Benson pivot dalla smisurata apertura di braccia e buona tecnica che però ha lasciato la testa negli Usa, dove si sentiva già con la maglia degli Atlanta Hawks. E infatti appena c’è stata la possibilità di sfruttare la clausola per il ritorno negli Stati Uniti, Benson lo ha fatto. Per sostituirlo la società biancoblù ha chiamato Steven Hunter, trentenne di 213 cm con ben 400 gare in Nba e due stagioni in quintetto base con i Philadelphia 76ers. Hunter è reduce da un intervento di pulizia ad un ginocchio ma le visite mediche hanno certificato la guarigione: ci vorranno almeno tre settimane per rimetterlo in discreta condizione, “ma la sua esperienza e soprattutto le motivazioni ci hanno colpito favorevolmente” ha ammesso il direttore sportivo Federico Pasquini. Con Hunter il Banco conta di acquistare quella solidità dentro l’area necessaria a far risaltare le caratteristiche di un gruppo che ha fatto intravedere buonissime doti tecniche e anche caratteriali. La conferma di Travis Diener (genio del basket, peccato una certa fragilità fisica) e dell’alapivot Plisnic, gli arrivi del cugino Drake Diener (giocatore
TAEKWON-DO
Successo della Sardegna ai campionati europei Guidati dai maestri Silvia Farigu, Vincenzo Santagati e dall’istruttore Niccolò Tolu, undici atleti hanno rappresentato la Sardegna ai campionati europei di Taekwon-do che si sono svolti a Napoli. Gli atleti sardi si sono distinti per gli ottimi risultati. Nelle categorie juniores grandi successi per Federico Puddu e Mauro Pisu incoronati Campioni europei rispettivamente nelle specialità di Forme e Prove di Potenza. Dopo l’ottima prova i due atleti non si sono accontentati di una sola medaglia. Federico Puddu ha conquistato anche la medaglia di bronzo nei combattimenti e nelle tecniche speciali. Mauro Pisu ha vinto una meritatissima medaglia di bronzo nella specialità di Forme e nel combattimento individuale. Importanti anche le prove del Campione del Mondo in carica, Federico Mascia, e di Enrico Locci, entrambi hanno sfiorato il podio nelle rispettive categorie. Risultati importanti anche nelle competizioni a squadre juniores. Gli atleti azzurri, capitanati da Mascia e allenati dal maestro Santagati, hanno novembre 2011
ottenuto un meritato 1° posto nella specialità delle tecniche speciali, il 2° posto nelle forme, e il 3° posto in combattimento e prove di potenza. Nelle categorie adulti, il maestro Farigu ha vinto l’oro nelle forme e non ha potuto partecipare alla finale del combattimento per via di un infortunio al ginocchio durante la gara di tecniche speciali. Ottima la prova del maestro Santagati, anche lui frenato da un infortunio che ha compromesso il risultato della finale di combattimento. Importante medaglia di bronzo nella specialità delle forme per l’istruttore Tolu, mentre in com-
multiruolo e costante in ogni zona del campo) e dell’ala Hosley (grande energia in difesa e anche discreto attaccante) hanno permesso di mantenere la qualità offensiva della stagione passata, aumentando di almeno una tacca la pressione difensiva. Al quintetto manca proprio il pivot, un giocatore che sappia dare sostanza come fece Othello Hunter l’anno scorso. La panchina, pur con qualche acciacco, ha mostrato i progressi di Brian Sacchetti (5 punti di media) e le doti del giovane lungo Metreveli (6 punti di media con un ottimo 75% da due) prelevato in prestito dal Siena. Certo, il campionato appare obiettivamente più tosto. A parte Casale non c’è formazione che non possa aspirare ai play off. La stessa Teramo che è ultima ha perso due gare di un canestro. Ecco perché è importante l’inserimento rapido di Steven Hunter ma anche il recupero pieno di Travis Diener e Vanuzzo dai problemi alla schiena e il raggiungimento della miglior condizione da parte del play Pinton e dell’alapivot Plisnic. Fuori dal campo, il dato più confortante è il costante aumento dei partner pubblicitari: ogni settimana ne arrivano uno o due nuovi. Da tutta l’isola, perché ormai è il Banco di (tutta la) Sardegna. Magari sono sponsor piccoli o medi, ma importanti per “digerire l’elefante in tanti pezzi” come recita il motto del presidente Stefano Sardara. E bisogna riconoscere che sul piano della comunicazione la Dinamo è riuscita a “invadere” i media regionali e nazionali con intelligenza. La sicurezza economica sulla stagione in corso ha consentito di prolungare sino al 2014 i contratti del coach Meo Sacchetti e dei due vice Ugo Ducarello e Paolo Citrini e del preparatore fisico Matteo Boccolini. Sassari e la Sardegna stanno lavorando insieme per consolidare la presenza in serie A. Giampiero Marras battimento è stato fermato al primo turno da un atleta olandese. Sorprendente la performance delle due atlete Alessia Locci e Francesca Santagati. Entrambe alla prima esperienza in azzurro, hanno conquistato rispettivamente l’argento in forme e bronzo in combattimento Locci, e doppia medaglia d’oro in combattimento e prove di potenza Santagati. Da menzionare anche la prova di Enrico Zito che ha sfiorato il podio nella specialità di combattimento. Da poco affiliato alla scuola del maestro Farigu, l’atleta laziale Simone Oliva ha conquistato l’oro nella specialità di forme e combattimento riconfermando il titolo del 2009 e conquistando il premio di migliore atleta maschile della gara. Nella specialità a squadre categorie adulti, gli azzurri capitanati da Santagati, Tolu e Oliva, hanno conquistato un argento che vale oro nella specialità di combattimento superando prima Slovacchia e poi la storica rivale Olanda e cadendo in finale con l’Inghilterra. Tre medaglie di bronzo sono arrivate poi nelle forme, nelle tecniche di rottura e nelle tecniche speciali a squadre. Nonostante la loro giovane età, Farigu, Santagati e Tolu hanno curriculum invidiabili e sono un riferimento nazionale e internazionale nel mondo del Taekwon-Do ITF. Antonio Serreli 23
CULTURA I REPORTAGES DI VIAGGIO DI NICOLA LECCA
Montpellier
M
ontpellier è una città dall’eleganza silenziosa: mai strillata. Per le sue strade antiche regna un’armonia spontanea. Parigi è lontana. La sua eco si percepisce appena. Uno storico friulano, una volta, mi disse: “Se hai bisogno di far ti un’idea su qualcuno, ma non hai abbastanza tempo per approfondire la conversazione, chiedigli quale sia la sua città preferita. Se ti risponde Las Vegas è probabile che sia un cretino. Se invece la sua preferenza è per Fez o Montpellier, allora c’è ancora molto da scoprire”. Sembrava una battuta. Invece aveva ragione, perché Montpellier è proprio una città insolita. In rue de l’Université, al mattino, c’è sempre una bella luce e, nel pieno rispetto della tradizione, tutti escono dalle panetterie con la baguette sotto braccio. Qualcuno fuma la pipa (altri le comuni sigarette): tutti, però, buttano i cerini per terra, quando non servono più. La via ne è piena. È una strada stor ta e irregolare quella dell’Università: quasi sempre in salita e piena di lavanderie a gettone (spesso vuote), proprio come il ristorante libanese la cui porta è malamente contornata di luci intermittenti che il sole rende quasi inutili. La cuoca vietnamita, intanto, siede su uno dei gradini della sua bottega. Indossa un cappellino bianco e, tra poco, dovrà cominciare a cucinare il suo pollo con le verdure, ormai popolarissimo tra gli studenti non tanto per l’eccellenza del sapore quanto per l’esiguità del prezzo. S’intravvede in lontananza una chiesa. I palazzi, pallidi, sono quasi tutti senza colore: ricordano le nature mor te di Morandi. Nulla è lindo, nulla è sporco. Il negozio di vestiti usati espone in vetrina gonne e maglioni già indossati da altri con un certo stile, quasi fossero roba nuova. Anche qui, come ovunque in città, si offrono sconti agli studenti. Ci sono parecchi alberi. Il loro verde risalta molto soprattutto nel centro storico: sempre in bianco e grigio, e con i lampioni all’antica a impreziosire i crocevia. L’Università è ospitata in un antico ospedale costruito alla fine del Cinquecento. Di fronte si trovano anche librerie, piccoli caffè (ognuno con la propria spiccata personalità) e giornalai. Bisogna camminare un po’ per raggiungere la Place de la Canourgue. Un luogo immobile, nonostante i tanti passanti: sembra il set di un film che nessuno ha ancora gira24
to. Le sue siepi, allineate con ordine (ma quasi sempre in maniera un po’ irregolare) accompagnano la linea altrettanto aleatoria dei tavolini malfermi dei bistrot. Nel silenzio si gioca a scacchi. Si potrebbe dare il via al primo “ciack” in qualunque momento. Non lontano, in rue Claude Serrel tre ragazzini giocano a pallone. Uno di loro è africano, uno chiaramente orientale, l’altro probabilmente francese. Sembrano molto felici di divertirsi insieme. Basta voltare l’angolo ed entrare in rue de l’Olivier per ritrovarsi in Algeria. Dalle tante finestre che, piccole, si ammassano lungo ogni facciata penzolano gocciolanti i tanti vestiti: il vento li muove spesso nonostante siano ancora bagnati. I palazzi, qui, hanno forme strane, sempre irregolari come tutto, del resto: i ciottoli delle strade, gli scalini, le tegole sui tetti... Nulla è stato rinnovato di recente e questo garantisce alla città l’atmosfera appassita per la quale è nota. In rue Fontanon si trovano allineati un televisore, un frigorifero degli anni Sessanta, qualche mensola e un materasso. I molti che girano in bicicletta cercano di evitare quegli ostacoli provvisori, augurandosi che presto vengano rimossi. Ogni tanto, d’improvviso, si aprono piccole piazze ornate da alberi (spogli per l’inverno) da tavolini di bistrot, da statue consumate dal tempo e dalla pioggia e di fontanelle quasi sempre a secco. Tutto è così privo di colore che un lenzuolo rosso steso ad asciugare diventa, alla vista, sensazionale. Quasi un’opera d’arte. Continuando a passeggiare, ogni tanto, s’incontra l’atelier di un artista. Sono per lo più minuscoli locali con le tele accatastate lungo i muri umidi e un po’ ammuffiti. Nella cattedrale di San Pietro, fondata nel 1364, un cartello informa i fedeli che bisognerà attendere un mese per prenotare un
battesimo e ben di più per il matrimonio. Nonostante l’imponenza dell’ingresso, i tanti dipinti e la maestosità di ogni angolo, questa chiesa non sa lasciare il segno nella memoria. A differenza di Notre Dame, infatti, la si dimentica in fretta. Di Montpellier, invece, si ricorderanno di certo i ventagli di pasta sfoglia venduti a caro prezzo nell’antica pasticceria in rue Jean Jacques Rousseau: nei dolci, quantomeno, l’abbondanza non guasta mai! Poco distante, una grande libreria propone vantaggiosi saldi: Umberto Eco si dispiacerà di sapere che i suoi romanzi sono in svendita a un Euro proprio come il “Codice da Vinci” (ma, per fortuna di Eco, anche le opere di Francoise Sagan). Da lontano giunge festosa la musica della grande giostra veneziana ospitata nella piazza principale. Nonostante sia un giorno qualunque c’è aria di festa e i bambini cercano di convincere i genitori a comprar loro i grossi palloncini che un abile venditore sta riempendo di elio. Ce ne sono di tutte le forme, e di ogni colore. Proprio lì a fianco, l’unità mobile per la donazione del sangue attira un numero sorprendente di passanti. Nel frattempo, i tram, modernissimi, vanno e vengono: la giostra veneziana continua a girare con la sua musica ripetitiva (da carillon), il negozio di scarpe da tennis rimane vuoto, e i suonatori di fisarmonica hanno preso a darsi il ritmo battendo il piede. I camerieri, come sempre, sono indaffarati. Davanti all’ufficio postale un signore apre la porta per chi entra e per chi esce: ricorda i buongiornisti fuori dagli alberghi di lusso e, proprio come loro, saluta sempre con un inchino. Non è un usciere delle poste, però. Sta semplicemente chiedendo l’elemosina in un una maniera utile e dignitosa. Il bicchiere di plastica che tiene in mano è già pieno di monetine, e stasera la cena sarà ricca. Proprio mentre lui sta cercando di valutare a occhio quanti soldi abbia già guadagnato, proprio mentre tutti sembrano a intenti a godersi la pienezza di ogni istante, ci si accorge che Montpellier è una città adatta alla felicità. La sua bellezza imperfetta, la sua atmosfera umana, e il crogiuolo di razze delle persone che la abitano sanno renderla accogliente: una specie di “luogo umano”, insomma, dove non ci sono nè mancanze, nè eccessi: ma un equilibrio delicato, e senza troppi colori. novembre 2011