THE LITTLE PINK BOOK
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the little pink book
Donne in viaggio Piccola guida per girare il mondo al femminile Chiara Meriani Illustrazioni di Paolo Orlandi
Alle donne che intraprenderanno un viaggio, dopo aver letto queste pagine. Si ringraziano Chiara Babilani, Anna Maspero e Maria Silvia Codecasa per i loro contributi alle pp. 30-35.
Astræa Editrice s.r.l., Bologna www.astraeaeditrice.it Copyright © 2011 Astræa Editrice Si ringrazia Peter Pauper Press Inc. per la concessione d’uso del progetto grafico della collana Printed in Hong Kong 123456 2011 2012 2013 ISBN 978-88-95649-46-7
the little pink book
Donne in viaggio
Sommario Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 le vere signore non viaggiano . . . . . . 8 Il viaggio al femminile . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 identikit della viaggiatrice . . . . . . . 17 La no limits . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 La responsabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 La freak . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 La traveller lady . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 La eco-chic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 La city addicted . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 La trendy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 La solar power . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 L’incontentabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 i preparativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Partire, ma per dove? . . . . . . . . . . . . . . . 37 Viaggi in compagnia . . . . . . . . . . . . . . . . 43 In viaggio da sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 Consigli per viaggiare in sicurezza . . . . . . 49 Viaggiare informate . . . . . . . . . . . . . . . . 54 Come prenotare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 4
i bagagli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80 Gli indispensabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 La valigia perfetta . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 Dalla lista alla valigia . . . . . . . . . . . . . . 91 in viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101 In aereo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 In treno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113 In pullman . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117 In nave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121 Con i mezzi pubblici . . . . . . . . . . . . . . 124 Galateo di viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . 127 Viaggi lenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132 rosa e responsabile . . . . . . . . . . . . . 137 Viaggi sostenibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138 Proposte di viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . 141 Il fai da te della turista responsabile . . . . 148 in viaggio con i bambini . . . . . . . . . . 150 In viaggio col pancione . . . . . . . . . . . . . . 151 In viaggio col bebè . . . . . . . . . . . . . . . . . 153 Piccoli in viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156 Bimbi a quattroruote . . . . . . . . . . . . . . 159
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Introduzione L’impulso a viaggiare è irrefrenabile, è una passione che divora e arricchisce. E se ieri per le donne era una conquista, oggi è un’opportunità. Viaggiare permette di conoscere gli altri, e attraverso gli altri, se stessi, di scoprire alternative mai immaginate, di svincolarsi dai lacci dei sistemi sociali e di immergersi in un orizzonte mobile di libertà. Ma non tutte le donne sono viaggiatrici innate e non tutti i viaggi sono ugualmente facili da organizzare. Grazie ai trasporti sempre più efficienti ed economici, girare per il mondo è molto più semplice e tuttavia le sorprese e gli imprevisti non mancano. Essere preparate e informate consente di prevenire seccature e superare ogni ostacolo, o quasi, che si viaggi da sole o in compagnia, per terra, mare o aria. 6
Questo Little Pink Book delle Donne in Viaggio è un manualetto pratico dedicato alle viaggiatrici che non si accontentano di saper fare il bagaglio perfetto e scegliere i compagni di avventura ideali. Troverete perciò consigli per affrontare in scioltezza tutti preparativi, riflessioni sul senso del viaggio, suggerimenti per il turismo responsabile e per i viaggio a misura di bambino e utili informazioni per viaggi consapevoli e magnificamente gratificanti.
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le vere signore non viaggiano
La notte scorsa eravamo sporche, isolate dal resto del mondo e libere, stanotte siamo pulite, di nuovo nel mondo civile e prigioniere. Louis a Je b b
Il viaggio al femminile C’era un tempo in cui vivere e viaggiare era quasi la stessa cosa: millenni in cui uomini e donne si muovevano in gruppi migratori, cacciando e raccogliendo il cibo lungo il cammino. Intorno al 9000 a.C., con le prime tecniche di agricoltura, l’uomo poté scegliere tra stanzialità e nomadismo. E le donne? Mentre gli uomini, anche quelli stanziali, continuavano a viaggiare per commercio, interessi culturali o religiosi, guerre o semplicemente per curiosità e amore dell’ignoto, le donne smisero di viaggiare. E si potrebbe dubitare che la decisione sia stata il frutto di una libera scelta. Nei miti antichi, gli u om i n i a f f r ont a v a no grandi viaggi verso luoghi sconosciuti mentre le 9
quello dei dopolavoro. Nel secondo dopoguerra il boom economico contribuì ad aumentare il numero dei viaggiatori, soprattutto americani, che fecero dell’Europa una delle mete privilegiate per lunghi soggiorni, basti pensare a Vacanze romane e al mito della Dolce Vita. Dagli anni Settanta in poi tour operator, catene alberghiere, villaggi-vacanza e voli charter hanno creato il viaggio come prodotto di consumo. In meno di mezzo secolo il turismo è diventato davvero alla portata di (quasi) tutti, tanto che a consumarsi sono spesso le stesse destinazioni turistiche. Oggi, d’altra parte però sta nascendo una nuova sensibilità: si chiama ecoturismo, turismo sostenibile, poi responsabile. Sono molte le donne che decidono di scoprire il mondo così, portando con sé la loro innata capacità di stupirsi, di entusiasmarsi e di cambiare. Cosa che fa di loro autentiche viaggiatrici. 16
l’identikit della viaggiatrice
Nessun viaggio porta lontano a meno che, addentrandoci nel mondo che ci circonda, non ci conduca anche nel nostro mondo interiore. Lillian S m i t h
C
he tipo di viaggiatrice siete non è importante: lo scoprirete viaggiando. Forse invece può interessarvi scoprire che viaggiatrici ci sono in giro. E, soprattutto, dove potreste incontrarle.
La no limits
Perché mai prendere il fantastico Treno del cielo che porta dalla Cina al Tibet, sulle vette più alte mai raggiunte da un mezzo meccanico? Il bello è arrivarci a piedi. Zaino ipertecnologico, marsupi milletasche, una serie di capi in tessuto non tessuto che resiste a tutto, non importa se i colori fanno a pugni. La viaggiatrice no limits non si fa intimidire dalla moda e nemmeno da dislivelli paurosi, fiumi e rapide, caldo insopportabile e animaletti di tutti i generi e di tutte le taglie. Giungla, alta montagna o deserto poco importa: quel che conta è che la meta sia 18
impegnativa e che durante il viaggio si faccia fatica. O almeno si possa fare un po’ di rafting, una sciatina fuori pista o un volo in parapendio. E, per rompere un pomeriggio di noia, un salto con il bungee jumping. In canoa sul fiume Zambesi; nella giungla del Borneo; in Patagonia in bicicletta; in Papua Nuova Guinea durante il monsone. dove la trovate.
La responsabile
Visto che non può salvare il mondo, la turista responsabile vuole almeno salvare se stessa. Dal turismo di massa, ovviamente, dalla mercificazione del viaggio e massificazione della cultura che le rende insopportabile la vista di un McDonald’s nel bel mezzo della Turchia. Mai accetterebbe di bere una Coca-Cola (se non di nascosto) a scapito della bevanda locale, 19
che le piaccia o meno. La sacca da viaggio – mai un trolley – è piena di vestiti freak-chic, scelti con cura nei mercatini di tutto il mondo. Rifugge i locali alla moda e ristoranti per turisti e spesso indugia tra le bancarelle sperando di ricevere un invito a pranzo nella casa di una famiglia locale. Non perché non abbia soldi, naturalmente, ma per vivere il viaggio “dal di dentro” e condividere (non troppo a lungo, però) i costumi degli indigeni. E, coraggiosamente, rinuncia a due giorni di spiaggia per visitare un orfanotrofio o un progetto di cooperazione allo sviluppo. Consapevole e responsabile, ecologica quanto basta. In Tanzania, per attraversare il deserto insieme ai Masai; in Kosovo, per soggiornare presso le comunità rom; in Nicaragua, a visitare una scuola costruita dalle ong e in Brasile a fare il tour delle favelas con guida locale. dove la trovate.
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La freak
Infradito, gonna da zingara, occhialini Janis Joplin e immancabile pareo-foulard multiuso: stampato batik, naturalmente, con i motivi psichedelici che sembrano dire “quel che real mente vorrei è viaggiare indietro nel tempo, nei mitici anni Settanta”. La viaggiatrice freak non ha età, e se ce l’ha sembra essersene scordata. Ama dormire in tenda, meglio se in un campeggio libero, ma si sente a casa anche negli ostelli dove vorrebbe fare da zia a tutti i giovani viaggiatori. Non ama la tecnologia, ma l’iPod ce l’ha, per sentire la sua musica preferita ovunque, e in questo è davvero internazionale. Ma la vera viaggiatrice freak la musica la suona da sé, con la sua inseparabile chitarra; comprata, naturalmente, a un mercatino dell’usato a Camden Town. In Ghana al corso di percussioni; a Rishikesh, in India, al centro di meditazione yoga dove sogdove la trovate.
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giornarono i Beatles o a Goa, a qualche trance festival; a Kingston, in Giamaica, sulle orme di Bob Marley; al Fringe, il festival internazionale degli artisti di strada, a Edimburgo. La traveller Lady
Camaleontica, sfugge a ogni etichettatura. Sa ambientarsi ovunque e con il suo mini bagaglio riesce a sentirsi a proprio agio in ogni luogo e ogni circostanza. Foulard sul viso nella Moschea Blu di Istanbul, in sari coloratissimo a New Delhi, sembra quasi scomparire tra la gente del posto: a tradire il suo essere straniera resta solo una traccia d’accento. Perché la vera traveller, ovviamente, conosce il vocabolario basic di ogni paese che visita. I suoi souvenir sono oggetti della vita quotidiana, incomprensibili e insignificanti per la maggior parte dei vacanzieri. Le sue guide sono romanzi d’autore – in lingua originale – ambientati in loco. I suoi 22
itinerari, rigorosamente personali, sono sempre fuori dalle rotte usuali. Dal parrucchiere – sì, ci va anche in viaggio – sfoglia curiosa il quotidiano locale, anche se è scritto in arabo. Il pregio maggiore? Solitamente viaggia da sola. Per fortuna. Al bazar delle spezie di Istanbul; al Buddha di smeraldo del palazzo reale di Bangkok; al Khan Market di New Delhi; sul lungomare di Muscat, in Oman; al Centro culturale islamico di Parigi. dove la trovate.
La eco-chic
Alla viaggiatrice eco-chic la paventata fine del petrolio non fa paura: sul “suo” atollo preferito ci arriva in barca a vela, con lo skipper personale. Nell’eco-resort che frequenta, immerso nel verde della giungla (appositamente ripiantata), tutto è bio: dal cibo ai costosissimi trattamenti per anima e corpo, ovviamen23
te ayurvedici. Ogni oggetto è certificato (carta igienica inclusa), le pareti sono in terra e pietra, i mobili di legno e paglia, la doccia sembra una cascata di Laguna Blu. Eolica o solare l’energia è ovviamente pulita come d’altronde la spiaggia bianchissima su cui si affaccia il bungalow minimal-chic, maximumprice. dove la trovate. In Mozambico, nell’arcipelago di Bazaruto; a Ubud, sull’isola di Bali; alle Laccadive dopo una settimana di terapie ayurvediche in Kerala; ad Antigua, in un resort certificato Green Globe.
La city addicted
La parola chiave di ogni suo viaggio è: in centro. Downtown si trova l’albergo, il locale che non si può mancare, quel negozietto che nessuno conosce e la galleria d’arte più in voga. Ogni metropoli è una degna meta di viaggio 24
ma anche le città più piccole possono ambire al titolo: basta che ci sia una certa dose di traffico, cemento e illuminazione artificiale. D’obbligo anche i caffè all’aperto, con qualche alberello sulle aiuole a ricordare in che stagione ci si trova; e, naturalmente, il taxi. Che la viaggiatrice city addicted sa chiamare con un gesto della mano di tutta classe. Ma la giungla in cui dà il meglio di sé, è il reticolo della metropolitana: tube o metro che dir si voglia, la city-traveller ce l’ha in pugno e vi si muove come fosse casa sua. A passo svelto e testa alta, con il bb (leggi Blackberry) nelle orecchie e Google Street View a portata di click. dove la trovate. A Manhattan,
quasi sempre; a Londra al Covent Garden; a Barcellona sulle Ramblas e a Parigi, al Louvre; a Hong Kong e Macao ma anche a La Boca di Buenos Aires a ballare un tango o a Rio de Janeiro a una serata di samba. 25
Le età del viaggio A vent’anni si dorme in sacco a pelo abbracciando lo zaino e sognando che al suo posto ci sia il principe azzurro di turno. A trenta si va per il mondo indecise tra campeggio e alberghetto, spesso con il fidanzato che, proprio viaggiando insieme, potrebbe non rivelarsi il compagno da tenere per tutta la vita. A quaranta ci si concede il B&B magari con famiglia al seguito. A sessanta non si risparmia sull’albergo in pieno centro. Con l’età cambiano i compagni di viaggio, le preferenze per gli alloggi, le mete e addirittura i mezzi di trasporto preferiti. Ma quel che cambia maggiormente sono le motivazioni: lo raccontano tre viaggiatrici, tre donne che hanno fatto del viaggio una scelta di vita, ritraendo donne incontrate on the road e attingendo alla propria esperienza. 30
Tra 20 e 40 anni: alla conquista del mondo
Le giovani viaggiatrici sono essenzialmente organizzate. Pianificano mete e itinerari, stabilendo un vero e proprio piano di battaglia sulla base di appunti, racconti, guide e internet. Si informano e sono curiose. Adorano la carta, le mappe, i libri e i quadernetti in cui annotano ogni cosa; spesso hanno la loro penna preferita o la matita e perderla durante il viaggio è un piccolo dramma. Amano poco le sorprese, preferiscono sapere prima quali sono le opzioni per spostarsi o per dormire, ma hanno anche il grande vantaggio di sapersi adattare. Se qualcosa va storto non frignano: borbottano, si arrabbiano e si arrangiano, ridendo poi del fatto di essersi agitate inutilmente. Viaggiano preferibilmente in compagnia, magari del malcapitato fidanzato. Si adeguano alle usanze del posto, cambiano il loro stile di vita, abbandonano i tacchi alti 31
per un paio di scarpe da tennis, non si truccano e si fanno la coda. Adorano indossare abiti e accessori del posto, fanno man bassa di collane, sciarpe e bracciali per sé e per le amiche. Hanno rispetto per le persone e per l’ambiente, si muovono con cautela, osservano. Si immergono nelle atmosfere dei luoghi e sognano a occhi aperti la meta del prossimo viaggio. Chiara Babilani Tra 40 e 60 anni: il piacere del viaggio
Le donne che oggi si trovano nell’età di mezzo sono definite dai sociologi “donne sandwich”, perché spesso schiacciate fra impegni di lavoro e di famiglia, con mariti esigenti, figli grandi ma spesso ancora dipendenti, genitori anziani. Il viaggio diventa allora il sospirato e necessario stacco per recuperare orizzonti più ampi, 32
da condividere con la propria famiglia o da gustare da sole. Le viaggiatrici di questa generazione hanno iniziato giovanissime. La carica alternativa degli anni Sessanta e Settanta ha aperto loro la strada e esse l’hanno percorsa, trasformando il viaggio in una dichiarazione di libertà e indipendenza. Allora non c’erano internet, cellulari e i voli low cost, ma bastava uno zaino, una tessera InterRail o l’autostop e si partiva, spesso sole o magari con un’amica. Il viaggio è stato una scuola di vita che ha loro insegnato a prendere decisioni portando a una maggiore autonomia e consapevolezza. Il viaggio oggi è vissuto come esperienza matura: non è più necessario conquistare il mondo, ci si sofferma sui dettagli, gli incontri e si lascia spazio agli accadimenti, senza perdere la passione e la curiosità della prima volta. Anna Maspero 33
Dopo i 60: il viaggio dell’eterna giovinezza
Essere in viaggio è vitale. Ricordo di aver letto che “Il viaggio non mi invecchia, mi ringiovanisce, mi confonde, scuote gli anni e il tempo e così immagino di vedere tutto con occhi nuovi, con occhi giovani”. Il viaggio disturba la memoria, ti fa dimenticare. Non ricordi più la tua età o gli errori che hai commesso, le delusioni a cui sei andato incontro. Viaggiamo e crediamo di muoverci a ritroso verso la giovinezza mentre in realtà stiamo sognando. Sogniamo e il viaggio lo esige da noi, pretende che siamo giovani. Il viaggio si aspetta che andiamo incontro al mondo con uno sguardo aperto, uno sguardo giovane, che vediamo il nuovo con occhi avidi e curiosi e noi ci lasciamo convincere e sedurre più che volentieri. 34
Viaggiamo indietro nel tempo fino alla gioventù. Talvolta con qualche comodità che a vent’anni non ci saremmo concesse, certo con passo più lento. Ma continuiamo a viaggiare e incontro dopo incontro l’età vera, quella dello spirito, diventa protagonista. Maria Silvia Codecasa
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i preparativi
In veritĂ io non so scrivere lettere sui viaggi; in veritĂ non so nemmeno viaggiare. Cl arice L i s pe c to r
Partire, ma per dove? Il viaggio inizia quando si sente il desiderio di partire e la mente si mette a fare le valigie. All’inizio spesso c’è solo un nome che stimola la fantasia: il Corno d’Oro, o magari la Terra del Fuoco… Capita un po’ per caso: quel nome comincia a evocare immagini e a far sognare. Magari mentre siamo in coda al supermercato, torna prorompente alla ribalta e ci chiama: è così che inizia il viaggio. Sentire il bisogno di partire ci trasforma in viaggiatrici. La decisione poi può essere rapida e impulsiva, dominata dall’istinto e realizzata in pochissimo tempo, oppure meditata, lenta e assaporata. L’importante comunque, è andare.
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i bagagli
Svegliarsi in una città sconosciuta è una delle sensazioni piÚ belle del mondo. Freya S ta rk
C’
è chi ama preparare la valigia, tanto da averne sempre pronta una, e chi partirebbe senza niente pur di evitare lo stress della preparazione. Chi, una volta decisa la meta, inizia subito a preparare il bagaglio (e poi magari lo fa e lo disfa più volte); e chi, quasi per scaramanzia, fa tutto all’ultimo minuto. Per non affondare nel mare magnum di borse, borsoni, zaini e trolley (e soprattutto per non soccombere sotto il loro peso) ecco qualche consiglio per affrontare la sfida che per molte donne è la parte più difficile del viaggio: far stare tutto ciò che serve (o meglio, tutto ciò che crediamo sia indispensabile) dentro la valigia.
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Gli indispensabili Quando meta, itinerario e durata del viaggio sono certi, prendete carta e penna e fate un elenco di quello che pensate vi possa servire: anche le più disordinate, impulsive, anarchiche viaggiatrici, provato il metodo della lista, non lo lasceranno più. Carta d’identità, eventualmente passaporto e patente con relative fotocopie, biglietti, eventuali prenotazioni con indirizzi e numeri di telefono di alberghi e così via. documenti di viaggio.
Contanti, meglio se con qualche monetina a mano; bancomat e carte di credito, meglio se di due circuiti diversi; numeri di emergenza per denunciare furto/smarrimento e bloccare le carte.
soldi.
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Per quelli che usate normalmente portate con voi le ricette e annotate il nome del principio attivo: all’estero potrebbero avere un altro nome commerciale. Il minikit del pronto soccorso dovrebbe contenere aspirina o paracetamolo, antidiarroici e antiemetici, integratori di sali minerali da sciogliere in acqua in caso di disidratazione, una crema antibiotica e antibiotici a largo spettro da usare solo se strettamente necessario; salviette disinfettanti, pinzette, cerotti e fasce, una crema antistaminica, una crema all’arnica per piccole distorsioni (e per il mal di schiena), un collirio e rimedi per il mal d’auto/aereo. Se portate le lenti a contatto, ricordatevi anche i liquidi necessari. Infine, se partite per mete esotiche, fate una scorta di assorbenti (soprattutto interni), talvolta difficili da trovare. medicinali.
Dalla macchina fotografica (con relativo caricabatteria e cavo oggetti tecnologici.
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sioni per fare conoscenza con la gente dei luoghi che visitate e per entrare nell’atmosfera della vita quotidiana. Magari non saranno il massimo della comodità e viaggerete insieme con chi va al mercato a vendere le galline, vi coprirete di polvere, sarete sballottati come in un frullatore e starete strette (in Marocco vi potrebbe capitare di viaggiare, in una vecchia ma bellissima Mercedes, con altre dieci persone), ma ne vale la pena. Tenete il vostro bagaglio sott’occhio finché non è caricato (di solito sul tetto) e, soprattutto in Africa, copritelo per evitare che si riempia di polvere o, meglio ancora, ficcatelo in un sacco da riso o cereali recuperato al mercato locale: si confonderà con le mercanzie della gente del posto e non sarà una tentazione per gli eventuali malintenzionati.
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Galateo di viaggio Ovunque andiate, è importante che conosciate le regole di base del bon ton locale; in questo modo eviterete di urtare la sensibilità della gente e viaggerete più tranquille, e questo è tanto più vero se viaggiate da sole. Prima di partire leggete qualche guida e informatevi; un sito ricco di informazioni utili paese per paese è traveletiquette.co.uk. Se non siete sicure delle consuetudini locali, osservate la gente, come si comporta e si veste e cercate di adeguarvi. Nel dubbio, chiedete, magari in albergo o a qualche donna locale. Mescolarsi con la gente del posto cercando di imitarne l’abbigliamento è sempre una buona idea: andando al mercato ad esempio, potrete ottenere dalle donne del posto ottimi consigli. Vi aiuteranno con disponibilità e spesso con gran 127
divertimento, soprattutto nei paesi mediorientali e africani, ma anche in America del Sud e in alcune zone dell’Estremo Oriente. Usi e costumi
Alcune culture hanno regole molto severe per quanto riguarda i comportamenti tra uomini e donne, i saluti, il fumo e la religione. In particolare, se visitate un paese durante una festa religiosa, dovrete mostrarvi rispettose delle consuetudini locali. Le viaggiatrici autenticamente interessate alla cultura del paese che visitano sono in genere bene accette e suscitano simpatia. Imparate qualche parola della lingua locale e cercate di comunicare, sorridete alle persone che si mostrano gentili con voi senza però imporre la vostra presenza o creare false aspettative, soprattutto verso gli uomini, a meno che non desideriate approfondire la conoscenza. 128
Ma poi non lamentatevi se, cambiata idea, non vi lasciano più in pace. La cucina locale
Informatevi sulle abitudini locali per non trovarvi affamati come lupi alle nove di sera e scoprire, come accade in certe zone degli Stati Uniti, ma anche in Austria e Germania, che tutti i ristoranti a quell’ora sono già chiusi. Soprattutto, provate la cucina locale, assaggiate piatti sconosciuti e lasciatevi sedurre da ricette che non avreste mai immaginato: cercare sempre pizza e spaghetti, oltre a dare risultati deludenti, è un po’ come rifiutare ciò che è nuovo. Per non sbagliare, andate nei locali dove mangia la gente del posto: se piace a loro, di certo è cucina autentica. Magari non sarà il posto più lussuoso e scintillante, ma difficilmente resterete deluse e avrete fatto un’esperienza, forse un po’ “avventurosa”, ma unica. 129
Mangiare con le bacchette in Cina e in Giappone (ma non chiedetele in Indonesia perché non si usano) e con la mano destra in molti paesi africani (non usate la sinistra, specialmente nei paesi islamici, perché è la mano riservata all’igiene personale) è un’esperienza a dir poco divertente. Se ricevete un invito a cena a casa di qualcuno, accettate solo se la situazione vi sembra degna della vostra fiducia e portate con voi un piccolo presente per la padrona di casa o i bambini. Un pranzo o una cena in famiglia regala momenti e ricordi indimenticabili. Foto
Non date per scontato che le persone incrociate per strada siano sempre felici di farsi fotografare e mettetevi nei loro panni: come vi sentireste se un turista vi fotografasse mentre uscite dal supermercato? Gli scatti rubati 130
fanno sentire orgogliose le fotografe piÚ ardite ma non sono un esempio particolarmente rispettoso di bon ton. Se volete scattare una foto a una persona intenta a farsi i fatti suoi, chiedetele il permesso. Basta solo un gesto, come indicare la macchina fotografica e guardare il vostro soggetto con aria interrogativa, per capire se potete scattare. In caso di rifiuto, non insistete. In qualche paese le persone si lasciano fotografare in cambio di una piccola mancia: valutate voi, ma non scandalizzatevi se vi chiedono dei soldi. Ricordate infine che in tutto il mondo (Italia compresa) è vietato scattare foto in prossimità di istallazioni militari, dogane e frontiere; se vi dovessero sorprendere mentre scattate foto in palese dispregio del divieto, rischiate il sequestro della macchina fotografica e, in casi estremi, persino l’arresto.
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Strade d’acqua
Fiumi, torrenti, laghi, piccole baie, mare aperto, oceano, lagune. Acqua dolce, acqua salata o entrambe: viaggiare su strade d’acqua fa cambiare ritmo e prospettiva, fa scoprire nuovi profumi e nuovi colori e viaggiando a vela (o a remi) si entra davvero nella natura: provate a scendere un fiume in kayak o canoa! Per le amanti delle crociere il consiglio è di farsi portare dal vento. Una crociera in barca a vela è decisamente più ecologica e più chic di quella su grandi navi, talmente grandi che non permettono nemmeno di godere dello sciabordio delle onde. Guidate da uno skipper potrete farvi spingere dal vento caraibico, tra isole tropicali e barriere coralline dove il turismo di massa non è ancora arrivato.
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rosa e responsabile
Partire ĂŠ la piĂš bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertĂ . Isabelle E b e r h a rd t
Viaggi sostenibili Viaggiare secondo i principi del turismo responsabile significa riscoprire il lato più vero del viaggio. Ma vuol dire anche entrare in contatto con la gente, assaggiare la cucina locale, ballare danze tradizionali o semplicemente ammirarle, sapendo che non sono una triste riproduzione per turisti annoiati. Significa contribuire allo sviluppo sostenibile delle località turistiche e non solo, rispettandone l’ambiente e la cultura: significa viaggiare davvero. E alle donne piace. I viaggiatori che scelgono una vacanza di turismo responsabile sono sempre più numerosi e, di questi, il 60 per cento sono donne. Partono con viaggi organizzati da tour operator responsabili, riuniti nell’aitr, l’Associazio138
ne Italiana Turismo Responsabile (aitr.org) che raccoglie principi e regole nella Carta d’identità per viaggi sostenibili. Dove si va e cosa si fa
India, Africa, America del Sud, ma anche Europa settentrionale e Balcani e poi Sicilia, Sardegna, Liguria: i viaggi di turismo responsabile portano alla scoperta del mondo così com’è e non hanno confini. Se originariamente le mete erano soprattutto situate nel sud del mondo, oggi si organizzano viaggi anche in molti paesi europei e nella stessa Italia. Ciò che li differenzia dai tour operator classici è l’approccio che predilige operatori, associazioni e albergatori locali, magari a gestione familiare (di modo che l’indotto turistico crei una ricaduta positiva e immedia139
ta sull’economia del posto); l’attenzione alla sostenibilità non solo economica e ambientale ma anche sociale; il sostegno a progetti di sviluppo ai quali spesso va una percentuale del prezzo pagato dal viaggiatore, che può visitare i progetti stessi e vederne i risultati concreti (dalla costruzione di ospedali alla gestione di scuole professionali). E, soprattutto, a rendere il viaggio diverso è l’incontro con la popolazione locale: mediato da persone preparate, che conoscono entrambe le culture (e le lingue), permette di entrare in contatto con la gente del posto, sbirciare nelle loro vite, conoscerne usi e costumi, scambiare idee ed esperienze, ciò che un normale viaggio organizzato, solitamente, non consente.
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