The Little Blue Book Golf

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Golf

Piccola guida allo sport dell’eleganza

Maria Teresa Scorzoni Illustrazioni di Lucio Martis

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A mia madre, maestra di vita e di etichetta

Un particolare ringraziamento a Arianna Di Donato e Marco Antonangeli

Astræa Editrice s.r.l., via Cavallina 6, 40137 Bologna www.astraeaeditrice.it Copyright © 2009 Astræa Editrice Si ringrazia Peter Pauper Press Inc. per la concessione d’uso del progetto grafico della collana

Printed in Hong Kong 123456 2009   2010   2011 ISBN 978-88-95649-19-1

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Sommario Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 The Spirit of the Game . . . . . . . . . . . . 9 Breve viaggio nel mondo del golf . . Un po’ di storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il campo di gioco . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’handicap . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’attrezzatura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il caddie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Le regole di etichetta . . . . . . . . . . . 57 La sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58 Disturbi e distrazioni . . . . . . . . . . . . . . . 65 Sul putting green . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 La registrazione del punteggio . . . . . . . . . 74 Mantenere il passo . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 Prontezza di gioco . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 Palla persa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 Questioni di precedenza . . . . . . . . . . . . . 92 La cura del campo . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 Le penalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116 Decalogo del golfista . . . . . . . . . . . . . . . 118

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L’eleganza del golfista . . . . . . . . . 121 L’abbigliamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122 In campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122 Per lui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 Per lei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 Il guanto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127 Nella club house . . . . . . . . . . . . . . . . . 128 La conversazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130 Il pubblico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134 Parità di diritti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137 Il marcatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140 L’ansia da prestazione . . . . . . . . . . . . . 143 Glossario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148

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Introduzione La lealtà, lo stile, l’autocontrollo, le buone maniere, sono necessari in ogni occasione della vita, ma c’è forse un solo sport dove sono fondamentali: il golf. La preparazione atletica e la concentrazione sono necessari non ma non sufficienti. Il tratto distintivo del vero golfista è l’osservanza delle regole e la conoscenza dell’etichetta: ossia i principi sanciti da secoli dal Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews. Da alcuni anni il golf sta conoscendo una crescente fortuna, anche al di fuori del mondo anglosassone. La popolarità però ha abbassato gli standard e alcuni si improvvisano golfisti anche senza sapere nulla dello stile di gioco e del fair play che invece deve essere l’attitudine naturale dello sportivo che calpesta il green. Il rispetto degli altri e del campo sono l’abc del golf e contribuiscono a quel clima sereno che è il fairway etico dal quale possono partire i 6

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colpi migliori. Chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo, ancora prima di mettere a punto un buon swing deve comprenderne e accettarne lo spirito. Questo Little Blue Book del golf oltre a un’infarinatura del gioco e delle sue origini si propone di approfondire tutto ciò che riguarda l’approccio, lo stile, il modo di comportarsi sul campo e nella club house. Quando si intraprende un viaggio ci si informa sugli usi e i costumi del luogo che ci si accinge a visitare. Per il golf è lo stesso e nelle pagine che seguono troverete suggerimenti e regole affinché nessun golfista possa mai etichettarvi come meno che corretto.

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Un po’ di storia In principio furono gli scozzesi, gli olandesi, i romani, i cinesi, gli egiziani... Non si sa, perché a tutti piace vantare la primogenitura di qualcosa che ha successo e le ricostruzioni sulla storia del golf e sulle sue origini sono varie e differenti. Non c’è dubbio però che il golf come lo conosciamo oggi, trae tradizioni e regole dalla Scozia, dalle linkslands, le dune di sabbia coperte d’erba che si affacciano sul Mare del Nord, dove sorge la Mecca di questo sport, il tempio sacro che tutti i giocatori del mondo dovrebbero visitare almeno una volta nella vita: il Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews. Qui si dettano le leggi, si valuta la casistica internazionale, si aggiornano cultura, norme e galateo per professionisti e dilettanti secondo i principi ispiratori dei padri. A 16

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St. Andrews si possono fare anche 18 buche sul mitico Old Course (basta prenotarsi con largo anticipo), ricordando che il club nacque su quelle dune nel 1754 e fu insignito del titolo di Royal Club nel 1834.

Royal Club Il titolo Royal Club può essere conferito a un club di golf solo da un sovrano o da un membro della famiglia reale. Il primo golf club insignito di tanta onorificenza fu il Perth Golfing Society nel 1833, sorto sulle dune di sabbia scozzesi inerbite nel 1824 e gratificato dell’aristocratico epiteto da re Guglielmo IV nel 1833. Oggi sono 54 nel mondo i club che vantano qualche quarto di nobiltà, la maggior parte dei quali si trova in Gran Bretagna.

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Chi ha inventato il golf?

Nella Roma antica, affermano alcuni studiosi, i contadini giocavano alla paganica (da paganus, campagnolo) lanciando con dei bastoni una palla di piume compresse. Il seme di questa passione passò dai conquistatori romani nel mondo e attecchì in Scozia dove il gioco si sviluppò a partire dal 1200. Questa ricostruzione dei fatti non piace agli olandesi, che vantano diversi editti sul golf attribuiti alla fine del XIII secolo. Sono documenti che concedono terreni per percorsi di colf o sentenze di tribunali che puniscono chi causa danni o disturba la quiete giocando entro le mura della città. Alla parola olandese klove, mazza, si fa risalire anche l’etimologia del termine golf. A favore della Scozia si registra invece un documento del 1457 con cui Giacomo II bandiva golf e calcio perché distraevano dalla pratica del tiro con l’arco. 18

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Recente infine è l’ipotesi di un golf primitivo praticato dai faraoni, simile a un’altro gioco di origine orientale. Vi sono infatti alcuni dipinti e un manuale cinese del XIII secolo che illustrano l’antico gioco del chuiwan che si giocava con una palla e dieci bastoni di legno, rifiniti in giada e filigrane d’oro. Gli scozzesi, sono tuttavia quelli che ci hanno creduto di più e che hanno dato al golf l’imprinting definitivo. E poi immaginare che tutto sia nato da un gruppo di pescatori che si divertivano a tirar sassi sulle dune con un legno, sfidandosi a metterli in qualche tana di animale col minor numero di colpi, ha un accento più epico. Per quanto riguarda gli sviluppi risulta che il pronipote di Giacomo II, Giacomo IV, nel 1600 si divertisse a colpire palline e che nello stesso periodo diversi nobili scozzesi creassero

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un campetto a sette buche vicino a Londra. Il golf si diffuse soprattutto nei parchi pubblici e restò un gioco anarchico fino al 1744, cioè fino a quando fu fondato il primo circolo: l’Honourable Company of Edimburgh. I club

Fu il club, la comunità (e anche qualche bernoccolo), che spinse i giocatori a darsi regole codificate. I soci di Edinburgo misero nero su bianco le tredici norme fondamentali, che sono ancora oggi la bussola di tutti i giocatori del mondo. Con quelle si disputò la prima gara per vincere un putt in argento messo in palio dalla città. Qualche anno dopo il potere legislativo passò a St. Andrews, che non lo abbandonò più. Il primo giocatore professionista fu Allan Robertson, all’inizio dell’Ottocento, famoso anche per aver inventato i 20

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preziosi bastoni per il gioco corto. Nel 1848 la palla diventò di guttaperca. Nel 1857 fu pubblicato da H. B. Ernie il primo Golfer’s Manual. Il 1860 è l’anno della prima gara per professionisti a Prestwick, competizione che l’anno dopo aprì le porte ai dilettanti dando origine al primo Open. Il primo grande campione del mitico British Open fu Old Tom Morris, che nel 1863 mise in tasca ben dieci sterline di premio. Nel 1868 nacque il primo Ladies Golf Club, ma le signore erano ancora molto vincolate dalle gonne lunghe e riuscivano solo a fare colpetti corti. Lo sviluppo del golf femminile si ebbe grazie ai mutamenti nel vestire e, a partire dal 1893, con la creazione della Lady’s Golf Union, guidata da Isette Pearson.

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Glamour Golf in Cina Nella Cina contemporanea il golf rappresenta una meta aristocratica che molti genitori inseguono per i loro figli. Consapevoli dell’alto valore educativo e del ruolo essenziale delle regole per praticarlo su tutti i campi del mondo, le famiglie benestanti fanno a gara per iscrivere i ragazzi a scuola di golf. Per conseguire questo risultato sono disposti a spendere parecchio visto che le rette in Cina non sono affatto a buon mercato. In particolare a Pechino il Tiany Golf Club ha dichiarato ai giornali che nell’arco di un anno le adesioni di piccoli aspiranti golfisti sono raddoppiate benchÊ le lezioni siano davvero salate: costano infatti fra i 200 e i 500 dollari.

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le regole di etichetta

Il golf è un gioco il cui obiettivo consiste nel lanciare una palla minuscola in una buca ancor piÚ minuscola, con attrezzi singolarmente mal progettati a tale scopo.

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W i n s t o n C h u r ch i l l

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La sicurezza Nel fare un colpo, o uno swing di pratica, i giocatori dovrebbero assicurarsi che nessuno si trovi così vicino o in una posizione tale da poter essere colpito dal bastone, dalla palla o da qualunque sasso, ciottolo, ramoscello o cose simili.

regola:

Questo è l’abc del comportamento in campo: per cortesia, raccomanda il bon ton, quando fate una prova o tirate una pallina, assicuratevi che intorno a voi non ci sia nessuno. Se vedete persone o anche animali sulla vostra linea di tiro, aspettate. Lo stesso vale se state giocherellando con il bastone, un sasso o un altro oggetto. Ricordatevi inoltre che le mazze da golf, generalmente, non sono tutte d’un pezzo, quindi non praticate mai in direzione di qualcuno, perché la testa del bastone potrebbe partire a razzo e provocare seri danni. 58

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Salvo eccezioni questa norma di civile convivenza viene rispettata. Capita però, come in tutte le comunità, di incontrare golfisti ancora preda di emozioni primitive, che danno in escandescenze per un colpo sbagliato e tirano non solo palline, ma tutto ciò che hanno per le mani: ferri, sacche, asciugamani. Che imprecano e dicono parolacce, magari fra i denti. Non c’è bisogno di sottolineare che tutto ciò non è molto opportuno e che si tratta di comportamenti che mancano del dovuto fair play. Trovate la pace interiore almeno prima di diventare golfisti, o la mancanza di self control vi si ritorcerà contro come un boomerang.

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Come gioca papà? Non chiedete ai vostri figli di imitarvi, se non siete sicuri del risultato. Il campione di golf Tommy Bolt, ben noto per il suo comportamento iracondo, un giorno portò con sé il giovane figlio durante una lezione. Si trattava di una golf clinic, cioè di una serie di lezioni collettive in un ristretto periodo di tempo. Bolt, fiducioso, chiese al figlio di mostrare ai suoi numerosi e importanti allievi cosa avesse imparato seguendolo sui campi da golf. Il ragazzo non ci pensò due volte: estrasse un ferro nove dalla sacca e lo tirò per aria imprecando.

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I giocatori non dovrebbero giocare sino a quando i giocatori che li precedono non siano fuori tiro. regola:

Purtroppo è frequente incontrare golfisti che perdono la pazienza a scapito di altri e che, dopo aver aspettato per qualche buca, si sentono in diritto di tirare, perché i giocatori davanti non hanno concesso loro il passo (come magari avrebbero dovuto fare). La situazione psicologica del giocatore che morde il freno è simile a quella dell’automobilista in ritardo costretto a stare dietro a un mezzo molto lento, che gli fa prendere tutti i semafori rossi: scalpita, ma normalmente non cerca di tamponarlo o di buttarlo fuori strada. Lo stesso vale in campo: il team che vi precede vi fa impazzire, non ha la minima idea di come ci si comporta, l’attesa è snervante e il vostro gioco peggiora buca dopo buca. Sognavate di vincere questa partita invece dovrete

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crescere di handicap e tornare nel limbo della terza categoria. Avete valide ragioni d’odio (sportivo) per chi vi sta davanti. Ma il vero golfista non si mette allo stesso livello di chi si comporta male. Sopporta, chiama un arbitro e segnala la cosa; oppure fa reclamo quando arriva nella club house. Non è delazione, ma legittima difesa. Perdere la pazienza e tirare quando qualcuno è ancora raggiungibile dalla vostra pallina invece è, come minimo, una grave infrazione alle regole. Se un grido di dolore vi esce dalla gola, al massimo chiedete il passo a viva voce. Ricordatevi però che è un comportamento al limite. Urlare su un campo da golf è brutto quanto suonare il clacson nel centro del paese nell’ora della siesta. Tutti vi noteranno e pochi vi capiranno, se avrete compromesso il loro putt. C’è un solo caso in cui l’urlo è indispensabile: quando sulla traiettoria della vostra 62

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palla già in volo spunta qualcuno. Allora l’avvertimento è d’obbligo e convenzionalmente si urla fore (avanti), ma se non vi ricordate la parola inglese potete gridare ooop o qualsiasi altra cosa serva a allertare la potenziale vittima. In particolare state attenti agli operai in zone a rischio, che sono lì ogni giorno, al lavoro per migliorare le condizioni del campo.

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Le raccoglitrici sudafricane di palline Uno dei mestieri piĂš a rischio nel golf è quello del raccoglitore di palline sul campo pratica. Almeno a George, in Sudafrica lungo la Garden Route, dove potreste assistere a una scena surreale e terrificante. I giocatori, armati di secchielli pieni di palline, tirano le loro munizioni dalle piazzole del campo pratica verso un’area disseminata di bandierine a diversa distanza, ma anche di un proporzionale numero di raccoglitrici che, schivando la gragnuola di colpi, riportano loro i secchielli pieni.

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Disturbi e distrazioni I giocatori dovrebbero sempre dimostrare rispetto per gli altri giocatori sul campo e non dovrebbero disturbare il loro gioco, muovendosi, parlando o facendo rumori inutili. I giocatori dovrebbero assicurarsi che qualsiasi congegno elettronico portato sul campo non disturbi gli altri giocatori.

regola:

L’era del telefonino ha costretto anche i maestri di St. Andrews a questo passo: zittite i vostri cellulari se volete giocare a golf. Sembra una norma di elementare buona educazione, eppure capita di vedere più di un giocatore conversare amabilmente al telefono sul green mentre gli avversari tentano di concludere la buca. Un simile comportamento è poco sportivo e, quanto a bon ton, è paragonabile a chi parla al cellulare a tavola, a voce alta, infastidendo gli altri commensali.

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Ricordate di abbassare la suoneria e di allontanarvi se non potete fare a meno di rispondere. Istruite a dovere anche la fidanzata, il fidanzato o gli amici che vi fanno da caddie nella partita. La regola aurea del golf vuole che quando qualcuno gioca gli altri stiano immobili e muti. A teatro non vi mettereste a chiacchierare a voce alta o a muovervi senza riguardo mentre la rappresentazione va in scena. Lo stesso vale al golf, perché ogni golfista, anche il meno abile, è sensibile quanto un primo attore e la partita è il suo monologo. Nel golf il rispetto dell’altro si manifesta anche in piccoli gesti, sintomo di consapevolezza e di maturità agonistica.

Sull’area di partenza un giocatore non dovrebbe supportare la propria palla fino a quando non è il suo turno di gioco. Quando un giocatore sta per giocare, gli altri non dovrebbero stare vicino o diretta-

regola:

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mente dietro la palla o direttamente dietro la buca. La norma sottindente la risposta a un quesito e cioè “qual è il vostro turno di gioco?” Sul tee il vostro turno è stabilito dalla regola 10: alla buca 1 bisogna guardare l’ordine sull’orario di partenza, e se non c’è orario bisogna tirare a sorte; nelle buche successive il diritto di tirare per primo, il cosiddetto onore, spetta al giocatore che ha ottenuto il risultato lordo migliore nella buca precedente. A parità di risultato, mantiene lo scettro chi lo aveva prima. Ricordate che concedere l’onore a chi lo ha conquistato sul campo è obbligatorio, salvo che i giocatori non si accordino in modo diverso per velocizzare il gioco. Attenzione però: nelle gare a colpi, se ci si accorda di giocare fuori turno per favorire qualcuno si è squalificati. Nelle gare match play, che contrappongono direttamente due giocatori, può

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accadere che l’avente diritto scalzato senza permesso consideri nullo il tiro dell’avversario e lo rimetta in fila per fargli aspettare il suo turno. L’ordine di gioco va rispettato anche nei tiri successivi e dipende dalla vicinanza alla buca: chi è più vicino tira per ultimo. Manca di fair play chi passa davanti senza chiedere permesso e fa la figura di chi ignora la fila. Lo stesso discorso vale sul green, dove potete chiudere la buca passando davanti agli altri solo se la palla è molto vicina. Un altro concetto importantissimo introdotto da questa regola è la linea di gioco. Una delle frasi che sentirete spesso sul campo da golf è: “Scusa, puoi spostarti dalla mia linea?” La linea di gioco (puntualmente definita nella sezione II del Regolamento) è di primaria importanza per il golfista e si estende dietro e davanti alla palla; senza essere blasfemi si potrebbe dire che è in cielo, in terra e 68

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in ogni punto della retta via che dovrà seguire lo swing. Tutto ciò che si muove lungo il tragitto visivo del tiro può distrarre in modo inopportuno. Ogni colpo è diverso dall’altro e il golfista, ogni volta che gioca deve essere convinto di avere fatto tutto quanto è nelle sue possibilità per ottenere il meglio. Occupare la linea equivale a pestare i piedi a chi balla con voi: dopo un po’ il vostro carnet sarà deserto.

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