Anno 29, n. 101 - Dicembre 2023 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
E la luce brillò nelle tenebre!
Editoriale
Oltre le tenebre c’è sempre la Luce
U
manamente, questo non sarà un lieto Natale.
Sullo sfondo di una crisi economica che ha gettato oltre due milioni di famiglie italiane nella povertà, si stagliano due guerre delle quali non si possono prevedere le ultime conseguenze. Mentre persiste il conflitto in Ucraina, l’inaudita violenza della guerra in Medio Oriente riempie le nostre giornate con scene di distruzione e di sofferenza.
A lungo apparentemente assopito, il fondamentalismo islamico ha alzato di nuovo la testa, ispirando manifestazioni di odio e di aggressività in diverse città occidentali. E dal sottofondo della storia, dove sembrava essere stato per sempre cacciato, ecco che risorge anche un antisemitismo odioso che non promette niente di buono.
Se tutto questo è vero, saremmo comunque più rassicurati vedendo la Santa Chiesa salda...
Purtroppo, è proprio dal campo ecclesiastico che arrivano i segnali più preoccupanti. A fine ottobre si è conclusa la prima sessione del cosiddetto Sinodo sulla sinodalità, che rischia di sconvolgere la Chiesa fino alle fondamenta, presentando un nuovo modello di “Chiesa sinodale”.
A Sinodo appena aperto, ecco che esce l’Esortazione apostolica Laudate Deum, da molti ritenuta un manifesto ambientalista di scarsa densità scientifica ma di enorme potenziale rivoluzionario.
I fuochi del Sinodo non si erano ancora spenti, ed ecco che filtra al pubblico la bozza di un documento che, se confermato, cambierà profondamente le regole del Conclave per eleggere i Papi. Mentre i cardinali non allineati con Papa Francesco sarebbero ridotti di numero, ben il 25% dei partecipanti sarebbero laici, donne comprese. Ancora una rivoluzione. 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
Subito dopo scoppia la bomba della risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede a mons. José Negri, vescovo di Santo Amaro, in Brasile. Alla domanda se un transessuale o un omosessuale possano essere battezzati, oppure essere padrini di battesimo o testimoni di matrimonio, il Dicastero risponde in modo positivo, accettando in questo modo come normale membro della comunità cristiana chi viola profondamente l’ordine naturale e divino. Parafrasando Papa Giovanni Paolo II, possiamo dire che “i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi”. Sì, smarriti perché si è spento il Faro che li guidava; confusi perché sentono tanti errori provenire dalla cattedra che, invece, dovrebbe essere fonte di Verità; perplessi perché non sanno dove andare; e delusi perché avevano posto la loro fiducia in coloro che, invece, l’hanno violata.
Ma “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.
Ancora una volta Nostro Signore Gesù Cristo nascerà nella mangiatoia di Betlemme. Ancora una volta Egli aprirà le sue braccia presentandosi come Principe della Pace. Ancora una volta gli angeli canteranno: “Gloria a Dio nell’ alto dei Cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
E, ancora una volta, saremo invitati a recarci alla Santa Grotta per venerare Colui che ci porta la salvezza!
Oltre le tenebre c’è sempre la Luce. Oltre i terribili giorni che stiamo vivendo, e dopo la grande purificazione promessa dalla Madonna a Fatima, brillano già le luci sacrali dell’aurora del Regno di Maria.
Manteniamo gli occhi fissi su questa sacrale promessa della Madonna e sul Bambino Gesù, e non perdiamoci d’animo. È l’augurio a tutti i nostri cari amici e collaboratori.
Sommario Anno 29, n° 101, dicembre 2023
Oltre le tenebre c’è sempre la Luce Napoli: lo tsunami discreto e le responsabilità del clero Egualitarismo assurdo Una Chiesa “circolare” L’atto di nascita della nuova Chiesa? «Processo sinodale. Un vaso di Pandora» L’esortazione apostolica eco-friendly di Papa Francesco non convince E la luce brillò nelle tenebre... Come sarà la musica di Natale nel Regno di Maria? La Madonna di Guadalupe Missione a Londra Il mondo delle TFP Ecuador: vittoria anticomunista Santo Natale
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Copertina: Il volto divino del Bambino Gesù, nel dipinto di Frà Angelico, brilla attraverso una vetrata, invitandoci ancora una volta alla serenità e alla fiducia, ossia alla vera pace.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 29, n. 101 dicembre 2023 Dir. Resp. Julio Loredo
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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Via Nizza, 110 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa AGPrinting Via Milano, 3/5 20068 Peschiera Borromeo MI TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 3
Attualità
Napoli: lo tsunami discreto e le responsabilità del clero
U
n corteo di luce per dire no alla notte delle streghe. È stata la provocazione della diocesi di Napoli in risposta alla festa pagana di Halloween. Sotto l’egida dell’arcivescovo, mons. Domenico Battaglia, la Chiesa partenopea ha organizzato una processione eucaristica che, partendo da piazza Dante, ha percorso tutto il centro storico fino a concludersi a piazza Plebiscito con una monumentale Adorazione eucaristica. Il nome dell’evento: «Notte di luce». Si trattava, appunto, di presentare una risposta cattolica a Halloween: bellezza contro bruttezza, luce contro tenebre, fede contro ateismo. L’iniziativa di mons. Battaglia ha sorpreso un po’ tutti. La scelta di una Adorazione eucaristica da parte di un vescovo finora noto piuttosto per il suo impegno sui temi “sociali” – lotta contro la camorra, immigrazione, femminismo e via discorrendo – è stata sorprendente.
Più sorprendente, però, è stata la partecipazione dei fedeli: oltre diecimila, molti dei quali giovani. Un vero tsunami che, però, è passato quasi inosservato nei grandi media italiani. Evidentemente, si è trattato di un fatto contro-corrente da silenziare.
Il successo inaspettato della cerimonia a Napoli testimonia chiaramente la persistenza “sotterranea” delle pratiche devozionali tradizionali: la devozione al Santissimo Sacramento, alla Madonna e ai Santi. Testimonia anche un forte risveglio della fede nei giovani. Nonostante la negligenza dei parroci e degli agenti pastorali “aggiornati” che, quando si muovono, puntano in tutt’altra direzione, i giovani hanno sete di Fede, di Bellezza, di Splendore, insomma di più Religione, e non di sociologia né di psicologia.
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Il ché ci porta dritti alla domanda cruciale: un vero apostolato sul solco della Tradizione non potrebbe attirare molto di più i giovani, che non le tattiche aggiornate, delle quali, peraltro, il minimo che si può dire è che sul piano teorico sono contestabili e nella pratica si rivelano sempre più catastrofiche? Perché non prendiamo spunto da questa esperienza?
Egualitarismo assurdo
L’egualitarismo imperante nella nostra società può condurre a situazioni assurde. Prendiamo l’esempio delle scuole. Da tempo c’è chi sperimenta il modello della scuola senza voti. Dare i voti, dicono, produce differenze, e questo non è bello poiché vengono discriminati i meno capaci. Il risultato è stato un netto calo nel rendimento scolastico: i ragazzi non si sentono motivati. Reintroducendo i voti, il rendimento torna ad alzarsi. Trascriviamo la testimonianza di una insegnante.
I
nsegno da tempo le materie dell’ambito matematico-scientifico alla scuola primaria, ed attualmente seguo alunni di classe quarta.
La difficoltà di un insegnante non è tanto nel far comprendere le tecniche operative o le procedure logiche da mettere in atto. L’ostacolo è attivare l’impegno degli alunni. Non tutti infatti sanno applicarsi con la necessaria assiduità ai lavori proposti in classe. Da sempre la valutazione è stato uno strumento valido per gratificare i più meritevoli e per spronare chi necessita di uno stimolo valido. I più piccoli vivono un bel voto come una sorta di “dono” da portare a casa a mamma e papà, sicuri di essere lodati.
pausa natalizia, ho proposto un “accordo tra me e i ragazzi”. Non potendo più assegnare i vecchi voti numerici ormai obsoleti e banditi, in loro sostituzione avremmo usato i colori dell’arcobaleno: partendo dal rosso per una valutazione eccellente, via via digradando secondo la scansione cromatica ben nota a tutti.
Ebbene: già dopo un solo mese di applicazione di tale esperimento, i risultati ottenuti hanno fatto ri-
Più tardi subentra l’autostima, e la gratificazione aumenta l’impegno sia dei migliori sia di chi ancora fatica e attende un feedback positivo per potenziare l’assiduità, la costanza e l’attenzione.
Purtroppo però i voti sono ormai soppressi, sostituiti da una valutazione “formativa” e non più “sommativa”. Nulla da eccepire: è molto utile e valido considerare l’intero percorso educativo nella sua interezza, evidenziando i progressi e sottolineando la continuità dell’impegno applicato allo studio, ma la mancanza di una puntuale valutazione delle singole prove quotidiane può demotivare gli alunni.
Ne ho avuto una prova tangibile: lo scorso mese di dicembre lamentavo coi bambini un generale calo nella resa sul piano didattico rispetto alle potenzialità della classe. Dalla discussione è emerso che loro avevano perso lo stimolo a migliorare dando il meglio di sé da quando non attribuivo una valutazione numerica al compito da loro svolto. Hanno proprio detto: “È come se ci mancasse un obiettivo da raggiungere”. Rilevando questa esigenza, ho promesso che avrei pensato ad una possibile soluzione. Dopo la
scontrare un rapido e progressivo miglioramento nella correttezza e nell’ordine di esecuzione degli elaborati scritti e contestualmente un sostanziale progresso nelle esposizioni orali. Sono altresì aumentate l’attenzione, la concentrazione e l’impegno generale, pervenendo in breve tempo a risultati decisamente soddisfacenti nelle diverse materie.
Ciò a dimostrazione del fatto che un sistema meritocratico produce effetti più che positivi, stimolando ogni individuo a mettere in atto al meglio le proprie potenzialità. Se non ci sono più i voti, usiamo i colori, i fiori, i simboli, ma diamo merito all’impegno profuso e raccoglieremo buoni frutti. Patrizia Intropido
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Sinodo
Il Sinodo sul
un nuovo mod
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la sinodalità:
ello di Chiesa?
Si è conclusa a Roma la prima sessione del “Sinodo sulla sinodalità”, da molti prospettato come uno spartiacque nella storia della Chiesa. Quali sono le conclusioni? Quale sarà il futuro della Chiesa?
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Sinodo
Una Chiesa “circolare”
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ome suole succedere, le attenzioni giornalistiche riguardo al Sinodo, appena terminato a Roma, si sono concentrate su alcuni aspetti più “scandalosi”, in particolare sulle benedizioni alle coppie omosessuali e sull’ordinazione delle donne. La vera rivoluzione, però, riguarda piuttosto la struttura della Chiesa.
In questo senso, il modo in cui si è sviluppato il Sinodo è tutto un programma. Anziché la solita riunione generale in auditorio, col Papa che presiede e i Padri sinodali che intervengono dal loro posto, si è scelto una disposizione in tavoli rotondi sparpagliati in modo fortuito – i cosiddetti “circoli minori” – ognuno composto da clero e laici, comprese donne, e guidato da un “facilitatore”. Qualcuno ha paragonato l’aula sinodale a una sala da bingo...
Nella sua relazione inaugurale, il Relatore generale del Sinodo, il cardinale Jean-Claude Hollerich ha spiegato il senso dei tavoli rotondi: “La disposizione di quest’aula risulta strana per molti. Per questo comincio proprio con una riflessione su questo luogo. Non siamo seduti in ordine gerarchico, ma attorno a tavoli rotondi, così da favorire la vera condivisione e l’autentico discernimento. … L’aula non è disposta in questo modo per ragioni pratiche ... ma per rispecchiare l’esperienza del popolo di Dio nel cammino sinodale. … I tavoli rotondi ci ricordano che nessuno di noi è protagonista del Sinodo” (1). 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
Secondo il sacerdote cingalese P. Vimal Tirimanna, partecipante al Sinodo, la cosa importante non è tanto che cosa si discute, ma come si discute: “Dobbiamo fare l’esperienza della sinodalità vissuta”. E continua: “I tavoli rotondi dei 25 Circoli Minori sono il simbolo dell’ecclesiologia … incentrata soprattutto su due concetti: il popolo di Dio e il battesimo, in un’ottica circolare e non piramidale” (2).
I tavoli rotondi, spiega il gesuita americano Sebastian Gomes, sono il simbolo dell’ecclesiologia sinodale: “Intorno a ciascuno di questi tavoli, composti da dodici discepoli, tutti hanno lo stesso tempo per parlare nel discernimento del gruppo. I documenti presentati alla fine di ogni modulo riflettono tanto la voce del laico ‘X’ quanto quella del vescovo ‘Y’. Il vescovo ‘Y’, forse per la prima volta nella sua vita, si è messo in ascolto senza rispondere immediatamente e senza aspettarsi di avere l'ultima parola. Il laico ‘X’ non cerca l’approvazione o la decisione del vescovo ‘Y’. Intorno al piccolo tavolo dell’aula sinodale, le loro voci hanno la stessa autorità e lo stesso valore. Decidono insieme” (3).
In altre parole, si trasforma la struttura gerarchica della Chiesa in una struttura democratica, ugualitaria e fluida. 1. Bollettino Salta Stampa della Santa Sede, 4 ottobre 2023. 2. Briefing Sala Stampa Vaticana, Sir Agenzia d’informazione, 16 ottobre 2023. 3. Sebastian Gomez, S.J., “What story would you tell at the Synod?”, America Magazine, 16 ottobre 2023.
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L’atto di nascita di una Chiesa Nuova?
abato scorso si è chiusa a Roma la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità, con la pubblicazione di una “Relazione di sintesi”. Chi si aspettava un documento incendiario, che aprisse alle rivendicazioni più spinte delle fazioni progressiste, come il sacerdozio femminile, il matrimonio omosessuale, i diritti LGBT e via dicendo, è rimasto deluso. Il Documento conclusivo non conclude niente ma lascia tutto in sospeso. Ciò ha indotto alcuni a sminuirne la portata. Qualche commentatore di area conservatrice ha perfino cantato vittoria: sarebbe stata evitata la rivoluzione nella Chiesa. In particolare, i tedeschi sarebbero rimasti assai frustrati nel vedere che il loro famigerato Synodaler Weg alla fine ha contatto poco.
di Julio Loredo
In questo senso, la Relazione di sintesi è un documento profondamente rivoluzionario.
Il carattere rivoluzionario del Documento si evince non solo da ciò che afferma quanto piuttosto da ciò che insinua. Infatti, la Relazione non presenta conclusioni, bensì solleva domande, propone indirizzi, apre la strada verso di essi e soffia in quella direzione: “L’Assemblea non è un evento isolato, ma parte integrante e passaggio necessario del processo sinodale” (1). Ecco perché parla di una “dinamica
Sembra, infatti, che all’interno dell’Assemblea sinodale ci siano stati dei contrasti non indifferenti, provenienti soprattutto da rappresentanti dell’Europa Centro-orientale, dell’Australia e del Terzo Mondo, e che questo abbia assai raffreddato l’ardore delle fazioni progressiste sulle questioni più scottanti, specie in campo morale. In questo senso, il Documento può rappresentare una mezza vittoria.
Mi sia permesso, però, di fare anche una lettura diversa (e preoccupata). In realtà, la Relazione di sintesi tratta l’essenza stessa del processo sinodale: la riforma della Chiesa, finalizzata alla costituzione di una nuova “Chiesa sinodale”, della quale il Documento può essere ritenuto una sorta di atto di nascita. In questo senso, ha una portata storica. Il sacerdozio femminile, il matrimonio omosessuale e altre simili questioni erano in realtà punti secondari di fronte al grande progetto sinodale, cioè cambiare la struttura stessa della Chiesa nei suoi tre assi fondamentali: la sua costituzione gerarchica, il suo insegnamento e la sua prassi; o, se vogliamo, nel munus regendi, docendi e santificandi.
Un nuovo modo di “fare Chiesa”
sinodale”, cioè di un processo in svolgimento. Tuttavia, una lettura attenta della Relazione mostra una logica profondissima che unisce e dà senso a tutte le proposte. Non è altra che la Chiesa “pneumatica”, “carismatica” o “profetica” sognata dalle correnti più spinte del progressismo. In questo senso giova leggere l’analisi che Plinio Corrêa de Oliveira fece nel 1969 della “Chiesa Nuova” proposta allora dalle correnti dette “profetiTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 9
Sinodo
che”. I parallelismi col progetto sinodale sono sorprendenti (2). Possiamo anche rilevare sorprendenti parallelismi col modello di “Chiesa pneumatica” proposto dalle correnti più aggiornate della Teologia della liberazione (3).
Un nuovo modo di “fare Chiesa”
La rivoluzione sinodale inizia col modo di svolgersi dell’Assemblea. Marshall McLuhan diceva che “il mezzo è il messaggio”. Noi possiamo dire: il Sinodo è la Rivoluzione. In altre parole, la stessa modalità con cui si è svolta l’Assemblea mostra la nuova ecclesiologia.
Nel Sinodo sulla sinodalità si è inaugurato un nuovo modo di “fare Chiesa”. “In questa prima sessione abbiamo fatto l’esperienza [del Sinodo], abbiamo potuto vivere insieme con un cuore solo e un’anima sola. (…) Nella molteplicità degli interventi e nella pluralità delle posizioni è risuonata l’esperienza di una Chiesa che sta imparando lo stile della sinodalità”.
lascia intendere che ciò stabilisce una sostanziale uguaglianza tra i membri del “Santo Popolo di Dio”. Le differenze nella Chiesa sarebbero “ministeri” diversi, senza che ciò possa caratterizzare una vera “gerarchia”. Lo stesso Papa, come vedremo, sarebbe quasi un punto di riferimento: “Ci siamo incontrati a Roma intorno al successore di Pietro”.
Una nuova “Chiesa sinodale”
La “sinodalità”, concetto ripetuto ben 192 volte (!), diventa la chiave di lettura per reinterpretare l’intera Chiesa. In altre parole, la Chiesa va tutta quanta ripensata in chiave “sinodale”: “I termini ‘sinodale’ e ‘sinodalità’ indicano un modo di essere Chiesa che articola comunione, missione e partecipazione”, cioè tutto. Quindi, c’è un “modo sinodale” di dirigere la Chiesa, un “modo sinodale” di presentare la sua dottrina, un “modo sinodale” di svolgere i suoi rituali, un “modo sinodale” di pregare e via dicendo.
Il confronto fra la disposizione dei partecipanti al Sinodo del 2015 (dx.) e quello del 2023 (sotto) mostra il cambio radicale di prospettiva ecclesiologica
La stessa disposizione dell’aula sinodale era studiata per trasmettere questa nuova ecclesiologia, circolare e non più piramidale: “Il modo stesso in cui l’Assemblea si è svolta, a partire dalla disposizione delle persone sedute in piccoli gruppi attorno a tavole rotonde, è emblematico di una Chiesa sinodale”.
Già nell’Introduzione, la Relazione spiega che il Battesimo ci rende “uno”, poiché tutti viviamo dalla stessa vita dello Spirito Santo. Senza affermarlo – ma comunque insinuandolo ripetutamente – la Relazione 10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
La sinodalità – cioè il modo di relazionarsi dei fedeli fra di loro – diventa così il fondamento stesso della Chiesa, a scapito di qualsiasi struttura: “È proprio a questa esperienza e a questo desiderio di una Chiesa più vicina alle persone, meno burocratica e più relazionale che sono stati associati i termini ‘sinodalità’ e ‘sinodale’”. Sarebbe compito del processo sinodale delineare “il volto della Chiesa sinodale, presentando i principi teologici che illuminano e fondano la sinodalità. Qui lo stile della sinodalità appare come un modo di agire e operare nella fede”.
L’“esperienza”
Il termine “esperienza” è usato ben 53 volte nella Relazione, e ne costituisce un filo rosso. Tutto nasce, si sviluppa e termina nell’“esperienza” dei fedeli, anzi nell’“esperienza vissuta”. L’Assemblea ge-
nerale del Sinodo non era destinata a definire nessuna dottrina, bensì a “fare l’esperienza della sinodalità”, a “fare un’esperienza condivisa”, a “fare un’esperienza umana”, a “fare l’esperienza dell’incontro” e via discorrendo.
Questa continuo appello all’“esperienza” – a scapito della ricerca teologica, o quantomeno razionale – rammenta l’eresia modernista degli inizi del secolo XX. I modernisti negavano che l’uomo potesse giungere alla conoscenza di Dio (agnosticismo), e fondavano la Fede sul “sentimento religioso”, cioè sull’esperienza del divino agendo nell’anima. Leggiamo nel Programma dei modernisti: “La conoscenza religiosa è l’esperienza attuale del divino operante in noi e nel tutto” (4). Così si taglia alla base qualsiasi possibilità di una Verità obiettiva. La stessa Chiesa sarebbe un prodotto dell’esperienza collettiva, vale a dire l’associazione delle singole coscienze che mettono in comune le proprie esperienze religiose. Insomma, la Chiesa sarebbe un’emanazione vitale della collettività dei fedeli, e non una società soprannaturale direttamente fondata da Nostro Signore Gesù Cristo.
Una Chiesa carismatica
Secondo la Relazione, dovremmo in concreto fare l’esperienza del soffio dello Spirito Santo, che è l’anima del Sinodo e della Chiesa. Attenzione, però: non si tratta di studiare la teologia dello Spirito Santo, bensì di sentire la sua azione immanente. Perciò, nei circoli minori (le tavole rotonde), ci si fermava ogni tanto per raccogliersi in preghiera e sentire la voce dello Spirito nell’intimo dell’anima: “La conversazione nello Spirito è uno strumento che, pur con i suoi limiti, risulta fecondo per consentire un ascolto autentico e per discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. L’azione dello Spirito Santo, conseguenza del Battesimo che tutti i fedeli ricevono, fa sì che tutti nella Chiesa siano uguali, azzerando in pratica qualsiasi gerarchia. Il soffio dello Spirito è lo stesso nel Papa come nei laici: “Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo. Per questo, fra tutti i battezzati vi è un’autentica uguaglianza di dignità e una comune responsabilità per la missione”. L’esistenza di differenti “vocazioni” nel Popolo di Dio non inficia questa fondamentale
Cardinale Sandoval: il Sinodo, un cavallo di Troia
“L
a Chiesa è Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Adesso vogliono farla pure sinodale”. Esordisce così il cardinale Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo emerito di Guadalajara, Messico. Secondo il porporato, con la sinodalità “si vuole introdurre ogni sorta di errore in tema di fede e di morale”.
“La sinodalità è democrazia – continua – ma quando Nostro Signore Gesù Cristo ha fondato la Sua Chiesa, l’ha voluta gerarchica. Loro, invece, vogliono creare una Chiesa democratica nella quale tutti possano esprimere la propria opinione con lo stesso diritto in materia di fede e di costumi e stabilire norme per la vita della Chiesa”.
E conclude: “La sinodalità è un cavallo di Troia, introdotto nella Chiesa per distruggerla. Con la sinodalità si apre il vaso di Pandora, affinché tutti gli errori di dottrina e di morale che erano stati denunciati a partire da Papa Pio X, con il Modernismo, vengano alla luce e siano accolti nella Chiesa”.
(InfoVaticana, 19 ottobre 2023)
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Sinodo
1969: il grido d’allarme di Plinio Corrêa de Oliveira
N
ell’aprile 1969 la rivista Catolicismo, portavoce della TFP brasiliana, pubblicò un numero speciale doppio contenente il riassunto analitico di un saggio apparso poco prima sulla rivista Ecclesia, di Madrid, che denunciava l’esistenza all’interno della Chiesa di gruppi, autoproclamatisi “profetici”, che tramavano per la sua distruzione [“I piccoli gruppi e la corrente profetica”, Ecclesia n° 1423, 11 gennaio 1969]. Nell’Introduzione, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira fa con una dettagliata disanima della dottrina di questo movimento.
Secondo il pensatore brasiliano, “il filo rosso del movimento ‘profetico’ è l’insubordinazione e la disalienazione”, intendendo per questo la “liberazione” della Chiesa da ogni e qualsiasi norma dottrinale o struttura organizzativa. La disalienazione, spiega Plinio Corrêa de Oliveira, implica “la ribellione contro ogni superiorità e ogni disuguaglianza”. Sarebbe la “chimera criminale della Rivoluzione”.
Affermando che “il supremo obiettivo è una Chiesa non alienante né alienata”, il pensatore brasiliano passa quindi in rivista i diversi campi dove si attuerebbe tale disalienazione:
1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio. La nuova Chiesa propone un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente. Un Dio impersonale, come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura.
2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale e al sacro. Le cose della Chiesa – sacramenti, sacerdozio, ecc. – non vanno ritenute “sacre”. La sacralità muore con la fine delle alienazioni.
3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla fede, alla morale, al Magistero e all’azione evangelizzatrice. La nuova Chiesa non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante. Ognuno riceve carismi dallo Spirito Santo, che parla direttamente all’anima. 4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia ecclesiastica. Per disalienarla completamente dalla Gerarchia, occorre democratizzare la Chiesa.
5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico. La nuova Chiesa dichiara di non avere bisogno del Potere pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere.
Concludendo, la nuova Chiesa sarà interamente disalienata, e smetterà di essere alienante. 12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
uguaglianza, perché esse costituiscono semplicemente un “segno carismatico”.
Siccome lo Spirito è uno, questa azione nelle anime dovrebbe condurre a un consenso tra i fedeli. Questo consenso diventa il criterio per la Verità e la prassi nella Chiesa: “Per l’unzione dello Spirito, tutti i credenti possiedono un istinto per la verità del Vangelo, chiamato sensus fidei. Esso consiste in una certa connaturalità con le realtà divine e nell’attitudine a cogliere intuitivamente ciò che è conforme alla verità della fede. I processi sinodali valorizzano questo dono e consentono di verificare l’esistenza di quel consenso dei fedeli (consensus fidelium) che costituisce un criterio sicuro per determinare se una particolare dottrina o prassi appartengono alla fede apostolica”. In altre parole, l’esperienza dello Spirito Santo nell’intimo dell’anima diventa la fonte della Rivelazone, come per il Modernismo.
Ed ecco perché la Relazione, mentre oscura gli aspetti strutturali, pone invece l’accento sulla “dimensione carismatica della Chiesa”. E afferma: “Il Santo Popolo di Dio riconosce [nei carismi] l’aiuto provvidenziale con cui Dio stesso sostiene, orienta e illumina la sua missione”.
Così – come previsto dalle correnti “profetiche” sin dagli anni Sessanta – la Chiesa passa a fondarsi non sul triplice munus della Gerarchia, bensì sui carismi dello Spirito, che “soffia dove vuole”.
Un nuovo concetto di Sacramento
In questa luce, anche i Sacramenti assumono un carattere “comunitario”, cioè “sinodale”. Per esempio, la Santa Messa non sarebbe più il rinnovamento del sacrificio del Calvario, bensì una riunione del Popolo di Dio: “La celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto alla domenica, è la prima e fondamentale forma con cui il Santo Popolo di Dio si riunisce e si incontra. Dove essa non è possibile, la comunità, pur desiderandola, si raccoglie intorno alla celebrazione della Parola”.
La Chiesa: una “comunione di Chiese”
Nella logica di una “Chiesa carismatica”, viene cambiata pure la struttura. Rigettando qualunque “clericalismo”, la Relazione passa in rivista ogni settore della Chiesa, reinterpretandolo sotto questa nuova luce.
Per esempio, senza negare che il Vescovo sia il successore degli Apostoli, la Relazione reinterpreta il suo ruolo: “I Vescovi sono posti al servizio della comunione che si realizza nella Chiesa locale. (…) Egli ha in particolare il compito di discernere e coordinare i diversi carismi e ministeri suscitati dallo Spirito per l’annuncio del Vangelo e il bene comune della comunità. Tale ministero viene realizzato in modo sinodale quando il governo è esercitato nella corresponsabilità”. In altre parole, il Vescovo perde il potere di governare, insegnare e santificare la sua Diocesi, ed è ridotto alla situazione di mero “facilitatore” dei carismi che soffiano nel suo gregge. Il Vescovo, dice la Relazione, deve “avviare e animare il processo sinodale nella Chiesa locale, promuovendo la circolarità”.
La logica della “Chiesa carismatica” incide anche sul ruolo del Papa: “La dinamica sinodale getta nuova luce anche sul ministero del Vescovo di Roma. La sinodalità, infatti, articola in modo sinfonico le dimensioni comunitaria (“tutti”), collegiale (“alcuni”) e personale (“uno”) della Chiesa a livello locale, regionale e universale. In tale visione, il ministero petrino del Vescovo di Roma è intrinseco alla dinamica sinodale, come lo sono pure l’aspetto comunitario che include tutto il Popolo di Dio e la dimensione collegiale del ministero episcopale”.
Così si profila il modello di una nuova Chiesa. Poiché tutto il “Santo Popolo di Dio” è animato dallo Spirito Santo, ogni realtà in cui i fedeli si incontrano costituisce una “Chiesa”: la famiglia, la parrocchia, la diocesi, la nazione, il continente, e così via fino alla Chiesa universale, che così appare come “Comunione di Chiese”. Così, indipendentemente da quanto si pratichi o si dica ancora oggi in altre sedi, la Chiesa congetturata dal documento sinodale Relazioni di sintesi abbandonerà la sua struttura gerarchica, e assumerà le fattezze di una rete di comunità, non più unite da una stessa autorità e da uno stesso Magistero, ma liberamente animate da un sedicente soffio dello Spirito. 1. Tutte le citazioni sono tratte dal testo ufficiale pubblicato dal Vaticano: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/10/28/0751/01653.html 2. Plinio Corrêa de Oliveira, “Verso una Chiesa-Nuova”, Tradizione Famiglia Proprietà, ottobre 2017. https://www.atfp.it/rivista-tfp/2017/254-ottobre-2017/1357-verso-una-chiesa-nuova 3. Cfr. Julio Loredo, Teologia della liberazione. Un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, 2014, pp. 281-313. 4. [Ernesto BUONAIUTI], Il Programma dei Modernisti, s/e, 1907, p. 96. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 13
Sinodo
«Processo sinodale. Un vaso di Pandora»: un grido d’allarme che fa sorgere speranze
“S
anto Padre, questo Sinodo suscita molto interesse. Purtroppo suscita anche molte critiche. Voglio riferirmi a un libro con il prologo del cardinale Burke che dice che il Sinodo sarà il vaso di Pandora da dove usciranno tutte le calamità per la Chiesa. Che pensa di questa posizione? Crede che sarà superata dalla realtà o condizionerà il Sinodo?” La domanda, rivolta a Papa Francesco dal noto giornalista e sacerdote spagnolo Antonio Pelayo durante il volo di rientro dalla Mongolia, faceva riferimento al libro delle TFP «Processo sinodale. Un vaso di Pandora. Cento domande e cento risposte». Redatto da José Antonio Ureta e da Julio Loredo, il libro spiega in modo semplice e diretto la posta in gioco nel “Sinodo sulla sinodalità”.
La domanda di don Pelayo – veterano corrispondente che da oltre tre decenni si occupa di temi ecclesiastici a Roma per diverse testate spagnole – mostrava la preoccupazione che serpeggia tra molti promotori della cosiddetta “conversione sinodale della Chiesa”: il libro della TFP condizionerà questo processo?
A giudicare dalla pletora di notizie e di commenti apparsi nel mondo intero, come pure dalle innumerevoli reazioni che sono pervenute agli autori e dalle decine di inviti a partecipare a programmi di approfondimento, possiamo dire tranquillamente: il libro ha certamente condizionato il Sinodo. Lo scambio di battute sull’aereo pontificio lo conferma. Francesco, infatti, ha dato una risposta evasiva, esortando a “non avere paura del cambio di dottrina. Se tu vai avanti, alla radice di queste idee troverai ideologie”. Secondo il Pontefice, i critici del Sinodo “accusano la Chiesa di questo o di quell’altro, ma mai la accusano di quello che è vero: peccatrice. Mai dicono peccatrice...”.
Pubblicato in undici lingue, il libro delle TFP ha subito raggiunto la categoria di best seller nelle piattaforme online. Amazon l'ha collocato ai primi posti nella categoria “Christian Popes”. È stato inviato a tutti i vescovi del mondo e ai parroci in diversi Paesi. È stato inoltrato agli enti accademici, religiosi e laici. Molti dei principali organi della stampa internazionale ne hanno parlato: dal New York Times al Washington Post a Repubblica. Quasi tutti i principali blog cattolici lo hanno recensito. Per
La TFP ha pubblicato un importante libro sul Sinodo Per richiederne una copia:
scansiona il codice QR e seguire le istruzioni scrivi una mail a info@atfp.it accedi al nostro sito www.atfp.it chiama allo 06-8417603 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
“Vorrei subito raccomandare alla Vostra lettura il libro di Julio Loredo e José Antonio Ureta, Processo sinodale: Un Vaso di Pandora. 100 domande e 100 risposte. Lo studio sereno e profondo che è alla base di questo libro è un aiuto preziossisimo nell’affrontare la pervasiva confusione intorno alla sessione del Sinodo dei Vescovi che inizierà domani” Cardinale Raymond Burke, nel corso del convegno “La Babele Sinodale”, tenutosi a Roma il 3 ottobre, organizzato dalla Nuova Bussola Quotidiana
non menzionare i social, che brulicano di commenti in merito. È evidente che il libro ha toccato un nervo scoperto, un anelito nascosto dell’opinione pubblica che ha così trovato il suo sbocco, entrando in eruzione come un vulcano.
Sotto il titolo “Un sinodo truccato. Ecco «Processo sinodale: un vaso di Pandora». Un libro per capire”, il noto vaticanista Aldo Maria Valli informava: “Arriva per iniziativa della TFP, associazione Tradizione Famiglia Proprietà, un utilissimo libro sul prossimo sinodo”. Un altro vaticanista, Marco Tosatti, comunicava ai suoi lettori: “Roma: pubblicato importante libro sul Sinodo” . Molte agenzie cattoliche italiane hanno divulgato la notizia, tra cui Corrispondenza Romana, Messa in Latino e la Nuova Bussola Quotidiana, come pure la stampa laica, tra cui i giornali del gruppo Quotidiano Nazionale. Nel mondo anglosassone il libro è stato accolto con entusiasmo.
“Il cardinale Burke sgancia una bomba sul Sinodo”, titolava The Catholic Herald, il principale settimanale cattolico britannico. Scritto da Diane Montagna, l’articolo osservava giustamente: “L’uscita del libro arriva in un contesto di crescente resistenza da parte dei media. Il 14 agosto, il quotidiano francese Le Figaro ha pubblicato un lungo e pungente articolo in prima pagina del rispettato giornalista Jean-Marie Guénois, accusando il Vati-
cano di andare avanti senza considerare veramente la spiritualità dei cattolici francesi”.
“Un nuovo libro avverte contro il rischio di una rivoluzione in occasione del Sinodo”, scriveva il vaticanista Edward Pentin sul National Catholic Register, il più antico periodico cattolico degli Stati Uniti, oggi parte di EWTN, il più grande gruppo giornalistico cattolico del mondo. “Gli autori – dice Pentin – cercano di difendere la Civiltà cristiana, minacciata dalla scristianizzazione”. Da parte sua, scrivendo su Church Militant, il vaticanista Jules Gomes avvertiva: “Un libro bomba affronta la ‘rivoluzione’ che cerca di demolire la Chiesa cattolica”. “Il termine ‘sinodalità’significa ‘rivoluzione’nella Chiesa, avverte il cardinale Burke”, affermava l’agenzia tedesca CNA.
Non poteva mancare il malumore della sinistra. Indicativo il pezzo di Iacopo Scaramuzzi su Repubblica, cioè l’organo scelto da Papa Francesco per propagandare le sue idee quando ne era direttore Eugenio Scalfari: “Pamphlet ultraconservatore attacca il Sinodo: Vogliono rivoluzionare la Chiesa”. Avvertendo che “i cattolici ultraconservatori affilano le armi in vista dell’assemblea sinodale di autunno”, Scaramuzzi scrive: “Il pamphlet, intitolato «Processo sinodale: un vaso di pandora» è pubblicato dall’associazione ‘Tradizione Famiglia Proprietà’, una vecchia conoscenza in Vaticano”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 15
Sinodo
“La TFP dà il tono su cosa significhi essere cattolico”
L’
importante sito nordamericano “Where Peter Is”, entusiasta della sinodalità, si pronuncia contro il libro della TFP in un podcast realizzato da due suoi collaboratori, facendo rivelazioni molto eloquenti:
La TFP americana nella March for Life a Washington DC
“È un modo estremamente intelligente di diffondere i loro punti di vista, adottando un formato di domande e risposte. Loro si sono sempre distinti per il loro buon senso del marketing... un fantastico senso della strategia... La nostra strategia del passato, di negare loro ossigeno, di non prestare loro attenzione, non ha funzionato. ... È davvero disgustoso che diano il tono, soprattutto su Internet... su cosa significhi essere cattolico negli Stati Uniti”.
Austen Invereigh, biografo di Papa Francesco, ha invece scelto Twitter per denunciare la “cannonata anti-Sinodo del cardinale Burke”, a proposito del libro della TFP. E anche Famille Chrétienne, versione francese del settimanale italiano Famiglia Cristiana, pubblicava un lungo articolo .
Impossibile elencare tutte le notizie apparse. Sono letteralmente centinaia. Da Washington a Londra, da Buenos Aires a Parigi, da Manila a Dubai, e particolarmente in Italia, il libro sul processo sinodale ha riscontrato un successo che ha un po’ sorpreso tutti. Qual è il motivo di un tale boom? Un articolo di Nico Spuntoni su Il Giornale può gettare qualche luce.
Sotto il titolo “Il Sinodo dei timori: aria di scisma nella Chiesa di Francesco?”, Spuntoni scrive: “Più si avvicina l’inizio della prima sessione della XVI assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che durerà dal 4 al 29 ottobre 2023, più aumentano le tensioni nella Chiesa. (...) A poco più di un mese dall’inizio, infatti, altri prelati hanno cominciato ad esplicitare i timori per quello che potrebbe succedere nella Chiesa dopo l’assise”.
Coincidenza o meno, il libro della TFP sembra aver scoperchiato non un vaso di Pandora, bensì una cornucopia, facendo affiorare sentimenti molto profondi del Popolo di Dio (quello vero), e dando coraggio a molti fedeli. Potremmo quasi parlare, in senso teologico, di un vero momento propizio della grazia. Il libro «Processo sinodale. Un vaso di Pandora» non ha voluto presentare nessuna nuova dottrina né esporre le idee degli autori, bensì richiamare la dottrina tradizionale della Chiesa sui temi ivi trattati. D’altronde, esso si fonda esclusivamente sui do-
16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
cumenti ufficiali del Sinodo dei Vescovi e della Commissione Teologica Internazionale, nonché su autorevoli commenti di cardinali e vescovi. Infine, il libro tratta di fatti noti a tutti e ben documentati.
In questo senso, il libro delle TFP non può essere assolutamente bollato come “ideologico” senza prima precisare con chiarezza:
- dove le dottrine cattoliche invocate sbagliano;
- dove i fatti concreti citati e i documentati sono falsificati;
- quali commenti di cardinali, vescovi, sacerdoti e studiosi non corrispondono al vero.
Lo spirito del libro è quello dell’amore reverente alla Santa Chiesa, e obbedisce all’invito alla “parresia” formulato più volte da Papa Francesco. Non capiamo perché parlare con serenità, franchezza e rispetto, con base a documenti ufficiali e a fatti comprovati, sarebbe una manovra ideologica. Molti commentatori, infatti, hanno messo in risalto proprio il tono sereno del libro e la sua chiara intenzione di essere in ogni momento rispettoso e riverente nei confronti dell’autorità nella Chiesa. Perché allora talune reazioni? Ci sia permesso di formulare un’ipotesi. Il fatto è che, con la crescente diffusione di questo libro e di altri simili studi e dichiarazioni, sta diventando sempre più chiaro agli occhi dell’opinione pubblica che buona parte del “Popolo di Dio” non si sente adeguatamente rappresentata né nel modo burocratico di fare del processo sinodale né in molte delle proposte da esso presentate.
Ogni tentativo di cambiare la Chiesa nella sua costituzione divina o nella sua dottrina infallibile è irrimediabilmente utopico, poiché la Chiesa è stata fondata da Nostro Signore Gesù Cristo e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa Il numero delle persone effettivamente consultate per la preparazione dei documenti sinodali è irrisorio. In molti casi non supera il 2% dei cattolici praticanti. È chiaro che il Sinodo sulla sinodalità è quasi esclusivamente l’opera di minoranze spesso radicali. Eppure, pretendono di parlare a nome di tutti. Dicono che dobbiamo “camminare insieme”, mentre la verità è che troppe persone non erano nemmeno state informate di questa “camminata”… Inoltre, una parte rilevante dell’opinione pubblica cattolica comincia a dimostrare inquietudine per il fatto che si stia fin troppo abusando dell’invocazione allo Spirito Santo come propulsore del processo sinodale. Dietro questa invocazione, quasi fosse una voce conclusiva e inappellabile, sembra celarsi una fretta eccessiva di minoranze progressiste nell’imporre alcune questioni largamente dibattibili, e altre già definitivamente chiuse dal Magistero della Chiesa.
Se a ciò aggiungiamo il linguaggio spesso ermetico dei documenti sinodali, comprensibile solo per gli addetti ai lavori, possiamo capire come il vero Popolo di Dio si senta “smarrito, confuso, perplesso e perfino deluso”, per parafrasare Giovanni Paolo II.
È proprio in questa situazione, confusa e apparentemente inspiegabile, che è uscito il libro delle TFP «Processo sinodale. Un vaso di Pandora».
Spiegando in modo semplice e diretto la posta in gioco, il libro ha messo in ordine i frammenti di un puzzle, rendendo chiaro che, nelle intenzioni dei suoi promotori più alacri, il processo sinodale non è trasparente né spontaneo, ma l’ennesimo tentativo di rivoluzionare la Chiesa. Sentendosi presi in giro, molti fedeli hanno cominciato ad alzare la voce. Ed ecco che “si cominciano ad esplicitare i timori per quello che potrebbe succedere nella Chiesa dopo l’assise” .
Il futuro è nelle mani di Dio, attraverso la mediazione universale di Maria Santissima. Una cosa, comunque, è certa: ogni tentativo di cambiare la Chiesa nella sua costituzione divina o nella sua dottrina infallibile è irrimediabilmente utopico, poiché la Chiesa è stata fondata da Nostro Signore Gesù Cristo e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
— Santo Padre, cosa pensa di quelli che dicono che il Sinodo sarà un vaso di Pandora? — Non dobbiamo avere paura del cambio di dottrina. Se tu vai avanti, alla radice di queste idee troverai ideologie
(Papa Francesco sul volo di ritorno dalla Mongolia)
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Sinodo
Perché l’esortazione apostolica eco-friendly di Papa Francesco non convince i fedeli
di John Horvat
All’inizio del Sinodo sulla sinodalità, in occasione della festa di S. Francesco d’Assisi, Papa Francesco ha pubblicato l’Esortazione apostolica Laudate Deum. Criticato come un manifesto ambientalista senza base scientifica, il documento si discosta parecchio da ciò che dovrebbe essere un’Esortazione apostolica.
L’
Esortazione apostolica Laudate Deum di Papa Francesco è un documento difficile da qualificare. Le esortazioni pontificie dovrebbero incoraggiare i cattolici nella Fede. Questo documento, invece, tratta questioni ecologiche ed è rivolto “a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica”.
Il documento assomiglia piuttosto a un’eco-lamentazione, a un dibattito accademico, a un rapporto
delle Nazioni Unite, piuttosto che a un trattato teologico o catechetico. Rompe tutte le regole. Mancano le citazioni di santi e teologi. D’altronde, rompe anche i canoni accademici, nell’usare uno stile impositivo che non ammette altre opinioni sul clima.
Il testo commenta eventi recenti, togliendo il tono atemporale e la gravità riscontrabili nei pronunciamenti pontifici del passato, intesi a consigliare anche le generazioni future. Inoltre, i documenti pontifici di solito non trattano questioni tecniche, come fa invece questo, discorrendo sulle emissioni di carbonio, sulle letture della temperatura globale e sulle statistiche sul clima. Il documento era già stato annunciato come la seconda parte della precedente enciclica ambientale di Papa Francesco Laudato si’, del 2015. Questo supplemento, molto più breve, ha poco da aggiungere a quello precedente che viene citato ben diciannove volte.
Il cupo lamento di un’agenda ambientalista fallita
La Laudate Deum apre con un lamento sulla mancata ricezione da parte della comunità globale dell’avvertimento pontificio del 2015. Papa La Laudate Deum è un documento intriso di rabbia, che nasce dall’incapacità di convincere un pubblico scettico 18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
Francesco lascia intendere che il tempo stringe. Il livello degli oceani sta aumentando e le calotte polari si stanno sciogliendo. L’umanità è responsabile di questo disastro e deve agire immediatamente! La Laudate Deum è un documento intriso di rabbia, che nasce dall’incapacità di convincere un pubblico scettico. Si ha l’impressione che la prima parte sia stata scritta come se l’autore fosse impegnato in un dibattito personale con un “negazionista” del clima, sconosciuto e invisibile (presumibilmente americano), le cui argomentazioni razionali e scientifiche sono troppo convincenti perché il Papa possa confutarle.
Infatti, un recente sondaggio del Public Religion Research Institute ha rilevato che solo il 27% degli americani ritiene che il cambiamento climatico sia una crisi. In tutte le categorie, gli americani religiosi sono al meno un terzo sotto la media. In altre parole, la pratica religiosa non solo non porta verso posizioni ambientaliste, ma piuttosto dall’altra parte.
Forse è per questo che Papa Francesco attacca senza pietà le posizioni di questo “negazionista” invisibile, denunciando con acredine quelli che “negano, nascondono, dissimulano o relativizzano i segni del cambiamento climatico”. Il Papa chiede ai suoi lettori di ignorare questi rozzi non illuminati. Egli evangelizza con duro zelo, invitando tutti a convertirsi al Vangelo del cambiamento climatico.
Papa Francesco afferma la realtà del cambiamento climatico con un’aria di infallibilità scientifica. Il documento è costellato di frasi come “nessuno può ignorarlo”, “questo è verificabile” o “non è più possibile dubitarne”. Nessuno può mettere in discussione il dogma allarmista sul clima, nemmeno nei suoi minimi dettagli. Gli scienziati scettici, e ce ne sono molti, compresi alcuni premi Nobel, non ricevono la benché minima attenzione da parte del Pontefice.
Un governo globale come soluzione?
Ad acuire il tenebroso giudizio c’è un’ampia sezione che racconta i fallimenti delle varie conferenze sul clima delle Nazioni Unite, conosciute come COP, nel corso degli ultimi decenni. Papa Francesco accenna alla prossima conferenza COP28, che si terrà a Dubai (anch’essa probabilmente destinata a fallire…), come un’opportunità per attuare un cambiamento significativo.
Papa Francesco insiste sulla “debolezza della politica internazionale” che “non è sufficiente e non sembra essere efficace” nell’affrontare il problema climatico. Cita quindi la sua enciclica Fratelli tutti, del 2020, che chiede una qualche forma di “organizzazione mondiale dotata di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali”.
Papa Francesco chiede una qualche forma di “organizzazione mondiale dotata di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali”
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Sinodo La Chiesa ha tanto da offrire nel campo della gestione e dell’amore per la creazione di Dio
Papa Francesco ha etichettato i conservatori come malvagi seguaci di “ideologie”. Eppure, in questo documento si possono trovare molte ideologie moderne che fanno parte dell’agenda della sinistra cattolica: tracce di lotta di classe, di teologia della liberazione, di naturalismo, di ecologia profonda, di retorica anti-capitalista e di indigenismo. Tutto fa brodo e si amalgama nella sostanza ideologica di questo documento pontificio. Molti commentatori alzano le sopracciglia di fronte alla possibilità di questa sorta di governo mondiale, investito di immensi poteri che sembrano prevalere sulla sovranità nazionale e sui legami religiosi. Sanno bene che aprire questo vaso di Pandora potrebbe portare a problemi maggiori, soprattutto se attuato senza una conversione morale dei suoi leader a Dio e alla Sua Chiesa.
Un lato spirituale
Solo alla fine l’Esortazione tenta brevemente di dare un carattere spirituale al problema. Tuttavia, priva di contenuto soprannaturale, la visione naturalistica del documento si riduce a una vaga ingiunzione affinché le persone si uniscano alla natura: “Siamo costretti a riconoscere che … la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature”.
Manca del tutto un appello all’amorevole Provvidenza di Dio affinché provveda ai bisogni umani, intervenga a favore dei fedeli e scongiuri così il disastro climatico. Non si fa menzione della Madonna, degli angeli e dei santi come parte della realtà della vita umana e alla quale si potrebbe ricorrere. Non si fa menzione alla santificazione personale, che dovrebbe essere un tema centrale di qualsiasi Esortazione apostolica.
Tracce di ideologia
Potremmo analizzare molti altri aspetti del documento. Mi permetto di menzionarne appena uno: attraverso tutto il documento si scorgono fili ideologici che si intrecciano lungo la narrativa per presentare un certo messaggio al di fuori del quadro scientifico. 20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
Molti cattolici trovano il testo poco convincente anche a causa del suo atteggiamento decisamente antioccidentale (e, in concreto, antiamericano), che mentre attacca alcuni abusi moderni, mette la scure a tanti elementi di ordine e di progresso.
La Chiesa come soluzione
L’Esortazione apostolica di Papa Francesco suscita un sentimento di profonda tristezza per ciò che vi manca. Per accontentare “tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica”, il documento sceglie di non fare ricorso alla saggezza della Chiesa. Ci si aspettava riferimenti biblici e religiosi, citazioni di santi, principi morali e raziocini teologici, non rapporti delle Nazioni Unite.
La Chiesa ha tanto da offrire nel campo della gestione e dell’amore nei riguardi della creazione di Dio. In effetti, la Chiesa è la realtà meglio attrezzata per affrontare qualsiasi vera crisi ecologica. I fedeli che vivono secondo l’insegnamento morale della Chiesa e la legge naturale saranno necessariamente i migliori amministratori della terra. La civiltà cristiana è la migliore soluzione possibile a qualsiasi crisi ecologica poiché è consapevole della creazione di Dio e del ruolo centrale dell’umanità nel dominarla saggiamente e virtuosamente.
La tragedia dell’Esortazione apostolica Laudate Deum è che trascura di fare ciò che dovrebbe: incoraggiare i fedeli nella pratica della virtù e nell’amore di Dio e del prossimo. Si lascia coinvolgere in argomentazioni tecnico-scientifiche che è meglio lasciare agli esperti. Costringe i fedeli alla triste situazione di difendersi da coloro che, a sinistra, potrebbero utilizzare il documento papale per portare avanti la loro agenda sovversiva.
P
La piramide rovesciata: immagine della nuova Chiesa
apa Francesco non è il primo a utilizzare la metafora della “piramide rovesciata” per descrivere la nuova Chiesa che egli desidera. Già negli anni Ottanta i teologi della liberazione utilizzavano la stessa figura, proponendo una loro peculiare interpretazione della Chiesa come “Popolo di Dio”.
Nelle sue versioni originali, la teologia della liberazione adoperava concetti marxisti per opporre la “Chiesa popolare” (il proletariato) alla “Chiesa istituzionale” (la borghesia), proponendo quindi una “liberazione” della prima che rovesciasse la situazione. Questa ecclesiologia è stata sviluppata in modo particolare dal teologo brasiliano Leonardo Boff. Con linguaggio che rammenta quello della Relazione di sintesi del Sinodo sulla sinodalità, egli scriveva: “Tutti i servizi sono dati al Popolo di Dio, nel Popolo di Dio, per il Popolo di Dio. I servizi sono posteriori. La comunità viene prima. Stile: fraterno-comunitario, flessibile” (1).
Il suo libro principale, Chiesa, carisma e potere, pubblicato nel 1981, è stato condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1984.
Nelle sue versioni più aggiornate, sviluppate sempre dall’allora frate francescano Leonardo Boff, la teologia della liberazione abbandonava il vecchio marxismo per adoperare dottrine di tipo carismatico e pentecostale. Contrapponeva quindi la “Chiesa pneumatica” o “cosmica” alla “Chiesa del potere”, proclamando la “liberazione” della prima contro la seconda: “La chiesa dev’essere pensata non tanto a partire dal Gesù nella carne,
quanto e principalmente a partire dal Cristo risorto, identificato con lo Spirito. La Chiesa non ha soltanto un’origine cristologica, ma anche e specialmente pneumatologica (pneuma = Spirito). (…) Essa ha una dimensione dinamica e funzionale, che la definisce in termini di energia, carisma, costruzione del mondo” (2).
La “Chiesa pneumatica” sarebbe una fluida agglomerazione di persone che ricevono ispirazione direttamente dallo “Spirito”, sotto forma di movimenti interni e di “carismi”. Tali fermenti pentecostali sarebbero condivisi dalla comunità attraverso certi riti non molto diversi a quelli in voga negli ambienti New Age. Questa sarebbe la fonte dell’autorità e del ministero nella nuova Chiesa. Secondo James ed Evelyn Whitehead, “La guida divina non va vista come quella di un Patriarca o di un Signore, ma piuttosto come una forza immanente nella comunità stessa. (…) Questa forza benevola non va trattata come persona” (3). Qualsiasi somiglianza con le proposte sinodali non è mera coincidenza.
1. Leonardo BOFF, Chiesa: carisma e potere, Roma, Borla, 1986, p. 234. 2. Ibid., pp. 240-241. 3. James Whitehead ed Evelyn Eaton Whitehead, The Emerging Laity, New York, Doubleday & Co., 1986, pp. 21-22. (Nella foto sopra, il libro La Chiesa que sorge dalla base, nel quali i teologi della liberazione, utilizzando l’immagine della piramide che si sgretola, spiegano la loro ecclesiologia)
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E la luce brillò nelle tenebre...
L
a festa del Santo Natale occupa sicuramente un posto importante nella liturgia. La nascita del Divin Salvatore costituisce di per se stessa un avvenimento d’infinito valore per il genere umano. Il Verbo di Dio avrebbe potuto unirsi ipostaticamente a qualcuno degli angeli più santi e rutilanti delle sfere celesti. Tuttavia ha preferito essere uomo, farsi carne, appartenere per l’umanità alla discendenza di Adamo.
Dono assolutamente gratuito, per noi nobilitante, d’ineffabile valore, punto di partenza storico di altri doni a noi dati, anch’essi insondabili. Così, nella previsione che il Verbo si sarebbe incarnato, la Provvidenza ha creato un essere che in sé conteneva perfezioni maggiori di quelle di tutto l’universo nel suo insieme, e per esso ha sospeso la successione ereditaria del peccato originale.
Dei meriti previsti nella Redenzione si nutre la virtù di tutti i giusti della legge antica. Ma quella moltitudine era seduta alle soglie della morte (Sl. 107,18), in attesa che per tutti noi si immolasse l’Agnello di Dio. Non soltanto la attendevano pazientemente. Ad attenderla, silenziosamente, era la storia intera.
Al momento della nascita di Gesù Cristo, il mondo conosciuto viveva in un periodo di epilogo. Era fiorito l’Egitto, ma raggiunto un certo culmine crollò. Lo stesso si può dire di diversi altri popoli: caldei, persiani, fenici, sciiti, greci e tanti altri. Infine, anche i romani erano sul punto di imboccare
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di Plinio Corrêa de Oliveira la via di un lungo tramonto che, con periodi di rapida decadenza, di stagnazioni più o meno lunghe, di effimere reazioni, li avrebbe condotti da Augusto al suo lontano e miserevole successore omonimo Romolo Augustolo.
Tutti questi imperi erano saliti abbastanza in alto per testimoniare la profondità e la varietà dei talenti e delle capacità dei rispettivi popoli. Ma il medesimo livello che più o meno tutti avevano raggiunto non soddisfaceva alle aspirazioni degli animi più nobili. Sembra quasi che queste magnifiche civiltà abbiano fatto risaltare non tanto ciò che avevano, ma quanto loro mancava. Nonché l’inguaribile incapacità del talento, della ricchezza e della forza degli uomini per costruire un mondo degno di loro. Tutto ciò creava in Asia, in Africa e in Europa un’irrespirabile atmosfera che accresceva il tormento degli schiavi nella loro già tanto miserevole vita e minava segretamente i piaceri e i godimenti dei ricchi.
Oppressione imponderabile ma onnipresente, impalpabile ma evidente, indescrivibile ma molto definita. Il corso della storia si era arenato in un pantano di corruzione, pieno dei ruderi del passato, in cui spiccavano le miserie dell’esistenza. Così vediamo nel terreno politico la fine di una lotta fra due espressioni della demagogia: quella anarchica e di piazza oppure quella militare e dispotica. Nel campo culturale, lo scetticismo religioso che divora le antiche idolatrie. Nel campo internazionale, le vecchie patrie che vanno a disgregarsi nel contenitore dell’Impero, per dare vita
a quell’inorganico moloc cosmopolita in cui ebbe a trasformarsi Roma.
Nel terreno morale, si vede la depravazione dei costumi dominare la vita quotidiana. Nel terreno sociale, l’oro inalberato a supremo valore. Per quanti erano ben inseriti le cose procedevano gradevolmente, all’apparenza. Ma in tali epoche, i ben inseriti sono la feccia morale e intellettuale delle società. E proprio i migliori patiscono i mille tormenti di situazioni immeritate e inadeguate.
Che dire poi del quadro del popolo eletto nel momento in cui il Verbo si incarnò? Erode cingeva il diadema di re. Tuttavia era uno scellerato, fra i peggiori del regno, mediocre, bramoso, crudele, consapevole strumento dell’oppressore per illudere gli ebrei con le apparenze di una vana regalità. I sacerdoti erano, per quanto riguarda lo spirito di fede, la sincerità e il disinteresse, la scoria della Sinagoga. La casa reale di Davide viveva nel disprezzo e nella maggiore oscurità. I giusti erano gli emarginati di quell’ordine di cose così fondamentalmente cattivo che, esso stesso, finì con l’uccidere il Giusto. Cosa mancava? Era la fine.
Fu proprio nelle tenebre di questa fine che, quando meno si pensava e dove meno si sperava, si accese una luce molto pura. In questa luce c’era
l’annuncio dell’ora dell’Incarnazione, la promessa implicita della Redenzione tanto attesa e della nuova era che sarebbe iniziata per il mondo con l’incendio della Pentecoste. È lo splendore di questa luce ad avviare nelle tenebre un’aurora che si trasforma trionfalmente in giorno, è il cantico di meraviglia e di speranza davanti a questo rinnovamento spirituale, l’anelito e la pregustazione di un nuovo ordine basato sulla fede e sulla virtù, che i fedeli di tutti i secoli contemplano con gioia quando i loro occhi si posano sul Dio Bambino il quale, disteso sulla mangiatoia, sorride pieno di tenerezza alla Vergine Madre e al suo castissimo sposo.
Una significativa analogia
Anche oggi un’immensa oppressione pesa su di noi. Inutile cercare di nascondersi la gravità dell’ora, suonando le nacchere e i tamburelli di un ottimismo che non ha riscontro nella realtà. Con l’unica differenza dell’esistenza della Santa Chiesa, la situazione del mondo è oggi terribilmente simile a quella del tempo in cui avvenne il primo Natale. Abbiamo la Chiesa, è vero. Ma questa augusta e soprannaturale presenza non salva se non nella misura in cui gli uomini accettano la sua in-
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 23
“Oh neo paganesimo, mille volte peggio del paganesimo antico, i tuoi giorni sono contati! Crollerà il potere sovietico così come crollerà l’nfluenza della Rivoluzione in Occidente. La Madonna lo ha detto. E davanti a Lei niente possono i grandi della terra e i prìncipi delle tenebre!
non possono eludere il malessere profondo del momento, e non possono non tremare di fronte ai lampi che sempre più frequenti esplodono nell'atmosfera satura.
Tuttavia, dall’alto di quella sacra montagna che è la Chiesa, si erge l’immagine materna e malinconica della Madonna di Fatima, incoronata dal legato del papa Pio XII. Da lei partono per il mondo oppresso raggi di speranza. Speranza analoga a quella portata dalla Buona Novella all’umanità antica. Sono raggi che scaturiscono dalla Chiesa e quindi da Gesù Cristo. Chiarori che prolungano e riaffermano quelli della prima notte di Natale. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà, ha detto la Vergine nella sua terza apparizione alla Cova da Iria.
fluenza. Ora, qual è la situazione della Chiesa ai nostri giorni? Ci viene da sorridere, o piuttosto da piangere, quando qualcuno ci dice che è buona. Certo che per alcuni versi può dirsi buona. Così come si potrebbe dire che nella Domenica delle Palme era grande l’entusiasmo del popolo per Nostro Signore. Ma dire che la situazione della Chiesa è oggi buona, visti nel loro insieme i fattori positivi e negativi, costituisce un affronto alla verità.
Infatti è buona per la Chiesa solo la situazione in cui la cultura, le leggi, le istituzioni, la vita domestica e quotidiana dei singoli si conformano alla legge di Dio. Cioè, quel che oggi non avviene, e questo è più chiaro del sole. Perché allora coprire il sole con un setaccio?
E comprensibile che i ben inseriti desiderino il perdurare di questa lenta agonia. Ma anch’essi
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Oh neo paganesimo, mille volte peggio del paganesimo antico, i tuoi giorni sono contati! Crollerà il potere sovietico così come crollerà l’nfluenza della Rivoluzione in Occidente. La Madonna lo ha detto. E davanti a Lei niente possono i grandi della terra e i prìncipi delle tenebre. E che cosa può essere il trionfo del Cuore Immacolato se non il regno della Vergine Maria previsto da San Luigi Maria Grignion de Montfort? E questo regno che cosa potrebbe essere se non quella era di virtù in cui l’umanità, riconciliata con Dio, nel grembo della Chiesa, vivrà secondo la Sua legge preparandosi alle glorie del Cielo?
Nella notte di Natale di questo travagliato 1957, non pensiamo né agli sputnik né alle bombe all’idrogeno, se non per confermarci nella convinzione che Gesù Cristo ha vinto per sempre il mondo e la carne, e prepara giorni di altissima gloria per la sua Madre Immacolata, che risplenderanno dopo terribili prove. (Tratto da Catolicismo , dicembre 1957)
Come sarà la musica di Natale nel Regno di Maria?
di Plinio Corrêa de Oliveira
Molti santi, tra cui S. Luigi Maria Grignion di Montfort, hanno parlato del “Regno di Maria”, identificandolo con l’era del trionfo del Cuore Immacolato: un’epoca di grande splendore della Fede, della Chiesa e della Civiltà cristiana. Come sarebbe una musica di Natale in questa epoca in cui, nelle parole del Montfort, “le anime respireranno Maria come i corpi respirano l’aria”? Plinio Corrêa de Oliveira solleva al riguardo qualche ipotesi.*
A
me, personalmente, piacerebbe sentire una musica di Natale che riuscisse a musicare il mistero del Natale, cioè il fatto della nascita del Bambino Gesù, nostro Divino Salvatore, con tutta la sua profondità umana e teologica. A un certo punto, però, la musica dovrebbe musicare anche il futuro del Bambino Gesù. Per esempio, dovrebbe dire qualcosa sui trent’anni che visse nella Sacra Famiglia. Per quanto sublime, il Natale è solo un inizio. Chi contempla l’inizio di un tragitto, getta anche uno sguardo sul suo svolgimento.
la sua gloria insuperabile! Quando gli angeli cantarono “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli”, cantarono la sua gloria in quanto seconda Persona della Santissima Trinità. E quando cantarono “Pace in terra agli uomini di buona volontà”, lo glorificarono come Verbo Incarnato, cioè come portatore
Per esempio, a me piacerebbe sentire, tradotta in note musicali, una descrizione della vita contemplativa di Nostro Signore insieme alla sua Madre Santissima. Come si è sviluppata questa vita contemplativa lungo i trent’anni che vissero insieme? Un altro punto che meriterebbe di essere messo in musica è il momento della dolorosa separazione, in cui Egli ha lasciato la casa per compiere la sua missione. Poi, la sua vita pubblica fino ad arrivare alla sua passione, morte e risurrezione. Alla fine, la sua gloriosa ascensione e la sua gloria eterna nel Cielo.
Quando Nostro Signore nacque, gli angeli cantarono “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Ora, l’Uomo di buona volontà per eccellenza fu proprio Lui, l’Uomo-Dio. Nessuno ha mai avuto buona volontà come Lui, ma neanche da lontano. Donde
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apre le braccia e fa un gesto che, apparentemente infantile, è un gesto di perdono divino.
sulla terra della possibilità di un Ordine vero, e con tale Ordine vero, della vera pace.
Io immaginerei volentieri musiche natalizie per stati d’animo diversi. Per esempio, musiche natalizie indirizzate alle anime innocenti appena sbocciate alla vita, cioè per i bambini. Poi musiche per anime innocenti che si sentono immerse in questo mondo di peccato e lottano contro di esso per conservare la propria innocenza. Esse pregano la Madonna che le conservi pure fino alla fine.
Ancora, un altro tipo di musica natalizia sarebbe quella indirizzata all’anima penitente. Ci sono due tipi di penitenti. Uno è il penitente pentito che, umiliato e a testa bassa, si avvicina alla grotta di Betlemme e canta alla Sacra Famiglia. A San Giuseppe egli manifesta di non essere degno, ma gli chiede di ottenere dalla sua Sposa Immacolata uno sguardo compassionevole. Dopo la risposta positiva di San Giuseppe, egli si rivolge alla Madonna, che lo accoglie in modo ultra-materno. Egli quindi chiede la sua mediazione per arrivare fino al Bambino Gesù. Costui si ritiene indegno, e canta dall’esterno della grotta, senza osare entrarvi: “Perfino il bue è degno di essere lì dentro, perché è nell’ordine divino. Io, invece, sono un peccatore, ho rotto l’ordine creato da Dio. Non sono degno di avvicinarmi. Se, però, voi Madre mia, mi coprirete col vostro manto, io oserò tutto”. La Madonna lo ricopre, egli entra e, prostrato, recita un Confiteor. Il Bambino Gesù sorride, gli
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Il secondo tipo di penitente è quello del peccatore impantanato nel peccato, che vorrebbe uscirne ma non ne trova la forza. In fondo non vuole, perché sa che se lo volesse davvero, troverebbe il coraggio. Ma almeno egli si avvicina alla grotta e, da lontano, canta alla Madonna che gli dia un cenno. Egli sa che non ha un vero pentimento, e che è sommerso nel peccato. Ma prova tristezza e ha speranza. Da lontano chiede alla Madonna, che con un semplice gesto potrebbe muovere le montagne, che smuova i monti della sua anima e instilli in lui un vero pentimento. Invitato dalla Madonna, egli si avvicina, e il Bambino Gesù gli sorride. Egli è perdonato e se ne va contrito, verso una vita di penitenza.
Io mi ricordo delle Messe di Natale a San Paolo. Si usciva di notte, con le strade deserte e silenziose, le famiglie che andavano alla Messa di mezzanotte in una chiesa tutta illuminata. C’era una grande ma tranquilla gioia. Ricordo che sentivo un’enorme grazia che scendeva dal più alto dei Cieli. Era una grazia dolcissima, e di una tale qualità che riempiva le persone con due disposizioni spirituali, apparentemente incompatibili ma che, in realtà, convivevano meravigliosamente. Da una parte un raccoglimento che portava alla meditazione, dall’altra parte un rapimento che portava alla contemplazione del sublime. Di niente nella mia infanzia ho tanta nostalgia quanto dell’aroma di questa grazia del Natale. Come sarà questa grazia nel Regno di Maria?
Prima di tutto, io sono sicuro che questa grazia ritornerà. Ma dovrà essere diversa da quella precedente, poiché San Luigi Maria Grignion di Montfort dice che i santi del Regno di Maria sorpasseranno quelli precedenti come i cedri del Libano superano gli arbusti. Nessuno può prevedere quale sarà lo splendore della grazia del Regno di Maria. Con parole magnifiche, il Montfort prevede il Regno di Maria, ma non lo descrive. Perché vi è qualcosa che supera qualunque idea possiamo formulare.
Nei giorni nostri, i tormenti dei giusti, per esempio col dilagare del progressismo nella Chiesa, hanno superato qualunque prevedibile mi-
“Io sono sicuro che la grazia della civiltà cristiana ritornerà. Ma dovrà essere diversa da quella precedente, poiché San Luigi Maria Grignion di Montfort dice che i santi del Regno di Maria sorpasseranno quelli precedenti come i cedri del Libano superano gli arbusti”
sura. E se questa è la sofferenza dei giusti, tale è anche la sofferenza della Madonna, che previde tutto ciò e ne soffrì. A una sofferenza senza proporzione e senza alcun precedente, deve per forza seguire una glorificazione e una gioia senza proporzione e senza precedente.
Per esempio, quando io sono entrato nel movimento cattolico, nel 1928, non avrei assolutamente nemmeno osato prevedere l’attuale situazione di crollo e di umiliazione della Santa Chiesa. Se qualcuno allora mi avesse detto “verrà tale o talaltra situazione”, io gli sarei saltato addosso, non potendo tollerare una simile empietà. Poco a poco, però, la Chiesa si è inabissata in questa terribile situazione… E noi ci ritroviamo nel vortice dell’orrore. Ebbene, io dico: verranno cose di gran lunga peggiori!
arbusto. Sarà il frutto di anime senza nessun egoismo, che vogliono soltanto cantare la sublimità del grande fatto: è nato il Salvatore! È nato il Regno di Maria!
* Parole tenute durante una cena con soci e cooperatori della TFP brasiliana, il 5 gennaio 1989. Tratto dalla registrazione magnetofonica, il testo conserva la struttura del linguaggio parlato, ed è senza revisione dell’autore.
A tale orrore deve corrispondere, simmetricamente, uno splendore quale non si è mai visto. Come sarà la prima notte di Natale del Regno di Maria! Ho l’impressione che pioveranno tali grazie, che ci lasceranno allibiti. Sulla scia di queste grazie, come saranno le musiche di Natale? Ho l’impressione che ci sarà una comunicazione col mondo angelico quale non si è mai vista. Gli angeli canteranno con noi. Come sarà quella musica? Come sarà quella poesia? È impossibile fare delle previsioni. Possiamo soltanto dire che sarà più bella di tutte le musiche e di tutte le poesie precedenti, come un cedro del Libano è superiore a un
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Madonna di Guadalupe
La Madonna di Guadalupe Dal 9 al 12 dicembre 1531, la Madonna apparve all’indigeno Juan Diego sulla collina di Tepeyac, in Messico. La Santissima Vergine parlò nella sua lingua madre, il náhuatl. Come prova dell’apparizione, la Madonna lasciò la Sua immagine miracolosamente impressa su un telo. Ecco il dialogo tra la Madonna e Juan Diego.
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a prima apparizione avvenne il 9 dicembre del 1531. Juan Diego veniva da Cuautitlán a Santiago Tlatelolco per ascoltare la Messa in onore della Vergine Maria. Arrivò all’alba alla collina Tepeyac e mentre passava, sentì una musica simile al canto di tanti bellissimi uccelli, si fermò ad ascoltarla; A volte le voci dei cantori erano silenziose, e sembrava che la montagna rispondesse a loro. Il loro canto, molto leggiadro e delizioso, supera quello di tutti i simpatici uccelli che cantano. Juan Diego si fermò a vedere e disse a se stesso: “Per caso sono degno di ciò che sento? Forse sogno? Mi alzo dal sonno? Dove sono? Forse nel paradiso terrestre, dove i vecchi, i nostri anziani, se ne andarono? È già il cielo?” Guardava ad est, sopra la collina da cui proveniva il prezioso canto celeste e questo improvvisamente cessò e silenzio fu fatto. Ad un tratto sentì una voce che lo chiamava da sopra la collina e diceva: “Juanito, Juan Dieguito”.
Juan Diego osò andare dove era chiamato; molto felice, salì sulla collina. Quando raggiunse la
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vetta, vide una Signora di singolare bellezza, che era lì in piedi e che gli disse di avvicinarsi. Venendo alla sua presenza, rimase meravigliato dalla sua grandezza sovrumana: la sua veste era radiosa come il sole; la rupe su cui poggiava diffondeva splendori come le pietre preziose, e brillava la terra come l’arcobaleno, e faceva sembrare smeraldo le diverse erbe che vi crescevano; il suo fogliame, turchese fine; e i suoi rami e le sue spine brillavano come oro. Juan Diego si mise dinnanzi a lei e ascoltò le sue parole suadenti ed educate. Madonna: “Figlio mio, che amo teneramente, come un figlio piccolo e delicato, dove stai andando?” Juan Diego: “Mia nobile Signora e Bambina, devo venire a casa tua in Tlatilolco per le cose divine che i nostri Sacerdoti, delegati di Nostro Signore, ci danno e insegnano”.
Madonna: “Sappiate e comprendete, voi, ultimi dei miei figli, che io sono la Vergine Santa Maria, Madre del vero Dio per mezzo del quale si vive, Signore del cielo e della terra. Desidero ardentemente che qui sia eretto un tempio per me per mostrare e dare tutto il mio amore, compassione, aiuto e difesa, perché sono la tua pia Madre; a voi, a tutti voi insieme abitanti di questa terra e agli altri miei amanti che Mi invocano e confidano in Me; per ascoltare lì i loro lamenti e per rimediare a tutte le loro miserie, sofferenze e dolori. E per compiere ciò che la mia clemenza intende, andate al palazzo del Vescovo del Messico e ditegli come vi mando a manifestargli ciò che tanto desidero, che qui nella pia-
nura si costruisca un tempio: gli direte puntualmente ciò che avete visto e ammirato, e ciò che avete udito. Siate certi che vi ringrazierò bene e pagherò per questo, perché vi renderò felici e meriterete molto; che ricompenserò il lavoro e la fatica con cui procurerai ciò che ti affido. Guarda che hai già ascoltato il mio comando, figlio mio il più giovane, vai e metti tutto il tuo sforzo”. Juan Diego: “Signora mia, adempirò il tuo incarico; per ora ti saluto, sono il tuo umile servitore”.
Seconda apparizione. Juan Diego ritorna dal palazzo vescovile, lo stesso giorno nel pomeriggio. La Beata Vergine lo aspettava.
Juan Diego: “Mia carissima Regina e Altissima Signora, ho fatto come mi avete ordinato, e, anche se non ho potuto parlare al Signor Vescovo se non dopo molto tempo, gli ho comunicato il vostro messaggio, come mi avete ordinato; mi ha ascoltato con gentilezza e attenzione; ma, dai suoi modi e dalle domande che mi fece, capii che non mi aveva dato credito; perciò ti prego di affidare ciò a una persona degna di rispetto, e nella quale si possa credere, perché sai bene, mia Signora, che quest’affare che mi mandi non è per me; perdona, mia Regina, la mia audacia, se mi sono allontanato dal rispetto dovuto alla tua grandezza; che io non abbia meritato la tua indignazione, né ti abbia scontentato con la mia risposta”.
Juan Diego: “Mia amatissima Signora, un tuo servo, mio zio, è malato, e io andrò subito alla chiesa di Tlaltelolco, per portare un prete a confessare e ungerlo, e, dopo aver fatto questo, tornerò in questo luogo per obbedire al tuo ordine. Perdonatemi, vi prego, mia Signora, e abbiate un po’ di pazienza, ritornerò domani immancabilmente”.
Madonna: “Ascolta, figlio mio, ciò che sto per dirti: non ti angosciare per nulla, né temere malattie o alcun altro incidente doloroso. Non sono qui, che sono la tua Madre? Non sei sotto la mia protezione e il mio sostegno? Non sono la vita e la salute? Non sei sulle mie ginocchia e non cammini da solo? Hai bisogno di altro? Non preoccuparti della malattia di tuo zio, questa volta non morirà ed è sicuro di essere già guarito”.
Madonna: “Senti, figlio mio più giovane, comprendi che ci sono molti miei servi e messaggeri, ai quali posso affidare per portare il mio messaggio e fare la mia volontà; ma è assolutamente necessario che tu stesso chieda ed aiuti, e che con la tua mediazione la mia volontà sia adempiuta. Ti prego molto, figlio mio il più giovane, e con rigore ti comando, che anche domani tu vada a vedere il Vescovo”.
Juan Diego ritorna dal vescovo e il prelato pretende un segno dell’apparizione. La Madonna gli ordina di ritornare sul Tepeyac per soddisfare il desiderio del vescovo. Ma Juan Diego, avendo bisogno di chiamare il sacerdote per suo zio, gravemente ammalato, deviò dal cammino concordato, certo che la Beata Vergine non lo avrebbe visto. Ma ecco che la Madonna gli appare in un altro luogo.
Madonna: “Dove stai andando, figlio mio, e perché hai intrapreso questa strada?”
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Madonna di Guadalupe
Nostra Signora di Guadalupe: virtù e nobiltà
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di Plinio Corrêa de Oliveira
iguardo a questo grandioso evento si possono fare molti commenti. Credo che il più interessante sia uno su cui si è insistito poco: l’atteggiamento e il linguaggio di Juan Diego nei confronti della Madonna.
Tante persone meritevoli hanno fatto validi commenti sul miracolo di Guadalupe: la Madonna che si compiace nell’apparire agli umili; che cerca persone semplici per mandare messaggi ai grandi; che si mostra alle anime caste perché siano sue portavoce, e via dicendo. Sono commenti bellissimi, sui quali però mi sembra che non vi sia alcun motivo particolare per insistere questa sera.
Per me, invece, il linguaggio e l’atteggiamento dell’indiano verso la Madonna hanno un sapore straordinario! La Madonna lo tratta come figlio di una
nazione che va in declino, come membro di un popolo che sta scomparendo, ma lui è un’anima pura, un’anima semplice. La Madonna lo tratta con un affetto straordinario, quasi come si tratterebbe un bambino. Da un lato, vediamo la predilezione della Madonna per le anime grandi, eroiche, che compiono imprese storiche. Siccome, però, Ella ama ogni forma di bellezza e di virtù, vediamo dall’altro lato l’amore che ha per le anime semplici, piccole, tutte concentrate in Lei al punto di dimenticare se stesse. A queste anime la Madonna parla con una tenerezza del tutto particolare. Poi c’è l’atteggiamento di Juan Diego nei confronti della Madonna. Egli parla come un vero cortigiano, saluta la Madonna, le chiede come sta, se sta bene... Poi descrive il fallimento della missione che
L’arcivescovo di Messico, Juan de Zumárraga, riceve la tilma da san Juan Diego
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Se la civiltà occidentale ha sviluppato la buona educazione, la nobiltà, la signorilità, la grazia, il tono aristocratico a un livello cui nessuna civiltà era mai arrivata, è perché c’è stata una Civiltà cristiana medievale dove queste cose sono nate e si sono sviluppate
(Cattedrale della Città di Messico)
la Madonna gli aveva affidato presso l’arcivescovo. Si comporta da vero diplomatico, spiegando il motivo umano di tale fallimento. Allo stesso tempo esprime il desiderio di non apparire, di non brillare. Vedete quante qualità spirituali entrano in gioco!
La Madonna apprezza il suo atteggiamento, sorride di fronte alla sua proposta, ma non la accetta. Al contrario, esige che ritorni dall’arcivescovo. Juan Diego, obbediente, ritorna, perché non è pigro, non resiste, è figlio dell’obbedienza. Hai ricevuto un ordine? La Madonna lo vuole davvero? Allora ritorna! Io vorrei rilevare un principio: dove c’è autentica virtù, fioriscono la delicatezza, la cortesia e le maniere nobili. Al contrario, dove si spegne la virtù, scompaiono i costumi nobili, la delicatezza e la cortesia...
Profondamente virtuoso, Juan Diego sa come mostrare delicatezza nei modi, egli sa trattare la Madonna con rispetto, con vera nobiltà. Al contrario, se non avesse virtù, potrebbe anche essere un nobile, ma non tratterebbe la Madonna con vera nobiltà.
Ciò solleva un punto essenziale: se la civiltà occidentale ha sviluppato la buona educazione, la nobiltà, la signorilità, la grazia, il tono aristocratico a un livello cui nessuna civiltà era mai arrivata, è perché c’è stata una Civiltà cristiana medievale dove queste cose sono nate e si sono sviluppate, perdurando anche dopo la fine di quell’epoca. Ci fu un momento storico di grande virtù, di grande pietà, dove le anime erano avide di nobiltà di trattamento, di delicatezza, di grandezza. E come i costumi nascono dal profondo desiderio delle anime buone, da lì è germogliata – nel suolo sacro dell’Europa cristiana – tutta la cortesia occidentale, figlia di questa pietà e di questa virtù.
Quando arrivò la Rivoluzione, che sconvolse la vita spirituale dell’Europa, quando i principi egualitari penetrarono nello spirito europeo, iniziò immediatamente la decadenza. Perché? Perché Rivoluzione, egualitarismo, mancanza di delicatezza e mancanza di nobiltà di costumi sono cose correlate. Chi è egualitario non può avere nobiltà di costumi, né delicatezza di sentimenti. Chi è egualitario ha dentro di sé il contrario. Egli è egoista, brutale, tende al regime di massa, non vuole riconoscere i meriti e le qualità degli altri ma, al contrario, vuole assoggettare ogni vita sociale e ogni convivenza umana con un’uguaglianza dura, fredda e rozza. Col declino della virtù, declinò pure il tono aristocratico dell’Europa, lasciando penetrare quella cosa mostruosa che è lo stile hollywoodiano, che è esattamente egualitarismo e mancanza di elevazione nel trattamento. Ma c’è di più. Come fase successiva della Rivoluzione, abbiamo l’egualitarismo sovietico totale, la crudeltà sovietica, la brutalità sovietica che è l’estremo opposto di quella delicatezza germinata nell’anima verginale, soprannaturale e delicata del nostro buon Juan Diego.
Voi capite, dunque, quanto la cortesia e il tono aristocratico siano figli della Chiesa cattolica, apostolica e romana. E come, al contrario, i modi banali, vili, egualitari, brutali siano frutto della Rivoluzione e del demonio.
Ecco un commento sui modi e sull’animo di questo buon Juan Diego. Che Nostra Signora di Guadalupe preghi per noi! TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 31
Madonna di Guadalupe
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Gli occhi della Madonna
a Madonna di Guadalupe è un miracolo permanente. A cominciare dalla tilma, fatta di un materiale che avrebbe dovuto marcire secoli fa e che, invece, si conserva intatto. Vi è, poi, la questione dell’immagine stessa, fatta di pigmenti non contenenti alcun elemento conosciuto dall’uomo. Non ci sono tracce di pennellate. L’aspetto più impressionante, però, sono gli occhi, che si comportano come umani. Nel 1929 il fotografo Alfonso Marcué scoprì nell’occhio destro della Madonna la figura di un uomo con barba (foto sopra). Si pensò subito a Juan
Diego. Nel 1951, l’artista José Carlos Salinas Chávez scoprì la stessa immagine sull’occhio sinistro della Madonna, nella posizione corrispondente. Nel 1956, lo scienziato messicano Javier Torroella Bueno fece un primo Rapporto, mostrando come gli occhi della Madonna si comportavano come se fossero vivi, secondo le leggi di Purkinje-Samson: formavano cioè tre diversi fuochi.
Dal 1979 si cominciò ad analizzare gli occhi della Vergine con le nuove tecniche della digitalizzazione e micro-digitalizzazione aiutata dal computer. Il risultato fu sorprendente. Finora sono state rinvenute nella retina della Madonna ben 13 figure: un indigeno con barba (probabilmente Juan Diego), un anziano che rassomiglia all’arcivescovo Juan de Zumárraga, una donna nera (probabilmente una domestica), un giovane (probabilmente l’interprete Juan González), una signora con un bambino fra le braccia e altre. Tutte queste figure corrispondono a personaggi reali che si trovavano di fronte a Juan Diego quando questi aprì la tilma, che ha impressa l’immagine della Madonna. Un po’ come per la Sacra Sindone, gli studi scientifici sulla tilma scoprono cose sempre più sorprendenti. Ci troviamo di fronte a un miracolo permanente.
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La Madonna di Guadalupe e l’inculturazione
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l 9 dicembre 1531, e poi in altre quattro occasioni nei giorni successivi, sul colle del Tepeyac vicino a Tenochtitlán, attuale Città del Messico, la Santa Vergine apparve a un giovane indigeno, oggi canonizzato: Juan Diego Cuauhtlatoatzin: “Juanito, il più piccolo dei miei figli, io sono la sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio per cui tutto vive, e voglio mostrare tutto il mio amore, compassione, ausilio e difesa per gli abitanti di queste terre”. Era l’inizio dell’evangelizzazione del Messico.
Faceva parte della mitologia azteca l’attesa del ritorno di Quetzalcoatl, il Dio-Serpente piumato. La data, secondo le profezie, coincideva con l’anno 1519. Così, quando il conquistador Hernán Cortés si presentò, l’imperatore Montezuma lo accolse come una divinità. Dieci anni dopo, la stessa Madre di Dio apparve per sigillare l’unione fra i due popoli.
La Madonna si presentò come una giovane donna meticcia, adornata con attributi indigeni e spagnoli, quasi a indicare la via “inculturata” scelta dalla Provvidenza per l’evangelizzazione del Nuovo Mondo. Parlava in nahuatl, non in spagnolo; portava i cappelli sciolti, che nei costumi aztechi indicava verginità, ma, allo stesso tempo, portava attorno al petto il nastro (in spagnolo cinta), che ne indicava la gravidanza; posava i piedi sulla luna, come Regina di quelle terre, poiché in nahuatl Metz-xic-co vuol dire “al centro della luna”; i fiori ai suoi piedi sono Nahuin Olli, simbolo azteca della presenza divina; l’angelo che la sorregge ha le ali con i colori del tzinitzcan, uccello di buon augurio.
Sopra, la Madonna di Guadalupe come appare sulla tilma miracolosa Sotto, la vera effigie di San Juan Diego
Gli indigeni videro in Lei Tonantzin, la Madre di Dio, che veniva a mostrare il Vero Dio, Gesù Cristo. La Madonna era gravida dell’Uomo-Dio, ma era anche gravida del nuovo popolo messicano che stava per nascere. Non a caso, la prima cronaca delle apparizioni – Nican Mopohua – fu redatta in nahuatl nel 1556, mentre Juan Diego era ancora vivo, ed era destinata specialmente agli indigeni.
Fu così che, sotto la protezione della Madonna di Guadalupe, gli indios si convertirono in massa. “Vedevamo scene che non si vedevano sulla terra dai tempi dell’Antico Testamento”, scrisse il cronista fra Bernardino di Sahagún, dopo aver battezzato più di diecimila indigeni in un solo giorno. Dichiara mons. Eduardo Chávez, postulatore della causa di Juan Diego: “Per me, il Messico nasce il 12 dicembre 1531, perché la Madonna prende l’indigeno e lo spagnolo, e da qui manda un messaggio a tutto il mondo. Parla in nahuatl, è stampata su un tilma nahuatl, il suo messaggero è un indiano tolteco. Lei assume la mentalità indigena per dare il messaggio di Gesù come vero Dio vivente. Ma non trascura gli spagnoli, poiché appare come l’Immacolata Concezione, che gli ispanici conoscevano perfettamente”.
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Inghilterra
Missione a Londra A proposito di un libro, riflessioni sul mistero inglese
di Augusto de Izcue
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Nel 1911, per la prima volta dalla Riforma protestante, la Santa Sede (san Pio X) inviò a Londra una Missione Pontificia per partecipare alla incoronazione del Re Giorgio V. Tale atteggiamento conciliatorio da parte del Vaticano, frutto di trattative diplomatiche, fu a sua volta accolto con segni di squisita cortesia da parte della Corte di Saint James. Quale era il significato di un tale scambio di gesti amichevoli? Un libro di memorie appena pubblicato del Conte Medolago Albani, membro della Missione, ci permette di riflettere sull’Inghilterra.
(John Henry Frederick Bacon, The Coronation of King George V, Palace of Westminster)
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Inghilterra
ella storia moderna, l’Inghilterra protestante non ha fatto bella figura. Anzi. Dalle sanguinarie persecuzioni contro i cattolici all’epoca di Elisabetta I e di Oliver Cromwell fino alla guerra globale – misto di imprese militari e di pirateria – mossa contro l’impero spagnolo. Dalle vessazioni nei confronti dei clan cattolici delle Highlands, fino alla Glorious Revolution del 1688, che escluse i cattolici dal Trono, l’Inghilterra protestante si è comportata come un vero flagello. Non dimentichiamo che fino al 1829 i cattolici erano esclusi dalle cariche pubbliche. E che l’Irlanda dovette aspettare fino al 1921 per riacquistare l’indipendenza e, quindi, la libertà religiosa. La pagella della “perfida Albione” è pesantissima, come lo sono i suoi conti al cospetto di Dio.
Ciò porta talune persone a esprimere nei confronti della Gran Bretagna un giudizio ostile, assoluto e inappellabile. Giustificato per certi versi, questo giudizio tuttavia non prende in considerazione ciò che uno scrittore una volta chiamò “the mystery of England”: l’evidente predilezione della Divina Provvidenza per questo popolo al quale, come a un figliolo prodigo e traviato ma pur sempre amato, ha più volte promesso la conversione secundum magnam misericordiam tuam. E qui entriamo in una logica superiore, appunto quella provvidenziale, che non sempre combacia con quella mondana.
L’Inghilterra è stata solennemente consacrata alla Madonna dal re Riccardo II nel 1381, ed è tradizionalmente chiamata “Our Lady’s Dowry” (Dote della Madonna). Fino alla pseudo-Riforma, i sovrani inglesi facevano un pellegrinaggio al Santuario nazionale di Walsingham – la “Nazareth britannica” – per rinnovare la consacrazione. Nonostante le vicissitudini storiche, sembra che la Madre di Dio non ha voluto rompere questo legame.
L’albero inglese tornerà alle sue radici cattoliche
“L’estrema corruzione e la malvagità della nazione inglese hanno provocato la giusta collera di Dio. Quando la malvagità sarà arrivata all’apice, Dio nella sua ira manderà al popolo inglese degli spiriti maligni che lo puniranno e lo affliggeranno con grande severità, separando l’albero verde dalla sua radice per la lunghezza di tre furlong. Alla fine, però, lo stesso albero, per la compassione e la misericordia di Dio, e senza alcun aiuto da parte delle autorità inglesi, ritornerà alle sue radici, rifiorirà e porterà abbondante frutto”.
Ecco quanto veniva misticamente rivelato al re Sant’Edoardo il Confessore nel gennaio 1066, secondo quanto racconta Sant’Ælred, vescovo di Rievaulx, nello Yorkshire. È la prima di molte profezie sulla conversione dell’Inghilterra. Più noto è il sogno di san Domenico Savio nell’Oratorio di Valdocco nel 1850, raccontato dallo stesso Don Bosco, nel quale egli vide un Pontefice con una torcia sfolgorante che rischiarava le pianure dell’Inghilterra, fino a quel punto coperte dalle tenebre: “Man mano che [il Papa] avanzava, le tenebre Madonna di Walsingham, Patrona dell’Inghilterra. Il Reame fu a Lei consacrato come Dote nel 1381
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Sant’Edoardo il Confessore: “Alla fine, per la compassione e la misericordia di Dio, l’albero ritornerà alle sue radici, rifiorirà e porterà abbondante frutto”
a poco a poco sparivano e il popolo era inondato da tanta luce che sembrava fosse mezzogiorno”. Possiamo anche menzionare la profezia del Santo Curato d’Ars che, nel 1854, dichiarò dopo un’estasi: “Sono sicuro che la Chiesa d’Inghilterra recupererà il suo antico splendore”.
Durante l’apparizione di La Salette, la Madonna predisse: “Una grande nazione del Nord dell’Europa, oggi protestante, si convertirà e, a sua volta, porterà alla conversione di altre nazioni del mondo”. È stato sempre inteso che la Madre di Dio si riferisse proprio all’Inghilterra. San Paolo della Croce fu chiamato dalla Provvidenza a trascorrere i suoi ultimi anni in preghiera e penitenza per la conversione dell’Inghilterra. Un frutto della sua dedizione fu la fondazione della Society for the Conversion of England, ad opera del sacerdote passionista Ignatius Spencer.
Nella sua celebre opera Interpretatio Apocalypsis, il venerabile Bartolomeo Holzhauser scrisse: “Dopo che la desolazione avrà raggiunto il suo apice in Inghilterra, la pace sarà ristabilita e l’Inghilterra ritornerà alla fede cattolica con maggiore fervore che mai”.
Perciò la Chiesa, pur ribadendo la ferma condanna alle dottrine protestanti e alle persecuzioni contro i cattolici da esse ispirate, ha sempre mostrato una paternale sollecitudine nei confronti del popolo inglese. “Vogliamo che l’illustre nazione Inglese riceva da Noi una testimonianza della Nostra affettuosissima sollecitudine”. Con queste parole Leone XIII apriva la Lettera Apostolica Amantissimae Voluntatis, indirizzata “agli Inglesi che cercano il regno di Cristo nell’unità della Fede”. Questo, secondo il Papa, è stato l’atteggiamento costante della Chiesa: “Il Nostro amore e la Nostra sollecitudine verso di voi hanno illustri precedenti nelle azioni dei PonteTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 37
Inghilterra
fici Nostri antecessori”. Il Pontefice chiude la sua Lettera con una preghiera per la conversione dell’Inghilterra, che riportiamo in un riquadro.
Un malessere mai sopito
Senza entrare in un’analisi che eccederebbe di molto il presente articolo, per chi studia le cose d’oltre Manica con una certa profondità, è chiaro che, nell’intimo dell’anima inglese, crepita un malessere mai sopito, una sorta di profonda nostalgia della Casa paterna acuita da un celato rimorso. In diverse occasioni nella storia recente, questo sentimento è affiorato e, illuminato dalla grazia divina, ha suscitato ondate di conversioni verso la Chiesa cattolica che, man mano, si sono trasformate in valanghe.
cattolici alle cariche pubbliche. Nel 1851, con la nomina del cardinale Nicholas Wiseman come arcivescovo di Westminster, il beato Pio IX ricostituì la gerarchia cattolica in Inghilterra. Nel 1871 l’Universities Test Act riammise i cattolici nelle università. Negli anni Venti, in seguito alla richiesta di molti vescovi anglicani, si avviarono le Conversazioni di Malines, note in ambito inglese come Anglican-Roman Catholic Dialogue, per cercare un’intesa. Da parte britannica partecipò Lord Halifax. Da qui nacque, nel 1967, l’Anglican-Roman Catholic International Commission.
Il sentimento filo-cattolico era allora così forte che, nel 1971, una Lettera aperta a Papa Paolo VI, sottoscritta da cinquantasette figure eminenti della
Il Movimento di Oxford portò nel seno della Chiesa figure del calibro di San John Henry Newman (sin.) e Henry Edward Manning (dx.), e alla formazione di quella corrente filo-cattolica nella Chiesa d’Inghilterra nota come Anglo-Catholic Fu un periodo di grande fermento religioso
La prima ondata fu quella del cosiddetto Movimento di Oxford, iniziato negli anni Trenta del XIX secolo. Cercando la coerenza nella Fede, un gruppo di docenti legati alla celebre università cominciò a studiare la Patristica e la storia dei Concili, giungendo quindi alla conclusione che l’unica vera Chiesa è quella Cattolica Romana. Iniziarono così le conversioni, che portarono nel seno della Chiesa figure del calibro dei cardinali John Henry Newman e Henry Edward Manning, e alla formazione di quella corrente filo-cattolica nella Chiesa d’Inghilterra nota come Anglo-Catholic.
Fu un periodo di grande fermento religioso. Nel 1829 il Catholic Emancipation Act riammise i 38 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013
vita culturale inglese, chiedeva di permettere la Messa in rito romano antico, rigettando quindi il Novus Ordo. Paolo VI accolse la richiesta. Era il cosiddetto “Indulto di Agatha Christie”, dal nome della famosa scrittrice, che firmò la petizione
Più recentemente, la profonda crisi in cui versa la Chiesa d’Inghilterra, dopo l’accettazione degli omosessuali e la nomina di donne alle cariche ecclesiastiche, sta spingendo verso la conversione un crescente numero di anglicani, compresi numerosi vescovi e vicari. Perfino l’arcivescovo di Londra e il confessore della Regina Elisabetta si sono convertiti. Per accoglierli, nel 2009 Benedetto XVI ha scritto l’Anglicanorum Coetibus, “circa l’istituzione di or-
Foto ufficiale della Missiona Pontificia. Da sinistra in piedi: Conte Francesco Bezzi Scali, guardia nobile. Capitano Forbes, addetto inglese alla Missione. Conte Stanislao Medolago Albani, cameriere segreto di Sua Santità. Seduti: Mons. Eugenio Pacelli, sottosegretario della Congregazione Affari ecclesiastici straordinari. Mons. Gennaro Granito di Belmonte, inviato speciale, capo della delegazione pontificia
dinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la chiesa cattolica”.
È risaputo che ci sono migliaia di anglicani pronti a dare il passo, ma sono dissuasi dal caos regnante nella stessa Chiesa cattolica. Temono di saltare dalla padella alla brace. Gli analisti sono d’accordo sul fatto che, se la situazione nella Chiesa fosse normale, la valanga delle conversioni sarebbe inarrestabile.
Missione a Londra
Su questo sfondo assumono il loro pieno significato diversi passaggi di un libro pubblicato lo scorso anno dalla D’Ettoris Editori: «Missione a Londra. Diario di un Cameriere segreto del Papa, Stanislao Medolago Albani», a cura di Luisa Maddalena Medolago Albani, pronipote di Stanislao. L’opera raccoglie
la fitta corrispondenza del Conte Medolago Albani durante una missione diplomatica a Londra.
Nel 1911, per la prima volta dalla Riforma protestante, la Santa Sede (san Pio X) inviò a Londra una Missione Pontificia per partecipare alla incoronazione del Re Giorgio V. La Missione era composta da mons. Gennaro Granito di Belmonte, mons. Eugenio Pacelli, il conte Stanislao Medolago Albani e il conte Francesco Bezzi. “Dopo quasi quattro secoli, siamo di fronte a un fatto di portata storica”, commenta la curatrice.
Papa S. Pio X voleva in ogni forma assecondare il clima filo-cattolico che si era andato creando in Gran Bretagna, e incitava i cattolici in questo senso. La Missione, scriveva nel 1911 don Emanuele Riva al conte Medolago, “dimostra ancora quale sia la strada che il S. Padre vuole che si batta dai cattolici”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 39
Inghilterra
Preghiera alla Santissima Vergine per i fratelli inglesi
O
beata Vergine Maria, Madre di Dio, nostra Regina e Madre dolcissima, rivolgi benigna i tuoi occhi all’Inghilterra, che viene chiamata “Dote” tua, e rivolgili a noi, che riponiamo in te tutta la nostra fiducia.
Attraverso di te ci è stato donato Cristo Salvatore del mondo, perché in lui stesse salda la nostra speranza; e da lui tu ci sei stata donata, perché attraverso te la nostra speranza fosse accresciuta.
Orsù dunque, prega per noi, o Madre dolorosa che ci accogliesti come figli presso la Croce del Signore; intercedi per i fratelli dissidenti, perché con noi siano uniti, nell’unico vero Ovile, al sommo Pastore, Vicario in terra del tuo Figlio.
Prega per noi tutti, o Madre piissima, perché attraverso la fede, feconda di buone opere, noi possiamo meritare tutti di contemplare, assieme a te, Dio nella patria celeste e di lodarlo nei secoli. Amen. (Leone XIII)
(Castello di Lindisfarne, sull’“Isola dei Santi”, fulcro del cattolicesimo inglese)
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Il Duca di Connaught, fratello del Re Giorgio V, preposto per accompagnare la Missione Pontificia
Tale atteggiamento conciliatorio da parte del Vaticano, frutto di trattative diplomatiche portate avanti dal Segretario di Stato cardinale Rafael Merry del Val (rampollo di famiglie spagnole e inglesi), fu a sua volta accolto con segni di squisita cortesia da parte della Corte di Saint James, a testimoniare il grande interesse della Corona britannica nel mantenere buoni rapporti con la Chiesa cattolica. Un interesse sicuramente dettato da calcoli politici, d’altronde legittimi, ma anche per presentarsi sotto una luce favorevole di fronte al crescente movimento filo-cattolico nel Regno Unito. La Corte moltiplicò i gesti di benevolenza nei confronti degli inviati di san Pio X. Passo a narrare alcuni passaggi.
Arrivo alla Stazione Victoria. A ricevere la Missione Pontificia alla Stazione Victoria c’era nientemeno che S.A.R. il Duca di Connaught, fratello del Re. La Missione fu portata in carrozze di Corte fino al palazzo del Duca di Norfolk, il principale aristocratico di fede cattolica. Sarà sempre il Duca di Connaught ad accompagnare la Missione Pontificia alla stazione per il viaggio di rientro.
Udienza con i sovrani e cambio nel giuramento. Il giorno dopo, la Missione fu portata in carrozza al palazzo di Buckingham per l’udienza reale. Dettaglio importante: la Missione Pontificia fu la prima a essere presentata ai Sovrani. Scrive Stanislao: “Monsignor di Belmonte pronuncia un breve discorso di circostanza, accennando alla soddisfazione provata dal Santo Padre per la modificazione portata al giuramento”. Si riferiva al giuramento dell’incoronazione, dal quale, per soddisfare il Vaticano, era stata cancellata la parte in cui il Sovrano si impegnava a osteggiare il dogma cattolico.
Rottura di protocollo. Quella sera, al banchetto reale, i Sovrani fanno uno strappo al protocollo per venire incontro a mons. di Belmonte, con cui intrattengono una lunga conversazione: “La Regina stessa è venuta a cercare Monsignor di Belmonte, raggiunta tosto dal Re. La coppia reale si intrattenne un pezzetto col delegato del Papa, ed il Re espresse il pensiero che era suo vivo desiderio che fossero contenti i molti milioni di cattolici suoi sudditi”. Alla destra del Principe. Il giorno dopo, alla cena offerta dal Duca di Connaught alle principali delegazioni, mons. di Belmonte è seduto alla destra di
Sua Altezza Reale, passando avanti anche ai Principi reali. Commenta Stanislao: “Qui si vede una speciale considerazione per l’inviato della S. Sede”.
L’incoronazione. La Missione Pontificia non poteva assistere alla cerimonia dell’incoronazione, trattandosi di un rito protestante svolto all’interno dell’Abbazia di Westminster. Viene quindi allestita una tribuna speciale di fronte all’abbazia, in primo posto. Passando in carrozza, il Re fa un accenno amichevole a mons. di Belmonte. Due giorni dopo, in un contatto privato, lo stesso Giorgio V ribadì che egli aveva voluto distinguere il legato pontificio, quasi a compensarlo per la mancata partecipazione alla cerimonia stessa.
Garden Party. Non poteva mancare il Garden Party nel palazzo di Buckingham, al quale parteciparono i Sovrani e ben 85 membri di famiglie reali. E anche qui, il Re distinse la Missione Pontificia: “Appena [i Sovrani] videro Monsignor di Belmonte, gli si fecero incontro e rimasero a discorrere alcun tempo con lui, cosa che non fecero, a quanto mi fu riferito, con nessun altro”. Solenne Pontificale. Prima di partire, mons. di Belmonte celebrò un solenne Pontificale, seguito da un Te Deum. Numerosi gli aristocratici presenti, e non solo cattolici. C’era perfino qualche membro del Governo in divisa.
Torniamo ai giorni nostri. È risaputo che gli inglesi sono molto attaccati alle tradizioni e alle cerimonie. Ciò avviene anche in campo liturgico. La liturgia anglicana, per quanto priva di carattere sacramentale, tende a essere molto bella e solenne. Ecco perché gli anglo-cattolici si sentono attratti verso Roma più grazie al Vetus Ordo e alle antiche maniere ecclesiastiche, che non a quelle moderne sorte dopo il Concilio Vaticano II. Un apostolato all’insegna della Tradizione porterebbe molti frutti. Perché ci si ostina, oggi, a prendere invece la strada inversa? TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 41
Il mondo delle TFP
Malta: Rosario di riparazione e altre attività
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uest’anno, la manifestazione omosessualista nota come “Europride” si è tenuta a Malta. Militanti LGBTQ provenienti da tutto il continente sono convenuti a La Valletta per una settimana di incontri, festini trasgressivi e attività di propaganda. L’Associazione Pro Malta Christiana, consorella delle TFP, ha promosso diversi atti di riparazione, tra cui un Rosario pubblico tenutosi sulla centrale Parliament Square, alla presenza di una statua pellegrina internazionale della Madonna di Fatima.
Poi, ad ottobre, Pro Malta Christiana ha promosso il lancio in lingua maltese del best-seller mondiale «Fatima: tragedia o speranza?», di Antonio Augusto Borelli. La presentazione ha avuto luogo nella Sala Gonzi dell’Istituto Cattolico di Malta. Qualche giorno prima, il 13 ottobre, anniversario dell’ultima apparizione a Fatima, l’Associazione ha promosso una Santa Messa in rito romano antico, seguita dalla benedizione eucaristica, nella Chiesa della Madonna della Speranza.
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Budapest: presentazione di «Processo sinodale»
rganizzato dalla TFP austriaca, in collaborazione con diverse realtà cattoliche ungheresi, si è tenuta a Budapest la presentazione del libro «Processo sinodale. Un vaso di Pandora».
Presentato da Bela Teleki, ha parlato per primo Maciej Malewski, della TFP polacca, che ha offerto una visione d’insieme della campagna di diffusione del libro in tutto il mondo. È seguita una dotta esposizione del teologo Daniel Fülep, che ha spiegato le fondamenta dottrinali delle critiche che, in seguito, sarebbero state presentate riguardo al Sinodo sulla sinodalità. Infine, è intervenuto Julio Loredo, della TFP italiana e coautore del volume, che ha analizzato in dettaglio il documento conclusivo della prima sessione, “Relazione di sintesi”. Mentre molti erano concentrati sulla questione delle benedizioni alle coppie omosessuali, oppure sul problema dell’ordinazione delle donne, la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità ha sganciato una vera bomba riguardante la riforma della Chiesa. Nel documento di sintesi, vi sono tutti i connotati per la fondazione di una nuova Chiesa, diversa da quella cattolica. L’incontro si è tenuto nella Villa Barabás, e ha visto la partecipazione di una settantina di persone. Alla fine, un animato cocktail ha chiuso in bellezza una serata memorabile.
Il Parlamento ungherese, a Budapest TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2013 - 43
Il mondo delle TFP
Irlanda: Rosario di riparazione per Halloween
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ulla cima di Slane Hill, dove San Patrizio sfidò i druidi e convertì l’Irlanda, la TFP irlandese ha promosso un Rosario di riparazione per la festa di Halloween. Lungo i secoli, la Chiesa era riuscita a trasformare la celebrazione celtica pagana di Samhain nella festa della vigilia di Ognissanti, appunto All Hallows Eve. Con la modernità, invece, la ricorrenza è andata man mano perdendo ogni conotazione cattolica per acquisire toni non solo neopagani ma decisamente satanici. Dx.: Rosario di riparazione per le “benedizioni delle coppie LGBTQ” a Colonia, Germania
Sotto: Giovani della TFP Student Action Europe fanno un volantinaggio all’Università di Amsterdam
N
Germania
ella sede del settore giovanile della TFP tedesca, ad Aquisgrana, il sig. Mathias von Gersdorff ha presentato il libro «Processo sinodale. Un vaso di Pandora», del quale è coautore.
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Il Sinodo, ha affermato, apre un processo di riforma della Chiesa di cui è difficile prevedere lo sviluppo. A giudicare dalle intenzioni dei suoi promotori, però, l’obiettivo sembra essere la fondazione di una nuova Chiesa. In fondo, è il vecchio sogno del LinksKatholizismus (cattolicesimo progressista) riproposto nel Sinodo.
Stati Uniti: presentazioni del libro sul processo sinodale
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uori dall’Italia, forse in nessun altro paese il libro “Processo sinodale. Un vaso di Pandora” ha avuto tanto successo quanto negli Stati Uniti. Infatti, è proprio da questo Paese che sono arrivate alcune delle reazioni più consistenti contro il processo sinodale, a cominciare dal cardinale Raymond Burke e da mons. Joseph Strickland, già vescovo di Tyler. Dobbiamo anche a vaticanisti nordamericani alcune delle analisi più approfondite sul processo sinodale.
L’edizione americana del libro è stata presentata nel corso della National Conference della TFP americana, tenutasi nella sede centrale di Spring Grove, Pennsylvania. Sono poi seguite presentazioni in diversi città della Federazione. Negli Stati Uniti, il libro «Processo sinodale. Un vaso di Pandora» è stato finora presentato a Spring Grove, Houston, Dallas, Austin, Miami, Lafayette, New Orleans, Arlington, Baumont, Topeka, Sacramento, San José, Bakersfield, Los Angeles, Orlando, Washington DC Il libro si è classificato ai primi posti su Amazon, nella categoria “Christian Popes”
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Il mondo delle TFP
Ecuador: vittoria anticomunista
di Santiago Fernández Mentre gli osservatori prospettavano una facile vittoria della sinistra nelle elezioni presidenziali in Ecuador, a sorpresa ha vinto il candidato del centro-destra Daniel Noboa. Fra i fattori determinanti, la campagna contro il socialismo di Tradición y Acción, consorella delle TFP.
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sorpresa, ha vinto le elezioni presidenziali in Ecuador il candidato del centrodestra Daniel Noboa. Un’eventuale vittoria della sinistra, rappresentata da Luisa González, avrebbe preparato il ritorno dell’ex dittatore socialista Rafael Correa, rifugiatosi in Belgio per sfuggire a un processo per corruzione. Il che non gli ha impedito però di organizzare a distanza la cam-
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pagna elettorale, conclusasi con una sonora sconfitta. Il suo progetto prevedeva la convocazione di un’Assemblea Costituente, che lo avrebbe graziato e quindi richiamato alla presidenza nel 2025. Tutto è andato in fumo. Le lamentele sono arrivate da tutte le parti, poiché la sconfitta di González è la sconfitta del “socialismo bolivariano” che sognava di dominare il continente.
L’elezione di Noboa, personaggio secondario, è stata resa possibile dall’uccisione del candidato del centro-destra Fernando Villavicencio, che ha rivelato un piano di corruzione comandato da Correa, con la complicità perfino del narcotraffico. Ciò ha sconvolto il paese e ha unificato i partiti dell’opposizione, che hanno quindi concentrato le forze sul candidato di minoranza Daniel Noboa, portandolo alla vittoria.
Mentre alcuni hanno interpretato la sua vittoria come la definitiva sconfitta del socialismo, e hanno quindi abbassato la guardia, i giovani della Sociedad Ecuatoriana Tradición y Acción, consorella delle TFP, sono scesi nelle strade del Paese in una grande campagna contro il socialismo. In poco più di un
mese hanno visitato 23 città e 20 province avvertendo gli ecuadoriani dei pericoli del socialismo. Indossando i simboli tipici, hanno distribuito più di 30mila volantini contenenti “10 ragioni per rifiutare il socialismo”. In questo modo hanno ridestato centinaia di migliaia di ecuadoriani, facendo loro aprire gli occhi e invitandoli a non abbassare la guardia di fronte ai subdoli pericoli del momento.
Alla fine, hanno potuto esclamare con orgoglio: “Vittoria anticomunista in Ecuador!”. Sono comunque consapevoli che i nemici del cristianesimo tenteranno nuove trappole. Pertanto, con più fede che mai, invitano i loro concittadini a moltiplicare gli appelli alla Madonna: “Chiediamo alla Madonna del Buon Successo di salvare la patria ecuadoriana e di liberarla dai mali che l’affliggono”.
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TâzâÜ| w|
ftÇàÉ atàtÄx
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ella notte di Natale, calma e sublime, nella notte di Capodanno, carica di timori e di speranze, posiamo tutti i nostri desideri ai piedi di Gesù Bambino, che sorride misericordioso sotto lo sguardo rapito di Maria e di Giuseppe. Chiediamo Loro che, per la grazia di Dio, i giorni a venire possano conoscere una profonda rigenerazione della moralità pubblica, oggi in catastrofica decadenza, e che di nuovo si possa levare il soave profumo della Fede vittoriosa.
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he la Santa Chiesa possa finalmente liberarsi dalla drammatica crisi che la attanaglia in questi giorni di confusione e di angoscia, affinché sia riconosciuta da tutti i popoli come l’unica vera Chiesa dell’unico vero Dio, come ispiratrice e Madre di ogni bene spirituale e temporale. Chiediamo a Gesù Bambino che, aprendo gli uomini il cuore alla Chiesa, Essa possa illuminare con la sua luce sfolgorante ogni persona, ogni famiglia, ogni istituzione, ogni nazione.