Anno 28, n. 94 - Giugno 2022 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
Santa Giovanna d’Arco centenario della sua proclamazione come Patrona di Francia
U
Le due bombe atomiche
na guerra nucleare incombe sulle nostre teste.
A nessuno sfugge che un tale conflitto potrebbe determinare, se non la fine, una brutale battuta d’arresto per la nostra civiltà, secondo la logica della mutual assured destruction.
Senza sminuire l’importanza dei fattori geopolitici in gioco nel conflitto, ci preme rilevare che, da cattolici, il nostro compito precipuo è contemplare gli avvenimenti dal punto di vista della teologia della storia, discernendone il significato provvidenziale. Come possiamo giudicare questo momento storico? La Divina Provvidenza stessa ci ha dato la chiave di lettura: il messaggio della Madonna a Fatima nel 1917.
Al cuore del messaggio vi è la denuncia della gravissima crisi in cui versa il mondo moderno – una crisi religiosa, politica, morale, sociale, culturale –, il richiamo alla conversione delle anime e delle società, e l’avvertimento che, nel caso l’umanità non si converta, sarà punita con una serie di castighi: due guerre mondiali, la diffusione del comunismo e, finalmente, “un castigo quale non si vide mai” (Giacinta di Fatima).
Fra guerre, comunismo, pandemie e sciagure, l’umanità contemporanea è stata duramente colpita. Eppure, della conversione richiesta dalla Madre di Dio, non c’è nemmeno l’ombra... Anzi, gli uomini affondano sempre di più nel peccato. L’empietà e l’impurità raggiungono vortici inimmaginabili. Al meno come ipotesi teologica, possiamo vedere nell’eventuale conflitto nucleare il “castigo quale non si vide mai” annunciato a Fatima? Non sem bra un’ipotesi fuori luogo.
La soluzione sta nelle nostre mani: preghiera, penitenza, conversione. Importa, dunque, pregare, soffrire e agire perché l’umanità si converta. E con impegno raddoppiato, perché diversamente il castigo è alle porte. Eppure, sono poche le voci che chiedono penitenza! Sono poche le voci che invocano questa conversione! Nemmeno quelle che, per divino mandato, dovrebbero guidare le anime...
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Vi è, infatti, qualcosa di molto peggiore di un eventuale conflitto nucleare, un’altra “bomba atomica” molto più devastante: la crisi che attanaglia Santa Madre Chiesa. Se il mondo fosse in frantumi, ma la Chiesa restasse salda, non ci sarebbe tanto da temere: “Stat Crux dum volvitur orbis”. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Ciò che succede nella Chiesa è, in assoluto, l’aspetto più importante degli eventi contemporanei. Proprio in questo santuario è penetrato il fumo di Satana, come ebbe a denunciare Paolo VI nel 1969, e da lì si diffonde per tutto il corpo sociale. Se i peccati degli uomini attirano l’ira di Dio, che cosa potremmo dire di quelli dei Suoi ministri? “Colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. (...) Cominciate dal mio santuario!”, disse il Signore ai sei angeli sterminatori inviati per “punire Gerusalemme con lo strumento di sterminio in mano (…) per tutti gli abomini che vi si compiono” (Ez 9, 5-6).
Abbiamo da poco celebrato il mese di maggio, quando abbiamo sentito una protezione speciale della Madonna estendersi su tutti i fedeli, e la gioia che brilla nelle nostre chiese e illumina i nostri cuori esprime l’universale certezza dei cattolici che l’indispensabile patrocinio della nostra Madre celestiale diventa ancora più sollecito, più amoroso, più pieno di una visibile misericordia e di una accondiscendenza esorabile. Siamo adesso nel mese del Sacro Cuore di Gesù, che proclamò: “Io regnerò, nonostante i miei nemici. Il mio Cuore regnerà, nonostante tutti coloro che vorranno opporglisi. Satana finirà umiliato con tutti i suoi seguaci”.
Satana, cioè la Rivoluzione, finirà umiliato con tutti i suoi seguaci. Molti uomini si convertiranno. Il Cuore Immacolato di Maria trionferà e, come promesso dalla Madonna, sarà concesso al mondo un tempo di pace.
Sommario Anno 28, n° 94, giugno 2022
Editoriale: Le due bombe atomiche La consacrazione della Russia al Cuore Immacolato Quale conversione per la Russia? Pace: l’altra condizione della Madonna di Fatima La Rivoluzione totale Il profetismo di santa Giovanna d’Arco Gli angeli di Santa Giovanna d’Arco La spada di fuoco del profeta Elia Paladini della Fiducia Il galeone sommerso: simbolo della speranza A trent’anni dal Trattato di Maastricht Il miracolo di san Nicola di Flüe Il mondo delle TFP Le armonie del Sacro Cuore
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Copertina: Statua di santa Giovanna d’Arco, a Parigi. Una vocazione profetica politica ed ecclesiale.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 28, n. 94 giugno 2022 Dir. Resp. Julio Loredo
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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Via Nizza, 110 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa New Everprint srl Via Guido Rossa, 3 - 20061 Carugate MI TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 3
Consacrazione della Russia
Le parole della Madonna
“Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace” 4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria
V
enerdì 25 marzo, festa dell’Annunciazione, Papa Francesco ha consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria, nel corso della solenne celebrazione penitenziale a San Pietro in Vaticano. Al di là delle polemiche che tale atto ha suscitato, è opinione generale che esso abbia adempiuto le condizioni richieste dalla Madonna: un atto solenne fatto dal Papa, in unione con tutti i vescovi del mondo, menzionando esplicitamente la Russia. I commentatori hanno poi messo in risalto alcuni dettagli. Si è trattato di un “affidamento e consacrazione”, superando quindi un dubbio sorto per alcune delle precedenti formule che parlavano solo di “affidamento”. La consacrazione è stata fatta specificamente al “Cuore Immacolato” di Maria. La sollecitazione ai vescovi del mondo è arrivata in modo ufficiale, attraverso le nunziature. Si è menzionata
specificamente la Russia, e non genericamente “i popoli della Russia”. E, finalmente, Papa Francesco ha aggiunto la qualifica di “solenne”.
Il testo della consacrazione include anche passaggi ed espressioni che hanno dato origine a qualche esitazione, come per esempio la menzione all’Ucraina e al mondo intero, oltre che alla Russia. Ma, come ha rilevato mons. Athanasius Schneider in un’intervista a OnePeterFive, si tratta di “abbondanze”, che non toccano l’essenza dell’atto: “A confronto con le formule dei due precedenti atti di consacrazione, fatti da papa Pio XII (nel 1952) e da papa Giovanni Paolo II (nel 1984), le parole e la forma della consacrazione di papa Francesco del 25 marzo esprimono più chiaramente le richieste della Madonna” (1). 1. Intervista con Diane Montagna, OnePeterFive, 25 marzo 2022.
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Consacrazione della Russia
S.E. mons. Athanasius Schneider sulla consacrazione della Russia Mons. Athanasius Schneider risponde alle domande della nota vaticanista americana Diane Montagna riguardo l’importanza della Consacrazione del 25 marzo, la sua portata, la controversia sull’espressione “Terra del Cielo” attribuita alla Madonna e altri importanti aspetti dell’evento.
OnePeterFive: Sono sorte polemiche per una discrepanza nella traduzione di un titolo attribuito alla Madonna nell’atto di consacrazione. Mentre la traduzione inglese dice “Regina del Cielo”, l’originale italiano dice “Terra del Cielo”.
Mons. Schneider: L’espressione “Terra del Cielo” è stata tradotta nelle altre lingue latine allo stesso modo. In tedesco “Du Irdische im Himmel” (Tu sei la terra del Cielo). In molte lingue slave, e in russo, “Terra celeste”; in slovacco “Terra dal cielo”, e in polacco “Terra del cielo”. In inglese, invece, è stata tradotta “Queen of Heaven”. L’espressione “terra del Cielo” non è di per sé eretica o pagana. Non bisogna vedervi un parallelo con la Pachamama, ma interpretarla in modo oggettivo, benevolo e cattolico. Ci sono poesie e canti mariani tradizionali cattolici con espressioni abbastanza
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simili, come “Maria è il giardino celeste” o il “giardino del cielo”. Consideriamo poi come l’espressione si accorda con la Sacra Scrittura, i Padri e la Liturgia.
L’espressione “Terra del Cielo” può essere interpretata in modo coerente con la Sacra Scrittura. Può avere il significato di “nuova terra” usato in 2Pietro 3, 13 e Apocalisse 21, 1-2, ed è coerente con la profezia dell’Antico Testamento che vediamo realizzata in Maria: “Si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia” (Is 45,8).
Troviamo espressioni simili nei Padri della Chiesa. Sant’Efrem il Siro scrisse: “La terra vergine di un tempo diede alla luce l’Adamo che è signore della terra, ma oggi un’altra vergine ha dato alla luce l’Adamo che è signore del cielo” (Inni sulla Natività, 1,16). Qui, la verginità è paragonata alla terra; la “terra vergine” scelta da Dio per far nascere il
primo Adamo è un tipo di Maria, la terra vergine che ha dato alla luce Gesù Cristo, il secondo Adamo. Più tardi, San Giovanni Crisostomo dirà: “La parola Eden significa terra vergine. Ora tale era quella regione in cui Dio piantò il paradiso. ... Ora questa vergine (terra) è un tipo della Vergine. Perché come quella terra, senza aver ricevuto alcun seme, fiorì per noi il paradiso; così anche Maria, senza aver concepito l’uomo, fiorì per noi Cristo” (De mutatione nominum, 2, 3-4)”.
Allo stesso modo, San Giovanni Damasceno disse: “Le porte del paradiso si aprono e ricevono la terra portatrice di Dio, sulla quale ha avuto origine Cristo, l’albero della vita eterna” (Omelia 3 sulla Dormizione di Santa Maria). E in un inno del XI secolo composto da San Pier Damiani in onore della Beata Vergine Maria, il santo esclama “Es et terra cœlestis”, cioè “e tu sei la terra celeste” (Rhythmus de S. Maria virgine).
Secondo un articolo pubblicato il 23 marzo dall’Osservatore Romano, l’espressione “Terra del Cielo” è “tratta da un inno monastico bizantinoslavo, e significa poeticamente l’unione del cielo e della terra che possiamo contemplare in Maria, che è anche assunta in cielo con il suo corpo”. La liturgia bizantina contiene, infatti, espressioni simili. Di Maria si dice: “Io sono la terra incolta” (Liturgia bizantina, Octoechos [Libro degli Inni], voce 8, domenica, inno 6), che significa: “Io sono la terra celeste”, “la terra verginale”, la “terra paradisiaca”. E altrove è lodata come “Terra benedetta, sposa benedetta di Dio, terra incolta e salvatrice del mondo” (Canone per la Santa Cena, Ode 1, Theotokos).
D’altronde, la Madonna non ha detto che l’approvazione papale della comunione riparatrice nei primi sabati debba essere parte della formula di Consacrazione. Ella chiese l’approvazione papale di questa pratica solo al fine di ottenere i frutti da Lei promessi con l’atto di Consacrazione. L’approvazione papale potrebbe manifestarsi, per esempio, in un decreto della Penitenzieria Apostolica che dica che i fedeli che praticano la comunione riparatrice nei cinque Primi Sabati otterranno l’indulgenza plenaria. Un tale decreto generalmente indica che è stato approvato dal Santo Padre. OnePeterFive: Eccellenza, alcuni lettori potrebbero non conoscere la storia e i dettagli della richiesta della Madonna a Fatima di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Mons. Schneider: Vorrei offrire ai lettori il seguente estratto tratto da un articolo di Padre David Francisquini, pubblicato sulla rivista brasiliana Catolicismo (Nº 836, Agosto/2020), e intitolato “A consagração da Rússia foi efetivada como Nossa Senhora pediu?” [La consacrazione della Russia è stata effettuata come la Madonna ha chiesto?].
Nell’apparizione del 13 luglio 1917, la Madonna disse ai bambini che Dio avrebbe “punito il mondo per i suoi crimini con la guerra, la fame e la persecuzione della Chiesa e del Santo Padre. [...] Per impedire questo, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se le mie richieste saranno ascoltate, la Russia si convertirà e ci sarà la
OnePeterFive: La formula usata da Papa Francesco soddisfa gli elementi essenziali della richiesta della Madonna a Fatima?
Mons. Schneider: Rispetto alla formulazione dei due precedenti atti di consacrazione, fatti da Papa Pio XII (nel 1952) e da Papa Giovanni Paolo II (nel 1984), le parole e la forma della consacrazione usata da Papa Francesco esprimono più chiaramente le richieste della Madonna di Fatima. Papa Francesco ha persino aggiunto la parola “solennemente” a “consacrare”, un’espressione che mancava nelle altre formule. L’espressione “Terra del Cielo” non c’entra con la Pachamama. È un titolo scrituristico, frequente nella liturgia bizantina, e usato dai Padri della Chiesa, come Sant’Efrem il Sirio (a dx.) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 7
Consacrazione della Russia Rispetto alla formulazione dei due precedenti atti di consacrazione, fatti da Papa Pio XII (nel 1952) e da Papa Giovanni Paolo II (nel 1984), le parole e la forma della consacrazione usata da Papa Francesco esprimono più chiaramente le richieste della Madonna di Fatima
pace; in caso contrario, essa diffonderà i suoi errori in tutto il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate; alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e un periodo di pace sarà concesso al mondo”.
Dodici anni dopo, il 13 giugno 1929, mentre risiedeva a Tui, in Spagna, Suor Lucia ebbe una visione in cui la Madonna le disse: “È giunto il momento in cui Dio chiede al Santo Padre di fare, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo”.
Ancora nel 1929, la veggente fece conoscere questa richiesta a Papa Pio XI, e l’anno successivo scrisse al suo confessore, P. José Bernardo Gonçalves S.J., riferendo che Nostro Signore l’aveva esortata a chiedere al Santo Padre l’approvazione della devozione riparatrice dei primi sabati. E aggiungeva: “Se non mi sbaglio, il buon Dio promette di porre fine alla persecuzione in Russia se il Santo Padre si degnerà di fare, e allo stesso modo ordinerà ai Vescovi del mondo cattolico di fare, un atto solenne e pubblico di riparazione e di consacrazione della Russia ai Santissimi Cuori di Gesù e Maria”. In una successiva comunicazione intima, Nostro Signore si lamentò con Suor Lucia: “Non accoglieranno la mia richiesta. Come il re di Francia, si pentiranno; e lo faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già diffuso i suoi errori in tutto il mondo”. In una lettera al suo confessore, datata 18 maggio 1936, Suor Lucia dichiara: “Intimamente, ho parlato con Nostro Signore della questione; e poco tempo fa Gli ho chiesto perché non ha convertito la Russia senza che Sua Santità facesse questa consacrazione”. Questa fu la risposta che Suor Lucia ricevette da Gesù: 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
“Perché voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per poi estendere la sua venerazione e porre, accanto alla devozione del mio Cuore Divino, la devozione di questo Cuore Immacolato”.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Suor Lucia si rivolse direttamente al nuovo Papa, Pio XII: “In diverse comunicazioni intime, Nostro Signore non ha cessato di insistere su questa richiesta, promettendo recentemente - se Vostra Santità si degnerà di fare la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, con menzione speciale della Russia, e di ordinare che, in unione con Vostra Santità e allo stesso tempo, lo facciano anche tutti i Vescovi del mondo - di abbreviare i giorni di tribolazione con cui ha deciso di punire le nazioni per i loro crimini, attraverso la guerra, la carestia e varie persecuzioni alla Santa Chiesa e a Vostra Santità”.
Dal 1984 fino alla caduta del muro di Berlino, Suor Lucia sostenne che nessuna delle consacrazioni fatte fino ad allora era stata valida (nel senso che avevano soddisfatto i requisiti fissati dalla Madonna). In un’intervista rilasciata nel 1985 alla rivista Sol de Fátima, dichiarò perentoriamente, riguardo a quelle effettuate da Giovanni Paolo II a Fatima (1982) e a Roma (1984): “Non c’è stata la partecipazione di tutti i vescovi, né è stata menzionata la Russia”. Poi , in una lettera dell’8 novembre 1989, Suor Lucia dichiarò: “Sì [la consacrazione] è stata effettuata come richiesto dalla Madonna, il 25 marzo 1984”.
OnePeterFive: Come spiega questo cambiamento nel pensiero di Suor Lucia?
Mons. Schneider: Nel suddetto articolo, P. Francesquini offre questa plausibile risposta: È legittimo congetturare che, nel rivalutare l’atto di Giovanni Paolo II del 1984, Suor Lucia si sia lasciata influenzare dall’atmosfera di ottimismo che si diffuse nel mondo dopo il crollo dell’Impero Sovietico. Va notato che Suor Lucia non godeva del carisma
dell’infallibilità nell’interpretazione dell’alto messaggio ricevuto. Pertanto, spetta agli storici, ai teologi e ai pastori della Chiesa analizzare la coerenza di queste dichiarazioni con le precedenti affermazioni della stessa Suor Lucia. Tuttavia, una cosa è chiara: i frutti della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, annunciati dalla Madonna, sono lontani dall’essersi materializzati. Non c’è pace nel mondo. OnePetereFive: Alcuni si chiedono perché il Papa abbia incluso l’Ucraina, e se la sua inclusione rappresenti un ostacolo all’adempimento della specifica richiesta della Madonna.
Mons. Schneider: Data l’attuale e dolorosa guerra in Ucraina, è del tutto comprensibile che Papa Francesco menzioni anche l’Ucraina. Si dovrebbe anche considerare che nel luglio 1917, quando la Madonna parlò per la prima volta della consacrazione della Russia, una gran parte del territorio dell’attuale Ucraina apparteneva all’Impero Russo. Se il Papa oggi menzionasse solo la Russia, una gran parte del territorio (cioè la maggior parte dell’attuale Ucraina), che la Madonna aveva davanti agli occhi nel luglio 1917, sarebbe esclusa dalla consacrazione. OnePeterFive: Eccellenza, quali sono le sue speranze per la consacrazione della Russia?
per 900 anni. I tentativi di guarire questa vecchia ferita nel Corpo Mistico di Cristo sono stati fatti più di una volta. La malvagità umana, l’iniquità e l’astuzia hanno frustrato i più amorevoli e nobili sforzi della Chiesa Cattolica. E ora, inaspettatamente, l’amorevole Madre di Dio prende la questione nelle sue mani. È apparsa a Fatima a tre bambini. E ha rivelato: La Russia si convertirà alla Chiesa cattolica!”.
Dobbiamo anche sperare che la consacrazione della Russia affretti il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che consisterà in un autentico rinnovamento della vita della Chiesa Cattolica, cioè in un nuovo splendore della purezza della Fede Cattolica, della sacralità della liturgia e della santità della vita cristiana.
Infine, dobbiamo sperare che la consacrazione della Russia affretti un’era di pace per l’umanità. Tuttavia, una pace vera e duratura nella società umana sarà stabilita solo se Cristo regnerà sulla società umana. (OnePeterFive, 25 Marzo 2022. Brani scelti.)
Mons. Schneider: Si deve sperare che la consacrazione della Russia acceleri la sua conversione, che include necessariamente la riunificazione della Chiesa ortodossa russa con la Sede Apostolica, diventando così veramente cattolica. Solo allora ci sarà una vera conversione agli occhi di Dio, poiché la conversione non può essere a metà. Il vescovo Alexander Chira (+ 1983), un vescovo greco-cattolico clandestino di Zakarpattia (Rutenia carpatica), che viveva in esilio a Karaganda, Kazakistan, disse nel suo ultimo sermone, pronunciato in tedesco, il 13 maggio 1983:
“A Fatima, in Portogallo, la Madre di Dio ha rivelato: La Russia si convertirà all’unità cattolica. La dolorosa divisione tra la Chiesa dell’Est e dell’Ovest ha già strappato la Russia alla vera Chiesa di Cristo
Dobbiamo anche sperare che la consacrazione della Russia affretti il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che consisterà in un autentico rinnovamento della vita della Chiesa Cattolica TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 9
Consacrazione della Russia
Quale conversione per la Russia?
di Federico Catani
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P
apa Francesco ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria lo scorso 25 marzo. Lo stesso ha fatto, in contemporanea, il cardinale Krajewski a Fatima.
Da diversi anni nel mondo cattolico c’era chi riteneva che la Russia fosse già stata consacrata nel 1984 da papa Giovanni Paolo II e che si fosse quindi convertita, perché l’URSS è collassata e oggi la Federazione Russa è guidata dal presidente Vladimir Putin, che sarebbe difensore dei valori della cristianità. Dietro questo modo di pensare v’è l’idea che la conversione preannunciata dalla Madonna a Fatima riguardasse solo il crollo del sistema sovietico.
Già consacrata?
Eppure, ci sono valide ragioni per credere che quella del 1984 non fu la consacrazione compiuta nei termini e modi chiesti dalla Madonna. Tralasciamo in questa sede le opinioni di suor Lucia, che, sebbene in un primo momento abbia negato che si fosse adempiuto quanto esattamente chiesto dalla Madre di Dio, solo a partire dal 1989, con la caduta del Muro di Berlino e per via di pressioni vaticane, cambiò idea e dichiarò che la consacrazione della Russia era avvenuta.
Basiamoci solo sui fatti. La Madonna a Fatima spiegò che a seguito della consacrazione della Russia, questa si sarebbe convertita e sarebbe stato concesso al mondo un periodo di pace: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”.
fondere i suoi errori: si dimentica infatti che l’ideologia marxista ha una natura evoluzionistico- trasformista e il suo nucleo centrale non riguarda solo un certo tipo di economia, ma l’ideologia ateo-materialistica. E oggi gli errori del comunismo si manifestano con altri tipi di lotte di classe: femmine contro maschi, figli contro genitori, omosessuali contro eterosessuali, animali e ambiente contro genere umano, neri contro bianchi, tribalismo indigeno contro civilizzazione cristiana e così via.
Il ritorno alla Chiesa cattolica
E poi è necessario tenere a mente quanto scritto da Padre Joaquín María Alonso, che intervistò molte volte l’ultima veggente di Fatima: «Potremmo affermare che Lucia ha sempre pensato che la “conversione” della Russia non va intesa soltanto come un ritorno del popolo russo alla religione cristiano-ortodossa, rigettando l’ateismo marxista dei Soviet, ma piuttosto si riferisce semplicemente e chiaramente alla conversione totale e integrale del ritorno all’unica e vera Chiesa, la cattolica romana» [1].
Come si può pensare infatti che la Madonna accetti che il popolo russo resti nell’errore dello scisma ortodosso? La Beata Vergine Maria, debellatrice di tutte le eresie, approverebbe quindi la separazione da
Ebbene, è vero che uno è il tempo della semina e altro quello del raccolto. Ed è altrettanto vero che l’atto compiuto da Giovanni Paolo II ha probabilmente avuto, assieme ad altri fattori, i suoi benefici effetti, ovvero l’implosione, senza grande spargimento di sangue, del mostro sovietico. Del resto, anche la consacrazione del mondo fatta da Pio XII nel 1942 era servita, secondo suor Lucia, ad abbreviare la durata della guerra mondiale in corso.
Però guardiamoci intorno. Questi ultimi decenni sono stati forse decenni di pace? Gli errori del comunismo sono scomparsi? Dov’è il trionfo del Cuore Immacolato promesso dalla Madonna? E soprattutto, si può affermare che la Russia si sia convertita?
Prima di tutto occorre riflettere sul fatto che il comunismo non è affatto morto né ha smesso di dif-
“La conversione della Russia implica il suo ritorno totale e integrale all’unica vera Chiesa, la cattolica romana”
Suor Lucia TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 11
Consacrazione della Russia
In Russia, la Chiesa cattolica è apena mal tollerata A sin., la chiesa di Santa Caterina, a San Pietroburgo, l’unica autorizzata ad avere la facciata sulla strada
Roma e dal Romano Pontefice? E perché ne avrebbe chiesto proprio al Papa e a tutti vescovi del mondo in comunione con lui la consacrazione? Non è forse questo un riconoscimento fatto dalla Madonna del potere immenso del Papato? Non è forse un’implicita apologia del primato pontificio?
zione ammette come religioni tradizionali del paese - e quindi protette ovviamente l’Ortodossia, e poi il Buddismo, il Giudaismo e l’Islam. Per la religione cattolica «vi è un regime non di libertà, bensì di tolleranza, i cui confini con l’intolleranza sono sempre aleatori. Si consideri, in proposito, la normativa sui veti amministrativi posti nei confronti dei ministri del culto stranieri e quella sui visti di ingresso in Russia al fine di evitare l’espansione spirituale e di garantire la sicurezza spirituale del paese» [2].
La Madonna non ha promesso una conversione alla liberaldemocrazia o ai diritti dell’uomo. La Madre di Dio infatti non è antropocentrica né tantomeno ecumenica, ma vuole la conversione ai diritti di Dio: solo così anche la dignità umana sarà realmente rispettata e difesa.
Non è ad esempio un caso che nessun Papa finora sia mai riuscito a mettere piede sul territorio della Federazione. Quanto alla società russa, inoltre, non vi è molta differenza con quella dei Paesi occidentali. La pratica religiosa è molto bassa, mentre il degrado morale dilaga. Il tasso di aborti e divorzi è altissimo, la pratica dell’utero in affitto è permessa e gli omosessuali, benché non possano manifestare pubblicamente il loro “orgoglio”, hanno comunque i propri locali dove trovarsi, almeno nei grandi centri urbani.
La Russia deve ancora convertirsi
Data la gravità del momento, con il mondo sull’orlo di una possibile terza guerra mondiale a seguito del conflitto russo-ucraino, l’auspicio è che la consacrazione di Papa Francesco, con tutti i suoi fratelli nell’episcopato, lo scorso 25 marzo, porti i suoi frutti.
Ecco allora che l’effetto primario della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria è il suo ritorno alla fede cattolica. Sì, perché è la Chiesa cattolica, nonostante la sua crisi spaventosa, a possedere la verità tutta intera. Rifugiarsi nell’ortodossia per scappare dal modernismo cattolico non è la soluzione, ma un tradimento. Piuttosto bisognerebbe lottare per restaurare e valorizzare la dottrina e la liturgia tradizionali della Chiesa di Roma, anziché illudersi di trovare nell’ortodossia russa un baluardo contro la deriva morale dell’Occidente.
Ora, dopo quasi quarant’anni dall’atto di Giovanni Paolo II, non si vede neanche l’ombra della fine dello scisma di Mosca. Anzi. Le conversioni al cattolicesimo in Russia sono pochissime e la legisla12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Tutto ciò permette di comprendere meglio quanto sia stata necessaria una consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria oggi, anno del Signore 2022. Ma per produrre i suoi frutti, è stato necessario anche l’unione col Papa di tutti i vescovi cattolici del mondo, ciascuno nella propria diocesi, così come espressamente richiesto dalla Madonna.
Note [1] ALONSO J.M., La verdad sobre el secreto de Fátima, Ejército Azul, Ediciones Sol de Fátima 1988², p. 81. [2] CODEVILLA G., La laicità dello Stato nella revisione costituzionale della Federazione di Russia.
Pace: l’altra condizione della Madonna di Fatima
D
all’annuncio di papa Francesco della consacrazione della Russia (e dell’Ucraina) al Cuore Immacolato di Maria, insieme a tutti i vescovi del mondo – ai quali ha rivolto un preciso appello in questo senso – tutto il mondo cattolico ha vissuto nell’attesa di questo storico evento.
C’era chi, mosso da spirito pio, ha visto nel gesto pontificio una soluzione definitiva per porre fine alla guerra, favorire la conversione della Russia e portare al risanamento morale del mondo moderno. Altri, invece, mossi da spirito critico, hanno segnalato possibili omissioni e contraddizioni. In ogni caso, bisogna rimarcare come l’annuncio di Papa Francesco – mettendo Fatima al centro degli avvenimenti contemporanei – ha toccato una fibra profonda nell’opinione pubblica mondiale.
L’atto che Francesco ha compiuto lo scorso 25 marzo si collega a una precisa richiesta fatta dalla Madonna a Fatima nel 1917. Parlando ai pastorelli, la
di Julio Loredo Madonna volle parlare al mondo intero, esortando tutti gli uomini alla preghiera, alla penitenza, all’emendazione della vita. In modo speciale, Ella parlò al Papa e alla sacra Gerarchia, chiedendo loro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato.
Queste richieste, la Madre di Dio le fece di fronte alla situazione religiosa in cui si trovava il mondo intero all’epoca delle apparizioni. La Madonna indicò tale situazione come estremamente pericolosa. L’empietà e l’impurità avevano a tale punto preso possesso della terra, che per punire gli uomini sarebbe esplosa quella autentica ecatombe che fu la Grande Guerra 1915-1918.
Questa conflagrazione sarebbe terminata rapidamente, e i peccatori avrebbero avuto il tempo di emendarsi, secondo il richiamo fatto a Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, una suprema eca-
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Consacrazione della Russia “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo promuovendo guerre e persecuzioni”
Due facce della stessa Rivoluzione: a sin., parata militare a Mosca con tanto di falce e martello;sotto, sfilata omosessuale
tombe, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per i cattolici: “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa (...) I buoni saranno martirizzati. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”.
“Per impedire tutto questo – continua la Madonna – verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”. Dopo un periodo di estrema tribolazione e di terribili castighi “come non si sono mai visti” (santa Giacinta di Fatima), la Madonna promette il trionfo finale: “Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”.
Ancor oggi gli esperti discutono sulla validità o meno delle varie consacrazioni fatte da Pio XII e da Giovanni Paolo II. La Madonna aveva posto tre condizioni: che la consacrazione fosse fatta dal Sommo Pontefice, che menzionasse la Russia, e che fosse fatta in unione con tutti i vescovi del mondo. In un modo o nell’altro, a tutte le consacrazioni – 1942, 1952, 1982, 1984 – mancava almeno una di delle condizioni. Dopo aver affermato perentoriamente che la consacrazione del 1984, fatta da Giovanni Paolo II, non era valida, la veggente suor Lucia aveva cambiato opinione, attestando invece la sua conformità a quanto richiesto dalla Madonna. Questa è la posizione più diffusa negli ambienti della Chiesa e fra i fedeli in generale. 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Non vogliamo entrare in un tema tanto complesso. D’altronde, assumiamo come valida l’ultima consacrazione fatta da Papa Francesco, giacché ha soddisfato tutte le condizioni. Facciamo però notare che, alla Cova da Iria, la Madonna indicò due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi con cui ci minacciava. Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio.
E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che oggi, molto più che nel 1917, lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta, e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi.
A questo punto bisogna fare una osservazione, e cioè che, se non si vedessero le cose in questo modo, il messaggio di Fatima sarebbe assurdo. Infatti, se la Madonna affermò nel 1917 che i peccati del mondo erano giunti a un tale livello da richiedere il castigo di Dio, non parrebbe logico che questi peccati siano continuati ad aumentare per più di mezzo secolo, che il mondo si sia rifiutato ostinatamente e fino alla fine di prestare ascolto a quanto gli fu detto a Fatima, e che il castigo non arrivi. Sarebbe come se Ninive non avesse fatto penitenza e, nonostante tutto, le minacce del profeta non si fossero realizzate.
Per di più, la stessa consacrazione richiesta dalla Madonna non avrebbe l’effetto di allontanare il castigo se il genere umano dovesse restare sempre più attaccato alla empietà e al peccato. Infatti, fintanto che le cose staranno così, la consacrazione avrà qualcosa di incompleto.
Insomma, siccome non si è operata nel mondo l’enorme trasformazione spirituale richiesta alla Cova da Iria, stiamo sempre più avanzando verso l’abisso. E, nella misura in cui avanziamo, tale trasformazione sta diventando sempre più improbabile.
Applaudiamo all’atto di Papa Francesco e ci sommiamo toto corde a esso. Tuttavia, finché a questo atto non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro l’immoralità dilagante – aborto, omosessualità, LGBT, mode indecenti, pornografia, gender e via dicendo – la semplice consacrazione
della Russia – per quanto gradita alla Divina Provvidenza e foriera di speranze– non allontanerà il castigo. Mi sia permesso di sollevare un’altra perplessità, e non di piccolo peso.
A Fatima la Madonna indicò, come l’elemento allora più dinamico del processo rivoluzionario che portava l’umanità verso l’abisso, gli “errori della Russia”, ossia il comunismo, che proprio nell’Unione Sovietica trovò la sua sede e fuoco di espansione. Non ci sarà una vera conversione finché questa ideologia non sarà rigettata in ogni sua manifestazione. Ora, proprio in questo campo il pontificato di Papa Francesco si è contraddistinto per la sua prossimità all’estrema sinistra: dalla vicinanza alla dittatura cubana, al sostegno ai “movimenti popolari” latinoamericani di matrice marxista, senza dimenticare i contatti col patriarca Kiryll, che della dittatura sovietica fu fedele servitore e propagandista.
Anche qui, salvo miglior giudizio, ci sembra che, finché all’atto del 25 marzo non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro il comunismo e i suoi epigoni, come la rivoluzione culturale, la sola consacrazione della Russia non fungerà da toccasana per risparmiare una catastrofe alla civiltà contemporanea. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Fatima: una visione d’insieme, Tradizione Famiglia Proprietà, maggio 2007.
Plinio Corrêa de Oliveira venera la statua pellegrina internazionale della Madonna di Fatima nella sede centrale della TFP brasiliana, nel 1973
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 15
Consacrazione della Russia
La Rivoluzione totale
di Plinio Corrêa de Oliveira
Qual è la portata della “conversione” richiesta dalla Madonna a Fatima? La Madre di Dio parlò degli “errori della Russia”, un chiaro riferimento al comunismo, allora l’aspetto più radicale e dinamico del processo rivoluzionario. Il processo, però, è continuato dando luogo alla cosiddetta Rivoluzione culturale, chiamata anche Rivoluzione totale, una sorta di immensa coalizione di tutti i ribelli in lotta contro ogni aspetto dell’ordine dell’universo. Si parla di un “neoproletariato” multiforme. Ecco il peccato dal quale la Madonna ci chiede di convertirci. Plinio Corrêa de Oliveira riassuse la portata di questa Rivoluzione in una conferenza del 1991.
L
a Rivoluzione culturale non intende solo far prevalere tale o talaltra concezione. Il suo fine ultimo è forgiare una sorta di grande coalizione di tutte le persone arrabbiate per la propria situazione: persone che si sentono oppresse, rifiutate o discriminate dalla società attuale. Vuole collegare queste persone in una sorta di rivolta generale contro la società. Sarebbe la rivoluzione di tutti gli sfortunati, i disgraziati, i criminali, i colpevoli, i banditi, tutti alleati in una rivolta generale. Contro chi? Contro l’uomo stesso e, in fondo, contro Dio. Sarebbe la rivoluzione di tutti quelli che, in qualsiasi circostanza, si ritengono in situazione di inferiorità. Qualsiasi differenza o gerarchia è vista come fattore di discriminazione e, quindi, come
motivo di rivolta. Siccome le gerarchie nell’universo sono state create da Dio, questa è una rivolta contro il Creatore stesso.
È una rivoluzione con un grado di profondità e di malvagità difficili da immaginare.
Rivolta delle piante e degli animali. Ribellione dell’ordine vegetale alleato a quello animale contro l’uomo, colpevole di tutti i mali della natura. È una rivoluzione che procede dalle viscere dell’universo. Rivolta degli omosessuali e delle lesbiche. Ribellione del peccato, cioè del disordine morale, contro l’ordine naturale, una rivoluzione satanica che vuole cancellare dall’universo l’Ordine creato da Dio. Rivolta degli immigrati. Ribellione dei popoli emarginati, che invadono il mondo occidentale, scardinandolo.
Rivolta dei pacifisti. Poiché il mondo attuale non è in pace, deve esserci qualcuno che compia una rivoluzione generale contro tutti i governi per raggiungere la pace. Chi gestirà allora il mondo? “Questa è una rivolta contro il Creatore stesso. È una rivoluzione con un grado di profondità e di malvagità difficile da immaginare”
Plinio Corrêa de Oliveira
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L’anarchia. La pace sarà raggiunta per mezzo dell’anarchia. L’anarchia, che normalmente dovrebbe produrre il caos, è misteriosamente ritenuta un fattore di ordine e di pacificazione.
Rivolta delle femministe. Rivolta delle donne che vogliono diventare uomini. Non è ancora apparso il partito degli uomini che vogliono diventare donne. Ma sono sicuro che verrà nel prossimo futuro. Basta che ci sia qualsiasi aberrazione perché automaticamente appaia un partito per perorarla.
Rivolta delle minoranze razziali. Le minoranze razziali discriminate devono ribellarsi contro la maggioranza, proprio perché sono minoranze, secondo il principio per cui quelli che non hanno devono ribellarsi contro quelli che hanno. È la rivoluzione contro ogni differenza e ogni disuguaglianza. Rivolta degli zingari. Nomadi per natura, gli zingari si troverebbero in una posizione di inferiorità, discriminati come ladri e esclusi dalla società. Devono quindi ribellarsi.
Rivolta dei tossicodipendenti. I tossicodipendenti sognano il mondo che la droga presenta loro e non si conformano a quello reale. Noi, invece, accettiamo il mondo reale, con le sue bellezze ma anche con i suoi sacrifici e le sue difficoltà. E lottiamo. Sappiamo che soffriremo, ma questa è la volontà di Dio. Noi dobbiamo assumere la nostra quota di espiazione del peccato di Adamo come suoi figli, unendo le nostre preghiere e le nostre
sofferenze al prezioso Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo.
Rivolta delle prostitute. Le prostitute sarebbero discriminate dalla società. Devono unirsi e ribellarsi contro le leggi e l’ambiente sociale che le ritiene una scoria.
Tutte queste rivolte rappresentano vari tipi di anarchia. È la rivolta della creazione contro il Creatore, per porre fine a ogni disuguaglianza e ogni differenza. Queste persone in fondo odiano Dio. Non dicono che non credono in Dio, ma lo odiano. Questa è la rivoluzione di tutti quelli che odiano Dio.
I partigiani della Rivoluzione culturale non dichiarano ciò apertamente. Provocherebbero una reazione troppo forte. Hanno, però, modi di insinuare questo odio senza dirlo chiaramente. Iniziano presentando alcune loro finalità come un sogno bellissimo ma impossibile, un’utopia. Così facendo, stuzzicano lo spirito di rivolta nel pubblico. Pur ritenendo questa rivoluzione utopica, l’uomo della strada pizzicato dalla proposta, comincia a fare piccoli passi in quella direzione. Alla fine, la Rivoluzione culturale spera di poter presentarsi in tutta la sua orribile malvagità. Di fronte a una tale Rivoluzione, in fondo un’eco del non serviam! satanico, la nostra reazione deve essere quella di S. Michele: Quis ut Deus! Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 16 gennaio1991.
La Rivoluzione è un immenso processo di tendenze, dottrine, di trasformazioni politiche, sociali ed economiche, che derivano in ultima analisi da un deterioramento morale causato da due vizi fondamentali: l’orgoglio e la sensualità. Essa si è sviluppata per tappe: protestantesimo, rivoluzione francece, comunismo, rivoluzione culturale
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Consacrazione della Russia
La conversione della Russia di Ivan Sergeevič Gagarin, S.J.
L’
La conversione della Russia secondo un sacerdote gesuita, discendente dei Principi di Kiev
unica vera lotta è quella che esiste tra il Cattolicesimo e la Rivoluzione. Quando nel 1848 il vulcano rivoluzionario terrorizzava il mondo con i suoi ululati e faceva tremare la società, estirpandone le fondamenta, il partito che si dedicò a difendere l’ordine sociale e a combattere la Rivoluzione non ha esitato a scrivere sulla sua bandiera: Religione, Proprietà, Famiglia, e non ha esitato ad inviare un esercito per riportare sul trono il Vicario di Cristo, costretto dalla Rivoluzione a prendere la via dell’esilio. Aveva perfettamente ragione; non ci sono che due princìpi uno di fronte all’altro: il principio rivoluzionario, che è essenzialmente anti-cattolico e il principio cattolico, che è essenzialmente anti-rivoluzionario.
Nonostante tutte le apparenze contrarie, nel mondo non ci sono che due partiti e due bandiere. Da una parte la Chiesa cattolica innalza lo stendardo della Croce, che conduce al vero progresso, alla vera civiltà, e alla vera libertà; dall’altra si leva lo stendardo rivoluzionario, attorno a cui si raccoglie la coalizione di tutti i nemici della Chiesa. Ora, che fa la Russia? Da una parte essa combatte la Rivoluzione, dall’altra combatte la Chiesa cattolica. Sia all’esterno che all’interno, ritroverete la stessa contraddizione. Non esito a dire che ciò che fa il suo onore e la sua forza è di essere l’avversario incrollabile del principio rivoluzionario. Ciò che fa la sua debolezza è di essere, allo stesso tempo, l’avversario del Cattolicesimo.
E se essa vuole essere coerente con sé stessa, se vuole veramente combattere la Rivoluzione, non ha che da prendere una decisione, schierarsi dietro lo stendardo cattolico e riconciliarsi con la Santa Sede. Ivan Gagarin, S.J., La Russie sera-t-elle catholique?, Charles Douniol, Paris 1856, pp. 63-65.
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Santa Giovanna d’Arco
Il profetismo politico ed ecclesiale di Giovanna d’Arco
Nel 2021, don Jacques Olivier, FSSP, pubblicò la sua imponente tesi di laurea Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc (Éditions du Cerf, 2021, 805pp). In questa intervista egli risponde ad alcune domande della rivista L’Homme Nouveau, che riproduciamo con autorizzazione. Da dove viene il suo interesse per santa Giovanna d’Arco?
Originario dei Vosgi, i miei genitori mi hanno fatto scoprire Giovanna d’Arco nei luoghi della sua infanzia, a Domremy. In particolare, la mia famiglia ha restaurato l’eremo di Notre-Dame de Bermont, facendolo rivivere spiritualmente. Da venticinque anni gestisce questo luogo magnifico, dove la Pucelle veniva a pregare la Vergine Maria per la Francia e a portare candele. Lì ricevette numerose apparizioni di san Michele, di san Gabriele, degli angeli, di santa Caterina e di santa Margherita, durante il tempo della sua formazione personale, prima dell’inizio della sua vita pubblica. Nella calma discreta del bosco, come testimonianza privilegiata della sua missione, esiste ancora la cappella gotica, con le statue davanti alle quali pregava, l’acquasantiera dove posò la mano, pitture murali del XV secolo che la rappresentano, e altri oggetti contemporanei. Avendo così vissuto in modo intimo a contatto con i luoghi della sua infanzia e adolescenza, è naturale che mi sia interessato alla sua storia, e soprattutto alle ragioni che potrebbero aver spinto Dio ad intervenire in questo modo straordinario. Cosa c’è di nuovo nella tua tesi?
La letteratura su Giovanna d’Arco è molto vasta. Il più delle volte, però, la sua figura è trattata o in modo puramente storico, o attraverso il prisma
della sua rivalutazione a beneficio di una causa. Io invece sono tornato alle fonti del tempo (soprattutto alle prove e alle testimonianze) per comprendere nel modo più veritiero possibile quanto sia accaduto. E anche per rispondere a una domanda che raramente si pone: perché mai Dio è intervenuto in una disputa dinastica? La risposta a questa domanda è possibile solo invertendo la prospettiva abituale: non si tratta di un’azione divina a favore dei francesi e contro gli inglesi, ma di un messaggio che Dio viene a dare a entrambe le sfere del potere: al potere politico attraverso l’incoronazione del re, e al potere ecclesiale attraverso le risposte di Giovanna a Rouen, per guidarle in un migliore esercizio della loro autorità. Giovanna appare così come un profeta di Dio che viene ad avvertire e illuminare gli uomini in un momento cruciale della loro storia, quello del declino del cristianesimo medievale. La straordinaria epopea militare, con le sue vittorie impossibili ei suoi spettacolari capovolgimenti di situazione, è solo il segno TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 19
Santa Giovanna d’Arco Riproduzione dello stendardo di santa Giovanna d’Arco, che sintetizza la sua teologia politica: al centro Cristo Re, servito dalle due sfere, ecclesiastica e temporale Sotto, ingresso trionfale di Giovanna in Orleans, il primo “miracolo” che dimostrava il carattere soprannaturale della sua missione
visibile, il miracolo, che accompagna il messaggio di Giovanna, un po’ come il miracolo della moltiplicazione dei pani dà credibilità al discorso del Pane della vita nel Vangelo. Si parla spesso di una donazione del Regno di Francia a Dio da parte del delfino Carlo.
Dio non costringe gli uomini. Egli offre la sua grazia, il suo aiuto, i suoi doni, ma aspetta sempre la buona volontà e il libero riconoscimento della sua creatura. Prima di ricevere l’aiuto divino, il Delfino Carlo dovette riconoscere che egli reggeva il Regno per conto “del Re del Cielo”. Dio solo è davvero la fonte legittima di ogni potere umano. Su richiesta di Giovanna, il Delfino, riconoscendo i suoi peccati, la sua debolezza e la sua angoscia, donò il suo Regno al Re del Cielo, in un fiducioso appello alla misericordia divina, attraverso un atto di vassallaggio feudale, affinché Dio “agisca come per i suoi predecessori e lo riporti al suo precedente stato” di Re di Francia. Questa donazione avvenne molto rapidamente, appena tre giorni dopo l’arrivo di Giovanna a Chinon, il 26 febbraio, dopo la Messa, e condiziona la successiva azione di Dio. Tutto questo è riportato dal duca d’Alençon, testimone diretto della scena. In seguito, il fatto è stato amplificato dalla voce popolare e dalla leggendaria storiografia della “triplice donazione”. Qual è il cuore del messaggio politico di Jeanne?
Dopo la donazione del suo Regno a Dio e il riconoscimento della divina onnipotenza, il Del-
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fino dubita ancora. Non basta nemmeno il parere della commissione di Poitiers che non vede ostacoli all’attuazione di Giovanna per compiere la sua missione divina. Dio allora dà un “grande segno” al Re, mediante l’apparizione di san Michele, di angeli e di santi che portano la corona reale, accennando al rinnovamento della particolare alleanza tra Dio e la Francia. Questo straordinario evento convinse finalmente il Re a mettere Giovanna a capo degli eserciti che eventualmente lo avrebbero condotto a Reims. L’incoronazione del Re è dunque il cuore della teologia politica di santa Giovanna d’Arco: Cristo Re legittima e innalza le regole della successione, scegliendo un suo luogotenente sulla terra. Contro ogni laicità o ogni legalismo abusivo, Giovanna ci ricorda che senza l’autorità divina il potere politico non esisterebbe, perché il potere è insito nell’ordine stabilito nella creazione. Anche il rapporto tra potere temporale e potere spirituale, tra il bene comune e la Cristianità sono componenti importanti di questo messaggio. Lei menziona anche un messaggio profetico per la Chiesa.
Le voci di Giovanna continuano a guidarla fino al giorno della sua morte: la sua missione non si esaurisce con l’incoronazione. Davanti ai rappresentanti più eminenti dell’Università di Parigi, allora chiamata “sole della cristianità”, Giovanna proclamerà un messaggio divino per illuminare il clero nell’esercizio del proprio
potere. Il cuore di questo messaggio sta nella frase pronunciata il Sabato Santo 1431: “Dio per primo è servito”. Queste parole, rivolte ai vescovi e ai sacerdoti, li invitavano a rimettere a fuoco la loro funzione di santificare i fedeli per condurli al Cielo, senza essere servili ausiliari del potere temporale, né cadere nel totalitarismo clericale. Nell’ambito del processo di Rouen, processo religioso compiuto su richiesta del potere politico, questo appello è particolarmente appropriato, ma è rivolto anche a tutti gli altri chierici, qualunque sia il loro “partito”: essi devono essere “di Dio”, e non “del mondo”, senza sottomissione né compromesso. Altri elementi di questo messaggio, che io analizzo nel mio libro, riguardano il conciliarismo, la grazia, il posto del soprannaturale, il ruolo dei laici e via dicendo. Cosa ci porta oggi il messaggio di Giovanna?
La situazione del nostro tempo presenta reali somiglianze con quella di Giovanna: dal punto di vista umano, la situazione politica, economica, sociale e religiosa sembra perduta. Tuttavia, la grazia di Dio può cambiare tutto, in pochi mesi, se lo vuole. Una volta trasmesso il messaggio, spetta agli uomini ascoltarlo e attuarlo perché esso porti buoni frutti. Preghiamo, come il piccolo popolo francese del passato, che Dio si ricordi dell’alleanza speciale che un tempo fece con il nostro Paese e diamo il massimo nella lotta, anche se a volte può sembrare futile. L’epopea di Santa Giovanna d’Arco ci riempie di speranza: “I soldati combatteranno e Dio darà la vittoria”.
(Riprodotto con autorizzazione di L’Homme Nouveau: www.hommenouveau.fr) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 21
Santa Giovanna d’Arco
Gli angeli di santa Giovanna d’Arco di Jacques Olivier, FSSP
Santa Giovanna d’Arco aveva una famigliarità con gli angeli, specialmente con S. Michele e S. Gabriele. Gli angeli fanno parte della missione profetica, politica e militare della Pulzella d’Orleans.*
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D
all’inizio della sua missione, Giovanna fece sapere che beneficiava di apparizioni e di rivelazioni che la accompagnavano da quando aveva tredici anni. Nel processo di Rouen, per la prima volta Giovanna rivelò alcuni dettagli sulle apparizioni e, in concreto, sul mondo angelico. Sempre discreta riguardo a tali apparizioni, Giovanna vi si riferiva come “il mio Consiglio”, oppure “i miei fratelli del Paradiso”. Facevano parte di questo “Consiglio” santa Caterina d’Alessandria, santa Margherita d’Antiochia, san Michele, san Gabriele e altri angeli. Interrogata se questi angeli restassero a lungo con lei, Giovanna rispose: “Gli angeli vengono spesso tra i cristiani, anche se non li vediamo. Io li ho visti spesso tra le persone”.
Poiché il piano divino non è mai governato dalle leggi del caso bensì dalla Divina Provvidenza, possiamo chiederci ciò che la teologia, la liturgia e la storia ci possono dire sulle prerogative di san Michele, di san Gabriele e degli angeli in ciò che riguarda il governo divino.
San Michele
San Michele è il capo degli angeli, degli eserciti celesti e delle forze del Cielo. L’Apocalisse racconta come egli cacciò via Lucifero e gli angeli ribelli, proclamando “Chi è come Dio?”. Questo, infatti, il significato del nome Michele. Fra gli spiriti che sono davanti al trono di Dio, san Michele appare come l’arcangelo che conduce le battaglie di Dio, il capo che guida le truppe divine verso la vittoria finale. San Michele dirige Giovanna, la guida nella sua missione e la consiglia nelle battaglie.
D’altronde, san Michele è considerato l’angelo custode della Chiesa, della Francia e della Normandia. Angelo custode d’Israele nell’Antico Testamento, egli continua questa missione proteggendo la Chiesa nel Nuovo Testamento. Questa protezione ha comportato una missione specifica nel campo politico e in quello religioso nel conflitto che opponeva la Figlia Primogenita della Chiesa all’Inghilterra. Ricordiamo che il Regno di Francia era stato consacrato a san Michele nel 710 dal re Childerico III. San Michele è il Patrono di Francia dal tempo della sua apparizione sul monte Tombe e la costruzione del santuario di Mont Saint Michel. San Michele è colui che nei secoli ha condotto gli eserciti cristiani contro le “forze del male”, come nella battaglia di Ponte Milvio. Alcuni storici antichi raccontano che nel 314, due anni dopo la battaglia,
Sopra, santa Giovanna d’Arco, pergamena miniata del secolo XV
Pagina a fianco, San Michele affiancato da santa Caterina e santa Margherita, basilica di Domremy
Costantino ebbe la visione di un essere di luce, vestito con una lunga tunica, in piedi e con le ali spiegate, che gli disse. “Io sono Michele, il protettore della fede dei cristiani. Sono stato io, quando tu combattevi contro il tirano empio, che ti ho aiutato, consegnando la vittoria nelle tue mani”. In ringraziamento, Costantino eresse il santuario di Michaelion, a Sosthenion, vicino a Costantinopoli. Ecco l’origine della devozione a san Michele in Oriente. San Michele agì pure nella battaglia di Poitiers, nel 732, quando Charles Martel riportò una vittoria decisiva contro i musulmani invasori. Questa vittoria fu ottenuta dopo un pellegrinaggio al Mont Saint Michel. Suo nipote, Carlo Magno, iscriverà sugli stendardi del regno: “San Michele, patrono e principe dell’impero delle Gallie”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 23
Santa Giovanna d’Arco
Alcuni storici antichi raccontano che nel 314, due anni dopo la battaglia di Ponte Milvio, Costantino ebbe la visione di un essere di luce con le ali spiegate, che gli disse. “Io sono Michele, il protettore della fede dei cristiani. Sono stato io, quando tu combattevi contro il tirano empio, che ti ho aiutato, consegnando la vittoria nelle tue mani”.
San Michele aiutò pure i crociati. Egli sarebbe apparso, per esempio, nel luglio 1099 durante l’assalto a Gerusalemme, alle truppe francesi, normanne e ardennesi. Scoraggiati di fronte alla crudeltà della battaglia, i francesi erano sul punto di mollare. La visione del glorioso arcangelo capo delle milizie celesti diede loro coraggio per l’ultimo e definitivo assalto. L’infanzia di Giovanna fu profondamente influenzata dalla devozione a san Michele, molto popolare nella Champagne e nella Lorena. Nella testimonianza della stessa Giovanna: “San Michele fu l’architetto della mia missione. Dapprima è venuto lui”. Continua la Pulzella: “Vedevo san Michele e altri angeli con gli occhi del mio corpo, così come adesso vedo voi [i giudici]. Mi portavano un grande sollievo. Quando mi lasciavano io piangevo. Avrei voluto che mi portassero con loro”.
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Giovanna si è sempre rifiutata di offrire dettagli sulle forme di san Michele. Finalmente, rivelò che “aveva la forma di un vero prud’homme”. Nel Medioevo, questa espressione aveva un senso preciso: un uomo esperto nel realizzare il proprio dovere. Nel linguaggio militare della cavalleria significava audacia e coraggio, qualità strettamente legate alla nobiltà del cuore.
Il più importante intervento di san Michele fu l’8 maggio, ricorrenza della sua apparizione sul Monte Gargano, in occasione della liberazione d’Orleans, predetta dallo stesso arcangelo.
Lungo tutte le apparizioni di san Michele, Giovanna gli chiese una sola cosa: la salute dell’anima. Non è privo di significato che lei sia stata bruciata su una pizza antistante alla chiesa di San Michele, oggi purtroppo scomparsa.
San Gabriele
Nel “Consiglio” di Giovanna, san Gabriele occupa un posto piuttosto secondario, tanto da non essere a volte considerato come parte delle “voci” che la guidavano. Eppure, Giovanna stessa è stata molto esplicita nel dichiarare che egli è venuto diverse volte per consolarla nella prigionia: “Nell’ultima festa della Santa Croce [3 maggio] sono stata confortata da san Gabriele”.
L’analisi di questa apparizione ci permette di precisare il ruolo di san Gabriele nella vita di Giovanna. In quei giorni, Giovanna era sotto fortissima pressione del Tribunale ecclesiastico di Rouen, sostenuto da ben sessantatré teologi, che la intimavano di sottomettersi alle loro imposizioni. Dicevano che era in gioco la sua salvezza eterna. Giovanna, però, resisteva. Il 2 maggio, la Pulzella fu trascinata davanti al Tribunale che la ammonì aspramente: “Sei in grande pericolo di corpo e di anima, potrai incorrere nelle pene del fuoco eterno!”.
Molto indebolita a causa di un avvelenamento, Giovanna era stremata. Quella sera gli apparse san Gabriele, portandogli un conforto che sembra la risposta di Dio alle minacce dei giudici. Giovanna fu guarita fisicamente e riconfermata nella decisione di non cedere al ricatto. C’è qui un parallelo con l’agonia di Nostro Signore, che si commemora nella festa della Santa Croce. Infatti, secondo la tradizione, fu proprio san Gabriele a consolare Gesù durante la sua agonia nell’Orto degli Ulivi. Era allo stesso tempo un conforto per le penne passate e una preparazione per quelle a venire: la Crocifissione per Gesù, il rogo per Giovanna. Infine, san Gabriele è uno dei due angeli (l’altro è san Michele) che, inginocchiati ai lati di Cristo, lo servono nella figura fatta dipingere da Giovanna sul suo stendardo.
Altri angeli
Oltre alle apparizioni di san Michele e di san Gabriele, ben identificati nel “Consiglio”, Giovanna menziona altri angeli, perfino molto numerosi. Già nella prima apparizione a Domremy, nell’estate 1425, Giovanna riferì: “Ho visto san Michele davanti ai miei occhi. Egli non era solo, bensì accompagnato dagli angeli del Cielo”. Disse di non ricordarsi del numero, ma che erano molto diversi tra loro: “Alcuni si somigliavano tra loro, altri no. Alcuni avevano le ali, altri portavano delle corone”.
Carlo Magno iscrise sugli stendardi del regno: “San Michele, patrono e principe dell’Impero delle Gallie” Vetrata di san Carlo Magno nella basilica di Domremy, costruita nel secolo XIX in onore di santa Giovanna d’Arco
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Santa Giovanna d’Arco
Un pellegrinaggio con la TFP italiana all’Eremo di Bermont, presso Domremy, dove santa Giovanna d’Arco ricevette luci e grazie per la sua missione. A sinistra, Alain Olivier, custode del santuario e padre di don Jacques, autore di questo articolo. Al centro, don Patrick Muller, parocco di Sarraltroff
Giovanna trovò il Delfino Carlo, in seguito Re di Francia, nel castello di Chinon. Per ben due volte negli interrogatori, Giovanna parlò di trecento persone presenti nella sala durante l’incontro col Delfino. Ora, le dimensioni della sala rendono questa testimonianza poco plausibile. D’altronde, ciò non corrisponde al numero dei cavalieri della Corte. Infine, Giovanna stessa dichiarò di essere stata ricevuta “nella stanza del Re”, che non misurava più di “una lancia”. Siccome Giovanna aveva pure dichiarato di aver visto “molti angeli anche nella stanza del Re”, c’è da chiedersi se i “trecento cavalieri” non fossero in realtà angeli che avevano preso, agli occhi di Giovanna, le sembianze di angeli-cavalieri. Ecco le sue parole:
“C’era molta luce [nella stanza], essa proveniva da tutte le parti. C’erano più di trecento cavalieri e una cinquantina di torce, senza contare la luce spirituale. Raramente ho delle rivelazioni senza che ci sia luce”.
Questa risposta resta, comunque, assai misteriosa. In ogni caso, corrisponde alla testimonianza di Giovanna, secondo cui lei vedeva regolarmente gli
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angeli nel mondo, nella vita quotidiana, in mezzo agli uomini. Molto interessante, per esempio, la testimonianza di Jean d’Aulon, compagno d’armi di Giovanna. Costui afferma che, avendo trovato Giovanna isolata durante l’assedio di Saint-Pierre-leMoustier, le consigliò vivamente di ritirarsi per raggiungere il grosso delle truppe perché così era troppo esposta. La Pulzella rispose: “Non sono sola, bensì con cinquantamila delle mie genti. Io non ripiego finché non abbia presso la città”. È chiaro che Giovanna si sentiva circondata da una miriade di angeli che la assistevano in ogni circostanza.
Giovanna mostrava nei confronti degli angeli una grande riverenza. S’inchinava alla loro presenza e baciava la terra dopo che se n’erano andati. Un dato indicativo è che Giovanna non menziona mai il proprio angelo custode. Lei parlava soltanto degli angeli che la aiutavano a compiere la missione affidatagli dal Cielo, senza parlare della sua personale santificazione. * Brani tratti dal libro “Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc”, Éditions du Cerf, 2021, pp. 142ss.
Sant’Elia Profeta
La spada di fuoco del profeta Elia
di Renato Murta de Vasconcelos
Il 16 luglio la Chiesa celebra la festa del profeta Elia. Personaggio tra i più misteriosi della storia, dall’anima infuocata e dalla purezza illibata. Uccise di propria mano quattrocentocinquanta sacerdoti di Baal e quattrocento sacerdoti della dea Ascera. Apparve a fianco a Nostro Signore nella Trasfigurazione, e tornerà alla fine del mondo.
N
ove secoli prima della venuta del Redentore, l’ardente profeta Elia fu consumato dallo zelo per il Signore Dio degli eserciti. Trasportato dagli angeli su di un carro infuocato, fu probabilmente portato nel paradiso terrestre. Da questa posizione privilegiata, egli segue gli sviluppi della storia della salvezza, il cui centro è la lotta tra il bene e il male, i figli della luce e i figli delle tenebre, coloro che seguono Dio e coloro che si abbandonano al diavolo. Il profeta Elia, considerato come il fondatore dell’Ordine Carmelitano, gioca un ruolo unico in questa battaglia che durerà fino alla fine dei tempi. Egli fu un combattente indomito e implacabile contro gli idolatri e ritornerà alla fine dei tempi per combattere contro l’Anticristo.
La storia della salvezza e il Popolo Eletto
La storia della salvezza e della lotta tra il bene e il male inizia con i nostri primi genitori, Adamo ed Eva. Il peccato originale portò alla loro espulsione dal paradiso e alla perdita dei loro doni preternaturali. La sofferenza, il dolore e la morte divennero il nostro patrimonio comune. Le terribili conseguenze del peccato originale sulla natura umana si manifestarono tragicamente nei figli della prima coppia quando Caino uccise Abele. La terra divenne davvero una “valle di lacrime”.
Seguendo l’ordine divino, “crescete e moltiplicatevi”, le generazioni si susseguirono. Eppure, interi popoli caddero nell’idolatria, un peccato che Dio punisce con tremendi castighi.
L’umanità fu quasi estinta dal diluvio universale, che risparmiò solo Noè e la sua famiglia. La Torre di Babele confuse le lingue e disperse i popoli. Tuttavia, nella notte dei tempi, qua e là brillarono anime elette su cui riposava la benevolenza divina. Insieme alla punizione arrivò anche la promessa adempiuta quattromila anni dopo: un Redentore avrebbe aperto le porte del Cielo all’umanità caduta. Nei suoi disegni, Dio ebbe pietà degli uomini e stabilì un popolo eletto. Promise ad Abramo una terra TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 27
Sant’Elia Profeta “Allora sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola”
A sin., statua di sant’Elia sul monte Carmelo
e una discendenza più numerosa delle stelle del cielo e della sabbia del mare (Gen 12). Mise alla prova la fedeltà del patriarca ordinandogli di sacrificare suo figlio Isacco, concepito nella sua vecchiaia; un ordine a cui Abramo non esitò a obbedire. Fedele tuttavia alla sua promessa, Dio lo ricompensò sostituendo Isacco con un agnello al momento del sacrificio. Da Isacco nacque Giacobbe, i cui figli diedero vita alle dodici tribù. Inizialmente nomadi, le tribù si stabilirono in Egitto dopo la morte di Giacobbe, quando suo figlio Giuseppe era diventato primo ministro del faraone. Ma poi arrivò un altro faraone che non aveva conosciuto Giuseppe, e i discendenti di Giacobbe caddero in cattività per quattro secoli.
Liberato da Mosè su ordine di Dio, il popolo eletto attraversò in maniera veloce e miracolosa il Mar Rosso. Sul monte Oreb, Mosè ricevette le tavole della legge con i Dieci Comandamenti, simbolo della loro alleanza con Dio. Ma proprio in quel momento, stanchi di aspettare, una parte del popolo ai piedi della montagna cadde nell’idolatria, adorò un vitello d’oro e fu severamente punito dai Leviti. Ci vollero altri quarant’anni di vagabondaggio nel deserto prima che il popolo eletto entrasse finalmente nella terra promessa con Giosuè. Una volta stabilitosi lì, esso fu guidato da giudici e profeti. Mille anni dopo la promessa fatta ad Abramo, Dio mandò il profeta Samuele a ungere Saul. Grande guerriero e organizzatore, Saul divenne il primo re d’Israele. Ma consultò una strega e Dio punì la sua infedeltà con la morte durante una battaglia. Davide, il suo successore, conquistò Gerusalemme e ne fece la capitale delle dodici tribù. Salomone, figlio di Davide, rese il paese prospero e costruì il primo tempio a Gerusalemme, un bellissimo santuario per l’Arca dell’Alleanza, dove si offrivano sacrifici all’unico vero Dio.
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Tuttavia, il saggio re Salomone ebbe decine di mogli, molte provenienti da popoli idolatri, e fece erigere templi per adorare Baal, Moloch, Astarte, Kamosh e AmonRa. Suo figlio Roboamo propagò l’idolatria, azzerando gli sforzi che Mosè aveva fatto per tirare fuori il popolo eletto dalle sue tendenze ido-
latriche. La punizione divina non avrebbe tardato ad arrivare. Il regno fu diviso: Israele con dieci tribù a nord, e Giuda con due tribù a sud. Il regno del nord fu trascinato quasi interamente nell’apostasia, adorando Baal, il Dio della fornicazione, servito da 850 sacerdoti, sotto il comando del re Acab e di sua moglie, Gezabele.
L’apostasia del popolo eletto e il rimprovero profetico
In questo contesto di apostasia, dove la pestilenza dell’idolatria colpiva grandi e piccoli, il profeta Elia si alzò per rivendicare i diritti del vero Dio: “Allora sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola” (Ec. 48, 1). Vedendo la tremenda degradazione religiosa e morale del suo popolo, e infiammato di zelo per la gloria di Dio, Elia rimproverò il re Acab: “Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io” (1Re 17, 1).
Padre Cornelo a Lapide (1567-1637), un famoso biblista gesuita, commenta a questo proposito: “Non c’è dubbio che Elia, traboccante di zelo, aveva precedentemente esortato il re Acab ad abbandonare
il culto di Baal e ad adorare il vero Dio. Poiché il re rimaneva sordo, Elia trasformò le sue parole in una frusta e colpì tutta la terra con la sterilità, affinché Acab e gli idolatri imparassero che non è Baal ma il vero Dio che dà la pioggia e tutti gli altri beni della terra. Invocate Lui e non Baal, perché possiate ottenere tutte queste cose”.
San Giovanni Crisostomo si riferisce a questo passaggio nei seguenti termini: “Quando il santissimo profeta Elia posò gli occhi sul popolo traviato, quando vide che Baal e gli idoli venivano adorati sacrilegamente con disprezzo del Signore, quando tutto il popolo, abbandonando il suo Creatore, si dava all’adorazione di statue d’argilla nei boschi, [Elia], mosso dal suo zelo per Dio, emise contro la Giudea una sentenza di siccità e la fine delle piogge. Allora, improvvisamente, la terra esalò vapori, il cielo si chiuse, i fiumi si seccarono, le sorgenti si spensero, il bronzo bollì, la temperatura torturò [la gente], la tranquillità si trasformò in dolore, le notti divennero secche, i giorni aridi, i campi di grano arrostirono, i cespugli appassirono, i prati scomparvero, i boschi persero la loro linfa, i campi negarono i cibi, la terra divenne incolta, le sue erbe morirono e l'ira di Dio si manifestò su tutte le creature”.
Volendo allacciarsi all’eredità spirituale di Elia, Plinio Corrêa de Oliveira entrò nel Terz’Ordine Carmelitano, del quale fu Priore a San Paolo per molti anni
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Sant’Elia Profeta “Elia era uno specchio vivente dei predicatori della parola di Dio. Infatti, ardente era la sua mente, ardente la sua parola, ardente il suo braccio, con cui convertì Israele”
Cornelio a Lapide, S.J.
Il figlio della vedova di Zarefat tornò in vita, diventando il primo caso di resurrezione conosciuto nella storia.
Elia affronta i profeti di Baal
Nel frattempo, la siccità stava diventando insopportabile. Tre anni inesorabili passarono senza che una sola goccia d’acqua cadesse su quelle terre aride e dure. Quando Dio mandò Elia a cercare Acab per far cessare la siccità, il re interrogò il profeta:
Si accese l’odio di Acab e Dio ordinò a Elia di ritirarsi nel deserto, dove i corvi gli avrebbero portato il cibo. Il cielo si chiuse e divenne pesante come il piombo, la terra era sterile e l’acqua dei fiumi e dei torrenti evaporava. Il profeta sentì sulla propria pelle il terribile castigo inflitto a Israele.
La prima resurrezione nella storia
Elia andò a Zarefat, una città tra Tiro e Sidone, dove fu accolto da una povera vedova che non aveva più di una manciata di farina per fare un po’ di pane. Generosamente, ella diede al profeta quella farina che le era rimasta per sostenere la sua vita. Fu ricompensata da Dio, perché da quel giorno non mancò la farina in pentola, né l’olio nell’oliera. Ma la povertà fu accompagnata da una tragedia, perché l’unico figlio della vedova morì, ed ella si lamentò con l’uomo di Dio che le aveva portato tanta disgrazia. “Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò al piano di sopra, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore mio Dio, forse farai del male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore Dio mio, l’anima del fanciullo torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò il grido di Elia; l’anima del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere”. (1Re 17, 19-22). 30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
“«Sei tu la rovina di Israele!». Quegli rispose: «Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal. Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele»”. Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo”. (1Re 18, 17-20).
Davanti ai profeti, “Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla. Elia aggiunse al popolo: «Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!»”. (1Re 18:21-24). I sacerdoti di Baal sacrificarono un bue, lo misero sulla legna, si tagliarono le guance e il busto con coltelli e stiletti, girarono intorno e gridarono a gran voce a Baal, che non rispose. “Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure
“Il Signore non condanna l’ira come rimedio quando bisogna usarla. (...) L’ira a volte è stata spesso strumento di buone azioni. Elia, pieno di indignazione giusta e saggia, decretò ed esecutò la sentenza di morte contro quattrocentocinquanta sacerdoti della turpitudine e contro quattrocento sacerdoti dei boschi sacri”
San Basilio
indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà»”. (1Re 18, 27).
I falsi profeti saltarono e danzarono disperatamente, offrendo il loro sangue all’idolo. Il sangue idolatrico scorreva, ma invano, poiché non cadeva fuoco dal cielo. Elia costruì allora un altare con dodici pietre corrispondenti al numero delle tribù d’Israele, stese la legna su cui versò acqua in abbondanza e pose il bue sacrificale sull’altare. Poi si rivolse a Dio:
“«Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!». Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!». Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!»”. (1Re 18, 340).
I falsi profeti di Baal furono uccisi, in parte da Elia, in parte dal popolo, vicino al fiume Kison. Lo zelo di Elia lo portò ad uccidere più idolatri di quanti ne avesse convertito, poiché, oltre agli 850 indovini e falsi profeti, ne aveva eliminati molti altri con la siccità dei tre anni. Era molto più preoccupato della giustizia e della punizione dei malvagi che della misericordia e della carità nel convertirli
Pieno di ammirazione, padre Cornelio a Lapide sottolinea lo spirito ardente del profeta: “Elia era uno specchio vivente dei predicatori della parola di Dio. Infatti, ardente era la sua mente, ardente la sua parola, ardente il suo braccio, con cui convertì Israele” (1).
Il profeta fugge e riceve una nuova missione
Elia andò dal re Acab e profetizzò la fine della terribile siccità: “Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale”. Accompagnato da un servo, Elia salì sulla cima del monte Carmelo, si prostrò con la testa tra le ginocchia e pregò per la pioggia, finché il suo servo gli disse che una piccola nuvola era apparsa sul mare e sulla linea dell’orizzonte. (2) Non ci volle molto perché un grande acquazzone cadesse, mettendo fine alla siccità di tre anni imposta come punizione per il peccato di idolatria. Nel frattempo, Gezabele venne a sapere della morte dei suoi falsi profeti e giurò di uccidere Elia. Gli mandò un messaggero dicendo: «Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli». (1Re 19, 2).
La minaccia di Gezabele spaventò il profeta Elia che, nonostante avesse chiuso il cielo con una parola della sua bocca, affrontato il potente re Acab, resuscitato un morto e ucciso i profeti di Baal, tremò davanti all’ira di Gezabele. Secondo Cornelio a Lapide, egli temeva la morte imminente non tanto quanto il pericolo che la vera fede si estinguesse in Israele e il falso culto di Baal fosse vittorioso. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 31
Sant’Elia Profeta
Elia fuggì nel deserto, dove un angelo gli portò pane e acqua, e Dio gli ordinò di andare sul monte Oreb. Camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte Oreb, dove sentì la voce di Dio: “«Che fai qui, Elia?» Rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita»”. (1Re 19, 9-10). Ora Dio non parlò ad Elia con un terremoto, ma con “un sussurro dolce e soave”. Gli diede una triplice missione: ungere Hazael come re di Siria, Jehu come re d’Israele ed Eliseo come profeta “al suo posto”. Elia trovò Eliseo che arava un campo e gettò il suo mantello su di lui. D’ora in poi Eliseo sarebbe stato completamente trasformato: da ricco agricoltore (possedeva molta terra e ventiquattro gioghi di buoi) a profeta e successore di un profeta.
La punizione di Gezabele
queste parole aggiungerai: «Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Naboth, i cani leccheranno anche il tuo»” (1Re 21, 19). Egli annunciò anche la punizione di Gezabele: “I cani divoreranno Gezabele sotto le mura d’Izreel”.
Acab fecce penitenza più per paura della punizione che per amore della giustizia; una penitenza servile e imperfetta. Si pentì del suo peccato a causa dell’imminente e terribile castigo annunciato da Elia e non per amore di Dio, per avere offeso Colui che è il sommo bene. Dio ritardò la sua punizione, e Acab morì sul campo di battaglia, ferito da un dardo nemico.
Nel frattempo, l’ira divina si abbatté inesorabilmente sulla testa della malvagia Gezabele. Gettata dalla finestra del suo palazzo, giacette a terra calpestata dagli zoccoli dei cavalli e infine divorata da cani affamati. Quando alcuni servi si affrettarono a recuperare e a seppellire il suo cadavere, trovarono solo il suo cranio e alcune ossa.
Ocazia successe a suo padre Acab. Un giorno, cadde da un piano alto del suo palazzo a Samaria. Costretto a letto, voleva sapere se sarebbe sopravvissuto e mandò i suoi messaggeri a consultare un oracolo di Belzebù. Elia intercettò i messaggeri e li rimproverò per la loro superstizione idolatra.
Ora il re Acab bramava una vigna che apparteneva a Naboth di Izreel. Anche se Acab gli offrì un prezzo equo o addirittura una vigna migliore altrove, Naboth non Oggi di nuovo offriamo sacrifici volle venderla perché era a Moloch, con l’abominevole un’eredità dei suoi genitori. crimine dell’aborto Vedendo la tristezza e la rabInfuriato dalla notizia, bia del marito, Gezabele gli promise che la vigna sa- Ocozia mandò un capitano con cinquanta uomini ad rebbe stata sua. Ordinò agli anziani della città di arrestare Elia. Il capitano si rivolse a lui in modo organizzare una riunione in cui Naboth sarebbe stato sprezzante: “Uomo di Dio, il re ha ordinato che tu (falsamente) accusato di aver bestemmiato e così fu venga”. Elia rispose al capitano: “Se io sono un fatto. Naboth fu lapidato a morte, e Acab prese pos- uomo di Dio, scenda fuoco dal cielo e consumi te e i sesso della sua terra. Era un crimine due volte tuoi cinquanta”. E scese del fuoco dal cielo e conodioso: omicidio vile e appropriazione indebita. sumò lui e i cinquanta che erano con lui. Ocozia Così, la punizione divina non si fece attendere. mandò un altro capitano con cinquanta uomini, e anch’essi furono consumati dal fuoco del cielo. Per la Dio ordinò a Elia di andare incontro ad Acab, terza volta, Ocozia mandò un capitano con cinquanta di rimproverarlo e di annunciargli il suo prossimo ca- soldati, e questa volta il comandante implorò pietà. stigo: “Così dice il Signore: «Dopo aver commesso Elia risparmiò la sua vita e quella dei suoi subordiun omicidio, vieni a prendere possesso?» E dopo nati. 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Accompagnato da questo capitano, Elia si recò a parlare col re: «Così dice il Signore: Poiché hai mandato messaggeri a consultare Baal-Zebub, dio di Ekròn, come se in Israele ci fosse, fuori di me, un Dio da interrogare, per questo, dal letto, su cui sei salito, non scenderai, ma certamente morirai» (2Re 1, 16). Ocozia morì dopo aver regnato per un anno.
Secondo quanto scritto da San Bernardo a Papa Eugenio III, Elia, rivendicando i diritti di Dio, fu modello di giustizia, specchio di santità, esempio di pietà, campione di verità, difensore della fede, dottore di Israele, maestro degli ignoranti, rifugio degli oppressi, avvocato dei poveri, braccio delle vedove, occhio dei ciechi, lingua dei muti, vendicatore dei crimini, terrore dei malvagi, gloria dei giusti, verga dei potenti, martello dei tiranni, padre dei re, sale della terra, luce del mondo, profeta dell’Altissimo, precursore di Cristo, l’unto del Signore, terrore dei baaliti e folgore degli idolatri. (3)
“Consumato dal zelo per il Signore degli eserciti”
quando le leggi del Signore Dio sono calpestate come mai prima d’ora. Disprezza gli idoli che gli uomini del ventunesimo secolo erigono a Moloch, il Dio associato al sacrificio dei bambini, attraverso il peccato indicibile dell’aborto; o agli idoli della sensualità con il crescente numero di immoralità sessuali accettate in genere dalla società; infine, riesce a stento a trattenere la sua spada di fuoco quando assiste alla corruzione e al tradimento di membri dell’unica vera Chiesa di Cristo. Preghiamo Sant’Elia per la grazia della perseveranza e della fedeltà al Signore degli eserciti in questi tempi difficili e uniamo le nostre suppliche al Siracide . ..
“Chi può vantarsi di esserti uguale? Tu hai fatto sorgere un defunto dalla morte e dagl’inferi, per la parola dell’Altissimo; tu hai fatto precipitare re nella perdizione, e uomini gloriosi dal loro letto. Tu sul Sinai hai ascoltato parole di rimprovero, sull’Oreb sentenze di condanna. Hai unto re per la vendetta e profeti come tuoi successori. Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore” (Ecc 48, 4-11).
Elia compì la triplice missione che Dio gli aveva affidato sul monte Oreb. Si avvicinava il momento in cui doveva lasciare la terra. Per una persona comune, questo significa necessariamente passare attraverso la soglia S. Elias Propheta, Carmelitarum Dux et Pater, ora pro nobis! della morte. Tuttavia, la Provvidenza divina aveva altri piani per Elia, il profeta delle grandi eccezioni. Alcuni studiosi credono che gli angeli lo portarono su 1. Cornelius a Lapide, Commentaria in Scripturam Sacram, un carro di fuoco (4) in un luogo sconosciuto sulla (Ludovicus Vivès, Editor, Paris, 1860), vol. X, p. 504. 2. “Precorritrice della pioggia, la piccola nuvola è anche un terra; altri, che andò nel paradiso terrestre. Quando fu simbolo della venuta dell’Immacolata Vergine Maria, che emerge portato in Cielo, gettò il suo mantello a Eliseo, suo pura dalle acque salate del mondo per essere la Madre del Redentore”, commentano gli esegeti. Sant’Elia fu dunque il primo devoto discepolo e successore. Così, dal suo posto, “consumato dallo zelo per il Signore Dio degli eserciti”, il profeta Elia segue lo svolgimento della storia della salvezza. Egli contempla l’estrema decadenza dei tempi moderni,
della Madonna più di otto secoli prima della sua nascita. 3. De Consideratione, lib. IV, Cornelius a Lapide, Commentaria in Scripturam Sacram, in Librum III Regum, Cap. XVII. 4. Si addiceva all’anima ardente di Elia essere rapita e portata in Cielo su un carro di fuoco, commenta San Giovanni Crisostomo, 1a Omelia de Elia. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 33
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Paladini della fiducia
G
li avvenimenti degli ultimi anni hanno messo a dura prova la nostra Fede e, perfino, la nostra tenuta psicologica. Mentre troppe autorità ecclesiastiche paiono intente alla distruzione di ciò che resta della Santa Chiesa e della Civiltà cristiana, riducendo sempre di più gli spazi ai veri fedeli, la società civile si sgretola da
tutte le parti colpita dalla pandemia, dalla guerra, dalla crisi energetica, dalla crisi economica, dalla crisi morale, e chi più ne ha più ne metta. E le persone ne soffrono. La Società italiana di psicopatologia ha rilevato un notevole aumento dei disturbi mentali, specialmente ansia e depressione. Alcuni studi stanno già parlando della “prossima grande epidemia sanitaria”, appunto quella dei disturbi mentali. Sempre più spesso si sentono persone sbottare “Non ne posso più!”. E anche l’indice di suicidi, dopo anni di tendenza al ribasso, torna a salire. Mai come oggi siamo chiamati a praticare la virtù teologale della speranza, definita da san Tommaso d’Aquino “fiduciosa attesa di un bene futuro assolutamente buono”. La Madonna stessa ci ha mostrato il bene che dobbiamo attendere: il trionfo del suo Cuore Immacolato. Ed è proprio in questo versante che l’esempio di Plinio Corrêa de Oliveira si staglia come una luce che rasserena, orienta, sprona. Chi conosceva Plinio Corrêa de Oliveira non poteva non restare meravigliato della sua vivacità. Profondamente turbato dal corso che prendevano gli avvenimenti moderni, egli non aveva tuttavia niente di quei personaggi cupi che passano il tempo a lamentarsi di come le cose vanno male. Questo tipo di personaggio può convincere, ma non entusiasma perché non dà speranza. Plinio Corrêa de Oliveira era, invece, un uomo di speranza calorosa, entusiasmante, contagiante. Questa vivacità proveniva, fondamentalmente, dalla sua certezza nel trionfo del Cuore Immacolato di Maria, derivante non solo dalla virtù teolo-
34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
gale della speranza, ma anche da una sana teologia della storia e, nondimeno, dalla precisa promessa fatta dalla Madre di Dio a Fatima nel 1917.
Definendo la sua opera spirituale, egli scrisse nel 1946:
“Chi siamo noi? Nella tempesta, nell’apparente disordine, nell’apparente afflizione, nell’apparente rovina di tutto ciò che per noi sarebbe la vittoria, noi siamo quelli che hanno avuto fiducia, che non hanno mai dubitato, anche quando il male sembrava aver vinto per sempre. Chi siamo noi? Siamo figli e saremo gli eroi della fiducia, i paladini di questa virtù. Quanto più gli avvenimenti sembreranno smentire la voce della grazia che ci dice ‘vincerai!’, tanto più crederemo alla vittoria di Maria!”.
La virtù della speranza è stata la chiglia che ha diretto l’azione di questo grande leader cattolico. Negli anni Sessanta, scrisse un biglietto che soleva tenere in mano durante i periodi di prova e di lotta: “Contra Spem in Spem credidit, ut fiet patrum gentarum multarum, sicut dictum est ei”, un riferimento alla nota lettera di San Paolo Apostolo (foto pagina a fianco). Molto usurato dal continuo maneggiamento, il biglietto colpisce soprattutto per la sottolineatura delle parole “sicut dictum est ei”, un chiaro riferimento alla grazia divina che parlava al suo cuore con la forza di una promessa interiore.
“Ma, così come un figlio sente raddoppiare il suo amore e la sua venerazione verso la madre quando la vede caduta nella sventura e soverchiata dalla sconfitta, così è con raddoppiato amore, con venerazione inesprimibile che io contemplo oggi la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, mia madre. In questo momento storico in cui spetterebbe a Lei ricostruire un nuovo mondo alla luce del Vangelo, proprio adesso La vedo schiacciata da un doloroso e deprimente processo di autodemolizione, La vedo tutta appestata dal fumo di Satana, penetrato in Ella da fessure infami. “Dove allora volgere i nostri sguardi in cerca di speranza? A Dio stesso, che mai abbandonerà la sua Chiesa, santa e immortale. Attraverso la sua Chiesa Egli manderà la sua misericordia e la sua giustizia, dando luogo – in giorni a noi ancora misteriosi – alla rinascita della Civiltà cristiana, al Regno di Cristo, al Regno di Maria”.
Plinio Corrêa de Oliveira esercitava la virtù teologale della speranza in modo precipuo di fronte alla situazione in cui era precipitata la Santa Chiesa. Ecco alcune sue parole:
“Di fronte alla crisi che scuote il mondo moderno, il fedele è naturalmente portato a guardare verso la Chiesa, sperando di ottenere da Ella il tipo di conforto e di orientamento che ne riceveva, per esempio, nel Medioevo. In fondo ha ragione, poiché la Chiesa è ‘vita, dolcezza e speranza nostra’. Come sono diversi i tempi, però! Oggi la Chiesa giace in un letto di dolore. “È con raddoppiato amore, con venerazione inesprimibile che io contemplo oggi la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, mia madre, schiacciata da un doloroso e deprimente processo di autodemolizione”
Plinio Corrêa de Oliveira mentre riceve la benedizione delle candele nella festa della Candelora TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 35
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Il galeone sommerso: simbolo della speranza
di Plinio Corrêa de Oliveira
Oggi, per alcuni versi, la causa cattolica sembra quasi sconfitta, schiacciata dall’assalto dirompente della Rivoluzione. Tuttavia, come un galeone sommerso ma ancora integro, la sua prua punta fiduciosa verso il futuro, in attesa di un ritorno trionfale.
36 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
I
mmaginiamo un vecchio galeone sul fondo del Mare dei Caraibi, non un galeone eccezionale, come il Royal Soleil di Luigi XIV, ma un normale galeone. Io direi un galeone spagnolo. Il galeone archetipico è quello spagnolo, con quella nota di maestà severa e sfidante tipica del popolo spagnolo. A prua, una nicchia con un’immagine religiosa che disfida impavida le onde. La poppa è come un castello castigliano, alto, austero, fiero e molto nobile. Il galeone giace sul fondo del mare, ma conserva tutta l’aggressività e la tenacia di una nave da guerra. Io lo immagino coperto di alghe e di salsedine, avvolto da coralli e da incrostazioni, sorretto dalla sabbia del fondale. I suoi possenti cannoni, ormai arrugginiti, servono da rifugio per i pesciolini.
Attorno alla nave il mare si muove con pulsazioni ritmiche. La luce del sole penetra le acque cristalline, formando una sorta di gelatina luminosa che avvolge il relitto. Alcune parti restano nell’ombra. Ogni tanto, il galeone barcolla sotto l’urto delle onde. Egli è lì da secoli, sfidando il tempo, guardando verso l’eternità, sfasciato ma ancora in piedi.
Tutte le glorie, tutte le speranze, tutto il futuro del galeone sono lì sepolte, senza angoscia, senza frenesia, senza scoraggiamenti. Posso immaginare che, ogni tanto, aleggi sul galeone una figura mitica ed eterea che, come un gigante dell’Antichità, si alzi sfidante e proclami: Io ritornerò! Il mondo delle leggende è spesso inquinato da incrostazioni non buone, ma esso contiene anche delle folgorazioni molto belle che ci parlano di una sfera superiore che ci avvicina al Cielo. Che cosa rappresenta questo mitico ga-
leone? Esso rappresenta una fermezza speciale nel senso della finalità che porta la persona a raziocinare in questo modo:
“Poiché io sono io, e sono sicuro della mia natura e della mia missione, non crollerò mai! Tutte queste battaglie, tutti questi secoli, tutta quest’acqua sono semplici ostacoli che io supererò, andando avanti sempre più fedele a me stesso. Io sfido tutto e tutti, dando il meglio di me. Dalla fiducia nel compimento della mia missione, illuminata dalla grazia divina, sorge una prua guerriera che attraverserà come una lama i secoli”. Possiamo chiamarla una speranza profetica, che racchiude la certezza che, un giorno, il giudizio di Dio verrà. Il galeone soffre nell’attesa. Adagiato sul fondo del mare, non ha nessuna consolazione. Sembra sconfitto, è vero. La sua unica consolazione – non poca cosa! – è la sua stessa certezza nella vittoria finale. In queste situazioni serve un coraggio totale, radicale, assoluto. È la più alta forma di fortezza!
Il galeone giace sul fondale. Un silenzio augusto e profondo lo circonda. I rumori del mondo non arrivano fino a lui. Egli vive nel regno del silenzio, dell’isolamento, della penombra, della sfortuna, sognando le glorie di un impero che la sua sconfitta non gli permise di contemplare. Ma egli mantiene la prua sempre orientata verso il futuro, sicuro che un giorno risorgerà!
(Da una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 10 settembre 1981)
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 37
Trent’anni di Maastricht
A t re n t ’ a n n i d el T r at t a t o d i M a a s t r i c h t di Plinio Corrêa de Oliveira
Trent’anni fa, con scarso margine, la Francia approvava il Trattato di Maastricht che dava forma all’Unione Europea. La TFP francese fece all’epoca una grande campagna di opposizione. Oggi, che il problema dell’Europa torna a occupare il centro delle attenzioni, conviene ricordare la posizione delle TFP al riguardo. Lo facciamo con brani tratti dalle memorie di Plinio Corrêa de Oliveira.*
I
l problema si può riassumere in una domanda: vogliamo un’Europa cristiana, oppure un’Europa laica e rivoluzionaria?
Grandi blocchi nazionali, la strada verso una dittatura burocratica universale
Le TFP non vedono con simpatia la moderna tendenza a unificare le nazioni in grandi blocchi. Questo perché la formazione di tali blocchi comporta l’estinzione delle patrie locali che, amalgamandosi, aprono la via a una dittatura burocratica universale. In questo modo si arriva all’abolizione di tutte le patrie e di tutte le nazioni in un blocco che mi sembra assolutamente innaturale e indesiderabile. Questo è il motivo per cui io mi sono sempre opposto all’unificazione dell’Europa proposta dal Trattato di Maastricht.
Il Trattato di Maastricht venne introdotto in modo disonesto. I leader europei si erano resi conto che era un vero pericolo consultare il popolo su cosa pensasse delle sue clausole. Decisero quindi di approvarlo per semplice maggioranza nei rispettivi Parlamenti, dove contavano con un certo appoggio. Al risveglio, le nazioni europee si sarebbero trovate non più sovrane.
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Ma la Danimarca volle indire un referendum, perché la sua costituzione così richiedeva. I giornali danesi pubblicarono perciò il testo del Trattato. Per la prima volta, gli europei poterono leggerlo, e videro che si trattava di un testo incomprensibile, un guinzaglio al collo delle nazioni d’Europa. Alla domanda se volessero legarsi all’Unione Europea oppure rimanere indipendenti, i danesi scelsero di rimanere indipendenti. Fu una grande sconfitta per Maastricht. Di fronte al risultato in Danimarca, in diversi paesi gli oppositori del Trattato iniziarono a dire: “Vogliamo anche noi un plebiscito!”. Ciò scatenò un’epidemia di panico, che prese in contropiede i leader europeisti. Affinché non avesse l’aria di una dittatura, questa Europa doveva fingere di essere stata approvata secondo i canoni del più rigoroso democratismo.
La campagna della TFP francese
Questa reazione fu molto forte in Francia, che decise di indire anch’essa un plebiscito. In una telefonata con i vertici della TFP francese, dissi loro che, secondo me, conveniva entrare nel dibattito e denunciare il Trattato, facendone un’analisi spassionata e oggettiva, e chiedendo ai francesi: è questo che vo-
lete? Anche se non avessimo ottenuto la maggioranza, sarebbe stato imbarazzante per gli europeisti. Una loro vittoria troppo risicata sarebbe equivalsa, in sostanza, a una sconfitta, perché imporre a poco meno della metà di una nazione la rinuncia alla sovranità è cosa molto brutta e dai risultati molto incerti.
La questione andava vista, quindi, non solo in termini di numeri, ma di numeri analizzati politicamente. Dovevamo assolutamente fare uno sforzo affinché i francesi votassero “no”. Lasciare che questo Trattato fosse approvato senza una parola della TFP francese sarebbe stata una vera tristezza.
Un’altra cosa: dato il ruolo della Francia, una vittoria di Maastricht sarebbe stata una vittoria europeista, come una sconfitta sarebbe stata una sconfitta europeista. Le sorti dell’Unione Europea si giocavano dunque in Francia. Se avesse vinto il “no”, per molto tempo il piano per l’unificazione dell’Europa, cioè il piano per un supergoverno mondiale, sarebbe stato ostacolato, di conseguenza, era molto importante che la TFP francese cercasse di galvanizzare almeno una larga parte dei sostenitori del “no”. I membri della TFP francese mi chiesero un contributo alla loro analisi. Il problema era che il testo del Trattato era la cosa più stupida, più pazza, più anarchica e più confusa che si potesse immaginare. Diversi eminenti francesi erano arrivati a dichiarare che era inintelligibile. Dovetti fare un grande sforzo intellettuale per organizzare e comprendere quel groviglio di pezzi che si mescolavano disordi-
natamente. Non potete immaginare quanto sia stato faticoso elaborare una bozza di suggerimento. Successivamente, i membri della TFP francese lavorarono sul testo proposto, apportando gli adeguamenti necessari e dandogli la formulazione definitiva. E il manifesto venne finalmente pubblicato su Le Quotidien de Paris. La TFP francese realizzò anche campagne di piazza. All’inizio, le intenzioni di voto erano molto più pro-Maastricht che contro. A poco a poco i contro Maastricht aumentarono fino ad arrivare a un sostanziale pareggio. Con l’approssimarsi del referendum, si iniziò a parlare di uno scarto del 2-3%. Alla fine, Maastricht vinse con un piccolo margine del 2,1%. Era una vittoria di Pirro. Il governo di François Mitterrand era molto imbarazzato, perché sapeva che il 48,9% dei francesi non voleva Maastricht, e quind non poteva cedere la sovranità francese sulla base di una maggioranza così esigua. Si vide pure che il risultato in Parlamento — dove Maastricht era stato approvato con larga maggioranza — non interpretava il sentire del Paese. Un ministro riassunse così la situazione: “Per il governo non è un semaforo rosso, ma non è nemmeno un semaforo verde, è un semaforo giallo”.
Si potrebbe ben dire che i pro-Maastricht ottennero una piccola vittoria, e noi invece una gloriosa sconfitta. Il fatto è che, grazie a questa campagna, crebbe l’influenza della TFP francese. E per molto tempo il piano per l'unificazione dell’Europa, cioè il piano per un super governo mondiale, è stato compromesso. * Plinio Corrêa de Oliveira, Minha vida publica, Artpress, San Paolo, 2015, pp. 744-750, brani scelti.
La TFP francese in campagna davanti a Notre Dame, e davanti al Parlamento Europeo TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 39
Vita di Santi
Il miracolo di san Nicola di Flüe
di Marco Giglio
Frau Sonderegger: “Era notte. Ero a casa. A un tratto la signora Müller-Walder mi chiamò e mi disse di guardare. Ho visto una mano nel cielo. Sicuramente non era una nuvola. Era una vera mano! Quella mano mi diede pace e serenità nonostante la guerra. Io a mia volta chiamai la signora Berger e le feci vedere anche la mano”.
Frau Müller: “Una signora mi chiamò e mi disse di venire a guardare. Nel cielo vi era un segno. Una mano. Anche mio marito vide la figura nel cielo. Tutto il vicinato guardò quello spettacolo. Io ho trentacinque anni, sono casalinga e ho quattro figli”.
N
el 2016 abbiamo pubblicato l’articolo «L’uomo che fermò Hitler», raccontando il miracolo di san Nicola di Flüe che salvò la Svizzera dall’invasione nazista. Ricordiamolo brevemente. Nel 1940 la Svizzera era circondata dalle Potenze dell’Asse. L’Italia fascista aspirava alla Svizzera italiana, il Terzo Reich al resto della Confederazione. Paese neutrale, la Svizzera era stata fin lì risparmiata dalla guerra. Il 13 maggio il Führer diede l’ordine di attaccarla con l’operazione Tannenbaum, che coinvolgeva un milione di soldati tedeschi al comando del generale Ritter von Loeb.
Mentre la Wehrmacht e la Waffen SS iniziavano l’attacco, apparve nel cielo una figura con la mano alzata. Era chiaramente san Nicola di Flüe (non ancora canonizzato). Nessun carro armato si mise in moto, gli aerei rimassero bloccati, gli uomini non riuscivano ad avanzare, e l’operazione dovette essere annullata. Abbondano le testimonianze del portentoso miracolo. Eccone alcune, tratte dagli Atti dell’indagine realizzata un mese dopo a Waldenburg: Ruth Müller: “Ho quindici anni. Mia madre mi chiamò e mi disse di guardare in alto, in cielo. Ho visto una mano nel cielo”.
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Ecco come, nell’omelia in occasione della canonizzazione di san Nicola di Flüe, il 16 maggio 1947, Papa Pio XII ricordava quel fatto:
“Nicola di Flüe è il vostro Santo, diletti figli e figlie, non solo perché egli ha salvato la Confederazione in un momento di profonda crisi, ma anche perché ha tracciato per il vostro Paese le grandi linee di una politica cristiana. Voi le conoscete; esse si possono riassumere nei seguenti punti:
“Tutelate la patria contro ogni ingiusta aggressione. Soltanto in questo caso, per una guerra di difesa, impugnate strenuamente le armi.
“Non fate alcuna politica di espansione. Egli vi ammì: Cari amici, non allargate troppo la frontiera della Confederazione, affinché tanto meglio possiate rimanere in libertà, tranquillità e unione. Perché dovreste lasciarvi prendere dalla voglia di guerreggiare? “Non mettete a rischio la patria, sospingendola sconsideratamente nel mare tempestoso della politica estera e implicandola nelle lotte dei Potentati. “Tenete alta la moralità del popolo e il rispetto verso l’autorità stabilita da Dio.
Voi sapete, diletti figli e figlie della Svizzera, — e forse nessun secolo della vostra storia patria ne ha fatto una così viva esperienza come il presente — quale pienezza di bene quelle esortazioni hanno significato e significano per il vostro popolo.
Il Feldmaresciallo Wilhelm Ritter von Loeb, commandante dell’operazione Tannenbaum e testimone del miracolo di san Nicola
“Se però voi, in questi giorni di glorificazione del vostro Santo, riandando con la mente alle due orribil guerre mondiali, il cui incendio ha circondato, ma non oltrepassato i confini della libera Svizzera, se voi oggi, diciamo, innalzate lo sguardo pieno di riconoscenza a Nicolao della Flüe, non dimenticate, anzi scolpite in voi profondamente il pensiero che quei principi fondamentali della vostra Confederazione hanno vita e forza soltanto se essi vengono elevati a maggior altezza dalla sapiente massima dell'Eremita di Ranft: La pace è sempre in Dio; Dio è la pace. Sopra ogni altra cosa abbiate Dio dinanzi ai vostri occhi e osservate coraggiosamente i suoi comandamenti. Rimanete fermi nella fede e nella religione dei vostri padri! “La pace è sempre soltanto in Dio. Queste parole del Santo ai suoi compatriotti hanno valore universale, come — salvo poche eccezioni — anche gli altri suoi ammaestramenti per il bene della patria. Se il mondo di oggi senza pace tornerà a Dio, troverà anche la pace; soltanto uomini, che piegano la fronte
dinanzi a Dio, sono in grado di dare al mondo una vera, giusta e durevole pace.
“Voglia il novello Santo, amante della pace, «Liebhaber des Friedens», come lo chiamarono ancor in vita il podestà e il Consiglio della città di Solothurn, intercedere presso il trono di Dio, affinchè possiate mantenere il prezioso bene della pace e questo bene sia concesso a tutto il mondo”.
* Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IX, Nono anno di Pontificato, 2 marzo 1947- 1° marzo 1948, pp. 71-80. Tipografia Poliglotta Vaticana.
Testimoni oculari del miracolo del 13 maggio 1940 si riuniscono per ricordarlo
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 41
Il mondo delle TFP
Simposio universitario europeo di Settimana Santa a Creutzwald, Francia: “Plinio Corrêa de Oliveira, una vita per la Chiesa e la Civiltà Cristiana, un modello per i giorni nostri”
Simposio universitario di Settimana Santa a Lima, Perù: “Cattolico e monarchico: i rapporti tra le due sfere spirituale e temporale”
Pellegrinaggio della TFP del Texas, Stati Uniti, al Santuario della Regina della Pace, a Port Arthur 42 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Giovani della TFP Student Action, della TFP Americana, protestano contro una messa nera celebrata all’Università di Harvard
Soci e cooperatori della TFP del Texas partecipano alla March for Life a Houston Giovani dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, del Brasile, partecipano alla Settimana di Formazione Contro-Rivoluzionaria 2022
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 43
Il mondo delle TFP
Irlanda: la TFP blocca film blasfemo
B
enedetta è un film anticattolico, con scene di lesbismo, sacrilegi e bestemmie. Il regista olandese Paul Verhoeven afferma che è basato su un evento storico presumibilmente accaduto in un convento toscano nel diciassettesimo secolo. Noto per i suoi film violenti ed erotici, Verhoeven è membro di un’associazione chiamata Jesus Seminar, che nega la divinità di Nostro Signore, considerato un semplice rivoluzionario.
Commenta un critico cinematografico: “[In Benedetta] Verhoeven sovverte i canoni del cristianesimo, presentando Gesù come un violento. Il culmine arriva quando le giovani protagoniste [due suore] trasformano una statua di legno della Madonna in un sex toy per darsi piacere a vicenda”. (1) Lo stesso Verhoeven dichiara a proposito: “L’omosessualità fa parte della vita. La sessualità è l’elemento più essenziale della natura”. (2) Il regista si vanta di predicare una “religione erotico-mistica”.
In Irlanda, il lancio del film era stato programmato per il 15 aprile, cioè Venerdì Santo. Ovviamente si voleva fare uno sfregio ai cattolici irlandesi, già molto provati dai vari scandali nella Chiesa. Immediata la reazione dell’Irish Society for Christian Civilisation – TFP. Damien Murphy, portavoce della TFP, ha dichiarato: “Questo film è una frode e nient’altro che un palese attacco alla fede cattolica”. In una serie di campagne pubbliche la TFP irlandese ha distribuito un comunicato stampa di protesta. In particolare, ha tenuto un Santo Rosario di riparazione di fronte agli uffici di Dublino della IFC Films, distributore della pellicola. Di fronte alla montante protesta, la IFC Films è stata costretta a sospendere sine die il lancio programmato.
1. Tudor Leonte, “Benedetta Review: Paul Verhoeven Fails to Deliver Meaning to Blasphemy,” comingsoon.net, July 12, 2021. 2. Brent Lang, “‘Benedetta’ Director Paul Verhoeven on Sex, His Jesus Fascination and Hollywood Puritanism,” July 7, 2021.
44 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Ucraina: distribuzione di Medaglie Miracolose
U
n membro della TFP italiana, Miguel Ángel Gutiérrez, si è recato in Ucraina per distribuire cinquantamila medaglie miracolose. Riproduciamo alcuni brani dell’intervista rilasciata a Javier Navascués, di InfoCatolica. Perché avete deciso di inviare le Medaglie Miracolose?
I vescovi ucraini hanno chiesto di consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria e hanno domandato al santuario di Fatima una statua della Madonna perché rimanesse nel paese. Questo ci ha dato la certezza che il dramma della guerra si combatte soprattutto nel campo spirituale. Da qui l'idea di inviare e distribuire la medaglia della Madonna che ha portato più grazie, la “Medaglia Miracolosa". Al momento ne abbiamo portate 50.000. Ne abbiamo mandate 20.000 a Kiev e 20.000 al vescovo ausiliario di Leopoli, Mons. Kava. Il resto è stato distribuito ai fedeli delle chiese di Leopoli, specialmente dove si trova la Vergine pellegrina di Fatima. Ha avuto paura di dover andare in un paese in guerra?
Quando ho ricevuto il messaggio di un amico sacerdote, don Paulo Vyskosky, missionario OMI, che lui e la sua comunità si sarebbero fermati a Kiev per dare assistenza spirituale e caritatevole alla gente intrappolata, ho pensato che se loro avevano questo coraggio e zelo per le anime in una zona molto vicina al fronte di battaglia, a maggior ragione io dovevo armarmi di questo coraggio andando in una zona meno colpita dal conflitto. Quali testimonianze potresti evidenziare?
I cattolici in Ucraina hanno sofferto persecuzione e martirio per decenni, la loro fede è molto profonda perché è stata forgiata nel sangue. E sapere che in altri paesi stanno pregando per loro e che questa Medaglia è il simbolo di questa unione nella preghiera, ha lasciato i loro cuori pieni di emozione. (Intervista con Javier Navascués, InfoCatolica 5 marzo 2022)
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022 - 45
Il mondo delle TFP
Vienna: commemorazione del Beato Carlo d’Austria
N
ella bella cornice del Palais Schönburg, a Vienna, la TFP austriaca ha realizzato un convegno per commemorare il centenario della morte del beato imperatore Carlo d’Austria-Ungheria. Introdotti da Mathias von Gersdorff, hanno parlato il canonico Richard von Menshengen, dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, e SAS duca Paul von Oldenburg, della TFP tedesca. È seguito un cocktail nel salone del palazzo, dove gli ospiti hanno anche potuto acquistare le opere di Plinio Corrêa de Oliveira in lingua tedesca.
Italia: due pellegrinaggi
V
olontari della TFP italiana si sono recati in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Loreto, in occasione della festa dell’Annunciazione, per rinnovare la loro consacrazione secondo il metodo di S. Luigi Maria Grignon da Montfort. Pochi giorni dopo, un altro gruppo si è recato al Santuario di Einsedeln, in Svizzera, uno dei centri del cattolicesimo elvetico.
Ecuador: diffussione della Via Crucis
I
n occasione della Settimana Santa, l’associazione Tradición y Acción Ecuador, consorella delle TFP, ha realizzato una serie di campagne pubbliche diffondendo la Via Crucis del prof. Plinio Corrêa de Oliveira. La campagna è stata particolarmente vivace in Guayaquil e altre città della Costa.
Il Paese si trova in un vero crocevia, con un Governo nominalmente conservatore che, tuttavia, non tutela in modo adeguato i valori cristiani e tradizionali. Donde il richiamo della TFP a un risveglio spirituale che possa ridare forza alla Fede.
46 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2022
Campeggio estivo 2022
Anche quest’anno si terrà il campeggio estivo per ragazzi organizzato dalla Fédération pro Europa Christiana, che riunisce le TFP europee. Luogo: Villa Notre Dame della Clairière (Creutzwald, Francia). Data: dal sabato 2 luglio alla domenica 10 luglio.
Partecipanti: ragazzi dai 14 ai 18 anni.
Lingua: inglese, con traduzione all’italiano.
Il campeggio comprende riunioni dottrinali, circoli di studio, attività ricreative, cerimonie religiose e visite culturali. L’assistenza spirituale è assicurata dalla presenza di sacerdoti. Per informazioni, inviate una mail a info@atfp.it
Le armonie del Sacro Cuore
S
di Plinio Corrêa de Oliveira
in da piccolo, sono stato educato dalla mia mamma nello spirito religioso. Da lei ho imparato a conoscere il nome di Gesù e a riconoscerLo nella stanza dove c’era l’immagine del Sacro Cuore. La mia prima parola è stata “Gesù”, prima ancora che io dicessi “mamma”.
L’immagine del Sacro Cuore di Gesù, cui mamma rivolgeva la mia attenzione, era una statuina francese, senza grande valore materiale, ma con molta gentilezza e molta nobiltà, molta intelligenza e molta soavità. Queste armonie, apparentemente contraddittorie, costituivano una sorta di armonia globale della Sua personalità. Ciò mi ha portato a pensare che la personalità perfetta fosse quella armoniosa, dotata di sublime grandezza ed elevazione.
Frequentando poi la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, contemplavo un quadro dell’apparizione a santa Margherita Maria Alacoque. Mostrando il Suo Cuore esposto, Nostro Signore diceva: «Ecco il Cuore che tanto amava gli uomini e tanto poco da loro fu amato». È una lamentela per la Sua estrema gentilezza verso di noi, e la nostra durezza verso di Lui.
Dicendo queste parole, però, Nostro Signore non appariva né adirato né indignato, era un lamento triste ma, allo stesso tempo, dolce, gentile, misericordioso, tutto pieno di armonie. Questo mi fece vedere che l’assoluta perfezione delle cose consiste in quell’armonia che in Lui risplendeva in modo così incomparabile. Da qui la mia decisione di essere molto affezionato alle cose belle, elevate, nobili, sante. Per me, tutte le cose dovrebbero essere così. Poiché il Creatore è così, allora l’ideale della creatura deve essere così. Quindi la convinzione che, se volevo avere un’idea della bellezza del mondo creato, dovevo cercarla nella stessa personalità del Sacro Cuore di Gesù. Questo creò in me un desiderio di armonia e di santità che era l’esatto opposto del mondo cinematografico hollywoodiano in cui stavo entrando. Lo scontro era totale e violento. Questo mi ha portato ad agognare un mondo che fosse il contrario della rivoluzione industriale e della modernità rivoluzionaria. Io volevo la santità. Donde lo scontro totale.
(Conversazione con alcuni membri della TFP brasiliana, 10 luglio 1993. Nella foto, l’immagine cui si riferisce il dott. Plinio.)