Anno 28, n. 93 - Marzo 2022 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
Passione di Cristo Passione della Chiesa “Q uanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?” (Plinio Corrêa de Oliveira)
Passio Christi Passio Ecclesiae
“S
e il Concilio vuole ottenere effetti salutari, deve in primo luogo considerare lo stato odierno della Chiesa, che a similitudine di Cristo, vive un nuovo Venerdì Santo, consegnata ai suoi nemici senza difesa”.
Questo l’incipit del Votum (Proposta) presentato al Concilio Vaticano II dall’arcivescovo brasiliano mons. Geraldo de Proença Sigaud, un testo ispirato e forse in parte scritto dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
“Un Venerdì Santo”… All’epoca i nemici erano il Sinedrio e la plebaglia, che ad alta voce chiedevano la morte di Nostro Signore Gesù Cristo: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”. Oggi, questi nemici li abbiamo anche all’interno, addirittura accolti nella comunione dei santi, dalla quale sembra che restino esclusi soltanto i tradizionalisti...
In totale contrasto con la mentalità progressista, che vedeva la Chiesa avviata verso una “nuova primavera” sulla scia del Concilio, per Plinio Corrêa de Oliveira il Corpo Mistico di Cristo stava andando invece verso il suo Golgota. La grande differenza con i nostri tempi è che oggi la Chiesa viene colpita non solo dai nemici esterni ma anche da chi ne fa parte.
Qualche settimana fa, Papa Francesco ha dipinto un’immagine terribile della Chiesa: “Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi. La Chiesa è bloccata, parcheggiata”. Eppure, come scrive un noto vaticanista, “Papa Francesco ha governato incontrastato come ha voluto. Ha deciso come ha voluto. Ha detto quello che ha voluto. Insomma, ha avuto tutti gli strumenti e i poteri, nonché i carismi, per plasmare la Chiesa del terzo millennio secondo la sua visione”. 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
A questo punto la domanda sorge: non sarà proprio questo il modello di Chiesa che egli ambisce?
Unito alla Chiesa con vincoli d’amore che non dubitiamo nel chiamare mistici, Plinio Corrêa de Oliveira viveva sulla propria carne questo tremendo processo di autodemolizione della Sposa di Cristo. Commosso fino alle lacrime nel contemplare tale decadenza, egli invitava i suoi discepoli a vivere questo momento come un vero Venerdì Santo: “Quanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?” Oltre le tenebre del Venerdì, però, ci sono le luce sacrali del Sabato di Pasqua: “Tutto sembra finito. È il momento in cui tutto comincia. È il radunarsi degli Apostoli. È il rinascere delle dedizioni, delle speranze. La Pasqua si avvicina! Nello stesso tempo l’odio dei nemici gira attorno al sepolcro e a Maria Santissima e agli Apostoli. Ma essi non hanno paura. E fra poco brillerà il mattino della Risurrezione. Signore Gesù, possa anch’io non aver paura. Non aver paura quando tutto sembrerà irrimediabilmente perduto. Non aver paura quando tutte le forze della terra sembreranno nelle mani dei tuoi nemici. Non aver paura perché sono ai piedi della Madonna, vicino alla quale si raduneranno sempre, e sempre di nuovo, per nuove vittorie, gli autentici seguaci della tua Chiesa”.
Non aver paura! Resistere nel Venerdì Santo per poi rallegrarsi il Sabato di Risurrezione! Ecco gli auguri che facciamo ai nostri cari lettori e amici. Una Santa Pasqua a tutti!
Sommario Anno 28, n° 93, marzo 2022
Editoriale. Passio Christi Passio Ecclesiae Svizzera: mentre si proteggono i pulcini si uccidono i bambini Distrutta la legge morale trionfa il positivismo Intelligenza artificiale, un salto nell’ignoto Nel 1972 la grande domanda: come sarà la Chiesa nel 2000? Gli ultimi colpi di un papato disastroso? “Il più alto esponente del pensiero cattolico” America Latina: opzione preferenziale per i protestanti La Teologia della storia Come si forma il mio pensiero Cattedrale di una bellezza perfetta Giù le mani da Notre Dame! Cile: mezzo secolo d’epopea della TFP No exception! No compromise! E il movimento pro-life va avanti! All’indomani della Marcia per la vita a Washington DC Madonna del Miracolo
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Copertina: Cristo detto “El Cachorro” (Il Cane), Basílica del Santísimo Cristo de la Expiración, Siviglia. L’artista si è ispirato a una persona morente per realizzare questo capolavoro. Oggi, il Corpo Mistico di Cristo passa per un Venerdì Santo.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 28, n. 93 marzo 2022 Dir. Resp. Julio Loredo
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Attualità
Svizzera: mentre si proteggono i pulcini si uccidono i bambini
I
l Parlamento svizzero ha deciso di vietare il metodo della triturazione dei pulcini non utilizzati per la produzione di uova. La Svizzera è uno dei paesi più “avanzati” in materia di protezione degli animali, e perfino delle piante, visto che è in discussione nel Parlamento federale un DDL sui “diritti dei vegetali”.
di Marco Giglio
Questo straziante animalismo contrasta con la ferocia con cui sono trattati i “pulcini” umani, cioè i bimbi nascituri.
In Svizzera, l’aborto è disciplinato dal Codice penale. La legge prevede che l’uccisione di un bimbo innocente non è punibile se necessaria per evitare alla donna un “grave danno fisico” o “una profonda sofferenza”. Basta, cioè, che la donna dichiari che la gravidanza le provoca “disagio”, perché l’aborto diventi legale. Dal 2011 al 2020 sono stati uccisi più di centoventimila bambini, cioè l’intera popolazione di Monza, Bergamo o Trento.
C’è da chiedersi: quale deformazione morale e mentale può spingere a uno stato d’animo che, mentre piange per la triturazione di un pulcino, non si commuove minimamente per quella di un bambino?
La misura è in buona parte simbolica, poiché il metodo di triturazione è ormai superato, secondo quanto informa Gallo Suisse, l’associazione federale dei produttori di uova. Non viene neppure più utilizzato dai quattro incubatoi che forniscono i polli a tutti gli allevatori svizzeri.
Dietro questa legge, piuttosto, ci sono interessi di tipo ideologico. Il Governo ha fatto sapere che “questo metodo di uccisione non è più tollerabile” e che “deve tutelare il benessere degli animali”. 4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
Distrutta la legge morale trionfa il positivismo
L’
di Samuele Maniscalco
Stretta nella morsa di un’isteria collettiva e sfigurata da un imbarbarimento morale, l’Italia sprofonda in una crisi che rischia di fuorviarla irrimediabilmente.
Italia ha smesso da anni di essere quella “eccezione” che per molto tempo l’ha resa unica nel consesso delle grandi nazioni europee su quei temi detti etici. La Legge naturale è stata distrutta, mentre gradualmente è andata sempre più affermandosi una visione positivistica secondo cui il diritto deve fondarsi esclusivamente sulla statuizione di norme da parte del legislatore, che perciò si sente svincolato da qualsiasi legge superiore.
Cosa è stato smantellato negli ultimi anni
Oggi non esistono più campi della condotta morale che non siano stati stravolti dal legislatore o dalla magistratura. Basta dare uno sguardo veloce a quanto successo negli ultimi anni.
Se è vero, tanto per fare un esempio, che l’unione tra due persone dello stesso sesso non è equiparata all’unione matrimoniale, è anche vero che esse possono unirsi legalmente tramite unione civile
e, nel caso che uno dei due abbia avuto una prole da un’unione precedente, richiederne l’adozione. Questa era almeno la situazione all’epoca del governo Renzi (2016). Gli anni successivi hanno visto i tribunali italiani sfornare sentenze sopra sentenze che hanno indebolito sempre più il vincolo sponsale.
Parimenti, la legalizzazione di una pratica che ancora ripugna alla maggioranza degli italiani, ovvero l’utero in affitto, va piano piano insinuandosi nel nostro ordinamento giuridico grazie a una magistratura compiacente e alle spinte che in tal in senso vengono dall’Unione Europea. Sul finire del governo Gentiloni (dicembre 2017) abbiamo avuto invece l’approvazione del testamento biologico, anticamera perfetta per l’approvazione tout court dell’eutanasia di cui diremo qualcosa dopo.
Poi, durante il governo Conte I (giugno 2018 agosto 2019), la battaglia per l’inasprimento delle pene contro la cosiddetta omotransfobia ha ripreso vigore con Alessandro Zan, deputato PD e attivista LGBT, che aveva fatto suo il DDL presentato tempo TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 5
Attualità
Il DDL Zan detto contro l’“omotransfobia” non è ancora passato, ma ci sono tutti i campanelli di allarme per ritenere che a breve anche questo bastione verrà abbattuto A sin., il deputato PD Alessandro Zan
prima da un altro esponente PD, anche questi attivista LGBT, Ivan Scalfarotto.
Il DDL Zan non è ancora passato perché ha trovato molti ostacoli, ma questo non può farci dormire sogni tranquilli. Se quello che ha scritto Alberto Mingardi è vero, e cioè che “nel mezzo della pandemia, i giovani italiani si sono mobilitati per un’unica battaglia, quella sul ddl Zan” (1), allora ci sono tutti i campanelli di allarme per ritenere che a breve anche questo bastione verrà abbattuto.
Un treno chiamato eutanasia
Fare una cronaca esaustiva di come le forze politiche di sinistra, in unione con quelle del mondo radicale, cerchino da anni di rendere l’eutanasia un fatto normato, esula dalle intenzioni di questo articolo. Quello che qui interessa è fare il punto della situazione.
Da quando l’Associazione Luca Coscioni (fondata nel settembre 2002) si è intestata questa battaglia, e da quando a portarla avanti con tenacia ci si è messo l’attivista radicale Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione, il treno chiamato eutanasia è andato a velocità spedita.
Tutti ricorderanno la strumentalizzazione del caso Piergiorgio Welby (2006) e, più recentemente, quella del “dj Fabo” (2017): in entrambi i casi, soprattutto nel secondo, l’azione di Cappato fu fondamentale. Non possiamo non ricordare anche la vicenda di Eluana Englaro (2009), dove pure l’attivista radicale ebbe un ruolo, e l’anno 2012, quando lanciò la campagna Eutanasia Legale. 6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
Fu comunque con il caso di Fabiano Antoniani che il tesoriere dell’Associazione Coscioni fece fare un notevole balzo in avanti alla causa eutanasica accompagnando l’uomo, rimasto tetraplegico e non vedente in seguito a incidente stradale, da Milano a Zurigo per il suicidio assistito nella clinica Dignitas. Rientrato in Italia, Cappato si autodenuncia per aiuto al suicidio. Dopo un iter giudiziario durato oltre due anni, nel settembre 2019 viene dichiarato non punibile. È in questo contesto che si inserisce l’indebita pressione sul Parlamento della Corte Costituzionale che chiede esplicitamente di legiferare a riguardo. Arriviamo così, a passi spediti, ai nostri giorni.
Dopo aver passato anni e anni a plasmare l’opinione pubblica in direzione delle proprie battaglie, anche con l’aiuto massiccio dei media mainstream, la campagna Eutanasia Legale lancia la raccolta firme per un referendum parzialmente abrogativo dell’articolo 579 del Codice penale che oggi sanziona come reato l’«omicidio del consenziente», ovvero l’uccisione di chi ne fa richiesta. L’iniziativa raccoglie – soprattutto online - oltre un milione e 200mila firme.
Il quesito però deve essere prima approvato. La data chiave sarà il 15 febbraio di quest’anno. Quel giorno la Corte Costituzionale terrà l’udienza sull’ammissibilità del referendum promosso. Nel caso in cui il quesito fosse ammesso dalla Consulta e successivamente approvato dalle urne, si otterrebbe la possibilità di uccidere chiunque lo chieda. Purtroppo, nonostante l’enormità del fatto, dobbiamo registrare una diffusa apatia delle forze che, invece, avrebbero il compito di fare opposizione. Come spiega il dott. Alfredo Mantovano, magistrato e vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, «la resistenza è prossima allo zero, non ci si
può limitare a dire “mamma quanto è brutto il suicidio”, ci sono delle alternative che vanno mostrate. Nel 2010 è stata approvata la legge sulle cure palliative che da undici anni non è attuata perché non finanziata adeguatamente» (2). Sgomenta ancora di più che a non opporre nessuna resistenza ma anzi, al contrario, siano proprio le gerarchie ecclesiastiche.
Valgano per tutte le dichiarazioni del Vescovo di Pinerolo, mons. Derio Olivero che, interrogato se fosse contrario a una legge sul suicidio assistito ha risposto: «Non è così. Viviamo tutti sullo stesso territorio, dove convivono culture laiche, cattolica e di altre fedi, perciò sono convinto che sia necessario confrontarsi per arrivare a una legislazione, ognuno portando il proprio contributo uscendo dalle ideologie» (3).
A costoro potremmo a buon diritto dire “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt 5,13).
Referendum sulla Cannabis
Sempre Alberto Mingardi, sulle colonne del Corriere della Sera, ha affermato che “ha poca importanza che la cannabis diventi «legale» fra un anno o fra cinque: già oggi è un consumo che non fa scandalo e sono pochi i genitori inquieti se il figlio fuma uno spinello” (4).
Quasi nessuno si scandalizza più per uno spinello, tanto più i genitori che dovrebbero essere i primi educatori… Non sorprende quindi che in primavera molto probabilmente saremo chiamati alle urne per un referendum per la sua legalizzazione. Un fatto molto preoccupante, che conferma la notizia di sopra, è che alla richiesta di referendum vi è stata una massiccia adesione di giovani sotto i venticinque anni.
degli stupefacenti e sostanze psicotrope». In particolare:
1. Vuole depenalizzare il reato di coltivazione, eliminando la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione del traffico illecito. 2. Sul piano amministrativo, propone di cancellare la sanzione attualmente in vigore che prevede la sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori inflitta a chi fa uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente. Aspettiamoci una campagna a colpi di slogan, manipolazioni e bugie.
I fautori del referendum dicono che legalizzare la cannabis - che peraltro già lo è per scopi terapeutici e non solo - serve a combattere la criminalità organizzata. Ma, al contrario, ad essere legalizzato in realtà sarebbe il lavoro delle mafie, che troveranno il modo di accedere anche al mercato legale. Già nel 1989, il giudice Paolo Borsellino allertava: «Mi sembra che sia da dilettanti di criminologia quello di pensare che liberalizzando il traffico di droga sparirebbe del tutto il traffico clandestino» (5). Per quanto riguarda la cancellazione della sanzione del ritiro della patente, sebbene tale misura sia richiesta non nei confronti di chi è al volante in stato psicofisico alte-
Ma cosa chiede il quesito referendario? Mira a proporre una serie di modifiche al «Testo Unico in materia di disciplina Può il legislatore decidere di uccidere gli anziani e gli ammalati?
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Attualità
rato a causa della droga, ma di chi «per farne uso personale, illecitamente importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque detiene sostanze stupefacenti», si tratterebbe di eliminare un’importante funzione deterrente.
Dov’è in tutto questo la famiglia?
In un degrado morale di tali dimensioni, che fine ha fatto la famiglia italiana? Che cosa ne è rimasta di quella cellula vitale, culla della vita e dell’educazione della prole, portatrice di valori morali da trasmettere alle generazioni future senza le quali ogni società rischia, prima o poi, il collasso?
La risposta a questa domanda, almeno per il nostro paese, spiega forse perché siamo caduti così in basso. L’Italia è infatti diventata una delle società a più bassa intensità di famiglia del mondo. “Ma lo diventerà ancora di più. La società italiana si appresta a diventare una società senza famiglia” spiega Roberto Volpi (6), che di mestiere fa proprio lo statistico. Volpi analizza le previsioni Istat 2020-2040 e ne ricava dei dati sconvolgenti.
Paradossalmente, a prima vista, si potrebbe obiettare che in prospettiva le famiglie cresceranno di quasi un altro milione nei prossimi vent’anni, portandosi a quota 26,6 milioni in una popolazione che nel frattempo avrà perso qualche altro milione di abitanti. Com’è possibile? Dove sta l’inghippo?
Risponde lo statistico: “ (…) il garbuglio, insomma, origina dalla «qualità» delle famiglie. Qualità che nello specifico si declina secondo la «tipologia». Perché a proposito di tipologia delle famiglie: a) due escono vincitrici e una arriva ultimissima al traguardo del 2040, battuta come di più non si potrebbe; b) questa classifica è quanto di peggio potesse capitare alla famiglia italiana. A vincere per distacco è infatti la tipologia costituita dalle famiglie unipersonali, ovvero le famiglie formate da una sola persona — secondo il senso comune neppure delle vere famiglie — che balzano da meno di 8,6 a più di 10,3 milioni e dal 33,3% al 38,8% del totale. Ora, se quasi quattro famiglie su dieci saranno nel 2040, tra vent’anni, composte di una sola persona, c’è poco da stare allegri”. Al secondo posto, a peggiorare il quadro, arriva sì la famiglia costituita da coppie, ma quella senza figli. Queste passeranno da 5,1 a 5,7 milioni: dal 19.8% al 21,6% del totale delle famiglie. Insomma, “Nei prossimi vent’anni, per dirla senza giri di pa8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
role, crescono proprio le tipologie a minore intensità di famiglia, le famiglie che sono meno famiglie: persone sole e coppie senza figli. Che arriveranno, insieme, a rappresentare nel 2040 addirittura 61 famiglie su 100”.
Di questo passo la società italiana è destinata a diventare una società senza famiglia, quella che consiste nelle coppie con figli che non arriveranno a rappresentare neppure 24 famiglie su 100.
Senza famiglie vere non c’è prole e senza prole ci saranno sempre meno famiglie. Crisi della famiglia e inverno demografico sono strettamente correlate l’una all’altra.
Ad oggi, il numero medio di figli per donna è sceso all’1,17, il più basso di sempre. Mentre è la più alta di sempre l’età media in cui le donne italiane hanno il primo figlio: 31,4 anni; nel 1995, quando la curva demografica aveva iniziato a flettere già da almeno un decennio, era di 28 anni.
A chiusura del suo articolo, lo statistico e scrittore Roberto Volpi lancia un amaro grido di disperazione che anche noi, a conclusione di queste righe, facciamo nostro: “«Sembra che tanti abbiano perso la fiducia nell’andare avanti con i figli», ha detto Papa Francesco all’Angelus di Santo Stefano, parlando di «inverno demografico». «È contro le nostre famiglie — ha affermato —, contro la patria, contro il futuro». Parole sante. Ma la Chiesa faccia una riflessione sulle cause profonde per cui non ci si sposa più davanti al prete. Perché era il matrimonio religioso il primo e più efficace passo verso le famiglie con figli. Un passo che noi italiani abbiamo smesso di fare. O quasi.” (7). Note
1. Se l’etica diventa intolleranza - Corriere della Sera, 02/02/22. 2. Referendum eutanasia, Mantovano: “Non c’è adeguata resistenza culturale” - In Terris, 19/8/21 3. Fine vita, monsignor Olivero: “La morte è sempre una sconfitta, ma una legge serve” – La Stampa, 23/01/22 4. Se l’etica diventa intolleranza - Corriere della Sera, 02/01/22. 5. Vedi https://www.gliscritti.it/blog/entry/2349 6. Italia tra vent’anni. Addio alla famiglia – La Lettura (Corriere della Sera), 02/01/22. 7. Idem ibidem.
Intelligenza artificiale, un salto nell’ignoto
di John Horvat
L’
L’era dell’intelligenza artificiale sta arrivando. Gli oracoli di questo futuro già ci stanno avvertendo di un grande cambiamento di paradigma.
era dell’intelligenza artificiale (IA) sta arrivando. Gli oracoli di questo futuro già ci stanno avvertendo di un grande cambiamento di paradigma. Di solito, simili pronostici possono essere presi grano salis perché spesso sfiorano la fantascienza.
Tuttavia, il recente libro The Age of AI and Our Human Future (L’Era della IA e il nostro futuro umano), è diverso. Deve essere preso sul serio. L’opera del 2021 è scritta da due esperti di tecnologia, Eric Schmidt di Google e Daniel Huttenlocher del MIT. A loro si aggiunge l’inquietante figura dell’ex segretario di Stato Henry Kissinger, che mette a fuoco la tematica da un altro punto di vista.
Un libro scritto con drammaticità storica
È un libro scritto con cura. Gli autori si preoccupano assai di non esagerare il potere della IA come qualcosa che va oltre una creazione umana, esponendo con calma i loro argomenti nel contesto degli sviluppi attuali. E questa non è fantascienza.
Tuttavia, insinuano che tutti dovrebbero salire a bordo del processo dei prossimi cambiamenti per non rimanere emarginati. A questo fine, gli attuali crocevia in cui ci troviamo vengono dipinti con drammaticità storica e con mistero. L’IA non è solo una nuova fase di una rivoluzione tecnica. L’umanità sta entrando in una nuova era paragonabile o persino superiore all’Illuminismo. L’IA cambierà il
modo in cui essa vede sé stessa, in un quadro disordinato e rischioso.
Da una prospettiva cattolica, spiccano tre punti rivelatori che indicano perché l’era dell’IA dovrebbe essere motivo di grave preoccupazione morale.
Una prospettiva post-razionale
Il primo punto è quello che si potrebbe chiamare di prospettiva post-razionale. La maggior parte degli errori moderni rifiuta la nozione cattolica di supremazia della ragione (illuminata dalla Fede), poiché essa mette limiti all’azione delle passioni libere. I filosofi moderni trovano diversi modi per sfuggire alla ragione e abbracciare le fantasie. David Hume arrivò a dire: “La ragione è e deve essere solo la schiava delle passioni”. I tre autori - tutti ammiratori dell’Illuminismo non sono così avventati da negare la ragione, ma cercano piuttosto di trascenderla.
Il messaggio del libro è chiaro: la modernità ha raggiunto “la fine parziale della superiorità presupposta della ragione umana”. L’IA introdurrà “una forma di logica che gli umani non hanno raggiunto o non possono raggiungere, esplorando aspetti della realtà che non abbiamo mai conosciuto e che non potremo mai conoscere direttamente”.
Gli autori rassicurano i lettori che “la ragione e la fede tradizionali persisteranno nell’era dell’IA”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 9
Attualità
Henry Kissinger, uno dei padri del “mondialismo”, oggi ripescato come inquietante alfiere dell’Intelligenza Artificiale
Tuttavia, l’IA trasformerà tutti i regni dell’esperienza umana, anche alterando la società libera e il libero arbitrio. Oltre i limiti della ragione, la vita si organizzerà in modo aumentato dall’IA, spingendo “molti o anche la maggior parte degli umani a ritirarsi in mondi individuali, ritagliati su misura”.
Anche se non ancora tanto diffuso al momento della stesura del libro, se ne può intravedere l’arrivo nel “metaverso”, generato dall’IA; misto di libertà assoluta e immaginazione. Il mondo vedrà uno “spostamento dalla centralità della ragione umana alla centralità della dignità e dell’autonomia umana”. Domineranno le scelte, non le ragioni.
La storia attraverso i filtri
Il secondo punto rivelatore è il modello evolutivo della storia assunto dal libro, con i correlativi attacchi alla Chiesa. Gli autori mostrano poca originalità quando adottano la narrazione moderna classica di una storia senza Dio. Descrivono la storia come periodi in cui le persone percepiscono la realtà attraverso filtri diversi. Le società politeiste del mondo antico, per esempio, spiegavano la realtà attraverso il loro pantheon di dei mitologici.
Il Medioevo viene ridotto a un mondo in cui tutto “doveva essere conosciuto solo attraverso Dio; la teologia filtrava e ordinava le esperienze degli individui e i fenomeni naturali che si ponevano davanti a loro”. I periodi successivi come il Rinascimento, la rivoluzione protestante e soprattutto l’Illuminismo
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hanno filtrato la realtà attraverso l’individualismo e la ragione.
Questa volta, il nuovo filtro sarà l’IA. L’Era dell’IA si inserisce perfettamente in questa visione evolutiva, laica e fatalista della storia senza Dio. Gli autori non “celebrano o lamentano” l’IA, ma solo annunciano la sua inesorabile marcia verso il cambiamento del “pensiero umano, la conoscenza, la percezione e la realtà”.
Naturalmente, questa visione contrasta con la nozione non fatalistica della storia che la Chiesa ha, per la quale ognuno di noi opera per la propria salvezza. La Chiesa non è solo un altro filtro tra i tanti. Del resto, i periodi storici sono influenzati dagli eventi, dalla virtù delle persone e dalla grazia di Dio, non determinati da filtri evolutivi.
Fidarsi di un’intelligenza ‘quasi divina’?
Il terzo punto è un’inquietante dipendenza dall’IA con conseguenze sconosciute. In effetti, il libro parla di più attraverso ciò che omette. Il testo pone costantemente domande stimolanti sulle implicazioni dell’IA, delle quali il lettore sospetta che gli autori conoscano le risposte.
Gli autori aggiungono l’urgenza di accettare l’era futura esplorando l’impatto dell’IA sulle relazioni internazionali e la sicurezza globale. Per loro, la minaccia molto reale della guerra cibernetica è in qualche modo più pericolosa delle armi nucleari. Perciò, essi invitano i leader mondiali a riunirsi urgen-
temente. La loro insistenza affinché il pubblico abbracci, senza remore, questo futuro informatico sconosciuto assume un tono di minaccia velata.
Questo salto nell’ignoto si rende peggiore perché viene chiesto al pubblico di abbracciare un futuro di IA che deve ancora “definire i suoi principi organizzativi, i suoi concetti morali, o il suo senso di aspirazioni e limiti”.
Senza che si comprenda ancora bene l’IA, ci si aspetta che gli esseri umani si rimettano ad essa in misura crescente in questioni di portata sempre maggiore. La maggioranza inesperta di tecnologia verrà esposta a una potenza di elaborazione così stupefacente che “qualcuno potrebbe essere tentato di trattare i responsi dell’IA come giudizi quasi divini”, emessi da “un’intelligenza simile a quella di Dio”, con “un modo sovrumano di conoscere il mondo e intuire le sue strutture e possibilità”. Questa soluzione quasi magica dei problemi da parte dell’IA porta gli autori a speculare che il freddo mondo industrializzato sperimenterà “un nuovo incantesimo” con l’IA, che emetterà “pronunciamenti oracolari”.
Questa caricatura della Divina Provvidenza può rivelarsi uno strumento mostruoso nelle mani di malfattori e di stati canaglia.
“Persone con una profonda esperienza”
Il dott. Kissinger e compagnia bella non si fidano che questo processo funzioni spontaneamente
senza che “persone con profonda esperienza” guidino la strada. Anche se citano disperatamente la necessità di trovare presto una cornice etica, c’è ovviamente qualcosa già in atto in questa ora tardiva. Gli autori suggeriscono che sarà necessario “un piccolo gruppo di figure rispettate a livello mondiale dai più alti gradini di governo, degli affari e delle università” per coordinare la prossima era dell’IA. Questa rete globale si adatta bene ai modelli del Great Reset che ora circolano e che predicono cambiamenti monumentali nell’umanità. Come tutte le utopie rivoluzionarie, l’era dell’IA cerca di cambiare l’idea di umanità e di realtà in un mondo senza Dio. Una tale visione riduce la storia alla narrazione di come le persone perseguono, nella massima misura possibile, i loro interessi personali e le loro gratificazioni. L’IA, questo oracolo abilitante, va rimessa al suo posto come mero strumento attraverso il quale le persone possono praticare meglio la virtù e favorire il bene comune.
Il futuro dell’IA concepito da Kissinger e soci è destinato a fallire perché non potrà mai soddisfare i bisogni delle anime per il sublime, il vero e l’eterno. Tali schemi incentrati sull’uomo tolgono all’umanità il suo bene più prezioso, il quadro spirituale che aiuta ogni persona a lottare per la santificazione e la felicità eterna. L’intelligenza artificiale non potrà rispondere a questi bisogni profondi dell’anima umana. Per questi, “solo Dio basta” (Santa Teresa).
Per i promotori dell’Intelligenza Artificiale servirà un piccolo gruppo di “persone con profonda esperienza” per guidare questa rivoluzione planetaria
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Chiesa
“Q
Passione di Cristo passione della Chiesa
uanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?”
Queste parole, scritte a commento dell’ottava stazione della Via Crucis, descrivono perfettamente l’atteggiamento di Plinio Corrêa de Oliveira: soffrire in unione con la Chiesa questo momento che per la Sposa di Cristo è un vero Venerdì Santo.
In aperto contrasto con lo spirito progressista rivoluzionario, che vedeva una “primavera” nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II, Plinio Corrêa de Oliveira vedeva invece una dolorosissima Passione, che comunque non sarebbe finita con la morte
perché la Chiesa è immortale. “Se il Concilio vuole ottenere effetti salutari, deve in primo luogo considerare lo stato odierno della Chiesa, che a similitudine di Cristo, vive un nuovo Venerdì Santo, consegnata ai suoi nemici senza difesa”, leggiamo nel votum presentato da mons. Sigaud ma ispirato, e forze in parte scritto, dal leader brasiliano.
Unito alla Chiesa da vincoli d’amore che non dubitiamo di chiamare mistici, Plinio Corrêa de Oliveira viveva sulla propria carne l’“autodistruzione” denunciata da Paolo VI. Non è una coincidenza che le uniche volte che egli – uomo di una fortezza incrollabile – si sia commosso in pubblico, fino alle lacrime, siano state proprio quelle durante le quali stava commentando col cuore sanguinante la crisi che attanagliava Santa Roma Chiesa.
Approfittiamo anche noi di questa Quaresima per contemplare la nostra Santa Madre Chiesa in tutta la sua grandezza, oggi vilipendiata da chi la vuole distruggere. Sorretti dalla promessa divina affermiamo anche noi con certezza inscalfibile: Non prevalebunt!
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Nel 1972 la grande domanda: come sarà la Chiesa nel 2000? di Plinio Corrêa de Oliveira
Nel 1972 Plinio Corrêa de Oliveira tenne una conferenza pubblica in cui, analizzando notizie dell’epoca, gettava uno sguardo sulla Chiesa dell’anno 2000.
N
on so se avete visto l’ultimo numero di Paris Match, con la foto di Jacqueline [Kennedy] e [Aristotele] Onassis sulla copertina. La rivista contiene un lungo articolo illustrato dal titolo “L’avenir chrétien”, il futuro dei cristiani, in cui, con base nei fatti attuali, cerca di scorgere come sarà la Chiesa nell’anno 2000.
Una Chiesa laica mossa da “profezie” pentecostali
Vedete qui: è la fotografia di una riunione pentecostale in una comunità cattolica degli Stati Uniti, nella quale alcuni cominciano a parlare le lingue. C’è un gruppo di persone con al centro due hippy che stanno avendo una sorta di estasi sciamanica o spiritista. Dicono che stanno “profetizzando”, ovviamente fra virgolette. Dicono che sarebbe il miracolo della Pentecoste che si rinnova nella Chiesa dei nostri giorni. Bene, questa è una tendenza per la Chiesa del futuro, cioè una Chiesa quasi senza gerarchie, con personaggi “profetici” che incanalerebbero il senso popolare, di cui avrebbero una sorta di conoscenza carismatica.
Un’altra tendenza è il crollo delle vocazioni sacerdotali e la crescente assunzione da parte dei laici delle loro funzioni. Vedete questa foto di una chiesa, tra l’altro molto tradizionale. I fedeli vi si riuniscono la domenica, nell’orario della Messa. Sull’altare c’è la tovaglia e un cesto con il pane. Un laico legge qualcosa, con gli altri seduti ad ascoltarlo. Dopo la lettura tutti mangiano il pane che è sull’altare. Pretendono che questa cerimonia in qualche modo sostituisca la Messa. Ed è un altro aspetto della Chiesa del XXI secolo. Si sta camminando verso la trasformazione della Santa Messa in un’agape — cioè le antiche feste [pagane] — in cui, ovviamente, non ci sarà la Presenza Reale. Col pretesto che non ci sono sacer-
Plinio Corrêa de Oliveira mentre tiene una conferenza nell’auditorio San Michele della TFP brasiliana TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 13
Chiesa A sin., dei laici, comprese donne, “celebrano” la Messa pasquale a Suhr, diocesi di Basilea, in Svizzera Si sta camminando verso la trasformazione della Santa Messa in un’agape
Il progressismo vuole eliminare quasi del tutto il ruolo del sacerdote nella Chiesa
doti, cominceranno a fare celebrazioni di questo tipo che poi chiameranno “Messa”, ma in realtà sarà la sostituzione della Messa con l’agape pagana. D’altronde, perché sia veramente “profetica”, una celebrazione così dovrà essere spontanea.
Tutto a pretesto del crollo delle vocazioni che, infatti, è drammatico. La stessa rivista Paris Match dà qualche numero. Nel 1965 c’erano 41.000 sacerdoti diocesani in Francia, nel 1975 saranno meno di 32.000. E anche i seminari soffrono. Nel 1965 c’erano in Francia 5.279 seminaristi, nel 1971 sono appena 2.840, cioè un crollo del 47% in meno di otto anni, in coincidenza con l’applicazione delle riforme conciliari.
Sorgono quindi piccoli “gruppi profetici” ai margini delle strutture religiose, la parrocchia scompare e si trasforma in una rete di cellule. I progressisti vogliono una Chiesa senza sacerdoti. Non vogliono vocazioni né seminari. Vogliono eliminare quasi del tutto il ruolo del sacerdote nella Chiesa. Perciò proporranno tappe intermedie, come l’ordinazione part time, cioè non a tempo pieno. Verrà anche l’ordinazione di uomini sposati e perfino di donne. Ora, loro sanno che questo è eretico, non esistono sacerdotesse. Si profila quindi una Chiesa eretica ma “profetica”, in cui la profezia potrà essere esercitata dalle donne, una sorta di Chiesa matriarcale. Allora sì che avremo una Papessa Giovanna! (3) C’è da chiedersi se la Chiesa del futuro avrà un Papa alla sua testa. I progressisti tendono verso una figura del Papato come un primum inter pares, incaricato di mediare le differenze fra le varie “chiese”, e non come monarca della Chiesa. Questo processo passa 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
con la frusta.
dalla decentralizzazione della Chiesa e dall’accettazione di ogni settore, in nome del “pluralismo”. Escluso, è chiaro, il settore tradizionalista, che sarà invece trattato
Questa nuova Chiesa adopera perfino un linguaggio diverso. Tanto che è lecito chiedersi quanta continuità vi sia con la Chiesa di sempre.
La cosa più grave è che tutto questo è evidentemente fatto con il consenso delle autorità superiori. A volte esse istigano questi cambiamenti. A volte semplicemente creano un ambiente propizio. Nella Chiesa, fino agli anni Sessanta, questo era impossibile. L’ultima delle parrocchie più povere, nell’angolo più sperduto del Sudamerica, sapeva benissimo che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, e sapeva che il Papa è infallibile. Questa situazione di crisi non poteva verificarsi senza che qualcuno creasse uno stato di dubbio, almeno per omissione dolosa.
Un altro aspetto della Chiesa nel secolo XXI sarà l’apostolato con settori “marginali”. Per esempio, qui c’è una foto che non posso mostrare. È un sacerdote vestito malissimo in mezzo a delle prostitute in un Paese asiatico. È un orrore!
Qui c’è una foto che rivela una tendenza opposta nella Chiesa del secolo XXI: il refettorio del seminario di Ecône, di mons. Lefebvre, con i seminaristi in talare. Questi seminaristi rifiutano di rinunciare all’abito talare e alla liturgia tradizionale. Quindi, una linea tradizionalista. Ci sono, dunque, tendenze divergenti all’interno della Chiesa. Vedete come questa lacerazione comincia a essere oggetto dell’attenzione dei più grandi organi pubblicitari. E come il mondo contempla tutto ciò con un’indifferenza sorprendente.
Un parroco celebra di fronte a una chiesa vuota a Roma Per quanto sia grave la mancanza di vocazioni sacerdotali, lo è anche la mancanza di fedeli
Più la Chiesa si desacralizza e cerca di “abbracciare il popolo”, più il popolo se ne allontana
Giacché siamo nella riunione conclusiva dell’anno, mi sembra che queste previsioni non siano irragionevoli. Io credo che, salvo un miracolo e un papa come san Pio X, niente fermerà la marcia delle cose in quella direzione. Il processo andrà avanti.
Si spezza l’ultima resistenza
Passo, quindi, a commentare alcuni brani dell’articolo di Paris Match, scritto da un noto analista di cui ho già sentito parlare, Robert Gerroux. Egli descrive il pieno compimento di ciò che noi stessi avevamo previsto negli anni Sessanta (1):
“La Chiesa a cammino verso il 2000 è in piena crisi. Fra trent’anni, cosa accadrà alla Chiesa di Gesù Cristo? Siamo all’inizio del XXI secolo. Il Concilio Vaticano IV finisce, ma la riforma liturgica decisa dal Vaticano II è ancora lontana. Essa è applicata un po’ovunque, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio, a Muck Abbey, sperduta su un’isola al largo delle coste irlandesi, i monaci celebrano ancora la Messa in latino e migliaia di pellegrini da tutto il mondo accorrono per riscoprire le preghiere dei loro antenati. Un giorno sbarca a Muck un giovane inviato del Papa, incaricato di porre fine allo scandalo. Per obbedienza, l’abate del Monastero alla fine cede, ma a prezzo della sua fede. E l’abbazia, sprofonda nel nulla e nella notte” (2).
però esercita un’attrazione sul mondo intero. Masse di fedeli vengono a pregare, attirate dal fascino di questo unico residuo che ancora resta. Purtroppo, questo residuo non ha il coraggio di chiarire la propria posizione di fronte al Papa, e si lascia prendere dall’ambiguità. Non è, per esempio, la nostra posizione. Riceve quindi un ultimatum perché non ha voluto affrontare un problema che non vuole vedere, e si arrende. La resistenza è finita. Il Papa pone fine all’ultima resistenza cattolica nel mondo. Poi l’abate perde la fede e il monastero sprofonda nel vuoto e nella notte. È la fine della vera Chiesa cattolica, uccisa da un Papa.
“Che cosa accadrà al cristianesimo nell’anno 2000? Nessuno conosce il futuro. Ma il fatto è che il cristianesimo dell’anno 2000 è già in germe nel pre-
Guardate come la visione di quest’uomo abbia alcuni aspetti simili a ciò che vediamo oggi: una minuscola roccaforte fedele alla vera Fede e alla vera Liturgia, su un’isola sperduta di difficile acceso, che Cardinale Joseph Suenens (1904-1996): un Concilio ecumenico a Gerusalemme? TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 15
Chiesa Nel 1969, la denuncia di Plinio Corrêa de Oliveira: gruppi occulti tramano la sovversione della Chiesa
questa infiltrazione non temano più alcuna reazione. Costoro stanno già preparando l’avvento di questa nuova Chiesa, che io non ho dubbi nel chiamare chiesa di Satana. Corruptio optimi pessima. Se tutto questo progetto eretico si dovesse avverare fino in fondo, io non ho remore di dire che sarebbe la chiesa di Satana. L’espressione potrebbe sembrare troppo violenta. Io, però, ho presentato una serie di argomenti, ognuno con un valore. Essi andrebbero confutati da chi opina che ho usato un’espressione troppo violenta. Gli stendardi di Satana non avanzano più di notte, mentre tutti dormono, temendo la luce per paura che qualcuno si svegli e possa reagire. Ormai si mostrano alla luce del giorno, non temendo più una valida reazione di grandi proporzioni.
sente. Nella Chiesa le strutture sono sempre più scosse. All’era della contestazione violenta e della critica corrosiva, è seguita un’era di indifferenza”.
In altre parole, la vittoria del progressismo nella Chiesa si è realizzata senza entusiasmo e nell’indifferenza generale, senza reazioni di un qualche spessore.
Il “Concilio di Gerusalemme”
L’articolo di Paris Match menziona quindi la proposta del cardinale Suenens di realizzare un Concilio Ecumenico a Gerusalemme.
La cosa più terribile non è tanto che un cardinale progressista lo dica, ma che questo trovi eco in una rivista importante. Ciò mostra come il progressismo stia penetrando da tutte le parti. Solo un miracolo potrà fermare questa infiltrazione. Il progressismo si sta sviluppando come un cancro, occupando tutti gli spazzi, penetrando dappertutto, e riducendo a uno stato di miseria i gruppi veramente cattolici.
Il fatto che una rivista del calibro di Paris Match lo dica apertamente sembra indicare che i fautori di 16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto l’opportunità di affrontare questi problemi. L’articolo di Paris Match mi dà l’opportunità di portare alla vostra attenzione tutta questa problematica. È una situazione umanamente disperata per chi vuole essere veramente fedele alla vera Chiesa cattolica. Chiudere gli occhi su questo, a mio avviso, sarebbe il culmine della cecità.
Una società segreta
Passiamo adesso a commentare un articolo di Gustavo Corção del 22 dicembre scorso (4):
“I vescovi francesi si riuniranno nuovamente a Lourdes in assemblea plenaria. (…) Parleranno della crisi delle vocazioni e del clero, cercando una risposta radicale: qual è la Chiesa che dobbiamo servire? (…) La Chiesa oggi vede la diminuzione del numero dei seminari come segno di una crisi più profonda a tutti i livelli: dottrinale, morale, sacramentale, pastorale. Per i conservatori l’unica soluzione sarebbe il ritorno alla loro forma tradizionale, cosa che i vescovi francesi a Lourdes proprio non vogliono. Io concludo, senza esitazione, che i vescovi francesi riuniti a Lourdes non sono più cattolici. Quello che leggiamo negli atti ci autorizza a questa brutale conclusione: a Lourdes, nella capitale della
preghiera, la società segreta francese incaricata di distruggere le ultime mura della Chiesa di Cristo, ha incontrato poche onorevoli eccezioni”.
Non sono stato io a dirlo. Ora, una società segreta di vescovi incaricata di abbattere gli ultimi muri della Chiesa è una società al servizio di Satana. L’opera specifica di Satana è distruggere la Chiesa. Questo non può meravigliarci. Negare che ci siano vescovi agenti di Satana implica negare il Vangelo quando dice che Satana entrò in Giuda e lo portò a ciò che sappiamo.
L’immoralità
Passo a commentare un altro aspetto: l’immoralità dilagante. Da diversi fonti mi arrivano notizie di quanto le mode immorali siano esplose con l’arrivo del caldo estivo. Tanto che perfino nelle chiese si vedono ragazze vestite in modo succinto. Si sta camminando a larghi passi verso il nudismo.
Qui ci sono due punti. Da una parte la provocazione che ciò esercita sulle persone che vogliono mantenere la purezza. Queste persone si trovano quasi impossibilitate a frequentare certi ambienti. D’altra parte, se queste mode si diffondono, le persone vi si potranno abituare, passando a pensare che ciò sia naturale. Questo porterà, anche implicitamente, a pensare che i modi della Chiesa di una volta siano ormai vecchi e superati, qualcosa che oggi non ha più ragion d’essere. E così crolla tutta la morale cattolica.
rale? Certo che sì! È un modo di insegnare l’errore con i fatti. Quando si tratta un fatto come normale, quando si accetta che una persona vestita in modo immorale faccia la Comunione, si afferma implicitamente che la persona è in pace con Dio nostro Signore, quindi si afferma la liceità di quel modo di vestire.
Ora, quando questo diventa un’abitudine diffusa in una diocesi e quando i vescovi che fanno o permettono, questo restano al loro posto, io mi domando se il peccato non sia grande come una torre di Babele, grande come il mare, come le stelle del cielo, come la sabbia del mare.
Note * Conferenza per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 30 dicembre 1972. Brani scelti, tratti dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore. 1. Si riferisce soprattutto al saggio “Gruppi occulti tramano la sovversione nella Chiesa”, pubblicato in Catolicismo nel 1969. Cfr. “Verso una Chiesa Nuova”, Tradizione Famiglia Proprietà, ottobre 2017. 2. Gerroux si ispira al romanzo di Brian Moore Cattolici, pubblicato nel 1972. 3. La “Papessa Giovanna” avrebbe regnato sulla Chiesa col nome di Giovanni VIII dall’853 all’855. Si tratta di un’invenzione diffamatoria senza nessuna base storica. 4. Gustavo Corção (1896 – 1978), scrittore cattolico brasiliano, esponente della corrente tradizionalista.
Questo porta a una riflessione di carattere religioso. Una donna che esce vestita in questo modo costituisce una prossima e grave occasione di peccato mortale per gli uomini che incontra. In una chiesa sovraffollata quanti peccati si commettono per causa delle mode? E cosa succede quando un sacerdote dà l’assoluzione a queste persone, senza chiedergli di cambiare atteggiamento? E un parroco che celebri la Santa Messa con i fedeli vestiti in questo modo, quanti sacrilegi porta sulla sua coscienza? Nel dare la comunione a persone vestite così, implicitamente si afferma che ciò non è più immorale. Io mi chiedo: i sacerdoti stanno o no proclamando implicitamente che questo non è più immo“Quanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?” TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 17
Chiesa
Papa Francesco: la Chiesa è “bloccata” e “parcheggiata” di Federico Catani
“Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi” sarebbe l’attuale fisonomia della Chiesa, secondo Francesco. Come mai se lui stesso, per ben nove anni, ha governato come ha voluto, in modo incontrastato, per plasmare una Chiesa secondo la sua visione? Intanto, quel “misterioso processo di autodemolizione” denunciato già da Paulo VI, continua a correre speditamente.
N
ell’omelia pronunciata nella Basilica di San Pietro in occasione della solennità dell’Epifania, il 6 gennaio scorso, Papa Francesco ha tratteggiato la situazione della Chiesa in termini drammatici: «Non siamo da troppo tempo bloccati, parcheggiati dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita? Le nostre parole e i nostri riti innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono “lingua morta”, che parla solo di sé stessa e a sé stessa? […] È triste quando un sacerdote ha chiuso la porta del desiderio; è triste cadere nel funzionalismo clericale, è molto triste… Persone chiuse, comunità chiuse, vescovi chiusi, preti chiusi, consacrati chiusi. Perché la mancanza di desiderio porta alla tristezza, all’indifferenza. Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi». Un ritratto crudo, impietoso, che comunque vescovi, sacerdoti e fedeli si sono ormai abituati ad ascoltare in questi nove anni di pontificato.
Una crisi voluta o subita?
D’altra parte, è davvero difficile dare torto a Francesco. Ma al contempo viene anche da chiedersi: chi ha guidato la Chiesa in questi anni? Se la situazione è tanto drammatica, di chi la responsabilità? Diversi vaticanisti, peraltro molto vicini al Pontefice, hanno fatto notare che «Papa Francesco ha governato incontrastato come ha voluto. Ha deciso come ha voluto. Ha detto quello che ha voluto. Insomma, 18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
ha avuto tutti gli strumenti e i poteri, nonché i carismi, per plasmare la Chiesa del terzo millennio secondo la sua visione» (cfr. il blog Il Sismografo). E allora di chi la colpa? Non sarà piuttosto che è proprio questo il modello di Chiesa voluto da Francesco, nella sua idea di riforma e di purificazione? Qualcuno si chiede se non sarà forse un obiettivo rendere la Chiesa anemica e ininfluente, perché così si riconverta? Del resto, osservando il cammino della Rivoluzione nel corso dei secoli, è lampante una forte accelerazione verso l’autodemolizione della Chiesa proprio a partire dalla clamorosa rinuncia di papa Benedetto XVI e dalla successiva elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio, il 13 marzo 2013. Nel corso di questi anni gli sconvolgimenti, soprattutto a livello di prassi ecclesiale, sono stati così numerosi che è quasi impossibile ricordarli tutti. Con Francesco vi è stato un vero e proprio cambio di paradigma nella maniera di concepire la Chiesa e di essere cattolico. E il processo sta continuando, sempre più rapido. Anche se oggi il dibattito pubblico è dominato dal Covid, dai vaccini, dall’imposizione del green pass e dalla limitazione di molte libertà per i non vaccinati, l’autodemolizione della Chiesa non si ferma, anzi. Tanto per cominciare, infatti, non è possibile ignorare il comportamento disastroso e devastante assunto proprio dai vescovi durante la pandemia. Le chiese chiuse, l’invocazione quasi messianica del vaccino, l’imposizione della comunione sulla mano
Suor Jeannine Gramick, censurata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per la sua “pastorale ambigua e non esente da errori” in favore degli LGBT, è stata riabilitata da Papa Francesco
e l’abbandono a se stessi dei malati non hanno fatto altro che dare une pessima immagine del clero cattolico, salvo lodevoli ma rare eccezioni ovviamente. Davvero si è vista una Chiesa chiusa, timorosa dell’odore delle pecore; una Chiesa ben lontana dall’immagine di ospedale da campo tanto cara a Francesco. Una Chiesa terrorizzata, con una debolissima fede in Dio, ma con una fiducia cieca nella scienza (o, meglio, nello scientismo). Una Chiesa piegata ai voleri e alla mentalità del mondo, senza alcuno spirito profetico; una Chiesa che ha smesso di essere sale della terra. E i risultati si sono visti. I luoghi di culto sono sempre più vuoti, disertati per paura del contagio e perché ormai è passata l’idea che tutt’al più basta seguire la messa in tv.
Il lento ma deciso sdoganamento dell’omosessualità
La confusione poi domina ormai incontrastata tra i cattolici. Non è certo una novità, ma i moltissimi interventi ambigui e contradditori (e altri invece fin troppo, chiari) di Papa Francesco o di altri esponenti del clero non hanno fatto altro che acuire il problema.
Come conciliare ad esempio i duri attacchi che il Papa ha rivolto all’ideologia gender con la lettera di encomio inviata a suor Jeannine Gramick, religiosa statunitense di 79 anni alla quale, nel 1999, la Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta dall’allora cardinale Ratzinger vietò di continuare la sua attività pastorale tra le persone LGBT, considerata ambigua e non esente da errori? Non solo. Sostenendo che il modo di fare di suor Jeannine è simile allo “stile di Dio”, Francesco sembra dimenticare le dichiarazioni esplosive rilasciate dalla religiosa in più occasioni, da ultimo sul Corriere della sera dello scorso 11 gennaio: «Il popolo di Dio sta iniziando a capire che il luogo dell’autorità non risiede nei vescovi e nemmeno nel nostro buon Papa Francesco. Il luogo dell’autorità risiede in tutta la Chiesa». Ecco a cosa potrebbe portare la sinodalità permanente nella Chiesa, voluta espressamente da Francesco. Questa volta sarebbe un’autodemolizione della costituzione divina datagli da Nostro Signore, operata dalla Gerarchia stessa della Chiesa, al fine di tra-
sformarla in una sorta di organizzazione umanitaria, democratica e ugualitaria, in cui Gesù Cristo e il Vangelo, contrariamente alle parole di facciata, vengono messi da parte o annacquati, perché d’intralcio nel dialogo col Mondo e la Modernità. È questo che si vuole con tanta spinta alla sinodalità?
Il tema dell’omosessualità e del transgenderismo è uno di quelli in cui più apertamente si notano le differenze rispetto al secolare Magistero della Chiesa. Certo, formalmente la dottrina non è (ancora) cambiata, come chiede a gran voce il cardinale lussemburghese Hollerich, ma se ne stanno ponendo tutte le premesse. Nei giorni scorsi, ad esempio, secondo quanto riporta sempre il Corriere della sera, «100 fedeli lesbiche, gay, bisessuali e transgender, tutti attivi come dipendenti o collaboratori nella Chiesa tedesca, hanno fatto coming out in uno straordinario documentario realizzato dal primo canale della tv pubblica tedesca, Ard. Tra loro ci sono preti, monaci, suore, educatori ed educatrici, insegnanti, dottoresse e infermiere che lavorano per le cliniche cattoliche, referenti della Caritas, impiegati della curia. Chiedono alla Chiesa di cui fanno parte che smetta di escluderli». Accanto a ciò, e usando il grimaldello degli scandali sessuali e della pedofilia, si continua a premere per l’abolizione del celibato sacerdotale e per riservare uno spazio sempre più grande alle donne nella liturgia e nel governo della Chiesa.
Gli attacchi al Magistero cattolico sulla vita
Ma anche nel campo della difesa della vita il lavoro di distruzione avanza, con il consenso tacito o TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 19
Chiesa
l’indifferenza di Francesco. Perché se è vero che da un lato il Papa ha usato sempre parole molto dure contro l’aborto, definendolo chiaramente un omicidio, dall’altro avrebbe permesso tranquillamente al presidente americano Joe Biden di ricevere la comunione. Durante la sua visita a Roma, lo scorso ottobre, il presidente statunitense si è recato a messa nella chiesa di San Patrizio, poco distante dall’ambasciata degli Stati Uniti. Come riporta il Corriere della sera, «Biden ha ricevuto la comunione il giorno dopo che il Papa gli ha detto di continuare a ricevere il sacramento […]. Il presidente riceve regolarmente l’eucarestia nelle diocesi di Washington e Delaware, ma fare la comunione a Roma ha per lui un significato particolare. Il Papa, tecnicamente, è il vescovo di Roma, e la parrocchia di San Patrizio è parte della sua arcidiocesi. […] La Messa è stata celebrata da padre Joe Ciccone, che non ha fatto alcun annuncio speciale ai presenti. “La comunione è ciò che ci unisce nel Signore, nessuno di noi è puro e perfetto, siamo tutti santi e peccatori” ha commentato il sacerdote al termine della celebrazione». A ciò va aggiunto il recente intervento del gesuita americano Pat Conroy, sino al 2021 cappellano della Camera degli Stati Uniti, il quale in un’intervista al Washington Post ha dichiarato che i cattolici dovrebbero sempre approvare la libera scelta delle donna, sia essa a favore o contro l’aborto. Ebbene, nessuno di questi religiosi è stato redarguito o richiamato o contraddetto dal Vaticano.
E un duro colpo è stato assestato anche al Magistero sull’eutanasia. Sono già note le ambiguità ed aperture in materia da parte di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ma più recentemente ha suscitato grande clamore un articolo uscito su La Civiltà Cattolica, le cui bozze sono sempre riviste dalla Segreteria di Stato vaticana. Il gesuita Padre Carlo Casalone, infatti, nel suo intervento sulla rivista, auspica che la proposta di legge “morte volontaria medicalmente assistita”, già discussa il 13 dicembre scorso nel Parlamento italiano, venga approvata. In sostanza, padre Casalone dice che certi principi valgono solo per i cattolici, ma non nell’ambito politico. Vale a dire che, in nome del pluralismo, del dialogo e della democrazia, i valori cattolici - in ultima istanza, i diritti di Dio stesso devono star fuori dalla vita pubblica o essere soggetti a compromessi ed accomodamenti.
L’assalto finale alla Santa Messa
Se a tutto ciò aggiungiamo il durissimo colpo inferto alla liturgia tradizionale liberalizzata nel 2007 dal Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI e ora di fatto quasi abrogata con il Motu proprio Traditionis Custodes e le relative risposte ai dubia, (luglio-dicembre 2021), è impossibile non osservare che l’intento perseguito dall’attuale pontificato è cancellare tutto quanto è stato costruito lentamente, pazientemente e caritatevolmente in questo campo dai suoi immediati predecessori, soprattutto da Benedetto XVI. Ricorrendo - spiace dirlo ma è la verità - a manipolazioni e a vere e proprie distorsioni, a volte condite da una grande dose di ignoranza, Papa Francesco ha voluto punire i fedeli legati alla liturgia tradizionale. Fedeli, va ricordato, principalmente giovani e generalmente ben formati e molto motivati, a differenza del fedele medio della parrocchia media. La fretta e la violenza con L’unico settore non in crisi nella Chiesa e, anzi, in franca espansione specie fra i giovani, è quello della Messa tradizionale, adesso duramente colpito da Papa Francesco A sin., Santa Messa tradizionale a Roma
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cui la Santa Sede è intervenuta per cercare di bloccare ed estinguere la Messa tradizionale ha dell’incredibile. A fronte di un aumento di partecipanti, che riscoprono nella Tradizione la fonte e la forza spirituale per poter vivere da cattolici in mezzo a questo mondo sempre più pagano e secolarizzato, Francesco non mostra alcuna misericordia, nessun dialogo, nessuna prossimità.
Portae inferi non prevalebunt!
E il tutto avviene mentre è ancora in vita Benedetto XVI, che viene così apertamente contraddetto e criticato. Non è casuale il ritorno alla ribalta di vecchi presunti scandali sessuali avvenuti negli anni del suo episcopato a Monaco e che lui avrebbe insabbiato. La verità è che Benedetto XVI, pur con tutti i suoi limiti (il primo è proprio quello di aver dato l’impressione di essere “fuggito davanti ai lupi”), è ancora scomodo. Come ha notato il prof. Stefano Fontana su La Nuova Bussola quotidiana, «la scomodità di Benedetto XVI si fa oggi molto più fastidiosa. La sola sua presenza sta lì a ricordare molte cose che disturbano. Ormai egli parla e scrive pochissimo o addirittura non più, ma la sua presenza mantiene in vita quanto lui ha scritto e detto. I suoi insegnamenti, finché egli è vivo, non possono essere messi da parte troppo facilmente come si vorrebbe. Egli disturba solo perché c’è. È la sua esistenza ad essere scomoda, come ingombrante eredità di pensiero e di fede».
Sembra che da parte di Francesco e del suo entourage si abbia una gran fretta di voltare totalmente pagina, di cambiare tutto quanto sia possibile o comunque di porre tutte le basi per rendere difficilissima una ricostruzione, prima dell’inevitabile fatto biologico che condurrà all’elezione di un successore.
Un vaticanista assai cauto, sebbene osservatore competente dell’attuale pontificato, Andrea Gagliarducci (CNA), scrive nella sua molto seguita colonna settimanale Vatican Monday del 7 febbraio 2022: “Ma quale Chiesa lascerà Papa Francesco? A ben guardare, lascerà una Chiesa da ricostruire, timorosa persino di prendere iniziative, frenando gli uo-
mini e l’evangelizzazione. Il risultato sarà una Chiesa forse troppo gentile e poco empatica. Una Chiesa che ha bisogno di farsi pubblicità invece di evangelizzare.(…) È questo che vuole Papa Francesco?”
Ma la Chiesa è di Cristo e, come Egli stesso ha romesso, Portae inferi non prevalebunt. Come diceva il cardinale Consalvi, Segretario di Stato di Pio VII, se non ci sono riusciti i preti a distruggere la Chiesa in tanti secoli, significa proprio che è divina. Ecco perché, nonostante i cattivi esempi, le metastasi interne che si diffondono sempre più nel corpo ecclesiale, la confusione e il caos generale, va mantenuta certa e incrollabile la fede, sull’esempio della Madonna il Sabato Santo. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 21
Chiesa
“Il più alto esponente del pensiero cattolico e il più fedele difensore della Tradizione”
È
“Da molti anni seguiamo il lavoro multiforme che, ad alto livello, compie questo professore laico”
Cardinale Giuseppe Pizzardo
stata recentemente ritrovata nell’archivio di mons. Geraldo de Proença Sigaud (1909-1999), arcivescovo di Diamantina, Brasile, una lettera a lui indirizzata nel 1965 dal cardinale Giuseppe Pizzardo, Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università. La missiva rispondeva a una richiesta che, insieme a mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos, mons. Sigaud aveva indirizzato al Vaticano sollecitando la nomina di Plinio Corrêa de Oliveira a Uditore nella terza sessione del Concilio Vaticano II. Un anno prima, a proposito del libro La libertà della Chiesa nello Stato comunista, pubblicato a Roma nel gennaio 1964, lo stesso porporato aveva inviato a mons. de Castro Mayer una lettera che definiva l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira “eco fedelissima del Supremo Magistero della Chiesa”.
Questa volta, mentre ammetteva qualche difficoltà nell’esaudire la richiesta, visti i tempi tecnici, rivelava quanto l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira fosse apprezzata ai più alti livelli della Chiesa. Ecco qualche brano della lettera:
“Abbiamo letto con il più vivo interesse quanto hanno comunicato a questa Sacra Congregazione con la cortese lettera del 19 marzo scorso, tendente a conferire maggiore irradiazione al salutare apostolato intellettuale che compie da vari decenni il dotto ed esemplare Professore della Pontificia Università Cattolica di San Paolo Prof. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA. “Da molti anni seguiamo il lavoro multiforme che, ad alto livello, compie questo professore laico, che può ritenersi il più alto esponente del pensiero cattolico e il più fedele difensore della Tradizione Cattolica e del Magistero della Chiesa tra gli intellettuali laici della nobile Nazione Brasiliana. La proposta delle LL.EE.RR.me è pertanto da noi accolta con cordiale simpatia”.
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America Latina: opzione preferenziale per i protestanti
di Julio Loredo
Il minimo che si possa dire della famigerata “opzione preferenziale per i poveri”, originariamente proposta dalla teologia della liberazione e oggi riproposta da Papa Francesco, è che si è dimostrata un disastro pastorale. In America Latina i fedeli stanno abbandonando la Chiesa a fiumi andando a ingrossare le fila delle sette protestanti di stampo pentecostale.
L’
America Latina era una volta chiamata il “continente colore porpora cardinalizia”. Allo scoccare del secolo XX, la percentuale dei cattolici superava abbondantemente il 90%, attestandosi in alcuni casi intorno al 98%. La Chiesa era in piena espansione. Affrancandosi dalla tutela di Propaganda Fide, la Chiesa in America Latina diventava a sua volta missionaria. Si moltiplicavano le nuove parrocchie e le diocesi. Nascevano le Pontificie Università Cattoliche. I movimenti laicali come le Congregazioni Mariane e le Pie Figlie di Maria, raggiungevano il loro auge. I Papi cominciarono a riferirsi all’America Latina come “il continente della speranza”.
Poi arrivò il progressismo…
Il declino della Chiesa in America Latina iniziò prima del Concilio Vaticano II. Nell’analisi di diversi storici e sociologi, già dagli anni ‘40 in vari Paesi, tra cui il Brasile – per una scelta che poi si dimostrerà calamitosa – la gerarchia ecclesiastica cominciò ad abbandonare lo stile militante e impavido, paladino di un cattolicesimo integrale sulla scia del “omnia instaurare in Christo” di San Pio X, per abbracciare invece una linea di “dialogo” col mondo moderno e di accettazione delle tendenze del tempo. Cioè di “aggiornamento”. Mentre i fedeli chiedevano “più religione”, la gerarchia dava invece “meno religione”. E i numeri iniziarono a declinare…
Chiesa
Sopra, la “15a stazione della Via Crucis dell’America Latina”, fatta dal marxista Adolfo Pérez Esquivel. L’“opzione preferenziale per i poveri” implica il rigetto dell’evangelizzazione ispanica (sullo sfondo a destra), nonché il rigetto del modello economico basato sullo sviluppo (sullo sfondo a sinistra). Si proclama, invece, il “principio di povertà” come criterio centrale della teologia e della praxis cristiana. Il socialismo, e addirittura il comunismo, prendono il posto del Regno di Dio. Si sostituisce la predica del Vangelo con la Rivoluzione Sotto, un murales in Venezuela: Nostro Signore Gesù Cristo e sua Madre, nei panni della Madonna di Coromoto, Patrona del Paese, sono rappresentati con in braccio fucili Kalashnikov
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“Ah!, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!” Quasi come per la legge dei vasi comunicanti, mentre la Chiesa cattolica si sgonfiava, le sette evangeliche invece prosperavano. Cioè, la religiosità non diminuiva, ma soltanto cambiava di indirizzo. Negli anni ‘50, la crescita di queste sette era già percepibile in Brasile e in alcuni paesi dell’America Centrale, in questo caso soprattutto per influenza americana.
Opzione preferenziale per i poveri
La situazione precipitò negli anni 1960. Sulla scia del Concilio era nata la cosiddetta Teologia della liberazione, di chiara ispirazione marxista, che lanciò lo slogan “opzione preferenziale per i poveri”. Secondo questa visione, i “poveri” sarebbero i destinatari preferenziali del messaggio evangelico, il locus theologicus privilegiato per l’intelligenza della fede. Secondo Gustavo Gutiérrez, fondatore della corrente, “la teologia della liberazione è un tentativo di comprendere la fede dall’interno della prassi concreta, storica, liberatrice e sovversiva dei poveri di questo mondo”. “I poveri sono il vero locus theologicus per la comprensione della verità e della prassi cristiana”, spiega il teologo Jon Sobrino.
Nel 1968, la II Conferenza Generale del CELAM (Conferenza Episcopale Latino-Americana) tenutasi a Medellín, Colombia, adottò ufficialmente questa linea. La presenza di Papa Paolo VI diede all’evento un’ulteriore autorevolezza. Gustavo Gutiérrez esultò: “L’opzione preferenziale per i poveri è il contributo più importante del nostro tempo per la vita e la riflessione dei cristiani in America Latina, e per la coscienza della Chiesa universale”. Questa “opzione” implicava non solo un radicale cambio di prospettiva teologica, con l’introduzione dell’analisi marxista in sostituzione della teologia tradizionale, ma anche un mutamento non meno radicale nella pastorale. Non si predicava più una religione “spirituale” e “a-storica” incentrata sulla pratica della virtù, ma si promuoveva la “liberazione” socio-politica dei “poveri”. Il socialismo, e addirittura il comunismo, prendevano il posto del
Regno di Dio. Insomma, si sostituiva la predica del Vangelo con la Rivoluzione. Pensavano che così avrebbero attirato a sé le masse dei “poveri”. E invece… Mentre la Chiesa latino-americana faceva l’opzione preferenziale per i poveri, i poveri facevano l’opzione preferenziale per i protestanti.
Prendiamo l’esempio del Brasile. Si passa dal 95% di cattolici nel 1940 al 44,9% nel 2020. In senso contrario, gli evangelici crescono dal 2,7% al 31,8%. Secondo il demografo José Eustáquio Alves, professore presso la Escola Nacional de Ciências Estatísticas, il sorpasso avverrà nel 2032. Situazione non molto diversa in Guatemala, il più grande Paese dell’America Centrale. Si passa dal 99,5% nel 1950 al 45% nel 2022. Gli evangelici, invece, crescono dal 2% fino al 43%. Ci sono oggi 96 “templi” protestanti per ogni chiesa cattolica. La situazione varia da paese a paese, ma la tendenza generale è la stessa: crollo dei cattolici e boom dei protestanti evangelici. Alle soglie del Terzo millennio, perfino i progressisti più incalliti si resero ormai conto che qualcosa non stava funzionando nella pastorale della Chiesa. Alcune Conferenze episcopali si rivolsero addirittura a note aziende di marketing per chiedere un parere scientifico. Invariabilmente, queste aziende diedero la stessa soluzione: Volete ricuperare i fedeli? Tornate alla Tradizione! Con ostinazione, però, i progressisti continuarono imperterriti sulla loro strada. Preferivano suicidarsi piuttosto che ammettere di aver sbagliato strategia. Non appena eletto al soglio pontificio, Francesco rilanciò questa linea pastorale fallimentare: “Ah!, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 25
Chiesa A sin., riunione dei vescovi della Regione di Maranhão, Brasile. Sotto, riunione di pastori evangelici a San Paolo del Brasile. Il contrasto di stili è lampante. E il popolo ha scelto... In basso, un negozio di abbigliamento femminile protestante in Brasile: una voglia di decenza e di pudore che la Chiesa ha da molto abbandonato
L’opzione preferenziale per i poveri trovò posto anche nell’enciclica Fratelli Tutti e nei testi del Sinodo Panamazzonico tenutosi in Vaticano nel 2017. Nell’Udienza generale del 19 agosto 2019, Papa Francesco ribadì: “L’opzione preferenziale per i poveri è un criterio chiave dell’autenticità cristiana, un’esigenza etico-sociale che viene dall’amore di Dio”. E ancora nell’udienza generale del 5 agosto 2020 egli ripropose “il principio dell’opzione preferenziale per i poveri”.
Il popolo rigetta il progressismo
Il fenomeno sta ora cominciando a interessare anche i big media. Recentemente, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo intitolato “Papa Francesco sta perdendo fedeli”. Afferma il noto quotidiano di New York: “Per secoli essere latinoamericano è stato sinonimo di cattolico; la religione cattolica non aveva concorrenza. Oggi il cattolicesimo ha perso aderenti in favore di altre denominazioni nella regione, in particolare del pentecos-
talismo. Questa emorragia non ha smesso di aumentare sotto il primo papa latinoamericano”.
Quando si studiano le possibili spiegazioni di questo fenomeno, sorgono diverse concause. Alcune toccano aspetti veri ma secondari, come il bisogno di sentirsi all’interno di una comunità fraterna (ma anche la Chiesa aveva questo, per esempio negli oratori e nelle associazioni laicali). Altre spiegazioni mettono l’accento sugli aspetti sociali: le sette protestanti aiutano materialmente le persone bisognose (ma anche la Chiesa aveva una pletora d’iniziative caritatevoli). La causa principale, però, è un’altra. Secondo un sondaggio dell’autorevole Pew Institute, ben l’81% dei protestanti dichiarano di aver lasciato la Chiesa cattolica perché “voleva sentire parlare di Dio”. Secondo loro, la Chiesa ormai “parla troppo di questo mondo”, mentre loro vorrebbero “sentire parlare di Cristo”.
In altre parole, c’è nel popolo latino-americano un’inestinguibile sete di spiritualità (“più religione”), mentre la Chiesa ormai parla quasi esclusivamente di problemi sociali o psicologici (“meno religione”).
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Un altro motivo di questa moria di fedeli a vantaggio dei protestanti risiede nello stesso messaggio veicolato dalla Chiesa. Nelle versioni estreme (teologia della liberazione), questo messaggio predica apertamente l’ideale della povertà. Confondendo i
Comandamenti con i consigli evangelici, si afferma che solo la povertà ci permetterà di diventare veramente fratelli. Nelle versioni mitigate, si predica la “semplicità”, la “quotidianità”, il “nascondimento”, la “piccolezza”, il “distacco” e via dicendo. In altre parole, per essere cristiani si deve quasi sparire. Tutto questo accompagnato da strillanti prediche contro il “consumismo”. Ora, come diceva pittorescamente un leader del carnevale di Rio de Janeiro, Joãozinho Trinta, “o povo gosta de luxo, miséria é para intelectual” (al popolo piace il lusso, la miseria è per gli intellettuali). Gli evangelici predicano la “teologia della prosperità”, secondo cui la grazia di Dio porta anche all’abbondanza materiale. E il popolo corre loro dietro. Evidentemente, la povertà non è fatta per i poveri…
Ma c’è ancora un’altra causa che vorrei evidenziare: lo spirito conservatore degli evangelici. Richiama subito l’attenzione che in molte cerimonie evangeliche gli uomini siano in giacca e gravata e le donne con la gonna sotto il ginocchio. Ciò mostra un’evidente voglia di decenza e di pudore nel vestire che la Chiesa ha da molto abbandonato. Si moltipli-
cano pue i negozi protestanti di abbigliamento, maschile e femminile, che offrono soltanto vestiti morigerati.
Questo spirito conservatore si manifesta anche nelle scelte politiche. Le sette evangeliche tendono decisamente verso il centro-destra, mentre la Chiesa si butta quasi sempre a sinistra. In America Latina il socialismo è ormai un fenomeno di élite, mentre cresce lo spirito conservatore nel popolo. Ci possiamo meravigliare che le masse disertino la Chiesa? Un sano populismo, cioè un atteggiamento che tenga conto delle reali appetenze del popolo, non dovrebbe assecondare anche le loro preferenze politiche? Chiudiamo questo articolo, ormai troppo esteso, facendoci la domanda dal milione di euro: perché i progressisti si ostinano su questa via fallimentare? Secondo il Wall Street Journal, nell’articolo sopra citato, l’ipotesi che il cattolicesimo divenga minoranza non spaventa il Vescovo di Roma. Anzi, sembra proprio questo il suo scopo. E allora tante cose del suo pontificato si spiegherebbero.
Processione del Corpus Domini a Cusco, Perù, l’antica capitale degli Inca: una sete di spiritualità popolare che il progressismo non soddisfa
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Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
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La Teologia della storia, l’insegnamento di Leone XIII e il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira di Nelson Fragelli Il 19 marzo ricorrono i 120 anni della Lettera apostolica Annum Ingressi, di Leone XIII, che analizza magistralmente le radici profonde della crisi contemporanea. Si tratta di un documento straordinario, oggi purtroppo dimenticato, che ebbe profonda influenza sul pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira.
S
tudioso assiduo dei documenti del Magistero ecclesiastico, dove trovava gli argomenti necessari alla sua lotta ideologica nel chiamato Movimento Cattolico (1), Plinio Corrêa de Oliveira ebbe un particolare apprezzamento per la Lettera apostolica di Leone XIII Annum ingressi, nota in italiano come Vigesimo quinto anno, o Parvenu à la vingt-cinquième année, titolo originale in francese (2).
La Lettera fu pubblicata il 19 marzo 1902 in occasione del 25° anno del Pontificato. Il dott. Plinio le dedicò diversi articoli sul Legionário, il settimanale cattolico da lui diretto (3), e in seguito anche sul mensile Catolicismo (4). Questo documento rappresenta uno degli insegnamenti più importanti di papa Pecci sugli eventi storici dei tempi moderni. Ogni credente, zelante per le sorti della Chiesa, dovrebbe rallegrarsi di questi insegnamenti trovandovi validi principi di teologia della storia insegnati da un Pontefice che si accorgeva della terribile tempesta in cui navigava la Barca di Pietro. Purtroppo, questa Lettera apostolica, qualificata da Plinio Corrêa de Oliveira “tanto monumentale quanto ignorata”, è stata oggetto di una vera e propria campagna di silenzio.
Penetrazione delle massime rivoluzionarie del 1789
Il Papa apre facendo appello al senso storico dei cattolici. Le vicende sociali e politiche del tempo, scrive, si comprendono solo avendo una chiara visione degli avvenimenti dei popoli. Questa visione è
Il 19 marzo ricorrono i 120 anni di una Lettera Apostolica tanto monumentale quando ignorata TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 29
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira La Lettera apostolica di Leone XIII equivaleva a un potente richiamo a studiare la storia e le questioni ideologiche, sociali e politiche del tempo; conteneva anche un richiamo alla lotta, cioè un invito a scontrarsi con lo spirito del mondo A sin., Plinio Corrêa de Oliveira parla alla folla riunita sulla piazza antistante una chiesa nell’interiore dello stato di San Paolo, anni ‘40
alettante. Essi avrebbero avuto pace e tranquillità, le loro chiese non sarebbero state minacciate né i loro seminari chiusi. Ciò avrebbe creato l’ambiente ideale per la preghiera e la meditazione, che richiedono penombra e serenità d’animo. L’idea implicava una vera e propria eresia concreta, perché avrebbe permesso, nel concreto, la libera circolazione delle massime rivoluzionarie nelle scuole, negli istituti di formazione giovanile, nelle università, nelle fabbriche, nelle associazioni commerciali e bancarie, e via dicendo. Di per sé inaccettabile per un cattolico, l’idea trovò purtroppo simpatizzanti nei ranghi della Chiesa.
La necessità di saldi principi dottrinali
assolutamente necessaria soprattutto per il cattolico militante che voglia modellare la società secondo i principi della sua religione.
Lungo l’Ottocento, le idee della Rivoluzione francese erano man mano penetrate negli ambienti ecclesiastici. I liberali allora iniziavano a tendere la mano ai cattolici, proponendo loro un’intesa: passata la bufera rivoluzionaria, i fedeli avrebbero potuto pregare in pace, frequentare le loro chiese e compiere le loro devozioni purché si fossero astenuti dall’intervenire nelle questioni politiche e ideologiche del tempo. Le centinaia di migliaia di martiri della ghigliottina e delle guerre della Vandea sarebbero stati dimenticati, e tutti avrebbero potuto vivere in pace. Sebbene tale tattica avrebbe chiaramente favorito la corrente rivoluzionaria vittoriosa in Francia nel 1789, l’invito ai cattolici sembrava comunque 30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022
Per Plinio Corrêa de Oliveira, l’appello di Leone XIII ai cattolici ad avere una teologia della storia e, di conseguenza, uno spirito militante di fronte ai problemi del tempo, aveva una ricaduta immediata sull’apostolato concreto. Infatti, la proposta liberale conteneva un allettante corollario travestito da pecorella. Togliendo ai cattolici la grande visione della storia, e richiudendoli quindi nelle sacrestie, la proposta liberale mirava a instillare nella gioventù cattolica una disposizione d’animo secondo cui l’ideale di un giovane o di una ragazza del Movimento Cattolico doveva essere quello di conoscersi onestamente e di sposarsi, salvo poi praticare la religione nella tranquillità del focolare, concentrandosi sull’educazione dei propri figli. Era un invito implicito ad abbandonare lo spirito militante e l’attivismo contro i mali del tempo. Semmai, sarebbero state le future generazioni a occuparsene…
Un altro pericolo in agguato per i giovani cattolici del suo tempo, secondo Plinio Corrêa de Oliveria, era quello di essere etichettati “bacchettoni”, devoto timiditi e apatici, il cui orizzonte mentale non va oltre le pareti delle sacrestie; uno “scemo” incapace di avere nozioni chiare sui temi di attualità; un “debole” inetto a intervenire nelle polemiche del tempo. Insomma, una persona dolce e buonista, di-
sposta a ogni sorta di cedimenti che, invariabilmente, lo portavano verso sinistra. La Lettera apostolica di Leone XIII, ricordava il dottor Plinio, equivaleva a un potente richiamo a studiare la storia e le questioni ideologiche, sociali e politiche del tempo; conteneva anche un richiamo alla lotta, cioè un invito a scontrarsi con lo spirito del mondo. Il documento sollecitava i cattolici ad avere saldi principi dottrinali e una concezione della società alla luce del Magistero della Chiesa. Il Legionário rispondeva all’appello pontificio con un possente Eccomi!
un’analisi chiara e succinta delle radici profonde della crisi contemporanea.
Dalle pagine del Legionário, Plinio Corrêa de Oliveira aveva spesso manifestato la sua immensa preoccupazione per i cambiamenti sociali rapidi, a volte folli, specie dopo il secondo dopoguerra. Nel 1902, la Lettera apostolica di Leone XIII apparve come un raggio di Luce e di Verità. Mezzo secolo dopo, Plinio Corrêa de Oliveira mostrò al mondo che quella Luce era perenne e che, in contrasto con quella Verità era possibile riconoscere gli errori contenuti in quei cambiamenti.
“La Croce resta salda mentre il mondo gira”
Tre tappe nel processo di distruzione della Civiltà Cristiana
La storia si svolge ai piedi della Croce secondo il motto certosino Stat Crux dum volvitur orbis (la Croce resta salda mentre il mondo gira). È, quindi, nello studio della storia della Chiesa e della Civiltà Cristiana che possiamo trovare l’unica vera chiave interpretativa degli eventi di ogni tempo. Per noi cristiani, la storia della Chiesa è un trattato di vita spirituale in cui scorgiamo tracce di eroismo, d’intelligenza e di creatività come in nessun altro racconto. La Lettera apostolica Annum ingressi offre
Il documento di Leone XIII presenta le linee generali di questa negazione. In realtà è un’unica negazione in tre tappe successive. La prima tappa fu la negazione di Lutero, anche questa triplice: negazione del Papato, negazione del ruolo centrale della Madonna nella storia della salvezza, negazione della Santa Eucaristia. La seconda grande tappa storica fu la Rivoluzione francese. Essa portò a compimento i principi ugualitari della rivolta luterana applicandoli
Nessun’altra autorità ha una parola così privilegiata come quella di un Romano Pontefice per evocare il senso della storia. Nessun’altra istituzione occupa un posto così centrale negli affari umani come la Roma dei Papi.
Ponendo affianco due scene, una dei “tempi in cui la filosofia del Vangelo governava gli Stati”, cioè il Medioevo, e l’altra della società odierna, la domanda sorge spontanea: come è stata possibile una tale trasformazione? Come mai i principi del Vangelo sono stati così radicalmente negati?
Come è stata possibile una tale trasformazione dell’uomo e della società? Leone XIII risponde che è frutto di un plurisecolare processo di decadenza: la Rivoluzione
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Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La Civiltà Cristiana
“Se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è la restaurazione dell’Ordine. E per Ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Ossia, la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale nei suoi fondamenti, antiugualitaria e antiliberale. (...) L’ordine nato dalla Contro-Rivoluzione dovrà avere caratteristiche specifiche che lo rendano diverso dall'ordine esistente prima della Rivoluzione. (...) L’ordine nato dalla Contro-Rivoluzione dovrà risplendere, più ancora di quello del Medioevo, nei tre punti principali in cui è stato ferito dalla Rivoluzione:
1) Un profondo rispetto dei diritti della Chiesa e del papato e una sacralizzazione, in tutta l’ampiezza possibile, dei valori della vita temporale, il tutto in opposizione al laicismo, all’interconfessionalismo, all’ateismo e al panteismo, così come alle loro rispettive conseguenze. 2) Uno spirito di gerarchia che segni tutti gli aspetti della società e dello Stato, della cultura e della vita, in opposizione alla metafisica ugualitaria della Rivoluzione.
3) Una cura costante nello scoprire e nel combattere il male nelle sue forme embrionali o nascoste, nel fulminarlo con esecrazione e con marchio d’infamia, e nel punirlo con fermezza inflessibile in tutte le sue manifestazioni, e particolarmente in quelle che attentano all’ortodossia e alla purezza dei costumi, il tutto in opposizione alla metafisica liberale della Rivoluzione e alla sua tendenza a dare libero corso e protezione al male”. (Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione)
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al campo sociale. I rivoluzionari del 1789 si sollevarono contro il Re, come Lutero si era ribellato al Papa, proclamando la sovranità popolare proprio alla stregua di quanto fatto da alcune sette protestanti. Poi venne la terza tappa, il comunismo, che applicava gli stessi principi nel campo economico e politico.
Leone XIII fa notare che, in fondo, si tratta di un’implacabile guerra condotta contro la Santa Chiesa e contro la Civiltà Cristiana. Perché distruggere il cristianesimo medievale, che ha portato “frutti che più preziosi non si potrebbe pensare” (5), si chiede il Pontefice.
Il Papa si chiede ancora, stabilendo un parallelo tra la storia della Chiesa e la vita del suo Divino Fondatore: “Chi offese mai, o in che demeritò il divin Redentore? Disceso tra gli uomini per impulso di carità infinita, aveva insegnato una dottrina immacolata, confortatrice, efficacissima ad affratellare l’umanità nella pace e nell’amore; non aveva agognato né grandezze terrene, né onori, non aveva usurpato il diritto di alcuno: era stato invece sommamente pietoso ai deboli, ai malati, ai poveri, ai peccatori, agli oppressi, onde la sua vita non fu che un passaggio per seminare tra gli uomini a larga mano il benefizio”. Tuttavia, Egli fu crocefisso. Non sorprende, quindi, che la Chiesa cattolica, continuatrice della sua missione divina e depositaria incorruttibile della sua verità, abbia trovato la stessa sorte del suo Maestro.
L’egualitarismo, sostrato comune delle tre rivoluzioni
Nel suo capolavoro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Plinio Corrêa de Oliveira sviluppa il concetto di Rivoluzione proposto da papa Leone XIII, che la definisce “opera perniciosa e sleale ... la cui ragione d’essere consiste nella guerra a Dio e alla sua Chiesa”. Il pensatore brasiliano mostra come il substrato della Rivoluzione, in tutte le sue tappe e manifestazioni, sia l’egualitarismo: uguaglianza ecclesiastica nel protestantesimo, uguaglianza sociale nella Rivoluzione francese, uguaglianza economica nel regime comunista.
L’egualitarismo costituisce un principio tendente a dissolvere la Civiltà Cristiana. Leone XIII parla di una “società al rovescio”. Essa proclama l’assoluta uguaglianza delle persone, l’uguaglianza dei sessi, l’uguaglianza nell’abbigliamento, l’uguaglianza anche tra la Religione Cattolica e i culti pagani. Poiché Dio, secondo quanto spiega S. Tommaso, ha creato gli uomini ineguali, l’imposi-
zione dell’uguaglianza nella società assume il carattere di un vero e proprio odio contro Dio. Negando le naturali differenze, il caos si diffonde ampiamente in tutti gli aspetti della società, preparando un’esplosione di vendetta della natura violata.
Silenzio incomprensibile su un documento pontificio così rilevante
La Lettera apostolica del Papa, contenente principi vitali per il mondo cattolico, fu largamente ignorata negli ambienti ecclesiastici. Di essa si parlò poco. Nelle numerose associazioni cattoliche d’inizio Novecento, il documento non costituì tema di studio né di dibattito. I commenti non andarono oltre alle reazioni pro forma. Sulla Lettera calò un silenzio tanto più incomprensibile quanto essa conteneva l’unica vera soluzione per i mali che affliggevano la Chiesa e la Civiltà Cristiana. Plinio Corrêa de Oliveira era convinto che la Lettera contenesse un programma percorribile di riscossa cattolica.
Non si possono giudicare le intenzioni, ma è lecito domandarsi perché tanto disprezzo per un documento pontificio di così tanta rilevanza. La risposta più plausibile sembra essere che la Lettera apostolica Annun ingressi conteneva un’interpretazione dei fatti storici che cozzava frontalmente con le tendenze che, purtroppo, già allora stavano disegnando ciò che poi sarebbe stato chiamato Modernismo (tanto teologico quanto sociale), padre della Nouvelle Théologie e poi della Teologia della liberazione. Queste tendenze eretiche, oggi dominanti nella Chiesa, propongono un’interpretazione storica agli antipodi rispetto a quella di papa Leone XIII.
È opinione di Plinio Corrêa de Oliveira che se i cattolici si fossero mobilitati attorno all’insegnamento di papa Leone XIII, il caos rivoluzionario in cui piombò il secolo XX si sarebbe potuto evitare. Note
1. “Movimento cattolico” era il nome dato in Brasile all’insieme dei movimenti laicali. Plinio Corrêa de Oliveira era il leader delle Congregazioni Mariane, la punta di diamante del Movimento. 2. La Lettera fu scritta originariamente in francese e italiano, e poi tradotta in tedesco. Solo in seguito ne uscì il testo latino. 3. Nova et Vetera. “Parvenu à la vingt-cinquième année”, Legionário, 18 marzo 1945, n° 658; “As encíclicas de Leão XIII”, Legionário, 20 luglio 1941, n° 462; “Um recuo estratégico”, Legionário, 15 ottobre 1944, n° 636; “Partidos, Candidatos, Eleições”, Legionário, n° 694, 25 novembre 1945. 4. “O século da guerra, da morte e do pecado”, Catolicismo nº 2, febbraio 1951; “Heresiarcas de hoje e de outrora”, Catolicismo nº 16, aprile 1952. 5. Leone XIII, Enciclica Immortale Dei, dell’1-11-1885, in ASS, vol. XVIII, p. 169. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 33
Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
Come si forma il mio pensiero
I
o sono uno spirito filosofico, uno spirito teologico, sociologico, storico, artistico? Cosa sono? Di solito il mio pensiero funziona in questo modo:
Vengo sollecitato da qualcosa che vedo, cioè da un fatto concreto che prendo in mano. Questo fatto concreto mi porta a fare delle riflessioni, a considerazioni e anche a pormi problemi ugualmente di ordine concreto. Partendo da queste riflessioni, mi rendo poi conto che non cerco di rispondere alla prima domanda
di Plinio Corrêa de Oliveira
concreta che mi ero posto, ma che questa prima domanda era una specie di guscio che copriva una seconda, poi una terza, una quarta domanda e via dicendo. In fondo a queste domande c’è il problema che aveva davvero attirato la mia attenzione.
Questo non è proprio dello spirito filosofico o teologico, se per ciò s’intende uno spirito incline a usare il metodo specifico della Teologia o della Filosofia per raggiungere certe verità che sono nel campo della Teologia o della Filosofia. Non sono una Plinio Corrêa de Oliveira mentre lavora nella Fazenda Morro Alto, a San Paolo
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mente molto incline all’astrazione, salvo che essa sia stata preceduta da una lunga analisi che abbia sbucciato la realtà concreta fino a coglierne il nucleo. Allora, a proposito di una nozione centrale sulla realtà concreta, sgorga la domanda astratta.
Ad esempio, se io dovessi fare una meditazione sugli angeli, inizierei raccogliendo tutte le rappresentazioni che gli artisti e i teologi degni della fiducia della Chiesa hanno realizzato. Il substractum comune a tutte queste rappresentazioni mi darà una sorta di “bulbo” centrale, una certa idea di angelo che io deduco dal modo in cui questi teologi e questi artisti concepivano gli angeli.
A partire da questo “bulbo” inizierei quindi a cercare ciò che loro non hanno rappresentato. Mi rendo conto che quello che loro hanno fatto è incompleto. La mia anima chiede altre cose che risultano dal modo in cui io immagino gli angeli. Io non ho il talento necessario per immaginare questi angeli e per modellarli, ma posso dire cosa vorrebbe la mia anima. Portando il processo sul campo dottrinale, mi chiederei allora: Quali perfezioni divine hanno voluto rappresentare queste persone autrici di opere splendide sugli angeli? Quali sono, invece, le perfezioni che non hanno rappresentato e che completerebbero la mia idea di angelo? Nel momento in cui sembro spiccare il volo per andare verso un’astrazione che mi porterebbe nel campo della Teologia, faccio però un’altra immersione nella realtà e penso: Quest’angelo agisce sulla terra, rende presente il Cielo sulla terra, compie la volontà di Dio sulla terra, rappresenta Dio per gli uomini, ecc.
È un’immersione nella realtà arricchita da tutto il processo precedente. È la realtà più qualcosa che io voglio scoprire in essa esaminandola in profondità per costruire qualcosa che non si è ancora visto. Quindi, è una re-immersione. Così, faccio successivi voli e successive re-immersioni fino a quando si forma l’idea di angelo che corrisponde alla mia appetenza, e la rappresentazione che lo esprime pienamente.
Non è quindi un’idea artistica che cerca soltanto il pulchrum, né un’idea astratta che cerca soltanto il verum, ma è un’idea che cerca allo stesso tempo il verum, il bonum e il pulchrum dell’angelo. Completato, però, da qualcosa che sta nelle appetenze della mia anima, sebbene non ancora nella scienza della mia anima. È qualcosa che la mia anima vorrebbe conoscere ma che ancora non conosce. Poi arriva un certo momento in cui completo il cerchio. In altre parole, ciò che ho avuto modo di sapere sull’angelo o
sulla natura angelica corrisponde a ciò che io avevo bisogno di conoscere.
Una volta completato il cerchio, mi chiedo: che cosa dice la dottrina della Chiesa a riguardo? In realtà, durante tutto il percorso mi chiedo continuamente: questo è d’accordo con la dottrina della Chiesa? Ho la pace della mente solo quando vedo che la dottrina cattolica lo insegna. Altrimenti so che sono fallibile e che, quindi, qualcosa che non vorrei potrebbe intrufolarsi nel mio pensiero. Con il sostegno della Chiesa cattolica, però, la mia anima trova serenità. Ovviamente parlo della Chiesa quando si esprime correttamente, e non nella tristezza della crisi odierna. Alla fine del processo, sento che ho conquistato ciò che avrei dovuto sapere sugli angeli prima di morire.
Vedete, quindi, che all’inizio del processo c’era qualcosa che io sentivo in me riguardo agli angeli, e che era cominciato a sgorgare dalle prime volte che avevo sentito parlare di essi. È una nozione primeva di angelo, radicata nell’anima, che poi va completata col processo che ho descritto sopra. C’era il bisogno di riempire una sorta di vuoto nel mio spirito. Non è esattamente un vuoto, ma piuttosto un’appetenza originaria dell’anima umana che tende a voler conoscere tutto ciò che esiste. Taluni filosofi e teologi rifiuterebbero la validità di questo processo mentale. Perché il loro processo è lineare. Inizia nell’astratto, si sviluppa nell’astratto e arriva a una conclusione astratta. Io rispetto molto questo modo di pensare, ma non è fatto per me. Finché io non arrivo a un’idea che contenga allo stesso tempo il verum, il bonum e il pulchrum di una cosa, non mi sento soddisfatto. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 35
Il mondo delle TFP
Cattedrale di una bellezza perfetta
N
on posso dimenticare una sera di estate, mentre contemplavo la cattedrale di Notre Dame. Ho pensato: “Non so quanti abbiano fatto alla Madonna un elogio perfetto. Vorrei io, pellegrino che arriva da lontano, essere fra coloro che l’hanno lodata in modo perfetto. Vorrei poter dire che ho amato fino in fondo ciò che deve essere amato”. Ho contemplato la cattedrale a lungo, prima l’insieme e poi i dettagli. E sono rientrato in albergo con l’anima piena. Echeggiavano nel mio spirito le parole del profeta Geremia: “Ecco la cattedrale della bellezza perfetta, la gioia di tutto il mondo!”. Mentre meditavo su ciò che avevo appena visto, dal profondo del mio spirito sorgeva l’immagine, fatta di luci risplendenti e di penombre sacrali, di una sorta di cattedrale assoluta, sintesi di tutte le cattedrali gotiche che sono state costruite, più quelle che potrebbero essere costruite. Quest’immagine mi proiettava verso Dio, infinitamente superiore. Era come vivere in paradiso piuttosto che sulla terra. Contemplando Notre Dame si accendeva il mio desiderio di un’altra vita, di conoscere Qualcuno con la “Q” maiuscola, che sta nella mia anima ma, allo stesso tempo, è così superiore, che io non sono nemmeno un granello di polvere in confronto a Lui. Vedendo Notre Dame, qualcosa del mio desiderio del
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di Plinio Corrêa de Oliveira Paradiso si appagava. Pensavo: “Il Cielo deve essere così!” Contemplando Notre Dame, ero portato ad amare profondamente Colui, puro spirito, eterno e infinitamente bello, che ha creato tutto. Era come se Egli mi dicesse:
“Figlio mio, Io esisto, amami e capisci che questa cattedrale è appena una mia immagine. Per quanto bella possa essere, Io sono infinitamente superiore. Io sono di una bellezza talmente elevata, che solo vedendomi nella visione beatifica te ne renderai conto, e realizzerai pienamente il tuo desidero di contemplare. Vieni, figlio mio, Io ti aspetto. Ma per raggiungermi devi lottare. Lotta ancora per un po’, Io ti sto già preparando un posto in Paradiso, dove ti mostrerò grandi bellezze, proporzionate alla lotta che hai portato avanti. Quando sarai pronto a contemplare le cose per le quali Io ti ho creato, ti chiamerò. Mio figlio, sono Io la tua Cattedrale, sono Io la Cattedrale troppo grande, la Cattedrale troppo bella, la Cattedrale che faceva affiorare sulle labbra della Vergine un sorriso come nessun gioiello ha fatto mai affiorare”. Quando incontreremo Nostro Signore Gesù Cristo, il Sacro Cuore di Gesù che scintillava di armonie col Cuore Immacolato di Maria, Egli ci dirà: “Sono Io la tua grande infinita ricompensa!”
Campagna della TFP francese
Giù le mani da Notre Dame!
A
ll’indomani dell’incendio che nel 2019 distrusse la cattedrale di Notre-Dame, furono presentati diversi progetti di ricostruzione, alcuni dei quali decisamente rivoluzionari, che avrebbero sfigurato irrimediabilmente il più famoso monumento gotico del mondo. Dopo una polemica che coinvolse il mondo religioso, culturale e politico francese, e contro il voler della Curia di Parigi, che voleva invece innovare, si era deciso di restaurare l’edificio “à l’identique”. Con grande sollievo dei francesi. A sorpresa, però, e senza tener conto dell’opinione degli specialisti, la Curia ha proposto un piano per rifare ex novo l’interno della Basilica, trasformandolo in una sorta di sala d’attesa di aeroporto.
Unendosi alle voci che, da ogni parte della Francia, si stanno alzando per protestare contro questo sacrilegio, l’associazione Avenir de la Culture, consorella delle TFP, ha lanciato un Appello a mons. Georges Pontier, Amministratore apostolico di Parigi.
L’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà è lieta di sommarsi all’iniziativa, invitando i propri amici e collaboratori a sottoscrivere e diffondere l’Appello, che troverete nella prossima pagina, oppure sul nostro sito www.atfp.it. Campagna pubblica della TFP francese davanti a Notre Dame, prima dell’incendio TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2022 - 37
Il mondo delle TFP
Eccellenza Reverendissima, È con enorme stupore che abbiamo saputo del progetto di modernizzazione della cattedrale di Notre-Dame. Gli specialisti che hanno potuto esaminarlo avvertono che la basilica potrebbe assumere l’orribile aspetto di un aeroporto, o addirittura di un parcheggio. Secondo un noto quotidiano britannico, la più famosa delle cattedrali francesi potrebbe diventare “una Disneyland politicamente corretta”. È perfino prevista la collaborazione di artisti noti per le loro opere esoteriche ed erotiche. Un manifesto firmato da un centinaio di intellettuali, tra cui Didier Rykner e Alain Finkielkraut, non lesina parole: “Ciò che il fuoco ha risparmiato, la diocesi vuole distruggere”.
Notre-Dame fu costruita in un’epoca in cui la “filosofia del Vangelo governava gli Stati”, come ebbe a scrivere papa Leone XIII. La sua architettura è come una nave che conduce le anime in Paradiso. Ciascuna delle sue vetrate, ciascuna delle sue statue e delle sue pietre è consacrata alla gloria di Dio. L’arte sviluppata dai contemporanei di San Luigi parla non solo all’intelletto, ma anche all’anima. La Regina delle Cattedrali è un gioiello di bellezza. Oggi l’armonia e la sacralità di Notre-Dame sono minacciate da chi, invece, dovrebbe custodirle: la Diocesi di Parigi. Ahimè, questa non è del tutto una sorpresa... “Il clero francese negli anni ‘60 ha interpretato il Concilio Vaticano II attuando un vandalismo mai visto dopo la Rivoluzione francese in nome di un dubbio modernismo”, ha ricordato giustamente Didier Rykner, direttore del Tribune de l’Art.
Eccellenza, sarà Notre-Dame la prossima vittima di questo vandalismo rivoluzionario? Portare la “modernità” in questo edificio significherebbe contaminarlo, offendendo Colei cui la Basilica è consacrata e ne porta il nome. Vi chiediamo quindi di porre fine immediatamente al progetto portato avanti dalla Diocesi. Assicurandovi il nostro profondo rispetto, Avenir de la Culture
Parigi, 3 gennaio 2022
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Cile: mezzo secolo d’epopea della TFP
n combattimento anticomunista e contro-rivoluzionario in Cile lungo mezzo secolo, 1967-2021”. Questo il titolo di un libro pubblicato di recente a Santiago del Cile. L’autore, Juan Antonio Montes Varas, ripercorre mezzo secolo d’azione della TFP cilena in favore della Chiesa e della Civiltà cristiana.
L’epopea inizia nel 1962, col primo numero della rivista Fiducia, che poi darà il nome al movimento che, nel 1967, si trasformerà nella Società cilena di difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà - TFP. Viene poi la lunga lotta contro le politiche sinistrorse del presidente democratico cristiano Eduardo Frei Montalva, poi sopranominato dalla TFP “il Kerensky cileno”, che spianarono la strada al primo presidente marxista dell’America Latina, Salvador Allende.
Temporaneamente in esilio a causa della persecuzione comunista, la TFP torna in Patria dove, in un libro d’impatto epocale, nel 1975 denuncia la complicità della quasi totalità della gerarchia della Chiesa, e di buona parte del clero, nella promozione del socialismo e del comunismo.
Più recentemente, la TFP ha dovuto affrontare due fenomeni convergenti: da una parte la tendenza a dimenticare l’incubo del periodo comunista; dall’altra, il sorgere di una rivoluzione morale e culturale, con risvolti anche violenti ed eversivi. Nel 2018 questa rivoluzione mise il Paese a ferro e fuoco, aprendo la strada alla vittoria nel 2021 del candidato dell’estrema sinistra Gabriel Boric.
Il libro chiude con uno sguardo sul futuro, mostrando come solo una fiducia totale nella Divina Provvidenza, col ripristino dei principi della Civiltà Cristiana, potrà portare sollievo nell’attuale crocevia in cui si trova Cile. Campagna pubblica della TFP cilena nel centro di Santiago
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Il mondo delle TFP
March for Life 2022
No exception! No compromise! E il movimento pro-life va avanti!
S
fidando temperature abbondantemente sotto lo zero, e restrizioni sanitarie non meno proibitive, oltre centomila americani hanno sfilato per il centro di Washington D.C. nel 49° anniversario della decisione della Corte Suprema nota come Roe v. Wade che, nel 1973, aprì le porte al massacro degli innocenti negli Stati Uniti. Era la March for Life. La sera, la tradizionale Rose Dinner ha chiuso in bellezza una giornata tutta dedicata alla vita. Come sempre, anche se la marcia è strettamente laica, e quindi aperta a tutti, la presenza cattolica è stata dominante. Da segnalare la massiccia participazioni dei giovani.
Il clima era di prudenziale ottimismo. La vittoria sembra sempre più vicina. Mentre diversi Stati stanno approvando, per via referendaria, leggi più restrittive, forzando le cliniche abortiste a chiudere battenti, la Corte Suprema sta esaminando un caso che potrebbe segnare la svolta definitiva. Se negli anni ’70 c’era una netta maggioranza in favore dell’aborto, grazie all’incessante azione dottrinale dei pro-life adesso la proporzione è in pareggio.
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Il segreto della vittoria sta nella stessa strategia adottata dal movimento per la vita americano: No exception! No compromise! Aborto no, no e poi no. Senza se e senza ma. Tutto ciò sommato a una lodevole capacità di unirsi in vaste coalizioni a livello nazionale, che poi fanno leva sulla politica attraverso appositi organismi con sede nella capitale federale. In vistoso contrasto con ciò che succede in tanti paesi europei, dove prevale invece lo spirito possibilista e una radicata incapacità di lavorare insieme. Protagonista sin dall’inizio delle March for Life, la TFP americana ha sfoggiato i suoi stendardi e simboli. Non poteva nemmeno mancare la Holy Angels Fanfarre, la banda musicale della TFP, con i suoi cornamusieri vestiti a rigore, ormai diventati quasi un marchio dell’evento.
Durante la marcia, i giovani della TFP hanno distribuito un comunicato: “Un’America post-aborto dovrebbe rigettare l’intera rivoluzione sessuale. L’America deve tornare a Dio, restaurando la cultura della purezza”. Nelle seguente pagine diamo ampi stralci di questo documento.
Dichiarazione della TFP americana
All’indomani della Marcia per la vita a Washington DC: qual è il nostro sogno per un’America post-Roe versus Wade?
A
lla 49a Marcia annuale per la Vita a Washington, D.C., la Società Americana per la Difesa della Tradizione, della Famiglia e della Proprietà (TFP) si unisce alle moltitudini pro-vita in tutta la nazione, chiedendo a Dio un futuro post-Roe versus Wade. La ragione di questa speranza sta nel fatto che la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe presto decidere il destino di Roe v. Wade. Il caso Dobbs versus Jackson Women’s Health, discusso davanti alla Corte a dicembre, è la sfida più seria all’aborto procurato negli ultimi tre decenni.
Dal 1973, Roe v. Wade si è nascosta dietro una maschera di “legge consolidata”. L’esaltazione di questo status è completamente immeritata, si tratta di una sentenza scritta in modo scadente. Infatti, non c’è nulla di consolidato in essa. Per quasi cinquant’anni ha diviso l’America, e in questo mezzo secolo una sinistra esausta ha già esaurito gli argomenti con cui difenderla.
“Roe deve sparire” gridano a squarciagola milioni di persone che marciano in tutta la nazione.
Passo n°1: Resistere alla tentazione di tornare al 1972
La tentazione sarà quella di trasformare una America post-Roe nella nazione pre-Roe. Tuttavia, i prolife sanno che non si risolverà nulla se torniamo solo alla situazione pre-Roe, consistente nel lasciare che gli Stati decidano lo status legale dell’aborto nelle loro giurisdizioni. L’aborto procurato è altrettanto atroce a New York come nel Mississippi. I pro-life hanno lavorato tanto in California quanto nel Missouri.
Un’America post-Roe deve porre fine a tutti gli aborti procurati a livello nazionale. Non possiamo fermarci finché tutti i cinquanta Stati non saranno liberati da questa piaga morale che macchia l’onore della nazione. Quanto è vero il motto: “Uniti siamo in piedi,
Indipendentemente dalle decisioni giudiziarie pendenti, le basi legali di questa disastrosa sentenza di morte per più di 60 milioni di americani nascituri si stanno sgretolando. Usando una giurisprudenza più efficace, il Texas Heartbeat Act ha fermato la maggior parte delle uccisioni nello “Stato della Stella Solitaria” per un significativo periodo di tempo. Altri Stati potrebbero seguire questo buon esempio. Inoltre, l’aborto di fatto non è disponibile in molte aree della nazione perché vasti settori dell’opinione pubblica americana lo rifiutano. lito.
Da ogni punto di vista, Roe ha fal-
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Il mondo delle TFP
L’aborto procurato è intrinsecamente cattivo. Non ci potrà mai essere una vergognosa posizione alla Ponzio Pilato riguardo all’aborto procurato: “Che cos’è la verità?” (Gv 18, 37). Su questo livello più alto del dibattito morale, la sinistra deve ammettere la sua negazione della Legge di Dio e della morale oggettiva. Mantenere la discussione nell’ambito morale è l’unica via per un’America senza aborto.
Passo n° 3: L’aborto procurato è uno dei tanti problemi morali interconnessi
divisi cadiamo” (“United we stand, divided we fall”). Dobbiamo esserne ben convinti. Accontentarsi dello status 1972 preparerà solo un’altra sentenza come la Roe del 1973. Dobbiamo fare meglio del 1972.
Passo n° 2: L’aborto è una questione morale non negoziabile
Dobbiamo continuare a inquadrare il dibattito come una questione morale non negoziabile. Questa è la nostra strategia di maggior successo contro i proaborto. Loro hanno puntato a presentare l’aborto come una semplice questione di salute delle donne. Hanno fallito. Evidenziando l’aborto procurato come una questione morale non negoziabile, l’America pro-vita ha costretto l’opinione pubblica a dare un giudizio di giusto o sbagliato: Il massacro dei nascituri innocenti è un bene morale o un male morale?
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Un’America post-Roe deve capire che l’aborto procurato è solo uno dei tanti mali morali interconnessi. Com’è triste realizzare che la sinistra capisce questa verità molto meglio della destra! Ecco perché la sinistra teme il movimento pro-vita. Vedono molto chiaramente e non hanno dubbi che l’opposizione all’aborto procurato porta necessariamente a un ampio spettro di questioni morali, che devono essere tutte risolte se l’America vorrà essere veramente post-Roe. Così, prima di tutto, un’America post-Roe deve essere coerente. Deve denunciare i peccati di impurità che hanno dato origine a Roe. Deve sfidare coraggiosamente la rivoluzione sessuale degli anni sessanta che ha rovinato così tante vite e famiglie. Deve ricostruire con coraggio i costumi sociali e le istituzioni ormai distrutte che salvaguardavano la famiglia, la società e la religione.
L’aborto ha reso possibile l’apocalittica distruzione sociale di oggi eliminando le conseguenze dell’atto sessuale.
Un’America post-Roe deve capire chiaramente che l’aborto procurato è solo l’effetto di una profonda rivolta contro la legge morale di Dio. Non ci sarà fine alle infezioni finché non verrà eliminata la causa delle infezioni. Dobbiamo sedare la ribellione contro la Legge di Dio e ristabilire l’ordine morale. Un’America post-Roe non deve scusarsi di onorare e premiare la modestia e la purezza. Deve sostenere e lodare il vero matrimonio (l’unione esclusiva per tutta la vita di un uomo e una donna) e la fedeltà reciproca dei coniugi. I suoi giovani devono ritornare alla pratica della castità. Ancora una volta, il bellissimo abito da sposa bianco indossato dalle giovani donne il giorno del loro matrimonio deve essere il vero simbolo della loro verginità. Un’America post-Roe deve rifiutare in tutto il suo orrore morale l’intera rivoluzione sessuale. Dalla contraccezione e dal divorzio all’attuale agenda
LGBTQ+. Tutto deve sparire. Proprio come gli americani pro-vita non dovranno riposare finché l’aborto procurato rimarrà legale in qualsiasi parte del paese, così anche un’America post-Roe non dovrà riposare finché ogni ultima distruzione morale portata dalla rivoluzione sessuale non sarà stata superata.
Con la stessa ostinata determinazione impiegata per trasformare la società contro l’aborto, dobbiamo trovare il modo di reintrodurre questi temi nelle giovani generazioni che hanno sete delle certezze che solo l’ordine morale di Dio può dare.
Passo n° 4: Ritorno a Dio e all’ordine
Non è solo Roe v. Wade che sta crollando. Anche l’intero ordine liberale che ci diede Roe sta crollando. Cosa lo sostituirà? L’America è a un bivio e deve scegliere una strada. La sinistra vuole imporre il comunismo al paese. Questa non è una direzione da prendere per l’America!
Invece, un’America post-Roe deve coraggiosamente e limpidamente sognare un pieno ritorno a Dio e alla libertà ordinata. Come il Figliol Prodigo, dobbiamo sognare di nuovo la Casa del Padre. Un mezzo ritorno non è un ritorno. Solo un pieno ritorno alla casa paterna sarà sufficiente.
Un tale compito non è impossibile poiché la sinistra stessa sta distruggendo le premesse liberali su cui è costruita la nostra promiscua società. La sinistra sta estinguendo le certezze liberali e le libertà stesse e sta spingendo il paese su un sentiero oscuro verso il nichilismo. Soprattutto, il liberalismo stesso sta morendo perché il disordine è tale che non possiamo più mantenere l’assurda finzione che il mondo possa funzionare senza Dio. Sia la menzogna che il mondo che essa ha creato stanno sfaldandosi.
difenderemo il bene e reprimeremo il male, allora sì, l’America rimarrà post-Roe.
Mentre marciamo quest’anno, confidiamo che Roe v. Wade venga ribaltata come primo passo verso un’America post-Roe. Possa Dio prendere come una preghiera ardentissima la nostra lotta legale e pacifica per cambiare i cuori in America. Per l’intercessione misericordiosa di Maria Santissima, possa questa preghiera di lotta bruciare continuamente davanti a Lui, sollecitando il Suo pronto e decisivo intervento. La TFP americana invita tutti gli americani a guardare oltre la Roe per un grande ritorno all’ordine. Come cattolici praticanti, ci rivolgiamo a Dio e alla Sua Beatissima Madre per avere soccorso e aiuto. Confidiamo nel trionfo del Cuore Immacolato della Madonna, come promesso da Lei a Fatima.
Un ritorno all’ordine, alla moralità e a Dio da parte di un’America post-Roe non arriverà imponendo una serie di regole o sentenze di tribunale (come fa la sinistra). Dovrà provenire da una conversione, come il Figliol Prodigo. Questa metanoia, questo profondo cambiamento di mentalità, risulterà da una sete di verità, un ritorno obbediente ai Dieci Comandamenti, una ricerca del sublime e l'azione della grazia.
L’America post-Roe dovrà affrontare le importantissime questioni esistenziali che la modernità non ha mai potuto risolvere e che ora, nella terra desolata della nostra postmodernità, tornano a perseguitarci. Se soddisferemo il profondo desiderio di tante anime inquiete per queste cose eterne, e se, come nazione,
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Natale e Cap le TFP ne
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odanno con e l mondo
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Il mondo delle TFP
Aquisgrana: nuova sede per l’apostolato giovanile
“I
pesci sani nuotano contro la corrente, i pesci malati la seguono...” Questo lo slogan del nuovo gruppo universitario nato ad Aquisgrana, Germania, attorno alla rivista Gegen den Strom, Controcorrente. L’apostolato giovanile è stato sempre un punto forte delle TFP. Adesso, dietro richiesta di un gruppo di studenti tedeschi, si è inaugurata una sede per l’apostolato giovanile (nelle foto la prima Messa) nella città di Aquisgrana, capitale dell’Impero carolingeo. I giovani hanno debuttato facendo una distribuzione della loro rivista nei campus universitari.
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Madonna del Miracolo. La felicità ineffabile dell’assenza di pretese e della purezza
I
di Plinio Corrêa de Oliveira
l quadro della Madonna del Miracolo appare con la fronte ornata da una corona e da un cerchio splendente di dodici stelle. Il volto sorride con discrezione mentre dirige lo sguardo a chi è inginocchiato innanzi a Lei. Molto affabile, ma allo stesso tempo molto regale. Con il portamento, dà l’impressione di una persona alta, snella senza essere magra, molto ben proporzionata portando con sé quell’imponderabile di chi ha piena coscienza della propria dignità. Suscita una impressione di regalità, molto meno per la corona che per la Sua presenza, per il misto di grandezza e di misericordia.
La persona che La contempla tende a pacificarsi, rasserenarsi, tranquillizzarsi, come chi sente acquietare le proprie cattive passioni in agitazione. Come se Ella dicesse: “Figlio mio, io sistemo tutto, non ti tormentare, sono qui ascoltando te che hai bisogno di tutto, ma io posso tutto, ed il mio desiderio è di darti tutto. Dunque, non dubitare, non indugiare, ti soccorrerò abbondantemente”.
Il dipinto emana una certa aria di mistero, ma un mistero soave e diafano. Sarebbe come il mistero di una giornata inondata da un cielo molto blu, nella quale ci si chiede cosa ci sarà oltre il blu. Ma non è un mistero caricato, è un mistero che resta dietro il blu e non dietro le nuvole. Davanti a Lei si è prodotta, il 20 gennaio 1842, la miracolosa conversione al Cattolicesimo dell’ebreo Alfonso Ratisbonne.
Si osservi l’impressione di purezza che il quadro trasmette. Comunica qualcosa del piacere di essere puro, facendo capire che la felicità non è nell’impurità, al contrario di come molta gente pensa. È l’opposto. Possedendo realmente la purezza, si comprende l’ineffabile felicità che essa accorda, vicino alla quale tutta la pseudo felicità dell’impurità è spazzatura, tormento e afflizione.
Si noti anche l’umiltà. Ella rivela un atteggiamento regale, ma che fa astrazione di qualsiasi superiorità sulla persona che prega dinanzi a Lei. Tratta la persona con la giusta proporzione; quando nessuno di noi ha questa proporzione, neanche i santi. Tuttavia, se apparisse Nostro Signore Gesù Cristo, si inginocchierebbe ad adorare Colui che è infinitamente di più. Possiede la felicità ineffabile dell’essere senza pretese e della purezza.
Davanti ad un mondo che il demonio va trascinando verso il male, con il piacere dell’impurità e dell’orgoglio, la Madonna del Miracolo ci comunica questo piacere dell’assenza di pretese e della purezza.