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Interno Soho Stile ricercato quanto minimale a New York. Tradizione e rigore mescolati insieme con sete, nappe e accessori ribelli. Per un nuovo corso di eleganza dove lÕestetica diventa gusto. di Luca Roscini – foto di Letizia Ragno
Giacca in fresco lana, Caruso; camicia, pantaloni, Brioni; cintura, Valentino Garavani; anello in oro bianco e ossidiana (mano destra), Dolce & Gabbana; anello in argento e smalto, Manuel Bozzi; calze, Bresciani; boots, Maison Margiela.
Nella pagina a fianco: polo in cashmere lavorata a maglia, pantaloni, tutto Ermenegildo Zegna Couture; maglia in cotone, Prada; cintura con applicazioni, Valentino Garavani.
Trench in cotone e seta, Giorgio Armani; camicia, Ermenegildo Zegna Couture; pantaloni, Dolce & Gabbana; cintura con maxi fibbia intarsiata, Maison Margiela; stringate, Church’s.
Nella pagina a fianco: tuta in cotone e seta, Valentino; camicia, Acne Studios; anello in oro bianco e ossidiana (mano destra), Dolce & Gabbana; anello in argento e smalto, Manuel Bozzi.
Trench in cotone, Prada; camicia, Maison Margiela; maglia, Prada; pantaloni, Ermenegildo Zegna Couture; cintura, Valentino Garavani.
Nella pagina a fianco: trench in nappa, Versace; camicia, Ermenegildo Zegna Couture; pantaloni, Acne Studios; collana e ciondolo, Saint Laurent by Hedi Slimane.
Trench in cotone, Boglioli; camicia, Gucci; pantaloni, Ermenegildo Zegna Couture; ankle boots, Lanvin; cintura, Valentino Garavani.
Nella pagina a fianco: giacca doppiopetto in seta, Paul Smith; camicia, Ermenegildo Zegna Couture; pantaloni in pelle, Trussardi; collana e ciondolo, Saint Laurent by Hedi Slimane; anello in oro bianco e ossidiana (mano destra), Dolce & Gabbana; anello in argento e smalto, Manuel Bozzi.
Trench in cotone e seta, Lanvin; camicia, Ermenegildo Zegna Couture; pantaloni, Acne Studios; cintura con applicazioni, HTC Hollywood Trading Company; calze, Bresciani; mocassini, Prada.
Nella pagina a fianco: camicia in cotone stampato, pantaloni, anello in oro bianco e ossidiana, tutto Dolce & Gabbana. Si ringrazia: Poltrona Frau (Poltrona), alberto levi gallery (taPPeto); ha collaborato: giovanni de ruvo; grooming: roman gaSSer Per W-mmanagement
worker IN PROGRESS LÕabbigliamento attinge dalle tute da lavoro impreziosendo stoffe e materiali. Il cargo realizzato in cotoni pregiati, lo scarponcino che diventa leggero come una piuma. Meno ÇfabbricaÈ pi• moda. Ispirata alle atmosfere di Edward Hopper e Salgado. di maria luisa bonacchi styling di angelica pianarosa
Il giovane italoamericano Stony De Coco (Richard Gere, a destra) vorrebbe seguire la sua strada, ma è contrastato dal padre il quale, invece, lo vorrebbe elettricista. Il film, Una strada chiamata domani, è del 1978. Ruvidi guanti e caschetto, oggi sarebbe di moda.
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er piacere dimentichiamo le barzellette sull’idraulico in salopette trasudante sex appeal. Il worker look, lo stile «operaio nerboruto», non è una scelta facile bensì un’abile variazione sul tema dello sportswear in città. Che cerca l’essenziale intelligente ma non rifugge da accostamenti inconsueti, apparentemente casuali – in realtà studiati – e un po’ stupefacenti. Certo, niente in confronto alle «folli follie» della moda che Ben Stiller e Owen Wilson, alias Derek e Hansel, i top model «belli in modo assurdo», portano sul grande schermo nel rutilante sequel di Zoolander (al cinema). Gli operai mettono la tuta? E sia: l’ha già indossata Lapo Elkann alla presentazione di Garage Italia Customs, l’officina che customizza ogni mezzo semovente, dal motorino all’elicottero: blu con revers neri tipo smoking. L’ha invece messa in un’intera linea (Glimpse. The charm of the uniform: sette modelli realizzati sulla scia dei «bisogni» di architetti e affini) la stilista Gentucca Bini, una protagonista della mostra Il nuovo vocabolario della moda italiana, alla Triennale di Milano fino al 6 marzo. Anche Gaia Trussardi, di-
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© warner brothers / courtesy evrett collection
#MENSWEAR
Eravamo cinque amici al lavoro che volevano cambiare il mondo...
in faBBRiCa e a CaCCia Di CeRvi
Christopher Walken, Robert De Niro, Chuck Aspegren, John Savage e John Cazale nel film culto di Michael Cimino Il cacciatore (1978). Dall’acciaieria al Vietnam e ritorno.
Benché con i connotati dell’alta sartoria, il worker look guarda alle immagini più comuni della vita
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rettore creativo del gruppo di famiglia, suggerisce l’indumento monopezzo rubato ai metalmeccanici: collo alla coreana, bottoni fino alla vita, polsi e caviglie stretti da bordi a coste ma, come tessuto, una spessa, morbida stuoia di pregiato lino mista a un pizzico di cotone. Benché con i connotati dell’alta sartoria, il worker look guarda dunque alle algide immagini metropolitane di Gabriele Basilico, ai capolavori della fotografia industriale, da David Lynch a Sebastião Salgado, esposti alla Fondazione Mast di Bologna e raccolti in volume da Electa: Masterworks of industrial photography. Per questo l’emulo del metallurgico s’infila i cargo in cotone blu fortemente délavé proposti da North Sails, ne apprezza il ginocchio ergonomico, lo stinco comodamente zippato, le caviglie con elastico e la doppia coulisse multiuso intorno alla vita: si adatta al giro-pancia e all’occorrenza serve per appendervi portachiavi o martello.
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si ringrazia: 100fa (segnaletica e attrezzi)
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denim in officina
1 camicia, T-shirt, tutto Roy Roger’s; 2 serafino mélange, Pashmere;
camicia, Timberland; 3 zaino, Samsonite; 4 sneakers (dall’alto):
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Diadora, Lotto Leggenda, Converse; calze, Calze Red; 5 camicia, Brooksfield;
6 bermuda, Converse; cintura, Orciani; 7 giubbino, T-shirt, tutto Lacoste.
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tech in cantiere
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1 felpa con inserti in rete, lacoste; polo con dettagli fluo, lotto; 2 giubbino tecnico,
colmar originals; polo, Diktat; 3 borsa 24ore in pelle, Piquadro; 4 sneakers
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(dall’alto): lotto leggenda, Diadora, timberland; 5 pantaloni cargo, trussardi
Jeans; cintura, orciani; 6 gilet imbottito, camicia button-down, tutto Woolrich.
si ringrazia: 100fa (segnaletica e caschetto); Š film distric / courtesy evrett collection
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Una passione per i motori, mani sporche dÕolio da pulire sui jeans
avrebbe voluto correre sui circuiti
E, invece, faceva tre lavori. Il primo: meccanico in una piccola officina; il secondo: stuntman; il terzo: driver per rapine. Una vita sempre in tuta: Ryan Gosling in Drive (2011).
Ma per l’aspirante blue collar l’importante è il blouson: il modello proposto dalla Sportswear collection, che concentra il dna di Paul&Shark, è liscio e tranquillo secondo i dettami d’ordinanza – chiusura zippata come le tre tasche verticali – eccettuato il materiale: nylon accoppiato alla fodera. L’interno, nero e liscio, traspare attraverso quello esterno con un coraggioso, ampio intreccio tridimensionale color blu. Rete metallica o nassa da aragosta? La suggestione è notevole, l’effetto estetico è sorprendente, il consiglio che ne deriva è imperativo: rompere gli schemi. Così, per un abbinamento ardito e dissacrante, ecco la polo candida con tocchi verde acido, compreso l’enorme cavaliere ricamato sul petto, logo di Beverly Hills Polo Club. Al neofita, infatti, può sorgere un dubbio: meglio assomigliare allo spento benzinaio nell’immobile periferia americana dipinta da Edward Hopper, o è meglio calarsi nei panni dello scrittore (e meccanico aeronautico)
Clive Cussler quando armeggia felice nel cofano delle sue auto d’epoca, più di un centinaio? Chiavi a stella e cacciaviti sono attrezzi usuali per l’inventore di Dirk Pitt (in uscita Havana Storm, Longanesi), non meno di giacche e pantaloni ad hoc, indossati con spigliata casualità. «Mi piace definirci il futuro dello sportswear americano» confida Christopher Bastin, direttore creativo di Gant; «lo è soprattutto la linea Gant Rugger, basata sull’icona iniziale alla Ivy League, ma sempre più progressista e concettuale». Dalle camicie firmate Bernard Gantmacher nel 1949 ai più attuali capispalla sportivi affiora in filigrana lo stesso infallibile gusto. Il bianco-e-blu più basico diventa un irresistibile gessato per la camicia di nylon antivento e si complica nella giacca-puzzle, un incastro di inserti in denim a righe e righini azzurri. Mettetele l’una sull’altra e il gioco è fatto. Naturalmente, il fan dello stile industrial-cittadino apprezza
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nel quotidiano
NoN si dimeNtichi la vera cifra dell’abito da lavoro trapiantato nella moda: lo spirito saNo delle origiNi
pure i dettagli curati dei nuovi cargo. Ad esempio dei PT01 Forward «proiettati nel futuro»: pesante piqué di cotone sabbiato e molato, giro-vita rifinito di gros-grain, tre travette grigie cucite a mano al fondo della tasca... «Sono modelli con anime diverse a seconda delle occasioni d’uso» dice Edoardo Fassino, a.d. del marchio. L’attenzione, ecco che cosa esige questo modo di vestire. Il piacere di cogliere l’intelligenza di una camicia in denim azzurro che Milan Vukmirovic, il direttore creativo Uomo di Ports 1961, trasforma in un intarsio ad arte, dal carré che si abbottona sulle tasche a contrasto, alle impunture che rigano i polsini e il cannoncino «inverso», ossia ripiegato all’indietro, fino ai bottoni automatici in bachelite. C’è anche la sorpresa di cogliere una felice evoluzione: i boots Timberland dei tagliaboschi canadesi sono diventati pesi piuma, metà in vacchetta naturale sfoderata, metà in tessuto tecnico imbottito con suola in Sensorflex, flessibile e leggero. E c’è il gusto di vedere arricchire i materiali naturali più semplici con le gomme sintetiche più evolute: lo fa ad esempio Lacoste nella T-shirt in jersey di cotone con taschino in nylon termosaldato, guarnito da zip verticale e l’immancabile coccodrillo diventato di gomma. E c’è pure il divertimento di scoprire che i materiali sintetici, nati per l’industria, sfoggiano un’estetica seducente: la giacca a vento di Colmar, reversibile, accoppia il nylon con un frusciante, morbido, involucro a piccole bolle regolari. E la mente vola alla plastica per imballaggi. Non si dimentichi però la vera cifra dell’abito da lavoro trapiantato nella moda: lo spirito sano delle origini. Allora si potrà abbinare, sicuri di non mancare alla tradizione, la camicia a quadri di solido cotone giapponese ai blue jeans, proposti entrambi da Roy Roger’s. Un nome americano per i primi jeans prodotti nel dopoguerra in Italia dalla famiglia Biondi e destinati al mondo del lavoro manuale: «Non c’è futuro se non hai una vera storia» è il motto. Oggi la casa fiorentina propone addirittura di personalizzare i vostri denim: potete scegliere modello e colore del tessuto, che varia a seconda dei lavaggi; i diversi dettagli, la tinta delle cuciture e perfino le iniziali ricamate sul quinto taschino. Ma sarà irrinunciabile la T-shirt candida, basica, con le lettere del logo dai bordi un po’ strappati, ritagliati nel denim, e cucite come da un’affettuosa mamie apprendista nell’arte del quilt.
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Caban in nylon, giacca in denim (sotto), tutto Gant Rugger; serafino, Diktat; pantaloni cargo, PT01; boots stringati con inserti a maglie,Timberland; borsa 24ore, Orciani.
foto e still life: federico miletto
per l’occasione
in viaggio
Tuta in lino e cotone, Trussardi; camicia in denim patchwork, Ports 1961; zaino, Piquadro; cintura elastica, Orciani; calze mĂŠlange, Calze Red; sneakers, Hogan Rebel.
Giacca tecnica, Paul&Shark; polo, Beverly Hills Polo Club; pantaloni cargo, North Sails; sneakers in tela e gomma, Converse; trolley rigido, American Tourister.
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Cappotto in lana, Hackett London; abito, Reporter; dolcevita, Bally; calze, Gallo; mocassini, Belsire.
Nella pagina a fianco: cappotto in lana, Bally; blazer, Paul&Shark; camicia, Paul Smith London; pantaloni, pochette, tutto Brunello Cucinelli; cravatta, Lorenzo Zani; cintura, NeroGiardini.
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Anglosassone Lo stile formale british a passeggio tra Chelsea e South Kensington. Con abiti dal taglio sartoriale, modello Savile Row, e lÕinossidabile trench. di Mattia Maulini – foto di MassiMo PaMParana
Nella pagina a fianco: trench, Allegri; abito, dolcevita, tutto L.B.M. 1911.
Giubbino in tessuto tecnico, Siviglia; abito, Brunello Cucinelli; camicia, Ingram; cravatta, Thomas Mason.
Trench in tessuto tecnico, Boggi Milano; abito, Canali; camicia, Corneliani; cravatta, Ermenegildo Zegna.
Nella pagina a fianco: abito in lana check, Tagliatore; dolcevita, Daks; pochette, Brunello Cucinelli; cintura, brogues, tutto NeroGiardini.
Abito tre pezzi in lana, camicia, cravatta, tutto Corneliani; brogues, NeroGiardini.
Nella pagina a ďŹ anco: trench, Herno; abito in micro pied-de-poule, L.B.M. 1911; camicia, Corneliani; cravatta, Boggi Milano. HA COLLABORATO: ANGELICA PIANAROSA; GROOMING: PAUL DONOVAN PER CLM AGENCY LONDON
Fenomeno street dance
Milano che ride e si diverte mosse. stili. acrobazie. le bande giovanili si sfidano a passo di danza in ogni metropoli. party liberatori? divertimento low-cost? ambizioni da «Xfactor»? a milano va così... di enrico del buono foto di stefano vergari
AttuAlmente
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Avoid Arrest. Dance! (Ossia: «Fai soldi. Evita di farti arrestare. Balla!»). Non è la predica di una nonna yankee in anfetamina, ma un consiglio dal sindaco di New York, Bill de Blasio, agli street dancer della città. Stampato su biglietti colorati lo scorso settembre, per convincere tutti i danzatori da strada ad aderire al programma ItÕs show time. Obiettivo: regolamentarne le attività, convogliandole in appositi spazi. Intanto, a Londra è una giuria artistica a valutare l’idoneità dei busker a dare spettacolo negli ambitissimi spazi della metropolitana. E Milano, eterna metropoli «con riserva», è al passo col mondo, in pieno fermento, dello street dancing? «Continueremo ad aprire gli spazi urbani a ogni espressione
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ake Money.
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milano, corso vittorio emanuele: breakdance in una postazione di ÂŤstrada apertaÂť portale online del comune di milano grazie al quale gli artisti di strada possono prenotare gratuitamente gli spazi pubblici in cui esibirsi.
«Esibirsi in strada è meglio: hai l’adrenalina di improvvisare e vivi la reazione immediata, davvero spontanea, delle persone». AirOne, 21 anni. at t u a l m e n t e
Street dancer milanesi. Sopra: il gruppo Caporales Santos, a Porta Garibaldi. Pagina a fianco: «Nrico» e «Medit» provano nei sotterranei del metrò di Porta Venezia.
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creativa, nei limiti del rispetto» parola dell’assessore per lo Sport e il tempo libero del Comune, Chiara Bisconti. Ad aprile scade il primo contratto triennale per l’utilizzo della piattaforma online, realizzata dalla Fnas, Strada Aperta (stradaperta.it): chiunque voglia esibirsi può prenotare gratuitamente una delle 240 postazioni fisse sparse per la città e richiedere offerte a cappello. «È stato un successo, con 120 mila domande all’anno, molte per la danza. Fino al 2011 qualsiasi tipo di artista di strada era sempre multabile. Ora la città è più legale, più bella, più attraente per i turisti. Il Comune è intenzionato a rinnovare l’impegno» spiegano dall’assessorato. L’Indipendent irlandese nel 2014 ha pubblicato una classifica che piazza Milano al terzo posto tra gli «hottest spots for buskers», i posti migliori per gli artisti di steada, dietro Sidney e São Paulo. Il clima di tolleranza ha contribuito a liberare una perenne notte dei corpi ballanti. Da piazza Gae Aulenti a Santa Francesca Romana, dal palazzo della Regione a San Babila, sono migliaia gli arti che si dimenano sul suolo pubblico.
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a paLestra costa troppo? A volte, ma c’è dell’al-
tro. Se alla street dance levi la street, rimane poco anche di dance. C’è chi tramanda la propria cultura d’origine, chi ha trovato un sostituto del calcio o del judo, chi danza in strada sognando la gloria, chi per Dio, chi per una filosofia di vita. «Lo riconosci subito uno che è abituato a ballare solo in palestra. Non sopporta il freddo, né il giudizio della gente. La strada è un’altra cosa» assicura B-boy
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«Con le offerte mi ci pago una felpa o il cinema. Sogno che un giorno diventi un vero lavoro». Sinlimit, 18 anni. Twice, al secolo Ivan Ciardiello, 40enne che nel 1995 ha fondato la più vecchia crew milanese di breakdance ancora in attività, i Natural Force. Ma nella nuova metropoli danzante non ci si muove soltanto sui beat del rap e del funk. C’è tutto uno zoo di ritmi esotici che brulica tre metri sotto quella Porta Venezia eretta nel 1828 (e rivolta verso Vienna) dagli Asburgo. I quali, presumibilmente scapperebbero con cotolette al seguito se vedessero quel che accade oggi nel mezzanino della stazione metropolitana, lungo oltre 100 metri e largo circa 25. Quasi un campo da calcio dal pavimento piastrellato, con poco passaggio; l’ideale per i nutriti gruppi di persone che ballano, soprattutto nel weekend, tra stereo portatili, percussioni latine, pianoforti di quadriglie filippine. «Mi sono trasferita in Italia 20 anni fa in cerca di lavoro» racconta la signora Kely, peruviana, insegnante di danza. Davanti a lei, una bimba di sette anni e un ragazzo di 14. Kely lo indica: «Jesus è campione europeo juniores di marinera norteña, ballo di corteggiamento del Perù settentrionale. Qui in inverno fa freddo, ma l’Arci è caro e non voglio che chi è nato in Italia perda le tradizioni».
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Un ballerino filippino si esibisce nel cosìddetto «L.A. Style» al complesso di piazza Gae Aulenti, porta Garibaldi, Milano.
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gli uomini agitano fruste, sombreri e stivali a sonagli; le ragazze gonne colorate a pieghe di stoffa orizzontali, le pollera. Piroette, salti in alto e petti in fuori. Sono i gruppi di caporales. Come i Pasiones Peruanas, di cui fa parte Giancarlo, 24 anni, facchino di Lima: «Questa danza è una parodia dei coloni spagnoli. Nasce in Bolivia, però nel mio Paese è molto diffusa. Quando il tempo è buono ci si allena di fronte alla chiesa di Santa Francesca Romana, ugualmente gratuita. Ci esibiamo al carnevale ambrosiano o per la nostra festa d’indipendenza del 28 luglio». Gli abiti di scena migliori arrivano dalle manifatture boliviane. Per un vestito compreso di accessori e spedizione si pagano fino a 400 euro. «Vari gruppi se li comprano con i ricavi delle pollada nei ristoranti: i clienti, con un biglietto, hanno diritto a una coscia di pollo con salse e patate, a una bibita, e a godersi i balli». Ancora più vicino alle scale per corso Buenos Aires, sulla base di John Legend che canta All of me, sei coppie girano a braccetto in senso antiorario con contegno gentry. «La settimana prossima una nostra amica compirà 18 anni. La festeggeremo alla filippina, con una quadriglia, in un locale a Cimiano (periferia est, ndr). I maschi saranno in smoking, le donne in lungo» commenta Genzel, 20enne di Manila. Nel centro del mezzanino, a ridosso della sua spina dorsale di 14 pilastri, si allenano i B-boy. Un centro non soltanto geometrico, perché la breakdance è un mix di mondo in movimento, è un Frankenstein con un arto per continente, elettrizzato da scosse di scratch. «Io porto nella break passi di salsa e di bachata» dice Giovanni, aka Sinlimit, 18enne membro della crew Bros. Di origine peruviana, studia per
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oN molto distaNte,
I Ruraito Step, gruppo filippino, in piazza Gae Aulenti, sotto la torre Unicredit.
«Papà spera che non mi rompa i legamenti. Ma Dio mi ha dato il talento e io ballo a sua maggior gloria ». AllforJesus, 18 anni.
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La scuola di danza caporales Sambos Illimani balla con fruste e pollera (le colorate gonne a pieghe di stoffa orizzontali) nel mezzanino di porta Venezia.
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diventare elettricista. «All’istituto mi rispettano perché sono il B-boy della classe, la mia pagina Facebook mi dà fama. Qui ci alleniamo: il pavimento è liscio e siamo riparati. In superficie ci esibiamo: con i soldi delle offerte mi ci pago una felpa o il cinema. Sogno che un giorno diventi un vero lavoro. I miei genitori sono contenti che stia lontano dai guai. Al massimo si lamentano perché rovino i vestiti». Con lui, altri tre Bros. Maglie in microfibra, ideali per ruotare a terra, e scarpe basse e leggere, chi Puma chi Vans.
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hristian,
lombardo di nascita, filippino d’origine, si fa chiamare AllforJesus. È cristiano evangelico: «Papà spera che non mi rompa i legamenti, anche perché le cure costano. Ma Dio mi ha dato il talento e io lo ricambio ballando per la sua gloria davanti a tutta la città». Più prosaicamente Enrico detto «Nrico», quattro quarti di sangue italico, gli euro che racimola con gli spettacoli li mette nella retta del Politecnico, dove studia Ingegneria chimica. Andrea-White, pure lui italiano, studia marketing in Bicocca. «Io nel B-boying ci infilo delle mosse di judo, l’hobby precedente». Medit, 25enne milanese che a casa chiamano Giulio, non appartiene a nessuna crew. «Insegno in palestra, ma l’hip hop se non lo balli in giro che senso ha?» Nel mezzanino ha da poco conosciuto Enrique, dall’Equador, alias KikeFlex. «Sono in Italia in vacanza, per stare un po’ con mamma. Intanto mi tengo in forma con Giulio». Che scherza: «Enrique non ha le ossa, è un contorsionista. Ognuno prende passi di
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«Tra Youtube e palestra impari i passi ma se non consumi le suole sulla strada non hai imparato niente». Twice, 40 anni. danza canonici e li rimpasta coi propri talenti. Crea un suo stile, che a volte fa scuola. Credo sia successo così per la dab dance, con cui ora esultano, quando segnano, Paul Pogba e Paulo Dybala della Juventus. Nella comunità hip hop di Atlanta qualcuno ha recuperato movimenti vecchissimi e li ha resi più fighi. Com’è stato per il “dougie”, il “jerk” e il “nae”» (tutte mosse di danza che si possono imparare via Google, ndr). Il cosìddetto L.A. style, invece, nasce in California, e si diffonde via Youtube fin dentro la Milano filippina, che con i suoi 40.000 membri è la più numerosa comunità straniera della città. «Questo stile è un’evoluzione coreografata dell’hip hop: non segui solo i beat, ma reciti le parole di Drake o di Chris Brown» spiega Mark, 20 anni, che si allena con qualche amico a ridosso del Palazzo della Regione o in piazza Gae Aulenti, dove come ti giri c’è uno specchio. «Ci aiutano a correggere gli errori. In Porta Venezia c’è confusione e durante Expo magari ti beccavi una multa». Il loro show si tiene tutte le domeniche nella Chiesa Evangelica di Bisceglie: il ballo come professione di fede. «Altri amici con l’L.A. style sfogano la rabbia. Altri ancora lo ballano solo perché per i filippini l’America è figa a prescindere».
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Lorenzo dei Natural Force (il primo da sinistra), insieme a un altro membro della crew (il terzo da sinistra) e a due breaker che si esibiscono con loro, in corso Vittorio Emanuele.
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iù tradizionalisti a gusti musicali, i Natural Force. Dj Kool Herc, Afrika Bambaataa e lui, il demiurgo anni Settanta che ha preso Africa, sesso e jazz e ne ha fatto il funk: James Brown. «Tutto nasce con lui» sentenzia Lorenzo, in arte AirOne, terza generazione della crew. Con i compagni si sta esibendo in piazza San Carlo, su un quadrato di cartone fissato a terra con lo scotch da pacchi. Davanti, tre cappellini per raccogliere le offerte. «Condensi tutto in poco tempo e poco spazio, una fiammata» continua AirOne. «I balli coreografati stanno alla break come il romanzo sta all’aforisma. A giro, guadagni cinque euro come 200. Capita che i turisti arabi, russi e americani siano generosi, e che le ragazze s’innamorino, ma non è questo il punto». I componenti della Natural Force partecipano a contest importanti, alcuni ballano per eventi della Fashion Week, per il Giro d’Italia e per XFactor. Tutti tengono corsi in palestra e per lo più si mantengono con la danza. «In strada ci facciamo conoscere dalla gente, è la nostra vetrina. Sperimentiamo nuovi numeri e vediamo l’effetto che fanno. Qui hai l’adrenalina dell’improvvisazione e vivi la reazione immediata di un pubblico». Ecco lo spirito del B-boy. «Il nostro mondo non ha a che fare con i cerchi cromati e le catene d’oro dei video di MTV. Funziona così» spiega Twice: «Sfidi a ballare uno sconosciuto, prima ancora di stringergli la mano, e se dimostra che per lui l’hip hop non è un gioco ma una vita, allora è degno di rispetto. Adesso la break va di moda e tutti sanno tutto mentre una volta ti guardavano storto. Tra Youtube e palestra impari i passi ma se non consumi le suole sulla strada non hai imparato niente».
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Blouson in cotone, Lacoste; anello, Manuel Bozzi. T-shirt in cotone, Massimo Dutti; occhiali da sole, Ermenegildo Zegna Eyewear; anello, Manuel Bozzi.
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The age of adolescence Torniamo un attimo indietro fino a quegli anni, a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, che Joseph Sterling ha fotografato a Chicago attraverso la generazione dei teenager. di AngelicA PiAnArosA – foto di giovAnni gAstel
Nella pagina a fianco: T-shirt con collo a lupetto in piqué di cotone, Hermès.
Giacca in pelle, mocassini, tutto Tod’s; camicia stampata, Asos; T-shirt, Acne Studios; pantaloni, Incotex; occhiali da sole, Web Eyewear; cintura, Orciani; anello, Manuel Bozzi; calze, Calze Red.
Giacca in fresco lana, Luigi Bianchi Mantova Sartoria; polo in maglia, foulard, tutto Ermenegildo Zegna Couture; T-shirt, Acne Studios; orologio, Watchmaker Milano. Camicia in seta stampata, Dolce & Gabbana. Giacca in panama di cotone, Trussardi; bomber stampato, pantaloni, tutto Ermenegildo Zegna Couture; polo in maglia, Malo.
Giubbino in denim con ricami, Louis Vuitton; polo, T-shirt, tutto Gant; anello, Manuel Bozzi. Bomber, camicia stampata, T-shirt in maglia con zip, tutto Prada; bracciale, anello, tutto Manuel Bozzi.
Nella pagina a fianco: giubbino in pelle, Malo; camicia stampata, T-shirt, tutto Valentino; anello, Manuel Bozzi.
Giacca in pelle, T-shirt in cotone, tutto Dsquared2; jeans, B Settecento; cintura, Orciani; bracciale, anello, tutto Manuel Bozzi.
Chiodo in pelle, Hogan; camicia, T-shirt, tutto Timberland; jeans, OVS; cintura, Orciani; bracciale, anello, tutto Manuel Bozzi; calze, Perofil; mocassini, Barrett. Gilet in maglia
jacquard, Brooksfield; camicia, Polo Ralph Lauren; pantaloni, PT01; calze, sneakers, tutto Prada. Polo in maglia, camicia, tutto Dior Homme; pantaloni, Gant;
occhiali, Tom Ford Eyewear by Marcolin; cintura, Orciani; orologio, Watchmaker Milano; anello, Manuel Bozzi; calze, Calze Red; sneakers, Superga.
Si ringrazia: location all american Diner milano via g.B. caSSiniS 33 (allamerican Dinermilano.it), auto autonoleggio incanteSimo (autonoleggio incanteSimo.it); ha collaBorato: ilaria PetroSillo; grooming: giovanni iovine Per w-mmanagement uSing clinique coSmeticS
the good life
orologi
Eleganza in circolo di luca roscini - Foto di Federico miletto - styling di giovanni de ruvo
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ode di ritorno. Come il vintage per l’abbigliamento, il giradischi per gli amanti della musica e le cartoline per i vacanzieri al mare. Così anche il gentleman (british ovviamente) pare guardare indietro con nostalgia ai circoli privati inglesi dove fino agli anni Cinquanta si sorseggiava sherry e snobismo e si fumavano sigari a forte dose di maschilismo. Sessant’anni dopo riaprono vecchi club privati nella Londra del cosmopolitismo spinto, liberati dalla polvere (alcuni hanno appena aperto ex novo, come il Devonshire Club), dalla misoginia (le donne sono ben accette) e dalla pesante coltre di fumo (il divieto è in vigore dal 2007). Il dress code non sembra variare con gli anni: abito formale, orologi con cinturini e casse neri e una buona dose di romanticismo. Eh sì, ai tempi di Tinder i club privati della capitale inglese servono anche a incontrare l’anima gemella. Offline.
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1 Gucci G-Timeless slim AuTomATic
Cassa di acciaio (40 mm di Ø), impermeabile fino a cinque atmosfere. Prezzo: 1.550 euro. Abito, Gucci; anello con diamanti, Tiffany & Co.
2 TrussArdi oroloGi milAno
Cassa di acciaio (44 mm di Ø), impermeabile fino a dieci atmosfere. Movimento al quarzo. Prezzo: 490 euro.
Abito, Trussardi; scatola di cioccolatini collezione S. Valentino, Armani / Dolci.
3 sAlvATore FerrAGAmo
Modello Timepieces 1898 Sport. Orologio subacqueo con cassa di acciaio Ip grigio (43 mm di Ø), impermeabile fino a venti atmosfere. Prezzo: 1.150 euro
Abito, Salvatore Ferragamo.
Commistioni naturali Un’eleganza pragmatica fatta di suède e nappe, velluti e neoprene i cui colori accompagnano quelli della natura. In perfetto mimetismo.
di luca roscini – foto di stefan giftthaler
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Giacca antivento in cotone spalmato, Pal Zileri; giacca in pelle, Marni.
Nella pagina a fianco: giubbotto in pelle, Paul Smith London; giacca in suède, Eleventy; camicia, Bally; pantaloni, Canali.
Cappotto in cotone, Givenchy by Riccardo Tisci; camicia in pelle, Marni.
Nella pagina a fianco: giacca in suède, Brunello Cucinelli; camicia, Ermenegildo Zegna Couture; dolcevita, Lardini.
Cappotto in pelle doppiopetto, Emporio Armani; giubbino in nylon, Gant Rugger.
Nella pagina a fianco: trench in cotone termosaldato, RVR Lardini; giacca in suède, Jacob CohÍn; pantaloni in pelle, Pal Zileri; stringate, Church’s.
Giacca in suède, camicia, tutto Ermenegildo Zegna Couture; dolcevita, Lardini.
Nella pagina a fianco: giubbotto in pelle, Canali; abito in velluto, Bally; camicia, Barbour.
Trench in cotone, Corneliani; camicia in suède, Corneliani ID.
Nella pagina a fianco: giaccone in suède, pantaloni, tutto Bottega Veneta; camicia, Iceberg. ha collaborato: giovanni de ruvo; grooming: erica vellini per green apple