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RENOIR E IL CLASSICISMO

Al pittore della gioia di vivere la città di Rovigo, nelle sale di Palazzo Roverella, dedica la mostra “Renoir. L’alba di un nuovo classicismo”. Quarantasette sue opere provenienti da musei francesi, austriaci, svizzeri, italiani, tedeschi, danesi, olandesi e del Principato di Monaco, oltre ai capolavori dei grandi maestri dell’arte del passato cui Renoir si ispirò nella seconda fase della sua vita.

Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) è stato uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo e questa fase della sua produzione è la più conosciuta al grande pubblico, ma verso la fine degli anni Settanta un viaggio compiuto in Italia nel 1881 gli permise di maturare una sua rivoluzione artistica. L’alba di un nuovo stile. La mostra in allestimento a Rovigo, a cura di Paolo Bolpagni, si concentra in particolare su questa seconda fase della carriera. È infatti dalla luce di Venezia e del Mediterraneo, dalla lezione dei maestri del passato e dalle riflessioni sulla tecnica pittorica che nacquero i germi di una sorta di nuova classicità. Renoir arrivò così ad anticipare aspetti di quel “ritorno all’ordine” che si sarebbe affermato verso la fine degli anni Dieci del Novecento in reazione alle avanguardie. Ecco che la fase matura della sua carriera, su cui s’incentra appunto questa mostra, si rivela quasi, con le opere pacate, sontuose e spesso monumentali che la connotano, un presagio di sviluppi successivi dell’arte. L’intento dell’esposizione è proprio quello di evidenziare e far apprezzare l’originalità di una produzione che costituì uno dei primi casi di quella “moderna classicità” che sarebbe stata perseguita da molti pittori e scultori degli anni Dieci, Venti e Trenta.

In allestimento a Rovigo quarantasette sue opere, fra cui “La Baigneuse blonde”, “Paysage de Cagnes”, la “Baigneuse s’arrangeant les cheveux” del 1890 (proprietà del principe Alberto di Monaco), lo studio preparatorio del celebre “Moulin de la Galette”. Accanto ai suoi dipinti sono esposti i capolavori dei grandi maestri dell’arte del passato cui Renoir si ispirò in questa nuova fase, fra cui Vittore Carpaccio, Tiziano, Rubens, Tiepolo, Ingres, ma anche di suoi contemporanei come gli “italiens de Paris” Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e Medardo Rosso. Inoltre, a evidenziare possibili confronti con artisti italiani di una o due generazioni successive, ci sono, tra gli altri, i dipinti di Armando Spadini, de Chirico, Filippo de Pisis. I visitatori possono ammirare così complessivamente ottantatré opere seguendo un percorso che si sviluppa attraverso il Renoir impressionista, gli italiani attivi a Parigi durante la stagione impressionista, i primi ripensamenti di Renoir sull’Impressionismo e, ancora, la sua attenzione per un moderno classicismo: il mito antico. Si possono apprezzare le diverse tematiche raccontate dall’artista nelle sue opere, dalle bagnanti ai paesaggi, dalla natura morta al ritratto femminile al mondo degli affetti familiari per scoprire poi il Renoir incisore e litografo. Nell’ultima sala trova inoltre spazio una perla per i cinefili. Il secondo figlio del pittore fu il celebre regista Jean Renoir che, in un suo film del 1936, “Una gita in campagna”, rese omaggio al padre quasi ricreando, nelle eleganti inquadrature, le scene dei suoi dipinti. Sarà possibile vedere, in versione restaurata, alcuni spezzoni del film. Un omaggio da quel mondo degli affetti a un artista che ha continuato fino alla fine a riflettere, creare e indagare l’arte.

Per informazioni: palazzoroverella.com

In queste pagine gli interni della mostra, foto di Studio Esseci

Nella pagina a fianco, in basso: Pierre-Auguste Renoir, Le Moulin de la Galette (studio), 1875-1876. Ordrupgaard, Charlottenlund

In basso a sinistra: Pierre-Auguste Renoir, Roses dans un vase, 1900. Kunsthaus, Zurigo

In basso a destra: Armando Spadini, La famiglia a Villa Borghese 19121913. Collezione Banco BPM © Archivio Fotografico Banco BPM

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