Naviganti con le ali. Pianosa estate 2016

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NAVIGANTI CON LE ALI

Gli uccelli marini lungo le coste dell’isola di Pianosa

Isola di Pianosa, estate 2016

Guida alla mostra temporanea


Ideazione e testi Nicola Baccetti2,3, Anna Gagliardo1, Camilla Gotti2,3, Enrica Pollonara1,3, Marco Zenatello2 ; con la collaborazione di Francesca Giannini4 e Franca Zanichelli4 1 Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Pisa; 2 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) 3 Centro Ornitologico Toscano 4 Parco Nazionale Arcipelago Toscano (PNAT) Immagini Nicola Baccetti, Antonella Bini, Jacopo Cecere, Adriano De Faveri, Mauro Del Sere, Alessio Franceschi, Francesca Giannini, Camilla Gotti, Paolo Luschi, Enrica Pollonara, Luca Puglisi, Massimo Putzu, Stefano Puzzuoli, Antonio Roncolini, Maurizio Tiengo, Mirko Ugo, Marco Zenatello Video Archivio PNAT, sistemi di videoripresa di Elbatech srl Specimen e attrezzatura messi a disposizione ISPRA e Dipartimento di Biologia (UNI-PI) Allestimento Parco Nazionale Arcipelago Toscano (PNAT) Progetto grafico Giampiero Porcheddu Stampa Bandecchi e Vivaldi Hanno collaborato agli studi, alle ricerche e ai monitoraggi Centro Ornitologico Toscano Via De Larderel, 93 - 57122 Livorno www.centrornitologicotoscano.org Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Via Ca’ Fornacetta 9 - 40064 OZZANO EMILIA (BO) www.isprambiente.gov.it - www.infsacquatici.it Università degli studi di Pisa – Dipartimento di Biologia Via Luca Ghini, 13 - 56126 Pisa www.biologia.unipi.it Nemo srl di Firenze Piazza M. D’Azeglio, 11 - 50121 Firenze nemo.firenze@mclink.it

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Elbatech srl di Marciana Via Roma, 10 – 57030 Marciana ( LI) www.elbatech.it Lipu - BirdLife Italia Via Trento 49 - 43100 Parma - www.lipu.it PROGETTI REALIZZATI Con il cofinanziamento della Commissione Europea Progetti LIFE Capraia e isole minori della Toscana: tutela della biodiversità Isotosca – Isole di Toscana: nuove azioni per uccelli marini e habitat Montecristo 2010 - Eradication of invasive plant and animal aliens and conservation of species/habitats in the Tuscan Archipelago Resto con Life - Island Conservation in Tuscany, Restoring Habitat not only for Birds Programma cooperazione transfrontaliera Italia-Francia “Marittimo” 2007-2013. / COREM – Cooperazione delle reti ecologiche nel Mediterraneo Con il cofinanziamento della Regione Toscana Pianosa: video sorveglianza dei siti e specie di interesse conservazionistico Con il finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare. THE BIG FIVE - Razionalizzazione del monitoraggio delle cinque maggiori specie di uccelli marini di interesse conservazionistico dei Parchi Nazionali dell’area Tirrenica Le attività sono state svolte con la collaborazione di numerosi volontari e tecnici che a vario titolo hanno partecipato ai progetti. Un particolare ringraziamento va al personale del Presidio dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Isola di Pianosa, al personale del Corpo Forestale dello Stato, a Fabio Picarelli e a tutti i detenuti che hanno partecipato alla attività.

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Gli uccelli marini del Mediterraneo

Il bacino del Mediterraneo durante la crisi di salinità del Messiniano

Il Mediterraneo ospita dieci specie di uccelli marini nidificanti; non sono molte, ma quasi tutte si riproducono esclusivamente nel nostro mare (specie endemiche) e ciò le rende prioritarie a livello di conservazione. In questo piccolo mare assediato e circondato dagli abitanti delle terre emerse, ogni specie è importante, ma lo sono ancor di più le specie endemiche, la cui gestione necessita di approfondite conoscenze sulla loro biologia ed ecologia. Quando il Mediterraneo si disseccò (5-6 milioni di anni fa), fu una catastrofe per gli uccelli marini che si erano evoluti nell’antico Mar di Tetide. Scomparvero quasi tutti e riuscì a cavarsela solo un gabbiano, che divenne quello che oggi chiamiamo Gabbiano corso. Tutte le altre specie, anzi molte di più di quelle presenti adesso, rientrarono dall’Atlantico quando si aprì nuovamente la soglia di Gibilterra e con immissione di acqua oceanica (dopo circa 270 mila anni). Arrivò a nuoto l’Alca impen-

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Foto: S. Puzzuoli

Foto: N. Baccetti

ne, un enorme uccello incapace di volare, ormai estinto nel mondo. Arrivò la Sula, vistosa specie coloniale che scomparve nel Mar Mediterraneo a causa dell’intensa caccia da parte dei nostri antenati (e ora sta sporadicamente tornando). La storia dell’uomo si intreccia con quella dell’avifauna marina, tanto che negli ultimi due

Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) e Alca impenne (Alca impennis)

millenni solo dieci specie hanno resistito. Di queste, alcune sono minacciate e una vince sull’uomo: il Gabbiano reale, oggi sempre più numeroso ed invasivo alla conquista delle nostre città. La conservazione di una specie può essere favorita solo dove questa vive: più la sua distribuzione è limitata, maggiori saranno i rischi di declino e di estinzione, e più intenso dovrà essere l’impegno per contrastarli. Pianosa, al centro del Mediterraneo, è stata teatro di molti sforzi per la conservazione, spesso coronati da successi. Perché proprio un’isola? Gli uccelli marini possono fare a meno della terra emersa per tutte le loro esigenze tranne una: la riproduzione. Le isole costituiscono ambienti ottimali per la nidificazione di questi uccelli: in genere senza predatori terrestri, senza disturbo antropico, a due colpi d’ala dalle fonti alimentari, le mangianze, ovvero enormi banchi di pesce azzurro spinti in superficie ogni anno in primavera da tonni e delfini.

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Foto: N. Baccetti

Protagonisti

Foto: M. Zenatello

Berta maggiore (Calonectris diomedea), avvistabile da Febbraio a Ottobre

Foto: M. Ugo

Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii), avvistabile da Marzo/Aprile a Luglio

Foto: A. De Faveri

Gabbiano reale (Larus michahellis), avvistabile tutto l’anno

Beccapesci (Thalasseus sandvicensis), raro; visibile da Settembre ad Aprile

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Foto: C. Gotti

a Pianosa

Foto: A. De Faveri

Berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan), avvistabile da Novembre

Foto: N. Baccetti

Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis), avvistabile tutto l’anno

Foto: A. De Faveri

Uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus), molto raro, in mare aperto

Sula (Morus bassanus), avvistabile raramente, soprattutto nei mesi invernali

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Gabbiano corso Foto: A. De Faveri

(Ichthyaetus audouinii)

Differenze tra giovane e adulto nel Gabbiano corso

Come tutti i gabbiani, ha un piumaggio bruno da giovane e bianco da adulto. L’adulto si riconosce soprattutto per il becco rosso corallo, per l’occhio scuro e per le zampe grigie a differenza del Gabbiano reale, che è leggermente più grande, e ha becco, zampe e occhi gialli. Il battito alare è particolarmente agile ed elegante. Pesca in mare aperto soprattutto di notte, ma anche di giorno, volando a pelo d’acqua sui banchi di sardine. Sfrutta talvolta i pescherecci, cibandosi dello scarto di pesca. La voce è decisamente sottotono, fa pensare a un Gabbiano reale con la raucedine, con note cacofoniche che sono un misto di versi da oca e da somaro. E’ presente a Pianosa solo durante la nidificazione, da Aprile a Luglio, spostandosi d’inverno lungo le coste dell’Africa nord-occidentale, dalla Libia al Senegal. 8


Foto: A. De Faveri

Foto: N. Baccetti

Nidifica in colonie localizzate e molto dense, deponendo da 1 a 3 uova in nidi poco elaborati, spesso verniciati di bianco nel contorno a causa delle deiezioni.

Tratti distintivi del Gabbiano corso: il caratteristico becco rosso, l’occhio scuro e le zampe grigie

Foto: N. Baccetti

Colonia di gabbiani

Le colonie cambiano frequentemente la loro posizione. Gli adulti tuttavia sono spesso fedeli alla zona di nascita e soprattutto a quella in cui si riproducono per la prima volta. 9


Marangone dal ciuffo Foto: M. Zenatello

(Phalacrocorax aristotelis)

Differenze tra adulto (sopra) e giovane (a destra) nel Marangone dal ciuffo

Gli adulti hanno piumaggio nero iridescente, gli immaturi sono brunastri con petto bianco. Gli occhi sono verdi nell’adulto, azzurri nel giovane. Il ciuffo che caratterizza il suo nome è in realtà evidente solo nel pieno del periodo riproduttivo (Dicembre-Gennaio). La specie più simile è il Cormorano, più grosso e tozzo, che vola con il collo meno allungato. Si osserva di solito in riposo ad ali aperte o chiuse, su scogli di poco emergenti dal mare. Nuota agilmente tenendo il becco all’insù, o scrutando a intervalli sott’acqua. Si immerge dalla posizione di nuoto con un veloce saltello, scomparendo per alcuni minuti. Si nutre di pesci bentonici nuotando sul fondo, soprattutto sui prati di Posidonia. E’ presente a Pianosa tutto l’anno, ma alcuni soggetti possono spostarsi su altre isole e verso le coste circostanti. 10


Foto: N. Baccetti

Foto: N. Baccetti

Nidifica in inverno, in piccole colonie o in coppie singole. I giovani più tardivi lasciano il nido in aprile. Il nido è voluminoso, formato da grossi ammassi di ramaglia all’interno di anfratti della roccia, molto visibile a distanza per le abbondanti deiezioni bianche.

Particolare dell’occhio nell’adulto e nel giovane (riquadretto)

Foto: A. De Faveri

Tende a non cambiare la posizione delle colonie in anni successivi, rioccupando anche gli stessi nidi. Gli insediamenti tuttavia a volte si spostano, in conseguenza di disturbo o cattivo esito riproduttivo, ma anche in risposta a situazioni favorevoli. Ad esempio le coppie di Pianosa si sono progressivamente trasferite alla Scola dopo l’eradicazione del ratto effettuata nel 2001.

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Berta maggiore Foto: C. Gotti

(Calonectris diomedea)

Differenze tra la Berta maggiore (sopra) e la Berta minore (a destra)

Adulti e giovani hanno piumaggio simile, bruno sopra e bianco sotto. Il becco giallo e massiccio permette di distinguere questa specie dall’affine Berta minore, di colore più scuro e di dimensioni inferiori. Si osserva di solito in volo in mare aperto (è l’unica specie realmente pelagica del Mediterraneo), oppure in raduni posati sulla superficie del mare. Pesca tuffandosi poco sotto alla superficie. Sfrutta talvolta lo scarto di pesca gettato a mare dalle imbarcazioni oppure si alimenta nelle mangianze (vedi Pannello 1) Le grida delle Berte maggiori, emesse solo di notte, sono una caratteristica dei soli siti riproduttivi e si odono a distanza: a Pianosa con mare calmo è facile sentire quelle della Scola, sostando sulla strada nella zona del porticciolo e vicino alla punta del Marzocco. Il mito del canto delle sirene che attraeva irresistibilmente i marinai di Ulisse ha probabilmente avuto origine dagli struggenti canti delle berte, talvolta simili a un pianto di neonati. 12


Foto: M. Ugo

Foto: M. Putzu

Nidifica in colonie in cavità scavate nel terreno, in anfratti o in grotte. Arriva a Pianosa a partire da Febbraio: gli adulti di solito ritornano al nido occupato negli anni precedenti e i nuovi riproduttori competono per la conquista di

Berte e gabbiani in una mangianza di pesce

un sito di nidificazione. L’unico uovo della coppia viene deposto a fine Maggio-inizio Giugno e si schiude a metà Luglio. Le Berte maggiori frequentano la colonia fino all’involo dei nuovi nati che avviene a metà Ottobre. Poi lasciano il Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra e trascorrono i mesi restanti a largo delle coste dell’Africa occidentale. Le coppie tendono a essere fedeli negli anni, ma insuccessi riproduttivi possono facilitare i “divorzi” e lo spostamento verso altri nidi. Dopo l’eliminazione dei ratti l’isolotto della Scola ospita un numero sempre crescente di Berte maggiori, grazie all’incremento del tasso di sopravvivenza dei piccoli che potranno a loro volta tornare a riprodursi.

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Gabbiano reale Foto: A. De Faveri

(Larus michahellis)

Giovane e adulti di Gabbiano reale

Giovani e immaturi hanno piumaggio bruno-grigiastro, gli adulti hanno ali e dorso grigi, testa e ventre bianchi, con becco, zampe ed occhi gialli. Molto eclettico dal punto di vista alimentare, riesce a sfruttare numerose fonti di cibo, fra cui pesce (es. scarti dei pescherecci), frutta (tipicamente olive in autunno), scarti di origine animale raccolti in ambito urbano. In particolare, le discariche forniscono un’abbondante risorsa alimentare disponibile tutto l’anno e vengono frequentate in maniera regolare con spostamenti giornalieri anche di diverse decine di chilometri. I Gabbiani reali frequentando le discariche continentali producono un costante apporto di resti organici (ossa, scarti vegetali) sulle isole, che finiscono per costituire un’importante fonte di cibo anche per il Ratto nero, con un conseguente aumento del tasso di sopravvivenza invernale delle popolazioni locali. Ciò de14


Foto: A. De Faveri

Foto: A. Franceschi

termina un aumento del carico predatorio da parte del Ratto nero a danno di specie vulnerabili, quali ad esempio Berte (maggiori e minori) e passeriformi nidificanti a terra.

Gabbiani reali in una discarica continentale e un nido urbano

E’ il gabbiano più comune lungo le nostre coste, in qualsiasi stagione dell’anno. Nidifica su tutte le isole, su tratti di costa non accessibili a predatori terrestri, sui tetti di molti centri urbani costieri. In tali situazioni assurge talvolta agli onori della cronaca per occasionali attacchi a carico di persone o animali domestici, solitamente su tetti e terrazze dove ha costruito il nido. Grazie alla quasi illimitata disponibilità alimentare, la sua popolazione è progressivamente aumentata in maniera imponente, a scapito di altre specie di uccelli. La chiusura delle discariche a cielo aperto determina nel breve periodo la diminuzione delle popolazioni locali che si spostano verso aree maggiormente favorevoli. Un’azione coordinata di gestione delle discariche a livello nazionale e sovranazionale sarebbe auspicabile per ottenere una diminuzione della popolazione globale di questa specie. 15


Ricerca nel Parco Ruolo dell’olfatto e del paesaggio nella navigazione della Berta maggiore nel Mediterraneo

Molte specie di procellariformi tra cui la Berta maggiore vivono in mare per tutto l’anno e durante la stagione riproduttiva fanno i nidi sulle coste di isole, molto spesso situate in mezzo all’Oceano. Come fanno a ritrovare la loro isola in assenza di riferimenti topografici? Le berte possiedono un apparato olfattivo particolarmente sviluppato che utilizzano per localizzare sia aree ricche di pesce in mare aperto, sia il proprio nido in mezzo a numerosi altri nidi quando tornano a terra nel buio della notte. E’ stato osservato che la Berta maggiore Atlantica (Calonectris borealis) ritrova l’isola di nidificazione in mezzo all’Oceano grazie a una mappa olfattiva probabilmente costituita da odori di origine biogenica (fitoplan16


cton)*. Anche le Berte maggiori di Pianosa (Calonectris diomedea) usano l’olfatto per navigare in mare aperto, come mostrato in un recente esperimento**. Tuttavia in Mediterraneo le Berte sono capaci di sfruttare la topografia del paesaggio per tornare alla colonia anche senza l’aiuto dell’olfatto. E’ interessante notare che sia le Berte maggiori Atlantiche che quelle Mediterranee non si avvalgono di una mappa basata sul campo magnetico terrestre per capire dove si trovano.

La distribuzione del fitoplancton riflette la morfologia del paesaggio sottomarino. Il fitoplancton quando viene mangiato dallo zooplancton rilascia particolari sostanze odorose che emanano dalla superficie del mare. Aree ricche di zooplancton attraggono pesci e molluschi che sono predati dagli uccelli marini *Gagliardo et al. 2013 JEB 216:2798-2805 **Pollonara et al. 2015 Sci Rep 5:16486

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Ricerca nel Parco Aree di foraggiamento delle Berte maggiori

Rotte seguite dalle Berte durante i voli di foraggiamento

Nella Berta maggiore Mediterranea entrambi i genitori partecipano all’incubazione dell’unico uovo deposto, alternandosi nella cova. I turni di cova durano alcuni giorni durante i quali l’individuo che resta al nido non si nutre. Il cambio del turno alla cova avviene nelle ore buie della notte, quando le Berte di ritorno dai viaggi di foraggiamento si avvicinano alla colonia. Dopo la schiusa gli adulti necessitano di un maggiore apporto di cibo per allevare un pulcino. Nel giro di tre mesi il neonato passa da circa 75 grammi alla schiusa a raggiungere un peso di circa 600 grammi all’involo. Pertanto dopo 3-4 giorni dalla schiusa il pulcino viene lasciato solo nel nido ed entrambi i genitori si allontanano in cerca di cibo. 18


Foto: N. Baccetti

Foto: M. Tiengo

Foto: N. Baccetti

In una ricerca recente* sono stati studiati i voli di foraggiamento di Berte nidificanti in alcune isole italiane. E’ stato osservato che durante l’allevamento dei pulcini i genitori possono alternare corti voli di foraggiamento che durano 1-4 giorni, con viaggi più lunghi che possono durare anche più di 10 giorni. Tuttavia, il numero di viaggi lunghi rispetto al totale di viaggi di

La Berta maggiore in volo notturno e le Fasi di sviluppo del pulcino

foraggiamento che gli adulti dovranno compiere per alimentare il piccolo dipende in gran parte dalla qualità dell’habitat nelle aree marine prossime alla colonia. Questa ricerca ha messo in evidenza che le Berte di Pianosa compiono viaggi più brevi rimanendo prevalentemente all’interno dell’Arcipelago Toscano, a differenza di quelle nidificanti a Linosa che si allontanano dall’isola centinaia di chilometri. Ciò sembra essere dovuto al fatto che le acque dell’Arcipelago Toscano sono più ricche di risorse trofiche rispetto al mare intorno a Linosa. *Cecere et al. 2014 Curr Zool 60:622-630

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Un GPS per il Gabbiano corso

La rotta in rosso rappresenta il viaggio compiuto da un Gabbiano corso durante la sua migrazione post-riproduttiva verso i quartieri di svernamento e il viaggio di ritorno agli areali di nidificazione. E’ interessante notare che questo individuo nidificante a Pianosa nel 2015, nella stagione riproduttiva 2016 si è spostato in una colonia situata a Nord della Corsica (il simbolo colorato indica la posizione delle colonie: celeste Pianosa, verde Corsica)

Il Gabbiano corso è una specie di particolare interesse per la conservazione in quanto negli ultimi decenni si è assistito a una progressiva riduzione delle sue popolazioni. Una delle caratteristiche che rendono fragile questa specie endemica del Mediterraneo è il fatto che si riproduce in poche colonie sporadicamente distribuite (oltre il 90% della popolazione si riproduce in meno di 10 siti). In Italia le aree di riproduzioni princi20


Foto: C. Gotti

Foto: A. Roncolini

pali sono localizzate in Sardegna e nell’Arcipelago Toscano. Un altro importante nucleo di popolazione, più recente e apparentemente disgiunto dal principale, è insediato fra Puglia e Sicilia meridionale. Conoscere gli spostamenti del Gabbiano corso durante il periodo

Gabbiano corso con trasmittente GPS

di nidificazione e i suoi movimenti migratori è fondamentale per mettere a punto delle strategie di conservazione appropriate ed efficaci. Nel 2014 e 2015 alcuni Gabbiani corsi nidificanti a Pianosa sono stati catturati e dotati di GPS GSM alimentati da piccoli pannelli solari allo scopo di documentare i loro spostamenti a lungo termine. Alcuni GPS stanno ancora trasmettendo! I dati raccolti fino ad ora hanno già prodotto risultati incoraggianti, poiché sono state individuate alcune aree particolarmente importanti per il foraggiamento dei Gabbiani corsi di Pianosa, aree da tenere in considerazione per i futuri interventi di tutela di queste acque. 21


Foto: Archivio PNAT

Foto: N. Baccetti

Come si studiano

Foto: N. Baccetti

In aggiunta all’anello di metallo per alcune specie è possibile usare anelli colorati che consentono l’identificazione individuale a distanza senza la necessità di ricatturare gli animali. L’uso di anelli colorati permette di osservare con binocoli o cannocchiali gli uccelli in natura acquisendo informazioni sul comportamento dei diversi individui

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gli uccelli marini

Foto: N. Baccetti

L’anello metallico riporta un codice che consente di riconoscere individualmente l’animale e il nome del centro di coordinamento nazionale a cui segnalare un’eventuale ricattura. Viene posizionato sugli uccelli catturati in natura e liberati subito dopo. L’attività di inanellamento e di cattura a scopo scientifico, iniziata circa 100 anni fa, ha consentito di ottenere le prime informazioni sui movimenti migratori, sulla durata di vita degli individui, sulla fedeltà al sito di nidificazione e su molti altri aspetti della biologia degli uccelli.

I GPS data logger registrano la posizione dell’animale (Latitudine e Longitudine) rilevata mediante un sistema satellitare. I dati registrati vengono recuperati ricatturando gli uccelli. Tuttavia alcuni tipi di strumenti sono dotati di sistemi di trasmissione dati a distanza (GSM, VHS, PTT) che consentono l’acquisizione dei dati senza ricorrere alla ricattura. La telemetria satellitare consente di studiare in dettaglio i movimenti degli uccelli anche su grande scala. Le informazioni sulle rotte seguite durante i voli di foraggiamento e durante i voli migratori, le informazioni sui comportamenti spaziali degli uccelli nelle aree di sosta durante la migrazione e nei territori di svernamento rivestono un’importanza fondamentale per pianificare le azioni di conservazione

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Quali sono le 1 Ratto nero (Rattus rattus). L’uomo ha involontariamente e ripetutamente portato, già in epoca storica, questo roditore sulle isole in cui non era naturalmente presente. I ratti predano uova e pulli e anno dopo anno l’effetto negativo sul successo riproduttivo impedisce localmente l’aumento delle popolazioni, provocandone a volte l’estinzione. 2 Cani e gatti vaganti o inselvatichiti. Introdotti sulle isole dall’uomo come animali da compagnia, sono in molti casi sfuggiti al controllo diventando una minaccia importante per uova e pulli. 3 Gabbiano reale. L’aumento incontrastato delle popolazioni di Gabbiano reale ha impatti diretti e indiretti sulle popolazioni di altri uccelli marini. I Gabbiani reali competono con altri uccelli marini che nidificano sulle scogliere riducendo la disponibilità degli habitat e predandone uova e pulli. Il trasporto di risorse trofiche prelevate nelle discariche a cielo aperto o nei terreni agricoli e solo parzialmente consumate (ad es. ossa o semi) costituiscono una fonte importante di cibo che favorisce le popolazioni locali di ratto nero. 4 Bycatch (cattura involontaria) da attività di pesca commerciale in mare aperto con palamiti (palangari) e pesca amatoriale. La pesca con palamiti, se non svolta con adeguate metodologie di mitigazione, può uccidere uccelli che seguono le imbarcazioni e afferrano gli ami innescati prima che sprofondino fuori dalla loro portata. Anche gli ami lasciati in mare dai pescatori amatoriali possono essere ingeriti, mentre le lenze abbandonate si possono impigliare negli uccelli marini e provocarne la morte. 5 Sversamenti in mare di idrocarburi e altre sostanze inquinanti (pesticidi, metalli pesanti). Gli idrocarburi riversati in mare, se presenti in grande quantità, impregnano le penne degli uccelli impedendone il volo; inoltre con la degradazione si originano molecole pericolose che passano nella rete trofica, fino ai consumatori finali, gli uccelli marini. I pesticidi e i metalli pesanti arrivano al mare soprattutto dai fiumi inquinati da attività industriali e agricole. Tutte queste sostanze tossiche hanno effetti deleteri anche in piccole quantità, in quanto entrano nella catena alimentare e si accumulano nei tessuti degli uccelli riducendone la capacità riproduttiva e in alcuni casi provocandone la morte. 6 Impatto antropico sugli habitat adatti alla riproduzione. La frequentazione antropica di tratti di costa scelti dagli uccelli marini per nidificare può indurre l’abbandono delle colonie e la perdita della stagione riproduttiva. Inoltre uccelli che pescano sott’acqua possono venire uccisi dalle eliche di imbarcazioni di passaggio nei pressi delle colonie. Infine la forte illuminazione disorienta i giovani quando lasciano i nidi, provocandone talvolta la morte. 7 Riduzione degli stock ittici (soprattutto pesce azzurro). Il depauperamento delle risorse ittiche dovuto all’eccessivo sfruttamento antropico ha un impatto più o meno importante sulle popolazioni di uccelli marini. Il fallimento di intere colonie di Gabbiano corso sembra essere stato indotto dalla riduzione di pesce nelle aree marine circostanti che, se particolarmente grave, può portare all’estinzione delle popolazioni locali.


alto

minacce? Gabbiano Corso

Marangone dal ciuffo

livello di rischio basso

tipo di minaccia

Berta minore

Berta maggiore

diretta

indiretta

Uccello delle tempeste


Cosa facciamo per proteggere l’avifauna marina 1 NESSUN RATTO!

Nel 2001 l’isolotto della Scola è stato liberato dai ratti e fino ad oggi si è riusciti a rendere vani i ripetuti tentativi di ricolonizzazione. Da quel momento il successo riproduttivo della colonia di Berta maggiore è aumentato improvvisamente: il numero dei pulcini involati è passato dal 20% al 70% delle uova deposte. Inoltre la maggiore produttività della colonia ha determinato un graduale aumento delle coppie nidificanti che sono passate attualmente da circa 20 a oltre 100 coppie. Negli ultimi anni analoghi interventi di eradicazione del ratto sono stati effettuati su altre isole dell’Arcipelago Toscano (Giannutri e Montecristo); gli interventi, mirati a difendere le aree di riproduzione della Berta maggiore e minore, hanno dato ottimi risultati. Sull’isola di Pianosa il Ratto nero continua a causare il fallimento di quasi tutte le coppie nidificanti di Berta maggiore e purtroppo nuotando cerca di raggiungere di nuovo l’Isolotto della Scola. Per questo, con il progetto “RESTO CON LIFE” (2014-2018), è prevista l’eradicazione del roditore a vantaggio di molti habitat e di specie protette.

2 MENO GATTI INSELVATICHITI!

A Pianosa, dopo la chiusura della Colonia Penale, alcuni gatti domestici furono abbandonati e vivono ormai su tutta l’isola, cacciando come qualsiasi altro predatore. I pulcini di Gabbiano corso potrebbero essere loro prede e così, dal 2005, il Parco Nazionale svolge campagne di cattura, di sterilizzazione e di traslocazione che proseguiranno per gli anni futuri grazie al progetto “RESTO CON LIFE”. 26


3 UN OCCHIO ALLA PESCA!

A Pianosa non è possibile pescare e questo serve prima di tutto per proteggere l’ittiofauna ed indirettamente per tutelare gli animali, come gli uccelli marini, che se ne nutrono.

4 MENO DISTURBO ALLE COLONIE!

La riproduzione per gli uccelli marini rappresenta un momento molto critico e la presenza di persone può disturbare gli adulti ed i piccoli. Evitare di accedere alle aree di nidificazione o non sostare con imbarcazioni nelle vicinanze dei nidi riduce il rischio di fallimento o abbandono delle colonie.

5 UN INVITO CON CANTI E NIDI

Sullo scoglio della Scarpa all’isola di Pianosa sono stati aposizionati richiami vocali, nidi artificiali e sagome di Sula allo scopo di attrarre uccelli di questa specie. Nella costa meridionale dell’isola di Pianosa sono stati costruiti nidi artificiali per le Berte minori che verranno attratte con richiami vocali. Un intervento analogo sull’isola di Montecristo condotto di recente sta dando risultati incoraggianti: nel 2016 due coppie di berte hanno deposto in 2 dei 19 nidi artificiali.

6 MONITORARLI E’ IMPORTANTE!

Acquisire maggiori conoscenze riguardo alla biologia è di fondamentale importanza per mettere in atto interventi mirati alla conservazione dell’avifauna marina. Le attività di ricerca e di monitoraggio consentono di individuare i fattori di impatto sulla sopravvivenza degli individui e sulla dinamica delle popolazioni locali, valutando altresì l’efficacia delle azioni intraprese. La tecnologia facilita il lavoro dei ricercatori e alcune telecamere montate vicino ai nidi aiutano a seguire passo dopo passo lo stato di crescita dei pulcini e le abitudini riproduttive degli adulti.

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Parco Nazionale Arcipelago Toscano www.islepark.gov.it Dipartimento di Biologia, UniversitĂ degli Studi di Pisa www.biologia.unipi.it In collaborazione con

Progetti LIFE


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