La Fortezza del Volterraio all'Isola d'Elba

Page 1

www.islepark.gov.it


IL MONTE VOLTERRAIO E LA FORTEZZA Costituiscono uno dei simboli dell’Elba in un luogo dove gli elementi naturali e la struttura difensiva creata dall’uomo si uniscono dando luogo ad un’aspra armonia subito evidente a chi arriva sull’isola. Il rilievo di 394 m slm appare come un cono impervio, in prossimità della dorsale montuosa che corre sulla linea costiera orientale. Questa situazione orografica deve aver colpito sin dall’antichità l’attenzione dell’uomo, che già dalla preistoria l’ha scelto come luogo per la difesa e il controllo del territorio. Il sentiero n°55 per il Volterraio Tempo di percorrenza medio: 45’ andata, 30’ ritorno Lunghezza andata e ritorno 1,4 Km Dislivello: 190 m Grado di difficoltà: (E). Sentiero di tipo escursionistico con fondo sconnesso e forte pendenza Distanza stradale da Portoferraio: circa 15 km, da Rio nell’Elba: circa 5 Km

IL PERCORSO

Venendo da Portoferraio verso Bagnaia, in prossimità della località Ottone, sulla statale 28 si imbocca la strada per Rio nell’Elba. Lungo la strada asfaltata che conduce sul Monte Volterraio poco dopo due edifici militari risalenti alla seconda guerra mondiale e pochi metri più avanti dei resti di una vecchia casa rurale, sulla sinistra per chi sale, si trova l’indicazione per il sentiero che porta alla fortezza. La via, indicata da segni rossi e bianchi, si presenta abbastanza ripida e sconnessa. Si tratta di uno stradello tracciato dalla consuetudine del

2


Fortezza del Volterraio Portoferraio

passaggio e dal calpestio degli escursionisti, per ora solo in parte risistemato. La friabilità delle rocce crea un gran numero di piccoli detriti che non facilitano la salita. Bisogna inoltre prestare attenzione al fatto che durante la discesa, le pietre sconnesse renderanno più impegnativo il ritorno. Un paio di scarpe adatte ed un bastoncino da trekking si renderanno indispensabili. In circa 40 minuti l’escursionista allenato riesce a salire fino ai piedi del castello passando da quota 210 a 394 m slm. Mentre si sale, le prospettive cambiano facendo scorgere vedute mozzafiato sul Golfo di Portoferraio e sul resto dell’Elba. A metà circa del percorso si trovano tracce dell’antico muro che difendeva la sommità del monte, prima barriera difensiva realizzata sul fronte di sud-ovest a protezione della zona di più facile accesso alla rocca. Qui si trovava la prima postazione di guardia, prossima

3


alla chiesetta medievale di San Leonardo, luogo di culto del maniero prima che fosse costruita la cappella dentro le mura della fortezza. L’ultimo tratto in salita, in mezzo alla bassa vegetazione è piuttosto impervio e faticoso, deve essere affrontato facendo molta attenzione a seguire i segnali.

LA GEOLOGIA

Il monte del Volterraio é collegato ad antichissime attività magmatiche. Buona parte delle rocce che costituiscono il cuore del massiccio sono formate da lave a cuscini. La massa rocciosa sembra infatti formata da grandi guanciali appoggiati e schiacciati l’uno sull’altro originatisi circa 160 milioni di anni fa per la fuoriuscita di magma fluido da profondi fondali marini. La loro forma tondeggiante è legata al rapido raffreddamento della lava al momento in cui entrava in contatto con l’acqua. Queste formazioni sono particolarmente visibili, proseguendo la strada asfaltata per Rio nell’Elba, nella strettoia (Li stretti) lungo la provinciale del Volterraio. Sul fondale vulcanico del mare preistorico si sono poi depositati fanghi ricchi di radiolari, protozoi con guscio siliceo. In seguito ad enormi spinte di sollevamento e rimodellamento tettonico i fanghi cementati composti soprattutto dagli scheletri di quei microrganismi, compressi e compattati, hanno dato origine agli strati di diaspri rossastri che sono evidenti lungo la parte mediana del sentiero.

4


LA VEGETAZIONE

Pur emergendo da un territorio caratterizzato da rigogliose leccete, la sommità del monte ha un carattere aspro dove solo una rada macchia e le piante più robuste riescono a sopravvivere. L’attività pastorale protrattasi fino ad una ventina di anni or sono, insieme alle condizioni del substrato roccioso, al forte pendio, alla scarsità di suolo fertile, alla forza del vento e all’insolazione hanno impedito lo sviluppo della lecceta; i piccoli alberi non riescono a crescere oltre lo stato arbustivo. Nella parte più elevata del percorso si incontramo pertanto esemplari di specie arboree che presentano la struttura di piccoli cespugli, il cui nanismo è legato alle condizioni ambientali. Nella fase iniziale dell’ascesa si attraversano la macchia e la gariga dove crescono leccio, sughera, lentisco, cisto, citiso e alaterno. Molti sono gli olivastri dal fusto breve e contorto, testimonianza forse di remote

5


coltivazioni dell’olivo; prima dell’antico muro di prima difesa, s’incontra un grande e vecchio esemplare di olivo dall’estesa chioma. Sempre in questa zona due evidenti esemplari di ginepro coccolone sfiorano il sentiero. La flora a cuscini si addensa nei luoghi più riparati: lungo i margini la ginestra spinosa, la prunella, il cisto marino, la lavanda e l’elicriso tappezzano il suolo. Tra gli anfratti della roccia e nel terreno pietroso trovano posto i cespi della garofanina spaccasassi dalla delicata fioritura rosa, i ricercati turioni primaverili dell’asparagina, le carnose e tenere foglie dell’ombelico di Venere, le aromatiche fronde della nipitella o mentuccia comune e le frastagliate foglie dell’endemico fiordaliso dell’Elba (Centaurea aplolepa aetaliae). Nelle faglie più vistose, testimonianze di imponenti attività tettoniche, attraversate da modeste falde acquifere, trovano spazio alcune specie amanti dei terreni umidi quale il ciclamino autunnale, la felcetta di Tineo e il comunissimo arisaro dall’originale fioritura tubulosa. Dopo il vecchio muro di difesa inizia una gariga con cisto marino, elicriso, e altri bassi suffrutici, punteggiati dalle foglie e dalla fioritura primaverile dell’asfodelo. Tra gli abbondanti licheni in questa zona è opportuno ricordare il Lecidea geographica, dal colore verde e argento, e il Placidium elegans, dal colore giallo oro, che conferiscono proprio la particolare colorazione alle mura della fortezza e alla superficie rocciosa del monte.

6


LA FAUNA

La macchia e le leccete intorno al monte sono frequentate dal cinghiale le cui tracce sono ben visibili quasi ovunque. Sempre in questo ambiente tra i mammiferi di piccole dimensioni troviamo la martora, il riccio e la piccolissima crocidura, un toporagno. Tra i rettili sono presenti il biacco, più facile da osservare disteso al sole soprattutto nei periodi primaverili o autunnali e più raramente la vipera. Con un po’ di attenzione nelle zone erbose si può incontrare la luscengola. Molto comune è la lucertola muraiola, attiva anche in pieno inverno nelle belle giornate di sole. Nelle fessure delle rocce si nasconde invece il più raro tarantolino, piccolo geco che si nutre di insetti. Sulle erbe e sulle fioriture della bella stagione si posano numerose specie farfalle le più facili da incontrare sono l’otto dorato dal colore giallo, la vanessa del cardo arancione e nera e la vulcano le cui larve si nutrono di piante tipiche dei ruderi come l’ortica e la parietaria. Il Volterraio con la sua struttura rocciosa quasi verticale è il regno dell’avifauna. Già il nome forse si ispira agli avvoltoi, oggi non più presenti. Il volo della poiana è planato con traiettorie a spirale per sfruttare le correnti ascensionali ai margini del rilievo. Diffuso è il gheppio, piccolo rapace dalle ali a punta dotato di grande agilità; con volo rapido e battuto e la classica posizione a “spirito santo”. Grande e completamente nero è il corvo imperiale che non di rado si posa sulle rovine murarie. Gli arbusti della macchia ospitano numerosi passeriformi canori,

7


tra i quali la sterpazzola, la sterpazzolina e l’occhiocotto, ben protetti dalle fronde al nostro passaggio sul sentiero, ma che possiamo osservare appena ci nascondiamo. Più facili da vedere in inverno, sulle rocce che emergono dal terreno, sono il codirosso spazzacamino, il sordone, il picchio muraiolo e il venturone corso. Il passero solitario predilige le rovine del castello e le pareti verticali sul lato orientale e meridionale del monte.

LA STORIA

Sembra che la struttura, sostanzialmente d’impianto medievale, possa insistere su precedenti opere di difesa che risalgono a fasi molto più antiche. A testimonianza di passate frequentazioni del luogo sono stati raccolti nel tempo moltissimi materiali riferibili ad un arco cronologico che va dalla protostoria, all’età etrusca e a quella romana. Sarebbe stata la posizione strategicamente importante della vetta, torre naturale dalla quale si dominavano rilevanti tratti di mare e di costa insieme alla presenza delle vicine risorse minerarie, a far scegliere la sommità dell’aspro rilievo quale sede d’impianto di una fortezza d’altura inespugnabile. Questa essendo in collegamento ottico con altre postazioni di difesa e con il vicino continente era inserita in un circuito d’allarme. Una fortificazione etrusca sarebbe esistita sul cuspide occidentale della montagna, assimilabile ad altre presenti su colli e alture quali monte Castello di Procchio e Castiglione di San Martino, ma contraddistinta da una eccezionale collocazione strategica. Anche il nome del luogo sembrerebbe avere origine dall’etrusco ful-tur che significherebbe infatti alto castello, etimo simile a quello della città di Volterra. Come per sottolineare un possibile legame con la quasi omonima città etrusca. Nei pressi del castello è stata rinvenuta una moneta volterrana del IV secolo a.C.. Un’altra interpretazione dell’origine del nome chiama in causa gli avvoltoi (dal latino vultur) signori dei picchi e delle alture più impervie, animali rari in questo territorio, di passaggio nelle fasi migratorie, ma presenti forse nell’antichità. Sarebbe stato però il periodo medievale a veder risorgere sulle antiche

8


rovine etrusche una fortificazione ben più complessa, munita di una torre e di mura. La fortezza rientrava nel sistema difensivo dell’isola e dell’arcipelago ideato dalla Repubblica Pisana, consapevole della vulnerabilità locale alle incursioni piratesche e a quelle di altre potenze provenienti dal mare come la Repubblica Genovese. Dopo un primo impianto risalente ai secoli X-XI una successiva ristrutturazione avrebbe avuto luogo alla fine del XIII secolo ad opera dell’architetto volterrano Vanni di Gherado Rau, al quale si riconduce l’ultima delle ipotesi sull’origine del toponimo. In questo periodo sarebbero stati realizzati i camminamenti in muratura lungo la cortina settentrionale e meridionale, originariamente in legno, e sarebbe sorta la porzione di cortina con l’accesso e le caditoie, insieme all’abitazione del castellano e gli alloggiamenti per la guarnigione. Probabilmente ristrutturato nei primi decenni del XV secolo, agli inizi del dominio degli Appiani, il castello fu in grado di resistere nel 1442 agli assalti dei pirati barbareschi fino all’intervento dei rinforzi mandati dalla città di Piombino

9


da Rinaldo Orsini. Un altro assalto dei corsari ebbe luogo nel 1544 quando Barbarossa devastò l’Elba, risparmiando solo coloro che avevano avuto modo di rifugiarsi all’interno delle mura del Volterraio. Nel 1548 sulla lunga penisola dalla porzione opposta del golfo iniziò da parte delle maestranze medicee la costruzione della città di Cosmopoli futura Portoferraio. La fortezza del Volterraio anche dopo il trattato di Londra del 1557, che restituirà agli Appiani la gran parte del territorio isolano, rimarrà ai Medici e perciò di competenza del sistema difensivo di Cosimo. Pur non avendo documenti a testimonianza delle ristrutturazioni è possibile supporre che a questo periodo risalgano importanti modifiche e la costruzione del bastione pentagonale a destra dell’ingresso. Il forte armato di 8 spingarde, un cannone, 24 moschetti e 4 fucili esercitava la sua importante funzione di difesa e controllo sul mare e sul territorio e poteva comunicare mediante colpi di cannone e segnali ottici. Nel XVII secolo, parallelamente alle manutenzioni e modifiche delle fortificazioni di Portoferraio, il Volterraio fu interessato da ristrutturazioni da parte del governo mediceo, a testimonianza dell’interesse per la fortezza nell’ambito del sistema difensivo granducale. Nel 1673 e nel 1688 la fortificazione fu oggetto di diverse operazioni sia di carattere costruttivo che di manutenzione. Tra gli interventi effettuati vi furono la sostituzione della scala d’accesso di legno con una scala in muratura e l’apertura

Telefotografia della rocca eseguita da Giorgio Roster (c.1892) Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze

10


di due nuove troniere. La manutenzione invece riguardò soprattutto il bastione destro. Tra il 1690 e il 1696 furono realizzata la cappella che si trova all’interno e lavori al bastione sinistro, al contrafforte con casa matta alla base e alla garitta al margine della spianata superiore sulla quale erano collocati i mortai dal calibro maggiore. Nel tempo, cessati i più importanti assalti da parte della pirateria barbaresca, il castello perse importanza strategica e difensiva, pur mantenendo il ruolo di controllo visivo sul mare e sul confine con il principato piombinese, oltre alla funzione di sorveglianza sulla sottostante lecceta ove vigeva il divieto di taglio del bosco per mantenere il piccolo corso d’acqua che alimentava i mulini più a valle. Agli inizi del XVIII secolo la guarnigione del castello era composta solamente da dieci uomini. Col termine della dinastia medicea e l’avvento della casa lorenese il Volterraio rientrò ancora tra le 15 fortificazioni toscane che il granduca Francesco Stefano di Lorena ordino di “conservare munite”, figurando nella raccolta denominata “Città e Fortezze del Granducato di Toscana” redatta dal colonnello Odoardo Warren che dedicò al castello una tavola con resa prospettica, planimetria ed esatta indicazione degli spazi funzionali. E’il granduca Pietro Leopoldo a raccontare della fortezza nel 1769 dopo la sua visita all’Elba “ … su un alto monte[è] un forte detto Volterraio … ove è un castellano e una piccola guarnigione ma non serve a niente …” La guardia del Volterraio fu così ridotta a otto uomini e poco dopo nel 1777 lo stesso sovrano soppresse il

11


genio militare, riducendo ai minimi termini l’esercito e la flotta, smantellando la maggior parte delle fortezze e mantenendo solo quelle costiere. L’ultimo episodio bellico ebbe luogo nel 1799, quando i francesi attestati a Portoferraio assediarono la fortezza di Longone, presso l’odierna Porto Azzurro, in mano alle milizie napoletane del Regno delle due Sicilie e rafforzarono il presidio del Volterraio, cercando di occupare tutta l’isola. Gli elbani insorsero contro i francesi e il 27 maggio l’antica fortezza fu espugnata e devastata dalla furia degli isolani insieme ai soldati napoletani. Da allora l’edificio e rimasto in stato di abbandono fino ad oggi.

IL PARCO

La fortezza ed il terreno circostante, inseriti in un contesto naturalistico e paesaggistico di rara bellezza, sono stati acquistati dall’Ente Parco nel 1999 per un importo di Euro 500.000. Si tratta di un bene vincolato ai sensi del D. Lgs. 42/04. Nel 1999 l’Ente Parco presentò un progetto, predisposto dall’Università di Pisa, che analizzava lo stato del monumento e che prevedeva una serie d’interventi di conservazione necessari al fine di arrestare il degrado in cui versava. Per mancanza di risorse solo nel 2013 si è potuto iniziare l’intervento di restauro. Nel primo lotto di lavori è stata prevista la realizzazione di opere finalizzate al ripristino funzionale di alcuni elementi architettonici tra i quali l’ingresso e il cammino di ronda perimetrale. E’ stato effettuato il consolidamento della torre e la costruzione delle scale interne e della passerella d’ingresso in legno. È stata restaurata anche la cappella interna alle mura. La bonifica dagli infestanti ruderali, tra cui piante ad alto indice di pericolosità come leccio e fico, è servita ai fini della salvaguardia muraria. La seconda fase nel 2016 porterà all’ultimazione di alcune operazioni di recupero nel castello, comprendendo inoltre lo scavo archeologico. Verrà migliorato l’attuale sentiero di accesso e si recupereranno gli antichi percorsi di collegamento con il centro abitato di Bagnaia e con la costa ed il Cammino della Rada, tracciato che collegherà la Torre della Linguella di Portoferraio al Volterraio.

12


LA LETTERATURA La rocca ha sempre ispirato la fantasia popolare e quella di poeti e scrittori. Tra questi nel 1777, Sir Henry Swinburne, viaggiatore e geografo inglese durante una gita a Rio, si arrampicò fino al castello per raccontarci di una guarnigione ormai ridotta a soli sei uomini, e della bella veduta offerta dal luogo. Nei primi del ‘900, Mario Foresi, illustre letterato e collezionista d’arte isolano, fondatore della Biblioteca Foresiana, scrive un interessante descrizione del castello … Il Volterraio è il più antico degli edifici che mostrano la passata importanza dell’Isola. Per la strada mulattiera che uscendo di fra le piccole e fragranti pinete dei Magazzini mena a Rio, arriviamo al piede del dirupo in cima a cui, su una cinta naturale di ftaniti, è fondato il vetusto maniero. Qua e là, fra la macchia folta e selvaggia che riveste i fianchi sassosi della montagna, scatta fuori qualche pianta di fico selvatico; niente altro; e un solo sentiero, se pure si ha da chiamar tale, la via che concede d’arrampicarci fin lassù, conduce all’entrata dell’edificio rovinato … Fra le immagini più suggestive di questo secolo c’è quella di Gin Racheli studiosa e appassionata ambientalista, che scrive: … Prima fra tutte è d’obbligo menzionare la sovrana, austera mole del Volterraio: dovunque vi troviate, nella zona centro-orientale dell’Elba, esso vi appare fosco tra le nuvole, misterioso sotto il sole, maschio e solitario come un guerriero che attenda

13


sempre, da sempre e per sempre nella sua armatura di roccia la chiamata a strenue difese. Non è soltanto bello il Volterraio: è fascinoso, arcano, potente; vive in un suo segreto profondo, al di sopra delle sventure umane e degli stessi eventi di cui è stato protagonista … comunque arriviate alla base del bastione, vi attende ancora una dura salita a piedi, sulle rocce fra cui con incerti sentieri uomini in arme hanno ripetutamente tentato prima di voi di salire. E vi chiederete, ansimando sotto il sole quali ferree volontà e quali disperazioni

LA STRUTTURA

Si articola a pianta esagonale. La cinta muraria, nata come recinto fortificato intorno alla torre, segue l’andamento del terreno e ha una forma irregolare, insistendo su tracce di mura di epoca più antica. La torre quadrangolare sorge nel punto più alto e adatto per l’avvistamento ed insieme alla cinta muraria è la parte più antica della fortezza; una preziosa testimonianza delle più antiche strutture difensive elbane. L’ingresso della torre è collegato al cammino di ronda da un ponte levatoio in legno. Un sistema di segnalazioni ottiche consentiva di comunicare con altre torri elbane, coprendo l’intero territorio isolano e della vicina costa toscana. 1) Torre quadrangolare 2) Cinta muraria 3) Cisterna 4) Scale di accesso alla ronda 5) Magazzino per le polveri da sparo 6) Cammino di ronda inizialmente in legno poi in muratura 7) Spianata per l’artiglieria 8) Caditoia in difesa della porta 9) Cappella costruita nel XVII sec. 10) Alloggi soldati 11) Rivellino (bastione sud-ovest) 12) Ponte levatoio e scala in muratura del XVII sec.

14


abbiano aiutato i costruttori e i difensori a compiere opera così grandiosa. Il Volterraio sorge - fatto della stessa roccia della montagna su cui è radicato – coperto dagli stessi licheni ferruginei, recante le tracce di cento ferite … Eppure nulla della sua nobiltà si è perduto; costruito da uomini veri sopra i segni leggendari di altre difese (etrusche?), in esso si rinserrarono più e più volte le popolazioni terrorizzate di Rio … Il castello del Volterraio non si arrese mai; nella sua storia non fu mai piegato: è lui il vero simbolo dell’Elba!

2 1

5 10 9

6 3

4

8

11

12

15

illustrazione di Guido Zibordi Marchesi

7


Testi: Antonello Marchese Editing: Giovanna Amorosi, Giuliana Gillone - PNAT Foto: Francesca Tribocco e Giuseppina Della Bianca - InfoPark Grafica: Gipodesigner Stampa: Graficaquando

Informazioni Info Park Tel. 0565 908231 info@parcoarcipelago.info

Visual elaborato da una foto di My drone by Baco

La fortezza del Volterraio nel ventesimo anniversario del Parco Nazionale Arcipelago Toscano


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.