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Quaderni AdB - lettere dal Tirreno n.7 - Collana di Studi, Documentazione e Ricerca

INDIRIZZI E AZIONI PER LA TUTELA DELLA RISORSA IDRICA E DEL PAESAGGIO PER IL PARCO REGIONALE DEI MONTI PICENTINI Autorità di Bacino del Sarno - Regione Campania Progetto Integrato “Parco Regionale dei Monti Picentini”

Studio finalizzato alla caratterizzazione del bilancio idrico, alla determinazione del Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.) e del corpo idrico di riferimento del bacino idrografico Alto Sarno-Solofrana, a supporto della programmazione e gestione del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini

P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - "Parco Regionale dei Monti Picentini"

Quaderni lettere dal Tirreno n.7 - Quaderno monografico



INDIRIZZI E AZIONI PER LA TUTELA DELLA RISORSA IDRICA E DEL PAESAGGIO PER IL PARCO REGIONALE DEI MONTI PICENTINI

Quaderni lettere dal Tirreno n.7 - Quaderno monografico Il Quaderno costituisce la sintesi, a carattere divulgativo, dello Studio svolto dall'Autorità di Bacino del Sarno nell'ambito del "Progetto Integrato Parco Regionale dei Monti Picentini", POR Campania 2000-2006 - misura 1.9 azione c., a rafforzare l'attività di trasferimento e diffusione dei risultati acquisiti. Il lavoro complessivo è interamente consultabile nel CD rom allegato che è parte integrante della presente pubblicazione. La pubblicazione si inserisce nella Collana "Studi, Documentazione e Ricerca" dell'Autorità di Bacino del Sarno come numero monografico dei Quaderni AdB - lettere dal Tirreno n.7 dedicato alla presentazione dei contenuti dello Studio ed "occasione" per affrontare il rapporto tra pianificazione di bacino e aree protette, tra politiche di difesa del suolo e quelle di conservazione/valorizzazione ambientale.


Quaderni AdB - lettere dal Tirreno n.7 - Anno V Collana di Studi, Documentazione e Ricerca Autorità di Bacino del Sarno - Regione Campania

REPERTORIO FOTOGRAFICO

Quaderno monografico "Indirizzi e azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il Parco Regionale dei Monti Picentini" Progetto Integrato "Parco Regionale dei Monti Picentini" POR Campania 2000-2006 - Asse I - misura 1.9 c.

- PRESENTAZIONE DELLO STUDIO e L'AMBITO TERRITORIALE E IL CONTESTO DI RIFERIMENTO foto tratte dai Repertori fotografici AdB Sarno, "Acque superficiali" (prof. M. Giugni, prof. M. Guida, dott.ssa G. D'Auria), "Acque sotterranee" (prof. P.B. Celico, dott.ssa geol. F. Habetswallner)

Le fotografie a corredo dei testi sono state realizzate nel corso delle attività di studio (Repertorio fotografico).

- ACQUE SOTTERRANEE foto tratte da: Repertorio fotografico "Acque Sotterranee" (prof. P.B. Celico, dott.ssa geol. F. Habetswallner)

Progetto Integrato "Parco Regionale dei Monti Picentini" POR Campania 2000-2006 - Asse I - misura 1.9 c. Il Quaderno con allegato il Cd-rom è stato realizzato con il cofinanziamento dell'Unione Europea POR Campania 2000-2006 Regione Campania Area Generale di Coordinamento Ecologia, Tutela dell'Ambiente, Ciclo Integrato delle Acque, Protezione Civile via A. De Gasperi, 28 80134 - Napoli Autorità di Bacino del Sarno p.zzetta G. Fortunato, 10 80134 - Napoli tel. 081/4935001 - fax: 081/4935070 www.autoritabacinosarno.it e-mail: bacsarno@tin.it Parco Regionale dei Monti Picentini via Roma - Palazzo di Città 83051 - Nusco (AV) © 2008 - Autorità di Bacino del Sarno - tutti i diritti riservati finito di stampare a Napoli nel dicembre 2008 progetto grafico: M. Mastellone per Stile Libero s.r.l.

- ACQUE SUPERFICIALI foto tratte da: Repertorio fotografico "Acque Superficiali" (prof. M. Giugni, prof. M. Guida, dott.ssa G. D'Auria) e dal Repertorio fotografico "Acque sotterranee" (prof. P.B. Celico, dott.ssa geol. F. Habetswallner) - ECOLOGIA DEGLI AMBIENTI FLUVIALI foto tratte da: Repertorio fotografico "Ecologia degli Ambienti Fluviali" (arch. A. Braioni, dott.ssa A. Locascio, prof. G. Salmoiraghi) REPERTORIO CARTOGRAFICO Cartografia storica per ambito di studio, G.A. Rizzi Zannoni (1807) "Atlante Geografico del Regno di Napoli" Biblioteca Nazionale di Napoli (p. 25); Modellazione 3D su Ortofoto O.R.CA. 2004, Elaborati cartografici a corredo dello Studio (CED - Autorità di Bacino del Sarno). La rappresentazione tridimansionale 3D del territorio di studio, su DTM O.R.CA è riportato interamente nel Quaderno (p. 10) ed è utilizzata come “tema” rappresentativo dello studio.


La fruizione umana del territorio e delle risorse subisce proprio in questi anni una specie di rivoluzione, ora che i bisogni reali di colpo si alleviano. In presenza di una netta quanto largamente imprevista diminuzione dei consumi (a cominciare dal numero dei consumatori) l’acqua e la terra e lo spazio cessano di essere risorse da usare e consumare, e così la carrying capacity con il grado di assorbimento e di neutralizzazione che il pianeta o i contesti locali si possono permettere. Resta difficile e un tanto deludente l’applicazione dei concetti relativi al minimo vitale ai valori di soglia in genere. Per chi fa pianificazione è chiaro che tutta la risorsa è sacra e inviolabile a meno di prelievi e di consumi assolutamente necessari per la vita umana e per uno sviluppo economico reale, quello in cui i costi (anche ambientali) siano effettivamente superati da uno sviluppo reale e non drogato. Tragica in passato la storia dell’acqua potabile portata avanti come esigenza “base” (non negoziabile) per giustificare usi del tutto diversi in strutture spacciate come uso plurimo, dalla diga dell’Alento all’acquedotto Pugliese alla diga dell’Ancipa o alla proposta di concessione delle tre grandi adduttrici della Campania per “rifarle nuove”, con la modica spesa di un miliardo. Numerosi spunti provengono dagli studi sui corridoi fluviali e sulle vocazioni di connessione ecologica che derivano loro da corrispondere ad un’unità morfologica con specifiche funzioni ambientali: zone di interazione privilegiata tra acqua e suolo, dove massime si manifestano le dinamiche di riequilibrio (o di squilibrio) degli ambienti idrici e terrestri influenzati dalla presenza del fiume. Gli studi evidenziano come ciò avvenga per interazioni molteplici ma principalmente di scambio tra acque superficiali, di falda e i terreni che, per ciclo stagionale o di picco, ne delimitano il perimetro strutturale unitario: l’alveo, il subalveo e le fasce riparie, ma anche le aree di esondazione, i biotopi relitti che passate divagazioni hanno separato dall’ecosistema fluviale principale, il paleoalveo scavato. In queste aree, che insieme definiscono la fascia di pertinenza

fluviale, le destinazioni d’uso dei suoli influenzano in termini rilevanti i processi di auto depurazione e riequilibrio morfologico. A supporto degli obiettivi di “buono stato ecologico”, risulta perciò essenziale integrare le misure tradizionali di riqualificazione delle componenti idriche (la depurazione e il collettamento) con misure “territoriali” in grado di orientare, gestire e, se del caso, vincolare gli usi e le trasformazioni d’uso dei territori di pertinenza fluviale alle funzionalità di corridoio ecologico. La Direttiva europea rende più stringente l’integrazione tra le politiche di difesa del suolo e il risanamento dei corpi idrici, con l’attuazione di strategie “distribuite”: strategie che, potendo insistere su perimetri espliciti e normabili, risultino cogenti a fronte della frammentazione e del consumo di suolo tanto esiziali per la capacità di risposta dei bacini agli eventi meteorici intensi, strategie innovative per la deregimazione (rimozione di opere inutili di arginatura, rettifica e difesa spondale) che concorrano alla riqualificazione dei paesaggi fluviali e costieri, strategie infine di governo dei rischi di natura morfologica e idraulica improntate alla gestione diffusa delle coperture vegetazionali che incidono sulle dinamiche idrologiche e di versante. Incerte ancora e non abbastanza spiegate all’opinione pubblica le fruizioni immateriali, quelle ambientali per esempio, o ricreative, anch’esse sottoposte al rischio di servire da foglia di fico per le rapine di sabbia come quelle in un recente passato autorizzate e persino incentivate nei nostri maggiori fiumi, come il Volturno, o da parte del Magistrato del Po. Conoscere per fare e per evitare i rischi e gli ostacoli della speculazione, dalla pelle d‘agnello. La natura, la bellezza, i paesaggi, le aree protette, i santuari esistono e si giustificano di per sè stessi, e la loro domanda è inesausta, infinita come quella fisica biologica della vita o della forma del pianeta. Ma ovviamente l’uso umano, la percezione umana della realtà fisica sono quelli diretti: anche nei casi in cui la sua fruizione sia puramente virtuale (una natura sognata, diceva Habermas); e noi sappiano come (per esempio) la mera esistenza dell’Amazzonia (invisibile impenetrabile, insondabile) sia “di per sé” fonte di sicurezza inconscia, rifugio di paure primordiali. Pietro Giuliano Cannata Segretario Generale Autorità di Bacino del Sarno


E’ di rilevante interesse, soprattutto da parte degli Enti preposti alla pianificazione territoriale, disporre di studi conoscitivi che caratterizzino le risorse idriche superficiali e sotterranee, non solo in termini di quantità disponibili ma anche sotto il profilo della qualità delle risorse stesse. Questo secondo aspetto è fondamentale per l’individuazione delle modalità d’uso delle acque. Le metodologie che permettono la valutazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee sono, quindi, uno strumento di fondamentale importanza per definire le più opportune strategie di utilizzo e di salvaguardia delle fonti idriche in modo da coniugare obiettivi di tutela, fruizione, valorizzazione del territorio protetto con la difesa del suolo. Il Bacino Idrografico dell’Alto Sarno-Solofrana, soprattutto nell’ultimo trentennio, è stato oggetto di una indiscriminata e rilevante manipolazione antropica degli equilibri idrogeologici naturali che ha generato la compromissione quali-quantitativo delle acque sia superficiali che sotterranee con notevoli negativi risvolti soprattutto sull'ecosistema fluviale. L’emanazione della legge 183/89 ci ha illuso su concrete iniziative per la salvaguardia della risorsa idrica e per un suo uso congruo ed equo; da quasi vent’anni la legge stessa è in ritardo nei suoi principi ispiratori che prevedevano “la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessa” Altri fondamentali principi sono stati sanciti dalla legge 36/94 e più recentemente dal D.Lgs 152/2006 che all’articolo 164 recita testualmente: “Nell’ambito delle aree naturali protette nazionali e regionali, l’ente gestore dell’area protetta, sentita l’Autorità di Bacino, definisce le acque sorgive, fluenti e sotterranee necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che non possono essere captate.” Per una razionale gestione dei corpi idrici, non è più rinviabile l’attuazione dei concetti di pianificazione e programmazione su scala di bacino, come, peraltro, è sancito nella stessa legislazione. In particolare, va definito il passaggio della soglia minima del D.M.V.; quest’ultimo parametro risulta di difficile determinazione, in quanto basato sul regime dei deflussi del corso d’acqua, condizionato a sua volta da una pluralità di fattori, di tipo idrologico e morfologico, correlati con caratteristiche di piovosità della zona, con l’ampiezza del bacino, con le tipologie dei terreni,

con la permeabilità dell’alveo, ecc.. In sostanza le esigenze a cui il deflusso ottimale deve rispondere sono: la tutela dell’ecosistema acquatico, la tutela della “naturalità” del fiume, il rispetto della qualità e la tutela della fruizione. Notevole rilevanza (80%) riveste, inoltre, l’interferenza tra la corretta gestione del patrimonio idrico utilizzato per uso potabile e quello destinato ad altri settori produttivi, come il settore agricolo, il settore industriale, il settore urbanistico ed il settore naturalistico. Sono emersi, in occasione degli anni siccitosi, i forti squilibri che interessano detta area territoriale nel rapporto agricoltura rivierasca e assetto ecologico. Certamente, la problematica va affrontata per gradi, intervenendo prioritariamente sulle questioni più rilevanti, ma conservando una visione di insieme dei vari settori ad essa connessi. I contributi sviluppati nello Studio offrono la possibilità di conoscere le caratteristiche e l’importanza del sistema idrologico e degli ambienti acquatici del reticolo idrografico dell’Alto Sarno-Solofrana. In tale contesto, emerge il ruolo dell’Ente Parco e delle Amministrazioni cui è demandata la salvaguardia territoriale: esse devono ricercare e recepire strumenti che siano in grado di indirizzare verso scelte operative equilibrate, finalizzate sia alla tutela e alla conservazione delle fonti idriche che alla salvaguardia e protezione del territorio che, spesso anche nelle aree protette, subisce inaudite manomissioni con grave degrado all’ambiente. prof. geol. Sabino Aquino Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini


Il Quaderno di Studio Questo numero monografico dei Quaderni AdB - lettere dal Tirreno n.7, costituisce il documento finale di sintesi, in forma divulgativa, di presentazione dell'attività di studio e dei risultati conseguiti nell'ambito dello Studio svolto dall'Autorità di Bacino del Sarno, cofinanziato dall'Unione Europea - FESR - P.O.R. Campania 2000-2006 - misura 1.9 - azione c. - nell’ambito del Progetto Integrato “Parco Regionale dei Monti Picentini”. Il quaderno è integrato all'intera documentazione prodotta contenuta nel Cd-rom allegato, ma, nel contempo, è disponibile come documento separato, tale da poter essere letto in modo autonomo, per garantirne la miglioere diffusione. Il taglio della pubblicazione è rivolto a fornire un contributo, conoscitivo e di indirizzo, in grado di consentire un'agevole lettura di un documento tecnico, configurando uno strumento di divulgazione dei contenuti, in linea con quanto previsto dalle azioni di informazione e di pubblicità del POR Campania. Il titolo del quaderno sottolinea l'intento di offrire un prodotto editoriale, a conclusione dello Studio, rivolto all'azione di "trasferimento" degli indirizzi/misure proposte, a supporto dell'attività di pianificazione/programmazione dell'Ente Parco Regionale dei Monti Picentini. In questi termini, i contenuti dello Studio sono stati sintetizzati e riportati su di un piano divulgativo quanto più facilmente comprensibile ed accessibile a facilitare il processo di diffusione dei risultati, ripercorrendo il percorso di lavoro. La strutturazione si articola in sezioni tematiche corredate da un'ampia documentazione fotografica, opportunamente selezionata, e da alcune delle cartografie prodotte. Le immagini inserite seguono ed accompagnano la trattazione e il testo, evidenziando aspetti significativi e peculiarità del territorio esaminato.

A partire dalla presentazione del lavoro e della impostazione metodologica, la prima sezione è dedicata alla lettura dell'ambito di studio ed alla illustrazione delle caratteristiche del sistema territoriale; la seconda, alle attività di monitoraggio e indagini svolte, alla presentazione dei risultati ed alla definizione di possibili misure/indirizzi di una ottica integrata in linea con la Direttiva WFD 2000/60. Le valutazioni complessive sono riferite al "sistema fiume-corridoio fluviale" in coerenza con l'approccio strategico di questa Autorità di Bacino, nella prospettiva di azioni sinergiche in grado di coniugare la difesa del suolo con la tutela/fruizione/valorizzazione del territorio del Parco. A queste è associata la proposta di schema di assetto (proposta AdB Sarno) del "sistema fiume-corridoio fluviale" (Picentini-Sarno) nel quadro della Rete Ecologica Regionale del Piano Territoriale Regionale (PTR), presentata nelle pagine che seguono. Per gli approfondimenti specifici degli aspetti trattati, si rimanda ai Report integrali contenuti nel CD allegato, che riporta l'intera documentazione prodotta nel corso del lavoro (Report di settore - Acque Sotterranee, Acque Superficiali, Ecologia degli ambienti fluviali - allegati cartografici riferiti al quadro conoscitivo ed alla proposta di indirizzi). A completare e rafforzare l'azione di divulgazione e diffusione dei risultati, lo studio è consultabile on-line all'interno del sito web dell'Autorità di Bacino del Sarno. Con questa pubblicazione, che conclude il percorso di lavoro in coerenza con la misura e l'azione del POR, l'Autorità di Bacino del Sarno intende fornire un contributo di indirizzo e di supporto al processo di programmazione/pianificazione dell'Ente Parco "aperto" ad ulteriori sviluppi e approfondimenti, nella prospettiva di un "dialogo" costruttivo verso approcci integrati tra difesa del suolo e valorizzazione/tutela delle risorse. Il R.U.P. arch.Ornella Piscopo


Lo Studio è stato svolto dal gruppo di lavoro interno dell'Autorità di Bacino del Sarno - Regione Campania, con la consulenza di: prof. Pietro B. Celico, con la collaborazione della dott.ssa Federica Habetswallner, per l'ambito "Acque Sotterranee"; del prof. Maurizio Giugni, per l'ambito "Acque Superficiali"; della prof.ssa M.Giovanna Braioni - con la collaborazione di: arch. Anna Braioni, dott.ssa Adriana Locascio, prof.Gianpaolo Salmoiraghi, dott.ssa M.Cristina Villani - per l'ambito "Ecologia degli ambienti fluviali"; e con la collaborazione del prof. Marco Guida per gli approfondimenti chimico-biologici. Analisi qualitative "Acque sotterranee" ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania) Dati idropluviometrici "Centro Funzionale per la Previsione Meteorologica e il Monitoraggio meteo-pluvio-idrometrico e delle frane" Settore Programmazione Interventi di Protezione Civile sul Territorio - Regione Campania.


SOMMARIO presentazione dello studio

p. 11

l'ambito territoriale e il contesto di riferimento

p. 25

le attivitĂ di monitoraggio dell'ecosistema fluviale

p. 29

Acque sotterranee Monitoraggio quali-quantitativo dei corpi idrici sotterranei

p. 31

Acque superficiali Monitoraggio quali-quantitativo dei corpi idrici superficiali

p. 49

Ecologia degli ambienti fluviali Predisposizione ed applicazione di un modello di valutazione integrata applicata al sistema fiume Alto Sarno-Solofrana corridoio fluviale

p. 63



presentazione dello studio obiettivi e finalitĂ Le questioni connesse alla tutela della risorsa idrica nell'ambito delle aree naturali protette pongono interessanti stimoli di riflessione e richiamano fortemente l'attenzione sulla necessitĂ di individuare azioni e strategie di intervento in una prospettiva integrata. Su questo tema, gli approcci e le politiche a livello europeo, i recenti documenti tecnico-scientifici e di indirizzo (Direttive e Programmi Comunitari di Azione in materia ambientale, Direttiva Quadro WFD 2000/601, ecc.) a partire dalla consapevolezza dell'importanza della risorsa "acqua" e della sua tutela, sottolineano la necessitĂ di una gestione integrata, improntata ai principi di sostenibilitĂ , ponendo l'accento sull'importanza del ruolo dei parchi e delle aree protette nella loro azione di tutela, conservazione,


Presentazione dello Studio

gestione e valorizzazione dei corpi idrici presenti nel loro territorio, e nel contesto dei processi di tutela/trasformazione del paesaggio. Si ribadisce l'importanza del …."ruolo dei fiumi e delle fasce fluviali nei metabolismi urbani-territoriali e nei processi di sviluppo economico e produttivo, la loro importanza ecologica, paesistica e territoriale" (Gambino, R., 2002), riconoscendone la dimensione etica, ambientale sociale, economica. Il "sistema fluviale" diviene elemento di riqualificazione ambientale visto nei suoi rapporti con il paesaggio, con le valenze naturalistico-ambientali e storico-culturali, con gli aspetti idrogeologici, con la rete ecologica. La rete idrografica assume la funzione di "matrice delle reti ecologiche" (Gambino R., Ercolini M.), in una prospettiva di valorizzazione/tutela/recupero e riqualificazione paesaggistico-ambientale dei sistemi fluviali. Sulla base di questi presupposti, si inquadra lo Studio che l'Autorità di Bacino del Sarno ha sviluppato nell'ambito del Progetto Integrato (P.I.) "Parco Regionale dei Monti Picentini" FESR - P.O.R. Campania 2000-2006 (misura 1.9 azione c.) - "Studio finalizzato alla caratterizzazione del bilancio idrico, alla determinazione del Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.) e del corpo idrico di riferi-

mento del bacino idrografico Alto Sarno-Solofrana, a supporto della programmazione e gestione del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini". In linea con gli obiettivi della misura 1.9 e dell'azione c.del POR2, lo Studio, nell'ambito della strategia del Progetto Integrato (P.I.) (idea forza)3, rivolta ad azioni di tutela/valorizzazione/conservazione del patrimonio naturalistico-ambientale e storico-culturale del Parco, si configura come strumento conoscitivo e di indirizzo in una ottica integrata, di supporto alla programmazione e gestione delle aree del "Parco Regionale dei Monti Picentini". La significatività dell'area di studio, situata nella porzione più orientale del bacino idrografico del Torrente Solofrana, ricadente nel Parco Regionale dei Monti Picentini, a ridosso degli insediamenti produttivi dell'Alto Sarno (polo conciario di Solofra, ASI Solofra, ASI Fisciano), offre l'occasione per affrontare il rapporto tra pianificazione di bacino e aree protette, tra politiche di difesa del suolo e quelle di conservazione/valorizzazione ambientale. La rilevanza del rapporto tra il Parco e il suo contorno per le pressioni e gli impatti antropici che si verificano all' "esterno" dell'area Parco e che incidono in maniera significativa sulle condizioni all' "interno" del territorio protetto - richiamano gli aspetti connessi all'uso del suolo, in particolare al rapporto tra uso del suolo e gestione/tutela/salvaguardia della risorsa idrica e dell'ecosistema fluviale. In questi termini, il Bacino "Alto Sarno Solofrana" risulta emblematico per le implicazioni sull'assetto del territorio del Parco, sullo stato della risorsa idrica e sul sistema delle risorse nel loro complesso. La tematica è sviluppata nel quadro delle interrelazioni tra difesa del suolo e tutela delle acque, così come nella "missione" istituzionale dell'Autorità di Bacino4, con riferimento ad un approccio integrato e ad una

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Presentazione dello Studio

visione complessiva del sistema delle risorse. I criteri alla base del lavoro, riferiti alla strategia di interventoi che questa Autorità di Bacino sta portando avanti nell'ambito del "corridoio fluviale del fiume Sarno" e del riassetto/recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale5, inquadrano la funzione del Parco e dell'Autorità di Bacino in stretta sinergia nelle azioni di tutela, valorizzazione ambientale/ecologica/paesaggistica e di riassetto idrogeologico, di tutela delle acque (uso e qualità delle acque) e di disciplina degli usi del suolo nelle fasce spondali. In questa prospettiva, l'attività di studio ha esaminato gli aspetti connessi alle acque superficiali e sotterranee e alle loro implicazioni ecologico-paesaggistiche nel quadro di una valutazione integrata del "sistema fiume corridoio-fluviale". Il percorso di lavoro ha inteso definire un contributo finalizzato al miglioramento dello stato di conoscenza del sistema, a supporto delle azioni del Parco e, nel contempo, rivolto alla costruzione di un percorso di indirizzo attraverso la definizione di misure - strutturali e non strutturali - in grado di coniugare obiettivi di tutela/fruizione/valorizzazione del territorio protetto con la difesa del suolo, in linea con l'approccio strategico di questa Autorità di Bacino, nel quadro del più ampio "corridoio fluviale" del fiume Sarno. In questa ottica, lo studio sviluppa una proposta di assetto del "sistema fiume-corridoio fluviale" (PicentiniSarno) di continuità ecologico-ambientale (zone cuscinetto e corridoi di connessione) riferita alle aree "critiche" limitrofe al Parco Regionale dei Monti Picentini, in connessione con il "corridoio fluviale del Fiume Sarno", nella prospettiva del rafforzamento della Rete Ecologica Regionale (RER)6 proposta dall’Adb del Sarno (Tavole qui di seguito presentate). Il "rafforzamento della RER", richiamato tra gli obiettivi della misura 1.5 del POR Campania, è qui ripreso e

sviluppato in relazione all'individuazione di aree di connessione ecologico-funzionale, intese come aree cuscinetto/aree tampone in corrispondenza delle zone adiacenti all'area Parco, soggette a elevata pressione antropica, nel quadro del corridoio fluviale del fiume Sarno. Sul piano conoscitivo, lo studio delinea un'azione "finalizzata allo sviluppo delle conoscenze", così come indicato tra gli obiettivi della misura 1.9 azione c., configurando un quadro aggiornato riferito al territorio in esame, a supporto dell'Ente Parco; altresì, si colloca tra le attività conoscitive, a scala di bacino, inerenti il bacino idrografico del fiume Sarno, nella direzione dell'approfondimento e dell'aggiornamento delle conoscenze. In particolare, le finalità dello Studio vanno ad integrare e approfondire le attività riguardanti gli aspetti quali-quantitativi della risorsa idrica, superficiale e sotterranea (D.L.vo 152/99 modificato ed integrato dal D.L.vo 258/00; L.183/89), sviluppate nell'ambito del "Progetto di Piano Stralcio di Tutela delle Acque"7. Nel quadro dello stesso Progetto Integrato - Parco Regionale Monti 13 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


Presentazione dello Studio

l'approccio metodologico: i riferimenti La Direttiva Quadro 2000/6010, i recenti riferimenti normativi, documenti di indirizzo, contributi scientifici, come sottolineato in apertura, configurano un approccio alla tutela della risorsa idrica rivolto ad una visione integrata e sostenibile riferita all'ecosistema fluviale, rispondente ad una "nuova cultura dell'acqua"11 interrelata al sistema delle risorse ed al paesaggio. "… il ruolo della cultura dell'acqua deve essere recepito all'interno della progettazione paesistica quale elemento integratore tra saperi, azioni e riqualificazione fluviale. La risorsa acqua intesa come fattore costitutivo dell'identità fiume, identità in sé, ma anche nel suo rapporto con il contesto territoriale e paesistico" (Calzolari, V.,2006).

Picentini - P.O.R. Campania 2000-2006 (misura 1.9 - azione c.), l'attività di studio, rispetto alla complementarietà ed alla convergenza di obiettivi, va a correlarsi con gli studi delle Autorità di Bacino Destra Sele8 ed Interregionale del Sele9 (cofinanziati nell'ambito dello stesso Progetto Integrato), connotando un'azione complessiva di "assistenza tecnica finalizzata allo sviluppo delle conoscenza" (misura 1.9 - azione c.) riferita all'intero territorio del Parco, di supporto alla pianificazione e programmazione dell'Ente Parco. I tre studi, che coprono l'intero territorio del Parco, portano valore aggiunto al Progetto Integrato ed ai contributi medesimi e consentono all'Ente Parco di disporre di un quadro conoscitivo di riferimento complessivo sullo stato dell'ecosistema fluviale, ulteriormente implementabile. 14 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

L'impostazione del lavoro si inserisce in questo quadro di riferimento, assumendo alla base un approccio in linea con la Direttiva Quadro 2000/60, riferito al "sistema fiume-corridoio fluviale", inquadrato nell'ambito della Rete Ecologica Regionale del Piano Territoriale Regionale. Lo studio affronta la tematica della tutela della risorsa idrica in chiave ecosistemica, rispetto ad una visione complessiva, integrata, dello stato del sistema, con una valutazione riferita agli aspetti ecologico-paesaggistico-ambientali-vegetazionali (valutazione integrata del sistema fiume/pertinenze) fluviali), tenendo conto delle interrelazioni tra le diverse componenti ambientali e sottolineando lo stretto rapporto tra reti ecologiche e sistemi fluviali. In aderenza con i principi della "Convenzione Europea del Paesaggio" , la dimensione paesaggistica12 si integra nel processo di riqualificazione e valorizzazione sul piano dell'interpretazione estetico-percettiva del paesaggio fluviale, assumendo, nello studio, una specifica trattazione rapportata ai caratteri ed alle valenze di naturalità. In breve, su questi concetti si articola il lavoro che, come su accennato, assume ed esplicita la strategia di intervento che questa Autorità di Bacino sta por-


Presentazione dello Studio

tando avanti nel quadro del "corridoio fluviale del fiume Sarno, nell'ambito delle attività rivolte al riassetto ed al recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale, nella direzione dell'"uso del suolo come difesa"13, anche nel quadro delle programmazione 2007-2013 - POR Campania - FESR. Questa ottica tende a recuperare il ruolo del "sistema fiume", innescando processi di valorizzazione dell'area, a "ri-pensare" il rapporto "fiume/paesaggio/difesa del suolo" e ad individuare modalità di intervento all'interno di un progetto di "paesaggio fluviale" (Ercolini, M., 2006). In questi termini, il Parco, inteso quale componente della Rete Ecologica Regionale, si pone in connessione con le altre aree protette regionali, come strumento nella gestione delle fasce pertinenziali fluviali in linea con la pianificazione di bacino. Nel complesso, le linee di sviluppo dello Studio sono orientate dalle seguenti considerazioni di base: - la "lettura interpretativa" del sistema territoriale - le relazioni tra il Parco e il contesto limitrofo - la "restituzione" del fiume al territorio e il recupero del ruolo storico del sistema fluviale - la "dimensione paesaggistica" nelle sue relazioni con il contesto territoriale e gli elementi del sistema

* la "lettura interpretativa" del sistema territoriale L' interpretazione del sistema territoriale rimanda ad una "lettura" complessiva del sistema delle risorse, con richiami alla "memoria storica", evidenziando l'originaria identità territoriale rispetto all'attuale assetto dell'area. * le relazioni tra il Parco e il contesto limitrofo Il riferimento al contesto assume una particolare rilevanza per le forti interrelazioni con il territorio protetto. Il rapporto tra Parco e contesto limitrofo è "riletto" in funzione delle sue relazioni con le aree contermini, che costituiscono "aree critiche", caratterizzate da una elevata pressione antropica. Le particolari problematiche presenti portano ad estendere le valutazioni ad aree esterne all'area Parco. * la "restituzione" del fiume al territorio e il recupero del ruolo storico del sistema fluviale Questa considerazione si inquadra nell'ambito delle possibilità di innescare processi di recupero del sistema fluviale, nella prospettiva del "rispetto del territorio del fiume e delle sue funzioni storiche"14, della valorizzazione del "patrimonio ambientale, territoriale, culturale del fiume", del senso e dell'identità dei luoghi * la "dimensione paesaggistica" nelle sue relazioni con il contesto territoriale e con gli elementi del sistema All'interno dello stretto rapporto tra reti ecologiche e sistemi fluviali, la "dimensione paesaggistica" assume una specifica connotazione e si integra nel processo di riqualificazione e valorizzazione. Gli aspetti connessi al paesaggio nelle sue relazioni con l'ambiente fluviale definiscono, all'interno dello studio, valutazioni e considerazioni riferite alla qualità paesaggistico-ambientale-naturalistico-vegetazionale nel quadro del corridoio fluviale - applicazione dell'Envrinonmental Landscape Index - E.L.I., Wild State Index (W.S.I.), Buffer Strip Index (B.S.I.). Rispetto a questo quadro di riferimento metodologico, le attività di monitoraggio e di indagine attivate sono state finalizzate a valutazioni complessive ed integrate dell'ecosistema fluviale riferite alle acque superficiali e sotterranee e agli aspetti ecologico-paesaggistico-naturalistico vegetazionali. 15 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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l’articolazione dello studio Lo studio è il risultato di diversi livelli di indagine opportunamente integrati in un quadro complessivo di riferimento, che ha consentito di configurare uno strumento conoscitivo e di indirizzo a supporto delle azioni del Parco Regionale dei Monti Picentini. Sulla base del quadro metodologico adottato, il lavoro è articolato in fasi successive di approfondimento, esaminando gli aspetti connessi ai corpi idrici superficiali e sotterranei e a quelli ecologicopaesaggistico-naturalistico-vegetazionali, nel quadro di una valutazione integrata del "sistema fiume-corridoio fluviale". In linea con quanto delineato dalla WFD 2000/60, l'insieme delle attività svolte sono state riferite ad un approccio ecosistemico nella prospettiva della salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale nel suo complesso ed inquadrate rispetto al "corridoio fluviale". Nel seguito sono indicate le fasi di lavoro e le attività svolte.

le fasi di lavoro Come su accennato, lo studio si è articolato in un percorso articolato in tre fasi sequenziali di lavoro, a partire dall'acquisizione/sistematizzazione/omogenizzaziome/informatizzazione di dati ed informazioni esistenti (ricostruzione del quadro conoscitivo di base informazioni di base). ricostruzione del quadro informativo di base La ricostruzione del quadro informativo di base, con la raccolta e il riordino delle conoscenze esistenti e disponibili, che ha costituito la fase preliminare, ha condotto alla individuazione e valutazione dei dati disponibili e di tutte le fonti in grado di fornire dati aggiornati, attendibili e significativi ai fini dello studio (reperimento, raccolta, analisi, selezione dei dati utili ai fini della ricostruzione del quadro informativo di base). Nel complesso, il database si compone di dati di tipo territoriale, idrogeologico, idrologico, attingendo alle principali fonti ufficiali riferite alle attività di monitoraggio (reti di monitoraggio ARPAC Regione Campania, Settore Programmazione Interventi di Protezione Civile sul Territorio - Centro Funzionale per la previsione 16 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

meteorologica e il monitoraggio meteo-idropluviometrico e delle frane - Regione Campania). informatizzazione e elaborazioni dati - il database L'informatizzazione ed elaborazioni dati ha richiesto la messa a punto di un database relazionale che ha costituito lo strumento di supporto per lo sviluppo delle varie fasi di lavoro, consentendo di interfacciare le varie informazioni nell'archivio GIS dell'AdB Sarno. Il database GIS di riferimento è comprensivo di un set di dati significativi - riferiti agli aspetti territoriali, idrogeologici, idrologici, ecologico-ambientali - legato ad elaborazioni di cartografie tematiche. In questa ottica, si è resa di fondamentale importanza la strutturazione di tutte le informazioni raccolte durante il lavoro svolto all'interno della banca dati GIS dell’AdB Sarno - (archivio informatizzato dati), che fornisce, altresì, una prima strutturazione conoscitiva (set di dati opportunamente strutturati in ambiente GIS) del patrimonio di informazioni per l'Ente Parco Monti Picentini ulteriormente aggiornabile ed implementabile (creazione di un sistema informativo per l'Ente Parco in grado di incorporare informazioni rilevate periodicamente - dati di monitoraggio, di qualità delle acque e dell'ecosistema fluviale, dei prelievi, degli sca-


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richi, delle condizioni di rischio idraulico, ecc. e renderle agevolmente disponibili al fine di valutare possibili interventi migliorativi - contributo alla implementazione del SIT del Parco, costituzione di un archivio di materiali di supporto, possibilità di aggiornare le informazioni contenute nel database, inserire nuovi livelli tematici, ecc.). A partire dall'acquisizione, elaborazione, sistematizzazione, omogenizzaziome, informatizzazione dati e informazioni, lo studio ha previsto:

fase conoscitiva corrispondente alla definizione di un quadro conoscitivo di riferimento aggiornato riferito al sistema territoriale oggetto di studio, finalizzato ad individuare le principali criticità e problematiche presenti. Questa fase ha fatto riferimento ad una "lettura interpretativa" del sistema, alla individuazione del quadro delle pressioni e degli impatti antropici sullo stato del sistema, al programma di monitoraggio quali-quantitativo delle acque superficiali e sotterranee e delle indagini riferite alla qualità paesaggistico-ambientaleecologico-naturalistica e vegetazionale del corridoio fluviale del sistema Alto Sarno Solofrana;

della programmazione, pianificazione e gestione delle aree del Parco Regionale dei Monti Picentini, in grado di coniugare obiettivi di tutela/fruizione/valorizzazione del territorio protetto con la difesa del suolo nel quadro del più ampio "corridoio fluviale" del fiume Sarno. Questa fase finale, nella quale congiuntamente sono esaminati i risultati complessivi del lavoro, fornisce un programma di misure integrate - strutturali e non strutturali e una proposta di assetto di ricucititura ecologico-ambientale Parco Picentini-Valle Solofrana (proposta sviluppata dall'AdB Sarno) - nella direzione del potenziamento della rete ecologica, della conservazione qualiquantitativa della risorsa idrica, promuovendo, al contempo, la fruizione delle risorse, ambientali e storico-culturali, del sistema fluviale - per la tutela della risorsa idrica ed indicazioni con riferimento al recupero delle condizioni qualitative e funzionali del corso d'acqua nel quadro della tutela e valorizzazione della risorsa idrica e della Rete Ecologica Regionale (RER) del Piano Territoriale Regionale (PTR) Il quadro di sintesi riportato riepiloga l'articolazione dello studio.

fase valutativa/interpretativa rivolta alla valutazione dello stato del sistema, sulla scorta dei risultati ottenuti del programma di monitoraggio e dalle valutazioni ecologico-ambientali-naturalistico-vegetazionali (qualità paesaggistico-ambientale del corridoio fluviale del sistema Alto Sarno Solofrana, caratterizzazione dei corpi idrici suoperficiali e sotterranei, ecc.);

fase propositiva finalizzata alla definizione di indirizzi, linee di intervento, azioni e/o misure di salvaguardia a supporto

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QUADRO DELL’ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO: FASI DI LAVORO E ATTIVITÀ FASE PRELIMINARE

LE ATTIVITÀ

Ricostruzione del quadro informativo di base sulla base dei dati/informazioni disponibili. Informatizzazione/elaborazioni dati (archivio GIS / AdB Sarno).

L'insieme delle attività di studio configura un quadro integrato di analisi ed indagini che definiscono, nel quadro della metodologia adottata ed in relazione all'approccio ecosistemico, una valutazione complessiva del sistema nelle sue componenti. Le attività sono state rivolte a favorire un percorso di lavoro in grado di rispondere alle finalità dello studio, consentendo di "costruire" un sistema strutturato di dati e informazioni (quadro conoscitivo) relativo allo stato, agli impatti, alle pressioni sull'ecosistema fluviale, a partire da una analisi territoriale intesa come "lettura interpretativa" del sistema. Le attività di studio sono articolate nei seguenti ambiti, come riportato nel quadro di sintesi seguente.

FASE CONOSCITIVA Messa a punto di un quadro conoscitivo aggiornato riferito al sistema territoriale oggetto di studio attraverso le attività di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee e le indagini paesaggistico-ambientale-ecologico-naturalistica e vegetazionale del "corridoio fluviale" del sistema Alto Sarno Solofrana.

FASE INTERPRETATIVA/VALUTATIVA Valutazione ed interpretazione dello stato del sistema, sulla scorta dei risultati ottenuti del programma di monitoraggio e di indagini svolte.

FASE PROPOSITIVA Definizione di linee di indirizzo e/o azioni nel quadro di un approccio integrato ai fini della programmazione, pianificazione e gestione delle aree del Parco Regionale dei Monti Picentini. Proposta di ricucitura ecologico - ambientale Parco Regionale Monti Picentini - Valle Solofrana

ATTIVITÀ CONNESSE AGLI ASPETTI URBANISTICO-TERRITORIALI - Inquadramento territoriale e lettura “interpretativa” del sistema - Quadro della programmazione/pianificazione in atto e/o prevista

ANALISI DELLE PRESSIONI E DEGLI IMPATTI - Analisi dell'impatto antropico - Analisi della vulnerablità integrata all'inquinamento

ATTIVITÀ RIFERITE AGLI SPECIFICI AMBITI DI INDAGINE - Attività di monitoraggio quali-quantitativo delle acque sotterranee e delle acque superficiali - Attività in materia di "Ecologia degli ambienti fluviali"

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i risultati I risultati dello studio, riferiti sia ad un piano conoscitivo che propositivo. nel loro complesso configurano un quadro conoscitivo aggiornato del sistema e un programma di indirizzi / misure in linea con un approccio integrato, coerente con la strategia dell'Autorità di Bacino de Sarno, con allegata proposta di assetto "di continuità ecologico-funzionale" Sarno-Picentini, nel quadro del "corridoio ecologico del fiume Sarno".

il quadro conoscitivo Il quadro conoscitivo configura una base dati aggiornata, ulteriormente implementabile, che consente di definire una lettura del sistema ed una valutazione dello stato del sistema con riferimento alla caratterizzazione delle acque superficiali e sotterranee ed a valutazioni di tipo ecologico-paesaggistico-floristicovegetazionale.

gli indirizzi e la proposta di assetto del "sistema fiume-corridoio fluviale" Agli indirizzi a supporto della pianificazione/programmazione dell'Ente Parco, è associata uno schema/proposta di assetto, in una ottica integrata, in linea con la Rete Ecologica Regionale del PTR individuando aree di continuità ecologico-ambientali, di connessione con il Parco Regionale dei Monti Picentini, nel quadro della RER. La proposta di assetto del "sistema fiume-corridoio fluviale" (Picentini-Sarno) a cura del gruppo di lavoro interno dell’AdB Sarno, configura una ipotesi, nel quadro del "corridoio fluviale del fiume Sarno", di connessione ecologico-ambientale (zone cuscinetto e corridoi di connessione) riferita alle aree "critiche" limitrofe al Parco Regionale dei Monti Picentini,, nella prospettiva del rafforzamento della Rete Ecologica Regionale (RER). La proposta dell’AdB Sarno individua elementi di raccordo e di continuità, aree di continuita ecologico-ambientali, di connessione con il Parco Regionale dei Monti Picentini.

gli elaborati cartografici Allo studio sono allegati una serie di elaborati cartografici (cartografie tematiche) riferiti agli aspetti conoscitivi, interpretativi/valutativi e propositivi sviluppati nel corso del lavoro (AdB Sarno). Tali elaborati, illustrativi e funzionali ai fini della comprensione del sistema territoriale in esame e degli specifici aspetti trattati, vengono richiamati all'interno del testo e sono consultabili nel Cd rom allegato al presente Quaderno (in formato PDF) e on-line sul sito dell'Autorità di Bacino del Sarno. Di seguito viene riportato l’elenco Elaborati. Nel Quaderno, a corredo del testo ne vengono presentati alcuni.

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SISTEMA FIUME CORRIDOIO ECOLOGICO: SCHEMA DI "RICUCITURA" ECOLOGICO-AMBIENTALE - RETE ECOLOGICA REGIONALE (proposta AdB Sarno) (Tav. 10A Elaborati cartografici cfr. Cd rom allegato) Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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elenco elaborati cartografici

la presentazione dei risultati

1. Ambito territoriale e contesto di riferimento (O.R.CA. 2004) (scala 1:10.000)

6. Rete di monitoraggio Acque sotterranee, Acqua superficiali, Ecologia ambienti fluviali (scala 1:10.000)

A conclusione delle attività di studio, in linea con le disposizioni in materia di diffusione e divulgazione dei materiali, accessibilità alle informazioni ambientali, e con quanto previsto in materia dal POR Campania 2000-200615, particolare attenzione è stata data alla "forma" di rappresentazione dei risultati, alla modalità di presentazione dei risultati ed alla possibilità di accedere agevolmente ai contenuti dello studio. Pertanto, in questa ottica, si è configurato un documento finale di sintesi, a carattere divulgativo, che ha assunto la forma di "Quaderno di studio" con CD rom allegato, opportunamente articolato in relazione alle fasi del lavoro, integrato all'intera documentazione prodotta nel corso dello studio per gli approfondimenti specifici (Report integrali riferiti agli ambiti: "Acque sotterranee", "Acque Superficiali", "Ecologia degli Ambienti fluviali").

7. Carta dell'impatto antropico (scala 1:10.000)

I materiali dello Studio sono inoltre consultabili sul sito web dell'Autorità di Bacino del Sarno: www. autoritabacinosarno.it

2. Ambito territoriale e contesto di riferimento Modello 3D (scala 1:10.000) 3. Carta di uso suolo (scala 1:10.000) 4. Carta dei Complessi Idrogeologici scala 1:10.000 5. Carta Idrogeologica (scala 1:10.000)

8. Carta della vulnerabilità integrata all'inquinamento degli acquiferi (da fonte puntuale) (scala 1:10.000) 9. (9.a, 9.b, 9.c.) Carta della classificazione dello stato quantitativo/chimico/ambientale dei corpi idrici sotterranei significativi (scala 1:10.000) 10. (10.a, 10.b) Sistema fiume-corridoio ecologicoschema di "ricucitura" ecologico-ambientale dell'area parco (Tav. 10.a scala 1:50.000, Tav. 10.b scala 1:10.000) Gli elaborati, in scala 1:10.000 (ad eccezione della Tav.10a) sono riferiti ad una rappresentazione tridimensionale 3D del territorio di studio (sovraposizione dei tematismi prodotti alla modellazione 3D), al fine di una visualizzazione complessiva “realistica” delle caratteristiche morfologiche-territoriali. (elaborazioni CED - AdB Sarno) 21 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


SISTEMA FIUME-CORRIDOIO FLUVIALE: SCHEMA DI "RICUCITURA" ECOLOGICOAMBIENTALE DELL'AREA PARCO: IPOTESI DI CONNESSIONI CORRIDOIO FLUVIALE DEL SARNO-PARCO REGIONALE DEI MONTI PICENTINI (proposta AdB Sarno) (Tav. 10b Elaborati cartografici - cfr. Cd rom allegato)

Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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dall'azione di "supporto tecnicoscientifico" a quella della comunicazione/diffusione/"trasferimento" dei risultati alcune considerazioni conclusive E' nelle intenzioni di questa Autorità di Bacino proseguire nell'azione di indirizzo e di supporto per l'Ente Parco Monti Picentini, nella prospettiva di approcci/strategie/azioni congiunte e sinergiche, consapevoli della necessità di integrazione tra difesa del suolo e valorizzazione delle risorse, tra pianificazione di bacino e pianificazione delle aree protette, della cooperazione e partecipazione tra i soggetti del territorio. In questi termini, lo Studio intende offrire un contributo "attivo" all'avvio di strategia di intervento, nel quadro dell'assetto regionale, fornendo indirizzi propositivi. Questa significativa esperienza di studio, che si "apre" a successivi ed ulteriori sviluppi, ha offerto la possibilità di approfondire problematiche e criticità connesse ad un ambito appartenente al territorio del bacino del Sarno e porzione dell'area del Parco Regionale dei Monti Picentini, investito da particolari criticità e problematiche, a ridosso dell'area Parco, consentendo di definire un quadro conoscitivo aggiornato ed un programma di misure/indirizzi integrate che possano costituire un supporto essenziale per avviare le attività di programmazione/pianificazione del Parco, che può configurare un Documento programmatico di indirizzo. In questa ottica, la volontà di avviare intese, per azioni congiunte, è tra gli obiettivi prioritari di questa Autorità di Bacino (si veda la recente Intesa con il Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume

Sarno), nel quadro delle attività attualmente in corso, nella direzione di un "dialogo" costante e costruttivo, di intese proficue finalizzate ad assetti sostenibili. Il "senso" di questo documento va ricercato, oltre che nei suoi contenuti tecnici, anche nella sua visione globale, nella possibilità di stimolare la riflessione su tematiche e problematiche che investono il territorio del Parco e che vanno inquadrate in una visione globale, integrata e sostenibile.del territorio. Si auspica che queste iniziative, a livello di programmazione regionale, possano sollecitare stimoli di riflessione, incentivare le intese e la concertazione, portare a sistema azioni condivise e sostenibili e possano contribuire alla corretta gestione e pianificazione del territorio. Il R.U.P. arch.Ornella Piscopo

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Note 1 "Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23/10/2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque" (pubbl. G.U.C.E. 22/12/2000). 2 Misura 1.9 - POR Campania 2000-2006 - FESR - Asse 1 - Risorse Naturali "Recupero, valorizzazione e promozione del patrimonio storico culturale, archeologico, naturale, etnografico e dei centri storici delle aree protette e dei parchi regionali e nazionali". Azione c) Assistenza tecnica finalizzata allo sviluppo delle conoscenze a favore di enti e operatori locali, nonché per la predisposizione dei piani di gestione nonché per la realizzazione degli obiettivi della Misura, compresa la pianificazione di settore. Le operazioni previste sono quelle di seguito esemplificate: - attività di analisi e studio e attività di indagine e monitoraggio naturalisticoambientale, a supporto della programmazione e della gestione delle aree; - redazione di piani di gestione delle aree protette; - attività di animazione finalizzata alla creazione di nuove attività imprenditoriali legate alla valorizzazione di elementi distintivi del parco o dell'area protetta; - studio e promozione di progetti pilota per la realizzazione di attività sostenibili basate sull'economia "verde", legate ai settori del turismo, dell'artigianato e dei beni culturali. 3 Progetto Integrato (P.I.) "Parco Regionale Monti Picentini" - POR Campania 20002006 - Idea-forza del P.I. "Costruzione di un sistema parco aperto attraverso interventi di tutela,valorizzazione e promozione della natura e del patrimonio ambientale, in grado di sviluppare il livello di attrazione di turismo eco-compatibile e di innescare processi di mobilitazione e polarizzazione di risorse interne ed esterne per lo sviluppo del territorio". 4 Le finalità istituzionali delle Autorità di Bacino "assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi (art.1) L. n.183/89 "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo" e ss.ii.mm.; L.R. Campania 8/94 e cfr. art. 34 - Norme di Attuazione PSAI - AdB del Sarno - "Criteri e linee guida per le azioni di riqualificazione ambientale e di recupero naturalistico nelle fasce fluviali e nelle aree di pericolo da dissesti di versante" . 5 Al riguardo, tra gli studi dell'Autorità di Bacino del Sarno, cfr."Schema Generale della regimazione delle acque in destra Sarno e effetti territoriali della pianificazione strategica della regimazione del Sarno", "Studio di Impatto Ambientale - Progetto di sistemazione idraulica e bonifica del fiume Sarno nel tratto Foce Traversa di Scafati", in Quaderno AdB 1/2006, "Studio per la fase preliminare del Piano Stralcio di riassetto e recupero ambientale delle aree di pertinenza fluviale del fiume Sarno", in Quaderno AdB, 2/2007 (attualmente in corso di svolgimento). 6 Rete Ecologica Regionale del "Piano Territoriale Regionale" (PTR) intesa come nervatura portante delle linee di assetto regionali, connessa ai Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) e alle reti territoriali PTR - "Piano Territoriale Regionale" "Approvazione e disciplina del Piano Territoriale Regionale", approvazione del 16/09/2008 - Consiglio Regionale della Campania. 7 Autorità di Bacino del Sarno, Regione Campania - "Progetto di Piano Stralcio di

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Tutela delle Acque", 2002 (CD rom). 8 Autorità di Bacino Destra Sele - "Studio finalizzato alla caratterizzazione del bilancio idrico, alla determinazione del Deflusso Minimo Vitale (DMV) e del corpo idrico di riferimento dei Bacini idrografici dei fiumi Tusciano, Picentino e Fuorni" - FESR - P.O.R. Campania 200O-2006 - misura 1.9 - azione c.. 9 Autorità di Bacino Interregionale del Sele - "Progetto MO.RI.CA.Indagine e studi finalizzati alla predisposizione di un modello informatico di gestione della risorsa idrica dei comuni appartenenti al Parco Regionale dei Monti Picentini" - Asse 1. - FESR - P.O.R. Campania 2000-2006 - misura 1.9 - azione c.. 10 Il nuovo quadro delineato dalla Direttiva 2000/60, che assume per i corpi idrici l'obiettivo del "buono stato ecologico", apre ad una visione integrata e sostenibile incentrata sul concetto di "ecosistema fluviale", allargando la tutela all'intero ecosistema fluviale e agli usi associati all'acqua, indicando l'adozione di misure di prevenzione e di tutela (programma di misure). 11 "Dichiarazione Europea per una nuova Cultura dell'Acqua", Madrid, 2005. 12 "Convenzione Europea del Paesaggio" - Consiglio d'Europa, 2000. 13 cfr., "Direttive di uso del suolo come difesa", in Quaderni AdB 1/2007 - Collana di Studi, Documentazione e Ricerca - AdB Sarno. 14 cfr., Associazione per l'Arno (2003) Manifesto per l'Arno, S.Rossore (http://www.associazioneperlarno.it/doc/MANIFESTOPERL'ARNO.DOC) e cfr. Maganghi, A. (2007) "Il contratto di fiume come strumento di gestione integrata delle politiche territoriali", Convegno Nazionale "Il Po: la sicurezza idraulica e del territorio", Torino, 8/10/2007. 15 cfr. : D.lgs 195/2005 " Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale"v (pubbl. G.U n.222 del 23/09/2005); Convenzione di Aahrus "Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale Aårhus, Danimarca, 25 giugno 1998, entrata in vigore il 30 ottobre 2001 (legge 16/03/2001, n. 108 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, con due allegati - Aarhus il 25 giugno 1998 (pubbl. Supplemento Ordinario n. 80 alla G.U.Iitaliana n. 85 del 04/2001); "Disciplinare Regionale POR Campania 2000-2006" e relativo allegato di cui alla Delibera di G.R n. 714/2003, riferita alle azioni di informazione, pubblicità, comunicazione delle misure POR.


l’ambito territoriale e il contesto di riferimento La lettura e l'interpretazione di questa significativa porzione del Parco Regionale dei Monti Picentini, ricadente nell'estremità orientale del bacino idrografico del fiume Sarno, a ridosso dell'insediamenti produttivi dell'Alto Sarno, stimola considerazioni e riflessioni che investono le interrelazioni con il contesto territoriale nei suoi caratteri fisico-morfologici, nei suoi segni, nella sua dimensione storica, nelle sue valenze naturalistico-ambientali, nella connotazione del paesaggio fluviale, nella originaria identità dei luoghi. A partire da queste considerazioni, in linea con un approccio integrato, viene presentato l'ambito di studio evidenziandone le caratteristiche principali.


l’ambito territoriale e il contesto di riferimento

Sistema Fluviale e Identità storico culturali Le relazioni con il contesto limitrofo assumono una rilevanza centrale ai fini della lettura e della interpretazione del sistema territoriale in esame. L'ambito, situato tra le province di Avellino e Salerno, si colloca nel contesto Alto Sarno Solofrana, a ridosso degli insediamenti produttivi dell'Alto Sarno (polo conciario di Solofra, ASI AvellinoFisciano), ed occupa l'estrema porzione orientale del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini, situato tra la catena dei Monti Picentini, la valle dell'Irno, la valle Solofrana. Sono inclusi parte dei territori dei comuni di Solofra (AV), Montoro Superiore (AV), appartenenti alla provincia di Avellino, e di Fisciano (SA) e Calvanico (SA).della provincia di Salerno. Come sottolineato in premessa, l'area si connota per la significatività delle interrelazioni con il contesto limitrofo; la presenza di pressioni ed impatti che si verificano all' "esterno" dell'area parco risultano condizionare in maniera significativa le condizioni all' "interno" del territorio protetto, incidendo sullo stato del sistema. In questi termini, la "lettura" e l'interpretazione dell'area di studio sviluppata nel lavoro, è estesa al sistema Alto Sarno-Solofrana, con richiami ai caratteri principali, alle relazioni tra l'originaria identità dei luoghi e l'attuale assetto dell'area, tra paesaggio fluviale e dimensione storica1.

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il flubio rivus siccus: il fiume della conca solofrana segna l'antico paesaggio fluviale Le trasformazioni avvenute nel corso degli anni in questo territorio conducono a riflettere sulle implicazioni delle profonde modificazioni ambientali che ne hanno alterato l'assetto e le valenze originarie; basti pensare alla funzione storica del reticolo idrografico (torrente Solofrana), al ruolo cardine nell'antico paesaggio fluviale e rapportarlo allo stato attuale ed alle condizioni insediative del contesto di riferimento. Ripercorrere la "memoria" storica dell'area, consente di rintracciare le fasi evolutive e le dinamiche fisicomorfologiche di questo territorio, evidenziando le sue originarie specificità e valenze, i segni della stratificazione, il ruolo dell'acqua nella "costruzione" del paesaggio nel suo rapporto con l'ambiente circostante. La "lettura" di questo territorio, nella sua dimensione storica, nei suoi segni, nel suo paesaggio fluviale, nei suoi caratteri fisici, nella sua storia e nella sua memoria stimola considerazioni e riflessioni; rimanda ad un paesaggio fluviale quando le "acque lorde" - come erano chiamate le acque della concia - erano usate per irrigare i campi essendo, per il contenuto, tutto vegetale, altamente concimanti. L'attuale torrente Solofrana, l'antico flubio rivus siccus, costituiva la via di accesso (rivus siccus) - offriva ai pastori sanniti la via (appunto rivus siccus) per raggiungere i pascoli invernali della pianura salernitana; svolgeva la funzione di tratturo fluviale, rispondendo alle abitudini di quei pastori che usavano, nei loro trasferimentii i greti dei fiumi. Nel termine è racchiusa tutta la sua funzione. L'acqua connota il territorio, il paesaggio fluviale l'acqua come fonte di irrigazione (i torrenti Solofrana e Cavaiola fornivano acqua alle campagne di San Severino) ed elemento vitale per le attività industriali che ruotavano intorno al fiume per la lavorazione della canapa, del cotone, del lino, per la lavorazione della concia delle pelli.


l’ambito territoriale e il contesto di riferimento

L'arte della concia delle pelli, per la presenza di una serie di condizioni favorevoli (è stata favorita dalla presenza sul posto di vegetali contenenti tannino (il castagno, la noce, il cerro), di rocce per la produzione della calce e di acqua) ha connotato l'area sin da tempi antichi e segna la realtà artigianale-produttiva che si sviluppa progressivamente nella realtà economica (economia) locale.

La toponomastica come riferimento all'identità e alla storia dei luoghi Il riferimento alla toponomastica di questo territorio consente di richiamare ed evidenziare l'originaria identità dei luoghi in base alle loro funzioni e di richiamare elementi del paesaggio e del sistema fluviale. Il significativo richiamo alla "toponomastica solofrana" fornisce chiavi di lettura dell'antico assetto - il toponimo come espressione, memoria, di ciò che fu un luogo. Fin dall'antichità, le sponde del fiume accolsero le fosse per la concia delle pelli; la zona fu caratterizzata dalla presenza di questa attività tanto da essere connotata da alcuni significativi toponimi legati alla concia che sono tuttora rintracciabili nelle mappe catastali e documenti d'archivio. Tra questi: scorza, cerro, burrelli, balsami, cantarelle, ecc. Se ne illustrano qui di seguito alcuni:

Prende il nome dalla scorza di castagno e di quercia che, triturata, veniva utilizzata per la concia. La località, che porta impressa nel nome l'attività specifica di Solofra, costituisce oggi una delle "porte" del Parco Regionale dei Monti Picentini; Vallone dei Granci - ampio invaso dominato da Castelluccia, il cui nome proviene da "granchio", crostaceo d'acqua; ciò indica che nel passato era ricco di acqua; nel XVIII secolo causa di straripamenti; Bocche soprane e Bocche sottane - località sul monte Garofano, riferito alle sorgenti della Solofrana; Toppolo - da "toppo", luogo alto, nome della parte alta del casale Fiume di cui nel XVII secolo prese la denominazione. Nel XVI secolo indicava un terreno arborato vitato. Il rione Toppolo sorge lungo l'alto corso della Solofrana - il suo sviluppo è interamente legato alla concia (il casale delle concerie); Burrelli - fosse per la concia, luogo un po' più a valle, all'altezza del ponte dello Spirito Santo; Balsami - casale lungo il fiume (più ad est) che prende il nome dalle sostanze odorose ed emollienti usate nel processo di concia. 1. Con riferimento alla impostazione metodologica assunta, la "lettura" interpretativa del sistema ha costituito una specifica sezione dello Studio; in questa sede, in forma sintetica, sono presentati i contenuti e richiamati alcuni aspetti. (arch. O. Piscopo)

il Vallone Cantarelle - vallone che parte dai monti ad est, prende il nome dal “cantaro”, vasca per la concia; lungo di esso sorsero le concerie dei rioni Fontane soprane e Fontane sottane; la Scorza - località montana lungo i monti Mai che delimitano a sud la conca solofrana; è costeggiata dalla parte alta del "fiume delle concerie", il torrente Solofrana, una volta detto in questo posto, Fiume dei Fossi ed anche dei lontri (entrambi i nomi sono riferiti ai fossi entro cui avveniva la concia pastorale).

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RETE DI MONITORAGGIO: ACQUE SOTTERRANEE, ACQUE SUPERFICIALI, ECOLOGIA AMBIENTI FLUVIALI (Tav. 6 Elaborati cartografici cfr. Cd rom allegato)

In questa scala, le perimetrazioni delle aree di rilevamento analizzate dal WSI, dal BSI e dall'ELI sono puramente indicative. Per la localizzazione di dettaglio, si veda Report integrale Ambito "Ecologia degli ambienti fluviali". Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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le attività di monitoraggio dell’ecosistema fluviale L’illustrazione delle attività di monitoraggio, la presentazione dei risultati e la definizione di possibili misure/indirizzi costituiscono i contenuti di questa sezione. Il programma di monitoraggio tiene conto sia degli specifici fattori connessi ai corpi idrici, superficiali e sotterranei, che di valutazioni riferite agli aspetti ecologico-naturalistico-paesaggistico-ambientali dell’area di studio, nel quadro di un approccio integrato del “sistema fiume-corridoio fluviale”, in linea con la Direttiva WFD 2000/60.


CARTA DEI COMPLESSI IDROGEOLOGICI (Tav. 4 Elaborati cartografici cfr. Cd rom allegato)

Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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acque sotterranee MONITORAGGIO QUALI-QUANTITATIVO DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI

prof. Pietro B. Celico con la collaborazione di dott.ssa geol. Federica Habetswallner


acque sotterranee

Lo studio riferito alle "Acque sotterranee" si è posto l'obiettivo principale di acquisire conoscenze più approfondite ed aggiornate del bacino idrogeologico e delle sue risorse idriche, ai fini della loro tutela quantitativa e qualitativa. In primo luogo, è stato verificato ed aggiornato lo schema di circolazione idrica sotterranea, sulla base della cartografia geologica di dettaglio alla scala 1.10.000. Ciò ha comportato anche la revisione degli aspetti relativi alla vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi. Al fine di aggiornare la caratterizzazione quali-quantitativa delle acque sotterranee, è stata definita - a seguito di un primo censimento di 45 punti (33 sorgenti e 12 pozzi) - una rete di monitoraggio costituita complessivamente da 18 stazioni (12 sorgenti e 6 pozzi). Le misure quantitative sono state eseguite su tutte le 18 stazioni, mentre su 9 di esse (6 sorgenti e 3 pozzi) sono state eseguite anche analisi qualitative. Oltre ad una prima tornata di misure quantitative effettuata durante il censimento dei punti d'acqua (ottobre 2006), sono state effettuate quattro campagne di rilievo sistematico dei dati (qualitativi e quantitativi) nel periodo compreso tra febbraio 2007 e marzo 2008. I risultati della campagna di monitoraggio hanno consentito la classificazione dello stato ambientale delle acque sotterranee e dei corpi idrici sotterranei significativi sulla base dei criteri indicati dal D.Lgs. 152/1999, permettendo, inoltre, di focalizzare alcune problematiche esistenti e di individuare azioni (monitoraggio, misure di salvaguardia, ecc.) da sviluppare successivamente.

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L'area di studio corrisponde alla porzione del Parco Regionale dei Monti Picentini ricadente nel territorio di competenza dell'Autorità di Bacino del Sarno. Tale area è stata ampliata lungo il margine settentrionale, in modo da comprendere anche la fascia pedemontana dei rilievi carbonatici e la piana dell'alto corso del Torrente del Solofrana. Dal punto di vista geografico si tratta di un'area per la quasi totalità montuosa, comprendente il Monte S. Michele con le sue pendici e il versante occidentale dei Monti Mai e Faiostello, ed in parte pianeggiante lungo la valle del Torrente Solofrana. Dal punto di vista amministrativo l'ambito interessa i comuni di Solofra (AV), Montoro Superiore (AV), Fisciano (SA) e Calvanico (SA).


acque sotterranee

LINEAMENTI DI CIRCOLAZIONE IDRICA SOTTERRANEA Per l'area di studio si è proceduto alla verifica e all'aggiornamento dello schema di circolazione idrica sotterranea (v. Carta Idrogeologica p.34), in base alle cartografie geologiche di dettaglio realizzate per il Progetto CARG - Regione Campania (scala 1:10.000). Partendo dalle formazioni geologiche, le differenti litologie affioranti sono state raggruppate in quindici complessi idrogeologici (sei riferiti ai sedimenti incoerenti di copertura e nove riferiti alle rocce del substrato) in funzione del loro comportamento e delle loro caratteristiche comuni nei riguardi della circolazione idrica sotterranea (cfr. "Carta dei complessi Idrogeologici" - Tav. 4 - in CD rom allegato) : • -

complessi idrogeologici quaternari: complesso piroclastico (p) complesso alluvionale (al) complesso eluvio-detritico (edt) complesso detritico (dt) complesso detritico-alluvionale di conoide (dtal) complesso dell'Ignimbrite Campana (IC)

• complessi idrogeologici del substrato prequaternario: - complesso arenaceo-marnoso (ArM); - complesso marnoso-calcareo-argilloso (MCAg) - complesso calcareo-dolomitico (CD) - complesso calcareo (C) - complesso calcareo-calcareo dolomitico (CCD) - complesso dolomitico (D) - complesso dei calcarei dolomitici silicizzati (CDs) - complesso calcareo-marnoso (CM) - complesso delle dolomie laminate (Dl)

I complessi idrogeologici di maggiore interesse risultano, per la maggiore permeabilità e per la maggiore potenzialità delle falde idriche che si generano al loro interno, quelli carbonatici (calcarei, calcareo-dolomitici e dolomitici). Nell'ambito degli acquiferi carbonatici hanno origine diversi ambienti idrogeologici. Infatti la circolazione idrica sotterranea principale, che genera le falde di maggiore potenzialità (con portate variabili dalle centinaia a qualche migliaio di litri al secondo), si sviluppa generalmente a diverse centinaia di metri di profondità dal piano di campagna. Possono inoltre formarsi, per motivi stratigrafici e/o tettonici: • falde di alta quota che alimentano sorgenti di media potenzialità (portate variabili da qualche decina a qualche centinaio di litri al secondo), la cui circolazione si sviluppa generalmente a diverse decine di metri di profondità dal piano di campagna; • piccole falde sospese che alimentano sorgenti di modesta potenzialità (portate variabili da qualche decilitro a qualche litro al secondo), la cui circolazione si sviluppa generalmente ad alcuni metri di profondità dal piano di campagna. In particolare, il quadro idrogeologico dell'area è dominato dalla presenza di un massiccio montuoso (Monti Mai) di natura carbonatica che svolge il ruolo di importante serbatoio per le acque sotterranee. Tale acquifero carbonatico rappresenta la porzione nord-occidentale di un'unità idrogeologica molto più estesa, il corpo idrico principale denominato "Monti Accellica-Licinici-Mai". Quest'ultimo ricade solo in parte nel territorio di competenza dell'Autorità di Bacino del Sarno, mentre la restante porzione rientra nei territori dell'Autorità di Bacino Regionale Destra Sele e dell'Autorità di Bacino Nazionale Liri-Garigliano-Volturno.

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CARTA IDROGEOLOGICA (Tav. 5 Elaborati cartografici cfr. Cd rom allegato)

Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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acque sotterranee

Nell'ambito del corpo idrico principale è possibile riconoscere più sub-strutture aventi recapiti e direzioni di flusso diversificate. Nel territorio dell'Autorità di Bacino del Sarno è possibile individuare (cfr. "Carta idrogeologica" - Tav. 5 in Cd Rom allegato): •"Monte Garofano o Monti di Solofra": è la substruttura corrispondente alla porzione più settentrionale dell'unità idrogeologica (una piccola parte di essa ricade nel territorio dell'Autorità di Bacino Liri Garigliano-Volturno). È costituita prevalentemente da un acquifero calcareo e calcareo-dolomitico, non presenta importanti recapiti sorgivi tali da giustificare la sua estensione e permeabilità; in realtà, attraverso ricostruzioni piezometriche esistenti della falda profonda (Celico P. et alii, 1991), è possibile evidenziare l'esistenza di un'alimentazione diretta, attraverso il substrato carbonatico della valle del Solofrana, dell'unità idrogeologica dei Monti di Sarno; infatti le acque della falda di Monte Garofano non sembrano tamponate lungo la direttrice tettonica della valle dell'Irno e sembrano defluire verso le sorgenti di S. Marina di Lavorate; • Monti di Villa e Canfora: sub-struttura prevalentemente dolomitica e calcareo-marnosa, caratterizzata da un deflusso idrico sotterraneo preferenziale orientato da est verso ovest. In passato, tale falda dava origine alle sorgenti di Mercato S. Severino, attualmente prosciugate; all'altezza di Mercato S. Severino è la falda carbonatica che alimenta lateralmente l'acquifero detritico-alluvionale del Solofrana; • Monti Mai-Monte Cuculo: sub-struttura prevalentemente dolomitica e calcareo-dolomitica, alimenta le sorgenti del fiume Prepezzano e le sorgenti del gruppo Calavre, ubicate nella valle del

fiume Picentino, nel territorio dell'Autorità di Bacino in Destra Sele; solo una piccola porzione di tale substruttura rientra nel territorio dell'Autorità di Bacino del Sarno; • Irno-Cologna; sub-struttura prevalentemente dolomitica, alimenta il gruppo sorgivo Cologna, ubicato nella valle dell'Irno, nel territorio dell'Autorità di Bacino Destra Sele; solo una piccola porzione di tale substruttura rientra nel territorio dell'Autorità di Bacino del Sarno.

VULNERABILITÀ ALL'INQUINAMENTO DEGLI ACQUIFERI La prima valutazione effettuata è stata quella di definire il grado di "vulnerabilità intrinseca all'inquinamento" dei diversi acquiferi ricadenti nel territorio in esame e cioè l'attitudine dei vari corpi idrici sotterranei a subire inquinamento. Tale valutazione è stata realizzata mediante l'applicazione del metodo parametrico (a punteggi e pesi) DAC (Drastic per Acquiferi in realtà idrogeologiche Complesse) (Celico, 1996). Il maggiore dettaglio della cartografia geologica, la revisione degli aspetti idrogeologici del territorio hanno permesso di valutare con un certo dettaglio la vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi. Per gli acquiferi carbonatici, la valutazione del grado di vulnerabilità ha riguardato esclusivamente la falda basale (sia quando essi si rinvengono in affioramento, sia quando essi si rinvengono sottoposti ad altri acquiferi), tralasciando le complesse problematiche inerenti, sia alle falde sospese e/o di alta quota, sia a quelle eventualmente presenti nelle loro coperture superficiali. Sono state individuate quattro classi di vulnerabilità, che vanno dal grado di vulnerabilità basso a quello molto elevato (cfr. "Carta della vulnerabilità integrata all'inquinamento degli acquiferi" Tav.8 - in CD rom allegato). In particolare, gli acquiferi maggiormente vulnerabili sono risultati quelli carbonatici, detritici, alluvionali e piroclastici. Si tratta, in realtà, di gran parte del territorio esaminato. La vulnerabilità è per lo più "elevata", ad esclusione di piccole 35 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


acque sotterranee

porzioni a grado "molto elevato" nelle quali affiorano lembi del complesso calcareo. Quest'ultimo, invece, quando si trova ricoperto da detriti e/o piroclastiti assume un grado di vulnerabilità "elevato", in quanto i depositi di copertura rendono, in parte, l'acquifero meno ricettivo all'inquinamento. Dal confronto di tali risultati con la Carta di ubicazione dei centri e delle fonti di pericolo (cfr. "Carta dell'impatto antropico" - Tav, 7 - in CD rom allegato) e, quindi, con le fonti di inquinamento antropico, sia puntuali sia diffuse, è stato possibile individuare le aree maggiormente esposte a fenomeni di inquinamento; la reale compromissione o meno delle acque sotterranee è stata poi verificata attraverso il monitoraggio qualitativo delle stesse. Le zone caratterizzate da un maggior carico antropico, e quindi da reali produttori di inquinamento, sono quelle ricadenti nell'area di piana del Solofrana. Per cui risulta essere a "maggior rischio" di inquinamento il margine dell'acquifero carbonatico e l'acquifero detritico-alluvionale. Per quanto riguarda gli acquiferi carbonatici, anche se presentano un grado di vulnerabilità elevato sono soggetti ad un "minor rischio" di contaminazione in quanto ricadono in aree caratterizzate da una scarsa presenza di reali produttori di inquinamento. Gli acquiferi "flyschoidi", infine, sono caratterizzati da un grado di vulnerabilità all'inquinamento tra "medio" e "basso".

IL MONITORAGGIO DELLE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE La campagna di monitoraggio per i corpi idrici sotterranei è consistita in diverse tornate di misure delle portate delle sorgenti e/o gruppi sorgivi, dei livelli piezometrici nei pozzi, di prelevamento di campioni d'acqua e delle relative analisi chimico-fisiche. Per il monitoraggio quantitativo è stato effettuato: • il censimento dei principali punti d'acqua (sorgenti e pozzi) presenti nell'area di indagine; 36 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

• una prima tornata di misure delle portate sorgive e dei livelli piezometrici nei pozzi, per meglio individuare i punti della rete di monitoraggio sui quali eseguire, in modo sistematico, le misure qualiquantitative; • la definizione della rete di monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee; • ulteriori quattro tornate di misure di portata e dei livelli piezometrici effettuate sui punti della rete durante il periodo compreso tra febbraio 2007 e marzo 2008. Per il monitoraggio qualitativo è stata definita la rete di monitoraggio delle acque sotterranee a valle del censimento e della prima tornata di misure quantitative sui punti d'acqua censiti. Le misure quantitative e qualitative sono state eseguite contestualmente o in tempi compatibili al fine di garantire una loro significativa correlazione. Il monitoraggio qualitativo è consistito in quattro tornate di prelievo dei campioni e di analisi degli stessi effettuate sulla rete di monitoraggio durante il periodo compreso tra febbraio 2007 e marzo 2008. Per il monitoraggio qualitativo è stata eseguita: • la determinazione dei "parametri di base" chimico-fisici riportati nella Tab.19 dell'Allegato 1 del D.L.vo 152/1999, comprensivi dei "parametri macrodescrittori" utilizzati per la classificazione delle acque; • la determinazione dei "parametri addizionali" chimico-fisici riportati nella Tab.21 dell'Allegato 1 al D.L.vo 152/1999; • un'indagine più approfondita sui pesticidi, rispetto ai parametri addizionali organici previsti nella Tab.21 del D.L.vo 152/1999. La definizione della rete di monitoraggio per la caratterizzazione quali-quantitativa delle acque sotterranee ha avuto inizio con un censimento dei


acque sotterranee

punti d'acqua di maggiore interesse presenti nell'area di indagine, che ha consentito l'individuazione di 45 punti, di cui 33 sorgenti e 12 pozzi. La rete di monitoraggio definita è costituita da 18 punti d'acqua (di cui 12 sorgenti e/o gruppi sorgivi e 6 pozzi) sui quali eseguire le misure quantitative e da 9 punti (di cui 6 sorgenti e 3 pozzi) sui quali eseguire analisi qualitative ("Carta della rete di monitoraggio: Acque sotterranee, Acque superficiali, Ecologia degli Ambienti Fluviali" - Tav. 6 - in Cd rom allegato). La rete di monitoraggio comprende sorgenti di varia portata caratteristiche dei differenti acquiferi presenti nel territorio studiato. In particolare, sono state messe sotto osservazione sorgenti di falde di alta quota e/o di falde sospese che si generano negli acquiferi carbonatici, siano essi più francamente calcarei, calcareo-dolomitici o dolomitici più o meno farinosi. La falda basale è stata, invece, monitorata attraverso le misure eseguite nei pozzi posti lungo il margine settentrionale dell'acquifero carbonatico. Alcuni di essi sono stati monitorati anche se ricaden-

ti esternamente all'area di indagine, in quanto fondamentali allo scopo di controllare la quantità e la qualità delle principali risorse idriche sotterranee del territorio in studio. I punti d'acqua censiti, comprese le stazioni di monitoraggio, sono stati ubicati cartograficamente alla scala 1:5.000, mediante sopralluoghi e misurazioni con strumentazione tipo GPS. Le coordinate Gauss Boaga e le quote altimetriche sono state riverificate con l'ubicazione dei punti su carte 1:5.000 georiferite (cfr. Appendice A - "Schede monografiche delle principali sorgenti" e Appendice B - "Schede monografiche dei principali pozzi", in Cd rom allegato). Nella Tab.1 è riportato il quadro complessivo dei principali punti d'acqua (sorgenti/pozzi) censiti, il relativo comune di appartenenza, quota, coordinate Gauss-Boaga, tipo di monitoraggio attivato.

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acque sotterranee

TAB. 1

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acque sotterranee

Legenda *: monitoraggio quali-quantitativo;

**: monitoraggio quantitativo;

(°): punti d'acqua esterni all'area del Parco dei Monti Picentini

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MONITORAGGIO QUANTITATIVO

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Il monitoraggio quantitativo è consistito in cinque tornate di misura delle portate sorgive e dei livelli piezometrici nei pozzi. Esse hanno avuto luogo: • la prima, nel mese di ottobre 2006, durante il censimento dei punti d'acqua; • la seconda, tra il 28/02/07 ed il 01/03/07; • la terza, tra il 30/06/07 ed il 01/07/07; • la quarta, tra l'8 ed il 10/01/08; • la quinta, tra il 17 ed il 19/03/08. Le sorgenti mostrano portate oscillanti tra 0,1 l/s e maggiori di 40 l/s. Parte delle sorgenti sono risultate stagionali cioè asciutte in magra. Per altre sorgenti, invece nei periodi di magra le portate si sono considerevolmente ridotte, raggiungendo portate inferiori a 0,1 l/s. Attraverso le misure piezometriche nei pozzi si è invece ricostruito il livello della falda basale dell'acquifero carbonatico. In alcuni casi, non è risultato possibile effettuare alcuna misura del livello piezometrico statico, in quanto alcuni pozzi sono risultati in emungimento durante tutto il periodo di monitoraggio. Per quanto concerne il deflusso idrico nei corsi d'acqua montani, esso è limitato a poche centinaia di metri a valle delle zone sorgentizie. Riguardo alle portate, esso è quindi condizionato dalle oscillazioni stagionali delle portate sorgive; si tratta comunque al massimo solo di pochi litri al secondo. Nel torrente Solofrana, invece, nel tratto compreso tra l'area industriale di Solofra e la stazione idrografica di Ponte S. Pietro (Montoro Inferiore - AV), le portate sono mediamente più alte, in quanto risultano condizionate dagli scarichi di alcune concerie. Il risultato più saliente che emerge dall'analisi dei dati è l'evidenza di un periodo di magra delle falde che nell'ultimo anno di monitoraggio si è prolungato almeno fino al mese di gennaio 2008. P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

L'analisi dei suddetti diagrammi ha permesso di osservare quanto segue: • le portate sorgive misurate nel mese di gennaio 2008 scendono ai valori (spesso anche al di sotto) di quelle dell'ottobre 2006 (portata misurata nel periodo di magra dell'anno idrologico precedente); • i livelli piezometrici dei pozzi monitorati hanno continuato ad abbassarsi da agosto 2007 a gennaio 2008; inoltre, tra dicembre 2007 e gennaio 2008, l'abbassamento piezometrico è risultato maggiore (dell'ordine del mezzo metro in un solo mese) rispetto al trend dei mesi precedenti. Dal confronto tra i livelli di falda di febbraio 2007 e di gennaio-marzo 2008, è emerso che l'abbassamento del livello piezometrico è stato di circa 1,5-2 m. Sono stati confrontati i risultati di quest'ultimo monitoraggio con i dati esistenti. Per le sorgenti, ciò non è stato possibile, in quanto solo la portata della sorgente Bocche Soprane ha una serie di misure effettuate a partire dal 2003. Tali misure però non risultano paragonabili con quelle eseguite per l'intero gruppo sorgivo monitorato in quest'ultima campagna di indagine. Per i livelli piezometrici dei pozzi, il confronto è avvenuto con la ricostruzione piezometrica della falda profonda dell'acquifero carbonatico del 1991 (Celico P. et al, 1991). Tale confronto ha permesso di evidenziare forti abbassamenti piezometrici lungo il margine settentrionale di Monte Garofano. Infatti, nel 1991, lungo tale margine, la falda degradava da est verso ovest, da una quota di circa 240 m s.l.m. ad una di circa 140 mi s.l.m. Attualmente, invece, i livelli di falda misurati si aggirano intorno ai 180-150 m s.l.m. I maggiori abbassamenti (tra i 40 ed i 50 m) sembrano essere avvenuti in prossimità dell'abitato di Solofra e del suo polo industriale; il ché sta ad indicare l'accresciuto impatto antropico in quest'area durante gli ultimi diciotto anni.


acque sotterranee

MONITORAGGIO QUALITATIVO Al fine di acquisire i dati necessari per la caratterizzazione qualitativa dei corpi idrici sotterranei, sono stati effettuati 4 campionamenti su 9 punti d'acqua (sorgenti e pozzi) ed eseguite analisi relativamente: • ai "parametri di base" chimico-fisici riportati nella Tab.19 dell'Allegato 1 al D.L.vo 152/1999, comprensivi dei "parametri macrodescrittori" da utilizzare per la classificazione delle acque; • ai "parametri addizionali" chimico-fisici riportati nella Tab. 21 dell'Allegato 1 al D.L.vo 152/1999; • ad un'indagine più approfondita sui pesticidi, rispetto ai parametri addizionali organici previsti nella Tab. 21 del D.L.vo 152/1999. La campagna di monitoraggio ha avuto inizio nel mese di febbraio 2007 ed è proseguita contestualmente alla campagna di misure quantitative nei seguenti periodi: • la prima tornata di misure ha avuto luogo tra il 28/02/07 ed il 01/03/07; • la seconda, tra il 30/06/07 ed il 01/07/07; • la terza, tra l'8 ed il 10/01/08; • la quarta, tra il 17 ed il 19/03/08. Le analisi sono state effettuate dall'ARPAC . Le acque sono risultate con una mineralizzazione media, caratterizzate da una conducibilità elettrica compresa tra circa 300 µS/cm e circa 580 µS/cm a 20°C. Per quanto riguarda i parametri addizionali, non sono stati riscontrati valori superiori ai limiti di legge, ad esclusione del valore del tetracloroetilene (pari a 3 µg/l) misurato nella prima tornata di misure nelle acque del pozzo Chiusa (Montoro Superiore). Riguardo le indagini approfondite sui pesticidi, i risultati ottenuti hanno mostrato valori sempre inferiori ai limiti di legge. Per tale motivo si è deciso nel corso dello studio di limitare a tre le campagne di indagine. Il monitoraggio qualitativo ha interessato, come detto in precedenza, 6 sorgenti e 3 pozzi.

Le sorgenti Don Antonio (Solofra) e Bocche Soprane (Solofra), alimentate da una falda sospesa dell'acquifero carbonatico con portate massime di oltre 45 l/s, evidenziano un comportamento analogo: ad esempio, durante la terza tornata di misure (gennaio 2008), che corrisponde al periodo di massima magra misurato, entrambe hanno mostrato una lieve diminuzione della conducibilità elettrica (rispettivamente 305 e 312 µS/cm a 20°C), alla quale è corrisposta una diminuzione del valore dei cloruri (5-6 mg/l) rispetto alle altre tre tornate di misure (valore oscillante tra i 18 e i 25 mg/l) ed un lieve aumento di solfati, ferro e manganese. Le altre quattro sorgenti monitorate, Acqua dell'Incoronata (Montoro Superiore), Acqua Santa (Calvanico), Acqua della Tagliata II (Calvanico) e Bocca dell'Acqua (Fisciano), sono sorgenti di alta quota alimentate da piccole falde che circolano in terreni piroclastico-detritici e in rocce prevalentemente dolomitiche o marnose (portate minime < 1 l/s). Complessivamente sono caratterizzate da conducibilità elettrica più elevata (in media da 400 a 566 µS/cm a 20°C). Per i cloruri i valori più alti risultano alla sorgente Acqua dell'Incoronata (in media 42,8 mg/l), mentre per le altre sorgenti i valori medi dei cloruri oscillano tra i 17,5 e i 19,0 mg/l. P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

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acque sotterranee

Per quanto riguarda invece le acque dei pozzi, si può osservare una conducibilità elettrica oscillante tra circa 360 e circa 470 µS/cm a 20°C, il valore dei cloruri anch'esso oscillante tra i 7 ed i 39 mg/l e, per i pozzi Chiusa (Montoro Superiore) e Aterrana 1 (Montoro Superiore), valori relativi al ferro, ed in subordine al manganese, molto variabili. L'andamento del parametro manganese, inoltre, in tutti i punti d'acqua analizzati risulta sempre leggermente più elevato nella terza tornata di misure (gennaio 2008, periodo di massima magra nell'arco della campagna di monitoraggio) rispetto a quello misurato nelle altre tre tornate.

STATO AMBIENTALE DELLE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE Come previsto dall'Allegato 1 del D.L.vo 152/1999, lo stato ambientale delle acque sotterranee si definisce in base allo stato quantitativo e allo stato chimico. Qui di seguito si riporta una sintesi dello stato delle acque sotterranee riferita allo stato quantitativo, stato chimico e stato ambientale. A livello cartografico, le tavole 9a, 9b, 9c "Carta della classificazione dello stato quantitativo/chimico/ambientale dei corpi idrici sotterranei significativi" (cfr. Cd rom allegato) illustrano graficamente i risultati ottenuti. STATO QUANTITATIVO Lo "stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei" è definito da quattro classi (A-B-C-D) secondo l'Allegato 1 - punto 4.4.1 del D.L.vo 152/1999. Nell'area di studio gli unici corpi idrici sotterranei significativi sono gli acquiferi carbonatici profondi, in quanto i sedimenti della piana alluvionale non contengono zone sature, ovvero falde idriche, quantitativamente interessanti ai fini di una eventuale utiliz42 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

zazione (cfr. "Carta della classificazione dello stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei significativi" Tav. 9a - in Cd rom allegato). La falda basale profonda del corpo idrico di Monte Garofano o Monti di Solofra è captata tramite pozzi ubicati tra gli abitati di Solofra e Montoro Superiore. Allo stato, non si ha una completa conoscenza dei reali prelievi esistenti, soprattutto per quanto riguarda i settori industriale e irriguo. I risultati ottenuti dal calcolo del bilancio idrico hanno evidenziato una situazione molto delicata nella quale i prelievi risultano molto prossimi alla potenzialità del corpo idrico sotterraneo, determinando condizioni di sovrasfruttamento della falda. Quest'ultimo fenomeno risulta essersi accentuato negli ultimi anni: infatti i livelli piezometrici misurati nei pozzi durante il periodo di monitoraggio (febbraio '07-marzo '08) confermano il continuo abbassamento del livello della falda carbonatica profonda. Sulla base di tali considerazioni, allo stato quantitativo della falda del Monte Garofano è stata assegnata la classe C. Le falde basali profonde dei corpi idrici "Monti di Villa e Canfora" e "Irno-Cologna" sono captate mediante pozzi. Anche se allo stato non si ha una completa conoscenza dei reali prelievi esistenti (in particolare per quelli industriali e irrigui), i risultati del bilancio idrico permettono di evidenziare un ridotto sfruttamento delle falde. Per tale motivo, ad esse è stata assegnata, per lo stato quantitativo, la classe A. La falda basale profonda del corpo idrico dei Monti Mai-Monte Cuculo, invece, nel territorio dell'Autorità di Bacino del Sarno non è interessata da prelievi idrici, pertanto ad essa è stata assegnata, per lo stato quantitativo, la classe A.


acque sotterranee

STATO CHIMICO Lo "stato chimico dei corpi idrici sotterranei" è definito da cinque classi (1-2-3-4-0) secondo l'Allegato. 1 - punto 4.4.2 del D.L.vo 152/1999. L'impatto antropico di un corpo idrico viene determinato in base alla concentrazione dei "parametri macrodescrittori di base" e dei "parametri addizionali" riportati nelle tabelle 20 e 21 dell'Allegato 1 del D.L.vo 152/1999. Riguardo alla classificazione in base ai parametri macrodescrittori, è da evidenziare che per alcuni di essi (conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, solfati e ione ammonio), in Tab. 20 dell'Allegato 1, i valori-limite della seconda e della terza classe sono uguali. Pertanto la scelta di far rientrare un determinato punto in una classe invece che nell'altra è avvenuta sulla base del parametro "nitrati" per il quale le classi 2 e 3 sono distinte da differenti intervalli di valori. Le acque monitorate sono state classificate anche in base ai risultati ottenuti dalle analisi effettuate per i parametri addizionali, così come previsto dalla Tab. 21 dell'Allegato 1 al D.L.vo 152/99. In quest'ultima tabella alcune classi di parametri addizionali (ad es. i composti alifatici alogenati) vengono considerate in valore totale. Le analisi hanno però permesso di misurare anche singoli parametri costituenti la classe (ad es. tricloroetilene). Pertanto, per i valori-limite di questi ultimi si è fatto riferimento al D.L.vo. 152/2006 . Inoltre, sono state effettuate anche indagini più approfondite sui pesticidi. In particolare, per la terza tornata di misure, è stato anche ampliato lo spettro di parametri monitorati. Dai risultati delle analisi non sono stati riscontrati valori superiori ai limiti di legge. Nel caso si fossero avuti superamenti dei limiti, la classe dello stato chimico del punto d'acqua analizzato sarebbe risultata pari a quella 4, così come previsto per gli altri parametri addizionali.

Dall'analisi dei dati emerge che le sorgenti monitorate sono tutte caratterizzate da uno stato chimico che ricade in classe 1 o in classe 2, quindi rispettivamente sono caratterizzate da un'ottima o buona qualità chimica delle acque. In particolare, le sorgenti Don Antonio e Bocche Soprane (Solofra), che appartengono ad una falda sospesa dell'acquifero carbonatico con portata massima misurata durante il periodo di monitoraggio di circa 50 l/s, hanno entrambe uno stato chimico pari alla classe 1, ovvero acque caratterizzate da pregiate qualità chimiche (cfr. "Carta della classificazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei significativi" - Tav.9b - in Cd rom allegato). Per quanto riguarda, in particolare, le sorgenti Acqua dell'Incoronata (Montoro Superiore), Acqua Santa (Calvanico), Acqua della Tagliata II (Calvanico) e Bocca dell'Acqua (Fisciano), lo stato chimico ricade in classe 2, il che indica acque caratterizzate da buone qualità chimiche. Sono sorgenti di alta quota alimentate da piccole falde che circolano in terreni piroclastico-detritici e in rocce prevalentemente dolomitiche o marnose. Per questo motivo esse sono caratterizzate da una conducibilità elettrica più elevata o, come nel caso della sorgente Acqua dell'Incoronata, da una maggiore presenza di cloruri. Il monitoraggio delle acque dei pozzi è invece rappresentativo del corpo idrico sotterraneo significativo (falda di base profonda) dell'acquifero carbonatico di Monte Garofano o Monti di Solofra. I pozzi Scorza-Comune (Solofra) e Aterrana 1 (Montoro Superiore.) risultano caratterizzati da uno stato chimico compreso tra 1 e 2, quindi da una qualità delle acque tra elevata e buona. C'è però da sottolineare che il Pozzo Chiusa (Montoro Superiore) è rientrato invece in classe 4 (quindi acque con caratteristiche scadenti), a causa del valore del parametro addizionale "tetracloroetilene" superiore al limite di legge nella prima tornata di misure. Ciò è comunque da riferire ad un inquinamento a carattere locale. Il pozzo è ubicato nell'acquifero carbonatico lungo il margine che lo separa dalla piana del Solofrana: pertanto l'inquinamento potrebbe essere dovuto, in tutto o in parte, all'interazione con le 43 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


acque sotterranee

STATO AMBIENTALE acque della falda superficiale dell'acquifero alluvionale; risorse, queste ultime, con caratteristiche idrochimiche scadenti dovute ad un impatto antropico rilevante. Tale ipotesi andrebbe verificata mediante indagini mirate. Da sottolineare che, all'intero corpo idrico sotterraneo carbonatico di Monte Garofano, è stata assegnata una classe compresa tra 1 e 2, in quanto la falda idrica sotterranea di base degli acquiferi carbonatici è profonda e quindi generalmente ben protetta; inoltre tali corpi sono caratterizzati da un impatto antropico che può essere considerato nullo o trascurabile (ad esclusione dell'area prossima al margine con la piana del Solofrana, dove sono possibili locali problemi di inquinamento). Queste considerazioni sono state estese anche ai corpi idrici dei "Monti di Villa e Canfora", dei "Monti Mai-Monte Cuculo" e della struttura "Irno-Cologna", ai quali pertanto è stata assegnata una classe dello stato chimico compresa tra 1 e 2. Per questi corpi infatti non è stato possibile monitorare alcuna risorsa idrica sotterranea, esse travasano verso la Piana del Solofrana o verso il territorio dell'Autorità di Bacino in Destra Sele. I risultati della presente campagna di monitoraggio sono stati confrontati con quelli utilizzati per la redazione del "Progetto di Piano Stralcio di Tutela delle Acque" - Autorità di Bacino del Sarno (2004) e del "Piano di Tutela delle Acque" della Regione Campania . Per la falda profonda, i diversi risultati ottenuti nell'arco di questi ultimi anni (dal 2003 ad oggi) sono paragonabili tra loro. In particolare: • le acque del pozzo Scorza-Comune (Solofra), negli anni precedenti, sono rientrate in una classe dello stato chimico oscillante tra la 1 e la 2, a causa del parametro "cloruri"; lo stesso fenomeno è ancora oggi osservabile; • le acque del pozzo Aterrana 1 (Montoro Superiore), invece, nell'ultimo periodo di monitoraggio, hanno sempre evidenziato un leggero aumento della conducibilità elettrica, tale da farle rientrare in classe 2. Per quanto riguarda le acque della sorgente Bocche Soprano (Solofra), i risultati ottenuti durante questi ultimi anni sono sempre concordanti; si tratta, infatti, di acque con caratteristiche pregiate di qualità rientranti in classe 1. 44 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

Lo stato di qualità ambientale dei corpi idrici sotterranei è definito sulla base dello stato quantitativo e dello stato chimico. Per le acque sotterranee sono stati definiti 5 stati di qualità ambientale (Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente, Naturale Particolare) secondo la Tab. 3 dell'Allegato 1, parte 2.2.1 del D.L.vo 152/1999. La definizione dello "stato ambientale dei corpi idrici sotterranei" è stata affrontata mediante la "sovrapposizione delle classi chimiche (classi 1, 2, 3, 4, 0) e quantitative (classi A, B, C, D)", così come indicato nella Tab. 22 dell'Allegato 1 (parte 4.4.3) del D.L.vo 152/1999. Il decreto prevede che "qualora i corpi acquiferi individuati presentino al loro interno differenti condizioni dello stato, si può procedere ad un ulteriore suddivisione che individui porzioni omogenee o aree discrete a differente stato di qualità sempre sulla base di quanto indicato in Tab. 22". Si è dunque proceduto alla perimetrazione cartografica ed alla zonazione dei singoli corpi idrici sotterranei significativi ricadenti all'interno del territorio in studio in base al loro "stato ambientale" (cfr. "Carta della classificazione dello stato ambientale dei corpi idrici sotterranei significativi" - Tav.9c - in Cd rom allegato). Risulta che il corpo idrico del Monte Garofano o Monti di Solofra è caratterizzato da uno stato ambientale scadente; ciò è dovuto a problemi di tipo quantitativo, generati da un impatto antropico rilevante. I restanti corpi idrici sotterranei significativi hanno uno stato ambientale variabile tra elevato e buono, il che indica che le acque di tali acquiferi, in generale, non presentano problemi né di tipo quantitativo né chimico. Questi risultati andranno comunque monitorati nel tempo, con il proseguimento di campagne di misure, così come prevede lo stesso D. L.vo 152/1999 (allegato 1, parte 4.4.3) per il quale "tale classifica-


acque sotterranee

zione ha carattere temporaneo e dovrà essere progressivamente e periodicamente aggiornata in base al raggiungimento degli obiettivi verificati tramite le attività di monitoraggio previste al punto 4.1" dell'Allegato 1 dello stesso Decreto.

CRITICITÀ AMBIENTALI E POSSIBILI MISURE DI TUTELA In conclusione, è possibile evidenziare l'esistenza di criticità ambientali che si riferiscono a problematiche sia di tipo quantitativo sia di tipo qualitativo delle risorse idriche sotterranee. Problematiche di tipo quantitativo sono state riscontrate per il corpo idrico sotterraneo carbonatico profondo di "Monte Garofano o Monti di Solofra", che costituisce la porzione più settentrionale del corpo idrico sotterraneo principale dei "Monti AccellicaLicini-Mai". Tali problematiche derivano da emungimenti della falda di base dell'acquifero carbonatico concentrati in zone immediatamente esterne all'area del Parco dei Monti Picentini, che avvengono lungo i margini dello stesso acquifero carbonatico e nella valle dell'Alto Solofrana. Questi prelievi, ad uso potabile1 e, soprattutto, industriale2, determinano una situazione molto delicata, provocando fenomeni di sovrasfruttamento della falda. Per quanto concerne le problematiche di tipo qualitativo, esse si riferiscono allo stesso corpo idrico sotterraneo di "Monte Garofano o Monti di Solofra". Si tratta di problematiche di tipo locale. La prima area in cui si evidenzia un inquinamento chimico è quella in corrispondenza del pozzo Chiusa (n.8) ubicato lungo il margine carbonatico prospiciente l'area di piana del Solofrana. Tale inquinamento, che è stato riscontrato solo durante la prima tornata di misure, è stato collegato all'interazione, in

parte o in toto, con le acque della falda superficiale dell'acquifero alluvionale; risorse, queste ultime, con caratteristiche idrochimiche scadenti dovute all'esistenza di un impatto antropico rilevante. Altra area in cui è possibile che si verifichi un'interazione critica tra acque superficiali e sotterranee è quella che si estende lungo il tratto del torrente Solofrana, immediatamente a monte di Ponte S. Pietro, che scorre nelle immediate vicinanze degli affioramenti carbonatici di Monticello, posizionati in destra orografica del corso d'acqua. Infatti, in tale tratto il Solofrana risulta fortemente condizionato dalla presenza di scarichi industriali. È da sottolineare che tutte le criticità che emergono in questo territorio sono da imputare a cause insistenti in aree esterne all'area del Parco. In conclusione, si ritiene indispensabile proporre una serie di misure conoscitive e di misure più specifiche per la tutela e la gestione del territorio e delle risorse idriche. Le misure conoscitive hanno l'obiettivo di: - ottenere un quadro conoscitivo completo ed omogeneo; - aumentare il livello di tempestività, affidabilità e completezza nella raccolta dei dati; - poter predisporre reti di monitoraggio periodico e monitoraggi specifici ove e quando necessario. In particolare, sono da prevedere: - il censimento completo di tutte le attività antropiche esistenti anche sul territorio adiacente al Parco e la raccolta-dati con la costruzione di un database contenente le informazioni raccolte (quali ad esempio individuazione e localizzazione della singola attività, presenza di pozzi di emungimento con localizzazione, stratigrafia, profondità, portate emunte, livelli piezometrici, dati di qualità delle acque emunte, presenza di scarichi, portate scaricate, trattamenti realizzati, dati di qualità delle acque scaricate, ecc.); ciò potrebbe permettere, tra l'altro, la stima dei prelievi totali in atto dalla falda idrica sotterranea di base dell'acquifero carbonatico; - la definizione di una rete di monitoraggio periodico, quantitativo e qualitativo, delle acque sotterranee e superficiali, in modo 45 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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da acquisire informazioni periodiche sulla modalità di circolazione della falda e sulla qualità della stessa; tra i punti d'acqua sono da comprendere, oltre che i pozzi e le sorgenti, anche sezioni in alveo per la misura delle portate nei corsi d'acqua ed in particolare del torrente Solofrana; infatti le acque superficiali e sotterranee sono in stretto rapporto tra loro nel tratto immediatamente a monte di Ponte S. Pietro; - il censimento completo degli scarichi esistenti sul territorio, la costruzione di un database in cui sintetizzare tutte le principali informazioni (tra cui localizzazione, corpo idrico recettore, portata e tipologia dello scarico, principali inquinanti, ecc.) ed il monitoraggio quali-quantitativo degli scarichi, con l'introduzione di misuratori automatici e in continuo delle portate e di analisi qualitative da effettuare periodicamente; - il censimento completo degli impianti di depurazione esistenti sul territorio, la costruzione di un database in cui sintetizzare tutte le principali informazioni (tra cui la localizzazione, la potenzialità dell'impianto, lo stato di esercizio, la portata, la concentrazione e il carico dei principali inquinanti in ingresso ed in uscita, il rendimento effettivo, la rete fognaria di collegamento, ecc.) ed il monitoraggio quantitativo e qualitativo delle acque reflue e depurate. Dal punto di vista gestionale, risulta comunque di fondamentale importanza, soprattutto sul piano quantitativo, il riutilizzo delle acque reflue o di scarico (previ opportuni trattamenti e verifiche di idoneità ai sensi della normativa vigente) nelle lavorazioni industriali ed in particolare in quelle conciarie. A tale scopo, dovrebbero essere attuate misure che favoriscano il rispetto delle regole, che potrebbero consistere in incentivi economici rivolti a far dotare le aziende di impianti di riciclaggio delle acque reflue. In tal modo si abbatterebbero i consumi di acqua di ottima qualità che attualmente vengono utilizzate ed estratte tramite pozzi dell'acquifero carbonatico profondo, provocandone il sovrasfruttamento. Si potrebbero allo stesso tempo realizzare dei sistemi per il recupero delle sostanze primarie (quali ad esempio il cromo) utilizzate nei processi di lavorazione delle industrie. 46 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

Inoltre, per evitare gli scarichi abusivi nel torrente Solofrana, la strategia potrebbe essere quella di diminuire notevolmente le tariffe per la depurazione delle acque reflue. In questo modo si allontanerebbero le acque di scarico dal torrente Solofrana al fine di evitarne l'infiltrazione in falda attraverso l'alveo. Un'ultima misura, non meno importante delle precedenti, è quella di potenziare, da parte degli organi responsabili, le azioni finalizzate al controllo "ambientale" del territorio, sia a scala locale, sia a scala di bacino.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE In sintesi, per i corpi idrici sotterranei significativi, che corrispondono alle falde profonde degli acquiferi carbonatici presenti nell'area di studio, sono stati ottenuti i seguenti risultati: • per il corpo idrico di "Monte Garofano o Monti di Solofra", è stato determinato uno stato ambientale scadente; ciò a causa di problemi di tipo quantitativo, generati da un impatto antropico rilevante; a quest'ultimo è anche da imputare un locale inquinamento chimico delle acque (pozzo Chiusa a Montoro Superiore); quindi risulta indispensabile prevedere una serie di misure rivolte al miglioramento dello stato quali-quantitativo delle acque sotterranee; • per i corpi idrici dei "Monti di Villa e Canfora", "Monti Mai-Monte Cuculo" e "Irno-Cologna", è stato determinato uno stato ambientale tra elevato e buono; il che non indica, in generale, problemi di tipo quantitativo e chimico. Il monitoraggio ha interessato anche altre risorse idriche sotterranee caratterizzate da piccole portate e che costituiscono le emergenze di corpi idrici di minore


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rilevanza. I dati ottenuti da tali indagini hanno fornito risultati soddisfacenti in termini di qualità delle acque. In definitiva, lo Studio ha consentito di approfondire la conoscenza del territorio attraverso un monitoraggio periodico di risorse idriche che, per la maggior parte, non erano mai state misurate in modo sistematico. Sono state ottenute rilevanti informazioni, oltre che sugli acquiferi carbonatici che rappresentano i grandi serbatoi naturali da cui attingere risorse potabili, anche su quelli cosiddetti "minori", utili comunque a scopo locale. Sarebbe utile prevedere in un prossimo futuro l'avvio di indagini specifiche e di maggiore dettaglio (quali, ad esempio, studi geologico-strutturali sempre più approfonditi; monitoraggi sistematici, quantitativi e qualitativi, dei corpi idrici sotterranei e superficiali; ecc.) allo scopo di meglio gestire le importanti risorse sotterranee degli acquiferi carbonatici e di ampliare la conoscenza degli acquiferi non significativi, che possono avere anche interesse naturalistico, paesaggistico e ambientale trovandosi all'interno di un'area protetta. Per approfondimenti, si veda il Report Integrale "Acque Sotterranee" Appendice A: "Schede monografiche delle sorgenti", e Appendice B: "Schede monografiche dei pozzi" nel Cd rom allegato al presente Quaderno.

Note 1. Esiste un acquedotto alimentato da pozzi ubicati nella zona pedemontana dei Monti di Solofra che emungono dalla falda profonda dell'acquifero carbonatico. L'impianto è attualmente utilizzato ad integrazione delle altre fonti di approvvigionamento potabile situate a monte del centro abitato di Solofra. 2. La domanda idrica del polo industriale di Solofra, comprendente circa 150 concerie con un fabbisogno medio di 4 l/s ciascuna, ammonta complessivamente a circa 600 l/s, tutti attualmente prelevati tramite pozzi a servizio delle singole aziende.

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CARTA DELL'IMPATTO ANTROPICO (Tav. 7 Elaborati cartografici cfr. Cd rom allegato)

Elaborazione ed informatizzazione cartografica a cura del CED AdB Sarno

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acque superficiali MONITORAGGIO QUALI-QUANTITATIVO DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI

prof. Maurizio Giugni


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ASPETTI IDROGRAFICI Lo studio relativo alle "Acque superficiali" si è incentrato sulla caratterizzazione quali-quantitativa dei corpi idrici superficiali del bacino idrografico "Alto Sarno-Solofrana" a supporto della gestione del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini, con l'obiettivo di definire lo stato ambientale delle acque e di valutare almeno in via preliminare il Deflusso Minimo Vitale (DMV). I risultati della campagna di monitoraggio qualitativa - basata sul rilievo del Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM), dell'Indice Biotico Esteso (IBE) e dell'Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) - hanno consentito la classificazione dello stato ambientale delle acque superficiali in base ai criteri indicati dal D.L. 152/99, con l'individuazione dei parametri chimico-fisici, biologici e microbiologici maggiormente impattanti sull'ambiente fluviale. L'applicazione dell'IFF ha consentito, inoltre, di estendere l'indagine al sistema fluviale, raccogliendo preziosi elementi integrativi per la caratterizzazione della qualità ambientale. Il monitoraggio quantitativo, oltre a permettere una definizione sia pure preliminare del DMV, ha consentito di ricondurre l'andamento della portata nei periodi asciutti ad un background industriale/refluo, mettendo in evidenza la necessità di adeguati controlli e verifiche sul territorio. I risultati ottenuti hanno permesso, infine, la redazione di lineeguida per una pianificazione ambientale mirata alla riqualificazione fluviale del torrente Solofrana, con l'obiettivo di ricostruire un'equilibrata interazione tra la rete idrografica ed il tessuto socio-economico, in una visione integrata a scala di bacino e con un orizzonte temporale di lungo periodo. L'area oggetto di studio ricade nel territorio dell'Autorità di Bacino del Sarno, tra la catena dei Monti Picentini, la valle dell'Irno e la valle della Solofrana, nella parte settentrionale del bacino idrografico Alto Sarno-Solofrana. Dal punto di vista amministrativo, essa è compresa nell'ambito dei comuni di Calvanico e Fisciano (prov. Salerno) e di Montoro Superiore e Solofra (prov. Avellino) ed è localizzata a ridosso dell'insediamento produttivo di Solofra, costituito principalmente da un polo conciario di notevoli dimensioni. 50 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

La rete idrografica principale - in stretta connessione con i bacini idrografici dei fiumi Tusciano e Picentino, della confinante Autorità di Bacino in Destra Sele - è costituita dai seguenti corsi d'acqua: • torrente Solofrana, per la parte montana dell'asta fluviale, interessante gli abitati di Solofra, Montoro Superiore, S. Pietro e Misciano; • torrente Calvagnola, all'incirca per l'intero corso d'acqua, dal momento che la confluenza nel torrente Solofrana è situata appena al di fuori dei confini del Parco; • torrente Lavinaio, per parte dell'asta - interessante gli abitati di Lancusi e Penta (Fisciano) - in quanto la confluenza nel torrente Solofrana è situata al di fuori dei confini del Parco. Il torrente Solofrana, lungo circa 20 km, sottendente un bacino imbrifero di circa 135.40 km2 (circa 21.93 km2 in corrispondenza di Solofra), trae origine a monte dell'abitato di Solofra, nel vallone delle Grotticelle, dal gruppo sorgentizio Bocche Soprane Bocche Sottane-Lapazzeta, ed è alimentato da numerosi fossi che drenano il bacino sovrastante la piana di Solofra. In località Sant'Agata Irpina (AV), ai margini nord-orientali del bacino, confluiscono le acque del Vallone Spirito Santo, provenienti dalle aree più elevate della valle di Solofra, e quelle del Vallone dei Granci, dallo spartiacque del fiume Sabato.


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All'uscita dalla piana di Montoro il torrente si biforca una prima volta ricongiungendosi all'ingresso dell'abitato di Mercato S. Severino, dove riceve in sinistra gli apporti dei torrenti Calvagnola e Lavinaio ed in destra le acque del Rio Laura e del torrente Lavinaro. Il corso principale attraversa il centro urbano con vari tratti tombati, procedendo poi attraverso i territori comunali di Roccapiemonte e Castel S.Giorgio, e biforcandosi una seconda volta a valle del nodo fer-

roviario di Codola. Il ramo sinistro, denominato torrente Casarsano, svolge in pratica funzione di by-pass del tratto principale; poco dopo il ricongiungimento, con un sistema di salti, il torrente Solofrana confluisce nel torrente Cavaiola. Dal punto di vista idrologico, i deflussi delle principali sorgenti del Solofrana (Bocche Soprano, Bocche Sottane, Lapazzeta), in gran parte captati a scopo potabile dal comune di Solofra e per la parte restante assorbiti dalla subalvea già in corrispondenza dell'abitato di Solofra, si presentano oggi in fase di esaurimento, mentre le sorgenti Laura e Labso (Montoro Inferiore) sono utilizzate in gran parte (Labso) per uso irriguo. Il torrente Solofrana è, quindi, da considerarsi, almeno per taluni tratti, un corso d'acqua intermittente e talvolta quasi artificiale. Va considerato, altresì, che nel corso degli anni la falda sotterranea è stata sfruttata in modo sempre più intensivo per approvvigionamento agricolo ed industriale a scala locale: dal punto di vista quantitativo, pur se il prelievo dalla falda profonda è di non facile quantificazione, atteso il gran numero di pozzi non censiti, esistono chiari segnali di sovrasfruttamento, quali l'abbassamento generalizzato dei livelli ed il progressivo prosciugamento del gruppo sorgivo di Mercato S.Severino. Va, altresì, segnalata la presenza di elevate concentrazioni di nitrati. Il corpo idrico piroclastico - alluvionale della piana del Solofrana, pertanto, è stato classificato con uno stato ambientale scadente. L'area è stata anche individuata, in via preliminare, quale "zona vulnerabile da nitrati di origine agricola". Per quanto concerne il drenaggio delle acque reflue, il bacino in esame fa parte del comprensorio depurativo dell'Alto Sarno, che comprende i comuni di Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Forino, Mercato S.Severino, Montoro Inferiore, Montoro Superiore, Solofra. Nello schema fognario-depurativo del comprensorio Alto Sarno sono in attività: • un impianto di depurazione nel comune di Mercato San Severino, destinato al trattamento dei reflui urbani ed industriali del comprensorio, entrato in esercizio nel maggio 1999; 51 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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IL MONITORAGGIO QUALITATIVO • un impianto di pretrattamento degli scarichi del polo conciario del comune di Solofra, al fine di rendere i suddetti scarichi compatibili con il ciclo di trattamento dell'impianto centralizzato di Mercato S. Severino. L'impianto, inizialmente realizzato con il solo trattamento chimico-fisico, è stato integrato per il trattamento di tipo biologico; • una rete di collettori comprensoriali, per il convogliamento dei reflui di ciascun comune del comprensorio all'impianto di depurazione. Con particolare riguardo al comune di Solofra, il sistema di drenaggio risulta costituito da: • una rete mista, confluente in un collettore civile misto recapitante al depuratore di Mercato San Severino; • alcune sub-reti "bianche", recapitanti anch'esse nel collettore civile misto; • una rete industriale - in cui allo stato vengono convogliati anche alcuni tronchi misti - con recapito all'impianto di pretrattamento di Solofra. Il refluo pretrattato viene immesso nel collettore civile misto recapitante al depuratore di Mercato S.Severino.

Per quanto concerne i rilievi qualitativi di carattere chimico-fisico e biologico, si è fatto riferimento ai dati rilevati dall'ARPAC nella stazione di misura di Ponte S. Pietro, in esercizio nell'ambito della rete di monitoraggio per le acque superficiali, situata ai limiti del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini. STAZIONE DI MISURA PONTE S.PIETRO Bacino idrografico: Sarno Corpo idrico: Solofrana Codice stazione: SOL Provincia: Avellino Comune: Montoro Superiore Località: Ponte S.Pietro

IL MONITORAGGIO QUALI-QUANTITATIVO Il programma di monitoraggio delle acque superficiali ha riguardato: • la caratterizzazione delle acque superficiali (monitoraggio qualiquantitativo delle acque superficiali); • una serie di approfondimenti chimico-biologici finalizzati in corrispondenza di cinque stazioni situate lungo il torrente Solofrana. Nelle pagine seguenti, sono sintetizzate le attività svolte e i risultati ottenuti.

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Nella carta "Rete di monitoraggio - Acque sotterranee, Acque superficiali, Ecologia Ambienti fluviali" (Tav. 6 - cfr CD-rom allegato) sono indicate le stazioni della rete di monitoraggio attivata. P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

Nell'ambito dello studio sono stati utilizzati i rilievi purtroppo non sempre completi - effettuati dall'ARPAC nel periodo 2001 (novembre) - 2007 che, con riferimento ai principali parametri chimicofisici ed ai parametri macrodescrittori, hanno messo in evidenza quanto segue:


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• valori della temperatura strettamente legati all'andamento climatico, caratterizzati da valori molto ridotti nei mesi invernali ed estremamente elevati nei mesi estivi. Va ricordato, al proposito, che un incremento della temperatura del corpo idrico accelera la cinetica delle reazioni biochimiche: maggiore deossigenazione del corpo idrico, incremento più rapido della biomassa del biota, diminuzione della concentrazione di saturazione dell'ossigeno, con conseguente riduzione dell'intensità del processo di reazione; • valori del pH sostanzialmente stabili; • valori dei solidi sospesi e della conducibilità elettrica caratterizzati da sensibili oscillazioni, con tendenza ad incrementarsi nella seconda metà del periodo di misura (giugno-dicembre). Per la sola conducibilità, inoltre, è stato possibile rilevare un aumento dei valori rilevati nel periodo 20062007; • valori dell'ossigeno disciolto caratterizzati da notevoli oscillazioni, ma in generale alquanto ridotti e con un particolare preoccupante abbattimento della percentuale di O2 per i tre prelievi effettuati nell'anno 2007; • valori del BOD5 e del COD contraddistinti da notevoli oscillazioni, con un significativo preoccupante incremento per i rilievi effettuati nel 2007; • valori dell'azoto ammoniacale (NH4) e dell'azoto nitrico (NO3) caratterizzati da sensibili oscillazioni, con una tendenza ad incrementarsi nella seconda metà del periodo di misura (giugno-dicembre). E' stato, inoltre, ancora rilevato - per il solo Azoto ammoniacale - un significativo allarmante incremento per i rilievi effettuati nel 2007; • valori del fosforo totale sempre abbastanza ridotti; • valori dell'Escherichia coli caratterizzati da notevoli oscillazioni, con un valore anomalo (pari a

230000 UFC/100 ml) rilevato nel giugno 2007; • tra i microinquinanti, nel 2001-2002 sono risultati al di sopra dei valori di soglia il cromo totale, il mercurio ed il piombo, nel 2003 il cromo totale ed il piombo, nel periodo 2004-2007 il cromo totale. I dati mensili dei parametri chimico-fisici resi disponibili dall'ARPAC per la stazione di Ponte S.Pietro hanno messo in evidenza una situazione ambientale del torrente Solofrana nel complesso preoccupante, con un peggioramento di un certo rilievo almeno per alcuni parametri - nell'anno 2007 (ultimi rilievi effettuati). In Tab. 1 è sintetizzato l'andamento dello Stato Ambientale del Corso d'Acqua (SACA) nel periodo 2002-2006. E' evidente dalla tabella un lieve miglioramento dello Stato Ambientale nel 2005, per quanto concerne sia il Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori (che passa dalla classe 4 alla 3), sia l'Indice Biotico Esteso (che passa dalla classe 5 alla 4), mentre rimane, purtroppo, invariata la situazione dei parametri chimici integrativi relativi ai microinquinanti organici ed inorganici, che risultano ancora superiori ai valori di soglia (Cr totale). Tab. 1. Stazione Ponte S. Pietro - SACA 2002÷2006

(*) dato desunto dal consulente per le "Acque superficiali"

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Il valore del LIM desunto per l'anno 2006 - peraltro sulla scorta di soli sei rilievi - individua, invece, un chiaro peggioramento dello stato chimico-fisico delle acque del torrente Solofrana, confermato dai tre rilievi del 2007 - dai quali ovviamente non è stato possibile dedurre il Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori - estremamente preoccupanti sia per quanto riguarda i parametri macrodescrittori che i parametri chimici integrativi relativi ai microinquinanti organici ed inorganici (in particolare il cromo totale). La situazione ambientale descritta è confermata dai dati sedimentologici (prelievi effettuati sui sedimenti del fiume Sarno e dei suoi affluenti nel 2004 a cura del Commissario Delegato e Ex O.P.C.M. 3270/2003) relativi al tratto del torrente Solofrana compreso nell'area oggetto di studio, che sottolineano effetti di contaminazione industriale.

ULTERIORI INDAGINI CHIMICO-BIOLOGICHE A completamento delle attività di monitoraggio qualitativo, sono state predisposte una serie di indagini di approfondimento chimico-biologico1. In particolare, le indagini sono state riferite ad una rete di monitoraggio costituita da n. 5 stazioni lungo il torrente Solofrana, scelte sia per la loro significatività nell'ambito della valutazione dello stato di qualità del torrente, sia per la loro accessibilità: stazione n. 1 - Solofrana "bianco" stazione n. 2 - Solofra stazione n. 3 - CODISO 1 stazione n. 4 - CODISO 2 stazione n. 5 - Confluenza STAZIONE N. 1 - SOLOFRANA "BIANCO" ubicata nei pressi delle Bocche Soprano, rappresenta il cosiddetto "punto di bianco" del corso d'acqua Posta a monte del torrente Solofrana, rappresenta il punto di incontro delle acque provenienti dal "vallone dei Granci" e dal "vallone Santo Spirito". 54 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

STAZIONE N. 2 SOLOFRA situata nelle vicinanze del comune di Solofra, nei pressi del vallone Toppola STAZIONE N. 3 CO.DI.SO. 1 ubicata a monte dell'impianto di depurazione ex CO.DI.SO. STAZIONE N. 4 CO.DI.SO. 2 situata a valle dell'impianto di depurazione ex CO.DI. SO., all'incirca 700 m a monte di Ponte S. Pietro STAZIONE N. 5 CONFLUENZA ubicata a monte della confluenza del torrente Solofrana nell'Alveo Comune Con riferimento alla rete di monitoraggio, sono state effettuate le seguenti campagne di misura: 1. due prelievi dei parametri Macrodescrittori (in data 17.04.2008 e 28.05.2008); 2. una mappatura per l'Indice Biotico Esteso (in data 17.04.2008); 3. il rilievo dell'Indice di Funzionalità Fluviale (in data 17.04.2008). I risultati ottenuti sono sintetizzati, per quanto concerne il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) e l'Indice Biotico Esteso (IBE), nella Tab. 2, dalla quale si evince quanto segue: • con riferimento al Livello di Inquinamento da Macrodescrittori, è evidente un netto peggiora-


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mento per tutte le stazioni tra aprile e maggio 2008, in termini sia di punteggio che di classe, con l'eccezione della stazione n. 2 - Solofra; • un progressivo peggioramento sia del LIM che dell'IBE lungo l'asta fluviale da monte verso valle, con uno Stato Ecologico del Corso d'Acqua che da sufficiente (stazione Solofrana "bianco") diviene scadente (stazione Solofra) e successivamente pessimo (per le tre stazioni successive); • lo Stato Ecologico è quasi sempre negativamente condizionato dall'Indice Biotico Esteso, che, in

particolare per le ultime tre stazioni, individua un ambiente "fortemente inquinato o fortemente alterato". La situazione descritta, preoccupante dal punto di vista ambientale, è confermata dai dati desunti per l'Indice di Funzionalità Fluviale, sintetizzati in Tab.3 e 4, che individuano un "Giudizio di Funzionalità Fluviale" "scadente" o "pessimo" per l'intero tratto fluviale preso in esame e, per le prime due stazioni, addirittura peggiore dello Stato Ecologico. E' da rilevare, altresì, il punteggio estremamente basso che caratterizza la stazione finale ("Confluenza").

Tab. 2. Torrente Solofrana Campagna di monitoraggio 2008 (LIM e IBE)

Tab. 3. Torrente Solofrana Campagna di monitoraggio 2008 (IFF)

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Tab. 4. Torrente Solofrana - Campagna di monitoraggio 2008 (Giudizio di Funzionalità) Nel complesso, quindi, pur tenendo conto che i dati di campo raccolti nel corso dello studio sono ancora ridotti e perciò tali da consentire solo valutazioni di carattere preliminare, non può che concludersi che lo stato di qualità ambientale del torrente Solofrana è risultato nel complesso decisamente negativo, sia dal punto di vista fisico-chimico che biologico, sia, infine, secondo l'analisi integrata del sistema fluviale effettuata mediante l'Indice di Funzionalità Fluviale. Lo stato di fatto rilevato mette ovviamente in evidenza l'opportunità di proseguire le indagini chimiche, biologiche ed ecologiche avviate.

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IL MONITORAGGIO QUANTITATIVO Per quanto concerne le attività di monitoraggio quantitativo, si è proceduto preliminarmente alla verifica dello stato di esercizio della stazione idrometrica di Ponte S. Pietro (Montoro Superiore), gestita in telemisura dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile. Al fine di rendere attendibili le misure della suddetta stazione, è stato necessario procedere preventivamente ad un intervento di sagomatura dell'alveo del torrente Solofrana ed alla successiva taratura della scala di deflusso. La stazione ha funzionato regolarmente dal 18.12.2006 sino all'ottobre 2007, quando, per l'effetto combinato di alcuni eventi di piena e di interventi non autorizzati di modificazione del fondo alveo con asporto di materiale, la geometria della

sezione di misura è risultata alterata in modo tale da rendere inattendibili i rilievi del teleidrometro, senza possibilità immediata di ripristino (se non a cura del Settore Regionale di Protezione Civile). Nel periodo successivo, quindi, a partire dal gennaio 2008, sono stati effettuati soltanto rilievi saltuari della portata (con mulinello idrometrico o recipiente tarato). Contestualmente, sono stati acquisiti i dati pluviometrici della medesima stazione di Ponte S.Pietro2, resi disponibili per il periodo 01.01.2006-30.04.2008. L'analisi dei dati meteorici ed idrometrici raccolti ha consentito le seguenti considerazioni: • i valori di maggiore entità della portata media giornaliera sono risultati in genere in fase con i principali eventi meteorici registrati; • atteso che nei periodi estivi il torrente Solofrana risulta non di rado asciutto - come evidenziato anche dai rilievi effettuati dall'ARPAC - e ricordando la sostanziale assenza di deflussi sorgentizi, in prevalenza captati e per la parte restante assorbiti dalla subalvea già in corrispondenza dell'abitato di Solofra, si può concludere che il torrente Solofrana può essere classificato nell'ambito dell'area di studio come un corso d'acqua intermittente; • l'analisi delle portate di magra, effettuata con riferimento ai dati dei giorni non piovosi del periodo dicembre 2006-luglio 2007, ha messo in evidenza che: - la portata nei periodi asciutti è caratterizzata da notevoli oscillazioni nell'arco della giornata, con variazioni orarie di notevole ed imprevedibile entità. In particolare, i valori orari massimi risultano anche 3-5 volte maggiori dei valori orari minimi e 2-3 volte maggiori dei valori medi ; - i valori orari massimi della portata in tempo asciutto risultano non di rado dello stesso ordine di grandezza dei valori registrati nel corso degli eventi meteorici o nei periodi immediatamente successivi; - i valori orari massimi della portata in tempo asciutto sono stati di frequente rilevati nelle ore notturne. 57 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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E', quindi, plausibile evincere che, nonostante gli interventi di riqualificazione e completamento del sistema di drenaggio urbano di Solofra citati in precedenza, le immissioni abusive di reflui di origine industriale sono ancora purtroppo di significativa entità. Tale conclusione appare confermata dallo Stato Ambientale sostanzialmente pessimo del torrente Solofrana desunto dal monitoraggio qualitativo, dalla presenza di notevoli quantità di cromo totale, rinvenute anche di recente (rilievi ARPAC, 2007), e dalle caratteristiche dell'acqua rilevate a Ponte S.Pietro (colore scuro, odore sgradevole, presenza di schiuma). In definitiva, quindi, appare verosimile che gli andamenti della portata rilevati nei periodi asciutti siano riconducibili al regime degli scarichi conciari e/o urbani (background industriale/refluo). Le considerazioni precedenti sono state confermate dai dati di portata raccolti saltuariamente con misure dirette nel periodo 30.01.2008-19.10.2008, che evidenziano il regime intermittente del torrente Solofrana, caratterizzato nel periodo giugno-ottobre 2008 da portate sempre molto ridotte (spesso dell'ordine di pochi l/s) o addirittura nulle (in particolare nel periodo settembre-ottobre 2008. Per quanto concerne la valutazione del Deflusso Minimo Vitale, è evidente, atteso il regime intermittente del torrente Solofrana strettamente correlato alle precipitazioni meteoriche e la componente "industriale" dei deflussi, caratterizzata da elevata variabilità 58 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

e notevole imprevedibilità, la sostanziale inapplicabilità delle metodologie in genere utilizzate per la valutazione del Deflusso Minimo Vitale (approccio idrologico, approccio idrobiologico, metodi ibridi). Allo stato, per una valutazione del DMV da considerarsi comunque orientativa, si è fatto riferimento alla relazione proposta dall'Autorità di Bacino Pilota del Fiume Serchio3, sviluppata dal gruppo di lavoro de l'Autorità di Bacino del Sarno nell’Ambito del “Progetto di Piano Stralcio della tutela della risorsa idrica (2002) con l'intento di correlare il Deflusso Minimo Vitale alla sopravvivenza delle comunità di organismi acquatici e, soprattutto, alla funzionalità globale ed alla naturalità degli ecosistemi fluviali. Si ricorda all'uopo che il suddetto approccio si basa sulla relazione: (1)

in cui: • Rspec: portata specifica (assunta dall'Autorità di Bacino Pilota del Fiume Serchio pari a 1.6 l/s km2 di bacino sotteso); • S: superficie del bacino sotteso (km2); • C: indice di piovosità; • D: indice altimetrico; • E: indice di permeabilità; • F: indice di qualità biologica; • G: indice di naturalità; • H: fattore definito dalla relazione: H = 1 + (Dx0,05) in cui D è la distanza (espressa in km) misurata lungo il corso d'acqua tra l'opera di presa e l'eventuale punto di restituzione; • Modulazione di portata: fattore correttivo assunto pari al 10% della differenza tra la portata naturale istantanea ed il DMV non modulato, in modo da "adattare" il Deflusso Minimo Vitale calcolato al regime idrologico del corso d'acqua.


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L'applicazione della (1) al bacino in esame, tenendo conto dei valori assunti dagli indici correttivi della portata specifica, conduce ad un valore del Deflusso Minimo Vitale del torrente Solofrana presso la stazione di Ponte S. Pietro all'incirca pari a 190 l/s, corrispondente ad un valore unitario dell'ordine di 8.5 l/s*km2. Al fine di tener conto delle differenze climatiche esistenti tra l'alta Toscana (bacino del Serchio) e l'area territoriale in esame, il DMV è stato stimato adottando nella già citata relazione (1) anche un più ridotto valore della portata specifica. In particolare, sono stati assunti per Rspec i valori 0.5 e 0.8 l/s*Km2, ottenendo valori del Deflusso Minimo Vitale dell'ordine di 0.060-0.190 m3/s, corrispondenti a valori unitari del DMV compresi nell'intervallo 2.7-8.5 l/s*km2. E' probabile, attese le già citate caratteristiche dei gruppi sorgentizi di alta quota, che in condizioni naturali alimenterebbero i deflussi superficiali del torrente Solofrana, che l'effettivo valore del DMV si possa attestare sui valori più ridotti dell'intervallo indicato.

INDIRIZZI E LINEE-GUIDA Sulla scorta delle attività sviluppate ed a supporto della programmazione e gestione del territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini, si è ritenuto utile procedere alla redazione di indirizzi e lineeguida per una pianificazione ambientale rivolta alla riqualificazione fluviale del torrente Solofrana, con l'obiettivo di ricostruire un'equilibrata interazione tra la rete idrografica ed il tessuto socio-economico, in una visione integrata a scala di bacino e con un orizzonte temporale di lungo periodo. In generale un processo di riqualificazione fluviale deve basarsi su una profonda revisione delle politi-

che di gestione delle acque, mirata all'attuazione di un intervento integrato con le seguenti finalità: • ridurre i consumi, favorendo il risparmio ed il riutilizzo idrico; • privilegiare interventi decentrati per il trattamento dei carichi civili, industriali e zootecnici - utilizzando tecnologie, come ad esempio la fitodepurazione - al fine di restituire l'acqua depurata alla circolazione naturale; • migliorare l'efficacia dei sistemi depurativi convenzionali, assicurandone un'attenta gestione e rinnovando le reti di collettamento, integrandoli ove possibile con zone umide e sistemi filtro forestali; • intervenire sui carichi diffusi agendo sulle fonti inquinanti (in particolare per i carichi agricoli), favorendo nel contempo la creazione di fasce tampone e zone umide; • incoraggiare soluzioni innovative integrate, che prevedano il recupero della naturalità, l'aumento dei tempi di residenza in alveo per lo sviluppo di fenomeni autodepurativi più spinti, la creazione di zone umide per assicurare riduzione del rischio idraulico, biodiversità e fitodepurazione; • con specifico riferimento all'area oggetto di studio, in linea generale si ritiene di poter suggerire gli interventi di seguito specificati. IMPLEMENTAZIONE DI UNA RETE DI MONITORAGGIO QUALIQUANTITATIVO DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI E SOTTERRANEI Tale rete di monitoraggio quali-quantitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei deve consentire: • la raccolta di dati qualitativi da affiancare a quelli della stazione di Ponte S. Pietro dell'ARPAC, costituendo un prezioso database per l'analisi dell'evoluzione dello Stato Ambientale del torrente Solofrana e l'individuazione dei parametri fisico-chimici, biologici e microbiologici maggiormente impattanti sull'ambiente fluviale; • la raccolta di dati quantitativi, per un immediato controllo delle immissioni industriali non autorizzate ed una più consapevole analisi del Deflusso Minimo Vitale, al fine di procedere ad eventuali revisioni delle concessioni di derivazione e di prelievo dalla falda; 59 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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• la verifica dello stato quali-quantitativo dei corpi idrici sotterranei, con particolare riguardo alle variazioni di livello della falda profonda. VERIFICHE FUNZIONALI DEL SISTEMA FOGNARIO-DEPURATIVO DI SOLOFRA Occorre procedere ad una verifica del grado di completamento e delle condizioni di funzionamento delle reti di drenaggio urbano ed industriale di Solofra e, più in generale, delle condizioni di collettamento dei reflui civili ed industriali agli impianti di depurazione preposti al rispettivo trattamento (Mercato San Severino e Solofra). Particolare attenzione andrebbe posta alle immissioni non autorizzate di reflui industriali nel torrente Solofrana, procedendo ad adeguati controlli e verifiche sul territorio.

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INTERVENTI DI CARATTERE IDROGEOLOGICO Per quanto riguarda le sorgenti e i punti d'acqua che in condizioni naturali alimenterebbero i deflussi superficiali del torrente Solofrana, le principali sono tutte utilizzate ed in parte in fase di esaurimento. Il gruppo sorgentizio Bocche Soprane - Bocche Sottane, il più importante a monte dell'abitato di Solofra, è attualmente captato dal Comune a scopo potabile; le sorgenti Laura e Labso, caratterizzate da una notevole escursione annua di portata a seconda del regime pluviometrico, vengono utilizzate a scopo potabile ed irriguo dal Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno. Occorrerebbe, quindi, per migliorare adeguatamente le caratteristiche quali-quantitative dei deflussi superficiali del torrente Solofrana ed assicurare la continuità longitudinale del sistema lotico, prevedere i seguenti interventi: • favorire la ripresa quantitativa dei deflussi superficiali, in particolare nel periodo di magra; • ridurre e/o razionalizzare i prelievi idrici dal sottosuolo, dimensionando l'entità dei prelievi alle potenzialità ed alla qualità delle acque dei bacini sotterranei, al fine di ripristinare i naturali rapporti falda-fiume; • prevedere il riuso dei reflui degli impianti conciari, al fine di favorire l'abbattimento dei prelievi dalla falda profonda, accompagnato dal riciclo delle sostanze chimiche utilizzate nel ciclo conciario. P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

Va, infine, considerata la possibilità di utilizzare le portate meteoriche e reflue drenate dalla rete mista e dalle reti "bianche" - con l'eccezione delle acque di prima pioggia - opportunamente trattate per incrementare i deflussi superficiali del torrente Solofrana e mitigarne l'intermittenza. In questa ottica, anche gli agglomerati urbani di modeste dimensioni e addirittura le case sparse potrebbero fornire un contributo, sia pure di modesta entità, se munite di impianti primari integrati dalla fitodepurazione.Più complesso appare, invece, il ricorso anche alle portate di scarico industriale - pur possibile in linea teorica con un adeguato trattamento delle acque - attesa la presenza di metalli pesanti e di inquinanti tossici. INTERVENTI DI RINATURALIZZAZIONE DELL'ALVEO E DELLE AREE RIPARIALI Preliminarmente, va precisato che l'area oggetto di studio, attesa la diffusa artificialità del corso d'acqua e l'estesa urbanizzazione delle aree riparie, appare caratterizzata: • da una scarsa potenzialità delle rive e delle aree riparie a sostenere un'elevata biodiversità; • da una modesta qualità paesaggistico-ambientale; • da una pressoché totale assenza delle strutture idonee al filtraggio ed al bioaccumulo dei nutrienti e degli inquinanti. Gli interventi di rinaturalizzazione delle rive e delle aree riparie, da effettuarsi principalmente con tecniche di ingegneria naturalistica, dovrebbero quindi essere mirati a conseguire risultati non solo in termini di sistemazione idraulica, ma anche di creazione di macro e micro-ambienti naturali, di miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli e delle acque, di arricchimento del paesaggio. In maggior dettaglio, gli interventi di rinaturalizzazione dovranno tendere: • al ripristino e/o alla ricostituzione, ove e per quanto possibile, dell'ecotono ripariale del torrente


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Solofrana, riqualificandone la struttura e la composizione floristica. Oltre al mantenimento delle aree naturali, quindi, occorrerà procedere a reimpianti di vegetazione e ad interventi di deartificializzazione, allargando l'alveo, ove possibile, anche nelle aree urbanizzate; • all'eliminazione, ove possibile, delle tipologie di rivestimenti "irrigidenti" presenti lungo il corso d'acqua, ed alla loro sostituzione con tipologie di rivestimenti realizzati secondo le tecniche dell'ingegneria naturalistica; • alla riqualificazione nel suo complesso del quadro paesistico del corso d'acqua e degli ambienti ripari. In linea di massima, salvo studi di maggior dettaglio per una più puntuale definizione delle opere da realizzarsi, potrebbero prevedersi: • per il tratto a monte dell'abitato di Solofra: nel tratto iniziale dell'asta torrentizia, dalle sorgenti lungo il "Vallone delle Bocche" sino alla circonvallazione di Solofra, interventi di rinverdimento e deartificializzazione delle sponde e di restauro degli argini e dei salti di fondo esistenti; • per il tratto nell'abitato di Solofra: in tale tratto l'alveo fluviale è in gran parte cementato, per cui potrebbero essere previsti limitati interventi di rinverdimento delle sponde e l'eventuale messa a dimora di filari alberati; • per il tratto sino al Ponte S. Pietro: interventi di rinverdimento e deartificializzazione delle sponde, restaurando nel contempo i tratti arginali ammalorati; • per l'intera asta fluviale interventi di pulizia dell'alveo. Per approfondimenti, si veda il Report Integrale Ambito "Acque Superficiali" - Cd rom allegato al presente Quaderno.

NOTE 1. Nell'ambito dello Studio, l'Autorità di Bacino del Sarno ha predisposto ulteriori indagini di campo svolte con la collaborazione del prof. Marco Guida (Università degli Studi di Napoli "Federico II"). 2. Regione Campania - Settore Programmazione Interventi di Protezione Civile sul Territorio Centro Funzionale per la previsione meteorologica e il monitoraggio meteo-idropluviometrico e delle frane. 3. Delibera Comitato Istituzionale n.121 del 01/08/2002.

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ecologia degli ambienti fluviali PREDISPOSIZIONE ED APPLICAZIONE DI UN MODELLO DI VALUTAZIONE INTEGRATA APPLICATA AL SISTEMA FIUME ALTO SARNO-SOLOFRANA-CORRIDOIO FLUVIALE prof. ssa M.Giovanna Braioni con la collaborazione di: arch. Anna Braioni dott.ssa Adriana Locascio prof. Gianpaolo Salmoiraghi dott.ssa M.Cristina Villani


ecologia degli ambienti fluviali

I corsi d'acqua - le aree riparie - i corridoi fluviali costituiscono sistemi ad elevata complessità ambientale, territoriale e paesaggistica. Sono caratterizzati da specifici flussi, da scambi di materia e di energia, da intense interrelazioni e interconnessioni che si articolano e interagiscono in un contesto pentadimensionale, • longitudinale: dalla sorgente alla foce; • trasversale: alveo fluviale - aree riparie - corridoio fluviale; • verticale: colonna d'acqua - alveo - ambiente interstiziale e freatico - acquiferi profondi; • temporale: a) per l'adattamento dei cicli biologici dei biota (che partecipano stabilmente o parzialmente ai processi trofico - funzionali) alle variazioni stagionali e morfo-idrologiche degli ambienti fluviali, b) per le loro migrazioni, costituendo, per quest'ultimo aspetto, una vulnerabile ma capillare e continua rete ecologica; • nell'ambito del sistema territoriale, per l'evoluzione economica, sociale, culturale delle popolazioni residenti. In tal senso, i corridoi fluviali rappresentano aree ad elevata vulnerabilità in quanto le modalità dello sviluppo antropico hanno

culturale - storico - ambientale sintetizzata nel paesaggio fluviale (Braioni et al., 2005). A fronte di questi rischi e pericoli, il Sistema F. Alto Sarno - Solofrana - corridoi fluviali presenta peculiari caratteristiche geo - morfo - idrogeologiche legate all'attività del Vesuvio ed è: a) porta nord-ovest di accesso al Parco Regionale dei Monti Picentini, b) importante componente della Rete Ecologica della Regione Campana che unifica, grazie alla presenza di Habitat comunitari e alla conservazione della struttura del paesaggio, di manufatti e di presenze insediative di valore storico, i siti SIC e ZPS con i Siti di rilevante interesse storico, archeologico, paesaggistico - ambientale (Braioni A., 2008; Braioni et al., 2008; Locascio, Salmoiraghi, 2008; Villani, 2008; AA.VV.AdB Sarno 2004-2008). In questo contesto di forte coesistenza di elementi di pregio, di degrado e di rischio è stato predisposto il modello di valutazione integrata.

1. Il modello di valutazione integrata

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determinato, in molte zone, a causa dei contrastanti usi delle risorse legate al fiume e al territorio, il rischio di perdita della biodiversità e della funzionalità dei processi, da cui dipende la conservazione delle risorse e lo sviluppo antropico, il pericolo di calamità quali esondazioni e siccità prolungate, la perdita dell'identità P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

La definizione di linee metodologiche di valutazione integrata, in funzione della gestione, tutela e pianificazione sostenibile e del ripristino della risorsa acqua, richiede un metodo di lavoro basato fondamentalmente su tre momenti, così definibili per grandi categorie: a) individuare gli specialismi, cioè le diverse discipline che possono approfondire tutti gli aspetti inerenti i temi, b) raccogliere le informazioni necessarie già con l'obiettivo di poterle correlare sia in modo aggregato che disaggregato, c) integrare i risultati per definire un'unica visione di piano/progetto (Braioni et al., 2005, 2008a). La novità del metodo utilizzato consiste nel rapporto stretto tra i diversi tipi di indagine fino dal momento dell'impostazione dei rilevamenti così da poter: 1) integrare al massimo le informazioni a partire dai lin-


ecologia degli ambienti fluviali

guaggi, 2) definire già nell'impostazione i temi di confronto tra gli specialismi, 3) basare, di conseguenza, la pianificazione dei corridoi fluviali sulla valutazione degli elementi di qualità/degrado/rischio e cioè sulla sensibilità ecologico - paesaggistica.

L'applicazione di questo metodo al Sistema F. Alto Sarno Solofrana - corridoio fluviale, ha comportato (tenendo in considerazione anche i limiti e le specificità dell'incarico), l'elaborazione del modello descritto in Fig. 1 (rimandando alla relazione estesa consegnata all'AdB Sarno la lettura esaustiva).

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2 Di quali informazioni necessita: la scelta degli Indici/indicatori

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Qualunque livello di Pianificazione territoriale (da area vasta a locale, da distretto a bacino e sottobacino idrografico) riguardante i Piani di Tutela (WFD 60/2000) o di A.I.A., V.I.A., V.I., V.A.S. (così come raccomandato, anche, dalla Convenzione Europea sul Paesaggio), richiedono un quadro informativo idoneo a scomporre la complessità territoriale dovuta a fattori sia naturali che antropici, analizzati anche nel loro evolversi temporale e, quindi, a ricomporla in funzione dei diversi livelli di operatività e decisionalità. In altri termini, appare indispensabile l'utilizzo di strumenti idonei a: 1) valutare, in modo integrato, i risultati delle diverse discipline coinvolte nella gestione e nella pianificazione, 2) definire gli scenari reali possibili per il modificarsi di una o più variabili che costituiscono la complessità ambientale, paesaggistica, territoriale; tutto ciò per ottimizzare le Risposte (utilizzando la terminologia del Modello DPSIR dell'EEA), compatibili con le caratteristiche e le potenzialità di sviluppo del territorio - ambiente - paesaggio, 3) fornire risultati e risposte comprensibili a tutti gli utilizzatori, con ciò intendendo soprattutto le popolazioni residenti coinvolte e i portatori di interessi socio-economico-ambientali. Di conseguenza, nel processo di piano e nel processo di valutazione, la scelta degli Indicatori/Indici più idonei a scomporre la complessità ambientale - territoriale e a ricomporla in modo aggregato in funzione degli obiettivi prescelti, è uno dei nodi essenziali sia nella fase di elaborazione dei Piani-Processo, sia nella fase di valutazione, sia in quella successiva di Attuazione e Gestione degli stessi (Braioni et al., 2008a,b). Nel lavoro di catalogazione e riordino degli Indicatori degli ecosistemi per il governo del territorio (AAA, 2005; Malcevschi, 2005 in Braioni et al., 2005), è stata introdotta la categoria di "Entità complesse" e di "Indici complessi biologici, ecologici, paesaggistico - ambientali" (Braioni et al., 2005), caratterizzati da elevata sensibilità, specificità, complementarietà, e idonei a permettere le procedure di cui sopra ed anche l'elaborazione di mappe particolari derivanti dall'integrazione dei risultati di diverse analisi disciplinari (Braioni et al., 2006, 2008b; Day et al., 2008). Tenuto conto di quanto sopraesposto, dei dati forniti dall'Autorità di Bacino del Sarno (2004-2007), dagli altri settori (Giugni, 2008; Guida 2008; Celico, Habetswallner, 2008, Della Gatta, D'Alterio, P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

2008) e delle finalità dello studio, è risultata conseguente la scelta di valutare: 1) la flora e la vegetazione dell'intero bacino mediante rilevamenti floristici e fitosociologici per colmare l'assenza di dati, 2) la qualità paesaggistico - ambientale del corridoio fluviale mediate l'applicazione dell'Environmental Landscape Index (E.L.I.), 3) la qualità naturalistica e filtro - tampone delle rive e delle aree riparie mediante l'applicazione rispettivamente del Wild State Index (W.S.I.) e del Buffer Strip Index (B.S.I.). Quest'ultimi Indici complessi, infatti, come ampiamente descritto nel manuale di applicazione (Braioni et al., 2008a) sono adatti a definire le informazioni necessarie ad una corretta pianificazione (Braioni et al., 2005; 2006, 2008b). Specificità: • E.L.I.: la valutazione è espressa in termini di sensibilità alla trasformazione del territorio, cioè la capacità che può avere o non avere il territorio o parti del territorio a modificarsi senza perdere o, anzi, acquisendo valore ambientale; • W.S.I.: valuta la potenzialità delle rive e delle aree riparie a sostenere una elevata biodiversità sulla base della diversità, ricchezza e complessità degli habitat fluviali. Infatti i cambiamenti di quest'ultimi, a seguito degli usi del territorio, influenzano i popolamenti biologici direttamente o indirettamente, stabilmente o per parte del loro ciclo biologico. • B.S.I.: valuta la potenzialità delle rive - aree riparie a trattenere, filtrare, bioaccumulare i nutrienti e gli inquinanti trasportati da monte e depositatisi sulle aree esondate e/o percolanti dal territorio circostante sulla base del grado di complessità delle strutture morfologiche, idrologiche e vegetazionali presenti. Sensibilità: • E.L.I.: valuta 86 variabili, 304 Modalità raggruppate in 6 Gruppi di Elementi (1.Presenze insediative,


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3. Localizzazione dei tratti esaminati 2. Viabilità e Infrastrutture, 3. Elementi vegetazionali, 4. Elementi d'acqua, 5. Altri Elementi, 6. Scena visiva) rilevati in una ben definita Area omogenea del corridoio fluviale, suddivisa dal percorso principale in ADR1 (dal punto stazione verso il fiume) e in ADR2 verso l'interno.(Fase 2 Analisi ed interpretazione dei dati 2.1.1.Peculiarità dell'E.L.I., del W.S.I., del B.S.I.). • WSI: valuta 23 variabili e 163 modalità riunite in 8 Sub_Indici in un'area di 100 m localizzata all'interno dell'Area omogenea rilevata dall'E.L.I.(Fase 2 Analisi ed interpretazione dei dati 2.1.1.Peculiarità dell'E.L.I., del W.S.I., del B.S.I.). • BSI: valuta 24 variabili e 179 modalità riunite in 5 Sub_Indici .(Fase 2 Analisi ed interpretazione dei dati 2.1.1.Peculiarità dell'E.L.I., del W.S.I., del B.S.I.). Complementarietà: ELI, WSI, BSI presentano elevata complementarietà tra loro e con altri Indici/indicatori. In particolare, l'elevata correlazione tra le qualità del W.S.I. e del E.L.I. e la presenza di Habitat prioritari, comunitari conferma che se si elimina o si banalizza la complessa struttura della vegetazione - Habitat, si incide negativamente anche sulla biodiversità e sulla qualità visiva. Viceversa, tutelando o migliorando l'aspetto paesaggistico, aumenta la qualità naturalistica delle aree riparie e la biodiversità. L'andamento spesso simile tra le qualità del WSI e del BSI evidenzia come la riduzione/banalizzazione della vegetazione - Habitat (per l'eccessiva antropizzazione/artificializzazione) causa l'eliminazione delle strutture morfo-idrologiche - vegetazionale adibite alla funzione autodepurativa (Braioni et al., 2005, 2006, 2008).

Il modello di valutazione integrata è stato applicato, come richiesto dall'incarico, su due aree del Sistema T. Solofrana - corridoio fluviale in funzione della formulazione di azioni-soluzioni-progettiinterventi che coniunghino tutti gli aspetti (antropici, naturalistici, ecosistemici-ambientali strutturali e funzionali, morfo-idrologici, idrogeologici ed idraulici) della sostenibilità e inneschino un processo virtuoso che evidenzi in modo generalizzato, anche ai portatori di interesse, i vantaggi della sostenibilità e dell'essere parte della Rete naturalistica-ambientale-paesaggistica, storico-monumentale della Regione Campana. Quest'ultimo aspetto risulta particolarmente importante in quanto le aree demaniali sono assenti. Il modello proposto è stato ulteriormente validato su altri tratti del sistema F. Alto Sarno - Solofrana - corridoio fluviale, applicandolo ai risultati acquisiti su altri tre tratti rientranti nella proposta di riperimetrazione del Parco del Bacino idrografico del Fiume Sarno. (All. 1 - Cd-rom allegato - La qualità paesaggistico - ambientale, ecologico - naturalistica e vegetazionale di tre tratti del Sistema F.Alto Sarno - Solofrana - corridoio fluviale). Qui di seguito si riportano, per ognuno dei cinque tratti: • nelle figure, le aree rilevate dal E.L.I., W.S.I., B.S.I., le qualità aggregate dei tre Indici e disaggregate dei 6 Gruppi di Elementi del E.L.I. (come indicati in Tab. 1a - Cd-rom allegato) e dei Sub_Indici del W.S.I. e del B.S.I. (come riportati in Tab. 1b - Cd-rom allegato), gli Habitat comunitari individuati dall'Analisi fitosociologica, alcune foto dei repertori fotografici del E.L.I., W.S.I., B.S.I., • nel testo, le caratteristiche e le indicazioni più significative emerse dal processo di valutazione integrata, rimandando la lettura integrale dei risultati alla relazione consegnata all'Autorità di Bacino del Sarno.

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4. Valutazione integrata dei due tratti del Sistema Torrente Solofrana - corridoio fluviale nel Parco Regionale dei Monti Picentini Sottobacino sotteso Superficie pari a 39 km2; prevalenza di Boschi di latifoglie, più ridotte le Aree urbanizzate, i Sistemi colturali, i Frutteti, i Castagneti da frutto, i Cespuglieti e arbusteti e le colture Ortive (Locascio, Salmoiraghi, All.1.1). A quote superiori ai 500 m, in ambiente di pendio sono presenti formazioni arboree riconducibili al aggruppamento a Ostrya carpinifolia, importantissimo per il consolidamento dei versanti, formazioni seminaturali (in quanto un tempo ceduate), di un certo pregio caratterizzate da: 1) uno strato arboreo dominato da Ostrya carpinifolia, con Acer pseudoplatanus e Tilia cordata, 2) uno strato arbustivo in cui compaiono Cornus mas e Corylus avellana, 3) uno strato erbaceo con Festuca altissima, Luzula forsteri, Brachypodium sylvaticum (Villani, 2008). L'Indice di Naturalità della Vegetazione (IVN di Pizzolotto e Brandmayr, 1996) evidenzia una buona valenza naturalistica (Locascio, Salmoiraghi, 2008 All.1.1). Le specie di pregio (Eurimediterranee e Stenomediterranee) a) legate ai boschi termofili (Quercus ilex, Quercus cerris, Fraxinus ornus, Daphne laureola, Ruscus aculeatus), b) censite sui muretti a secco delle rive del T. Solofrana (fra cui Umbilicus rupestris, Centranthus ruber, Minuartia mediterranea, Saxifraga tridactylites, Sedum dasyphyllum), c) il rinvenimento di Centaurea deusta, endemica della penisola italiana fuori dal tratto e di Linaria purpurea (ad areale limitato all'Italia centro-meridionale) su un'affluente del T. Solofrana, testimoniano l'importanza di conservare a) nelle aree montane, i versanti boscati fino ai corsi d'acqua b) nel fondovalle, le strutture idrauliche "storiche", c) la necessità di rilevare la rete idrica per l'intero periodo vegetativo (Villani, 2008). Le sorgenti con portata variabile da 0,l/s a 40 l/s, nei periodi di magra sono asciutte o quasi (0,1 l/s). I tratti torrentizi perenni, rari, sono limitati a poche centinaia di metri e con portate di pochi l/s. Le portate, nel tratto a valle di Solofra fino a S. Pietro, sono mediamente più alte a causa degli scarichi di alcune concerie. (Celico e Habetswallner, 2008). A conferma, durante il monitoraggio idro-pluviometrico a S. Pietro nel bimestre giugno-luglio, caratterizzato da assenza di precipitazioni, il deflusso idrico è garantito solo dagli scarichi: la portata istantanea varia da alcune decine di l/s a migliaia e il valore medio mensile (131,9 l/s) con oscillazioni da 59 a 1893 l/s è inattendibile e spiegabile solo da questi scarichi. Ne consegue che la conoscenza delle concessioni delle captazioni da sorgenti e da pozzi (sottrazione della risorsa "pulita" al reticolo superficiale) e degli scarichi che la rilasciano "non autodepurata", rappresenta un'azione prioritaria 1) per evidenziare i fattori antropici e le fruizioni che condi-

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zionano il bilancio idrico, 2) per avvalersi degli scarichi (in termini di volume) mediante l'incentivazione della loro depurazione e dell'autodepurazione (in termini di qualità), così da riportare il deflusso in alveo al suo naturale andamento intermittente. Gli scarichi civili e industriali, nel rapporto 70% e 30% secondo il censimento ARPAC antecedente al piano di allacciamento al depuratore Alto Sarno, peggiorano la qualità delle acque. Tra Solofra e Nocera Inferiore, IBE e LIM (Giugni et al., 2008) hanno evidenziato 1) apporti di acque reflue, non depurate, provenienti da civili abitazioni, 2) come lo Stato Ecologico buono possa essere raggiunto solo da azioni che incrementino la depurazione all'origine e/o incentivino i processi autodepurativi del torrente, i cui sedimenti risultavano contaminati da Cromo e Cadmio (AdB Sarno, 2004). La contaminazione da nitrati delle falde superficiali (AdB Sarno, 2004) è confermata dalla presenza di formazioni erbacee nitrofile e di praterie nitrofile con infiltrazioni di flora alloctona. Nonostante questi fattori di degrado, di disturbo e di rischio, nei 2 km posti a monte di S. Pietro l'analisi fitosociologica della vegetazione ha evidenziano, in alveo, vegetazioni da tutelare in base alla Direttiva 42/93, la qualità naturalistico - ecologica delle rive e delle aree riparie caratteristiche morfo-idrologiche e vegetazionali idonee a sostenere un'elevata biodiversità e a riavviare i processi autodepurativi, la qualità paesaggistico - ambientale del corridoio fluviale caratteristiche paesaggistico - storico ambientali da tutelare e valorizzare. La co-presenza dei fattori di degrado, di pericolo, di tutela rendono, pertanto, i due tratti idonei all'applicazione del modello sopra descritto. I due tratti Si estendono tra il raccordo autostradale di Montoro S. fino all'ampia area agricola posta ad ovest di S. Pietro (Montoro I.) Il T. Solofrana scorre tra versanti relativamente alti e ripidi, con un percorso meandriforme, scendendo da quota 223 m a 200 m s.l.m.. Riceve le acque convogliate dai Monti Picentini nei Valloni Incoronata, Stra e Case Pepe. La fascia valliva C, corrispondente all'esondabilità più estesa e meno ricorrente, segue la conformazione della valle e i salti di quota dei versanti. L'area montana a


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rischio esondazione si estende alla confluenza dei valloni Incoronata e a monte di S. Pietro. Uso del suolo: a) colture permanenti, frutteti e frutti minori e boschi a latifoglie nei terrazzi più elevati, b) area urbanizzata (S. Pietro e area subito a monte). La qualità paesaggistico - ambientale del corridoio fluviale è stata rilevata in 5 Aree omogenee: 2 nel I tratto, 3 nel II. La qualità naturalistica e filtro tampone delle rive e delle aree riparie in 11 aree: 7 nel I tratto, 4 nel II. La vegetazione e i sedimenti in due punti: 1 nel primo tratto e 1 nel secondo; il biota, la qualità delle acque e la portata a S. Pietro. Tratto 1 Rappresentativo del corridoio fluviale "montano", conserva ancora condizioni di naturalità. Si estende dalla curva a gomito nel comune di Montoro S. alla periferia (non inclusa) di S. Pietro (Monitoro I.); il corridoio fluviale è delimitato a nord dai salti di quota, resi ancor più visibili dai terrazzi coltivati, a sud dall'Autostrada Salerno - Avellino.

Area omogenea SOLAV000.01 Montoro Superiore - Ponte S. Pietro Dall'ansa a gomito, 2,3 km a valle del depuratore di Solofra, fino al ponte che collega le masserie, poste sui terrazzi fluviali in destra Solofrana, al centro abitato di Montoro S.. Si estende, in destra orografica, da quota 240 a 223,5 m s.l.m., in sinistra segue il livello di quota dei 235 s.l.m.; corridoio fluviale a prato con boschi di castagno e farnia-roverella. Lungo il tratto naturale vi confluiscono le acque incanalate nei Valloni Incoronata e Stra. Rientra nella fascia valliva C e nelle area di riserva integrale e controllata secondo la riperimetrazione del Parco del F. Sarno; il versante nella stretta curva a gomito in dx è franato. La regimazione delle acque, di epoca borbonica, è ancora osservabile: muri di contenimento e briglie in sasso, talvolta sostituito con il cemento nei tratti ammalorati. Il percorso principale è la strada di collegamento delle masserie al centro abitato di Montoro S. mediante un sottopasso del raccordo autostradale.

Rappresentazione schematica su ortofoto (Volo Auselda, fornito dall'AdB del Sarno) delle Aree e delle qualità rilevate da ELI nelle Aree omogenee SOLAV000.01 e SOLAV000.02, da WSI, BSI nelle aree riparie 14, 5-7 e dell'Habitat comunitario (Braioni et al., 2008)

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La qualità paesaggistico - ambientale è buona. Le presenze insediative rappresentate solo da corti rurali non incidono negativamente sulla qualità complessiva così come la Viabilità ed Infrastrutture che mostra, tra l'altro, manufatti idraulici di valore storico. La qualità degli Elementi vegetazionali è sempre ottima per la presenza - leggibilità del bosco, di masse arboree e di alberi isolati notevoli. Modesta è la presenza delle colture ortensi e dell'incolto, mentre più rilevante è il frutteto. Le strutture fatiscenti a servizio delle attività agricole rilevate solo in ADR2 abbassano la qualità che rimane ottima in ADR e ADR1. La scena visiva è buona dove la visibilità è diretta; il paesaggio circostante verso il fiume e verso l'interno è in prevalenza coltivato e vegetazionale; la morfologia del terreno presenta notevoli dislivelli. La scena visiva migliora in ADR2 per un landmark (il santuario immerso nel versante boscato) visibile dal punto stazione verso l'interno

Alcune immagini del repertorio fotografico dell'E.L.I., del BSI, del WSI e dell'analisi fitosociologica dell'Area omogenea SOLAV000.01 Montoro superiore - Ponte S. Pietro (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)

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La buona qualità paesaggistico - ambientale è confermata dalla presenza dell'Habitat comunitario 3270 "Rivers with muddy banks with Chenopodion rubri p.p. and Bidention p.p. vegetation", inserito nell'elenco dell'Allegato I della Direttiva 92/43. Tipicamente si presenta, in primavera e all'inizio dell'estate, sotto forma di banchi argillosi ancora privi di vegetazione (sviluppo tardivo nel corso dell'anno). Negli anni sfavorevoli può essere debolmente sviluppata o completamente assente. Le specie indicatrici dell'Habitat secondo il "Manuale di interpretazione degli habitat" (E.C.DG.E., 2007) sono: Chenopodium album, Bidens tripartita, Xanthium spp., Polygonum lapathifolium. Le operazioni gestionali, pertanto non devono interferire con la conservazione di queste cenosi o ridurne l'espressione. Essa è ulteriormente confermata dalla qualità naturalistica. La potenzialità delle rive e delle aree riparie a sostenere un'elevata biodiversità nelle Aree 1-4 è sempre buona: le aree sono inserite in un paesaggio forestale-coltivato; le coltivazioni, se presenti lungo le aree riparie terrazzate, così come la viabilità allo stato attuale sono sostenibili con la qualità naturalistica. Le opere di sistemazione dell'alveo, di epoca borbonica (le briglie), favoriscono la stabilità dell'alveo e i movimenti a monte della "potenziale" fauna acquatica nonché il formarsi di piccoli greti e la colonizzazione dell'alveo da parte della vegetazione; parimenti le rive artificializzate con scogliere non cementificate a grandi e profondi gradoni permettono il naturale sviluppo della vegetazione erbacea. Nelle aree riparie la vegetazione arborea autoctona talvolta si estende senza soluzione di continuità. Di contro la qualità disaggregata di alcuni Sub_Indici segnala che un aumento ulteriore dell'antropizzazione delle aree riparie e la cementificazione delle rive e dell'alveo ridurrebbe drasticamente gli habitat idonei a sostenere un'elevata biodiversità. A conferma, la presenza di Cromo e Cadmio oltre i limiti di legge nei sedimenti rinvenuta nel 2004 e la inifluente - scarsa potenzialità filtro tampone, ad eccezione di un'area coincidente con il versante boscato, evidenzia la vulnerabilità del tratto già allo stato attuale.


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Area omogenea SOLAV000.02 Montoro Superiore - Ponte S. Pietro - discarica Si estende in continuazione alla precedente fino al limite della periferia di S. Pietro da quota 240 in destra e da 225 m in sinistra orografica alla quota di 216 m s.l.m. dell'alveo. Rientra nella fascia valliva C e nelle aree di riserva integrale e controllata della riperimetrazione del Parco Sarno. Vi confluiscono le acque dei Valloni Incoronata e Stra. Percorso principale: un sentiero parallelo al corso del torrente, alla base di un terrazzo fluviale. Visibili le opere di regimazione idrauliche di epoca borbonica. La qualità paesaggistico - ambientale rimane buona e le valutazioni disaggregate dei singoli Gruppi di Elementi evidenziano similarità con l'area contigua a monte. Tra queste vanno ancora segnalati i terrazzamenti, i manufatti di valore storico lungo le rive e in alveo (parimenti non leggibili verso l'interno in ADR2), così come la qualità degli Elementi vegetazionali, sempre ottima, con rilevante presenza del frutteto. La visibilità di una discarica verso il fiume rende pessima la qualità del Gruppo Altri Elementi in ADR e in ADR1, pur perdurando la presenza di attrattori; la qualità della scena visiva da ottima si abbassa a buona anche in ADR2, in quanto non sono più visibili gli elementi di qualità.

La qualità naturalistica delle rive e delle aree riparie è buona come nel tratto a monte ad eccezione dell'area in cui è presente la discarica, uno scarico e alcune costruzioni seppur precarie. Le strutture morfo-idrologiche e vegetazionali sono ininfluenti nel filtrare e bioaccumulare i nutrienti e gli inquinanti. La vulnerabilità dell'area è ulteriormente confermata dal peggioramento della qualità in presenza della discarica, localizzata in un'area a frequente esondabilità. Tratto II E' rappresentativo del sistema Solofrana - corridoio fluviale nella piana antropizzata: include le periferia di S. Pietro (Montoro I.) e parte del centro abitato. Le tre aree omogenee analizzate rientrano nella Fascia esondabile valliva C e montana e nelle tre aree a diversa tutela della riperimentrazione del Parco del F. Sarno; l'uso del suolo è a colture permanenti, frutteti e frutti minori, superfici urbanizzate e impermeabili. A Ponte S.Pietro confluiscono intubate le acque percolanti dall'area montuosa. Area omogenea SOLAV000.03 S. Pietro - periferia di centro abitato. Dove la valle si amplia verso la piana di S. Pietro fino alla grande fabbrica inclusa. Alveo con numerose briglie e rive regimate già in epoca borbonica con conci di pietra locale e sassi di fiume (le parti ammalorate ripristinate con c.a.). Area omogenea SOLAV000.04 S. Pietro - centro abitato e campagna Il corridoio fluviale è delimitato dalle strade di collegamento tra centri. L'Autostrada, non compresa, scorre sopraelevata al piano di campagna (223 m s.l.m.). Il centro abitato è posto su un insediamento storico, la chiesa parrocchiale lungo la via principale. La campagna è coltivata in prevalenza a noccioleto. Area omogenea SOLAV000.05 Valle S. Pietro Il corridoio fluviale in sinistra orografica corrispondente al terrazzo delimitato dall'autostrada a quota 212 m s.l.m. e discende con balze successive fino ai 200 m dell'alveo; in destra è a quota più bassa (203-205 m s.l.m.) con edifici sparsi nell'entroterra, tipico della campagna urbanizzata. Nei 700 m di percorso l'alveo supera gli 8 m di dislivello con briglie in parte di epoca borbonica, in parte rifatte in c.a.

Alcune immagini del repertorio fotografico dell'E.L.I., del BSI, del WSI dell'Area omogenea SOLAV000.02 Montoro S. - Ponte S. Pietro - discarica (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)

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Rappresentazione schematica su ortofoto (Volo Auselda, fornito dall'AdB del Sarno) delle Aree e delle qualità rilevate da ELI nelle Aree omogenee SOLAV000.03, SOLAV000.04, SOLAV000.05, da WSI, BSI nelle aree riparie 8, 9, 10-11 e dell'Habitat comunitario (Braioni et al., 2008)

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In SOLAV000.03 la qualità paesaggistico - ambientale è complessivamente media in ADR, ADR1 e buona in ADR2. La qualità disaggregata del primo subindice, media in ADR, si eleva a ottima in ADR1 e ADR2 per la presenza del centro storico e la scarsa leggibilità verso il fiume degli Edifici industriali, benché la presenza sia notevole. La viabilità è rappresentata da una strada di collegamento tra centri; modesta è la presenza delle strade arginali in ADR e ADR1, non leggibili in ADR2; modesta la presenza dei parcheggi in ADR e ADR2, così come la loro visibilità; la notevole presenza di manufatti idraulici di valore storico (le briglie e i muretti di sostegno delle rive, il ponte) contribuisce ad elevarne il valore. Gli Elementi vegetazionali sono presenti in ADR e in ADR2 con alberi isolati notevoli e filari, oltre a modeste aree coltivate e incolti. La qualità della scena visiva è media: in entrambe le ADR il paesaggio circostante non sempre è visibile per la presenza di edifici. Nella seconda Area omogenea la qualità paesaggistico - ambientale è buona in ADR, media in ADR1 e ADR2. Le presenze insediative (inifluenti) in ADR e ADR1 sono caratterizzate dal centro urbano, di media dimensione. Come per la precedente area omogenea la visibilità (o non) dei manufatti idraulici di valore storico fa variare l'indice disaggregato. Gli elementi vegetazionali di buona qualità in ADR sono caratterizzati, diversamente dalle precedenti aree omogenee, dalla presenza anche del canneto, non leggibile in ADR1 e ADR2. La scena visiva è buona in ADR1 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

grazie all'aumento di naturalità del paesaggio circostante. In SOLAV000.05, a valle del centro cittadino di S.Pietro, la qualità paesaggistico ambientale migliora in ADR e ADR1, rimane media in ADR2. Gli insediamenti antropici non definiscono elementi di qualità. La presenza dell'Autostrada diversifica la qualità del sub-indice a seconda della sua visibilità. Ritornano ad essere presenti grandi masse arboree lungo il torrente. I detrattori, gli odori sgradevoli provenienti da attività, abbassano la qualità in ADR1; quest'ultimi associati ai rumori del traffico autostradale deprimono ulteriormente la qualità dell'ADR e ADR2. La scena visiva dal punto stazione è buona: la visibilità è filtrata, il paesaggio circostante non è sempre visibile per la barriera naturale delle masse arboree, il paesaggio visibile è prevalentemente coltivato e vegetazionale, il terreno presenta in ADR1 modesti dislivelli, in ADR2 notevoli dislivelli. A valle del ponte di S. Pietro, in alveo è stato rilevato l'Habitat comunitario 3270 "Rivers with muddy banks with Chenopodion rubri p.p. and Bidention p.p. vegetation", inserito nell'elenco dell'Allegato I della Direttiva 92/43, da


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sottoporre a tutela, già rinvenuto nel primo tratto nella prima Area omogenea. La qualità naturalistica delle rive e delle aree riparie è media a monte e a valle del Ponte di S. Petro a causa dell'urbanizzazione che lascia poco spazio allo sviluppo della vegetazione sulle rive e sulle aree riparie. Più a valle migliora solo lungo il ripido versante vegetato. Le qualità disaggregate dei sub_Indici evidenziano il diverso peso derivato dalla presenza/assenza del terrazzo fluviale alto, ripido e vegetato, anche se di terreno disciolto facilmente erodibile, della vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea e delle coltivazioni solo in destra estese fino al fiume. Solo in corrispondenza di quest'ultima la potenzialità delle aree riparie a filtrare e bioaccumulare i nutrienti e gli inquinanti è buona.

La inidonea potenzialità delle rive e delle aree riparie a filtrare - tamponare gli inquinanti e i nutrienti lungo i 2 km del sistema Solofrana - corridoio fluviale esaminati viene confermata dai dati di Giugni e Guida (2008) a Ponte S. Pietro: nel periodo 2001÷2002 lo Stato Ambientale del Corso d'Acqua (SACA) è pessimo; i dati ARPAC del 2004÷2007 evidenziano un lieve miglioramento dello Stato Ambientale nel 2005: il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori passa dalla classe 4 alla 3, l'Indice Biotico Esteso dalla classe 5 alla 4, ma con un'invariata situazione dei parametri chimici integrativi relativi ai microinquinanti organici ed inorganici, ancora superiori ai valori di soglia (Cr totale). Nel 2006-2007 il LIM mostra un chiaro peggioramento dello stato chimico-fisico delle acque.

5 Valutazione integrata delle qualità naturalistica, ecologica, vegetazionale e paesaggistico - ambientale in altri tre tratti del Sistema F. Alto Sarno -Solofrana corridoio fluviale 5.1. Il Sistema Ramo sorgentizio Acqua di S. Marino - corridoio fluviale

Alcune immagini del repertorio fotografico del E.L.I., BSI, WSI delle Area omogenea SOLAV000.03, SOLAV000.04, a S. Pietro (Monitoro Inferiore) (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)

Alcune immagini del repertorio fotografico del E.L.I., BSI, WSI delle Area omogenea SOLAV000.05 a valle di S. Pietro - (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)

Sottobacino: Superficie 9 km2, 80% antropizzata; l'INV evidenzia un ambiente prevalentemente antropizzato, a frutteti e colture ortive, temporanee associate a colture permanenti. Le due sorgenti presenti sono captate. N. addetti dell'industria da 1 a 100. 18 scarichi rilevati dal censimento ARPAC. Il tratto Il corridoio fluviale dei primi 3 km dei 7 dell'intero ramo sorgentizio è racchiuso in un'ampia ansa ad U a) con il centro di Lavorate al suo interno che si sviluppa lungo le direttrici di collegamento con i centri urbani di Sarno, San Valentino T. e Nocera I, di cui il ramo sorgentizio segna i confini, b) delimitato dai versanti montuosi, dalle infrastrutture viarie e ferroviarie e dal Fosso Imperatore e dal C. Casatori. Il vincolo idrogeologico si estende fino alla sorgente; le aree demaniali sono pressochè assenti. Presente lo Spartitore Acquedotto Campano. La Fascia valliva C estesa 20 m in sinistra e 70 m in destra orografica alla base dell'ansa si amplia lungo il corso più a valle. Prevalenza di colture ortensi disposte secondo un impianto che conserva ancora la memoria dei segni caratteristici del periodo preromano (sannita) come testimoniato dai documenti storici (vedi Museo archeologico di Paestum): appezzamenti stretti (spesso P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

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segnati da piccoli ceppi in pietra) che si estendono longitudinalmente con andamento obliquo o perpendicolare al corso d'acqua, intervallati da piccoli scoli vegetati ogni due o tre lotti, che favoriscono il drenaggio delle acque dalle coltivazioni irrigate al fiume e l'avvio dei processi autodepurativi. L'alveo scende da quota 28 m a 17 m s.l.m . Alveo e rive, cementificati nei primi 300 m, ritornano naturali con vegetazione spondale e acquatiche anche di pregio; nel 2004 idrocarburi pesanti e Carbonio organico totale oltre i limiti di legge sono stati rinvenuti nei sedimenti (AdB Sarno, 2004). La qualità paesaggistico - ambientale è stata monitorata in 3 Aree omogenee, la qualità naturalistica e filtro tampone in 5 aree all'interno delle aree omogenee dell'ELI, la vegetazione su ognuno dei tre rami sorgentizi e a valle della loro confluenza sul F. Sarno. Area omogenea ASMSA000.01 Si estende per circa 1 km, comprende la sorgente captata, il centro paese e la campagna circostante. Il punto stazione è nei pressi della sorgente. L'alveo, ritornato naturale, scende da quota 28 m a 19 m s.l.m. Il percorso principale separa l'ADR2 (la maggior parte dell'abitato), dall'ADR1, urbanizzata - coltivata posta a ridosso della strada intercomunale e della ferrovia che corrono alla base del versante montuoso. Area omogenea ASMSA000.02 L'area si estende in continuazione della precedente, per circa 600 m fino allo scolo interrato e scoperto (non compreso che convoglia i reflui di

Lavorate, da dichiarazione del proprietario della Masseria), delimitata da strade di collegamento tra centri e poderali. Prevalentemente agricola, conserva ancora tutti i caratteri del paesaggio storico in un ambiente rurale come sopradescritto; l'alveo meandriforme, con vegetazione sulle rive e acquatica anche di pregio è ricco d'acqua di risorgiva e per la perdita dell'acquedotto campano. Elementi di degrado sono il retro del fronte edificato verso strada e un generico disordine di manufatti di scarsa consistenza. Pericolo di esondabilità maggiore in destra. Il percorso principale (un sentiero lungo la riva) divide l'ADR in ADR 1 e ADR2; punto stazione all'incontro tra il sentiero e la strada poderale della Masseria. Presenti strutture ricreative: canoe e attrezzature per il pic nic. Area omogenea ASMSA000.03 Si estende per circa 1 km dallo scolo interrato scoperto fino all'incrocio della isoipsa 20 con il sottopasso ferroviario. Si amplia in destra orografica fino alla strada che collega Lavorate a Sarno; in sinistra orografica è delimitata da strade interpoderali, dal C. Casatori e dal sottopasso ferroviario. Aree demaniali limitate ai muri di sostegno. Molto esteso è il pericolo di esondazione. Permane la struttura delle coltivazioni a mosaico e del paesaggio storico sopradescritto. Rappresentazione schematica su ortofoto (Volo Auselda, fornito dall'AdB del Sarno) delle Aree e delle qualità rilevate dall' ELI nelle Aree omogenee ASMSA000.01, ASMSA000.02, ASMSA000.03, da WSI, BSI nelle aree riparie 1, 2-4, 5 e dell'Habitat comunitario (Braioni et al., 2008)

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La qualità paesaggistico ambientale migliora in quasi tutte le componenti monitorate a valle del centro urbano di Lavorate (ASMSA000.01). Infatti in ASMSA000.02 la qualità paesaggistico - ambientale è buona in ADR, ottima in ADR1, media in ADR2. Gli edifici isolati in sinistra orografica sono di valore storico, seppur in stato di abbandono. Il centro urbano è di piccole dimensioni. L'unica presenza che abbassa il rispettivo subindice sono i manufatti di collegamento tra le rive di scarsa qualità. La viabilità non è invasiva ed è caratterizzata da strade poderali e interpoderali e parcheggi sterrati. La presenza notevole di vegetazione naturale (arborea, erbacea, arbustiva e canneto) assieme ai frutteti e vigneti eleva il valore del subindice in ADR1. Piccoli rii di risorgiva ricchi di vegetazione sulle rive, una rete di piccoli canali interrati e scoperti con vegetazione lungo le rive frapposti tra le coltivazioni, suoni melodici, variazioni cromatiche lievi e coltivazioni a mosaico rafforzano la gradevolezza dell'area. La scena visiva è caratterizzata da dislivelli del terreno notevoli, prevalentemente coltivato e vegetazionale con elementi di qualità (i versanti boscati); l'elemento di degrado è dato solamente dalla vista di una cava in destra. La qualità paesaggistico - ambientale in ASMSA000.03 migliora ulteriormente. Notevole è la presenza di vegetazione erbacea ed arbustiva, del canneto e di colture prati-

ve alternate alle colture ortensi, all'incolto e al frutteto. Gli elementi d'acqua, assieme alle aree umide conferiscono suggestività all'area. La qualità della scena visiva è sempre ottima, varia la morfologia del terreno che talvolta si presenta piatta.

Alcune immagini del repertorio fotografico del E.L.I., del BSI, del WSI delle Area omogenea ASMSA000.02, ASMSA000.03 (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)

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A conferma della buona qualità paesaggistico - ambientale, in quest'ultima Area omogenea, è stata evidenziata, unitamente alla vegetazione palustre, igrofila perenne e di saliceti a sviluppo lineare, Callitriche stagnalis, una delle specie guida dell'Habitat di importanza comunitaria della Direttiva 92/43 col codice 3260 "Water courses of plain to montane levels with the Ranunculion fluitantis and Callitricho-Batrachion vegetation" rinvenuto anche più a valle lungo questo tratto sorgentizio e sul F. Sarno. La qualità naturalistica delle rive e delle aree riparie conferma la correlazione con i risultati dell'ELI: scarsa alla sorgente (alveo e rive cementificate e urbanizzate) ritorna buona lungo tutto il restante tratto sorgentizio analizzato: le rive limose e argillose con humus, la vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea, seppur modeste, talvolta il canneto e la vegetazione acquatica, anche di pregio, l'apporto di acqua dalla perdita dell'acquedotto e dai rii, l'intera rete idrica minore vegetata frapposta alle coltivazioni rendono le rive e le aree riparie del tratto sorgentizio a valle del centro di Lavorate idonee a sostenere in modo consistente una elevata biodiversità. La viabilità e le coltivazioni ortensi disposte a mosaico, infatti, non influiscono negativamente sulla qualità naturalistica. Solamente le strutture di supporto per l'attraversamento dell'acquedotto campano, una frequentazione turistica non controllata e la confluenza di un rio inquinato sono segnali dell'inidoneità del tratto a sopportare un'ulteriore antropizzazione. Ulteriore conferma è data dalla qualità filtro - tampone: pessima nel tratto sorgentizio e inifluente nel tratto naturale, mostra a priori lo scenario sull'intero ramo sorgentizio qualora quest'ultimo fosse artificializzato. La qualità media riscontrata anche alla confluenza del rio inquinato, evidenzia come la naturale wetland formata dalla vegetazione riparia, acquatica e palustre sia idonea ad autodepurare lo scarico dato che la portata di quest'ultimo è inferiore a quella del corso d'acqua.

5.2. Sistema Solofrana - corridoio fluviale : Tratto S. Bortolomeo - Mercato S. Severino Sottobacino Superficie pari a 50 km2 , prevalentemente a boschi di latifoglie (56% circa), urbanizzato e artificializzato (13%) frutteti e colture ortive (11%). L'I.N.V. evidenzia un ambiente subnaturale e seminaturale. Nella sua porzione montana sono presenti pozzi e sorgenti (Locascio, Salmoiraghi, 2008 All.1.1) Gli scarichi individuati da ARPAC dovrebbero essere già allacciati al depuratore Sub4.

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Il tratto Il T. Solofrana a valle di S. Pietro (Montoro I.), curva a sud in loc. S. Bortolomeo divagando nella piana formata dal torrente stesso e dal suo affluente T. Laura prima di incanalarsi nuovamente tra i versanti montuosi in località Pandola a monte del centro cittadino di Mercato S. Severino, dove è in corso di costruzione una vasca di laminazione. La qualità naturalistico-ecologica delle rive e delle aree riparie è stata monitorata in 3 aree rientranti nella più ampia Area omogenea dell'ELI; la flora e la vegetazione è stata rilevata a monte dell'area omogenea e lungo il T. Laura. Area omogenea SOLSA000.01 E' rappresentativa della vasta e pianeggiante area agricola (in cui sono ancora percepibili i caratteri del paesaggio storico) tra S. Bartolomeo e il T. Laura. Si estende verso sud, per circa 2 km, dal sovrappasso della ferrovia sul T. Laura alla confluenza di quest'ultimo nel T. Solofrana e lungo la S.S 88 che corre per un tratto parallela al T. S. Rocco, fino al ponte di Via S. Rocco a Mercato S. S.. La sua ampiezza è delimitata dalla ferrovia, dalla statale e dal corso del T. Solofrana e si chiude a sud in corrispondenza dell'area industriale, quest'ultima rientrante solo in minima parte. Il percorso principale lungo il T. San Rocco separa l'ADR1, comprendente l'area agricola (posta a sud della vasca Pandola non monitorata) caratterizzata dalla tipica partizione degli appezzamenti lunghi, stretti, suddivisi da piccoli canali interrati per l'irrigazione, dall'ADR2: quest'ultima comprende l'area agricola - urbana - industriale tra il T. Laura, la ferrovia e la fascia di territorio urbanizzato frapposta tra la SS 88 e il T. San Rocco. Il T. Laura scorre ad una quota più alta del T. Solofrana; quest'ultimo è completamente cementato con alveo ad U pensile. La qualità paesaggistico ambientale è media in ADR, buona in ADR1, scarsa in ADR2. Questa rilevante diversità nella valutazione è sostanzialmente determinata dal differente impatto definito dalle limitate strade poderali/interpoderali, da qualche parcheggio e dai manufatti idraulici di valore storico, dalla visibilità (o non) di corti rurali di valore storico, dell'aggregato urbano e di alcuni edifici industriali. La scena visiva è generalmente buona se non ottima in quanto il


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paesaggio circostante è prevalentemente coltivato/ vegetazionale con versanti boscati; la morfologia del terreno è variabile: da terreno piatto a notevoli dislivelli di quota. Sull'affluente T. Laura sono stati rilevati due Habitat comunitario: a) codice 3270 "Rivers with muddy banks with Chenopodion rubri p.p. and Bidention p.p. vegetation" b) cod. 3260 "Water courses of plain to montane levels with the Ranunculion fluitantis and Callitricho-Batrachion vegetation", il primo già rinvenuto nei due tratti analizzati sul T. Solofrana, il secondo nel ramo sorgentizio Acqua S. M. e sul Sarno. In concomitanza al peggioramento della qualità paesaggistico - ambientale, pur in presenza di elementi di pregio, la qualità naturalistica delle rive e delle aree riparie è uniformemente media per l'antropizzazione e l'artificializzazione dell'alveo e/o delle aree riparie, fattori che limitano lo sviluppo di habitat idonei a sostenere un'elevata biodiversità. Come nei tratti precedentemente analizzati, le tre aree sono inserite prevalentemente in un paesaggio forestale, forestale - coltivato con rive alte in parte con scogliere non cementificate o solo in parte; ancora positiva è la presenza delle briglie. Il mosaico colturale nell'area agricola, di pregio dal punto di paesaggistico ambientale, è influente sulla qualità naturalistica. La funzione filtro - tampone delle rive e delle aree riparie è pressoché assente come evidenziato dalla scarsa - pessima qualità evidenziata dal BSI.

Alcune immagini del repertorio fotografico del E.L.I. dell'Area omogenea SOLSA000.01 (f. Braioni A. 2007)

5.3. Sistema Solofrana - corridoio fluviale: Tratto Addolorata - Nocera inferiore Sottobacino Superficie 212 km2, prevalentemente a boschi di latifoglie e frutteti; IVN è medio: ambiente subnaturale e seminaturale; le sorgenti nell'area montana sono captate; i numerosi scarichi rilevati dall'ARPAC dovrebbero essere allacciati al depuratore Sub 4. L'assenza di misure di portate, di captazioni e degli scarichi impedisce il calcolo del bilancio idrico.

Immagini del repertorio fotografico dell'E.L.I. (f. A.Braioni, 2007)

Tratto Complesso nodo amministrativo (convergono i confini dei comuni di Rocca P., Castel S.G., Nocera S. e Nocera I.) e idraulico (in loc.Addolorata, confluisce il C. dei Mulini, il T. Solofrana si divide in T. Casarsano e T. dei Corvi che a Nocera I. confluiscono tra loro). Nell'ampia area agricola tra i due torrenti, coltivata a frutteti, seminativi primaverili ed estivi e colture ortensi, ad elevato pericolo di esondazione (si è propo-

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sto la trasformazione dell'area in vasca di laminazione) ed area di riserva integrale secondo la riperimetrazione del P.R. Sarno, sono ancora visibili i segni caratteristici del paesaggio storico. Lungo il corridoio fluviale in destra al T. dei Corvi sono dislocate attività produttive, in sinistra al T. Casarsano il depuratore comprensortile Sub4. Quest'ultime aree sono state definite area di riserva generale e controllata nella riperimetrazione del Parco del F. Sarno. Le aree demaniali, dove presenti, sono limitate ai muri spondali. I sedimenti del T. Casarsano sono inquinati da Cadmio, Cromo e Piombo, quelli del T. dei Corvi da Cadmio e Cromo (AdB Sarno, 2004). La qualità paesaggistico - ambientale è stata monitorata in due aree omogenee, la qualità naturalistica e filtro tampone delle rive e delle aree riparie in 5 aree, la flora in due punti. Area omogenea SOLSA000.02 Si estende per circa 1300 m da loc. Addolorata a Nocera I. Il percorso principale separa l'ADR1, poco urbanizzata, con presenze insediative di valore storico, dall'ADR2, prevalentemente urbanizzata. In ADR1 sono presenti manufatti costruiti con materiali di risulta adibiti a ricovero attrezzi o magazzini. Il convento dell'Addolorata necessita di interventi manutentivi. Presenti anche altri manufatti storici che manifestano situazioni di degrado.

di vegetazione spondale, 4) la non percezione di detrattori quali limitati depositi di rifiuti, cave attive e, invece la visibilità delle coltivazioni a mosaico. La Scena visiva è sempre buona: la visibilità è diretta; il paesaggio circostante è coltivato-vegetazionale-edificato con versanti boscati. La qualità paesaggistico ambientale rilevata in ADR, ADR1 e ADR2 nella stazione di SOLSA000.03 è determinata da insediamenti antropici invasivi quali edifici industriali e depuratore e dalla notevole presenza della viabilità e di Infrastrutture di scarsa qualità architettonica. Di valore è invece la presenza di elementi d'acqua (T. dei Corvi e canalizzazioni minori interrate scoperte con vegetazione spondale) frammisti al mosaico colturale che ancora conserva l'impianto storico. Ma il rumore del depuratore e gli odori sgradevoli provenienti dai depositi di rifiuti/discariche contribuisce ad abbassare la qualità dell'ADR2. La Scena visiva permane buona: la visibilità è diretta, il paesaggio circostante è prevalentemente coltivato e ricco di vegetazione, con dislivelli che variano tra il livello medio e alto.

Area omogenea SOLSA000.03 Si estende a lato della precedente, longitudinalmente per circa 2 km. Il percorso principale separa l'ADR1 (l'area agricola tra i due torrenti e l'area industriale sviluppatasi lungo la direttrice viaria che collega l'Addolorata a Nocera I.), dall'ADR2 (l'area in sx tra il T. Casarsano e il versante montuoso). Nell'ADR1 sono ancora riconoscibili gli elementi storici del paesaggio (le coltivazioni a mosaico). L'area urbanizzata in sx del T. dei Corvi è nel suo complesso destrutturato e di scarsa qualità urbanistica e architettonica. In sx del T. Casarsano è presente il depuratore consortile. I due torrenti sono artificializzati e un muro di contenimento (di circa 3 m) rende i T. dei Corvi inaccessibile alla vista. Le due aree omogenee manifestano una diversa qualità paesaggistico ambientale, sempre più elevata in ADR1 per la prevalente leggibilità verso il torrente degli elementi di pregio. Sulla buona e ottima qualità dell'ADR e dell'ADR1 di SOLSA000.02 influiscono positivamente: 1) edifici storici quali case isolate rurali e il complesso della chiesa dell'Addolorata, 2) i manufatti di collegamento tra le rive di valore storico e la limitata presenza delle infrastrutture viarie, 3) l'abbondanza di elementi d'acqua (la confluenza del C. dei Mulini nel T. Solofrana, la sua biforcazione nel T. Casarsano e nel T. dei Corvi) ricoperti

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Alcune immagini del repertorio fotografico del E.L.I., BSI, WSI delle Area omogenea SOLSA000.02, SOLSA000.03 (f. Braioni A., Locascio, Salmoiraghi, 2007)


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La correlazione tra qualità paesaggistica - ambientale del corridoio fluviale e qualità naturalistica rimane elevata. Infatti in questo tratto anche la qualità naturalistica peggiora e l'analisi vegetazionale evidenzia un sostanziale degrado. La scarsa potenzialità delle rive e delle aree riparie a sostenere un'elevata biodiversità, è determinata (rimanendo ininfluenti le coltivazioni ortensi e il mosaico colturale) dalla cementificazione dell'alveo e delle rive dei due torrenti e dall'antropizzazione delle aree riparie che risultano così private degli habitat idonei a sostenere un'elevata biodiversità. Ciò è confermato dall'impossibilità di effettuare rilevamenti fitosociologici lungo questo tratto, anche se l'analisi floristica ha evidenziato la presenza di specie di vegetazioni igrofile perenni e/o a formazioni erbacee nitrofili di ripa e talvolta di Phragmites dove il torrente riesce a ricostruirsi piccoli greti e porzioni naturali di riva. La mancanza di adeguate strutture morfo - idrologiche e vegetazionali abbassa drasticamente anche la qualità filtro - tampone delle rive e delle aree riparie.

6. Considerazioni • Il Sistema Alto Sarno - Solofrana è estremamente importante nell'ambito di Rete Natura 2000 in quanto è la struttura che può collegare, con una sua specifica diversità naturalistica e paesaggistica, la complessa Rete archeologico, storicomonumentale, paesaggistico - ambientale campana e i SIC che attualmente si configurano con struttura insulare. • I rilevamenti della flora e della vegetazione, della qualità paesaggistico - ambientale del corridoio fluviale, della qualità naturalistica hanno evidenziato l'esistenza di tratti ad elevato valore paesaggistico, naturalistico con presenza di Habitat comunitari e di vegetazioni di pregio. • L'intero sistema Sarno - Solofrana in base al D.L. 152/2006 e alla Direttiva 60/2000 dovrebbero

essere inseriti nel registro delle aree protette con l'obiettivo di raggiungere lo Stato Ecologico buono nel 2015 con due motivazioni nettamente contrastanti: la presenza di elevate concentrazioni di nitrati in falda (AdB Sarno, 2000), la presenza del Parco lungo il corso del Sarno e di Habitat comunitari anche lungo il T. Solofrana. • La presenza di sedimenti ricchi di metalli pesanti è generalizzata. • Il biota acquatico, naturalmente fragile come in tutti i corsi d'acqua "intermittenti", non può strutturarsi (come quelli tipici di questi ambienti) e svolgere funzione autodepurante lungo la Solofrana a seguito del fattore "quantità d'acqua": assente in alveo anche oltre i periodi siccitosi per eccessivo sfruttamento delle falde, fatta defluire velocemente nei periodi di piogge intense a seguito della regimazione idraulica sempre più generalizzata per ridurre il rischio di esondazioni, con difese spondali particolarmente rigide e lineari. • Le acque reflue dagli scarichi urbani, domestici diffusi, industriali, provenienti o meno da impianti di depurazione con dissimile funzionalità e le acque di prima pioggia rappresentano per il sistema Alto Sarno - Solofrana la matrice costante in cui il biota può svilupparsi, le sole quantità, seppur limitate, che potrebbero garantire il DMV e la continuità longitudinale del sistema lotico. E' perciò fondamentale porre attenzione alla localizzazione e alle modalità con cui, rivalutando il contesto paesaggistico specifico, 1. questi reflui sono trasformati in acqua qualitativamente accettabile per gli obiettivi di qualità, 2. il fiume può completare la depurazione, 3. le casse di espansione/laminazione a salvaguardia dal rischio idraulico sono realizzate. I tre punti sopra indicati sono aspetti essenziali nel processo di tutela-valorizzazione-ripristino non solo ecologico - paesaggistico - ambientale ma anche economico. 79 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


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7. Un'ipotesi di linee guida Obiettivi: 1. elevare il grado di qualità dell'acqua proveniente dai diversi scarichi compreso quello dei depuratori in modo da poterla utilizzare per le varie esigenze (irriguo, ecc.), 2. permettere un uso compatibile delle differenti qualità delle acque che dovrebbero rimanere separate fino a che non raggiungono un livello ottimale; 3. valorizzare gli elementi del paesaggio così come storicamente si sono evoluti nel territorio agricolo; 4. permettere una fruizione ricreativa diversificata e modellata secondo le varie realtà economico-sociali presenti; 5. progettare casse di espansione che siano in linea con gli obiettivi precedenti. Come: 1. interventi di rinaturalizzazione progettati tenendo presente sia i temi ecologici, sia quelli naturalistico-ambientali, sia quelli paesaggistici (a seguito alcune ipotesi); 2. utilizzare fondi pubblici e privati; 3. organizzare la condivisione con i diversi portatori di interessi. Quanto sopra esposto deriva a) da alcune riflessioni riguardo la "percezione" del territorio. 1. Si ha l'impressione che il territorio compreso nel corridoio fluviale, seppur trasformato da utilizzi molto spesso impropri sia per funzionalità sostanza che per forma, riesca a manifestare non tanto i caratteri originari, quanto la serie di trasformazioni nel susseguirsi dei periodi storici, cioè i diversi livelli di stratificazioni. Quindi, pur nella sgradevolezza del degrado che si manifesta quasi ovunque, non si ha mai il fastidio dei "non-luoghi", delle "atopie" o meglio di luoghi omologati e omologanti, la sensazione di spaesamento e di estraneità. 2. Questo argomento vale soprattutto se il paesaggio/ambiente viene osservato ad una scala territoriale media (cioè un tratto di corridoio fluviale, ad esempio a valle del centro urbano di Lavorate fino all'autostrada, oppure al ponte della chiesa dell'Addolorata). Se si affronta la piccola scala (cioè il singolo punto di vista) si hanno situazioni molto diversificate che vanno da realtà di pregio notevole a quelle di totale degrado. Così 80 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”

pure se si esamina alla grande scala il territorio vasto (cioè una vista a largo raggio, come può risultare dall'esame di una ortofoto) si può osservare una diffusa presenza di elementi insediativi estranei e che hanno destrutturato i luoghi. 3. Ritornando alla scala media, cioè alle porzioni di territorio prima indicate, il passato si è così ben sedimentato in tutte le sue fasi che anche interventi antropici impropri non riescono a cancellarlo; vedi ad esempio la trama del territorio coltivato impostato ancora dalle popolazioni sannite in epoca pre-dominazione romana (lotti lunghi e stretti con moduli che si ripetono e che sono sottolineati da piccoli scoli irrigui interrati e vegetati); 4. La riflessione iniziale, evidentemente, non vale nelle grandi aree industriali o nelle aree di escavazione o nelle lottizzazioni periurbane, cioè negli interventi omologanti, uguali ovunque per tipologia e composizione. b) da altre considerazioni generali riguardanti il sistema fiume/territorio: 1. le acque reflue, di qualunque tipo (urbane e industriali) sono per il F. Sarno una risorsa irrinunciabile, le sole che potrebbero garantire il DMV e la continuità longitudinale del sistema lotico; 2. sarebbe auspicabile quindi il completo collettamento di tutte le acque domestiche e il loro ottimale trattamento depurativo; 3. qualora i trattamenti di depurazione urbani non fossero ancora stati ottimizzati sino al III stadio, far defluire nel Fiume Sarno - Solofrana, anche le acque semi processate come male minore, ovviamente ciò vale per le acque di prima pioggia; 4. anche le case sparse e gli agglomerati urbani sino a 2000 A.E. dovrebbero attrezzarsi con mini impianti primari e successiva fitodepurazione per poi contribuire anch'essi alla portata del Fiume Sarno - Solofrana;


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5. non rinunciare neppure alle acque reflue dalle attività produttive, ma in questi casi è necessario predisporre per le singole attività industriali, una attenta verifica dei processi e del rischio di immissione di inquinanti tossici e, di conseguenza predisporre linee guida e norme più rigide; 6. a valle dei centri abitati o dove sono già previste vasche di laminazione e/o dove sono previsti interventi idraulici per il contenimento delle piene, prevedere interventi che tutelino/rinaturalizzino le caratteristiche naturalistico-ecologico-paesaggistico del corso d'acqua in cui il deflusso, sempre presente accrescerebbe gli attesi processi depurativi. 7. trattenere in idonee e plurime vasche di laminazione le acque degli eventi meteorici più consistenti, quelli che contengono anche i possibili volontari rilasci da parte delle vasche dei sistemi depurativi di monte, far depositare i sedimenti che equivale a trattenere la maggior parte dei carichi inquinanti e fare in modo che in tempi successivi di magra questi ambienti di laminazione siano anche di sostegno dei deflussi. Da questo si può dedurre che: a. il paesaggio/ambiente può essere riqualificato, lavorando sia sulla piccola che sulla media scala, controllando che la pianificazione a scala vasta non si contrapponga alle scelte di recupero; cioè, in altre parole, si può partire anche dalla scala del progetto, cercando che le scelte urbanistiche e pianificatorie più generali non siano in contrasto; b. vale la pena operare con progetti-pilota che inneschino processi virtuosi per contiguità e/o per imitazione, piuttosto che lasciare ai grandi piani scelte che difficilmente gli operatori locali o meglio i portatori di interesse sono in grado di comprendere e condividere soprattutto per la complessità del sistema che si va a proporre; c. è necessario operare in questo territorio con le

modalità del "restauro propositivo", cioè recuperare i vari passaggi evolutivi del territorio ancora evidenti e raccordare a questi i futuri interventi di riqualificazione. In questo modo è possibile "imporre" la conoscenza della storia, naturale oltre che antropica, evidenziando le stratificazioni. Nel contempo, si possono contestualizzare forme e strutture per compatibilizzare i nuovi utilizzi. Ad esempio i progetti delle casse di espansione solitamente propongono massicci interventi di riforestazione che, se corretti dal punto di vista naturalistico, lo sono meno per il recupero del paesaggio storico. Quindi, è necessario tenere in evidenza non solo i temi legati alla riqualificazione della naturalità, ma anche quelli del territorio nel suo complesso, compreso il paesaggio, ricordando che la Convenzione Europea del Paesaggio integra i due termini paesaggio e ambiente. Ciò premesso, a titolo di esempio, si considera la parte di territorio dell' Area omogenea SOLSA000.02 - loc. chiesa dell'Addolorata (comune di Nocera inferiore), a partire dal ponte verso la campagna fra torrente Casarano e T. dei Corvi (biforcazione della Solofrana) fino all'altezza del depuratore consortile (sempre in comune di Nocera inferiore - SOLSA000.03), e quindi fino al centro abitato. I segni caratteristici di questo porzione di territorio agricolo tra i due corsi d'acqua sono evidenziati dal reticolo di coltivazioni orticole e frutteto (lotti lunghi e stretti provenienti dalle popolazioni sannite), dai piccoli scoli irrigui che li delimitano ogni due o tre moduli, dalle case rurali accompagnate da manufatti di scarsa consistenza, dagli alvei completamente artificializzati, dall'area industriale a valle, prima del centro abitato. Elenchiamo ora alcuni temi (da verificare con le informazioni fornite dagli esperti delle diverse discipline) su cui si potrebbe basare, se necessario, il progetto di una cassa di espansione in questo tratto: 1. collettare tutte le acque comprese quelle reflue, nei due corsi d'acqua, verificandone la diversa qualità; 2. munire di impianti di depurazione(compreso quelli basati sulla biofitodepurazione) le case sparse, tutte le attività industriali, ecc.; 81 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


ecologia degli ambienti fluviali

3. mantenere tutto ciò che è ancora "naturale" (canneto); 4. intervenire con reimpianti di vegetazione e di deartificializzazione almeno su una riva, allargando entrambi gli alvei, ove possibile, anche nelle aree urbanizzate; 5. realizzare una o più zone umide a lato dell'attuale alveo dopo il depuratore; 6. mantenere il reticolo rurale, aumentando il numero degli scoli irrigui con le rive vegetate da utilizzare come zona filtro in situazione normale e come piccole casse di espansione nei momenti di alta portata; 7. realizzare, a conclusione dell'area e a monte del centro abitato, una zona di rigenerazione (biolago) da utilizzare come luogo di ricreazione e come ulteriore cassa di laminazione per gli eventi di grande piena. L'Abaco procedurale relativo ad alcuni tipi di intervento del reticolo idrografico principale e minore del sistema Alto Sarno-Torrente Solofrana-corridoio fluviale è riportato nel Cd rom allegato al presente Quaderno. Per approfondimenti, si veda il Report Integrale Ambito "Ecologia degli Ambienti Fluviali" nel Cd rom allegato al presente quaderno (contenente anche i riferimenti alle attribuzioni degli autori). Sintesi bibliografica per l’Ambito "ECOLOGIA DEGLI AMBIENTI FLUVIALI" Braioni M.G., Braioni A., Salmoiraghi G., 2005. Valutazione integrata del sistema "Fiume - corridoio fluviale" mediante Indici ambientali e paesaggistici: i casi studio del sistema Adige e Cordevole. Associazione Analisti Ambientali VQA n.2 - Studi: 1-166 Braioni M.G., Braioni A., Salmoiraghi G., 2006a. A model for the integrated management of river ecosystems. Verh. Internat.Verein. Limnol., 29 (4): 2115-2123 Braioni M.G., Braioni A., Salmoiraghi G., 2008a. Gli Indici complessi WSI, BSI, ELI. Strumenti per il monitoraggio integrato e per il governo dei corridoi fluviali. Manuale di applicazione. QVA Strumenti e applicativi n°6. Ed. Associazione Analisti Ambientali, Milano: 1-241 (su CD ROM) Braioni M.G., Braioni A., Salmoiraghi G., 2008b. Integrating ecological and hydrological issues into urban planning in the Adige river fluvial corridor, Italy, chapter 9: 176-186. In A. Tezer: Integrated management of urban aquatic habitats to enhance quality of life and environment in cities: Selected case studies. In I.Wagner, J. Marsalek and P. Breil (Eds.): Aquatic Habitats in

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85 P.O.R. CAMPANIA 2000 - 2006 - Asse 1 - Misura 1.9 c. P.I. - “Parco Regionale dei Monti Picentini”


indice fotografie

Il "percorso" fotografico, a corredo del testo, evidenzia aspetti e peculiarità del territorio di studio con l'intento di fornire una migliore comprensione degli elementi del sistema. Le immagini selezionate fanno sì che il Quaderno offra una rassegna indicativa dei caratteri del territorio e del paesaggio. Nell'indice, qui di seguito riportato, è anche segnalata, per le immagini riferite a pozzi/sorgenti oggetto di schedatura nello Studio (cfr. "Acque Sotterranee" - Appendice A: "Schede monografiche delle sorgenti" e Appendice B: "Schede monografiche dei pozzi" in Cd rom allegato), la relativa scheda di riferimento. - PRESENTAZIONE DELLO STUDIO p. 11 - Torrente Solofrana, paesaggio fluviale p. 12 - Alto Vallone del Faggeto p. 13 - castagneto, Pendici M. Mai pp.14,15 - immagini del paesaggio "area Monti Picentini" p. 16 - Tratto fluviale Torrente Solofrana p. 17 - vegetazione p. 18 - paesaggio "area Monti Picentini" p. 19 - sorgente Bovano (Solofra, AV) (scheda n. 12) p. 21 - pendici S. Michele p. 23 - Torrente Solofrana, paesaggio fluviale - L'AMBITO TERRITORIALE E IL CONTESTO DI RIFERIMENTO p. 26 - sistema fluviale: Torrente Solofrana al Toppolo p. 27 - sistema fluviale: Torrente Solofrana al Toppolo p. 29 - paesaggio fluviale - ACQUE SOTTERRANEE p. 31 - sorgente Acqua dei Faggi (Calvanico - SA) (scheda n.31) p. 32 - a sinistra, sorgente Acqua delle Nocelle (Calvanico - SA) (scheda n.21) a destra, sorgente del Vallone Scuro (Solofra - AV) (scheda n.3) p. 37- a sinistra, sorgente Acqua del Gradone II (Calvanico - SA) (scheda n.22); a destra, sorgente Acqua del Sambuco (Calvanico 86

- SA) (scheda n. 32) p. 40 - sorgente Caggiana (Montoro Superiore AV) (scheda n.15) p. 41 - dall'alto, La Pazzeta (Solofra - AV) (scheda n.7); Acqua dell'Incoronata (Montoro Superiore, AV) (scheda n.16); Acqua Santa I (Calvanico - SA) (scheda n.18); Acqua della Tagliata II (Calvanico SA) scheda n.25); Bocca dell'Acqua (Fisciano, SA) (scheda n.33) p. 47 - sorgente Acqua del Sambuco (Calvanico SA) (scheda n. 32) - ACQUE SUPERFICIALI p. 49 - Torrente Solofrana p. 50 - Torrente Solofrana a valle dell'impianto di depurazione ex CO.DI.SO p. 51 - dall'alto, immagini del Torrente Solofrana, in ultimo, sorgente Bocche Sottane (Solofra, AV) (scheda n. 6) p. 52 - stazione Ponte S. Pietro (Montoro Superiore, AV) p. 54 - stazioni di indagine chimico-biologiche: stazione 1: Solofrana "bianco" a monte del torrente Solofrana; stazione 2, Torrente Solofrana in prossimità del vallone Toppolo (Solofra); stazione 3, Torrente Solofrana a monte dell'impianto di depurazione ex CODISO; stazione 4: Torrente Solofrana a valle dell'impianto di depurazione ex CO.DI.SO.) p. 57- Ponte S.Pietro (Montoro Superiore - AV) p. 58 - Torrente Solofrana p. 61 - Fonte Cannolicchio (Calvanico - SA) (scheda n30) Un particolare ringraziamento per la collaborazione alla dott.ssa G. D'Auria


Con questa pubblicazione, che conclude il percorso di studio nell'ambito del Progetto Integrato "Parco Regionale dei Monti Picentini" - POR Campania 2000-2006 (misura 1.9 c.), l'AutoritĂ di Bacino del Sarno intende fornire un contributo di indirizzo e di supporto al processo di programmazione/pianificazione dell'Ente Parco Regionale dei Monti Picentini aperto ad ulteriori sviluppi ed approfondimenti, nella prospettiva di un "dialogo" costruttivo verso approcci integrati tra difesa del suolo e valorizzazione/tutela delle risorse.


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