quaderniAdb
campaniacentrale
collana di Studi, Documentazione e Ricerca - Adbcampaniacentrale
01/2015 d
Adb
i
t l
quaderno Adbcampaniacentrale n.01/2015 COLLANA DI STUDI, DOCUMENTAZIONE E RICERCA Autorità di Bacino Regionale Campania Centrale quaderno consultabile on line sul sito web Adb Campania Centrale Autorità di Bacino Regionale Campania Centrale p.zzetta G. Fortunato, 10 80134 - Napoli tel./fax 081 4935001 – 4935070 www.adbcampaniacentrale2.it e-mail:
2015 - Adbcampaniacentrale - Tutti i diritti riservati PROGETTO GRAFICO: arch. ornella piscopo – Adbcampaniacentrale
quaderniAdb
campaniacentrale
collana di Studi, Documentazione e Ricerca - Adbcampaniacentrale
01/2015
Adb
sommario
campaniacentrale
editoriale avv. luigi stefano sorvino - Segretario Generale AdB Campania Centrale questo numero… ornella piscopo frane e alluvioni. la costruzione di sicurezza passa da un’azione collegiale brunella cimadomo Adb e territorio il territorio Adbcampaniacentrale ornella piscopo ATTIVITÀ AdBcampaniacentrale il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico 2015
marina scala attività in corso - piani, progetti, studi o Piano Stralcio Difesa delle Coste ornella piscopo (a cura)
o Piano Gestione Rischio Alluvione luigi fariello, luigi iodice ( a cura)
o Piano Stralcio Tutela del suolo e delle risorse idriche mauro vincenti, stefania coraggio (a cura)
o Parco Fluviale del Sarno Ornella piscopo, marina scala (a cura) o Studio-approfondimenti sinkole federico baistrocchi, marina scala (a cura)
protocolli e intese
stage e tirocini
contributi o
gli sprofondimenti improvvisi di origine antropica "sinkoles" nel territorio dell'Autorità di bacino Campania Centrale
antomio santo, paolo guarino o
la difesa del suolo e la gestione delle acque irrigue nella politica agricola comune (PAC) 2014-2020
mario sica
eventinewsapprofondimentifocus o
DIFESA SUOLO/RISCHIO IDROGEOLOGICO
NEL PROGETTO FORMATIVO DELL’AdB CAMPANIA CENTRALE
ciclo di incontri formativi - Pianificazione territoriale e rischio idrogeologico
o
CONVEGNIEVENTI e Adbcampaniacentrale
editoriale una rivista per favorire la cultura della Difesa del Suolo avv. luigi stefano sorvino Segretario Generale AdB Campania Centrale
Vi sono almeno tre ragioni che spiegano l'attuale pubblicazione della rivista on-line dell'Autorità di bacino regionale della Campania Centrale, nonostante nasca proprio alla vigilia della probabile approvazione - da parte della Camera dei Deputati in “terza lettura” del disegno di legge governativo cd. “Collegato ambientale” (alla “legge di stabilità 2014”), che prevede la istituzione dei distretti idrografici e la contestuale soppressione delle attuali Autorità di bacino, assorbite nella nuova dimensione distrettuale. La prima, innanzitutto formale, è che si tratta di un'attività già programmata dal Comitato Istituzionale e predisposta da tempo, e poi ritardata per disguidi tecnici, e sarebbe un peccato disperderla. La seconda motivazione risiede nel convincimento che la nuova normativa, in quanto non immediatamente precettiva – poiché rinvia la sua operatività ad una successiva decretazione – non è destinata ad entrare rapidamente in vigore ma dovrà confrontarsi con un
4
articolato percorso di attuazione, che vedrà probabilmente la necessaria e prolungata sopravvivenza (sia pure in regime transitorio) delle attuali Autorità di bacino, impegnate in attività indefettibili e preziose per la sicurezza del territorio. La terza motivazione, di ordine morale, risiede nella considerazione che se anche l'attuale, impegnativa e stimolante esperienza delle Autorità di bacino regionali dovesse esaurirsi - per riconvertirsi in altre attività e strutture - è comunque opportuno e doveroso testimoniare una traccia documentata del lavoro sinora svolto, delle difficoltà affrontate e superate, delle iniziative impostate ed anche di alcuni risultati conseguiti. L'Autorità di bacino della Campania Centrale presenta così il primo numero, in edizione sperimentale, della rivista on-line redatta in house riprendendo la prestigiosa tradizione (2003-2008) dei quaderni della preesistente Autorità di Bacino del Sarno - al fine della comunicazione istituzionale e tecnico-scientifica, da rendere in forma organica ed aggiornata sui temi essenziali della difesa del suolo e della pianificazione di bacino, che dovrebbero essere conosciuti e divulgati al più ampio pubblico. Anni addietro era prassi diffusa di molti enti ed amministrazioni di editare fogli e riviste periodiche di informazione istituzionale, poi tale prassi è stata quasi ovunque abbandonata, sia per la sopravvenuta evoluzione tecnologica, con modalità che hanno superato i formati cartacei - attraverso la diffusione dei siti internet attrezzati - sia per le sopraggiunte ed imperiose esigenze di spending review. Tuttavia, l'Autorità di Bacino è, per sua natura, qualcosa di diverso rispetto alle amministrazioni burocratiche ed ai normali uffici, in quanto - come autorithy di settore - esercita funzioni tecnico-operative di alta qualificazione e specializzazione, con peculiare tecnicismo, che richiedono il diuturno confronto con gli operatori professionali e scientifici della materia ed il supporto di una incessante divulgazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
5
L'ambito oggettuale è quello della difesa del suolo, intesa sia nel suo nocciolo stretto (assetto idrogeologico) che, in senso lato, della pianificazione di bacino integrata nei più ampi processi di governo del territorio, della prevenzione del rischio idrogeologico in raccordo con il sistema della protezione civile, della tutela - quantitativa e qualitativa delle risorse idriche, proiettata in un più ampio concetto di salvaguardia ambientale e territoriale. La materia è articolata e complessa, caratterizzata da peculiare settorialismo, implica profili rischiosi e problematici, tendenzialmente poco noti, richiedendo un lavoro che non può essere svolto in solitudine dai tecnici e dagli addetti ai lavori ma - per poter essere proficuo – postula, al contrario, continue collaborazioni e confronti dialettici. La difesa del suolo è multidisciplinare ed interconnessa, richiede il dialogo di molteplici professionalità e saperi, la integrazione di ruoli diversi, richiamando le competenze sinergiche di geologi, ingegneri (soprattutto geotecnici ed idraulici), architetti pianificatori, urbanisti, giuristi ambientali, dottori agronomi, economisti agrari, pedologi, ecc. ma, al tempo stesso, è anche argomento fortemente settoriale. La difesa del suolo, proprio perchè spiccatamente settorializzata, costituisce spesso una disciplina riservata di fatto agli "iniziati", circoscritta cioè ad ambiti ristretti di addetti ai lavori e tecnici selezionati, con argomenti e linguaggi di non facile comprensione per il largo pubblico. Eppure oggi non può più essere materia d'elite o nicchia tecnicistica ma sollecita piuttosto l'ispirazione ed il supporto al contorno di un più ampio respiro culturale, animato di partecipazione istituzionale e politica e di controllo sociale. Infatti le strategie attive di difesa del suolo, per risultare costruttive ed efficaci nei loro risvolti di prevenzione e mitigazione del rischio, postulano una sinergia corale di impegni multilivello, un processo di conoscenza diffusa da parte della comunità sociale in una consapevole condivisione che faccia maturare un humus di comportamenti informati ed adeguati alla tipologia delle criticità affrontate.
6
Di riflesso gli studi tecnici elaborati nel settore idrogeologico, le cognizioni di volta in volta acquisite devono essere a disposizione della comunità, e di conseguenza le attività di pianificazione del suolo devono essere veicolate e circuitate in tutti i possibili ambiti istituzionali e professionali per radicarsi in una cultura di difesa del suolo più matura, di tutela dell'ambiente naturale ed antropico, di prevenzione del rischio e, quindi, di autoprotezione della comunità insediata sul territorio. Ecco perché anche lo strumento aggiornato di una rivista pubblicata on-line, con costi quasi simbolici e come organica integrazione del moderno sito dell'Autorità di Bacino, aggiornato secondo i criteri della trasparenza amministrativa, può risultare utile e stimolante. Utile diventa la comunicazione e la divulgazione esterna, per l'accessibilità alle informazioni in forma critica e ragionata; stimolante risulta per gli approfondimenti e le interazioni dialettiche tra la struttura professionale dell'Autorità e l'articolato contesto degli interlocutori esterni (dal mondo della ricerca e delle esperienze scientifiche ai variegati attori e soggetti territoriali). Le Autorità di bacino regionali della Campania, che contano ormai oltre diciassette anni di intenso impegno operativo dal 1998 ad oggi, collaudato da eventi e normative emergenziali (Nocera Inferiore, Ischia, Casamicciola, Atrani, Piana del Sele, solo per citarne alcuni), sono state oggetto - tra il 2011 e il 2012 - di un opportuno processo di accorpamento e di razionalizzazione delle strutture, che ha ridotto le cinque preesistenti Autorità nelle due attuali di Campania Centrale e Campania Sud–Interregionale del Sele, con ottimizzazione delle gestioni e delle risorse. Le Autorità regionali vivono ancora una fase di laboriosa creatività e fervore, pur nella ormai risalente precarietà del loro assetto normativo – determinata dalla incertezza delle sorti istituzionali e, quindi, del futuro delle strutture – alla luce della profilata ma non ancora concretizzata, e per molti versi nebulosa e discutibile, riforma dei distretti idrografici, introdotta dal Decreto Legislativo n. 152/2006 di “codificazione
7
ambientale” ed oggi riproposta dal “Collegato ambientale” alla Finanziaria 2014 (nell'ottica di dare attuazione alle direttive 2000/60 e 2007/60 CE). Tuttavia, al di là dell'ormai quasi fisiologica incertezza sul futuro di molti Enti e strutture amministrative - comune a larga parte della pubblica amministrazione - gli organismi strategici, soprattutto quelli (come le Autorità di bacino) preposti alla cura di interessi pubblici delicati e preminenti, hanno il diritto-dovere di non allentare l'attenzione operando, senza limiti e riserve di sorta, nella continuità dell'impegno. L'Autorità di Bacino Campania Centrale, nell'anno in corso, ha centrato un obiettivo rilevante, quale l'adozione del nuovo Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (in vigore dal 23 marzo 2015), aggiornato ed omogeneizzato per i bacini idrografici regionali dell'ex Sarno ed ex Nord-Occidentale - riprodotto su una scala di dettaglio 1:5000 - a seguito di un iter accurato ma concentrato, introducendo tra l'altro positive innovazioni ed utili semplificazioni della normativa d'uso. Ulteriori importanti risultati, nel campo delle progettazioni strategiche, sono stati conseguiti con il decisivo avanzamento del cosiddetto "Grande Progetto" di riqualificazione idraulica ed ambientale del fiume Sarno, che ha superato anche la delicata fase dei contenziosi giudiziari e dell'approvazione dei primi tre lotti in sede di conferenze di servizi. Analogamente sono stati definiti il Progetto intercomunale per la sistemazione idrogeologica della collina di Depugliano relativa ai comuni di Lettere, Casola di Napoli e Gragnano (ex A.P.Q.) - prossimo all'approvazione in conferenza di servizi - ed i progetti relativi ai comuni di Gragnano, Roccarainola e Quadrelle ricompresi nei programmi d'intervento commissariali (ad iniziativa o con la partecipazione determinante dell'Autorità di Bacino), in fase di appalto da parte dei soggetti attuatori. Conseguiti questi risultati, si pongono ulteriori obiettivi del futuro prossimo - anch'essi di assoluto rilievo - come l'aggiornamento e l'integrazione del Programma degli interventi di mitigazione del rischio
8
con l'inserimento nel repertorio nazionale (RENDIS), secondo le linee di “Italia sicura”, di nuovi Studi di fattibilità; l'aggiornamento e l'omogeneizzazione del Piano di Difesa delle Coste dai fenomeni di erosione e mareggiate; di quello di Tutela del suolo e della risorsa idrica; lo Studio delle cavità sotterranee (sinkole), in particolare per l'Area Metropolitana di Napoli (soprattutto capoluogo e Napoli Nord). Inoltre, si evidenzia la partecipazione in ambito distrettuale al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (P.G.R.A.) - in fase di adozione - le iniziative sulla problematica degli allagamenti da insufficienza delle reti di drenaggio, gli avanzamenti ed il monitoraggio dei programmi di intervento e le riperimetrazioni puntuali conseguenti alla riduzione del “rischio residuo”, la partecipazione alle iniziative della Scuola e degli uffici regionali della Protezione Civile, ecc.. Si tratta di compiti stimolanti ma con serie responsabilità poste in capo ad una struttura di dimensioni medio-piccole, con limitate risorse finanziare e strumentali, dotata di una pattuglia di tecnici qualificati, un'elite professionale preposta ad un ruolo ben specifico, non isolatamente ma piuttosto nel contesto sinergico e coordinato della "squadra" della difesa del suolo regionale (Direzione Generale di riferimento, Agenzia Regionale - ARCADIS, Unità operative dirigenziali collegate, Scuola di Protezione Civile, uffici del Genio Civile ecc.). L'Autorità di Bacino si configura, anche attraverso lo strumento della rivista, come una struttura aperta e trasparente, integrata attraverso partenariati esterni con altri organismi, colloquiale ed interattiva con altre amministrazioni, strutture universitarie, professionali, ordinistiche e tecnico-scientifiche. Lo strumento della rivista, a cadenza periodica ma eventualmente con numeri speciali e monografici - può rappresentare una ulteriore opportunità di messa a punto e sviluppo dei compiti istituzionali, nella giusta visibilità delle funzioni esercitate e con la necessaria capacità di comunicazione.
9
La rivista potrà offrire una panoramica di approfondimenti monografici, relativi ai contenuti di interesse, una rassegna delle principali attività di istituto, un momento di collegamento con tutte le realtà operative in qualche modo connesse e cooperanti (Autorità di Bacino consorelle, sistema della protezione civile, Consorzi di bonifica, Enti Parco, strutture regionali, organismi di ricerca, ecc.). Sin da ora rivolgo un particolare ringraziamento ai lettori ed ai collaboratori della Segreteria tecnico-operativa e del Comitato Tecnico, per l'impegno profuso e la qualità testimoniata con passione e partecipazione, che caratterizza il lavoro di chi lo intende come missione da svolgere con spirito di servizio. Buona lettura e continuare.
grazie
per l'attenzione, nell'auspicio
10
di poter
questo numero… questo
quaderno
Adbcampaniacentrale, costituisce
uno strumento di divulgazione tecnico-scientifica delle attività dell’AdB, aperto anche a contributi da parte di studiosi, ricercatori, docenti. Riprendendo il percorso editoriale della collana studi, documentazione, ricerca dell’ex Adb Sarno, questa iniziativa si affianca alle attività dell’AdB, configurando uno “spazio” dedicato alla divulgazione, all’approfondimento degli studi e degli approcci dell’Autorità di Bacino e delle tematiche inerenti la difesa del suolo/rischio idrogeologico, prevenzione, mitigazione del rischio. Il progetto, in un’ottica divulgativa, si propone di fornire uno strumento di conoscenza, di supporto, di indirizzo nelle strategie di intervento per Enti, Amministrazioni, soggetti del territorio e per chiunque si occupi di queste tematiche.
Il taglio della pubblicazione è rivolto a favorire la comunicazione ed il “trasferimento” delle informazioni e delle conoscenze acquisite. In questa ottica, l’impostazione adottata risponde ad supporto conoscitivo e di indirizzo, di agevole lettura di documenti tecnici in linea con le azioni di informazione dell’AdB.
ornella piscopo Adbcampaniacentrale responsabile coordinamento scientifico
La realizzazione del quaderno nasce e si sviluppa all’interno della struttura dell’AdB, come prodotto realizzato e strutturato dall’interno. Il quaderno, in formato digitale, è realizzato senza ricorso al stampa tipografica - riducendo in tal modo i costi di una pubblicazione tipografica e utilizzando programmi dedicati per la pubblicazione on-line. L’intento è stato quello di “costruire” all’interno un “prodotto editoriale” a carattere fortemente divulgativo a rafforzare l’azione dell’AdB nella conoscenza del territorio, delle sue problematiche, criticità, misure e strategie di intervento. La consultazione del quaderno on-line sul sito web dell’AdB Campania Centrale facilita l’accesso ai contenuti. In questi termini, la scelta del “formato digitale” ne estende la diffusione proprio nell’ottica della maggiore divulgazione. L’articolazione del quaderno si compone di 4 sezioni: - territorioAdb - attività - identificata con bollino verde; - contributi – identificata con bollino giallo; - eventi/news/aggiornamenti/focus o o o
o
la sezione territorioAdb è contenitore di aspetti inerenti il territorio di bacino; la sezione attività presenta le attività dell’AdB; studi, approcci, ricerche, Piani, Programmi, Progetti), la sezione contributi ospita articoli, saggi, report, approfondimenti anche di esterni - studiosi, docenti, ricercatori - sulle tematiche della difesa suolo, rischio idrogeologico; eventinewsaggiornamentifocus indica iniziative, eventi in programma, aggiornamenti tecnicoscientifici, normativi, news.
12
l’iniziativa editoriale parte dal presupposto che l’informazione e la conoscenza del territorio costituiscono componenti essenziali nell’ambito delle problematiche connesse al rischio idrogeologico, in grado di favorire politiche di riequibrio e di riqualificazione territoriale. In questa ottica, l’Autorità di Bacino mira ad offrire un contributo alla conoscenza del territorio di competenza ed alla diffusione di politiche di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico.
In questo numero, a partire dalla presentazione dei caratteri del territorio di bacino, frutto della incorporazione delle due ex AdB Sarno e Nord Occidentale della Campania, sono presentate le attività AdB - il PSAI 2015 vigente e le attività in corso. La sezione contributi ospita 3 articoli dedicati, rispettivamente, - alla problematica sinkole, - al rapporto tra mutamenti climatici, rischio idrogeologico, prevenzione, - alla difesa del suolo e gestione delle acque irrigue nella politica agricola comune (PAC) 2014 – 2020. eventinewsaggiornamentifocus - il quadro degli eventi e delle partecipazioni dell’AdB ad eventi, incontri, …….
13
il quaderno si colloca nella diffusione di una cultura del territorio, per approcci integrati tra politiche di difesa del suolo e valorizzazione ambientale
frane e alluvioni
la costruzione di sicurezza passa da un'azione collegiale brunella cimadomo* 1
ottobre 2014 - Una pesante alluvione causa due vittime e centinaia di sfollati nel Sannio per l'esondazione del Tammaro e del Calore. Anche Benevento resta per giorni sott'acqua. L'Area di sviluppo industriale viene sommersa dal fango. Danni per decine di milioni di euro alle imprese del distretto. E', in ordine di tempo, l'ultimo evento naturale che segna la Campania. Dopo l'alluvione del Sele del novembre 2010 che causò ingenti danni a Capaccio e ai comuni limitrofi mettendo in ginocchio l'agricoltura dell'intera zona. E dopo il fiume di fango che il 9 settembre dello stesso anno attraversò Atrani,, devastò completamente il piccolo comune a picco sul mare della costiera Amalfitana, stroncando la giovane vita di Francesca Mansi. E dopo le decine di altri eventi calamitosi che hanno determinato importanti fenomeni alluvionali o franosi.
* Ufficio stampa e comunicazione - Assessorato Protezione civile e Lavori Pubblici Regione Campania Centro Funzionale Multirischi e Sala Operativa Protezione Civile Direzione Generale 08 Lavori Pubblici e Protezione Civile
15
La Campania è la Regione d’Italia a maggior rischio idrogeologico, non solo perché il 90% circa dei Comuni ha all’interno zone a rischio elevato o molto elevato, ma soprattutto perché buona parte del territorio è ricoperto da materiale piroclastico proveniente da eruzioni vulcaniche, che rende pericolosissime le frane da colata di fango. Le statistiche del Cnr indicano, infatti, che dal 1900 ad oggi il 25% delle vittime da frane registrate sul territorio nazionale si è avuto nella nostra regione. L'evento più doloroso della storia calamitosa degli ultimi venti anni è certamente quello di Sarno: 5 maggio 1998. Nell'arco di 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia che determinarono più fronti di frana e 160 vittime: 137 nella sola Sarno. Da quella tragedia è nato un moderno sistema di protezione civile basato sulla interazione tra le strutture preposte alla previsione del rischio, al monitoraggio dei fenomeni meteorologici, alla prevenzione dei rischi, al controllo del territorio e agli interventi operativi. Le Autorità di Bacino hanno redatto le mappe del rischio, dettando le priorità di intervento. Negli ultimi anni, poi, si è assistito ad una razionalizzazione del sistema con il passaggio dai vecchi cinque organismi agli attuali due, nell'ottica della spending review. Si è raggiunto un livello di conoscenza del territorio molto elevato: il sistema è tra i più avanzati di Europa con scale di dettaglio 1:5000 che aumentano la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi da dissesto idrogeologico garantendo una risposta più adeguata e capillare alla prevenzione del rischio frane e alluvioni specialmente nei piccoli bacini idrografici che caratterizzano il nostro territorio. Gli eventi naturali che hanno colpito la Campania causando un forte dissesto idrogeologico in costiera amalfitano-sorrentina e cilentana, nel bacino del Sarno, nell'area Vesuviana e in quella del Sele, hanno fatto rilevare quanto le politiche di prevenzione
16
e di pianificazione, unitamente a quelle di controllo e monitoraggio del territorio in fase di allerta meteo, siano imprescindibili per la tutela dei cittadini dai rischi idrogeologici e la costruzione della sicurezza. In Campania, così come in gran parte del Meridione, vi è un articolato e complesso reticolo idrografico caratterizzato da bacini piccoli ma pericolosi che, proprio per questo, vanno analizzati nel dettaglio. A questo sono preposte le Autorità di Bacino regionali che hanno la capacità di individuare punti di criticità del territorio e di governare il delicato assetto idrogeologico. Le Autorità di bacino, soprattutto di livello regionale, sono presidi di salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico: individuano le aree maggiormente esposte a frane ed alluvioni a scala di dettaglio certamente maggiore di quanto accade nei grandi bacini di rilievo nazionale e sovranazionale. E' per questo che l'applicazione acritica della Direttiva Alluvione della Comunità europea, che nasce per i grandi bacini come quello del Danubio, può determinare - è il dibattito di queste ore - un abbassamento del livello di conoscenza del territorio e di possibilità di azione. Il punto è ora confrontarsi con la gestione del rischio ex ante e sulla diffusione di una adeguata cultura di protezione civile e, in particolare, della difesa del suolo. Il dibattito è quantomai attuale e parte dalla costruzione collegiale della sicurezza basata sull'analisi dei segnali di vulnerabilità del territorio e sulla necessità di continuare a progettare le difese con un approccio tecnico-scientifico aggiornato e specificamente adattato al contesto locale.
17
I
il territorio adbcampaniacentrale
ornella piscopo
In questa sezione è presentato un inquadramento del territorio di competenza con riferimento alla connotazione dei diversi ambiti di riferimento - foce Sarno-traversa di Scafati; Sarnese-Vesuviano; Serinese-Solofrana, Penisola Sorrentina e Isola di Capri, litorale Domitio, Area flegrea e Isole, Vallo di Lauro-Baianese-Monti del Partenio-Durazzano. Piana Campana, Vesuvio, Regi Lagni - evidenziando le caratteristiche fisico-geografiche, le valenze storico-archeologiche, paesaggisticoambientali, le problematiche e criticità .
I
il territorio AdBCampaniaCentrale l’
l’ambito di competenza dell'Adbcampaniacentrale si estende su una vasta area regionale, comprendente i territori delle ex AdB regionali Nord Occidentale della Campania e del Fiume Sarno, situata tra le provincie di Napoli, Salerno, Avellino, Benevento, Caserta.
19
l territorio dell’AdB Regionale della Campania Centrale occupa una vasta area regionale che comprende gli ambiti di competenza delle ex AdB Regionale Nord Occidentale della Campania e AdB Regionale del fiume Sarno, a seguito dell’incorporazione dell’AdB Regionale Nord Occidentale della Campania nella AdB Regionale Sarno (D.P.G.R.C. n.143 del 15/05/2012 - B.U.R.C. n.33 del 21/05/2012). Esteso su un’area di circa 2.200 kmq, è compreso tra le Province di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno; include complessivamente 183 comuni - dei quali 92 appartenenti alla Provincia di Napoli, 20 alla Provincia di Salerno, 22 alla Provincia di Avellino, 8 della Provincia di Benevento, 41 della Provincia di Caserta. L’area gravita intorno ai golfo di Napoli e a quello di Pozzuoli, delimitata dai versanti del complesso del Somma Vesuvio (nord-ovest), dalla Penisola Sorrentina (sud-ovest), dai Monti Lattari verso est, dai Monti di Solofra e di Sarno (nord-est); ad ovest, dal litorale domitio fino al confine con il Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, si protende verso est nell’area casertana; include parte del nolano fino alle falde settentrionali del Vesuvio; a nord comprende le aree prossime al tratto terminale del fiume Volturno; a sud ovest si sviluppano i bacini dei Regi Lagni, del Lago Patria e quello dell’alveo dei Camaldoli; a sud, fino al mare, l’ambito comprende l’area vulcanica dei Campi Flegrei, che si affaccia sul golfo di Pozzuoli con i laghi flegrei e le Isole di Procida ed Ischia. Il sistema insediativo presenta ambiti diversificati in rapporto sia alle caratteristiche morfologico-ambientali, che alle dinamiche evolutive territoriali (dinamiche di trasformazione) e alla trama insediativa, sia alla connotazione ed ai caratteri naturalisticoambientali e storico-culturali. In particolare, dal punto di vista geomorfologico, il territorio è caratterizzato da rilievi collinari e montuosi, aree di piana (Piana Campana), fasce costiere (in corrispondenza dell’area flegrea, litorale domitio, Penisola Sorrentina, Isole di Capri, Ischia, Procida), con presenza di coste alte, basse (spiagge) e di tipo misto. L’estensione della fascia costiera si sviluppa dalla foce dei Regi Lagni, alla zona orientale di Napoli, alla Penisola Sorrentina, compreso il perimetro costiero delle Isole di Capri, Ischia, Procida; sul piano delle dinamiche evolutive, l’attuale assetto insediativo è il risultato di processi di trasformazione che hanno determinato, nel corso degli anni, rilevanti modificazioni territoriali ed alterazioni sulle componenti ambientali. L’avvento della industrializzazione e
20
la diffusa e crescente antropizzazione del territorio ha inciso sull’integrità del sistema ambientale, modificandone l’assetto originario, con compromissione delle risorse esistenti, comportando un aggravio delle situazioni di criticità ambientale diffusa con implicazioni sull’assetto idrogeologico (depauperamento e degrado qualitativo delle acque superficiali e sotterranee; riduzione delle aree di espansione per i deflussi di piena; trasformazione degli alvei in strade, eccessivo sfruttamento delle falde sotterranee con inquinamento crescente delle stesse e fenomeni di subsidenza indotta; fenomeni franosi ed erosivi; squilibrio del trasporto solido);
21
22
a livello paesaggistico-ambientale e della matrice storico-culturale, sono presenti caratteri diversificati che definiscono la complessità del paesaggio con molteplicità di scenari e ambiti di paesaggio - tessuti insediativi consolidati, aree agricole, aree di naturalità, aree storico-archeologiche, aree protette, aree urbane; da ambiti naturalistici a fortemente antropizzati con elementi di rilievo, ad aree marginali connotate da degrado e criticità. Le macrostrutture paesistiche del territorio, conseguenti alla storia geologica, al ruolo delle relazioni terra-mare, alla matrice storico-archeologica, sono riconoscibili nelle unità geomorfologiche dominanti - i sistemi vulcanici del Vesuvio e dei Campi Flegrei; le dorsali carbonatiche di Avella-Partenio; le unità geomorfologiche di pianura o intervallive di connessione tra unità dominanti, quali la piana Campana; la pianura e la successiva valle intermontana del nolano; le piane di connessione tra il Vesuvio e le colline flegree; l’esteso e differenziato sistema costiero (dal litorale domitio al golfo di Napoli, alla Penisola Sorrentina con le isole), il “sistema fluviale del Sarno”; la valle del Sarno e i rilievi dell’Alto Sarno (Monti di Solofra, Picentini), le aree di foce (Regi Lagni, Sarno, Lago Patria); il sistema dei laghi flegrei, i versanti del complesso Somma-vesuviano, i monti Lattari. Tale caratterizzazione dà luogo ad “ambiti di paesaggio” differenziati in relazione alla tipologia, rilevanza ed integrità dei valori paesaggistici montuoso-collinare, costiero e litorale (habitat costieri),fluviale, lacustre, ad elevata naturalità (aree protette), dell’Eccellenza e/o ad alto valore paesaggistico-ambientale, agrario, aree urbane con elementi di rilievo, aree marginali e di degrado.
23
ambiti territoriali di riferimento L’articolata caratterizzazione del territorio di competenza dà luogo ad aree diversificate sia sul piano della connotazione morfologico-insediativa, che in quella funzionale. Sono individuati i seguenti ambiti di riferimento:
AMBITO FOCE SARNO - TRAVERSA DI SCAFATI SARNESE VESUVIANO SERINESE - SOLOFRANA PENISOLA SORRENTINA E ISOLA DI CAPRI LITORALE DOMITIO AREA FLEGREA E ISOLE VALLO DI LAURO ZONA ORIENTALE DI NAPOLI NOLANO - AVERSANO
VALLO DI LAURO - BAIANESE - MONTI DEL PARTENIO - DURAZZANO PIANA CAMPANA VESUVIO REGI LAGNI
24
AMBITO FOCE SARNO - TRAVERSA DI SCAFATI
L’ambito si colloca in un contesto territoriale di rilevanza
centrale rispetto al bacino del Sarno, situato tra la fascia costiera e l’estremo nord dell’agro-nocerino sarnese. Nel tratto è compresa l’area di foce fiume Sarno antistante lo Scoglio di Rovigliano, l’antica Petra Herculis, antico nome col quale era chiamato lo Scoglio, un isolotto di pietra calcarea al largo della fascia di costa di Torre
Annunziata nei pressi di Rovigliano. La presenza della foce del fiume Sarno connota l’area situata tra il litorale di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, segnando l’assetto costiero e definendo un’”area di transizione”. Il tratto, caratterizzato da una elevata pressione antropica (densità demografica) e da fenomeni di forte urbanizzazione, è segnato da un continuum urbano, con forte commistione tra insediamenti produttivi e residenziali ed aree di elevato valore storico-paesistico e naturalisticoambientale L’area è in parte inclusa nel Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno Tra i comuni : Scafati (Sa), Pompei (Na), Torre Annunziata (Na). reticolo idrografico
basso corso del fiume Sarno - area di foce Sarno problematiche e criticità
• criticità connesse al funzionalità idraulica e alla qualità ambientale del reticolo idrografico • elevata pressione antropica e fenomeni di intensa urbanizzazione
•
AMBITO SARNESE - VESUVIANO
L’ambito corrisponde alla pianura dell’agro sarnesenocerino delimitata ad ovest dalle falde del Vesuvio e comprendente il sistema vulcanico Somma Vesuvio. Si compone della piana sarnese, del sistema costiero vesuviano e vesuviano interno. Parte dell’agro nocerino sarnese (piana del Sarno) e dell’area vesuviana, l’area è segnata dalla presenza del fiume Sarno, Alveo Comune Nocerino e bacini dei torrenti vesuviani. Caratterizzato da un contesto con forte connotazione di tipo agricolo-industriale ed aree con un'intensa diffusione insediativa, l’ambito si configura per la presenza di fattori di degrado e di criticità del sistema fluviale. II territorio si connota come area fortemente antropizzata, discontinuo, con aree di elevato interesse storico-archeologico e naturalisticoambientale con presenza di insediamenti produttivi in gran parte dismessi e/o in corso di riconversione. Sono compresi in tale ambito, i comuni della piana sarnese, i comuni della fascia costiera vesuviana e del sistema insediativo vesuviano interno (tra i comuni: Angri, Castel S. Giorgio, Fisciano, Mercato S.Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino, Roccapiemonte, S. Marzano sul Sarno, Scafati, S. Valentino Torio, Somma Vesuviana, Ottaviano). L’area è in parte inclusa nel Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno. reticolo idrografico: Medio Sarno - Bacini dei torrenti vesuviani criticità/ problematiche • aree con un'intensa diffusione insediativa, presenza di fattori di degrado e di criticità del sistema fluviale.
26
•
AMBITO SERINESE - SOLOFRANA
ambito caratterizzato da una serie di dorsali montuose variamente orientate, circondate da aree collinari, separate da depressioni vallive che afferiscono alla zona di piana dell’Agro nocerinosarnese. L’ambito è situato nell’estrema porzione settentrionale del bacino idrografico “Alto Sarno Solofrana”, ricadente in parte nel Parco Regionale dei Monti Picentini, a ridosso dell’insediamento produttivo di Solofra (polo conciario) e di altri insediamenti industriali. Si caratterizza per la modesta attività agricola e la rilevante concentrazione industriale corrispondente al polo conciario di Solofra. L’area costituisce una porzione del territorio dell’AdB particolarmente significativa per le implicazioni sull’assetto complessivo, sullo stato della risorsa idrica in relazione alle forti pressioni e impatti antropici (di tipo industriale). Tra i comuni: Solofra (AV), Montoro Superiore (AV), Montoro Inferiore (AV). reticolo idrografico Bacino idrografico “Alto Sarno-Solofrana” Torrenti Solofrana, Cavaiola, Calvagnola, Lavinaio criticità/problematiche • stato di degrado ambientale dei corsi d’acqua • inquinamento fiume Sarno e affluenti - (polo conciario di Solofra)
27
• AMBITO PENISOLA SORRENTINA E ISOLA DI CAPRI Sistema ambientale costiero di particolare valenza paesaggistico-ambientale e storicoculturale corrispondente alla fascia costiera del versante napoletano della Penisola Sorrentina con termine a Punta Campanella, di fronte all'Isola di Capri che ne rappresenta l’ideale prosecuzione. La conformazione della costa caratterizza fortemente l’intera area. Si tratta di un ambito costiero fortemente connotato dal punto di vista turistico-ricettivo, con presenza di fenomeni di erosione della costa alta e di pericolosità da frana. Sono comprese località di antica e consolidata vocazione turistica a livello internazionale, aree protette (Area Marina di Punta Campanella, Fondali Marini di Punta Campanella e Capri). L’ambito comprende i bacini della Penisola Sorrentina e Isola di Capri caratterizzati da aste montane particolarmente incise con tratti vallivi brevi. I principali sistemi sono costituiti dal Rio Gragnano e dal Rivo d'Arco.
L’ambito è interessato dal P.U.T. dell’Area Sorrentino-Amalfitana, dal Parco Marino di Punta Campnella, dal Parco Regionale dei Monti Lattari. Tra i comuni: Sorrento, Meta di Sorrento, Piano di Sorrento, Massalubrense, Capri, Anacapri. reticolo idrografico
Rio Gragnano, Rivo d'Arco criticità/ problematiche
- pericolosità da frana - erosione costiera
28
• AMBITO LITORALE DOMITIO L’ambito si connota tra le fasce costiere del territorio di competenza con un lungo sviluppo lineare, caratterizzato da costa bassa e spiagge di origine alluvionale, che segna il territorio includendo il litorale casertano con parte dell’entroterra costiero, il lago di Patria, lago costiero della pianura campana posto tra il Volturno e i Campi Flegrei. Il territorio è caratterizzato da una particolare morfologia ed orografia che vede la presenza, in pochi chilometri, di aree a livello del mare immediatamente a confine con vaste fasce collinari. E’ compresa la “Riserva Naturale Foce Volturno-Costa Licola” e aree vincolate dal punto di vista paesaggistico-ambientale e storicoarchitettonico. Il litorale è segnato dalla foce Regi Lagni (poco più a sud della foce del Volturno) e dalle due foci del Lago di Patria (aree di transizione tra ambiente marino e ambiente terrestre), con spiagge di origine alluvionale che si estendono principalmente dalla foce dei Regi Lagni a Torregaveta. Si tratta di un sistema costiero dove le pressioni antropiche e le loro interferenze hanno modificato profondamente le dinamiche naturali determinando alterazioni della fascia dunare e compromissione delle risorse acqua e suolo. Per la complessità delle problematiche ambientali connesse all’inquinamento ambientale (sversamenti, reflui, rifiuti tossici, contaminazione terreni), l’area è individuata tra i Siti di Bonifica di Interesse Regionale - SIR (ex SIN) (L.426/98; D.M. prot. 0000007 dell’11/01/2013) “Litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano”. E’ tra gli ambiti regionali oggetto di interventi di risanamento e valorizzazione ambientale (riqualificazione ambientale della fascia del litorale domitio, interventi rete fognaria e di depurazione,
26
miglioramento qualità delle acque e balneabilità - Grandi Progetti, POR FESR Campania 2007-2013, Asse I.). Interessa comuni costieri e alcuni comuni dell’entroterra costiero (zona collinare e costiera, posti all’interno della fascia costiera). Tra i comuni: Castel Volturno, Mondragone, Villa Literno. reticolo idrografico foce Regi Lagni - argine destro foci Lago Patria criticità/problematiche • inquinamento e degrado ambientale • spiagge alluvionali • erosione costiera
27
•
AMBITO AREA FLEGREA E ISOLE
L’ambito, situato ad ovest di Napoli, include l’area vulcanica dei Campi Flegrei con i laghi flegrei (d’Averno, Fusaro, Lucrino, Miseno); si affaccia sul golfo di Pozzuoli estendendosi lungo la costa flegrea sino a comprendere le isole di Procida ed Ischia. Costituisce una delle aree regionali a più alta valenza paesaggisticoambientale e storico-archeologica; l’area si connota per l’elevata consistenza dei beni ambientali, siti archeologici e beni storicoculturali, per le numerose preesistenze e segni della stratificazione storico-archeologica. Tra le valenze storico-archeologiche: il sistema di epoca romana organizzato intorno al porto e alla città commerciale di Pozzuoli (Puteoli), il presidio militare di Misenum (Miseno - Bacoli), il golfo di Baia, il Portus Julius (Lucrino, tra Pozzuoli e Baia), il sistema delle ville imperiali e termali di Baia-Bauli e la città "greca" di Cuma, il Parco Archeologico di Cuma, il Parco Sommerso di Baia e Castello di Baia. L’area è interessata dal Parco Regionale dei Campi Flegrei. Si connota per l’attività vulcanica (rischio vulcanico), fenomeni di bradisismo, cui si associano fenomeni erosionali e gravitativi, che originano significativi accumuli, talora identificabili come conoidi detritico-alluvionali. Sono compresi i comuni flegrei, tra questi: Pozzuoli (NA), Bacoli, Monte di Procida (NA). Sono in atto politiche di recupero e valorizzazione ambientale dell’area flegrea. criticità/problematiche • conoidi ai piedi dei principali rilievi collinari • aree pericolosità frana - erosione costiera (falesie)
28
•
AMBITO NOLANO-AVERSANO-BAIANESE
L’ambito si colloca tra il Vesuvio e l'Appennino campano (Piana campana) estendendosi verso il nolano e spingendosi, in Provincia di Avellino, verso il Baianese-Vallo di Lauro. Il territorio si compone: - di parte dell’area casertana - casertano meridionale (Agro aversano); - dell’area nolana (Agro nolano) - il tratto della piana campana che compone la cosiddetta terza cintura nord della Provincia di Napoli; - del Baianese, nell'estremità occidentale della Provincia di Avellino, al confine con quella di Napoli. Comprende aree storicamente di natura alluvionale. La porzione di territorio riferita all’Agro Aversano, connotata da gravi condizioni di inquinamento ed emergenza ambientale, è parte dell’area del Sito di Bonifica di Interesse Regionale - SIR (ex SIN) (L.426/98; D.M. prot. 0000007 dell’11/01/2013) “Litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano”. Tra i comuni della Provincia di Caserta, Aversa, Caserta, S.M. Capua Vetere; tra quelli del Baianese-Vallo di Lauro: Baiano (AV), Avella (AV), Quadrelle (AV), Sirignano (AV), Sperone (AV), Mugnano del Cardinale (AV), Domicella (AV); i comuni del nolano, tra questi, Nola (NA), Marigliano (NA). reticolo idrografico: - Bacini Vesuviani, Bacino di Avella - Bacino del Gaudo, Bacino di Quindici criticità/problematiche • criticità connesse alla funzionalità idraulica e alla qualità ambientale del reticolo idrografico • presenza di fattori di degrado ambientale inquinamento acque, suolo
29
• AMBITO ZONA ORIENTALE DI NAPOLI L’ambito occupa una vasta porzione del territorio comunale (zona orientale di Napoli), alla base del versante nord-occidentale del Somma Vesuvio, compreso nel settore meridionale della Piana campana, con morfologia piatta. Si connota come area a carattere industriale, con presenza di aree dismesse, fortemente antropizzata. Gli interventi antropici hanno alterato la rete idrografica superficiale con implicazioni sul’assetto idrogeologico. Il bacino idrografico di riferimento è il bacino di Volla; la piana di Volla, attualmente priva di una rete idrografica superficiale efficiente per lo smaltimento delle acque meteoriche, risulta soggetta a fenomeni di allagamento. il reticolo idrografico è oggi incanalato artificialmente. Connotata da degrado ambientale, è interessato da interventi di riqualificazione e risanamento ambientale/funzionale. reticolo idrografico: Bacino idrografico di Volla problematiche e criticità • degrado ambientale • criticità reticolo idrografico superficiale • aree alluvionali - conoidi alluvionali
30
•
AMBITO REGI LAGNI
L’ambito, attraversato dai Regi Lagni, l’antico canale borbonico, è situato nella zona orientale del territorio di competenza, tra le Provincie di Napoli e Caserta, delimitato dal litorale domitio e dal bacino del Liri Garigliano-Volturno (nordovest), dall’area casertana e nolana (sud-est) e a sud e dal massiccio SommaVesuvio e dai Campi Flegrei. L’area è caratterizzato dalla presenza dei Regi Lagni, canale artificiale che percorre la piana a sud di Acerra (attraverso le aree acerrana, casertana ed aversana) fino al mare nei pressi di Castel Volturno e sfocia a mare poco più a valle del fiume Volturno, Lungo il percorso, riceve le acque provenienti dal reticolo idrografico naturale e, solo in minima parte, il contributo delle acque zenitali del bacino. L’intero bacino ha subito nel corso dei secoli diversi interventi di bonifica e artificializzazione che hanno condotto alla ramificata canalizzazione esistente. Il contesto presenta condizioni di grave criticità ambientale - degrado, sversamenti, diffusa vegetazione in alveo - con compromissione delle risorse acqua e suolo. E’ tra gli ambiti regionali oggetto di interventi di bonifica, risanamento ambientale e funzionale (disinquinamento, riqualificazione ambientale - Grandi Progetti, POR FESR Campania 2007-2013, Asse I.). Include comuni appartenenti alle Provincie di Napoli e Caserta; tra i comuni di Napoli, quelli localizzati soprattutto nel settore nord-occidentale della Provincia (Giugliano in Campania, Qualiano, Villaricca, Quarto, Marano, S. Antimo) e nell’area orientale del Vesuvio nella zona compresa tra S.Anastasia e Casamarciano; tra i comuni del casertano, Orta d’Atella (CE). Casal di Principe (CE), Maricianise (CE), Cancello Arnone (CE), S. Felice A Cancello. reticolo idrografico Bacino dei Regi Lagni criticità/problematiche degrado ambientale e inquinamento (acque e suolo) presenza di fattori di degrado e di criticità del reticolo idrografico, esondazioni
31
problematiche e criticità quadro degli squilibri e criticità idrogeologiche Il territorio si connota per una elevata pressione antropica e per fenomeni di forte urbanizzazione, segnati da un continuum urbano, con forte commistione tra insediamenti produttivi e residenziali ad aree di elevato valore storico-paesistico e naturalistico-ambientale, ad aree con forte caratterizzazione di tipo agricolo-industriale, ad aree marginalizzate con presenza di fattori di degrado come si evidenzia anche dalla “lettura ed interpretazione” degli ambiti territoriali di riferimento precedentemente illustrati. L'area presenta rilevanti problematiche che determinano condizioni di squilibrio e di criticità fisicoterritoriale legate al dissesto idrogeologico, all'inquinamento idrico ed atmosferico, allo sfruttamento delle acque superficiali e sotterranee, al rischio sismico e vulcanico, alla forte pressione demografica, al degrado ambientale, all'erosione costiera. L'incontrollata urbanizzazione del territorio e lo sfruttamento delle risorse, negli ultimi anni, ha comportato profonde modificazioni dell'assetto idrogeologico del bacino incrementandone il fattore di rischio. Il costante depauperamento qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee, dovuto allo smaltimento dei reflui di produzione industriale ed all'emungimento incontrollato dalla falda subalvea, provoca, in molti tratti del sistema fluviale, l'inversione del deflusso idrico sotterraneo e l'alimentazione della subalvea da parte del fiume, con alterazioni delle caratteristiche chimico-fisiche, biologiche, ecologiche.
32
Lo sviluppo antropico ha inciso profondamente sull'assetto complessivo del territorio, contribuendo ad aggravare le condizioni di criticità e vulnerabilità idrogeologica. La forte antropizzazione, in particolare della zona pianeggiante e della fascia costiera, rispetto alla marginalità delle zone interne, ha determinato uno sviluppo disomogeneo del territorio. Si riscontrano, da un lato, aree fortemente urbanizzate ed aree industrializzate accanto ad aree marginali, con presenza di nuclei sparsi e disomogenei. Tra le problematiche sono da evidenziare: - il degrado qualitativo e quantitativo delle risorse idriche sotterranee e superficiali; - la riduzione delle aree di espansione per i deflussi di piena; la trasformazione degli alvei in strade, comunali ed interpoderali, con l'utilizzo della rete idrografica per l'allontanamento delle acque reflue civili ed industriali; la diffusa presenza di centri abitati ed insediamenti produttivi in aree a rischio; l'eccessivo sfruttamento delle falde sotterranee con inquinamento crescente delle stesse e fenomeni di subsidenza indotta; i fenomeni franosi; tra i più ricorrenti, le colate rapide di piroclastici e le frane da crollo; lo squilibrio del trasporto solido; i fenomeni erosivi - consumo di suolo; - urbanizzazione intensa, caratterizzata da grandi manufatti di natura soprattutto commerciale e produttiva; - frammistione delle aree residenziali con le attività produttive.
33
leattivitĂ
Adb
studi, piani, programmi
Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) 2015 l’omogenizzazione dei PSAI delle ex Autorità di Bacino Regionali - Nord-Occidentale della Campania e Sarno arch. Marina Scala AdBcampaniacentrale
L’unificazione delle due ex Autorità di Bacino Regionali - Nord-Occidentale della Campania e Sarno - nelle more del riordino normativo del settore della difesa del suolo e della conseguente riorganizzazione in ambito regionale 1 ha posto la necessità di omogeneizzare i Piani Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) vigenti nei rispettivi territori di competenza2 in un unico Piano, che si configurasse come uno strumento organico ed aggiornato, per l’intero territorio di bacino. L’omogeneizzazione/aggiornamento degli stralci tematici e/o territoriali che compongono il Piano di Bacino, rappresenta, per questa Autorità di Bacino, una scelta strategica di un processo dinamico di pianificazione definito attraverso una continua verifica, monitoraggio del sistema di conoscenze. Tale strategia si traduce in un "progetto di salvaguardia territoriale" riconducibile sia all’approfondimento delle criticità, fenomeni di dissesto idrogeologico, sia alla definizione di indirizzi e norme di riassetto territoriale nell’ottica della prevenzione/mitigazione del rischio idrogeologico e del superamento della “logica dell’emergenza” e della straordinarietà degli interventi. L’intero percorso di lavoro è stato svolto nell’ambito della struttura tecnica dell’Autorità di Bacino (Gruppo di Progetto interno) con l’apporto di alcune figure specialistiche inserite nei ruoli regionali. Tale organizzazione ha consentito di utilizzare risorse interne e l’intero bagaglio di conoscenze sotto il profilo dell’assetto idrogeologico, delle problematiche e criticità, nonché di rapporti con gli Enti e i soggetti del territorio. 1
D.P.G.R.C. n.143 del 15/05/2012 - B.U.R.C. n.33 del 21/05/2012 - in attuazione dell'art.52, comma 3., lett. e. in applicazione della L.R. n.1/2012. 2 “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico” (PSAI 2011), Autorità di Bacino del Sarno (Delibera C.I. n.4 del 28.07.2011 - Attestato Consiglio Regionale n.199/1 del 24.11.2011 - B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011) e “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico” (PSAI 2011) Autorità di Bacino Nord Occidentale della Campania Centrale (Delibera C.I. n.384 del 29.11.2010 - Attestato Consiglio Regionale n.200/2 del 24.11.2011 - B.U.R.C. n.74 del 5.12.2011).
le attività
Le attività di omogeneizzazione ed aggiornamento dei vigenti PSAI delle ex AdB Sarno e Nord Occidentale della Campania sono state sviluppate secondo i seguenti criteri:
• valorizzazione degli studi scientifici e delle indagini già svolte dalle ex AdB Sarno e N.O; • completamento-aggiornamento dei tematismi e cartografie di analisi, con
approfondimenti ed integrazioni del quadro conoscitivo fisico e antropico riferiti all’intero territorio di competenza come base di supporto ai fini delle valutazioni successive;
• “superamento” delle criticità legate alle differenze tecnico-scientifiche delle
metodologie utilizzate nei due PSAI attraverso opportune procedure di unificazione e omogeneizzazione dei criteri alla base dei due PSAI in grado di definire, per l’intero territorio di competenza, un quadro unitario coerente con la classificazione delle aree a pericolosità/rischio idrogeologioi;
• riferimenti alle disposizioni di cui alla L. n.100/2012 con stretta relazione tra Piano di Emergenza e PSAI;
• “rilettura”/rivisitazione della Normativa di Attuazione in un quadro unitario alla luce
delle norme dei due precedenti PSAI, in un’ottica di razionalizzazione e semplificazione dell’interpretazione e di aggiornamento rispetto ai più recenti riferimenti normativi (Direttiva 2007/60/CE; Direttiva Alluvione, D.Lgs. 49/2010; L.100/2012) e tenendo conto delle attuali disposizioni normative della pianificazione di bacino delle altre Autorità di bacino (con particolare riferimento a quelle confinanti con il territorio di competenza di questa Autorità).
38
le attività
Sulla base di questi presupposti, il lavoro di studio e pianificazione ha comportato l’ aggiornamento/ omogeneizzazione/integrazione/implementazione dei principali tematismi ed elaborati nonché delle azioni e delle misure per la mitigazione del rischio idrogeologico dei previgenti Piani Stralcio, con riferimento a: • quadro conoscitivo del sistema fisico ed antropico finalizzato all’aggiornamento delle Carte degli insediamenti ed alla valutazione della vulnerabilità e danno atteso in relazione ai fenomeni alluvionali e franosi; • pericolosità e rischio da frana; • pericolosità e rischio idraulico; • norme di Attuazione ed Allegati Tecnici; • programma di interventi La definizione del quadro conoscitivo ha costituito una specifica fase di lavoro riferita alle attività preliminari “(I Fase di lavoro - Attività Preliminari” 3 - analisi conoscitiva riferita all’intero territorio di competenza, inquadramento del sistema territoriale ambientale costituito dai due territori ex AdB Sarno e ex AdB Nord Occidentale in un quadro unitario, aggiornamento reticolo idrografico) rivolta all’integrazione/aggiornamento dei dati ed informazioni disponibili delle due ex AdB ed all’elaborazione/aggiornamento dei tematismi/elaborazione carte di base 4. Tale fase ha preso in considerazione l’ampia base conoscitiva, le attività svolte dalle AdB e si è avvalsa dei più recenti studi, approfondimenti e verifiche svolte dalle due ex AdB, dell'ampia base conoscitiva disponibile ed elaborazioni GIS che hanno costituito riferimenti e supporti essenziali nelle varie fasi di lavoro, nonché contribuiti ai fini dell’approfondimento di problematiche e criticità 5. Riguardo le classi di rischio/pericolosità idrogeologica - frana, alluvione - il processo di omogeneizzazione ha avuto come obiettivo principale l’individuazione di un “percorso” che permettesse, nel contempo, la convivenza e l’integrazione, in un unico documento di Piano, di tutte le “informazioni” acquisite durante la decennale esperienza di gestione dei due Piani 3
Analisi del sistema ambientale - Parchi e Aree protette, beni storico-archeologico, infrastrutture, geositi, strumentazione (mosaicatura) urbanistica, Carte geologiche di base. 4 Alcuni elaborati di base dei precedenti PSAI costituisco ancora riferimenti di base e pertanto sono inclusi tra gli elaborati del PSAI. 5
Nella Sezione 1. della Relazione Generale sono illustrati in dettaglio i contenuti del PSAI e i riferimenti alle attività sviluppate nel corso della fase di inquadramento conoscitivo.
39
le attività
in materia. Tale processo è stato condotto salvaguardando i percorsi metodologici che avevano ispirato gli studi originari apportando, ove possibile, correzioni ed aggiornamenti in considerazione dei sopraggiunti scenari conoscitivi ed indirizzi normativi. Gli approfondimenti specifici riferiti alle metodologie e ai criteri assunti ai fini dell’omogenizzazione, sono sintetizzate nella PARTE IV della Relazione Generale. Lo sviluppo del PSAI ha, inoltre, tenuto conto delle riperimetrazioni e segnalazioni di fenomeni di dissesto successivi all’approvazione dei precedenti Piani e degli approfondimenti delle due ex Autorità di Bacino in merito a situazioni di particolare criticità. Il lavoro di aggiornamento/omogeneizzazione tra i due PSAI ha confermato sostanzialmente le aree a pericolosità e rischio più elevati di entrambi i PSAI, sulla base dell’omogenizzazione delle classi di pericolosità/rischio, a meno di modifiche puntuali sulla base di studi di approfondimento dell’AdB e/o presentati dagli Enti locali in fase di Conferenza Programmatica. In particolare, riguardo gli aspetti inerenti i fenomeni da dissesto di versante, l’applicazione della nuova matrice del rischio, sulla base dei criteri assunti, ha determinato in generale la conferma dei livelli di rischio molto elevati ed elevati di entrambi i Piani relativamente alle aree antropizzate e la parziale ridefinizione delle aree a rischio medio e moderato R1 ed R2 6. Riguardo gli aspetti idraulici, l’omogenizzazione dei due PSAI ha affrontato le problematiche relative sia alle differenti fenomenologie idrauliche utilizzate per l’identificazione degli scenari di pericolosità, che alla differente classificazione dell’intensità dei fenomeni idraulici ai fini della definizione del rischio 7. Le principali difficoltà incontrate nel percorso di omogeneizzazione hanno riguardato l’individuazione dei criteri per la classificazione dell’intensità dei fenomeni idraulici. Questo ha portato a definire tre scenari di pericolosità idraulica, in un’ottica unitaria dei due PSAI ed in linea con gli “Indirizzi operativi per l’Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativi alla valutazione e gestione del Rischio da Alluvioni”. Gli scenari della criticità idrogeologica del territorio sono sviluppati a scala di bacino (1.5000) con una definizione di un Piano urbanistico di Area vasta e costituiscono un contributo ai fini del Piano di Emergenza Comunale, di cui alla L. n. 100/2012.
6 7
Per l’illustrazione di dettaglio del lavoro di omogeneizzazione - FRANA - cfr. Sezione 4. della Relazione generale PSAI Per l’illustrazione di dettaglio del lavoro di omogeneizzazione - ALLUVIONE - cfr. Sezione 4. della Relazione generale PSAI.
40
le attività
Il PSAI contiene, inoltre, riferimenti: • alla classificazione sismica (Carta della sismicità), che va ad integrare la base conoscitiva del PSAI nel quadro della connotazione dell’assetto territoriale; • ai recenti studi sui sinkhole e relativi ambiti di studio soggetti a tale fenomenologia 8 (redazione della Carta dei sinkhole tra gli elaborati di Piano - cfr. APPENDICE - Parte II) che saranno oggetto di successivi approfondimenti a scala di bacino. Il Piano conferma le strategie di approccio alla difesa dal rischio idrogeologico adottate dalle ex Autorità di Bacino Sarno e Nord Occidentale fondate prevalentemente su misure non strutturali sia di breve che di lungo periodo, integrate da interventi mirati di tipo strutturale, prioritari e sostenibili nel medio periodo. Complessivamente, le azioni di Piano sono riconducibili a: AZIONI DI BREVE PERIODO
approfondimento continuo delle conoscenze: riperimetrazione delle aree a rischio aggiornamenti degli Allegati Tecnici delle N.d.A. del PSAI approfondimento di tematiche specifiche inerenti il rischio, quali i fenomeni di sprofondamento; impulso alla redazione ed operatività dei Piani di Emergenza Comunali adeguamento degli strumenti urbanistici al P.S.A.I. AZIONI A MEDIO/ LUNGO TERMINE
interventi strutturali per la mitigazione del rischio frana: Il Programma di interventi prioritari 2010 (Del. C.I. ex Sarno, marzo 2010, e del C.I. ex N.O.) e gli aggiornamenti 2014 interventi strutturali per la mitigazione del rischio alluvione: “Lo scenario globale per il riassetto idraulico ed ambientale del bacino del Sarno“ed “Il Grande Progetto per il completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno” Studio di fattibilità sistemazione idraulica Regi Lagni AZIONI A REGIME
misure per l’ Uso del suolo come difesa manutenzione ordinaria del territorio monitoraggio I sinkhole di origine naturale nel territorio campano" (Santo, A.; Del Prete S., a cura; Coordinamento Regione Campania - Settore Difesa Suolo) Regione Campania, Settore Difesa Suolo A.G.C. Lavori Pubblici, Dipartimento di Ingegneria Idraulica. Geotecnica ed Ambientale - Università degli Studi di Napoli “Federico II”). 8
41
le attività
ELABORATI DI PIANO
Gli elaborati del PSAI, redatti a seguito della Conferenza Programmatica che ha visto la partecipazione ed il contributo degli Enti locali per la massima integrazione del Piano a scala urbanistica, sono integralmente disponibili per la consultazione sul sito web dell’ Autorità,(www.adbcampaniacentrale2.it) sia in formato Pdf/Jpg, che in formato vettoriale. Oltre ai tematismi di progetto relativi alla pericolosità ed il rischio, sono state rese fruibili al pubblico le carte di analisi finalizzate alla valutazione del valore esposto, aggiornate ed omogeneizzate per l’intera Autorità. elaborati di analisi
• Carta della mosaicatura P.R.G. – P.U.C.,
scala 1: 5000, restituzione stampa scala 1:75000 ( 1 Tav.)
• Carta dei parchi, oasi e riserve naturali,
scala 1:5000, restituzione stampa 1:75000 (1 Tav.)
• Carta delle infrastrutture – Rete Natura 2000 – Beni archeologici, scala 1: 5000, restituzione stampa 1:75000 (n. 1 Tav.)
• Carta del valore esposto,
scala 1: 5000, restituzione stampa scala 1:75000
• Carta della pericolosità Sismica,
restituzione stampa 1:75000 desunta da dati dell’ Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia
• Carta dei sinkholes di origine naturale, restituzione
scala 1:75000 desunta da dati della Regione Campania – Difesa del Suolo (n. 1 Tav.)
• Relazione uso del suolo - rischio idrogeologico* • Carta di sintesi aspetti vegetazionali e pericolosità geomorfologica, scala 1:5000 *
42
le attività
elaborati di Progetto
• • • • •
• •
Relazione Generale Relazione Idraulica Relazione Idrologica Relazione Geologica Norme di Attuazione ed Allegati Tecnici: - Allegato A. - Compatibilità idraulica nelle aree a Rischio Idraulico - Allegato B. - Compatibilità geologica nelle aree a Rischio da Frana - Allegato C. - Matrici del rischio idraulico e da frana - Allegato D. - Metodologie e indirizzi per gli approfondimenti nelle aree a rischio - Allegato E. - Regolamento per l’uso del suolo sui versanti Quaderno delle opere tipo Elaborati cartografici: - Carta della Pericolosità da Frana scala 1:5000 (n.194 Tav.)
-
Carta del Rischio da Frana
-
Carta della Pericolosità Idraulica
-
Carta della vulnerabilità idraulica a carattere topografico
-
Carta del Rischio Idraulico
-
Carta degli scenari del rischio idrogeologico R3 ed R4, relativo alle principali strutture ed infrastrutture antropiche
scala 1:5000 (n. 194 Tav.) scala 1:5000 (n. 207 Tav.)
scala 1:5000 (25 Tav. Bacino Sarno) + 1 Tav. restituzione stampa 1:75.000 (tutto il territorio) scala 1:5000 (207 Tav.)
scala 1:5000 (212 Tav.)
Nelle pagine seguenti, sono riportati alcuni elaborati del PSAI.
43
Nota : si intende per: “Pericolosità relativa (suscettibilità) da frana: previsione spaziale, tipologica, dell’intensità e dell’evoluzione del fenomeno franoso. La cartografia di Piano individua tali fenomeni alla scala 1:5000
Nota: La pericolosità idraulica elevata - P3, comprende le ex Fasce fluviali A del PSAI ex AdB Sarno e la Pericolosità idraulica P4 – Molto Elevata e P3- Elevata del PSAI- 2011 ex AdB NordOccidentale. La a pericolosità media – P2 comprende la fascia fluviale B indifferenziata e le relative sottofasce B1-B2-B3 del PSAI ex AdB Sarno e la pericolosità idraulica P2- Media dell’ ex PSAI2011 dell’ ex AdB Nord Occidentale. La pericolosità bassa – P1 comprende l’ex fascia C del PSAI – 2011 ex AdB Sarno e la Pericolosità idraulica P1 del PSAI ex AdB Nord-Occidentale. I criteri di omogeneizzazione dei due PSAI ex AdB Sarno e Nord-Occidentale relativi agli aspetti idraulici, sono illustrati in dettaglio nella Relazione Generale e nelle Relazioni specialistiche.
La “CARTA
DEGLI SCENARI DI RISCHIO R3 ED R4, RELATIVO ALLE PRINCIPALI STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE ANTROPICHE”,
evidenzia alla scala 1:5000, le situazioni di maggior rischio per gli insediamenti e le principali infrastrutture sul territorio di bacino. La
carta
costituisce
un
primo
riferimento
per
la
programmazione degli interventi prioritari di difesa del suolo sia a carattere strutturale che in materia di protezione civile,, fermo restando gli approfondimenti a carattere locale in particolare per quanto concerne gli scenari di rischio all’interno dei Piani di emergenza di competenza dei Comuni.
Il Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) LUIGI FARIELLO LUIGI IODICE
premessa
La Direttiva 2007/60/CE, recepita con D.Lgs. n.49/2010 ha l'obiettivo di ridurre le conseguenze negative derivanti dalle alluvioni, per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali. In tal senso la Direttiva disciplina le attività di valutazione e di gestione dei rischi di alluvione, prevedendo la redazione di mappe di pericolosità e rischio di alluvioni con indicazione degli abitanti coinvolti, delle infrastrutture strategiche, dei beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse presenti nelle aree interessate, delle attività economiche insistenti sulle aree, nonché degli impianti che potrebbero provocare inquinamenti accidentali. Gli adempimenti previsti dal D.Lgs n.49 del 23.02.2010, nelle more della costituzione formale dell’Autorità di Distretto prevista dall’ art.4 lett. b. del D.Lgs 219/2010, sono a cura delle Autorità di Bacino di rilievo Nazionale e delle Regioni, ciascuna per la parte di territorio di relativa competenza. La scadenza per la redazione del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA), fissata al 22/12/2015 dal D.Lgs n.49 del 23/02/2010, ha consentito il necessario confronto tra le diverse Autorità di Bacino facenti parte dello stesso Distretto sul tema dell’omogeneità della pianificazione di bacino. Detto Piano costituisce la prima esperienza di elaborazione congiunta in materia di gestione del rischio idrogeologico.
le attività
Al fine di operare in maniera omogenea e coordinata a livello di Distretto, è stato avviato, fin dal mese di luglio 2011, un percorso per la definizione di criteri omogenei finalizzato ad un confronto sullo stato della pianificazione in materia di alluvioni ed, all’uopo, è stato istituito un Tavolo Tecnico Istituzionale ed un Tavolo Tecnico Operativo per lo sviluppo delle attività necessarie alla redazione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale. Il Tavolo Tecnico Operativo istituito dall’AdB Nazionale ha agevolato il percorso di organizzazione ed omogeneizzazione dei diversi tematismi riportati nei vari Piani Stralcio delle Autorità di Bacino ricadenti nel Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale. A tale Tavolo la Regione Campania partecipava inizialmente con cinque Autorità di Bacino Regionali; successivamente - con L.R. n.1 del 27/01/2012 art. 52 comma 3 lett. E e seguente D.P.G.R.C. n.143 del 15/05/2012 - le Autorità di Bacino Regionali Nord-Occidentale e Sarno venivano accorpate nell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale, mentre - con L.R. n.4 del 15/03/2011 art. 1 comma 255 e 256 e seguente D.P.G.R.C. n.142 del 15/05/2012 - avveniva l’accorpamento dell’Autorità di Bacino Interregionale del fiume Sele e delle Autorità di Bacino Regionali Destra Sele e Sinistra Sele nell'unica Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele. Gli accorpamenti suddetti sono stati attuati nelle more del riordino normativo di cui all’articolo 1 della L. 27 febbraio 2009, n.13 (Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 30/12/2008, n.208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente) e della conseguente riorganizzazione in ambito regionale. Il duplice lavoro della Segreteria Tecnico Operativa dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale è stato quello di coordinarsi tanto a livello distrettuale, nel cercare una definizione della pericolosità da alluvione che non stravolgesse il lavoro fatto in passato risultando rispettosa delle pianificazioni di bacino già approvate, quanto a livello regionale, condividendo con l’Autorità di Bacino Campania Sud ed Interregionale del fiume Sele una comune metodologia operativa anche in vista dei futuri aggiornamenti della pianificazione di bacino.
53
le attività
Parallelamente al Tavolo Tecnico Operativo distrettuale, la UOD 53.08 Regione Campania ha propiziato una serie di incontri tra le Autorità di Bacino della Campania e le Unità Operative impegnate nella Protezione Civile al fine di coordinarsi per una definizione omogenea del PGRA. Contestualmente, al fine di definire un indirizzo operativo condiviso ed omogeneo per l’attuazione della Direttiva 2007/60/CE a livello nazionale, il Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche, ha adottato un Documento strategico maturato nell’ambito dei lavori di cui al Tavolo Tecnico Stato-Regioni riguardante la redazione della mappe di pericolosità e rischio da alluvione. I contenuti del Documento predetto dal titolo "Indirizzi operativi per l’attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischio da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni", definiscono i criteri generali per l’elaborazione degli scenari della pericolosità da alluvioni ed un metodologia di analisi per la definizione della Mappa del rischio attraverso la strutturazione e la valutazione dei beni esposti sul territorio. soggetti competenti alla predisposizione del Piano Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni viene redatto dall'Autorità di Bacino Distrettuale, così come previsto dalla lett. a) comma 3, art. 7 del D.Lgs. 49/2010. Tuttavia, nelle more di costituzione di dette Autorità, il D.Lgs. 219/2010 (art.4 comma 1. lett. b) prevede che: "le Autorità di bacino di rilievo nazionale, di cui alla L.18 maggio 1989, n. 183, e le Regioni, ciascuna per la parte di territorio di propria competenza, provvedono all'adempimento degli obblighi previsti dal D.lgs 23 febbraio 2010, n.49. Ai fini della predisposizione degli strumenti di pianificazione di cui al predetto decreto legislativo n. 49 del 2010, le autorità di bacino di rilievo nazionale svolgono la funzione di coordinamento nell'ambito del distretto idrografico di appartenenza". Lo stesso comma 3 dell'art.7 del Decreto 49/10 alla lett. b) prevede che: "le Regioni, in coordinamento tra loro, nonche' con il Dipartimento nazionale della Protezione civile, predispongono, ai sensi della normativa vigente e secondo quanto stabilito al
54
le attività
comma 5, la parte dei Piani di Gestione per il Distretto idrografico di riferimento relativa al sistema di allertamento, nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di Protezione civile, di cui alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 27 febbraio 2004, con particolare riferimento al governo delle piene". Pertanto: • In base al D.lgs. 49/2010, i soggetti competenti agli adempimenti di cui sopra sono le Autorità di Bacino distrettuali (come definite all’art. 63 del D.Lgs. 152/2006) e le Regioni, che in coordinamento tra loro e con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, predispongono la parte dei piani di gestione del rischio di alluvioni per il distretto idrografico relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di Protezione civile. • non essendo ancora state istituite, ad oggi, le Autorità di Distretto, con il D.lgs. 219 del 10/12/2010 si è stabilito che (art.4, c. 1, lett. b - Misure transitorie):“le Autorità di Bacino di rilievo nazionale, di cui alla L. 183/1989, e le Regioni, ciascuna per la parte di territorio di propria competenza, provvedono all’adempimento degli obblighi previsti dal D.lgs. 23/02/2010. n.49. Ai fini della predisposizione degli strumenti di pianificazione di cui al predetto D.lgs. 49 del 2010, le Autorità di Bacino di rilievo nazionale svolgono funzione di coordinamento nell’ambito del Distretto Idrografico di appartenenza”. La redazione del PGRA è operata da più soggetti istituzionali e prevede, attraverso i Forum di consultazione e la procedura VAS, il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali competenti per territorio (dal Comune, alle Città metropolitane e Province, Comunità Montane, Enti gestori di infrastrutture viarie, ecc.). attuazione del D.Lgs. 49/2010 Il Decreto prevede per l’elaborazione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni il percorso temporale di seguito illustrato: - valutazione preliminare del rischio di alluvioni (entro il 22/09/2011); - nappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (entro il 22/06/2013); - Piani di gestione del Rischio di Alluvioni (entro il 22/12/2015);
55
le attività
Lo stesso Decreto ha consentito di avvalersi delle misure transitorie (di cui all’art.11) in quanto si è stabilito, per tutto il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale in particolare e per l’Italia intera in generale, di elaborare mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni e di predisporre piani di gestione del Rischio di Alluvioni, conformemente alle disposizioni di cui agli artt. 5, 6 e 7 del Decreto. mappe della pericolosità di alluvioni Il Decreto - all’art.2 - definisce la pericolosità da alluvione come “l'allagamento temporaneo, anche con trasporto ovvero mobilitazione di sedimenti anche ad alta densità, di aree che abitualmente non sono coperte d'acqua. Ciò include le inondazioni causate da laghi, fiumi, torrenti, eventualmente reti di drenaggio artificiale, ogni altro corpo idrico superficiale anche a regime temporaneo, naturale o artificiale, le inondazioni marine delle zone costiere ed esclude gli allagamenti causati da impianti fognari”. Nella definizione di pericolosità da alluvione rientrano quindi sia le pericolosità da esondazione dei corpi idrici superficiali, sia i flussi iperconcentrati, sia le inondazioni per mareggiata. Analizzando le tematiche separatamente (esondazione, flussi iperconcentrati, mareggiata) si è dapprima definita,, concordata poi al Tavolo Tecnico distrettuale, la composizione della pericolosità da alluvione come somma della pericolosità da esondazione di cui ai vigenti Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, della pericolosità da flussi iperconcentrati o conoidi attive di cui agli stessi PSAI (presenti sui tematismi idraulici o da frana), della pericolosità da inondazione per mareggiata di cui ai vigenti Piani per la Difesa delle Coste. pericolosità da esondazione dei corpi idrici superficiali Le problematiche principali di natura tecnica sono risultate per lo più legate alla mancata coerenza dei tempi di ritorno adottati nell'ambito dei PSAI già predisposti dalle varie Autorità di Bacino con gli intervalli di riferimento individuati dal D.Lgs. 49/2010 e nella mancata uniformità di rappresentazione di tiranti e velocità.
56
le attività
Pertanto è stato necessario uniformare la rappresentazione delle classi di pericolosità, in relazione agli scenari riportati nell'art.6 del D.lg.49/2010, per la redazione delle mappe in oggetto. Il primo tematismo (pericolosità da esondazione dei corpi idrici superficiali), preso direttamente dai PSAI, ha comportato un lavoro di omogeneizzazione già a livello di Autorità di Bacino Campania Centrale, in quanto le due Autorità accorpatesi nel luglio 2012 presentavano (come ancor oggi presentano) mappe della pericolosità idraulica da esondazione definite secondo due metodologie differenti. Difatti mentre l’ex Autorità di Bacino Nord-Occidentale della Campania ha redatto le mappe di pericolosità individuando 4 classi (da P1 a P4) l’ex Autorità di Bacino del Sarno ha utilizzato le fasce fluviali individuando 5 classi (fascia A-B-B1-B2-B3-C). Questa diversità formale e concettuale è stata superata con la proposta, poi condivisa al Tavolo distrettuale, di una metodologia per passare dalle varie classi di pericolosità presenti nei PSAI delle diverse Autorità di Bacino ricadenti nel Distretto alle 3 classi individuate dall’art.6 del Decreto. La formulazione conclusiva adottata dall’Adb Campania Centrale per il passaggio dalle pericolosità da esondazione a quelle da alluvione è sintetizzata nella tabella seguente dove nella colonna di sinistra è riportata la pericolosità da alluvione di cui alle mappe da redigere ai sensi dell’art. 6 del D.Lgs.49/2010, al centro le quattro classi di pericolosità individuate nel PSAI dell’ex Autorità di Bacino Nord-Occidentale della Campania e a destra le fasce fluviali riportate nel PSAI dell’ex Autorità di Bacino del Sarno: classi pericolosità da alluvione D.Lgs. 49/2010 pericolosità bassa pericolosità media pericolosità elevata
classi di pericolosità PSAI ex Nord-Occidentale P1 P2 P3 – P4
fasce fluviali PSAI ex Sarno fascia C fascia B – B1 – B2 – B3 fascia A
Tab. 1 - trasferimento pericolosità da esondazione ad alluvione
57
le attività
pericolosità da flusso iperconcentrato Con riferimento al territorio dell’intero Distretto, l’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale presenta una densità di aree a pericolosità da flusso iperconcentrato molto elevata. L'eventualità quindi di non inserire tali tematismi nelle mappe di pericolosità e rischio non sarebbe risultato compatibile con il territorio di quest’Autorità in quanto il mancato inserimento di tali pericolosità avrebbe comportato l’eliminazione del rischio su molte aree urbanizzate dei diversi comuni pedemontani insistenti sul territorio. pericolosità da inondazione per mareggiata Per le zone costiere, esistendo per entrambe le ex Autorità di Bacino un adeguato livello di conoscenza in relazione alle zone in cui le inondazioni marine possono verificarsi, si è riportato il tematismo presente sui Piani di Difesa delle Coste all’interno del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni. I Piani Stralcio per la Difesa delle Coste, infatti, contengono già le analisi e gli studi a carattere idraulico-marittimo finalizzati all’individuazione della aree di pericolosità connesse a fenomeni di inondazione da mareggiata e/o erosione della fascia costiera. stato della pianificazione in materia di rischio alluvioni Relativamente al territorio di competenza dell'Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale, gli atti di pianificazione di bacino, in materia di alluvioni, sono di seguito riportati con i relativi riferimenti di adozione ed approvazione.
58
le attività
o PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO - AUTORITA' DI BACINO REGIONALE CAMPANIA CENTRALE - adottato con Delibera C.I. n.1 del 23/02/2015 (B.U.R.C. n.20 del 23/03/2015) o PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO - AUTORITÀ DI BACINO NORD_OCCIDENTALE DELLA CAMPANIA (PSAI) - D.L. n.180/98, convertito in L. n.267/98, D.P.C.M. 29.08.98, D.L. n.132/99, convertito in L. n.226/99, L. n.365/2000), adottato con Delibera C.I. n.11 del 10/05/2002), (B.U.R.C. n.26 del 27/05/2002) e successivo aggiorn. PSAI, adottato con Delibera C.I. n.384 del 29/11/2010) approv. dal Consiglio Regionale - Attest. n.200/2 del 24/11/2011 - BURC n.74 del 05/12/2011, la Delibera di G.R. n. 506 del 04.10.2011; o PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO - AUTORITÀ DI BACINO DEL SARNO - D.L. n. 180/98, convertito in L. n.267/98, D.P.C.M. 29.08.98, D.L. n.132/99, convertito in L. n.226/99, L. n.365/2000), adottato con Delibera C.I. n.11 del 10/04/2002) (B.U.R.C. n.21 del 22/04/2002) approvato dal Consiglio Regionale – Attest. n.54/3 del 19/05/2006 (B.U.R.C. n.52 del 20(11/2006) e successivo aggiornamento PSAI, approv. dal Consiglio Regionale il 24/11/2011 - D.G.R. n.505 del 4/10/ 2011 – Attest. n.199/1 (B.U.R.C. n.74 del 5/12/2011); o PIANO STRAORDINARIO PER LA RIMOZIONE DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO PIÙ ALTO AUTORITÀ DI BACINO NORD OCCIDENTALE DELLA CAMPANIA - adottato con Delibera di C.I. n.46 del 31/10/1999, approvato G.R. con Delib.G.R. 1/2/2000, n. 425; o PIANO STRAORDINARIO PER LA RIMOZIONE DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO PIÙ ALTO AUTORITÀ DI BACINO DEL SARNO - adottato con Delibera di C.I. n.11 del 31/10/1999; o PIANO STRALCIO DI TUTELA DEL SUOLO E DELLE RISORSE IDRICHE - AUTORITÀ DI BACINO NORD OCCIDENTALE DELLA CAMPANIA - adottato con Delibera C.I. n.611 del 31/05/2012 e D.G.R. n.488 del 21/09/2012 (B.U.R.C. n.63 del 01/10/2012); o NORME DI SALVAGUARDIA PER LA TUTELA DEL SUOLO E DELLE RISORSE IDRICHE - ex AUTORITÀ DI BACINO DEL SARNO - adottate Delibera di C.I. n.25 del 18/12/2012, approvato con Delibera G.R. n.572 del 19.10.2012 (BURC n.76 del 03.11.2014); o PIANO STRALCIO DI BACINO PER LA DIFESA DELLE COSTE - AUTORITÀ DI BACINO NORD OCCIDENTALE DELLA CAMPANIA, adottato con Delibere C.I. n.285 del 23/07/2009 (BURC n.50 del 17.08.2009), n.305 del 03.12.2009 e n. 327 del 19.02.2010 approv. con Delibera G.R. n.417 del 25.03.2010 (BURC n.64 del 10.10.2011);
PIANO STRALCIO DI BACINO PER LA DIFESA DELLE COSTE - AUTORITÀ DI BACINO DEL SARNO - adottato con Delibera del C.I, n.1 del 5/03/2012 (B.U.R.C. n.17 del 19/03/2012).
59
le attività
obiettivi del Piano di Gestione delle Alluvioni Con riferimento agli obiettivi del PGRA, il comma 2 dell'art. 7 del D.lgs 49/10 riporta: "Nei piani di gestione di cui al comma 1, sono definiti gli obiettivi della gestione del rischio di alluvioni per 1e zone di cui all'articolo 5, comma 1, e per quelle di cui all'articolo 11, evidenziando, in particolare, la riduzione delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attivita' economiche e sociali, attraverso l'attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità". in linea con la normativa italiana ed europea di settore, a valle di una concertazione distrettuale e regionale, si riporta di seguito l'elenco degli obiettivi di gestione del rischio di alluvioni. obiettivi del Piano Il Piano di Gestione riguarda tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, ed in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione ed il sistema di allertamento nazionale, tenendo conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sotto bacino interessato. Nei Piani di Gestione devono essere, altresì, definiti gli obiettivi della gestione del rischio di alluvioni nelle zone a rischio potenziale e per quelle aree individuate nelle mappe della pericolosità e del rischio; inoltre, deve essere evidenziata la riduzione delle potenziali conseguenze negative per: • la salute umana; • il territorio; • i beni; • l’ambiente; • il patrimonio culturale; • le attività economiche e sociali; ottenuta, quindi, attraverso l’attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità.
60
le attività
misure del PGRA Il PGRA, come citato nel D.lgs., riguarda tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino idrografico interessato. Nei Piani di Gestione sono definiti gli obiettivi della gestione del rischio di alluvioni per le aree individuate attraverso la riduzione delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali, attraverso l’attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità. Mentre gli obiettivi del Piano sono da considerarsi mediamente indipendenti dalla scala di rappresentazione, in quanto prevedono la salvaguardia della salute, delle attività economiche, dei beni culturali ed ambientali, le misure trovano spesso applicazione a scale differenti. In linea generale, è possibile suddividere le misure in: misure o di “prevenzione”, generalmente applicabili a scala di bacino; o di “preparazione”, attuabili sia a scala di UoM che a scala di dettaglio in ragione della tipologia di misura (dal sistema di allertamento alle politiche di sensibilizzazione della consapevolezza del rischio); o di “recovery”, sostanzialmente costituite da politiche di post-intervento; esse prevedono una previsione a macro-scala ed un'applicazione sul singolo territorio che ha subito l'evento alluvionale; o strutturali, solitamente circoscritte agli areali di probabilità di rischio e, solo in alcuni casi (esempio è il Grande Progetto Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno - POR Campania FESR 2007-2013 Asse 1 - Obiettivo Operativo 1.5) possono prevedere ambiti di applicazione significativi.
61
le attività
ambiti di applicazione delle misure Al fine di definire un quadro organico e coerente con quanto previsto in ambito europeo, si riporta l’individuazione delle quattro scale spaziali su cui viene valutata la gestione del rischio di alluvioni. Livello I sintesi a scala distrettuale con indicazione degli ambiti fluviali di interesse identificazione delle singole Unità di Gestione dette Unit of Management (UoM); Livello II individuazione, all'interno di ogni Autorità competente, delle aree omogenee definite Unita di Analisi (UA) su cui potere applicare talune misure in maniera uniforme e condivisa, ad una scala di maggior dettaglio rispetto alle UoM; le UA hanno comunque dimensioni sovracomunali; Livello III aree a Rischio Specifico (ARS), individuate per livelli di rischio omogenei. Livello IV singole aree soggette a Rischio (RSS), nelle quali analizzare le problematiche relative alla gestione del rischio di alluvione relativamente all'eventuale presenza di strutture ed infrastrutture di elevata rilevanza sociale ed economica di cui si conosce l’esposizione al rischio di alluvioni. aree di I livello (Unit of Management) La scelta dell’area di competenza per il livello I è stata effettuata con riferimento alle possibili misure attuabili ad ampi ambiti di riferimento e, pertanto, sono stati individuati appositi macrobacini. Le aree di I livello si identificano con i perimetri delle Unit of Management ovvero, nello specifico della Campania Centrale, negli ambiti territoriali delle ex Autorità di Bacino Nord-Occidentale della Campania ed ex Sarno.
62
le attività
fig. A: UOM dell’AdB Campania Centrale
63
le attività
aree di II livello (Unità di Analisi) La scala di analisi del secondo livello consente di raggruppare le misure in funzione di ambiti territoriali di estensione ridotta rispetto a quelle delle UOM. Per questo grado di approfondimento si farà, pertanto, riferimento ad elementi di pericolosità di alluvione che vanno a generare rischi con fenomenologie simili in relazione all’ambito territoriale. L'individuazione delle Unità di Analisi è stata effettuata in considerazione dei bacini idrografici delle aree in cui la fenomenologia alluvionale, così come definita dall'art.2. comma 1 lett. a) del D.L.gs 49/2010, può essere considerata omogenea. Si sono individuate, pertanto, le seguenti Unità di Analisi: • Regi Lagni; • Campi Flegrei, Ischia e Procida; • Vesuvio; • Sarno; • Penisola Sorrentina e Capri; Costa.
64
le attivitĂ
fig. B: UA dell’AdB Campania Centrale
65
le attività
aree di III livello (aree a rischio specifico) Il numero di perimetri elementari in cui è suddivisa la pericolosità (essendo tra l’altro “tagliata” in corrispondenza dei limiti comunali) non consente l’applicazione della metodologia di schedatura e priorizzazione delle misure sui singoli poligoni elementari (il rischio, tra l'altro, presenta un numero di perimetri elementari molto maggiore). Essendo il numero di perimetri “tagliati” dell’ordine delle migliaia, si deve necessariamente provvedere ad un accorpamento dei perimetri di pericolosità e rischio in quanto non può prevedersi l'applicazione di misure su singole porzioni di pericolosità. La Campania Centrale, difatti, si differenzia dagli altri territori regionali per la forte densità urbanistica e, quindi, la relativa compromissione del reticolo idrografico ha comportato l'individuazione di piccole aree di crisi diffuse su tutto il territorio. La stessa urbanizzazione rende, tra l'altro, difficile l'individuazione delle aree su cui si dovrebbero realizzare gli eventuali interventi di protezione rimarcando, proprio per questo territorio, la necessità di individuare nelle misure non strutturali la priorità di intervento. Si sono individuati degli areali con caratteristiche omogenee (in termini di pericolosità) all'interno delle singole unità di analisi a campitura completa sulle aree della Campania Centrale; nella figura di seguito sono riportati i perimetri delle ARS della Campania Centrale. In detta figura si evidenzia che i perimetri delle ARS sono stati individuati separando, dove possibile, tipologie differenti di pericolosità o separazioni tra zone vallive e pedemontane/collinari. misure per il territorio di competenza Di seguito, viene riportato l'elenco delle tipologie di misure previste per il territorio dell'Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale; tali misure sono state concordate al Tavolo tecnico operativo istituito dall'Ente coordinatore (Autorità di Bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno).
66
le attività
fig. C : ARS dell’AdB Campania Centrale
67
le attività
COD.
TIPO
CONTENUTO MISURA
M21
DI VINCOLO
misure per evitare l'insediamento di nuovi elementi a rischio in aree allagabili
M22
RIMOZIONE/RICOLLOCAZIONE
misure per rimuovere gli elementi a rischio da aree allagabili, o per ricollocare elementi a rischio in altre aree a minore probabilità di inondazione
M23
RIDUZIONE
M24
ALTRE TIPOLOGIE
M31
GESTIONE PIENE NEI SISTEMI NATURALI/GESTIONE DEFLUSSI E DEL BACINO
misure di adattamento per la riduzione della vulnerabilità degli elementi a rischio in caso di inondazione altre misure di prevenzione per la salvaguardia della vita, degli abitati e delle attività economiche e del patrimonio ambientale e culturale consistenti in azioni di monitoraggio, studi, tutela e manutenzione. misure per ridurre il deflusso in sistemi di drenaggio naturali o artificiali
M32
regolazione deflussi idrici
misure riferite a interventi strutturali per regolare i deflussi e che hanno un impatto significativo sul regime idrologico
M33
interventi in alveo, nella piana inondabile e sulle coste
M34
gestione delle acque superficiali
misure riferite a interventi strutturali in canali d'acqua dolce, corsi d'acqua montani, estuari, acque costiere e aree soggette a inondazione (quali la costruzione, modifica o rimozione di strutture o alterazione di canali, gestione delle dinamiche dei sedimenti, argini, ecc..) misure riguardanti interventi fisici per ridurre inondazioni da acque superficiali, generalmente, ma non solo, in ambiente urbano
M35
altre tipologie
M41
previsione piene e allertamento pianificazione dell’emergenza e della risposta durante l’evento preparazione e consapevolezza pubblica altre tipologie
M42
M43 M44 M51
altre misure per aumentare la protezione da alluvioni (programmi e/o politiche di manutenzione di opere di difesa da inondazioni) misure per istituire e/o potenziare sistemi di allertamento e previsione di piena misure per istituire e/o migliorare la pianificazione della risposta istituzionale d’emergenza durante l’evento misure per accrescere la consapevolezza e la preparazione della popolazione agli eventi di piena
M52
ripristino condizioni preevento private e pubbliche ripristino ambientale
attività di ripristino e rimozione; supporto medico e psicologico; assistenza economica, fiscale, legale e lavorativa; ricollocazione temporanea o permanente attività di ripristino e rimozione ambientale
M53
altre tipologie
esperienza tratta dagli eventi (lesson learnt), politiche assicurative
68
le attività
misure di prevenzione Le misure di prevenzione sono volte alla promozione ed adozione di provvedimenti finalizzati all’uso sostenibile del territorio (comma 1. art 7 del D.lgs.49/2010) con particolare riferimento agli aspetti idromorfologici, di cui ai dettami ambientali di cui alla Direttiva 2000/60/CE ed alla parte terza, titolo II, del D.lgs. 152/2006, nonché ai principi della riqualificazione fluviale, al fine di contribuire alla limitazione o attenuazione dei danni al suolo ed ai beni esposti. Le misure possono essere strutturate, in funzione dei 4 sotto-obiettivi, al fine di: • incidere sull’attivazione di provvedimenti e/o sulla promozione di pratiche sostenibili di uso del suolo per l’uso sostenibile del suolo; • individuare aree di esondazione controllata in caso di fenomeno alluvionale; • individuare forme di gestione del suolo e delle acque che contribuiscano alla riduzione della pericolosità e/o del rischio; • pianificare le previsioni di sviluppo del territorio tenendo conto dei possibili fenomeni alluvionali. misure di protezione Le misure di gestione dei rischi di alluvioni sono previste al fine di ridurre le conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l'ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali derivanti dalle stesse alluvioni oltre ad essere rivolte alla prevenzione, protezione e sicurezza delle persone, abitati ed attività economiche. Le misure possono essere strutturate, in funzione dei 5 sotto-obiettivi con l’intento: • della promozione di nuovi approcci e pratiche sostenibili al problema del rischio alluvione al fine di contribuire alla limitazione o attenuazione degli effetti al suolo ed ai beni esposti; • della attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni necessarie per la riduzione della pericolosità e delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali;
69
le attività
• • •
della promozione della cura, salvaguardia e riqualificazione degli habitat fluviali e costieri; del miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque; della limitazione degli interventi ed opere strutturali il cui ricorso è legato esclusivamente nei casi eccezionali di imposta ragione di tutela della pubblica incolumità e nei casi in cui non siano possibili soluzioni alternative di minor impatto.
misure di preparazione Le misure di preparazione possono essere strutturate con l’intento di incidere sulla partecipazione dei Comuni e della cittadinanza cui è rivolta la massima divulgazione delle informazioni e la comunicazione di modalità comportamentali. Di fatto, la Direttiva Alluvioni indica un’attenzione particolare ad un percorso che si affianca alla prevenzione e protezione in senso classico ed è aperta alle azioni complesse relative alla solidarietà ed alla preparazione della popolazione agli eventi critici. L’azione di preparazione comprende l’informazione preventiva, il coinvolgimento del pubblico e delle rappresentanze economiche per una più diffusa consapevolezza del rischio, le modalità di gestione delle attività umane nelle aree vulnerabili, le azioni in grado di ridurre l’entità dei danni, nonché le scelte di pianificazione che riducano la vulnerabilità degli insediamenti esistenti o, comunque, non incrementino il rischio attraverso la realizzazione di aree di espansione insediativa nelle zone di pericolosità da alluvione. misure di recupero post-evento Le misure prevedono: • attività di ripristino dello stato dei luoghi ante intervento; • rimozione del materiale depositato a seguito dell'evento; • supporto medico e psicologico alla popolazione alluvionata; • assistenza economica, fiscale, legale e lavorativa; • ricollocazione temporanea o permanente delle persone e/o dei beni, ecc.
70
le attività
Database misure e priorizzazione Il Piano si completa con l'individuazione delle misure applicabili per la gestione del rischio di alluvione sul territorio della singola UoM con la relativa priorizzazione. Le singole schede di misura riporteranno quindi, la UoM di riferimento, l'UA e l'ARS, la tipologia di misura, la descrizione della stessa, gli obiettivi, le tavole delle mappe di pericolosità e rischio ed infine la priorità della misura stessa. Nelle pagine seguenti è riportata una scheda tipo per una misura nella fattispecie di vincolo proposta in relazione al territorio della UoM Nord-Occidentale.
71
le attività
SCHEDA 001-NO_M021 UNIT OF MANAGEMENT UNITA’ DI ANALISI ARS
TIPO DI MISURA
CODICE UNIVOCO MISURA
DESCRIZIONE MISURA
ASPETTI DELLA MISURA OBIETTIVO DELLA MISURA LOCALIZZAZIONE MISURA
ITR151 - Nord-Occidentale 1- Costa Nord; 3-Regi Lagni; 4-Campi Flegrei; 5_1-Somma Vesuvio Nord; Domizio; Regi Lagni; Basso Casertano; Durazzano; Carmignano; Monti di Avella; Bacino del Gaudo e di Avella; Quindici; Partenio; Lauro-Baianese; Bacino del Quarto alveo Camaldoli; Bacino Flegrei; Napoli Orientale; Ischia e Procida; Valle del Sebeto; Monte Somma M21 Vincolo - interdizione in aree a rischio elevato e molto elevato a tutela della pubblica incolumità e della fruibilità in sicurezza; in cui attuare linee guida e tenere conto di quanto proveniente: • dal PSAI; • dalle eventuali varianti del PSAI; • dal PSDC (Piano Stralcio di Difesa della Costa); • dall'Adeguamento dei Piani Territoriali e di Settore (regionali e provinciali); • dei Piani Urbanistici Comunali (PUC) n funzione dei contenuti del PGRA. La misura riguarda tutta la UoM 001_NO_M21 redazione di appositi studi di variante PSAI per la definizione della vulnerabilità nelle aree a pericolosità P2. Adeguamento degli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio subordinati al PSAI, secondo le indicazioni degli art. 65 commi 5 e 6 del D.Lgs. 152/2006 ed in particolare: Piani territoriali e Programmi regionali relativi alle attività agricole, zootecniche ed agroforestali, di tutela della qualità delle acque, della gestione dei rifiuti, della tutela dei beni ambientali e della bonifica (comma 5); emanazione da parte delle Regioni delle disposizioni di attuazione del piano stesso nel settore urbanistico e la conseguente adozione degli adempimenti necessari al rispetto di tali disposizioni da parte degli Enti territorialmente competenti redattori degli strumenti urbanistici (comma 6). • estensione della mappatura delle aree di pericolosità alle aste secondarie non mappate nel PSAI. misura singola (individual) mitigazione della pericolosità e rischio nella aree mappate, attraverso l’applicazione delle normative dei Piano Stralcio, e di eventuali misure addizionali per il corretto uso del territorio tutte le aree di pericolosità e rischio, individuate e/o modificate, come risultano dalle mappe allegate al PGRA
72
le attività
STRALCIO CARTOGRAFICO
TAVOLE PGRA PRIORITA’ DI ATTUAZIONE
Fase temporale Priorità
tutte quelle dell'areale ex Nord Occidentale della Campania I FASE - I ciclo (2016-2018) adeguamento Piani territoriali e programmi regionali (entro 12 mesi dall’approvazione della Variante); molto alta
AUTORITA’ DI APPARTENENZA
AdB della Campania Centrale
AUTORITA’ RESPONSABILE
AdB della Campania Centrale, Comuni in area a rischio ed Enti territoriali per l’adeguamento della pianificazione - programmazione.
PROCESSO DI IMPLEMENTAZIONE RISORSE FINANZIARIE NECESSARIE (€)
not started
73
PIANO STRALCIO PER LA DIFESA DELLE COSTE aggiornamento/omogeneizzazione dei Piani Stralcio per la Difesa delle Coste ex AdB del Fiume Sarno e dell’ex AdB Nord Occidentale della Campania ornella piscopo L’unificazione delle due Autorità di Bacino Regionali – AdB Sarno e AdB Nord-Occidentale della Campania - rende necessaria l’omogeneizzazione/aggiornamento dei Piani Stralcio per la Difesa delle Coste ai fini di una visione unitaria dell’intero territorio di competenza in linea con l’approccio metodologico assunto. Nel quadro delle finalità e degli obiettivi del Piano Stralcio per la Difesa della Costa, l’impostazione è rivolta a definire, in un’ottica integrata, un unico strumento conoscitivo, di disciplina e di indirizzo riferito complessivamente all’intero territorio di competenza, coordinato con il vigente PSAI (“Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico”) ed in linea con la programmazione/pianificazione territoriale, inquadrato in una prospettiva integrata e di sostenibilità ambientale. L’intero lavoro costituisce, altresì, un ulteriore tassello nell’ambito del quadro di riferimento regionale sulla tematica dell’“erosione costiera”, di supporto alla definizione degli interventi di difesa/tutela lungo la costa. In questa sede, sono presentati sinteticamente gli obiettivi e l’impostazione complessiva del Piano.
obiettivi e finalità
L’attenzione ai sistemi costieri e alla loro tutela ha assunto in questi ultimi anni grande rilevanza a livello internazionale, anche in relazione ai più recenti approcci metodologici improntati alla sostenibilità ambientale e ad una visione integrata delle politiche di intervento1 in grado di garantire il corretto equilibrio fra difesa/salvaguardia/valorizzazione ambientale e sviluppo delle attività insediative. La “costa”, linea di confine tra terra e mare, ha subito nel tempo non solo gli impatti riferiti ai fenomeni erosivi naturali e alle dinamiche costiere, ma ha costituito il “luogo” della massiccia urbanizzazione sviluppatasi, in particolare, dal dopoguerra agli anni ‘80. I fattori di pressione antropica legati alla gestione del territorio a ridosso della costa - opere marittime realizzate senza una accurata valutazione della loro influenza sulle coste limitrofe, riduzione di apporti solidi a mare causate da escavi nelle aste terminali dei corsi d’acqua o da sistemazioni fluviali nelle aste montane ecc. - hanno determinato forti squilibri territoriali e alterazioni ambientali. Allo stato attuale, le condizioni di squilibrio determinatesi hanno raggiunto in alcune aree livelli di rischio molto elevato che richiedono misure coerenti con un Programma integrato di interventi di difesa e tutela della fascia costiera. L’omogeneizzazione/aggiornamento dei due Piani per la Difesa delle Coste - riferiti alle ex AdB Sarno e Nord Occidentale della Campania - si inserisce nel percorso avviato dall’Autorità di Bacino della Campania Centrale per pervenire ad una lettura unitaria, complessiva ed omogenea, riferita all’intero territorio di competenza.
le attività
In particolare, l’omogeneizzazione dei due Piani per la Difesa delle coste, accanto a quella del PSAI e del “Piano di Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche”, risponde all’esigenza di raccordare i due strumenti rispetto ad un quadro unitario conoscitivo, normativo e di indirizzo per l’intero territorio di competenza in linea con l’impostazione metodologica assunta, coerente con il “modello di gestione integrata della aree costiere”, prevedendo, nel contempo, verifiche ed aggiornamenti nei casi di eventuali difformità riscontrate e/o variazioni/modificazioni avvenute fino ad oggi.
la fascia costiera di competenza
la fascia costiera riferita al territorio dell’Autorità di Bacino della Campania Centrale occupa una porzione significativa del sistema costiero regionale, estendendosi a partire dal litorale domitio fino al Punta Campanella - Massa Lubrense, compresa l’area flegrea, le isole - Ischia, Capri, Procida. Elementi rilevanti del cospicuo patrimonio naturalisticopaesaggistico-ambientale e storico-culturale regionale sono compresi in questa ambito costiero, connotato dalla presenza di accentuati fenomeni erosivi associati all’uso intensivo del territorio e alla forte antropizzazione. Lungo tale tratto, a forte potenzialità di sviluppo, è in atto, a partire da alcuni decenni, una fase di squilibrio crescente dell’assetto costiero con l’instaurarsi di fenomeni di erosione associati a forti pressioni di origine antropica. La continuità dei centri abitati connota l’area come un’unica aggregazione a sviluppo lineare secondo la direttrice che si estende lungo il territorio napoletano.
77
la fascia costiera riferita al territorio dell’Autorità di Bacino della Campania Centrale si inserisce in un sistema costiero regionale di rilevante valenza naturalistico-paesaggisticoambientale e storicoculturale, connotato dalla presenza di accentuati fenomeni erosivi associati all’uso intensivo del territorio e alla forte antropizzazione. Complessivamente, risultano inclusi 26 comuni costieri (25 della ex Provincia di Napoli, (ricadenti nella fascia costiera vesuviana, nell’area flegrea, nella Penisola Sorrentina) e 1 appartenente alla ex Provincia di Caserta). L'ambito include un cospicuo sistema di beni di interesse storico-architettonico, archeologico e paesaggistico ambientale ed è compreso nel sistema di tutela paesistica - PTP (Piani Paesistici) e PUT Area Sorrentino-Amalfitana:
le attività
il percorso di omogenizzazione /aggiornamento il percorso di redazione del Piano Difesa Costa dell’AdB Campania Centrale è finalizzato alla definizione di un quadro unitario di riferimento conoscitivo, normativo e di indirizzo attraverso un complesso di attività di omogenizzazione e di aggiornamento. il Programma di lavoro si sviluppa per step successivi di approfondimento, con verifiche, aggiornamenti ed analisi condotte a livello territoriale, paesaggistico-naturalisticoambientale, idraulico-marittino, geologico, sedimentologico. A partire dai Piani per la Difesa della Costa delle ex AdB Sarno e Nord Occidentale della Campania, sono previste attività di sistematizzazione/omogeneizzazione dei dati e degli elaborati cartografici con aggiornamenti e analisi idraulicomarittime/modellazioni per gli ambiti non indagati, nonché predisposizione degli elaborati, Normativa di Piano, Indirizzi e Linee-Guida, Piano degli Interventi e aree prioritarie. L’attività di aggiornamento ed omogeneizzazione si basa sui seguenti criteri generali: • riferimenti a Studi scientifici di settore e a indagini ed approfondimenti già svolti dalle ex Autorità di Bacino Sarno e Nord Occidentale della Campania; • valutazione delle criticità legate alle differenze tecnicoscientifiche delle metodologie utilizzate nei due PSAI e “superamento” di tali diversità in un’ottica unitaria attraverso un approccio che tenga conto dei più recenti riferimenti legislativi nazionali ed europei in materia; • completamento/aggiornamento dei tematismi del Piano;
• razionalizzazione/omogeneizzazione, aggiornamento della Normativa di Attuazione, anche in relazione dei più recenti approcci in materia.
Nel quadro dell’impostazione del lavoro improntato ad un
78
le attività
“approccio integrato”, la particolare connotazione della fascia costiera in oggetto e le specificità delle valenze ambientali rende necessari approfondimenti riferiti specificamente al sistema ambientale in oggetto nel quadro delle interrelazioni/implicazioni tra fattori di pressione antropica/ assetto idrogeologico/fenomeni-dinamiche di erosione. .
L’attuazione delle attività di studio e pianificazione avviene con risorse professionali della Segreteria Tecnico-Operativa dell’AdB Campania Centrale 1 con l’apporto di eventuali figure specialistiche individuate nei ruoli regionali e/o tra gli Enti, Istituti di Ricerca (di cui alle Intese, Accordi attivati dall’AdB ai fini della redazione del Piano) competenti a diverso titolo in materia. Il Piano di lavoro si avvale dell’apporto tecnico-scientifico di Enti, Istituti di Ricerca, Amministrazioni operanti sul territorio costiero di competenza, nonché delle strutture Regionali (Difesa Suolo, Demanio marittimo, Beni Culturali, Avvocatura, ecc.) che possono contribuire al percorso di redazione del Piano in un’ottica integrata. La redazione del Piano si avvale di Intese (Protocolli di Intesa) tra Enti, soggetti del territorio, Istituzioni che operano sul territorio costiero finalizzato ad attivare sinergie, condividere informazioni, dati, elaborazioni analisi disponibili sulla costa utili allo sviluppo del Piano.
79
PIANO STRALCIO DI BACINO PER LA TUTELA DEL SUOLO E DELLE RISORSE IDRICHE aggiornamento/omogeneizzazione ed estensione del Piano Stralcio di Bacino per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell’ex AdB Nord Occidentale della Campania e dell’ex AdB Sarno stefania coraggio, mauro vincenti Nel quadro delle finalità e degli obiettivi del Piano Stralcio per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche, si è ritenuto necessario estendere gli indirizzi ed i contenuti del Piano Stralcio per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell’ex AdB Nord-Occidentale, approvato con attestato n.368/3 dal Consiglio Regionale nella seduta del 17.09.2014 BURC n.76 del 03.11.2014, al territorio dell’ex AdB del Sarno, sul quale vigono le “Misure di Salvaguardia per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche” (adozione ed approvazione con Delibera di Comitato istituzionale n.25 del 18.12.12), al fine di fornire una visione complessiva ed unitaria dell’intero territorio di competenza in linea con l’approccio metodologico assunto
La recente unificazione delle due ex Autorità di Bacino Regionali del fiume Sarno e Nord Occidentale della Campania (per effetto del D.P.G.R.C. n.143 del 15.05.12, in applicazione dell’art.52, comma3, lettera E) della L.R. n.1 del 27.01.12), rende necessario dal punto di vista istituzionale l’omogeneizzazione dei Piani Stralcio ai fini di una visione complessiva ed unitaria dell’intero territorio di competenza. Nel quadro delle finalità e degli obiettivi del Piano Stralcio per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche, l’impostazione è quella di fornire un unico strumento conoscitivo, di disciplina e di indirizzo riferito complessivamente ai due territori, coordinato con il PSAI (“Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico”) ed in linea con la programmazione/pianificazione vigente, inquadrato in una prospettiva integrata e di sostenibilità ambientale. L’intero lavoro costituisce, altresì, un ulteriore tassello nell’ambito del quadro di riferimento regionale sulla tematica della “tutela del suolo e delle risorse idriche”, di supporto alla definizione di un quadro di azioni ed indirizzi di difesa suolo e precisi obiettivi di salvaguardia e sostenibilità per l’equilibrio ambientale, la valorizzazione delle aree agricole, il contenimento del consumo di suolo, la tutela degli ecosistemi naturali e la difesa dal dissesto idrogeologico. In questa sede, sono presentati sinteticamente gli obiettivi e l’impostazione complessiva del lavoro che sarà oggetto di ulteriori dettagli.
le attività
obiettivi e finalità L’omogeneizzazione, l’aggiornamento e l’estensione degli indirizzi e dei contenuti del Piano Stralcio per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell’ex AdB Nord-Occidentale al territorio dell’ex AdB del Sarno, si inserisce nel percorso avviato dall’Autorità di Bacino della Campania Centrale per pervenire ad una lettura unitaria, complessiva ed omogenea, riferita all’intero territorio di competenza. In particolare, l’omogeneizzazione, aggiornamento, l’estensione degli indirizzi e dei contenuti del Piano Stralcio per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell’ex AdB Nord-Occidentale al territorio dell’ex AdB del Sarno, nonché, l’omogeneizzazione/ aggiornamento dei due Piani per la Difesa delle coste, accanto a quella del PSAI, risponde all’esigenza di raccordare le azioni e gli indirizzi rispetto ad un quadro unitario conoscitivo, normativo e di indirizzo per l’intero territorio di competenza in linea con l’impostazione metodologica assunta, prevedendo, nel contempo, verifiche ed aggiornamenti nei casi di eventuali difformità riscontrate e/o variazioni/modificazioni avvenute fino ad oggi. Il Piano Stralcio di Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche, finalizzato alla gestione sostenibile delle risorse e della riduzione del consumo di suolo, nonché, completamento del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, persegue ed integra, insieme agli indirizzi di difesa suolo, precisi obiettivi di salvaguardia e sostenibilità. Gli obiettivi del Piano sono riconducibili ai seguenti punti: o protezione dei suoli e delle acque come risorse limitate e non rinnovabili, nonché beni comuni di fondamentale importanza per l’equilibrio ambientale, la produzione agricola, la tutela degli ecosistemi naturali e la difesa dal dissesto idrogeologico; o valorizzazione delle aree agricole e contenimento del consumo di suolo; o orientamento degli interventi edilizi prioritariamente verso le aree già urbanizzate, degradate o dismesse, sottoutilizzate da riqualificare o rigenerare, anche al fine di promuovere e non compromettere l’ambiente, il paesaggio, nonché l’attività agricola; o protezione dei suoli di elevata capacità d’uso agro-silvo-pastorale, quale componente produttiva ed elemento imprescindibile di salvaguardia del paesaggio agrario e dell’equilibrio ecologico; o salvaguardia dei valori naturalistici ed ambientali del territorio; o difesa del territorio dai processi erosivi, alluvionali e di inquinamento; o conservazione dell’indice di permeabilità dei suoli; o salvaguardia dai fenomeni di allagamento per insufficienza del reticolo urbano e compatibilità dei deflussi nei ricettori finali derivanti da nuove impermeabilizzazioni;
83
le attività
il programma di attività Il programma di attività è finalizzato alla predisposizione di un quadro unitario di riferimento conoscitivo, normativo e di indirizzo, omogeneizzando/aggiornando i dati, elaborazioni, studi e cartografie disponibili. La redazione del Piano presuppone - in primo luogo - una serie di attività trasversali al Piano ed alle misure di salvaguardia in corso di omogeneizzazione, ed in particolare inerenti la sistematizzazione/aggiornamento della cartografia di base relativamente al mosaico del territorio agricolo e naturale, del sistema delle aree protette, della Rete Natura 2000 e del sistema ecologico di cui alla Pianificazione comunale, Regionale (PTR - Piano Urbanistico Territoriale della Regione Campania) e Provinciale (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale), nonché, delle aree percorse dal fuoco secondo quanto riportato nel "Catasto degli Incendi Boschivi" redatto dalla Regione Campania, di cui alla Legge n. 353/2000. Sulla base della impostazione assunta e degli obiettivi e finalità del Piano, il programma di lavoro, pertanto, si sviluppa per step successivi di approfondimento richiedendo verifiche e/o approfondimenti condotti a livello territoriale e paesistico-naturalistico-ambientale, agronomico, idraulico e geologico. Nel complesso, l’articolazione del lavoro di base da attivare da parte dell’AdB Regionale della Campania Centrale, fermo restando la redazione della cartografia tematica che avverrà con l’ausilio dell’ARPAC con la quale si dovrà stipulare una specifica convenzione, prevede le seguenti attività: • sistematizzazione/omogeneizzazione/aggiornamento/informatizzazione del quadro conoscitivo e relativi elaborati cartografici; • acquisizione mappa aggiornata delle aree percorse dal fuoco secondo quanto riportato nel "Catasto degli Incendi Boschivi" redatto dalla Regione Campania, di cui alla Legge n. 353/2000, del vincolo idrogeologico e del mosaico dei vincoli paesaggistici; • acquisizione mappa del territorio agricolo e naturale, del sistema delle aree protette, della Rete Natura 2000 e del sistema ecologico di cui alla Pianificazione Regionale (PTR - Piano Urbanistico Territoriale della Regione Campania) e Provinciale (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale); • omogeneizzazione/sistematizzazione/aggiornamento degli elaborati cartografici e delle Relazioni di Piano;
84
le attività
• omogeneizzazione dell’impianto normativo (Norme di Attuazione) alla luce del
quadro normativo in materia di consumo di suolo, della Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, nonché, delle “Linee guida per il Paesaggio in Campania” (D.G.R. 1596/2006) e le “Norme tecniche per la valutazione della capacità d’uso dei suoli mediante indagine pedologica sito specifica” (DRD n. 284 del 27 luglio 2011). • redazione degli allegati con l’individuazione delle azioni e degli indirizzi utili ad orientare gli interventi edilizi e le trasformazioni del suolo prioritariamente verso le aree già urbanizzate o parzialmente urbanizzate, degradate o dismesse, sottoutilizzate da riqualificare o rigenerare, evitando qualsiasi processo di deframmentazione ecologica anche al fine di promuovere e non compromettere l’ambiente, il paesaggio, nonché l’attività agricola. I
85
Il Parco Fluviale del Sarno programma per la redazione dello Studio di Fattibilità finalizzato alla creazione di un Parco Fluviale naturale che valorizzi le preesistenze archeologiche e naturalistiche e sia di incentivo alla difesa delle peculiarità agricole, storiche e naturalistiche ad integrazione delle opere previste dal Grande Progetto Fiume Sarno Recupero e Riqualificazione del Fiume Sarno - POR CAMPANIA FESR 20072013 ornella piscopo, marina scala Il Documento si configura come Proposta/Studio di Fattibilità finalizzato a fornire uno schema preliminare di lavoro sul quale “calare” considerazioni e valutazioni in merito. In questa ottica, il presente Documento è rivolto a fornire un contributo di indirizzo e di supporto, “aperto” ad ulteriori sviluppi e approfondimenti, in linea con quanto proposto dal Consiglio Regionale della Campania, nella direzione dell’attivazione della fattibilità per la creazione di un “Parco Fluviale naturale che valorizzi le preesistenze archeologiche e naturalistiche e sia di incentivo alla difesa delle peculiarità agricole, storiche e naturalistiche”.
premessa
Nell’ambito della riqualificazione e recupero del fiume Sarno, l’idea del “Parco fluviale” nasce come azione di rafforzamento e di supporto alla RER (Rete Ecologica Regionale) ed all’attuale Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno, e, altresì, come evidenziato in sede di Consiglio Regionale nella seduta del 02.04.2014, che possa costituire uno strumento di “valorizzazione delle preesistenze archeologiche e naturalistiche e sia di incentivo alla difesa delle peculiarità agricole, storiche e naturalistiche”. In questi termini, la creazione di un Parco fluviale, in contrapposizione al degrado ambientale e socio-economico, pone come obiettivo prioritario la riqualificazione del territorio, il miglioramento della qualità di vita degli abitanti, il recupero/valorizzazione del “sistema fiume”, delineando azioni e/o misure, in una ottica integrata, in grado di coniugare la difesa del suolo con la tutela/fruizione/valorizzazione del territorio protetto. L’iniziativa apre alla possibilità di condividere in modo unitario e partecipato iniziative di governo e gestione del territorio e tende a promuovere la costruzione di forme di partnerariato capaci di mobilitare risorse umane finanziarie e tecniche. Il rapporto tra pianificazione di bacino e pianificazione dei Parchi costituisce un tema di grande attualità ed interesse nell’attuale dibattito disciplinare, che richiama l’attenzione sulle relazioni tra politiche di valorizzazione e difesa del suolo. In questa ottica, il Parco fluviale, nel quadro della RER (Rete Ecologica Regionale), è finalizzato a riconnettere le valenze naturalistico-ambientali e storico-archeologiche-architettoniche in un sistema integrato che consenta di promuovere il miglioramento dell’attrattività turistica ed uno sviluppo economico sostenibile dei territori interessati.
Nelle pagine successive sono specificati gli obiettivi e le interazioni del Parco nel contesto territoriale interessato, le opportunità che può determinare per il patrimonio naturalisticoambientale, storico-culturale ed il contesto socio-economico. L’Autorità di Bacino del Sarno - ora Autorità di Bacino della Campania Centrale - nel Documento programmatico denominato “Scenario Globale di Riassetto Idraulico ed Ambientale del Bacino del Sarno”, approvato nella seduta del C.I. dell’AdB Sarno n.2 del 31/03/2009, ha delineato le principali azioni - strutturali e non - già compiute, in corso di attuazione o già definite, finalizzate al riassetto idraulico ed ambientale dell’intero territorio di competenza dell’autorità di Bacino del Sarno, ivi compresi i bacini dei settori Vesuviano e Penisola Sorrentina), integrando e coordinando le azioni programmate dalla stessa Autorità di Bacino con quelle degli altri soggetti pubblici operanti sul bacino del Sarno (A.T.O, Commissariati Straordinari, Regione e Protezione Civile). Lo Scenario riferiva le azioni materiali ed immateriali proposte per il riassetto e la riqualificazione a tre ambiti di intervento: - il reticolo idrografico del bacino del fiume e affluenti; - le aste incise nei settori Vesuviano e dei Monti Lattari; - le “pertinenze fluviali”intese come ambito di riferimento più ampio rispetto alle aree di pericolosità idraulica. Il Documento, così come il Progetto Preliminare della II Foce redatto dall’A.d.B. ed i precedenti studi hanno costituito la base del c.d. “Piano di Lavoro” relativo all’ attuazione del Grande Progetto “Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno” , quest’ultimo riguardante il solo bacino idrografico del fiume Sarno con relativi affluenti, inserito nel POR Campania FESR 2007-2013. Nell’ambito del predetto Scenario le opere di sistemazione fluviale sui corsi d’acqua principali e sul reticolo minore del bacino del Sarno nascono in più ampio quadro di azioni, materiali ed immateriali , da mettere in campo in modo coordinato tra vari attori pubblici ( Regione, Autorità di Bacino, Ente Parco Regionale del Bacino Idrografico del fiume Sarno, etc..) per cercare di conseguire gli obiettivi di riqualificazione e risanamento del bacino posti tra l’altro alla base del già istituito Parco Regionale del Bacino Idrografico del fiume Sarno. L’ambito fisico di partenza per questo processo può essere il c.d. corridoio fluviale o pertinenze fluviali che l’Autorità di Bacino ha sviluppato nell’ambito dei suoi studi e che già in passato è stato proposto come ambito di discussione per l’eventuale estensione del Parco Regionale del Bacino Idrografico del fiume Sarno alle aste. In tale senso, il Sarno potrebbe costituire l’armatura ed il collegamento tra la costa ed i Parchi della dorsale appenninica.
89
LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEL FIUME SARNO E LA REALIZZAZIONE DEL PARCO FLUVIALE
Gli obiettivi e i risultati attesi dalla costruzione del Parco Fluviale possono essere sinteticamente ricondotti a: • integrare nel complesso più ampio dell’intero sistema fluviale e delle misure ed azioni immateriali già in campo per il recupero del fiume Sarno, le opere di sistemazione fluviale comprese nel GRANDE PROGETTO Completamento del recupero e riqualificazione del fiume Sarno; • tutelare, conservare e valorizzare le caratteristiche naturali, ambientali, paesaggistiche e storiche dell’area fluviale ancora presenti , anche mediante interventi di ricostituzione di ambiti naturali ed in funzione dell’uso sociale di tali valori; • tutelare le specie faunistiche e floristiche presenti sul territorio, con particolare riferimento all’individuazione di aree da potere destinare a riserva naturale, e garantire il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat ancora non totalmente obliterate dalla massiccia artificializzazione ed occupazione del suolo degli insediamenti residenziali e industriali; • garantire forme d’uso del territorio e di sviluppo tendenti a valorizzare e ripristinare gli assetti ambientali, quelle paesaggistiche delle zone ripariali, le tecniche costruttive tradizionali che hanno caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio e del territorio, concorrendo ad eliminare le cause di inquinamento e di degrado; • promuovere, valorizzare e incentivare le attività agro-silvo-colturali, in coerenza con la destinazione d’uso, nonché le attività economiche tradizionali e legate all’utilizzazione ecosostenibile delle risorse; • promuovere, organizzare e sostenere attività di studio, ricerca, didattica, scientifiche, ricreative e turistiche con particolare riferimento all’ambiente fluviale anche attraverso la creazione di specifiche attrezzature polifunzionali; • concorrere all’ attuazione della pianificazione di bacino predisposta dall’ Autorità di bacino ai sensi della leggi sulla di difesa del suolo (L. 183/1989 così come modificata dal D.Lgs. 152/06 e ss.imm.ii. ); • restituire agli insediamenti urbani esistenti lungo le sponde, con particolare riferimento ai corsi d’acqua Solofrana , Cavaiola, Calvagnola, Alveo Comune (non compresi nella vigente perimetrazione del Parco del Bacino idrografico del fiume Sarno), aree che possano concorrere significativamente al miglioramento della qualità della vita dei cittadini;
90
• sostenere e promuovere, attraverso la partecipazione dei Comuni e delle associazioni
• • • •
•
•
locali , la fruizione turistica-ricreativa del territorio anche attraverso lo sviluppo dell’agriturismo, dell’agricoltura biologica, dei servizi e delle attività ricreative, compatibilmente con le caratteristiche ambientali dei luoghi, nonché la valorizzazione promuovere, valorizzare e incentivare le attività agro-silvo-colturali, in coerenza con la destinazione d’uso, nonché le attività economiche tradizionali e legate all’utilizzazione ecosostenibile delle risorse; promuovere, organizzare e sostenere attività di studio, ricerca, didattica, scientifiche, ricreative e turistiche con particolare riferimento all’ambiente fluviale anche attraverso la creazione di specifiche attrezzature polifunzionali; concorrere all’attuazione della pianificazione di bacino predisposta dall’Autorità di bacino ai sensi della leggi sulla di difesa del suolo (L. 183/1989 così come modificata dal D.Lgs. 152/06 e ss.imm.ii. ); restituire agli insediamenti urbani esistenti lungo le sponde, con particolare riferimento ai corsi d’acqua Solofrana , Cavaiola, Calvagnola, Alveo Comune (non compresi nella vigente perimetrazione del Parco del Bacino idrografico del fiume Sarno), aree che possano concorrere significativamente al miglioramento della qualità della vita dei cittadini; sostenere e promuovere, attraverso la partecipazione dei Comuni e delle Associazioni locali …la fruizione turistica-ricreativa del territorio anche attraverso lo sviluppo dell’agriturismo, dell’agricoltura biologica, dei servizi e delle attività ricreative, compatibilmente con le caratteristiche ambientali dei luoghi, nonché la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la valenza economica ed educativa delle aree protette; rappresentare il “corridoio” di collegamento con i Parchi della dorsale appenninica (Picentini e Partenio) anche mediante la definizione di politiche sinergiche di promozione, sviluppo e animazione dell’area, nell’intento di attrarre e coinvolgere un pubblico trasversale in termini di età, interessi e provenienza.
L’area fluviale che si sviluppa tra insediamenti urbani ed industriali, aree periurbane ed alcune aree naturali residue, sarà quindi oggetto e attore d’azioni di: - riqualificazione delle attività produttive, attività agricole, strutture proto-industriali, una fitta rete di canali, strutture sportive sia pubbliche sia private con la promozione di un marchio di qualità per le attività private gestite nell’ottica della rete verde;
91
- realizzazione della rete strutturale e dei moduli progettuali indispensabili per consentire -
la fruizione dell’area e la conseguente nascita di attività sul territorio; gestione territoriale con una funzione di coordinamento e promozione dell’immagine e delle attività della rete, compresi gli accordi per la gestione privata dei servizi del Parco; salvaguardia dell’ecosistema fluviale con la creazione di riserve naturali; ascolto delle esigenze delle attività e dei servizi esistenti ma anche delle aspettative in termini di qualità della vita delle comunità insediate lungo le sponde e nelle pertinenze dei corsi d’acqua del bacino del Sarno.
l’ambito territoriale di riferimento L’area interessata dalla Proposta di Parco Fluviale costituisce un ambito cruciale per la rilevanza delle potenzialità legate al contesto ambientale, alle specificità del paesaggio nel suo rapporto con l’ambito fluviale, alle testimonianze storico-archeologiche. L’attuale condizione di degrado, associata alla diffusa antropizzazione e a condizioni di criticità idrogeologiche, ha determinato nel corso degli anni alterazioni ambientali del “sistema fiume” e dell’intero contesto di riferimento. In questa prospettiva, va inquadrata la Proposta di Parco Fluviale che assume il “sistema fiume” come elemento di riqualificazione e di recupero del patrimonio storico-ambientale fluviale, nonché quale generatore di “sviluppo” in un’ottica di sostenibilità ambientale interrelandosi con gli interventi in atto sul territorio. L’ambito territoriale proposto comprende la maggior parte dei comuni attraversati dal fiume Sarno e dai suoi affluenti - Solofrana e Cavaiola - interessando le province di Napoli, Salerno, Avellino - a partire dalla foce del Sarno, includendo il perimetro del Parco Regionale del Bacino Idrografico del fiume Sarno (istituito con D.P.G.R.C. n.780 del 13/11/2003), includendo le aree pertinenziali fluviali non comprese nel Parco Sarno lungo gli affluenti (Solofrana, Cavaiola, Calvagnola, …) fino a connettersi con il Parco Regionale dei Monti Picentini. La significatività dell'area di studio offre l'occasione per affrontare il rapporto tra pianificazione di bacino e aree protette, tra politiche di difesa del suolo e quelle di conservazione/valorizzazione ambientale.
92
PROPOSTA PRELIMINARE DI “PARCO FLUVIALE DEL SARNO” - L’ approccio e presupposti metodologici ’illustrazione della Proposta Preliminare di assetto territoriale per il Parco Fluviale con riferimento alle componenti ed alle interconnessioni ecologico-ambientali Le considerazioni e valutazioni alla base della strutturazione/configurazione della Proposta Preliminare di Parco Fluviale Naturale del Sarno si sviluppano nel quadro delle interrelazioni tra difesa del suolo e tutela delle acque nel quadro di un approccio integrato e di una visione complessiva del sistema delle risorse, nella prospettiva di azioni sinergiche sul piano della tutela/fruizione/valorizzazione del territorio. I criteri alla base di questo primo Schema di lavoro sono riferiti alla strategia di intervento che questa Autorità di Bacino ha sviluppato nell'ambito del "corridoio fluviale del fiume Sarno" e
93
riassetto/recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale, nonchè della definizione delle aree di interconnessione ecologico-ambientale tra Parco Sarno-Parco Picentini (di cui allo Schema di Assetto definito nell’ambito dello Studio “P.I. Parco Regionale dei Monti Picentini", FESR POR Campania 2000-2006, misura 1.9 azione c., -“Proposta di assetto del sistema fiume corridoio fluviale”- Picentini-Sarno), inquadrano la funzione delle aree parco in sinergia con le azioni di tutela, valorizzazione ambientale/ecologica/paesaggistica e di riassetto idrogeologico, di tutela delle acque (uso e qualità delle acque) e di disciplina degli usi del suolo nelle fasce spondali.
94
In questi termini, il Parco, inteso quale componente della Rete Ecologica Regionale, si pone in connessione con le altre aree protette regionali, come strumento nella gestione delle fasce pertinenziali fluviali in linea con la pianificazione di bacino.impostazione adottata si inserisce in questo quadro di riferimento, assumendo alla base un approccio in linea con la Direttiva Quadro 2000/60, riferito al "sistema fiume-corridoio fluviale", inquadrato nell'ambito della Rete Ecologica Regionale del PTR (Piano Territoriale Regionale). La tematica è inquadrata in chiave ecosistemica, rispetto ad una visione complessiva, integrata, dello stato del sistema, con una valutazione riferita agli aspetti ecologicopaesaggistico-ambientali-vegetazionali (valutazione integrata del sistema fiume/pertinenze)
95
fluviali),tenendo conto delle interrelazioni tra le diverse componenti ambientali e sottolineando lo stretto rapporto tra reti ecologiche e sistemi fluviali. In aderenza con i principi della "Convenzione Europea del Paesaggio" , la dimensione paesaggistica si integra nel processo di riqualificazione e valorizzazione sul piano dell'interpretazione estetico-percettiva del paesaggio fluviale, assumendo una specifica trattazione rapportata ai caratteri ed alle valenze di naturalitĂ . Su questi concetti e presupposti si articola questo contributo finalizzato alla definizione del Parco Fluviale Naturale del Sarno che, come su accennato, assume ed esplicita la strategia di intervento che questa AutoritĂ di Bacino sta portando avanti nel quadro del "corridoio fluviale del fiume Sarno, nell'ambito delle attivitĂ rivolte al riassetto ed al recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale, anche nel quadro delle programmazione 20072013 - POR Campania - FESR. Questa ottica tende a recuperare il ruolo del "sistema fiume", innescando processi complessivi di valorizzazione dell'area, a "ri-pensare" il rapporto "fiume/paesaggio/difesa del suolo" e ad individuare modalitĂ di intervento all'interno di un progetto di "paesaggio fluviale" (Ercolini, M., 2006).
96
Schema di assetto Preliminare “sistema fiume corridoio-fluviale” La Proposta di Parco fluviale del Sarno - in Allegato al presente Documento (cfr. Tav…..) configura una ipotesi preliminare (primo Schema di assetto) di connessione ecologicoambientale “sistema fiume corridoio fluviale” (zone cuscinetto, corridoi di connessione, aree di continuità ecologico-ambientali, circuiti di valorizzazione) nell’ottica della “valorizzazione delle preesistenze archeologiche e naturalistiche e che sia di incentivo alla difesa delle peculiarità agricole, storiche e naturalistiche” (tra gli obiettivi espressi nella seduta del Consiglio Regionale del …..). L’idea forza si incentra sulla creazione di un’area Parco Fluviale Naturale che “valorizzi le preesistenze archeologiche e naturalistiche e sia di incentivo alla difesa delle peculiarità agricole, storiche e naturalistiche” (tra gli obiettivi espressi nella seduta del Consiglio Regionale del ..) attraverso la valorizzazione ambientale del percorso fluviale e del patrimonio storico, culturale, archeologico del territorio e delle specificità locali. La Proposta Preliminare di assetto “sistema fiume corridoio-fluviale” si pone nella prospettiva del rafforzamento della Rete Ecologica Regionale (RER), del ruolo del Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno e che, altresì, possa costituire un supporto per avviare attività di programmazione/pianificazione integrate tra i vari soggetti interessati. L’ambito individuato - come evidenziato in precedenza - comprende la maggior parte dei comuni attraversati dal fiume Sarno (tra le provincie di Napoli, Salerno, Avellino) e si estende tra la foce del fiume Sarno fino ad includere i territori attraversati dai torrenti Cavaiola e Solofrana riconnettendosi al Parco Regionale dei Monti Picentini. In particolare, lo Schema Preliminare di Assetto, concepito in una ottica integrata, in linea con la Rete Ecologica Regionale (RER) del PTR (Piano Territoriale Regionale - Regione Campania), , - si sviluppa a partire dallo Schema di Assetto definito nell’ambito dello Studio “P.I. Parco Regionale dei Monti Picentini", FESR POR Campania 2000-2006, misura 1.9 azione c., “Proposta di assetto del sistema fiume corridoio fluviale”- Picentini-Sarno e dagli Studi svolti dall’ex Autorità di Bacino del Sarno (ad oggi AdB Campania Centrale) su “sistema fiume corridoio fluviale Sarno”, nell'ambito delle attività rivolte al riassetto ed al recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale1; -
1
97
-
-
individua aree di continuità ecologico-ambientale di connessione tra il Parco Regionale del Bacino Idrografico del fiume Sarno ed il Parco Regionale dei Monti Picentini; si estende oltre alle aree già individuate dal Parco del Bacino idrografico del fiume Sarno, alle aste dei torrenti Cavaiola e Solofrana ed all’alveo Comune. ingloba i territori oggetto di intervento del “GRANDE PROGETTO SARNO Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno”, ed in particolare i previsti interventi di sistemazione idraulica e l’ambito di riqualificazione ambientale litorale di Torre Annunziata (intervento A13); definisce percorsi e circuiti di valorizzazione naturalistico-ambientale, storico-culturale, interconnessioni ecologico-ambientali, dell’identità locale.
L’ambito fisico di partenza è costituito dal cosiddetto corridoio fluviale o pertinenze fluviali che l’Autorità di Bacino ha individuato e che già in passato è stato proposto come ambito di discussione per l’eventuale estensione/ampliamento del Parco Regionale del Bacino idrografico del fiume Sarno alle aste degli affluenti in modo da contribuire al processo di costruzione della RER (Rete Ecologica Regionale). In questo senso, il fiume Sarno potrebbe costituire l’armatura ed il collegamento tra la costa ed i Parchi della dorsale appenninica. La Proposta individua elementi di raccordo e di continuità, aree di continuità ecologicoambientali di connessione tra i due Parchi (Sarno-PIcentini) e di connessione con gli interventi previsti per il territorio (GRANDE PROGETTO SARNO) definendo un “mosaico ambientale” in cui si alternano ecosistemi differenti in grado di offrire varietà di paesaggio, di habitat e, nel contempo, di coniugare la conservazione dell’ambiente naturale e la tutela della biodiversità con lo sviluppo del territorio (valorizzare le potenzialità dell’area - la valenza turistica, la funzione economica, le diverse opportunità di fruizione). Nel complesso, l’ambito individuato in via preliminare può configurarsi come Proposta di “ambito ottimale” per promuovere la concertazione di azioni integrate di riqualificazione e riassetto, sia strutturali (che immateriali, ivi compreso gli interventi del GRANDE PROGETTO, delineando un primo Schema di lavoro rispetto al quale andare a dettagliare ed approfondire, nelle successive fasi di lavoro, le specifiche situazioni locali con gli Enti interessati.
98
gli ambiti territoriali del Parco fluviale
• • •
AMBITO 1. AREA DI FOCE - TRAVERSA DI SCAFATI –BASSO CORSO FIUME SARNO AMBITO 2. TRAVERSA DI SCAFATI -SARNO (MEDIO SARNO - ALTO SARNO ) AMBITO 3. SOLOFRANA - MONTORESE
AMBITO 1: AREA DI FOCE - TRAVERSA DI SCAFATI (BASSO CORSO FIUME SARNO)
L’ambito si colloca in un contesto territoriale di rilevanza centrale rispetto all’intero bacino del Sarno, situato tra la fascia costiera e l’estremo nord dell’agro-nocerino sarnese. La presenza della foce del fiume Sarno connota l’area situata tra il litorale di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, segnando l’assetto costiero e definendo un’”area di transizione”. L’area è in parte inclusa nel Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno Il tratto, caratterizzato da una elevata pressione antropica (densità demografica) e da fenomeni di forte urbanizzazione, è segnato da un continuum urbano, con forte commistione tra insediamenti produttivi e residenziali ed aree di elevato valore storico-paesistico e naturalistico-ambientale. L’ambito include i comuni di Scafati (Sa), Pompei (Na), Torre Annunziata (Na). reticolo idrografico basso corso del fiume Sarno -area di foce Sarno problematiche e criticità - criticità connesse al funzionalità idraulica e alla qualità ambientale del reticolo
idrografico
- elevata pressione antropica e fenomeni di intensa urbanizzazione
99
AMBITO 2 : TRAVERSA DI SCAFATI- SARNO (MEDIO SARNO-ALTO SARNO)
L’ambito, parte dell’agro nocerino sarnese (piana del Sarno), è fortemente segnato dalla presenza del fiume Sarno, alimentato principalmente dall'Alveo Comune Nocerino, con pertinenze principalmente di tipo agricolo. Sono compresi i comuni, tutti appartenenti alla Provincia di Salerno, di Angri, Castel S. Giorgio, Fisciano, Mercato S.Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino, Roccapiemonte, S. Marzano sul Sarno, Scafati, S. Valentino Torio. Caratterizzato da un contesto con forte connotazione di tipo agricolo-industriale ed aree con un'intensa diffusione insediativa, l’ambito si configura per la presenza di fattori di degrado e di criticità del sistema fluviale. II territorio è ricco di testimonianze storico-archeologiche anche di epoca preistorica. L’area è in parte inclusa nel Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno. reticolo idrografico Medio Sarno problematiche e criticità - aree con un'intensa diffusione insediativa - presenza di fattori di degrado e di criticità del sistema fluviale.
100
AMBITO 3 :
SOLOFRANA - MONTORESE – CAVAIOLA
Nelle pagine dedicate alle “MISURE
ambito collinare ed in parte pianeggiante, con modesta attività agricola ed una rilevante concentrazione industriale corrispondente al polo conciario di Solofra. L’ambito è suddiviso in 2 sotto ambiti: 3.1 Solofrana - Montorese 3.2 Cavaiola reticolo idrografico Alto Sarno problematiche e criticità - stato di degrado ambientale dei corsi d’acqua - problematiche legate all’inquinamento del fiume Sarno - (polo conciario di Solofra)
101
APPROFONDIMENTO DEL PROGETTO SINKHOLE della REGIONE CAMPANIA MISURE DI SALVAGUARDIA E LINEE-GUIDA PER LA PROGETTAZIONE DI INTERVENTI IN AREE CARATTERIZZATE DAL RISCHIO DI SPROFONDAMENTO federico baistrocchi, marina scala
Il panorama legislativo italiano − sia a livello nazionale che regionale − pur essendo abbastanza articolato ed approfondito in materia di prevenzione del rischio idrogeologico, anche relativamente a fenomeni di dissesto correlati principalmente a crisi sismiche, non comprende ancora uno strumento normativo specifico di riferimento in materia di rischio da sinkhole. In Campania, a tutt’oggi non esiste una perimetrazione delle aree a rischio sinkhole, nonostante sia quelli di origine naturale che quelli di origine antropica siano alquanto frequenti soprattutto nelle aree più urbanizzate del territorio regionale. In questo contesto, quindi, la mitigazione viene sempre demandata a provvedimenti emergenziali a livello locale (ordinanze sindacali). Esiste una legge regionale (n.38 del 26 maggio 1975) recante interventi straordinari in favore di alcuni Comuni della provincia di Napoli interessati da ricorrenti fenomeni di dissesto del suolo. Questa legge, dettata principalmente da emergenze in territori interessati dalla presenza di cavità di origine antropica, enunciava già, seppur in maniera solo indicativa, un programma di interventi da attuare in quelle aree e l'obbligo di un approfondito studio geologico. Oltre a fornire indicazioni sulle diverse tipologie di indagine e intervento (dall'ispezione e rilievo topografico della cavità, al consolidamento, al riempimento, alla sistemazione delle reti di sottoservizi, etc.) la legge forniva anche alcune prescrizioni di carattere urbanistico, purtroppo spesso disattese. A seguito degli eventi di Forino del 2005 l'Autorità di Bacino del Sarno, nell'ambito dell'aggiornamento all'anno 2011 del PSAI, già segnalava la necessità di un approfondimento della problematica connessa ai sinkhole. Venivano descritte le principali cause predisponenti ed innescanti dei fenomeni, evidenziando i diversi meccanismi di innesco a seconda dei diversi contesti geologici e si fornivano indicazioni sulle opportune campagne di indagine da realizzare nelle aree interessate dai fenomeni, quantomeno in fase di progettazione di opere di urbanizzazione.
le attività
Nelle Norme di attuazione (art. 30bis) è genericamente prescritto – in previsione di uno specifico Piano di settore riferito ad una zonazione cartografica – di eseguire a corredo dei progetti indagini geologiche, geotecniche e idrauliche finalizzate alla localizzazione di eventuali cavità sotterranee in aree notoriamente interessate da questi fenomeni. Tali prescrizioni vengono ribadite nel PSAI dell’AdB Campania Centrale (articolo 17 delle N.d.A.), facendo riferimento anche ad una “Carta dei sinkholes di origine naturale” ricavata dai dati del Settore Difesa del Suolo della Regione Campania. studi pregressi e stato delle conoscenze Il Settore Difesa del Suolo della Regione Campania, nell’ambito di una Convenzione con il Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica e Ambientale dell’Università di Napoli, nel 2010 ha infatti prodotto un primo censimento e catalogazione degli sprofondamenti legati a cause naturali (sinkholes) sul territorio della Campania. Questo censimento ha permesso di individuare alcune macroaree, in cui i fenomeni risultano più diffusi e concentrati, ed aree di attenzione che risultano particolarmente suscettibili a questo tipo di eventi. Inoltre, alcuni studi di approfondimento su aree specifiche, come ad esempio l’analisi del fenomeno avvenuto a Forino nel giugno 2005, hanno permesso di chiarire alcuni aspetti sulle cause e sulle dinamiche del fenomeno, il cui verificarsi è possibile in differenti contesti geologici e idrogeologici. Si è visto, per esempio, che un ruolo importante assumono i processi di erosione dal basso, assimilati agli effetti meccanici che si realizzano quando il passaggio dell’acqua, abbondante e con pressione elevata, provoca l’erosione di materiale e la formazione di canalicoli e condotti tubolari lungo le linee di flusso. Questo fenomeno viene indicato nella letteratura anglosassone con il termine piping, con la conseguente definizione di piping sinkhole per gli sprofondamenti connessi ad una genesi di questo tipo. Per effetto del piping si determina, controllata da discontinuità presenti nel substrato roccioso, la genesi e la propagazione di una cavità all’interno del materiale di copertura. A partire dal tetto del substrato, il fenomeno procede verso l’alto fino a quando la copertura collassa dando luogo ad una voragine in superficie. Il collasso finale avviene solitamente ad una profondità di circa una trentina di metri dal piano campagna. I processi di piping avvengono solitamente in materiali che presentano una classe granulometrica corrispondente alle sabbie, anche se stratigraficamente alternate a terreni argillosi coesivi.
104
le attività
La caratteristica morfologica dei piping sinkhole è data dalla planimetria sub-circolare e dalle pareti perfettamente verticali, con diametro e profondità che raggiungono le decine di metri. Nel territorio dell’AdB Campania Centrale le diverse aree interessate dalla presenza di sinkhole sono caratterizzate da peculiari aspetti geologico-stratigrafici ed idrogeologici, schematicamente riassunti nella tabella seguente: CONTESTO GEOLOGICO
FATTORI PREDISPONENTI
FATTORI DI INNESCO
DIMENSIONI
ESEMPI NEL TERRITORIO DELL’AdB CAMPANIA CENTRALE
bacini intermontani
depositi incoerenti in strati a differente permeabilità. depositi sabbiosi soggetti a fenomeni di erosione sotterranea a causa della circolazione di acqua in pressione nel sottosuolo (suffosione)
incremento del gradiente idraulico, circolazione idrica sotterranea in pressione, variazioni del livello di falda terremoti
diametro massimo: 20 m profondità massima: 25 m
Conca di Forino
piane alluvionali
coperture di depositi alluvionali molto potenti (da decine a centinaia di metri) costituiti da sabbie, ghiaie e silt
terremoti variazioni del livello della falda
diametro massimo: 200 m profondità massima: 50 m
Piana di Sarno Alta valle della Solofrana
Sviluppo di carsismo ipogenico per risalite di fluidi o per mixing tra acque dolci e acque marine. Terremoti.
diametro massimo 400 m profondità massima: 150 m
Penisola Sorrentina Monti di Avella S. Felice a Cancello
depositi incoerenti soggetti a liquefazione falda multlstrato spesso in pressione versanti carbonatici
Ammassi calcarei fortemente microcarsiflcati e/o con coalescenza di molte cavità carsiche di piccole dimensioni. Presenza di falde mineralizzate e/o sulfuree Qualità dell'ammasso da scadente e molto scadente
105
le attività
Il progetto La frequenza di accadimento in alcune aree pone seri problemi di pianificazione per le autorità locali in termini di rischio e suggerisce di includere, in aggiunta alla valutazione del rischio per altri fenomeni naturali, anche la valutazione del "rischio sinkhole" nei piani di Protezione Civile, attraverso appositi Piani Stralcio di bacino in relazione alla migliore conoscenza dei fenomeni per la mitigazione del rischio correlato. Oltre alle finalità di Protezione Civile, l’identificazione di aree con possibili fenomeni di sinkhole può costituire una valida base conoscitiva ai fini progettuali, soprattutto per la progettazione di infrastrutture a sviluppo sotterraneo. Scopo finale del presente progetto è, pertanto, di tradurre concretamente questi obiettivi nella produzione di due documenti essenziali: − Linee guida per la progettazione di interventi. − Misure di prevenzione del rischio per la popolazione residente; Con riferimento a tali obiettivi, nel presente progetto si è scelto di approfondire lo studio su due aree campione così individuate: a) la Penisola Sorrentina lungo la dorsale tra Monte Faito e Monte Vico Alvano, attraverso i comuni di Gragnano, Castellammare di Stabia e Vico Equense. b) la fascia pedemontana del Pizzo d’Alvano, ed in particolare il territorio comunale di Sarno; Nel primo caso le evidenze geomorfologiche in superficie si associano alla presenza di importanti infrastrutture sotterranee di trasporto, alla possibilità di una loro ristrutturazione e/o ampliamento, nonché alla possibile realizzazione di nuove reti per il rifornimento energetico, idrico e di telecomunicazione verso i territori costieri. Nel secondo caso la scelta deriva da evidenze geomorfologiche di fenomeni carsici a varie quote (Piano di Prata) ed antichi sinkhole in aree pianeggianti densamente antropizzate (Fossa di S. Vito).
106
le attività
programma delle attività Il programma delle attività si articola in tre fasi, da sviluppare in parallelo:
• acquisizione
di dati stratigrafici e idrogeologici, attraverso l’esame di documentazione progettuale reperibile negli archivi dell’AdB Campania Centrale e degli Enti locali e di studi a carattere scientifico condotti dai Dipartimenti universitari;
• approfondimenti specifici volti alla ricostruzione del modello geologico del sottosuolo, articolati attraverso le seguenti indagini conoscitive: • sondaggi a carotaggio continuo; • indagini gravimetriche • monitoraggio costante dei livelli piezometrici; • prelievo ed analisi chimica delle acque • prelievo ed analisi mineralogiche su campioni di rocce • monitoraggio costante degli assestamenti del terreno;
• produzione di una relazione illustrativa corredata da cartografie tematiche, contenente in appendice proposte di misure di prevenzione del rischio per la popolazione e linee guida per la progettazione di interventi. Le attività saranno svolte con il supporto esterno di un esperto di livello scientifico, anche per la direzione della campagna di indagini. La campagna di indagini si articola come segue: • la perforazione di tre sondaggi a carotaggio continuo spinti fino alla profondità di 50-60 metri, da ubicare, rispettivamente, nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense e Sarno; • esecuzione di profili gravimetrici in prossimità dei sondaggi (due profili per ciascun sondaggio); • esecuzione di analisi chimiche e mineralogiche su campioni di acqua e roccia prelevati nei sondaggi (almeno un campione per ciascun sondaggio); • l’installazione, nei fori di sondaggio, di strumentazione per il monitoraggio dei movimenti del terreno e delle oscillazioni piezometriche.
107
protocolintese AdBcampaniacentrale
lĂŹ AdBcampaniacentrale ha in essere protocolli ed intese con UniversitĂ , Enti di ricerca, enti locali, nel quadro di una strategia comune di indirizzo, di cinfronto e di dialogo. ,
STAGETIROCINI percorsiformativi
stage, tirocini formativi e di orientamento pre-laurea e post laurea per studenti, Dottorandi, specializzandi sulle tematiche inerenti la difesa del suolo/rischio idrogeologico si affiancano alle attività dell’AdBcampaniacentrale
icontributi studi, approfondimenti, focus
gli sprofondamenti improvvisi di origine antropica “sinkholes” nel territorio della Autorità di Bacino della Campania Centrale Antonio Santo* Paolo M. Guarino** *Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale Università di Napoli Federico II ** ISPRA – Servizio Geologico d’Italia
Gli sprofondamenti improvvisi o “sinkhole” sono fenomeni difficilmente prevedibili e costituiscono un serio fattore di rischio la cui mitigazione non può prescindere dalla redazione di studi di approfomndimento e di dettaglio. I
contributi
Gli sprofondamenti improvvisi o “sinkhole” sono fenomeni difficilmente prevedibili e costituiscono un serio fattore di rischio. Accanto ai fenomeni di origine naturale, i sinkholes di origine antropica costituiscono un evento ancora più ricorrente perché vaste porzioni delle province di Napoli e Caserta, storicamente a forte vocazione agricola, hanno subito nell’ultimo cinquantennio una marcata espansione edilizia e, alla sottrazione delle aree agricole operata dallo sviluppo dell’edilizia non sono stati sempre affiancati la qualificazione dei centri urbani, il recupero del sottosuolo e l’adeguamento di infrastrutture essenziali, come la rete fognaria. Purtroppo, nonostante la frequenza degli accadimenti e, talora, la perdita di vite umane, non esiste ancora una normativa che riguardi il rischio da sinkhole e, fatta eccezione per alcuni casi specifici, extra regionem, come la Regione Lazio, gli organismi scientifici e gli Enti pubblici non hanno redatto Linee-guida sugli studi da realizzare in presenza di sinkhole. Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha mostrato un crescente interesse su questa problematica. La bibliografia meno recente (in particolare: AAVV, 1967; Albertini et al, 1988; Catenacci, 1992) si è limitata, in passato, a evidenziare la diffusione del fenomeno, senza approfondire specificamente le modalità di innesco e evolutive, come invece è accaduto nella produzione scientifica più recente (Olivares & Picarelli, 2001; Guarino & Minutolo, 2010; Guarino & Nisio, 2012; Aversa et al., 2013; Guarino & Santo, 2013; Basso et al., 2013; Guarino & Santo, 2015). E’ evidente invece che è necessario che la comunità scientifica faccia un ulteriore sforzo per pervenire alla comprensione dei
contributi
meccanismi che favoriscono e/o determinano la formazione di un sinkhole, ciò sia ai fini di una zonazione di carattere generale del territorio che al fine della realizzazione di interventi di risanamento. Un breve cenno, infine, va fatto allo Studio in corso attraverso una Convenzione tra il Servizio Geologico d’Italia e la Città Metropolitana di Napoli, Studio finalizzato alla costruzione di una banca data territoriale propedeutica alla zonazione della suscettibilità a fenomeni di sinkhole. In tale studio, ad oggi, risultano censiti poco meno di 400 sinkholes, ubicati nell’Area Metropolitana di Napoli e numerosi comuni del casertano e dell’agro nolano. Il verificarsi dei sinkholes è legato frequentemente (ma non sempre) alla presenza di cavità sotterranee, poiché l’utilizzo attraverso i secoli del sottosuolo per l’approvvigionamento di materiale per l’edilizia, per la realizzazione di cisterne, acquedotti, ipogei funerari e luoghi di culto ha finito per creare una vasta e complessa rete di cavità sotterranee, di cui in molti casi non è rimasta una traccia e si è persa la memoria storica. Ed ecco che, i sinkhole si generano per saturazione, e relativo appesantimento dei terreni piroclastici sciolti (sabbie e limi sabbiosi) che poggiano sovraccaricando le volte in tufo delle cavità sotterranee, oppure, talora, per la presenza di terreni di riporto utilizzati per il riempimento delle canne di accesso alle cavità. Gli stessi effetti possono essere raggiunti in assenza di piogge attraverso le perdite delle condotte idriche in pressione o fognarie. In questo caso spesso si assiste ad un effetto a catena, nel senso che piccole perdite innescano piccole voragini che a loro volta, se mal sistemate possono indurre rotture maggiori della rete, perdite di maggiori entità e crolli improvvisi. Le forti vibrazioni o scuotimenti del terreno possono essere un altro fattore scatenante. Si possono avere per passaggio sulle
BIBLIOGRAFIA CITATA
AA.VV., 1967. Il sottosuolo di Napoli. Proceedings VIII Congress of Soil Mechanics. E.S.I., Napoli. ALBERTINI V., BALDI A., BARTOLI L., COLLINI F., ESPOSITO C., GUERRA V., MIRAGLINO P., SCHIATTARELLA F & VALLARIO A. (1988). Le cavità sotterranee del napoletano: pericolosità e possibili utilizzazioni. Geol. Tec., 3: pp. 54-63. AVERSA S., EVANGELISTA A. & SCOTTO DI SANTOLO A. (2013) – Influence of the subsoil on the urban development of Napoli. nd Proc. Of the 2 Int. Symp. On Geotechnical Engineering for the preservation of Monuments and Historic Sites, pp. 15-43. BASSO N., CIOTOLI G., FINOIA M.G., GUARINO P.M., MIRAGLINO P. & NISIO S. (2013) – Suscettibilità a fenomeni di sinkholes antropogenici nel territorio di Napoli. Mem. Descr. Carta Geol. d’It., XCIII,pp. 73104. CATENACCI V. (1992) Il dissesto geologico e geoambientale in Italia dal dopoguerra al 1990. Mem. Descr. Carta Geol. D’It., 47: pp. 301, Roma.
contributi
strade di mezzi pesanti oppure per lavori eseguiti in aree limitrofe, più raramente per eventi sismici naturali che in quest’area sono di ridotta magnitudo. Un ultima causa scatenante evidenziatasi negli ultimi anni è data dalle trasformazioni e dagli interventi di tipo urbanistico. La vendita di un fabbricato o di un’area si accompagna spesso a un frazionamento dell’area con la conseguenza che il preesistente edificio viene ampliato (o un nuovo fabbricato viene realizzato) interessando un’area (tipicamente un cortile) nel cui sottosuolo si estende una cavità ormai dimenticata e in disuso. In questi casi, la modifica alla condizione preesistente determina il collasso degli occhi di monte ormai dimenticati. Da sottolineare, comunque, che tutte le cause di innesco sopra descritte svolgono un ruolo realmente efficace solo a causa delle condizioni di abbandono e di assenza di manutenzione degli accessi e della rete di cavità sotterranee. Per quanto brevemente accennato i sinkhole rappresentano sicuramente un serio fattore di rischio nel territorio campano, la cui mitigazione non può prescindere dalla redazione di studi di dettaglio a scala comunale che dovrebbero vedere la collaborazione tra tecnici dei vari Enti, professionisti e ricercatori esperti in diverse discipline quali la geologia, la geotecnica, l’ingegneria idraulica e strutturale. Solo attraverso studi multidisciplinari ed indagini mirate si potrà arrivare ad avere ad un quadro delle conoscenze tale da permettere una corretta programmazione di piani di monitoraggio e di interventi strutturali e non strutturali ai fini della mitigazione del rischio. ,
GUARINO P.M. & MINUTOLO V. (2010). Anthropogenic sinkholes: simulazione attraverso modellazione numerica dello sprofondamento prodotto in superficie dal collasso di una cavità: il caso Grotta di Cocceio (Campi Flegrei, Napoli). In: Atti II Workshop Internazionale: I Sinkholes. Gli sprofondamenti catastrofici nell'ambiente naturale ed in quello antropizzato. ISPRA, Roma, 3-4/12/2009, p.767-775. Tipolitografia CSR Roma, ISBN 978-88-448-0400-8 GUARINO P.M. & NISIO S. (2012) Anthropogenic sinkholes in the territory of the city of Naples (Southern Italy). J. Phys. Chem. Earth, 49: pp.92-102. GUARINO P.M. & SANTO A. (2013) Planning of geological investigations in areas affected by anthropogenic sinkholes: the case of densely urbanized area northeast of Naples (Italy). Geophysical Research Abstracts. vol.15, EGU2013-4285, 2013. EGU General Assembly 2013. GUARINO P.M. & SANTO A. (2015) Sinkholes provocati dal crollo di cavità sotterranee nell’area metropolitana a nord est di Napoli (Italia Merid.). Mem. Descr. Carta Geol. d’It. XCIX (2015) (in corso di stampa). OLIVARES, L. & PICARELLI, L. (2001) Susceptibility of loose pyroclastic soils to static liquefaction. Some preliminary data, in: Kuhne, M, Einstein, H.E., Krauter, E., Klapperich, H., Pottler, R.,(Eds), Int. Conf. Landslides, Causes, countermeasures and impacts. United Eng. Found. Inc, Davos, pp. 75-85.
contributi
alcuneimmaginisinkole
NAPOLI (dicembre 2015)
GRUMO NEVANO (NA) (gennaio 2014)
NAPOLI (dicembre 2013)
S.AGATA DEI GOTI
CARDITO (NA) (gennaio 2012)
mutamenti climatici, rischio idrogeologico, prevenzione leonardo pace* ingegnere - Coordinatore Ministero delle Infrastrutture
r ,
,
mutamenti climatici, rischio idrogeologico, prevenzione leonardo pace* 1 La stabilità del territorio è, come e noto, variabile dipendente da fattori intrinseci (composizione geologica, circolazione interna delle acque) ed estrinseci o esogeni (antropizzazione, use e consumo del suolo, eventi meteo-climatici). I mutamenti del clima hanno esasperato la vulnerabilità dei suoli ed impongono una rivisitazione dei criteri di progettazione delle opere idrauliche e di sistemazione idrogeologica: le piogge assumono sempre più spesso carattere alluvionale; l'intensità media delle precipitazioni aumentata sensibilmente ed il cosiddetto periodo di ritorno di un evento piovoso, e un dato ormai riferito a serie storiche non attendibilmente ripetibili nell'attuale, mutato, contesto climatico; rischiamo di utilizzare, per la progettazione, dati che appartengono ad un clima passato, nel quale non può oggettivamente - più riconoscersi il territorio. Da qui pure pub derivare, in parte e talvolta, l'insufficienza persino rispetto a precipitazioni di caratteristiche d'intensità e frequenza ormai annuale - delle misure e delle opere di prevenzione e contrasto dei dissesti e di regimazione e convogliamento delle acque meteoriche. 1
*Ingegnere Coordinatore del Ministero delle Infrastrutture
contributi
Quante volte, negli ultimi anni, la cronaca ha diffuso notizie di eventi meteo calarnitosi, della durata di poche ore, che hanno fatto registrare quantitĂ di pioggia maggiori della precipitazione attesa in zona nel corso di un intero anno (dato statistico del passato)! Ed allora, non si tratta piĂš di episodi anomali, ma dell'effetto consolidato di un fenomeno di tropicalizzazione, che investe it territorio nazionale, fragile per sua stessa natura e che va considerato ed assunto - esso fenomeno - quale input progettuale. Nel decennio 1991-2001 nel nostro Paese si sono verificate ben 12.000 frane ed oltre 1.000 piene. Solo nel corso del 2000 sono stati registrati 1.237 eventi di dissesto idrogeologico e nel decennio 1993-2003, contando solo le principali alluvioni, che hanno coinvolto praticamente tutte le regioni, ci sono state oltre 340 vittime e la stima dei danni economici prodotti ha superato i 6 miliardi di euro. Quasi it 70% dei comuni italiani a oggi interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico: sono coinvolti ben 5.530 centri su 8.000 comuni (dati 2005 Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio). Campania, Val d'Aosta, Emilia Romagna, Molise, Toscana e Piemonte presentano it maggior numero di aree a rischio. In quante zone si 6 costruito nel letto inciso di valloni o all'interno di aree di esondazione naturale oppure di raccolta e/o laminazione di acque di versante ? Ovunque ci6 accade, la natura tende a riprendersi gli spazi sottratti e provoca li, prima che altrove, danni ingentissimi a persone e cose. In poche parole: non guardiamo solo al cielo, ma mettiamo anche lo sguardo a terra!
contributi
Osserviamo con occhio consapevole e critico l'ambiente che ci circonda; pensiamo ai versanti collinari e montani come a superfici Proviamo a rintracciare questi elementi sul nostro territorio: spesso, appena le pendenze dei valloni si fanno più dolci, si ritrovano, sull'originario sedime delle incisioni o allo sbocco nelle pianure, costruzioni dimentiche del disegno naturale, che interrompono o sbarrano it flusso delle acque effimere (e distruttive) di pioggia; frequentemente si incontrano strade ricavate nel letto dei valloni, con tan to di t o pono mast ica dedicat a, che h anno inne scato un a urbanizzazione inopportuna; portoni e cancelli si aprono ai lati di questi alveistrada, soggetti a continue invasioni d'acqua. Spesso osserviamo campi di calcio o fabbricati per civili abitazioni, realizzati all'interno di antiche vasche di raccolta delle acque meteoriche. L'antropizzazione del territorio ha modificato l'equilibrio naturale, in molti casi senza l'apporto di adeguate soluzioni sistematorie alternative. Esiste, quindi, una questione di sostenibilità ambientale, anche con riferimento all' antropizzazione delle aree naturalmente deputate allo scorrimento ed all' accumulo delle precipitazioni meteoriche. Non si tratta di proporre soluzioni di ambientalismo integralista, o, per d ir l a co n il v ul c an o l o g o s ic il ian o M arce l l o C ar a pe z z a , d i anandroecologia - ecologia senza l'uomo - ma di proporre uno sviluppo armonico delle comunità locali, che tenga in conto le necessità di funzionamento dell'ambiente. Un altro, importantissimo fattore: la copertura vegetale del terreno, soprattutto alberi d'altro fusto con apparato radicale profondo e sottobosco, svolge un ruolo decisivo per la stabilità dei versanti, diminuendo l'impatto dell'acqua piovana sul suolo, assorbendone una parte, rallentandone la velocità di caduta e compattando lo strato più superficiale del suolo. Il rapporto dell'assorbimento delle acque tra una superficie boschiva
contributi
con alberi d' alto fusto e sottobosco e una ricoperta solo da uno strato di erba e di un fattore pari a 10. Le linee di impluvio rappresentano vie preferenziali per il drenaggio delle acque piovane, evitando la saturazione completa dello strato piroclastico e garantendo l'assorbimento graduale delle acque di infiltrazione nel carbonatico sottostante. Occorre (come hanno fatto e stanno facendo le Autorità di Bacino con i Piani Stralcio) studiare e censire, sul territorio, tutti gli elementi the presentano suscettività al danno, le zone pericolose e quelle a rischio, introducendo, non solo nel lessico delle comunità locali, ma nella cultura degli Amministratori, concetti codificati di Protezione civile. Un solo drastico imperativo per la gestione del territorio: costruire sempre in condizioni di sostenibilità ambientale, compatibilmente - quindi - con i fattori territoriali di consumo del suolo e di rischio idrogeologico, assicurando comunque e sempre continuità alle linee di deflusso idrico, drenaggi efficaci e spazi adeguati alle necessità, di accumulo, senza interferire con le aree di possibile invasione di colate piroclastiche o di frana. In sintesi bisogna saper leggere la morfologia del suolo ed il suo livello di antropizzazione; buona cosa sarebbe divulgare, già in ambito scolastico e fin dalla prima età scolare, almeno i concetti più semplici, mostrando sul campo le configurazioni naturali, le alterazioni e le situazioni di rischio (possibile verificarsi di danni) conseguente. Non solo: occorre affiancare alla consapevolezza del rischio, la capacità di controllo del rischio stesso, attraverso la prevenzione, il cui effetto non e la previsione esatta dell'evento (il quando ed il come), ma l'insieme di attività di monitoraggio, interventi tecnici sul territorio e campagne d'informazione, allo scopo di promuovere comportamenti adeguati. L'incremento di conoscenza e consapevolezza, infatti, si
contributi
traduce in un fattore determinante di contenimento del rischio, grazie alla riduzione della vulnerabilità del sistema ad esso esposto; in poche parole: occorre agire non solo direttamente sulla possibile causa del danno, ma sulla preventiva limitazione dello stesso e, quindi, sulla mitigazione del rischio. Sottolineiamo i due concetti: limitazione del danno e mitigazione del rischio. Parliamo, infatti, di mitigazione, perchè nelle zone censite ad alto rischio non può, generalmente, attendersi - per ragioni geomorfologiche in relazione al contesto antropizzato - la completa eliminazione del rischio, ma può, invece, ragionevolmente conseguirsi un suo confinamento in limiti di accettabilità, a cui far fronte con la capacità di previsione, at t rav e r so l e at t iv it à d i d iag n o s i e d i s ist e m i d i m o n it o r ag g io e d allertamento. Il livello locale, a scala di comune, che dovrebbe (e quasi mai lo e) essere dotato di sistemi di allertamento e di monitoraggio delle aree a rischio. Riteniamo che it modello di prevenzione oggi attuato a Sarno, a seguito dei disastrosi eventi franosi del maggio 1998, dovrebbe essere imposto ed attuato in tutte le aree a rischio, sotto responsabilità delle Autorità comunali. Qui, però, si apre la questione, oggi ancora irrisolta, della adeguata copertura finanziaria per l'installazione ed it funzionamento dei sistemi strumentali di monitoraggio in area diffusa. In ogni caso, in tutte le zone censite a rischio, si deve e sempre si può predisporre ed aggiornare i Piani di Protezione civile in ambito comunale, addestrare gli addetti ai lavori, informare, sensibilizzare e preparare le popolazioni residenti a fronteggiare possibili pericoli legati a dissesti idrogeologici prevedibili. Ancora: oggi i Piani Stralcio per l'Assetto idrogeologico (P.A.I.) in
contributi
vigore, redatti dalle AutoritĂ di Bacino, sono strumenti di prevenzione importanti, che hanno valenza di piani territoriali, a cui devono obbligatoriamente adeguarsi gli strumenti urbanistici comunali e che possono (e devono) costituire la base informativa per l'attuazione di tutti i Piani di Protezione a scala locale. Si registra, invece, su questo tema, un diffuso ritardo da parte della Amministrazioni: i Piani Regolatori/PUC non sono stati, in molti casi, adeguati e tantomeno risultano generalmente attivi sistemi di monitoraggio, allertamento e prevenzione a scala comunale, nelle zone a rischio individuate dai P.A.I. Cosi il rischio c'ĂŠ, ma non si vede! E tanto basta, secondo la corrente percezione delle comunitĂ residenti meno avvertite, per proseguire sulla strada dello sviluppo non sostenibile dal sistema uomo-ambiente, fino alla prossima tragedia annunciata.
,
contributi
la difesa del suolo e la gestione delle acque irrigue nella politica agricola comune (PAC) 2014 - 2020 contributo al Convegno "Innovazioni nella gestione delle risorse idriche" al Campus di Fisciano - Dipartimento di Farmacia - 23 settembre 2015
ing. mario sica AdBcampaniacentrale
La gestione delle risorse idriche nel contesto strategico dell'agricoltura e nell'attuale scenario dei cambiamenti climatici – che ci vede proiettati verso un innalzamento delle temperature medie annue – non può prescindere da una combinata azione di ricerca scientifica – politica di sviluppo (PAC) – programmazione e pianificazione tecnica e amministrativa. Ben vengano, pertanto, le iniziative di confronto e condivisione su tematiche di innovazione nella gestione delle risorse idriche come questo organizzato dal C.U.G.RI. e dall'Ordine degli ingegneri della Provincia di Salerno. Le Autorità di bacino sono organismi di programmazione e pianificazione di area vasta, con competenze molto diversificate, che spaziano dalla tutela dal rischio idrogeologico – che è la prevalente – alla tutela delle coste dall'erosione, dalla tutela quali-quantitativa delle acque (il Piano di Tutela delle acque, ancorché di competenza regionale, costituisce Piano stralcio di bacino) alla tutela dei suoli dai processi di desertificazione. Particolare attualità riveste la tematica della desertificazione, definita come degrado del territorio e causa dell'alterazione delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche dei suoli, con conseguente riduzione della loro produttività biologica ed economica. In Italia le regioni significativamente interessate dai processi di desertificazione sono la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Basilicata. I processi di desertificazione non hanno solo origine naturale
contributi
(precipitazioni eccezionali di forte intensità, prolungati periodo di siccità, suoli con notevole predisposizione all'erosione, degrado della copertura vegetale, elevate pendenze, ecc.), ma anche antropica, se pensiamo alla urbanizzazione diffusa, agli incendi antropogenici, allo sfruttamento incontrollato delle risorse idriche e all'agricoltura intensiva. Paradossalmente il miglioramento dell’efficienza di irrigazione, se non ben pianificato e soprattutto se non sufficientemente affiancato da una idonea politica di sviluppo economico e sociale di un territorio, rischia di divenire non tanto una soluzione alla desertificazione, ma una causa. Tale affermazione è motivata dalla teoria economica. Da una parte abbiamo l’esigenza universale di incentivare uno sviluppo sostenibile e rispettoso della risorsa idrica. Dall’altra parte abbiamo l’impresa agricola che deve massimizzare i profitti, ragion per cui qualsiasi innovazione nella gestione delle risorse idriche viene vista con interesse solo se serve a produrre più reddito, a prescindere dal risparmio idrico. Un esempio lampante è rappresentato dagli effetti sull’agricoltura indotti dal passaggio dai sistemi di irrigazione a pelo libero ai sistemi di irrigazione a pressione. È un passaggio che consente non solo di aumentare la produttività dell’acqua (ovvero la quantità di biomassa prodotta per unità di acqua utilizzata) ma anche di aumentare l’efficienza dell’utilizzo idrico (ovvero la quantità di biomassa prodotta per unità di sistema di irrigazione). La conversione ai sistemi di irrigazione a pressione ha causato una significativa tendenza a trasformare la produzione agricola da estensiva a intensiva, con realizzazione di serre e richiesta d’acqua continuativa e non più limitata a un certo periodo dell’anno, perché all’imprenditore agricolo non interessa risparmiare acqua, ma a parità di acqua produrre e guadagnare di più. Un paradosso indotto dalla conversione ai sistemi di irrigazione a pressione si è venuto a creare all’interno di quei consorzi di
contributi
irrigazione che distribuiscono l’acqua a gravità. La distribuzione in pressione delle acque di irrigazione, consentendo un notevole risparmio di consumi, ha indotto i consorzi stessi ad aumentare il costo a metro cubo dell’acqua consumata, per poter far fronte alle spese fisse di gestione della rete. Ne è conseguito che l’agricoltore si è trovato a pagare più di prima le spese idriche e si è visto costretto a ricorrere all’emungimento da pozzo privato. Il potenziamento dell’efficienza della distribuzione idrica in tal caso ha provocato problemi di carattere finanziario, ambientale e di sopravvivenza del consorzio stesso. L’Unione europea sta puntando molto sulla promozione di tecniche innovative di irrigazione, al fine di aumentare l’efficienza dei sistemi di irrigazione. Sono stati finanziati progetti di irrigazione on-demand (coma accade nei Consorzi di irrigazione), sistemi di irrigazione che utilizzano acque salmastre, sistemi di irrigazione intelligenti che miscelano all’acqua sostanze nutritive e sistemi di irrigazione assistiti da sensori di umidità del suolo a terra e satellitari. Sono stati finanziati anche soluzioni tecnologiche che consentono di stoccare un maggiore quantitativo d’acqua nel suolo. Tali sistemi di irrigazione innovativi (hi-tech), però, sono costosi e bisogna saperli utilizzare, magari ottimizzandone la gestione, per evitare che risultino troppo onerosi per i risultati che si intendono raggiungere. I sensori in telerilevamento satellitare, ad esempio, utilizzando la tecnologia interferometrica radar, meglio conosciuta come SAR (Synthetic Aperture Radar), montata su satelliti polari, consentono ad ogni passaggio satellitare di conoscere le variazioni di umidità di un terreno. Utilizzare tale tecnologia esclusivamente per la stima dell’umidità del suolo, in maniera da schedulare automaticamente le fasi di irrigazione, potrebbe risultare molto oneroso rispetto al risparmio idrico ottenuto. Se però la stessa tecnologia venisse utilizzata per individuare zone coinvolte da alluvioni (con precisione che attualmente nessun
contributi
metodo tradizionale consente di ottenere in maniera rapida ed efficace), si avrebbero enormi vantaggi in termini di protezione civile con la identificazione puntuale delle strutture e infrastrutture danneggiate, nonché importanti contributi per la mappatura delle aree alluvionate, ai fini della pianificazione di bacino. La stessa tecnologia, poi, può essere utilizzata per misurare piccole deformazioni (dell’ordine di qualche millimetro), che possono risultare interessanti per il rilevamento e il monitoraggio di frane. I sistemi di irrigazione hi-tech, in generale, dovrebbero essere in ogni caso di facile utilizzo e l’agricoltore dovrebbe essere affiancato da personale specializzato, quantomeno per la manutenzione della sensoristica e dei sistemi di micro-irrigazione. Ben vengano, pertanto, quei servizi di assistenza all’irrigazione, come IRRIMET, sviluppato nell’ambito del Progetto PIRAM, presentato in questa giornata. Per poter, però, assicurare un’adeguata diffusione, sarebbe opportuno produrre dei veri e propri sistemi di supporto alle decisioni per l’imprenditore agricolo, che siano semplici, puntuali, facili da usare, che siano in grado di adattarsi a diverse colture e calcolino la redditività dell’irrigazione, valutando i costi e i benefici. Infine la politica dovrebbe non solo incentivare, ma anche regolamentare le attività produttive, in modo da consentire effettivamente il risparmio idrico e non tanto un uso più efficiente dell’acqua. La politica agricola comune (PAC) ha negli ultimi anni favorito le colture ad alto consumo idrico, come il mais e il cotone (la cui produzione peraltro è in controtendenza al mercato tessile), aumentando il rischio di scarsità d’acqua in condizioni climatiche incerte. Nella programmazione 2014-2020 la PAC conferma l'inquadramento della politica di sviluppo rurale nella cornice complessiva delle politiche strutturali europee, affidando agli Stati membri (e nel caso italiano, anche alle
contributi
Regioni) i compiti di definire le scelte strategiche e assicurare l’amministrazione in un quadro di governance multilivello, orientata, cofinanziata e controllata a livello europeo. La PAC 2014 - 2020 si articola, a differenza della precedente, in sei priorità, di cui la quarta e la quinta rispondono in modo esplicito all’obiettivo della sostenibilità (della cura in particolare del rapporto tra agricoltura/forestazione e beni pubblici) e all’esigenza di fare fronte a “nuove sfide”: biodiversità, gestione delle acque, energie rinnovabili e cambiamento climatico. Tali sfide possono essere affrontate non solo in presenza di finanziamenti adeguati, ma anche in presenza di idee, di soluzioni tecnologiche innovative e di adeguate piattaforme amministrative. Su questi profili non bisogna mai stancarsi di migliorare l’offerta ai cittadini e, in particolare, agli imprenditori agricoli. ,
ciclo di incontri formativi AdB Campania Centrale
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE/RISCHIO IDROGEOLOGICO
progetto formativo Il progetto formativo - Ciclo di incontri formativi PIANIFICAZIONE TERRITORIALE/RISCHIO IDROGEOLOGICO promosso dall’AdB Campania Centrale, anche in relazione agli eventi calamitosi che stanno investendo il nostro territorio, è finalizzato ad accrescere le conoscenze sul rischio idrogeologico e sugli aspetti inerenti la difesa del suolo/prevenzione del rischio, alla base di ogni attività di pianificazione territoriale e di progettazione. Il Ciclo di incontri è inserito nell’ambito dell’attività di formazione continua presso gli Ordini Professionali e della formazione universitaria (UNINA Federico II).
OBIETTIVI FORMATIVI Nel rispondere alle esigenze dei professionisti che operano nel settore e degli studenti universitari, gli incontri formativi mirano a fornire conoscenze tecnico-normative, nonchè applicative, sulla tematica del rischio idrogeologico, delineando un quadro aggiornato di riferimento complessivo con esemplificazioni riferite a casi significativi. Il Corso offre una formazione in linea con i più recenti approcci e con le linee strategiche assunte dell’Autorità di Bacino. In particolare, gli obiettivi formativi sono riferiti ai seguenti punti: fornire una formazione sul rischio idrogeologico favorendo la diffusione di una “cultura” della prevenzione/mitigazione del rischio;
o
-
aumentare la conoscenza e la consapevolezza sul rischio idrogeologici a cui è esposto il nostro territorio e diffondere le attività, strategie di previsione/prevenzione attivate e/o che possono essere attivate;
-
migliorare la capacità progettuale del tecnico-progettista nell’affrontare problematiche e condizioni di criticità idrogeologica fornendo strumenti per la valutazione/gestione del rischio ed un supporto nell’attività di progettazione/pianificazione necessario per i professionisti ed in particolare per quelli che operano nell’ambito del territorio di competenza;
-
rafforzare la capacità di operare in un’ottica sinergica ed integrata con le politiche e le strategie territoriali e con i diversi soggetti, Enti del territorio;
-
fornire un supporto nell’ambito delle attività di progettazione/pianificazione territoriale ai fini della coerenza/compatibilità degli interventi progettuali con la pianificazione di bacino nel quadro della salvaguardia del territorio (supporto di riferimento alla progettualità).
2
Ad oggi sono stati svolti i seguenti Incontri formativi: iPianificazione territoriale e rischio idrogeologico ciclo di Incontri formativi 6 incontri (25, 27 maggio, 3, 8, 10, 15 giugno 2015) AdB Campania Centrale e Ordine degli Architetti, PPC di Napoli e provincia
Pianificazione territoriale e rischio idrogeologico ciclo di Incontri formativi 4 incontri (14, 21, 25 settembre - 2 ottobre 2015) AdB e Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli
Pianificazione territoriale e rischio idrogeologico ciclo di Incontri formativi 5 incontri (3, 10, 14, 17, 21dicembre 2015) AdB Campania Centrale e DIARC - UNINA Federico II
3
quaderno Adbcampaniacentrale n.01/2015 COLLANA DI STUDI, DOCUMENTAZIONE E RICERCA AutoritĂ di Bacino Regionale Campania Centrale DIRETTORE RESPONSABILE: VICEDIRETTORE ESECUTIVO:
prof. avv. luigi stefano sorvino - SEGRETARIO GENERALE Adbcampaniacentrale dott.ssa brunella cimadomo - Ufficio stampa e comunicazione - Assessorato Protezione civile e Lavori Pubblici Regione Campania Centro Funzionale Multirischi e Sala Operativa Protezione Civile Direzione Generale 08 Lavori Pubblici e Protezione Civile
RESPONSABILE COORDINAMENTO SCIENTIFICO: arch. ornella piscopo - Adbcampaniacentrale RESPONSABILE ORGANIZZATIVO: ing. mario sica - Adbcampaniacentrale REDAZIONE: geom. luigi beracci (responsabile) - dott. alberto albano, geom. ciro papa, sign.ra PRESIDENTE COMITATO SCIENTIFICO: ing. leonardo pace PROGETTO GRAFICO:
arch. ornella piscopo - Adbcampaniacentrale
felicetta napolitano - Adbcampaniacentrale