Made In Cuneo 04/20 - Dicembre

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MADE IN CUNEO - TRIMESTRALE DI CONFINDUSTRIA CUNEO - ANNO III - ISCRIZIONE TRIBUNALE DI CUNEO 11.04.2018 - NR. 673 - EURO 5,00 - EDITO DAL C.S.I. CUNEO - CONTIENE I.P. DIRETTORE RESPONSABILE: GIULIANA CIRIO

C O N F I N D U S T R I A

Arte e design senza tempo

Nicola Parisi nuovo Questore Affascinato dalla città di Cuneo e dalla provincia Granda, punterà in particolare sulla prevenzione

C U N E O

04/20

Dal 2012 Gufram ha sede a Barolo: è una splendida realtà le cui creazioni, famose nel mondo, hanno fatto storia e che rappresenta una perfetta armonia fra locale e globale

Una sfida da raccogliere La figura del disability manager nell’àmbito aziendale diventa sempre più centrale (e necessaria)


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Sommario

L’Altra Copertina Agc ridisegna lo skyline della città simbolo degli Emirati Arabi Uniti........ 4

Editoriali Sapremo riformare la burocrazia?................................................................. 6 Governo-parti sociali: il dialogo che non c’è............................................... 9

Moving Gaudino: il grande freddo contro il virus.................................................. 10 Le “Imprese Vincenti” della Granda............................................................. 14 I leader della crescita...................................................................................... 18 Italia fa bene e resiste..................................................................................... 20

L’Intervista Federico Francesco Ferrero: «Per il Piemonte il cibo di qualità è la nuova Fiat: saremo la “Food Valley” del mondo»............................... 25

In copertina: La definizione è abusata, ma è difficile non ricorrervi parlando del divano Bocca di Gufram: cos’è, se non mitico e iconico, questo sofà a forma di labbra, simbolo del “radical design”, che nel 2020 ha compiuto 50 anni? E, sullo sfondo, a sottolineare il fecondo legame fra locale e globale, ecco le Langhe innevate, territorio in cui Gufram ha sede grazie alla determinata volontà dell’imprenditrice Sandra Vezza (l’immagine del paesaggio, di proprietà della Strada del Barolo e dei grandi vini di Langa, vede al centro il paese di Roddi ed è stata scattata da Ivan Maenza).

Personaggi Nicola Parisi Il nuovo Questore: «Com’è bella Cuneo!»................................................... 30 Victor Salvi Il 4 marzo 1920 a Chicago nasceva il “re” delle arpe................................ 34 Innocenzo Cipolletta Intervista al Presidente di Confindustria Cultura Italia.......................... 38

Emergenti Cristina Pilone La sfida di puntare al successo in azienda, nel sociale e in famiglia.......... 42 Valentina Mellano “Figlia d’arte” in Nord Ovest.......................................................................... 46

Primo Piano 04/20

Cuneo

Direttore responsabile: Giuliana Cirio

Camillo Scimone. Grazie a tutti i medici!.................................................. 49

Vicedirettore responsabile: Elena Angaramo

L’agrifood si tinge di verde alla Ferrero Mangimi..................................... 56

Redazione: Claudio Puppione

Il disability management: una sfida da raccogliere................................. 58

Paolo Spolaore. Una proposta per le visite nelle Rsa.............................. 52 Una scuola per il futuro................................................................................. 54

Cultura d’Impresa Espansione per Silvateam............................................................................. 62


Sommario Arte Industriale

Startupper

Le sculture senza tempo di Gufram................. 64

App tailor made per turismo e commercio.................................102

La Bella Storia

Promuovere il cibo con le emozioni on-line....................................103

The Smile Can. Una lattina per sorridere...... 71 Una colletta alimentare “dematerializzata”...... 74 Dài, a Natale siamo... positivi............................. 78

Confindustria

Nerina. Ambasciatrice di musica e di vita...... 79

Confindustria News...........................................104 Aziende News.....................................................108

Fotonotizia Da Israele con amore a Verduno..................... .82

New Entry Alba Fire srl..........................................................113

Bello e Ben Fatto

Ardea srl...............................................................114

Raicam consolida la propria forza.................... 85

Casa per anziani Mons. Craveri Oggero.........114

Bios Management: ecco la nuova sede............ 88

Dmd srl ................................................................115 Duferco Energia spa ..........................................117

Anniversari FIMET, a Bra dal 1910 i motori elettrici si fanno su misura............................................... 90 ACQUE MINERALI, quel minatore da cui tutto partì................................................... 94 OML, quattro lustri di vita e un presente già internazionale......................98

Ferrero Attilio Costruzioni Generali srl..........117

Grafica: Autorivari studio associato C.so IV Novembre, 8 12100 - Cuneo Tel. 0171.601962 staff@autorivari.com Pubblicità: e-mail comunicazione@confindustriacuneo.it tel. 0171-455503 Stampa: L’Artistica Savigliano s.r.l. Via Togliatti, 44 12038 - Savigliano Tel. 0172.22361 info@lartisavi.it

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Chiusura: 16/12/2020 Tiratura: 6.000 copie

I compleanni delle aziende

Per la sezione Anniversari, saranno prese in considerazione, fino al 50° di costituzione, solo le ricorrenze decennali

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Cuneo


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L’Altra Copertina

Agc ridisegna lo skyline della città simbolo degli Emirati Arabi Uniti

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l eader continentale nella produzione di vetro piano, Agc Glass Europe, con sede a Louvain-la-Neuve (Belgio) e un grande impianto produttivo a Cuneo, contribuisce alla realizzazione del progetto “The Onyx”, il complesso a uso misto, composto da due grattacieli e un hotel, situato vicino al celebre Emaar Business Park, nel cuore di Dubai. I tre edifici, che poggiano su una piattaforma che ospita aree shopping e ricreative, saranno dedicati a un’ampia serie di esercizi commerciali e ristoranti. Una delle due torri ospiterà degli uffici e un complesso residenziale di 13 piani. Infine l’hotel, posizionato a 45 gradi rispetto agli altri due grattacieli, si caratterizza per la sorprendente facciata in vetro. Agc ha contribuito alla realizzazione delle parti vetrate e delle eleganti facciate continue del progetto fornendo il vetro magnetronico a controllo solare altamente performante Stopray Smart 30/20, facilmente trasformabile in base alle specifiche esigenze e che può essere utilizzato sia ricotto, sia dopo il trattamento termico di tempra. Con un’attraente tonalità neutro-azzurra, questo vetro con rivestimento magnetronico e doppio strato d’argento temprabile, offre un’elevata trasmissione luminosa riducendo al contempo il calore solare. Il coating Stopray Smart 30/20 è molto resistente ai processi di

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movimentazione e trasformazione, caratteristiche che ne permettono l’uso anche senza il processo di sbordatura. Ideale per ridurre il consumo energetico dei grandi edifici, la gamma di rivestimenti magnetronici Stopray di Agc è molto indicata per la realizzazione delle facciate di edifici adibiti a uffici, in quanto, abbinando un elegante aspetto estetico neutro a eccellenti prestazio-

ni luminose ed energetiche, assicura la massima libertà progettuale. La scelta di Agc come partner di questo importante progetto internazionale, che ridisegna lo skyline di Dubai, città ed emirato degli Emirati Arabi Uniti, testimonia il ruolo di grande rilievo ricoperto dall’azienda e dimostra la versatilità del vetro quale materiale d’elezione per il mondo dell’architettura. Cuneo


20-21


Sapremo riformare la burocrazia?

S

tiamo per entrare nel nuovo anno che, confidando sia messa sotto controllo l’epidemia globale, ci vedrà impegnati nell’avvio di una ripresa che dovrà essere stabile e consentirci di tornare a una solida crescita sostenibile, grazie alla quale sarà possibile porre rimedio ai danni, non soltanto economici, dell’emergenza sanitaria. L’italia, in particolare il suo sistema imprenditoriale, come riferiamo nelle pagine successive di “Made In Cuneo”, dopo la prima ondata di contagi ha dimostrato di saper reagire con una vitalità forse inattesa e ancor meglio ha fatto la provincia Granda. Il Covid-19 poi ha di nuovo portato alle restrizioni anticonta-

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gio che ci costringono a vivere il periodo delle festività come non l’abbiamo mai vissuto e come non dimenticheremo. Ma lo sguardo va al futuro, con la ferma volontà di non arrenderci. Lo dobbiamo, in particolare, alle nuove generazioni. Ai fini del rilancio dell’economia nazionale un ruolo fondamentale sarà svolto dagli ingenti fondi comunitari in arrivo. Per incassarli, sono state programmate 500 mila assunzioni nella pubblica Amministrazione, per quello che dovrebbe essere un drastico rinnovamento della burocrazia italiana. Affronto il tema anche in virtù del ruolo che mi è stato attribuito nell’Ente camerale cuneese, il quale mi ha consentito di apprezzare le capacità e l’impegno costante dei dipendenti. Occorre sgombrare il cambo dai pregiudizi, senza per questo voler minimamente negare i macroscopici quotidiani problemi di inefficienza con cui tutti abbiamo a che fare: i nostri lavoratori pubblici non sono troppi, rispetto a quelli degli altri Paesi europei. La Norvegia ne ha 160 ogni mille abitanti, la Danimarca oltre 140, più o meno come la Svezia, e la Finlandia 115. Più di noi ne hanno Francia, Regno Unito, Austria e Belgio. Noi ci attestiamo al sedicesimo posto fra gli Stati dell’Ue, con 56 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, un terzo di quelli norvegesi,

preceduti anche dalla Germania. Nel 2018 erano 3.224.822, calati di ventimila unità rispetto all’anno precedente e di ben 212.000 in confronto a dieci anni prima, centomila delle quali decurtate dagli organici delle Regioni. Il problema, grosso, viene dal fatto che non pare l’attuale pubblica Amministrazione sia in grado di gestire gli oltre 200 miliardi in arrivo da Bruxelles. Infatti, secondo il Forum Disuguaglianze Diversità, l’associazione Movimenta e il Forum Pa, la burocrazia italiana non è pronta ad affrontare l’enorme sfida che attende il Paese. I motivi? È sempre più anziana (l’età media continua a salire, oggi è prossima ai 55 anni e gli ultrasessantenni sono il 16,9% del tolate) ed è incapace di attrarre talenti giovani; chi vi lavora non è formato in modo adeguato (la maggior parte delle professionalità è sbilanciato verso profili giuridici); non si riscontra una propensione all’innovazione e neppure a utilizzare il confronto e la partecipazione per migliorare le proprie conoscenze. In definitiva la nostra Pa è troppo incentrata sul rispetto formale dei processi, invece che sul raggiungimento sostanziale di risultati che cambino in meglio la vita quotidiana di cittadini e imprese. Non possiamo più permettercelo e, quindi, ecco l’auspicio che coinvolge le già citate nuove generazioni: la macchina dello Stato deve subito riuscire a riformare e a modernizzare la burocrazia, selezionando i nostri giovani migliori. La sfida del 2021 è questa.

Mauro Gola

Presidente di Confindustria Cuneo

Cuneo



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Editoriali

Governo-parti sociali: il dialogo che non c’è

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chi analizzi il metodo seguito dal governo Conte per gestire la normativa d’urgenza relativa all’emergenza sanitaria non sfuggirà che in rari casi ci sia stato un confronto lineare con le parti sociali. Quello a cui si assiste da mesi, salvo rare eccezioni, è un calcolato cortocircuito istituzionale e comunicativo, tra le anticipazioni mediatiche delle misure e la loro successiva taratura in base alle reazioni registrate, tramite i mass media e i social, non dei corpi intermedi, bensì soprattutto dei diretti interessati, cioè i singoli lavoratori e le imprese. Si procede con la marginalizzazione di fatto del sindacato e delle organizzazioni di rappresentanza, a cui comunque non si nega un rito formale per

poter dire di averli coinvolti. Più d’uno, quindi, si chiede quale valore assuma la fiducia tra le parti se il confronto riguarda, come nel caso della manovra di bilancio, misure già messe a punto e comunicate dai politici attraverso i mezzi d’informazione. Senza che si giunga alla scrittura concertata delle norme, se le parti interessate non vengono ascoltate per raccoglierne le proposte, bensì per verificare la costruzione del consenso, in un processo al cui interno il primo a violare la regola della riservatezza è il Governo, diventa inevitabile che il confronto si sposti sul piano della comunicazione politico-sindacale. E così è accaduto che il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, abbia deciso di trasmettere in diretta Facebok la videoconferenza

Governo-sindacati di metà novembre sulla manovra di bilancio. L’iniziativa ha suscitato polemiche, in quanto avrebbe violato la regola del riserbo contenuta nei protocolli non scritti delle relazioni industriali e della concertazione. Ma il fatto che il Governo tenga questi confronti per rifinire i provvedimenti in base all’esito del gioco di forza comunicativa non è un confronto nel merito, ma piuttosto sul merito. Si tratta di un ascolto volto, cioè, soltanto a individuare i capitoli più rischiosi o quelli più promettenti in termini di consenso.

Giuliana Cirio

Direttore di Confindustria Cuneo e di “Made In Cuneo”

“Made In Cuneo” diventa mensile

I

l 2020, anno che speriamo di lasciarci alle spalle insieme ai problemi a cui abbiamo fatto fronte come ci impone la nostra ragion d’essere, ha interferito con la periodicità di “Made In Cuneo”. Le urgenti questioni affrontate dall’Associazione con l’inizio dell’emergenza sanitaria hanno in un primo momento costretto a diradare le uscite dell’house organ. Ma nella seconda metà dell’anno abbiamo fatto uno sforzo anche in questo campo, pubblicando i quattro numeri annuali previsti. Realizzando le ultime uscite di “Made In” abbiamo verificato come la rivista sia attesa e sia portatrice di messaggi importanti, nonché come il mezzo cartaceo resti utile e valido. Di qui la scelta, da febbraio, di passare alla periodicità mensile, per una maggiore tempestività e completezza. Confidiamo che i lettori continuino a seguirci e a offrirci stimoli per il nostro lavoro. Noi faremo del nostro meglio.

Cuneo

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Moving Maria Chiara Giacosa

L’azienda albese specializzata nella refrigerazione industriale partecipa al progetto che propone Casale Monferrato come punto di riferimento nazionale

In prima linea per il vaccino

GAUDINO:

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ella storia della Gaudino c’è il bisnonno Mario, da cui nel 1944 tutto inizia. Apre un’attività artigianale per realizzare impianti di refrigerazione per la conservazione di alimenti: «Comunque vadano le cose, le persone avranno sempre bisogno di conservare i generi alimentari», sono la convinzione e l’intuizione visionaria di Mario Gaudino che, dopo la prima bottega di corso Piave, ad Alba, decide di far crescere l’azienda, passata prima al figlio, poi al nipote. Ora a tenere le redini di un’impresa da 5 milioni di fatturato c’è la terza generazione con a capo i fratelli Mario e Mariella Gaudino, a cui da poco più di un anno si è unita Giulia, figlia di Mario, una trentenne con la passione per il marketing che, dopo aver lavorato in grandi multinazionali, ha deciso di tornare a casa. «Decidere di lavorare nell’azienda di famiglia è stata una grande sfida che sono contenta di aver intrapreso», racconta dal suo ufficio alla Gaudino Refrigerazione di viale dell’Artigianato, ad Alba, dove ha il ruolo di responsabile marketing e rappresentante della quarta generazione della famiglia in

il grande freddo contro il virus 10


«Non sappiamo quale sarà l’esito della candidatura del Polo del freddo casalese avallata dalla Regione, ma abbiamo deciso mettere a disposizione del Paese la nostra esperienza di oltre 76 anni in questo campo» azienda. «Il nostro core business è progettare e realizzare sistemi di refrigerazione industriale», racconta. Impianti ad alto rendimento e con un grado di innovazione crescente destinati al settore agroalimentare, alle aziende della logistica che hanno

l’esigenza di stoccare e conservare i prodotti, oltre che all’industria chimica, farmaceutica e di processo. Inoltre la Gaudino Refrigerazione fa parte del progetto “Casale-Capitale del freddo” che, con la guida di Casale Monferrato, si è candidata per la campagna di distribuzione del vaccino contro il Covid-19. Il farmaco prodotto da alcune case farmaceutiche impone, infatti, la conservazione delle dosi in celle frigorifere in grado di mantenere la temperatura al di sotto dei 76 gradi Celsius, con ovvie complicazioni che riguardano anche il trasporto e la distribuzione. La sfida per

Giulia Gaudino con il padre Mario, la zia Mariella e Alessandro Morra collaboratore di fiducia dell’azienda albese e direttore di stabilimento

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cui si stanno organizzando i governi di tutto il mondo non spaventa quest’azienda. «La Regione ha inviato all’Esecutivo il dossier di candidatura del Polo del freddo di Casale Monferrato e della rete di altre aziende piemontesi. Non sappiamo ancora quali saranno le decisioni e se il Piemonte riuscirà a ottenere questo ruolo di capofila a livello nazionale», spiega Giulia Gaudino, «ma abbiamo deciso di partecipare a tale iniziativa e di mettere a disposizione

Giulia Gaudino

Responsabile marketing e quarta generazione della famiglia in azienda

«Decidere di lavorare nell’impresa di famiglia è stata una grande sfida che sono contenta di aver intrapreso». Anche nell’anno della pandemia i conti chiuderanno in positivo

Per il prossimo futuro l’impegno della Gaudino Refrigerazione si concentrerà sul “Green Thinking Project”. «Realizzeremo impianti di refrigerazione basati su processi ecosostenibili, per avere sistemi più innovativi, più ecologici e più efficienti», spiega Giulia Gaudino

del Paese la nostra esperienza di oltre 76 anni nella gestione e produzione del freddo». Insomma da queste parti il freddo non fa paura, anzi. Fa business: anche nell’anno della pandemia, i conti dell’azienda chiuderanno in positivo. «È stato molto difficile lavorare, soprattutto durante il lockdown, specie per questioni logistiche e legate alle difficoltà di approvvigionamento. Le commesse, tuttavia, non sono mancate anche se alcuni ordini slitteranno al prossimo anno», riferisce la giovane imprenditrice. Negli ultimi dieci anni la Gaudino Refrigerazione ha focalizzato le proprie forze per ampliare l’ufficio tecnico e renderlo sempre più strutturato, al fine di migliorare il servizio rivolto ai propri clienti e a quelli futuri. «Abbiamo un ufficio tecnico che progetta e studia gli impianti in base alle esigenze del cliente, che possono essere molto diverse a seconda del prodotto che dev’essere conservato, dei locali e della filiera in cui va inserito», aggiunge la nostra interlocutrice. La realizzazione di impianti “tailor made” è, infatti, secondo Giulia Gaudino, il punto di forza dell’azienda e anche la carta vincente rispetto alla concorrenza delle grandi

multinazionali. Il portfolio prodotti, quindi, è molto vasto: nello stabilimento si realizzano componenti per impianti, pompe per liquidi refrigeranti, ricevitori di liquido, separatori, scambiatori, quadri elettrici, componenti di automazione per impianti frigoriferi e si sviluppano software di gestione e supervisione degli impianti. «Le necessità del cliente possono essere molto diversificate», prosegue. «Si va da chi ha la necessità di conservare frutta e verdura o prodotti lattierocaseari, a chi deve immagazzinare surgelati, a chi ha bisogno del freddo nel processo produttivo». Il nostro lavoro è studiare l’impianto che meglio risponde alle richieste del cliente, realizzarlo, collaudarlo e seguirne la manutenzione, al fine di dare


Moving All’interno dell’industria 4.0 l’azienda lavora per progettare e realizzare sistemi di refrigerazione intelligenti di cui sia possibile seguire anche la gestione un servizio a 360 gradi». Proprio questo è uno degli àmbiti di sviluppo a cui la Gaudino guarda con interesse per espandere il volume d’affari: «All’interno dell’industria 4.0 lavoriamo per progettare e realizzare sistemi di refrigerazione intelligenti di cui sia possibile seguire anche la gestione, non solo per intervenire

in caso di guasto o rottura di un componente, ma monitorandone performance e attività, così da prevenire e affrontare in anticipo eventuali problemi determinati ad esempio dall’usura del macchinario». Insomma, un servizio di assistenza che punta a consegnare ai clienti un prodotto chiavi in mano e sotto il continuo controllo di chi l’ha pensato e costruito. Come in tutte le realtà industriali anche per Gaudino Refrigerazione la tutela dell’ambiente è una priorità. «Nei prossimi mesi il nostro impegno sarà concentrato sul “Green Thinking Project”», annuncia

Giulia Gaudino. «Vogliamo realizzare impianti di refrigerazione basati su processi ecosostenibili, per avere sistemi più innovativi, più ecologici e più efficienti dal punto di vista energetico con un effetto positivo sull’ambiente e con un risparmio economico per il cliente».

L’azienda della famiglia Gaudino ritiene che la fase di progettazione e di costruzione di un impianto sia solo l’inizio di un rapporto con i clienti, ai quali è assocurata una costante assistenza manutentiva

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Cuneo

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Il digital tour di Intesa Sanpaolo

Premio “Industria Felix” al Gruppo Egea di Alba Il Gruppo Egea (sopra, l’amministratore delegato, PierPaolo Carini) conferma il proprio percorso virtuoso aggiudicandosi il premio “Industria Felix”, attribuito durante l’evento on-line organizzato da “Industria Felix Magazine” in collaborazione con Cerved, Università Luiss Guido Carli e Sustainable development, con il patrocinio di Confindustria, rappresentata dal vicepresidente Vito Grassi. Il premio esalta le performance gestionali, l’affidabilità e la sostenibilità delle industrie italiane attraverso l’analisi dei bilanci. Il riconoscimento viene assegnato sulla base di criteri oggettivi e tiene conto di un incontrovertibile algoritmo di competitività valutato sulla base dei bilanci depositati del Cerved group score (l’indicatore di affidabilità finanziaria di una delle più importanti agenzie di rating in Europa) e, in alcuni casi, del bilancio di sostenibilità.

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Le “Imprese Vincenti” della Granda Claudio Puppione

I

l digital tour “Imprese Vincenti 2020”, promosso da Intesa Sanpaolo e dedicato alle eccellenze imprenditoriali, ha fatto tappa anche in Granda. Il programma dell’istituto di credito è nato per valorizzare le Pmi, fondamentali per la vitalità del sistema produttivo, esempi di eccellenza imprenditoriale e del “Made in Italy” e motori di filiere e distretti produttivi. Nonostante l’emergenza Coronavirus, molte aziende hanno risposto all’invito a partecipare giunto da Intesa Sanpaolo e dai partner di progetto Bain&Company, Elite e Gambero Rosso e, da quest’anno, Cerved e Microsoft Italia. Nella seconda edizione, conclusa a novembre, “Imprese Vincenti” ha raccolto l’autocandidatura di circa 4.000 imprese. Ne sono state selezionate 144 (12 della provincia di Cuneo), attive in vari settori produttivi e nel terzo settore, in un confronto tra profit e no profit nella logica di sostenibilità e della piena valorizzazione dell’impatto sul territorio di ogni tipologia di impresa. Le “Imprese Vincenti” 2020 sono state individuate sulla base dei fattori di successo che le rendono “campioni” del proprio territorio, con particolare attenzione all’impatto sociale e alla capacità di generare valore in termini di sostenibilità, innovazione, investimenti sul capitale umano, capacità di programmare il passaggio generazionale, internazionalizzazione, legame con il

territorio e con le proprie filiere produttive. Il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, è intervenuto durante la trasmissione di Radio 24 che si è occupata della tappa in Granda del digital tour. «Il capitale umano e la solidità patrimoniale sono i pilastri che sempre più renderanno invincibili le nostre aziende», ha detto. «Per il primo fattore, il capitale umano, domanda e offerta di lavoro si devono incrociare, cosa che oggi non accade, con la paradossale situazione per cui a un alto tasso di disoccupazione corrisponde la grandissima difficoltà delle aziende nel reperire le professionalità di cui abbisognano». Gola ha chiarito che, visto l’attuale sfasamento fra domanda e offerta di lavoro, è necessario che il mondo dell’istruzione e della formazione sia sempre più al passo con i tempi, considerando anche la veloce mutazione dei sistemi tecnologici. Al riguardo di questi ultimi e


Fra le dodici “promosse”, le aziende della nostra provincia associate a Confindustria Cuneo sono: Mollo Noleggio, Gruppo Scotta, Prato Nevoso spa, Ledoga, Dentis Recycling e Green Has italia

dei loro repentini progressi, il Presidente ha sottolineato, come la Granda sia un felice esempio di radici affondate nella tradizione da cui trae spunto la comprovata capacità di seguire, e spesso anticipare, l’innovazione in àmbito imprenditoriale. Fra le “Imprese Vincenti” selezionate da Intesa Sanpaolo le associate a Confindustria Cuneo sono:

Cuneo

Moving Mollo Noleggio di Alba e Gruppo Scotta di Cavallermaggiore per la categoria Meccanica; Prato Nevoso spa di Frabosa Sottana (Sistema Persona & Food); Ledoga di San Michele Mondovì, Dentis Recycling di Sant’Albano Stura e Green Has Italia di Canale (Altra Industria e Servizi). Le altre sono: Vanzetti (Meccanica); Panealba, Bertolotto Porte, Witt Italia e Cantine Ascheri (Sistema Persona & Food); Cartiera Pirinoli (Altra Industria e Servizi). Mollo Noleggio, nata negli anni Settanta ad Alba, è leader nazionale del noleggio, con oltre 300 dipendenti presso i 37 centri attivi in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria. L’azienda vanta una delle maggiori flotte in Italia, con un parco macchine altamente tecnologico e all’avanguardia composto da oltre ottomila tra piattaforme aeree, mezzi per il sollevamento, gru per edilizia, autocarri,

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Moving realizzazione di suole per

A queste imprese saranno riservati percorsi di crescita e di visibilità, oltre alla valorizzazione delle proprie strategie competitive e dei propri fattori di successo

calzature di alta qualità (www.ledoga.com). Dentis Recycling Italy, nata nel 1987, è specializzata nel recupero del Pet (da raccolta differenziata o da scarti di lavorazione), che nell’impianto Dentis torna a essere materia

macchine movimento terra, macchine e attrezzature edili, wc mobili, monoblocchi e container (www.mollonoleggio.com). Del Gruppo Scotta fanno parte le più importanti e attive aziende di impiantistica meccanica ed elettrica del nord Italia ed è in rapida espansione anche all’estero. Le attività principali spaziano nei settori degli impianti di condizionamento, riscaldamento, idricosanitari, antincendio, tecnologici, pneumatici, elettrici e di opere edili complementari, in cui il gruppo si occupa di progettazione, fornitura, installazione, messa in funzione, collaudo e conduzione/manutenzione degli impianti, con la gestione diretta degli stessi (www.grupposcotta.eu). Ledoga, nata nel 1868, è leader nel settore degli estratti di castagno, con una market share del 60% e una produzione di circa 15.000 tonnellate/anno di estratto, utilizzato soprattutto nella

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prima. La capacità dell’impianto oggi è di 40.000 tonnellate annue, pari a circa 1,3 miliardi di bottiglie. Caratteristica distintiva del Pet riciclato da Dentis è la cristallizzazione omogenea al 100% che, unita a un’esigua presenza di contaminanti, facilita il processo di trasformazione a chi vuole produrre nuovi oggetti dal riciclato (www.dentispet.it). Green Has Italia è specializzata in ricerca e roduzione di fertilizzanti e formulati per la nutrizione delle piante. Nasce nel 1985 per mettere a disposizione degli agricoltori, grazie a una costante attività di ricerca interna, prodotti innovativi. Oggi offre in tutte le aree climatiche nel mondo soluzioni efficaci per migliorare qualità e produttività delle colture riducendo gli effetti dei cambiamenti climatici sui raccolti, con la massima sostenibilità ambientale

Prato Nevoso e il “sistema neve” bloccati (ma il fondo è ammesso) Prato Nevoso spa (pratonevoso.com) è fra le “Imprese Vincenti” incoronate da Intesa Sanpaolo. Ma a causa dell’emergenza sanitaria la località turistica di Frabosa Sottana, fra le punte di diamante dell’offerta sciistica della Granda, come tutto il “sistema neve” nazionale, purtroppo ha visto posticipare a dopo l’Epifania l’autorizzazione del Governo ad aprire gli impianti. La decisione è stata molto criticata dai gestori degli impianti e dagli amministratori pubblici locali, perché erano state predisposte le misure preventive necessarie a evitare i contagi. Tuttavia la pratica amatoriale dello sci di fondo e dello sci alpinismo, non implicanti uso di impianti di trasporto, non è vietata. Il Dpcm del 3 dicembre, ha chiarito infatti la Regione, «ha disposto la chiusura degli “impianti” dei comprensori sciistici, intendendosi per tali quelli di trasporto di persone, mentre prevede che l’attività motoria e sportiva sia ammessa all’aria aperta, anche in aree attrezzate, e nel rispetto del distanziamento interpersonale di 2 metri. Lo sci di fondo può, quindi, essere praticato anche sulle scie tracciate con mezzi meccanici. Resta fermo il rigoroso rispetto di tutte le misure di prevenzione, con particolare riguardo a quelle previste per evitare gli assembramenti».

(greenhasitalia.com/it). Cuneo



La classifica 2021 de “Il Sole-24 Ore”

I leader della crescita

E

merge un’economia digitale e sostenibile dalla classifica “Leader della crescita” 2021 elaborata dalla società di analisi Statista per “Il Sole-24 Ore” al fine di misurare l’aumento di ricavi delle Pmi negli ultimi tre anni (2016 al 2019). Se si scorre la lista dei primi 450 selezionati (su ottomila), il quadro è chiaro. Ci sono le start-up e le scale-up digitali in senso stretto: sistemi, software e connessioni. Ci sono le imprese che trasformano i loro

Ottimi risultati per la software house fossanese Informatica Edp Informatica Edp srl, software house di Fossano, è stata inserita nella classifica delle aziende con maggior incremento di fatturato della penisola. «L’azienda è stata fondata nel 1983 da Guido Lamberto di Genola», spiega il Ceo, Roberto Bioddo. «Da oltre dieci anni è gestita da me e dai miei Valter Dadone, Massimiliano Giraudo e Ivan Brondino. L’attuale organico è costituito da 22 persone. Negli ultimi anni abbiamo avuto un aumento costante di fatturato e abbiamo quindi deciso di partecipare al concorso de “Il Sole-24 Ore”, riuscendo a isnerirci fra le 450 aziende leader». Massimiliano Giraudo, responsabile commerciale, chiosa: «Avere un aumento repentino di fatturato per una start-up può essere fisiologico, molto meno per una realtà consolidata come la nostra. Ci inorgoglisce ancora di più il fatto che la nostra crescita sia partita nel 2008, in piena crisi economica, e che continui in modo costante. Nel triennio 2016-2019 il fatturato è cresciuto del 72%, ma i numeri sono ancora più importanti se si fa il raffronto con il 2010. In due

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lustri, infatti, siamo saliti del 298%! Chiuderemo il 2020 con un fatturato superiore a quello dei dodici mesi precedenti, nonostante questo sia l’anno della pandemia». «Abbiamo tre prodotti principali», chiarisce Valter Dadone responsabile di prodotto. «PrometeoRifiuti è il software che informatizza gli adempimenti amministrativi di tutte le aziende della filiera rifiuti, PrometeoManutenzione è invece l’applicativo Cmms utilizzato da tutte quelle realtà che gestiscono la manutenzione dei loro impianti, PrometeoSicurezza si rivolge infine agli Rspp aziendali. «Si rivolgono a noi sia le piccole imprese, sia le grandi realtà. Abbiamo un parco di oltre 1.500 clienti distribuiti in tutta Italia, e molti di essi hanno anche stabilimenti all’estero. Il nostro PrometeoManutenzione, ad esempio, è multilingue e annoveriamo fra i clienti Enel, Ferrero, Ferrari, Coca-Cola e molte altre aziende importanti», segnala con comprensibile orgoglio Ivan Brondino, responsabile di sviluppo.


Moving Nella lista delle 450 aziende italiane (su circa ottomila in lizza) che hanno ottenuto il maggiore aunmento di fatturato fra il 2016 e il 2019 figurano anche belle realtà della provincia di Cuneo business, e quello degli altri, da tradizionale a sostenibile: dall’energia, all’industria, ai servizi. Ci sono le aziende dell’e-commerce e della filiera che ruota intorno alle vendite on-line: dalla logistica, ai trasporti, alle consegne. Il vincitore del ranking, il gruppo torinese Lmm Logistics, opera proprio nel settore della logistica e dei servizi collegati. In gradutoria troviamo due aziende associate a Confindustria Cuneo, la eVISO srl di Saluzzo e la fossanese Informatica Edp srl, sulle quali ci soffermiamo in queste pagine, e altre tre imprese della Granda: Mg Export di Saluzzo, Putetto srl di Saluzzo e Bcar srl di Savigliano. Giunta al terzo anno, la classifica, basata sul tasso di crescita media annuale del triennio (Cagr), non vede comparire grandi “star”, bensì aziende di piccole dimensioni, però capaci di competere a livello europeo. I criteri di lavoro adottati prevedevano che fosse realizzatae, tramite la consultazione di database, liste e registri di imprese pubblici, una lista di circa ottomila aziende della penisola potenzialmente rilevanti, invitate a partecipare al concorso con l’invio dei dati di bilancio certificati da un esponente del Comitato esecutivo dell’impresa e controllati da Statista. La graduatoria è poi stata discussa e vagliata da Statista e da “Il Sole-24 Ore”. Il valore medio di crescita registrato dalle 450 aziende leader italiane si attesta sul 53,9% (+7% rispetto allo scorso anno), con 53 imprese (il doppio della scorsa edizione) capaci di fare registrare più del 100% di crescita annuale. Il valore minimo di crescita registrato è, invece, dell’15,4%. Cuneo

L’exploit fatto registrare da eVISO La società eVISO, con sede a Saluzzo, per il secondo anno consecutivo è entrata di nuovo fra le aziende “Leader della crescita” (sono ventidue le imprese piemontesi presenti nel ranking, solo cinque della Granda e, curiosità, di queste ben tre hanno sede a Saluzzo). Nella speciale classifica delle aziende del settore energia eVISO è salita sul podio dei volumi, grazie a un fatturato passato dai 19,760 milioni di euro del 2016 ai 43,039 del 2019, con un tasso di crescita annuo del +29,62%. Sempre in termini di volume di fatturato, eVISO è tra le prime trenta società italiane “Leader della crescita”. Gianfranco Sorasio (foto sotto), Ceo di eVISO, commentata: «Siamo orgogliosi di essere tra i “Leader della crescita” 2021, soprattutto perché il secondo anno consecutivo, a dimostrazione dell’impegno quotidiano che mettiamo nel nostro lavoro. Il risultato ci riempie di soddisfazione perché eVISO è al settimo anno di attività ed entrare in una classifica con fatturati così alti è un chiaro indice di crescita strutturale e di solidità». L’anno fiscale al 30 giugno per eVISO si è chiuso con un utile netto di 1,2 milioni di euro, in crescita del 10,8% rispetto al milione di euro dell’esercizio precedente grazie agli ottimi risultati conseguiti nel semestre da luglio 2019 a gennaio 2020 che hanno consentito di compensare gli effetti della pandemia da Covid-19. Il “gross margin” è stato pari a 4,880 milioni di euro ed è cresciuto del 18,5%, l’Ebitda è stato di 2,518 milioni (+12,6% YoY), mentre l’Ebit si è attestato su quota 1,808 milioni (+14,5% YoY). Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono stati pari a 827 mila euro. Va segnalata anche la gestione di un flusso di cassa nettamente positivo.

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I migliori nell’export performance sono europei (Trade Performance Index-Tpi*) 1°

2018 2°

2006 2°

Mezzi di trasporto

Germania

Cina

Italia

Germania

Francia

Corea del Sud

Meccanica non elettronica

Germania

Italia

Cina

Germania

Italia

Svezia

Chimica

Germania

Cina

Francia

Germania

Paesi Bassi

Francia

Prodotti manufatti di base**

Germania

Cina

Italia

Germania

Cina

Svezia

Prodotti diversi***

Germania

Paesi Bassi

Italia

Germania

Italia

Svizzera

Meccanica elettrica ed elettrodomestici

Germania

Italia

Francia

Germania

Italia

Francia

It ed elettronica di consumo

Germania

Ungheria

Singapore

Svezia

Cina

Singapore

Prodotti alimentari lavorati

Germania

Paesi Bassi

Francia

Paesi Bassi

Germania

Francia

Prodotti in legno

Germania

Finlandia

Svezia

Germania

Finlandia

Svezia

Tessili

Cina

Italia

Germania

Italia

Germania

Taiwan

Abbigliamento

Italia

Cina

Francia

Italia

Cina

Romania

Cuoio, pelletterie e calzature

Italia

Cina

Francia

Italia

Cina

Vietnam

N

Lorenzo Vallese

onostante l’impatto del Covid-19 sia stato violento, l’Italia resiste ed è stabilmente al settimo posto della graduatoria mondiale dei principali produttori manifatturieri. È la sintesi del Rapporto Scenari Industriali, dal titolo “Innovazione e resilienza-I percorsi dell’industria italiana nel mondo che cambia”, predisposto dal Centro studi di Confindustria, il quale evidenzia come la manifattura mondiale resti sotto lo scacco

Carlo Bonomi

Presidente di Confindustria

L’industria ha capacità di reazione notevoli, ma il Paese rischia di non sfruttare le opportunità di Next Generation Eu 20

* Indice costituito da 22 indicatori quantitativi, i quali per ciascun Paese forniscono la dimensione delle esportazioni, la loro dinamica, il loro rapporto con i flussi di importazione, il grado di diversificazione settoriale e del mercato, la competitività e la specializzazione, sia settoriale che geografica. Per una descrizione completa del Tpi si veda International Trade Centre (2007). ** Metalli di base non ferrosi, metalli ferrosi, ceramiche, vetro. *** Strumenti ottici, apparecchiature mediche e fotografiche, giocattoli, strumenti di precisione, armi, munizioni e strumenti musicali. Fonte: elaborazioni Centro studi Confindustria su dati Unctad e Wto

Scopri di più

Il Rapporto Scenari Industriali

Italia fa bene e resiste della pandemia, dopo aver subìto un forte shock «che seguiterà a condizionarne i comportamenti per un tempo indeterminato». Nei primi due mesi di lockdown in Italia la produzione è diminuita in media del 40%, anche se in modo assai disomogeneo. Però il recupero dei livelli produttivi da maggio è stato pressoché istantaneo. In quattro mesi la produzione è tornata sui valori di gennaio, con un +76% rispetto ai minimi di

aprile. Purtroppo, ha spiegato il direttore del Centro studi, Stefano Manzocchi, le prospettive sono tornate negative in seguito alle nuove misure restrittive, sebbene il rallentamento produttivo dell’Italia non sia un’anomalia nel confronto internazionale. Rispetto alle altre grandi economie europee, l’Italia mostra, anzi, una contrazione dei tassi di crescita più contenuta, oltre a una maggiore reattività allo shock pandemico. L’industria


Moving italiana ha dimostrato «resilienza e capacità di reazione notevole», ma la ripresa dei contagi ha di nuovo cambiato la tendenza e «di ripresa si parla ormai per il 2022. Si procede senza una strategia industriale. È alto il rischio che l’Italia non sfrutti l’opportunità del Next Generation Eu», ha commentato il presidente Carlo Bonomi intervenendo alla presentazione on-line del Rapporto. Alla discussione hanno partecipato il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, Gian Maria Gros-Pietro (presidente del Consiglio d’amministrazione di Intesa Sanpaolo) e Fabiano Schivardi (professore di economia Università Luiss Guido Carli). Le conclusioni sono state tratte dal vicepresidente di Confindustria per le filiere e le medie imprese, Maurizio Marchesini. Nessuna tra le principali aree industrializzate del pianeta sarà in grado di evitare, nel 2020, una forte contrazione del valore aggiunto, ad eccezione della Cina che registrerà una moderata espansione (+2,1%, il tasso più basso da oltre tre decenni). L’anno dovrebbe chiudersi con una crescita mondiale negativa del 5,1%, non lontana da quella registrata nel 2009 (-6,0%). A livello internazionale la produzione subirà

cambiamenti che comporteranno la ridislocazione dei flussi commerciali e di investimento. La soluzione del problema assumerà forme differenziate, tra cui la possibile reimportazione (reshoring) di fasi produttive oggi affidate a fornitori esteri oppure una loro ridislocazione su scala continentale e non più globale. In un panorama complesso e non facile l’Italia compare, come anticipato, al settimo posto della graduatoria mondiale dei principali produttori manifatturieri, con una quota del 2,2%, davanti alla Francia (1,9%) e al Regno Unito (1,8). Ed evidenzia, tra gli esportatori mondiali, la performance migliore: seciondo il Trade Performance Index, il nostro Paese occupa le prime tre posizioni in otto raggruppamenti settoriali su dodici e soltanto la Germania vanta dati migliori di quelli italiani. Però il deficit di crescita nella penisola ormai è strutturale. Agisce su di esso, oltre all’incertezza divenuta permanente, la graduale erosione della domanda interna che limita la possibilità dei produttori nazionali di trovare spazio sul mercato domestico. Spicca il crollo della componente

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Moving Stefano Manzocchi

Direttore del Centro studi di Confindustria

Le nuove restrizioni hanno un impatto negativo, ma la frenata italiana non è un’anomalia nel panorama internazionale pubblica degli investimenti (in costante flessione dal 2011), mentre quella privata si è risollevata, anche grazie agli effetti positivi del piano “Industria 4.0”. Dal 2014 si è avuta una ripresa dei flussi di investimento, riguardante i soli investimenti privati,proseguita fino al 2018, ma il livello raggiunto è inferiore di quasi 20 punti percentuali rispetto al picco del 2007. Il progressivo assottigliarsi dei livelli di attività non poteva non avere conseguenze sulle dimensioni dell’apparato produttivo. Una stima prudenziale della variazione per i soli anni 2017-2020 indica una contrazione del numero delle imprese di oltre 32.000 unità. Dal punto di vista dell’occupazione la drammatica caduta dell’output manifatturiero è stata quasi interamente assorbita dalla

riduzione del monte-ore lavorate (-23%), a fronte della sostanziale tenuta del numero degli occupati complessivi (-0,6%). Hanno fatto da cuscinetto un’ampia gamma di forme di riduzione dell’orario, lo smaltimento delle ferie e l’utilizzo di congedi, il ricorso rapido e massiccio a strumenti di integrazione al reddito da lavoro (in primis la cassa integrazione in deroga). Ma, naturalmente, ha contato molto, anche nel confronto internazionale, il blocco dei licenziamenti. Sta cambiando la struttura dell’occupazione: flette al centro-sud (mentre mostra qualche segno di recupero al nord); sono in calo le donne, i lavoratori under 35 e la componente autonoma. L’uscita dalla pandemia coinciderà con cambiamenti importanti nei driver dello sviluppo, nell’àmbito dei

quali un ruolo importante sarà svolto dalla transizione green. L’industria italiana affronta la sfida della sostenibilità ambientale contando su un vantaggio strategico, avendo già da tempo introdotto un approccio “responsabile” alla produzione e al consumo di risorse. Presenta, infatti, un ridotto impatto in termini di rifiuti solidi prodotti, grazie a un approccio circolare rispetto all’uso delle risorse. Grazie alle attività di riciclo e recupero, è stato possibile reimmettere nel sistema economico l’83% circa dei rifiuti speciali prodotti in Italia, contro l’81% registrato in Germania, il 71% in Francia, il 60% del Regno Unito e una media Ue del 53%. Spicca anche il ridotto impatto in termini di emissioni di gas serra prodotti dalle attività di trasformazione.

Saldo demografico manifatturiero ancora negativo per il nostro Paese (Al netto delle ditte individuali e delle cooperative)

2018

2017 11.755 4.263

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2019

-14.641 CESSAZIONI

2020 12.623

11.465 4.316

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3.860

11.992 3.274

-23.404 -32.122

SALDO CUMULATO

Per il 2020: primo semestre annualizzato. Fonte: elaborazioni Centro studi Confindustria su dati Unioncamere

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Ferrero L’Intervista

Federico Francesco

«Per il Piemonte il cibo di qualità è la nuova Fiat: saremo la “Food Valley” del mondo»

Christian Benna

«I

l food è la nuova Fiat. Ma, per correre come la Fiat, la filiera dell’agroalimentare deve ripensarsi come sistema industriale con un’unica “targa”. E non solo come insieme di eccellenze da degustare». Parola di Federico Francesco Ferrero, il mediconutrizionista torinese noto al grande pubblico per aver vinto “Masterchef” nel 2014, che oggi sta imbastendo una ricetta per il rilancio del territorio base di food & wine. Ma questa non è la solita storia di prodotti tipici da far assaporare ai palati dei mercati esteri. Né una “spadellata” di grandi Cuneo

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L’approccio alla nutrizione di Federico Francesco Ferrero, medico chirurgo e nutrizionista, si basa sulla conoscenza delle abitudini alimentari, degli ingredienti in commercio e delle tecniche di preparazione dei cibi. Ferrero rifiuta la parola “dieta” intesa come indicazione di grammature giornaliere di vari alimenti: parla di “consulenza nutrizionale”, percorso personalizzato verso un’alimentazione e uno stile di vita costruiti su ogni singolo caso

chef che mettono in tavola il meglio della cucina piemontese tra grattate di tartufo e bottiglie di Barbaresco. In pentola c’è Torino-Piemonte World Food Capital, un comitato che punta a coinvolgere aziende e istituzioni per mettere al centro il cibo delle strategie di sviluppo industriale... «Formazione e ricerca scientifica, cultura, industria, artigianato e agricoltura, ristoranti, commercio e turismo», elenca i punti forti del progetto Federico Francesco Ferrero. «Se tutti giochiamo assieme la stessa partita, possiamo diventare la “Food Valley” del mondo, intesa come distretto che garantisca crescita e occupazione qualificata».

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Federico Francesco Ferrero, il Piemonte è già una capitale mondiale del cibo e del vino. Peccato, poi, che il Vinitaly faccia il pienone di buyer esteri a Verona e Tuttofood e l’International wine week siano a Milano. Il territorio subalpino non sa fare promozione? «La promozione rappresenta soltanto un aspetto del rilancio. E forse nemmeno il più importante. Tutti gli attori del food del territorio fanno promozione, anche se spesso in modo disordinato e frammentato. Il Piemonte in realtà ha un altro problema: non fa lavorare assieme le sue eccellenze. E, quindi, non le sa sviluppare. Per questo ho chiamato il comitato Torino-Piemonte, in una


L’Intervista logica di distretto che va da Alba fino a Verbania, passando per Torino. Ma, si badi bene, non per fare marketing turistico. Almeno, non solo. Questo lo facciamo già. E dobbiamo continuare a farlo, possibilmente meglio e in modo più sinergico. Per estrarre reale valore dalle eccellenze del nostro food dobbiamo fare industria. E prendere a modello la “Ferrero” che ha esaltato nel mondo i sapori del Piemonte su scala globale». Il valore dell’export del food nel 2020 potrebbe superare quello dell’auto. L’industria agritech piemontese va forte. E comprende tanti tasselli: meccanica, packaging, agricoltura, tecnologie. Non siamo già un distretto del food? «Infatti. Ma non esiste un vero distretto del food. Il che è paradossale. Ognuno va per conto proprio. Molti fanno benissimo:

penso al vino delle Langhe, al cioccolato, all’agricoltura. Ma le potenzialità sono molto superiori. Per questo il mio obiettivo è rendere visibile un mondo di eccellenze e farle interagire. Penso al packaging per l’agroalimentare del cuneese, ai grandi produttori di riso de novarese, alla ricerca universitaria, alle società di It. Sono mondi che parlano di rado fra di loro. Se ci ripensiamo in logica di distretto, in 5-10 anni parleremo più di foodmotive e winemotive che di automotive».

per fare da volano alla “Food Valley”? «Manca una regia unica. E manca il food nell’agenda della politica. A volte si parla di agricoltura, altre di eccellenze culinarie. E poi abbiamo un esercito di talentuosi chef. Ma di industria del food in senso stretto di parla poco. Eppure in Piemonte abbiamo una biodiversità

L’enologia batterà l’automobile? «Mi auguro proprio di no. Auspico che le due filiere prosperino. Ma vorrei che il food diventasse una filiera più innovativa, con la forza propulsiva che ha avuto e continua ad avere l’automobile. Non possiamo nasconderci dietro un dito. I nostri figli cercano lavoro all’estero. Il che va benissimo per la loro formazione e per taluni percorsi di vita. Ma spesso lo fanno perché qui non hanno molte opportunità di crescita. Non va bene. Il food, se diventa industria a tutto tondo, può garantire loro tante occasioni». Prima Carlin Petrin con Slow Food e poi Oscar Farinetti con “Eataly”. I grandi aggregatori delle nostre eccellenze hanno fatto scuola, in Italia e nel mondo. Cosa manca

«Dobbiamo fare industria e prendere a modello “Ferrero” che, da Alba, ha esaltato nel mondo i sapori del Piemonte su scala globale»

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L’Intervista Lo storico vincitore di “Masterchef” ha dato vita al comitato TorinoPiemonte World Food Capital per coinvolgere aziende e istituzioni

pazzesca. Solo in Francia, nelle zone dello Champagne, c’è una varietà così elevata di eccellenze a pochi chilometri di distanza». Langhe-Roero e Monferrato sono un territorio patrimonio mondiale Unesco. Non basta? «No, non basta. Sfruttiamo un

centesimo delle nostre possibilità. A cominciare dal turismo. I visitatori stranieri si fermano pochi giorni nel nostro territorio. Magari sostano due o tre giorni nell’albese, poi riprendono il solito percorso: Venezia, Firenze e Roma. Il Piemonte deve uscire dalla logica dei campanili. E ragionare con una sola testa». Biodiversità significa anche frammentazione. E infatti in Piemonte si fa poco sistema, dalle fiere alle aggregazioni aziendali... «Per questo la logica di distretto può funzionare. Però, per stimolare questi mondi, dobbiamo presentare un’offerta credibile. Non solo alle aziende. Ma soprattutto ai giovani talenti che, purtroppo, molto spesso vanno lavorare all’estero e che vorremmo invece vedere rientrare, magari accompagnati da talenti di altri Paesi. Un po’ come fa la Silicon

Valley in California, polo attrattivo nel mondo per la forza dell’It. Il Piemonte può esserlo per il food». Perché il foodmotive dovrebbe attrarre più talenti di quanto fa oggi la filiera dell’agritech? «Così siamo poco attrattivi. Parliamoci chiaro: un giovane nelle nostre piccole, anche se eccellenti, imprese finisce a fare l’impiegato. Nelle aziende deve entrare più ricerca scientifica. Più promozione. Più digitalizzazione. Più innovazione. Se lo facciamo, tutte le imprese cresceranno e genereranno un indotto capace di esaltare queste eccellenze. Così i giovani faranno la fila per lavorare in queste realtà». Il comitato Torino-Piemonte World Food Capital vuole diventare fondazione. «Puntiamo all’aggregazione di tutte le forze istituzionali e anche delle aziende. Stiamo intessendo un fitto dialogo con tutti gli attori del territorio. Nella mappa globale del buon mangiare e del buon bere il Piemonte dev’essere riconosciuto come capitale del mondo. Dobbiamo diventare un brand di cui si possano fregiare i soggetti aderenti. Dire food in Piemonte è dire futuro. Una prospettiva dal sapore nuovo».

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Il nuovo Questore: «Com’è bella Cuneo!»

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Nicola

Parisi Matteo Borgetto

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A Cuneo ero stato solo una volta, tantissimi anni fa. E, onestamente, non la ricordavo così bella. Mi ha colpito e affascinato l’ampiezza, lo splendore di piazza Duccio Galimberti. Delle due l’una: o negli anni sono cambiato io, oppure è cambiata tanto la città. Mi piace molto. E poi non sapevo che fosse così ricca di portici. L’ideale per uno come me, che adora passeggiare». Nicola Parisi, 60 anni, è il nuovo questore che dal 22 ottobre ha sostituito Emanuele Ricifari, trasferito a Caltanissetta, con il quale è legato da lunga amicizia. «Insieme, abbiamo frequenta-

to il corso a Roma nel 1988». Calabrese, laureato in giurisprudenza all’università “Federico II” di Napoli, sposato e padre di una figlia, Parisi vive ad Alessandria da 30 anni ed è all’undicesimo trasferimento in carriera, in nove città, tra cui Alessandria, Genova, Novara, Bergamo, Roma e Biella, dove ha anche collaborato con il nuovo prefetto di Cuneo, Fabrizia Triolo. L’ultimo incarico l’ha visto alla guida della seconda zona di Polizia di frontiera in Lombardia, poi l’arrivo a Cuneo. Un mese dopo, è già riuscito ad ambientarsi? «A parte l’ultima parentesi di otto mesi alla Polizia di frontiera, nella mia vita non ho fatto altro che “Questura”. Sarà per questo che, appena arrivato, mi è sembrato di essere qui da sempre. Le dinamiche delle questure, soprattutto di queste dimensioni, le conosco abbastanza bene. Gli uomini si somigliano tutti. Normalmente mi è capitato di lavorare con dei professionisti seri. Amo spesso ripetere che, se uno raggiunge un certo punto importante della sua carriera, gran

«La situazione epidemica è molto più seria di ciò che ci si immaginava in estate. In attesa del vaccino, rispettiamo le regole e facciamo attenzione, indossando la mascherina, stando distanti e lavandoci spesso le mani»

parte del merito è la fortuna di avere avuto uomini che gli hanno consentito di arrivare a determinati risultati». Qui ci sono le condizioni per farlo. «Assolutamente sì. Le ho trovate sia nei ruoli apicali che intermedi. Dei miei più stretti collaboratori, conservo una stima molto elevata». La città ai tempi del coronavirus? «Come tutti, sono stato un po’ sfortunato. Ho conosciuto soltanto una Cuneo abbastanza vuota, il che mi dispiace tantissimo, anche se non finisco mai di ripetere, nelle telefonate con mia moglie e mia figlia (ancora non sono venute a trovarmi), che è davvero meravigliosa». La Granda è celebre per l’arte culinaria, le eccellenze del cibo e del vino... «Sono un curioso per natura. Il mio paese, Cirò Marina, è famoso per il

Cuneo

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vino Cirò. Si dice che lo servissero agli atleti della Magna Grecia. Ovunque sono andato, ho sempre coltivato la passione per i vini. Non ho la presunzione di dire di essere un intenditore, ma penso di capirne un pochino. Ho i miei gusti. E, qui, siamo nella patria dei grandissimi rossi». Barolo o Barbaresco? «Due vini straordinari, è difficile sceglierne uno. Siamo al top in entrambi i casi e... aggiungerei il Dolcetto d’Alba». Prodotti e ricette tipiche? «Ho assaggiato un cioccolatino Cuneese al rhum dalla pasticceria Arione di Cuneo. Devo dire che sono davvero

Alle vittime degli ignobili reati di genere: «Denunciate, denunciate e ancora denunciate. Noi siamo qui per proteggervi e tutelarvi»

notevoli, però io sono più per il salato che per il dolce. Nel primo mese abitavo in albergo e gli gnocchi al Castelmagno erano uno dei miei piatti preferiti. Poi non parliamo dei tagliolini al tartufo... E, di recente, ho incontrato il sindaco di Bra, Giovanni Fogliato, il quale mi ha parlato della salsiccia cruda che porta il nome della sua città: ignoravo che esistesse quest’altra chicca della provincia di Cuneo». Cuneo è terra di agricoltura dai prodotti a dir poco eccellenti, ma anche di importantissime industrie. «Conoscevo la Ferrero di Alba. Quando ero a Genova, una decina di anni fa, ne ho conosciuto un dirigente e, con mia moglie e mia figlia, siamo andati a visitarla...». A proposito. Si dice che per un alessandrino al primo posto c’è la famiglia e il lavoro, al secondo l’Alessandria Calcio. Conferma? «Vero (sorride, ndr). Amo il calcio e sono tifoso del Napoli, semplicemente per un ricordo bellissimo. Quando ero agli sgoccioli dell’Università, andavo a vedere gli allenamenti di Maradona e mi sono innamorato di questa squadra. Diego era il Dio del calcio». Non sono mancati gli assembramenti tra i tifosi che gli hanno reso omaggio allo stadio “San Paolo” e le relative polemiche, episodio che ci permette di introdurre un tema attuale. Cosa pensa della strategia del Governo nell’affrontare l’emergenza sanitaria? «Noi dobbiamo solo eseguire le direttive che ci vengono im-

La foto risale al 1997: Nicola Parisi, allora commissario capo ad Alessandria, durante una conferenza stampa sul sequestro di 8.000 pasticche di ecstasy

partite dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. Le posso dire solo questo: stiamo attenti, perché tutti viviamo una situazione molto, ma molto più seria di quella che pensavamo quest’estate. Facciamo attenzione. Peraltro speriamo che, come dicono, fra poco arrivi il vaccino. Nelle more, non ci resta che indossare la mascherina, stare distanti e lavarci spesso le mani». Rispetto delle normative, quale è l’atteggiamento dei cuneesi? «Tutta Italia non è come Cuneo. Ci sono città, evidentemente, in cui è più necessario attirare l’attenzione sul rispetto delle regole. Abbiamo un impiego costante di pattuglie in tutta la Granda, dalla Polizia (anche la Stradale) ai Carabinieri, alla Finanza. Mi riportano i dati conseguiti giorno per giorno. Oltre alle numerosissime identificazioni e al controllo delle autocertificazioni, finora non abbiamo osservato nessun tipo di problema relativo ad assembramenti o all’elusione della normativa». Il prefetto Triolo, nell’ambito dei controlli, ha invitato le Forze dell’ordine a una strategia del buon senso. «Si riferisce al fatto che se troviamo qualche bar aperto 5 minuti dopo le 18, ovviamente cerchiamo di essere comprensivi. Ma, accanto all’attività per il Covid, non abbiamo di certo abbassato la guardia su tutti gli altri tipi di reati. Continuiamo a fare la nostra attività sia per la tutela della sicurezza, sia per la repressione dei reati. Le due squadre operative (Digos e Mobile) continuano incessantemente, producendo risultati molto apprezzati». Il 25 novembre si è celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. I numeri del cuneese: dimezzati nel 2020 gli atti persecutori (79 tra gennaio e ottobre 2019, 39 quelli denunciati quest’anno), ridotti

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Personaggi i maltrattamenti contro familiari e conviventi (66 denunce da gennaio), stabili le violenze sessuali (18). Ma dopo il lockdown i femminicidi sono ripresi: uno ogni tre giorni in Italia... «Le misure di limitazione degli spostamenti hanno ridotto tutti i reati. Ma la violenza di genere è un fenomeno di estrema gravità, intollerabile in una società che si considera avanzata come la nostra. Il Dipartimento di pubblica sicurezza, da decenni, chiede una sensibilità ulteriore contro gli odiosi reati di genere. Serve la collaborazione dei cittadini e delle vittime, per far emergere quanto succede, prevenire l’imponderabile. Soprattutto alle prime avvisaglie, i cosiddetti “reati spia”. Deve passare il messaggio ed esorto tutte le vittime di questo ignobile reato: denunciate, denunciate e ancora denunciate. Qui c’è gente che lavora per proteggervi e tutelarvi». A Cuneo la cultura della legalità resta comunque molto forte, vero? «Non mi pare che sia un’isola infelice per questo o altri reati. Sicuramente dipende anche dalla qualità della vita, superiore alla media». La sua parola d’ordine? «Prevenzione. Quando arrestiamo, è perché un reato è stato commesso, e vuol dire che forse non siamo stati in grado di prevenirlo. Per questo ho un particolar afflato verso la polizia di prevenzione, che si esplica con il controllo del territorio e la presenza delle Volanti. In determinate realtà, si può dire che i reati siano in calo anno dopo anno, ma a ciò non corrisponde una proporzionale percezione di sicurezza, che va a influire notevolmente su quello che è il modo di vivere dei cittadini. Accanto alla sicurezza reale, noi dobbiamo incidere sulla percezione di sicurezza. È questo il mio mantra». Cuneo

Si è insediato anche il Prefetto, Fabrizia Triolo Da fine ottobre Cuneo ha anche il nuovo Prefetto, nominato dopo due mesi di “interregno” affidato alla dottoressa Maria Antonietta Bambagiotti, la quale aveva assunto l’incarico dopo che Giovanni Russo, per circa sette anni rappresentante del Governo in Granda, ad agosto era andato in pensione. È Fabrizia Triolo, nata a Palermo e laureata in giurisprudenza, che ha iniziato la carriera nella pubblica Amministrazione come segretario comunale: dal 1987 al 1990 operò in quanto tale in due consorzi intercomunali della provincia di Pavia. Divenne poi vicecapo di gabinetto della Prefettura di Pavia e con lo stesso incarico fu destinata a Brescia (1993) e a Genova (1996), dove risiede. Qui collaborò con il gruppo di lavoro incaricato di organizzare eventi legati al G8 del luglio 2001 nella città della Lanterna. Conquistò la promozione a capo di Gabinetto della Prefettura genovese, svolgendo in seguito lo stesso ruolo ad Alessandria, a Brescia e a Savona (dal maggio 2016). Nel novembre 2019 ha ottenuto il primo incarico da prefetto, a Biella. Nella foto il prefetto, Fabrizia Triolo (a cui il prossimo numero di “Made In Cuneo” ospiterà un’intervista), è ritratta in occasione della nomina a socio onorario del Rotary club biellese.

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Il 4 marzo 1920 a Chicago nasceva il “re” delle arpe

100 di questi

Strepitoso musicista, Victor amava sognare in grande: decise di continuare l’impresa di famiglia, coniugando la passione per l’arte a quella imprenditoriale e arrivò a Piasco...

Anna Cavallera 34

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Salvi

l 2020 ha rappresentato un anno importante per la Salvi Harps di Piasco, poiché cento anni fa, il 4 marzo 1920, a Chicago, nasceva il fondatore, l’indimenticato Victor Salvi, grande musicista e imprenditore che anticipò e interpretò l’evoluzione dell’arpa, unendo passione artigianale e vocazione per la ricerca. Egli collezionò numerosi premi e riconoscimenti: fu insignito dei titoli di membro onorario del Royal College of

Music di Londra e di cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, della medaglia d’oro presidenziale d’onore d’Israele, della cittadinanza onoraria di Piasco, Costigliole di Saluzzo e Viggiano in Italia, di Chateauneuf de Grasse in Francia e di Cartagena in Colombia. Per celebrare il secolo dalla nascita la N.S.M. spa-Salvi Harps, oltre ad aver realizzato per il mercato francese l’edizione speciale di uno strumento da studio, ha creato un apposito logo commemorativo, diffuso attraverso la comunicazione aziendale. L’azienda ha inoltre donato un lp in vinile rosso a tiratura limitata, con una raccolta di registrazioni d’arpa commissionate nel corso degli anni da Victor Salvi, destinato a un numero selezionato di impor-


Personaggi tanti arpisti internazionali. La storia di Salvi Harps comincia agli inizi del XIX secolo a Vicenza, con Girolamo Salvi che dà il suo nome e l’avvio a quello che diventerà il marchio di arpe numero uno nel mondo. Victor Salvi nacque dall’unione tra Rodolfo, liutaio veneziano trapiantato a Viggiano, cittadina della Basilicata rinomata per la fabbricazione delle arpe, e la seconda moglie Apollonia Paoliello, nipote di Vincenzo Bellizia, rinomato liutaio del Regno delle Due Sicilie. Trasferiti a Chicago nel 1909, ebbero cinque figli, tra cui, nel 1920, Victor. Dopo essere stato avviato agli studi musicali dalla sorella Aida, arpista e compositrice dell’Opera di Chicago, Victor si dedicò alla musica a livello

professionale, prima girando gli Stati Uniti con il “St. Louis Chamber Ensemble”, quindi assumendo il ruolo di prima arpa nella “New York Philarmonic Orchestra” e nella “Nbc Symphony Orchestra”, diretta da Toscanini, Szell, Monteux, Mitropoulos e De Sabata. Nonostante la strepitosa carriera da musicista, Salvi amava sognare in grande e decise di assumersi la responsabilità di continuare l’impresa di famiglia, coniugando la passione per l’arte a quella imprenditoriale. Nel 1954, in un piccolo laboratorio di New York, coronò il grande sogno di fabbricare la prima arpa Salvi, uno strumento capace di superare, per la manifattura e qualità del suono, tutte quelle esistenti, in grado di «suonare in modo

dolce come un sussurro, ma con la potenza e le svariate sfumature di un’orchestra». Animato da una forte passione e da un innato spirito imprenditoriale, nel 1955 si trasferì a Genova, dove fondò la propria azienda, la Victor Salvi Company, in seguito ridenominata Nuovi Strumenti Musicali (N.S.M. spa). Due anni dopo decentrò la sede della società a Piasco, antico paesino all’imbocco della Valle Varaita, dapprima in via Dante Alighieri quindi in via Rossana 7, nella sede dell’ex cotonificio Wild, un affascinante edificio industriale risalente XIX secolo. Il territorio saluzzese rappresentava la soluzione ottimale per l’impren-

Nell’impianto produttivo di Piasco nascono ogni anno oltre duemila strumenti musicali, circa cinquecento arpe celtiche e 1.500 lever, destinate a committenti illustri, dalle star internazionali dell’arpa, come Catrin Finch, Letizia Belmondo, Gwyneth Wentink, Remy Van Kesteren e Park Stickney. Per il principe Carlo d’Inghilterra l’azienda realizzò un’arpa Gran Concerto, suonata dall’arpista reale (“Royal harpist to the Prince of Wales”) in diverse funzioni reali, tra cui il matrimonio del principe William con Catherine Middleton, nel 2011

Cuneo

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Ogni arpa si compone di circa duemila pezzi meccanici e 150 parti in legno pregiato, oltre a 47 corde, la cui tensione regge sino a oltre 1.200 chilogrammi di peso. Per realizzare ciascun esemplare i maestri artigiani della Salvi Harps lavorano dai tre ai sei mesi

ditore, dal momento che vanta le condizioni climatiche necessarie alla conservazione degli strumenti musicali. Inoltre è un piccolo centro nevralgico in cui convergono le eccellenze dell’artigianato del legno: qui si trovano, infatti, i migliori maestri minusieri, scultori e intarsiatori d’Italia. Proprio a Piasco, nel cuore dell’antico Marchesato di Saluzzo, si sviluppò la Nsm Salvi Harps spa, ora leader mondiale del settore, con un fatturato annuo pari a 15 milioni di euro e oltre cento dipendenti, operativi su di una superficie aziendale di circa 7.000 metri quadrati. Il gruppo societario si compone della N.S.M. spa, presieduta da Marco Salvi, figlio dell’imprenditore, azienda impegnata nella produzione delle arpe marchiate Salvi Harps, e dalla compagnia Lyon & Healy Harps di Chicago, fondata nel 1889, altro “gigante” mondiale dell’arpa, acquisita da Victor Salvi nel 1987. Dalla fabbrica Salvi nascono ogni anno oltre duemila strumenti musicali, circa cinquecento arpe celtiche e 1.500 lever, destinate a committenti illustri, dalle star internazionali

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Il Museo è l’unico al mondo dedicato all’arpa e al suo universo sonoro: a rotazione vi sono esposti 110 strumenti musicali dell’arpa, come Catrin Finch, Letizia Belmondo, Gwyneth Wentink, Remy Van Kesteren e Park Stickney. Per il principe Carlo d’Inghilterra l’azienda realizzò un’arpa Gran Concerto, suonata dall’arpista reale (“Royal harpist to the Prince of Wales”) in diverse funzioni reali, tra cui il matrimonio del principe William con Catherine Middleton, nel 2011. Le arpe della Salvi sono destinate alle maggiori orchestre

del mondo, come l’Opera di Parigi o l’Orchestra sinfonica della Radio bavarese, e forniscono la maggior parte dei conservatori europei, tutti i conservatori italiani e francesi, inclusi i conservatori superiori di Parigi e Lione. Quanto alle tipologie più richieste, si segnalano le arpe a levette o “celtiche”, più piccole e meno costose, destinate al mercato degli studenti d’arpa, e le arpe a pedali, da studio e professionali, l’eccellenza di questa categoria di strumenti, straordinarie l’alta qualità del suono, l’affidabilità del funzionamento delle parti meccaniche, l’eleganza del design e la cura nei dettagli estetici. Ogni arpa si compone di circa duemila pezzi meccanici e di 150 parti in legno pregiato, oltre a 47 corde, la cui tensione regge sino a oltre 1.200 chilogrammi di peso. Per realizzare un esemplare i maestri artigiani lavorano dai tre ai sei mesi, partendo dalla sgrossatura delle tavole d’acero rosso e dalla verniciatura, quindi l’intarsio, il controllo sonoro, eseguito da attenti ricercatori che ne monitorano il suono con prove accuratissime, sino alla doratura, quando i fogli d’oro a 23 carati vengono incollati al legno in oltre 200 ore di lavoro. Dell’eredità etica e imprenditoriale lasciata da Victor Salvi restano la costante ricerca dell’eccellenza nel prodotto e nel servizio ai clienti, l’importanza data all’innovazione, l’attenzione e il supporto al


Personaggi Nel cuore dell’antico Marchesato di Saluzzo si sviluppò l’azienda diventata leader globale del proprio settore, con un fatturato annuo pari a 15 milioni di euro e oltre cento dipendenti mondo dell’arpa e lo sviluppo dell’efficienza produttiva, senza mai rinunciare all’eccellenza della qualità: visioni che ben si sposano con i nuovi obiettivi imprenditoriali, tesi a realizzare ulteriori investimenti, al rafforzamento della posizione in mercati consolidati e all’espansione in quelli emergenti, come quello asiatico. L’impresa piaschese possiede diversi negozi a Milano, due negozi controllati in Germania e uno a Londra, oltre a una rete di rivenditori e distributori in tutto il mondo. Oltre a produrre strumenti che durano nel tempo e si distinguono per l’altissima qualità del suono, la grande efficienza e l’affidabilità delle parti meccaniche, nonché l’eleganza e il design, affiancato alla minuziosa cura dei dettagli estetici, il marchio si occupa della promozione dell’arpa, tramite il supporto e la creazione di eventi e di iniziative del settore. Lo scopo è rendere popolare e accessibile lo strumento musicale, incoraggiandone lo studio, anche in coordinamento Cuneo

con l’attività di promozione culturale del Museo dell’Arpa Victor Salvi, piccolo scrigno diretto da Roberta Scarzello, dove le arpe nascono, vengono restaurate e dove se ne può ammirare un’esclusiva collezione, raccolta nel corso di una vita da Victor Salvi. Inaugurato nel 2006, è l’unico museo al mondo dedicato all’arpa, alla sua storia e al suo universo sonoro, dove sono esposti a rotazione 110 strumenti musicali. Ambiente ricco di cultura e creatività, è gestito dall’omonima Associazione e si estende su circa 290 metri quadrati. Promosso dalla N.S.M. spa-Salvi Harps, dalla Victor Salvi Foundation e dalla Comunità montana Valle Variata e realizzato grazie ai finanziamenti comunitari Fesr, dal Ministero dell’economia e delle finanze, dalla Regione Piemonte, dal Gal e dalla Salvi

Harps, permette di apprendere l’evoluzione tecnica ed espressiva dello strumento attraverso la visione di pezzi unici costruiti a partire dal 1700 fino alla prima metà del Novecento. Il 10 maggio del 2015, a Milano, Victor Salvi ci ha lasciato, ma i suoi insegnamenti e la passione per l’arpa proseguono nell’attività dei figli, impegnati nell’azienda di famiglia e della moglie Julia che, attraverso The Victor Salvi Foundation, si occupa della divulgazione dell’arpa nel mondo, attraverso concerti e manifestazioni, promuovendo i giovani musicisti. Come la musica, da lui tanto amata, non conosce limiti fisici né temporali ed è destinata a sopravvivere in eterno, così il suo ricordo, la passione e il genio creativo risuoneranno per sempre tra le corde delle arpe che portano la sua firma.

Sopra: Roberta Scarzello, direttore del Museo dell’Arpa Victor Salvi (sito internet www.museodellarpavictorsalvi.it) di Piasco. La struttura è stata concepita dall’architetto Dario Castellino come una cassa armonica rivestita di legno all’interno e di metallo all’esterno, un luogo astratto, volutamente distaccato dalla realtà

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Cipolletta Innocenzo

Un valore aggiunto di quasi 35 miliardi di euro (il 2,2% del prodotto interno lordo italiano) e 690 mila posti di lavoro

Claudio Puppione

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nnocenzo Cipolletta, nome noto del sistema Confindustria, di cui è stato segretario generale per oltre dieci anni, circa dodici mesi fa è stato chiamato a presiedere Confindustria Cultura Italia. In questa veste “Made In Cuneo” gli ha rivolto alcune domande.

A colloquio con il Presidente di Confindustria Cultura Italia 38

Cosa e chi rappresenta Confindustria Cultura Italia, anche in termini economici e di occupazione? «Confindustria Cultura Italia è la rappresentanza di settore di Confindustria che riunisce le associazioni delle imprese editoriali, discografiche, dei servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale, multimediali, del cinema, dell’intrattenimento audiovisivo, dell’editoria audiovisiva su media digitali e on-line, nonché le imprese distributrici di tali beni e servizi. Nello specifico le associazioni aderenti


Personaggi sono: l’Aie (Associazione italiana editori), l’Afi (Associazione fonografici italiani), la Fimi (Federazione industria musicale italiana), la Pmi (Produttori musicali indipendenti, l’Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche, audiovisive e multimediali), l’Apa (Associazione produttori audiovisivi), l’Univideo e l’Aicc (Associazione imprese culturali e creative). Parliamo di un settore che rappresenta un valore aggiunto di quasi 35 miliardi di euro (il 2,2% del prodotto interno lordo italiano) e 690 mila posti di lavoro (il 2,7% del totale nazionale)». Com’è articolata Confindustria Cultura Italia e attraverso quali iniziative svolge il proprio ruolo? «Nasce come un coordinamento tra gli associati che ruota intorno a due temi principali: il diritto d’autore e la valorizzazione della produzione culturale. In relazione al primo punto, la nostra industria basa il modello di business sul rispetto del diritto d’autore ai fini della produzione e della diffusione al pubblico di contenuti creativi e culturali. In quest’ottica il riconoscimento delle opere dell’ingegno e dei diritti di sfruttamento economico, anche in àmbito digitale, è il presupposto fondamentale per valorizzare i prodotti delle industrie creative e per remunerare il lavoro di chi crea tali contenuti. Pertanto, come Confindustria Cultura Italia, promuoviamo la difesa del diritto d’autore sul sia piano nazionale che europeo. Per quanto riguarda il secondo punto, da sempre l’obiettivo è quello di rendere consapevoli le istituzioni del fatto che l’industria culturale è un vero e proprio comparto industriale al pari di altri, con le sue dinamiche e le sue logiche, e come tale va trattato e considerato».

a seguito dell’epidemia. Come avete vissuto questo difficile periodo? «Sono stati mesi molto intensi, dovuti soprattutto alla crisi provocata dall’emergenza sanitaria. Abbiamo messo in stand-by alcuni progetti che avevamo deciso di realizzare quest’anno per far fronte al drammatico impatto che hanno avuto sull’intero comparto la pandemia e le misure adottate dal Governo per contrastarla. Le priorità sono quindi cambiate da un giorno all’altro e, come Confindustria Cultura Italia, ci siamo da subito attivati avviando un dialogo costante con le istituzioni e rimodulando il nostro modo di lavorare. Quanto sta succedendo di certo cambierà le nostre abitudini personali e professionali, ma penso che possiamo trarre dei vantaggi anche da questo. Alcune soluzioni

adottate per la crisi rimarranno, come il lavoro in remoto e gli acquisti on-line che si sono molto sviluppati. Più in generale, abbiamo fatto un salto rilevante nell’adozione di soluzioni digitali e su questo non torneremo indietro». Le misure adottate dal Governo per arginare la diffusione del virus hanno ferito in modo particolare il mondo della cultura e dell’intrattenimento. Cosa dovrebbe essere fatto, da parte dell’Esecutivo nazionale, per sostenere una realtà così importante per il Paese? «Il mondo della cultura è stato uno dei settori più colpiti e uno dei primi a risentire delle misure adottate. Abbiamo apprezzato il grande impegno del Governo nell’affrontare l’emergenza e lo sforzo messo in campo con i decreti che hanno dato da subito, e stanno continuando a dare, risposte importanti alla situazione in cui versano le imprese culturali. Certo permangono criticità da gestire e da superare, a partire dall’erogazione dei ristori che tardano ad arrivare, fino a giungere a una maggiore attenzione per alcuni comparti dell’industria culturale che, rispetto ad altri, hanno a disposizione meno misure. Proprio per questo, come

Con “Made In Cuneo” Innocenzo Cipolletta traccia il quadro dei danni inflitti dall’epidemia al settore culturale e dell’intrattenimento. Per esempio, dalle prime ordinanze del 24 febbraio, e sino alla chiusura delle sale dell’8 marzo, il mercato cinematografico ha registrato perdite di incassi e presenze dell’81% (16,3 milioni di euro e 2,5 milioni di spettatori)

Lei è presidente di Confindustria Cultura Italia da un anno, durante il quale sono accadute cose inimmaginabili Cuneo

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Personaggi

Lungo impegno a 360 gradi Nato a Roma l’8 dicembre 1941, Innocenzo Cipolletta è senior advisor di Ubs Italy Branch, nonché presidente di Ubs Fiduciaria, di Assonime (Associazione fra le società italiane per azioni), di Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), di Inpiù spa e di Confindustria Cultura Italia (Cci). Riveste il ruolo di vicepresidente di Febaf, nonché di membro del Cda di Lunelli spa, della Fondazione Censis, di Laterza spa, della Fondazione Lars Magnus Ericsson e del Consiglio direttivo dell’Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito (Anspc). Pubblicista e commentatore economico, oltre ad aver firmato numerosi articoli scientifici e libri, partecipa a diversi comitati scientifici, fra i quali quello di “Symbola” e della Fondazione “Ricerca e Imprenditorialità”, ed è socio di enti morali quali la Società italiana di statistica, la Società italiana degli economisti, la Società italiana di economia, demografia e statistica, l’Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione economica e dell’azienda (Istao) e l’Istituto affari internazionali (Iai). È stato presidente del Fondo italiano d’investimento sgr (dal 2013 al 2019), dell’Università di Trento (dal 2003 al 2018), di Ferrovie dello Stato (dal 2006 al 2010), de Il Sole-24 Ore (dal 2004 al 2007), della Marzotto spa (dal 2000 al 2003), dell’associazione Economia della cultura (dal 2008 al 2019) e direttore generale di Confindustria (dal 1990 al 2000), avendo ricoperto, inoltre, ruoli di funzionario e di dirigente presso l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e l’Isco (Istituto nazionale per lo studio della congiuntura). Come docente universitario ha avuto incarichi d’insegnamento all’università La Sapienza di Roma, Facoltà di scienze statistiche, all’Università di Reggio Calabria, alla Cesare Alfieri di Firenze e alla Luiss Guido Carli di Roma. Nel 1993 è stato inoltre insignito, dal Presidente della Repubblica, dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.

Confindustria Cultura Italia, abbiano proposto al Governo di elaborare una legge quadro per ogni comparto dell’economia della cultura, così come già avvenuto per il cinema e per l’audiovisivo. È necessario uno sforzo sistemico e continuo, perché il lockdown e le misure susseguenti stanno bloccando ogni iniziativa, sicché i lavoratori, i professionisti e, in generale, le imprese della cultura si trovano di fronte al rischio di scomparire e non sarà poi possibile ricrearle in breve tempo».

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È possibile una stima dei danni subìti dal sistema culturale e dell’intrattenimento a seguito dell’emergenza sanitaria? «I numeri di marzo sono stati eloquenti: i musei chiusi e le mostre, che avevano comportato importanti investimenti, sono state cancellate provocando ingenti danni su tutta la filiera. Già nell’ultimo week-end prima della chiusura definitiva delle sale cinematografiche gli incassi sono crollati del 95%. A partire dalle prime ordinanze del 24 febbraio, e sino alla chiusura definitiva delle sale di domenica 8 marzo, il mercato cinematografico ha registrato una perdita di incassi e presenze dell’81% circa, pari a 16,3 milioni di euro e 2,5 milioni di spettatori. Il settore dell’audiovisivo ha interrotto tutte le attività produttive

già iniziate e in fase di avvio e i danni finora calcolati sulle interruzioni sono di oltre 100 milioni di euro. L’industria musicale registra un calo del mercato discografico del 60 per cento, mentre l’editoria prevede 18.600 titoli pubblicati in meno in un anno, 39,3 milioni di copie che non saranno stampate e 2.500 titoli che non saranno tradotti, con la vendita di libri crollata del 75 per cento rispetto allo scorso anno». Quali sono i rapporti con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo? «Il Mibact è il nostro Ministero di riferimento, nonché il principale interlocutore per tutti i nostri dossier. I rapporti sono di una fattiva collaborazione, emersa ancor di più in questo momento di emergenza. Da subito, infatti, il Ministero ha ascoltato la voce dell’intero comparto intervenendo tempestivamente con degli aiuti ai settori più colpiti, ma potrebbe essere utile per noi che il Mibact si strutturasse con delle direzioni che rappresentino tutte le diverse articolazioni dell’industria della cultura, in modo da rendere ancora più agevole la collaborazione. Siamo inoltre convinti anche del fatto che, essendo un’industria a tutti gli effetti, dobbiamo estendere la nostra interlocuzione anche al Ministero dello sviluppo economico e stiamo lavorando in questo senso». A livello internazionale come vi muovete? «Oltre ad agire singolarmente come Confindustria Cultura Italia, abbiamo da sempre attivato anche su questo piano un coordinamento con le associazioni europee e internazionali di riferimento dei singoli settori. Ci muoviamo in sinergia con loro quando si tratta di temi comuni come, ad esempio, la direttiva Copyright. Lo stesso discorso vale anche con la delegazione di Confindustria a


I danni finora calcolati per il settore audiovisivo sono di oltre 100 milioni di euro. E l’industria musicale registra un calo del mercato discografico del 60% Bruxelles in relazione alle attività che vengono svolte da Business Europe». Nell’augurarle buon lavoro in occasione della sua elezione alla guida di Confindustria Cultura Italia l’allora presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sottolineò: «Abbiamo bisogno di sviluppare una più convinta cultura industriale al servizio di una crescita sostenibile che sappia coniugare, nell’interesse generale, istanze ambientali, sociali ed economiche». Oggi, alla luce della pandemia, questa necessità è ancora più marcata. A quali progetti state lavorando per andare in questa direzione? «È evidente come oggi uno dei principali temi riguardi l’ecosostenibilità. Come Confindustria Cultura Italia portiamo avanti una serie di progetti e di proposte in relazione agli obiettivi definiti da #NextgenerationItalia. Abbiamo espresso il nostro apprezzamento nel constatare che, tra le missioni della linee guida del Governo, ce ne sia una espressamente dedicata a istruzione, formazione, ricerca e cultura e che, nel documento, si riconosca e si intenda valorizzare il ruolo della cultura per l’inclusione e il benessere sociale. Il Recovery Fund in quest’ottica rappresenta una grande opportunità per l’intero settore ed è nostra intenzione presentare progetti Cuneo

per un’industria culturale sempre più ecosostenibile e per una cultura che sia più inclusiva». Uno dei temi a cui dedicate maggiore attenzione è quello del diritto d’autore anche, ma non solo, in merito al mondo digitale. Può tracciare un quadro della situazione e delle proposte di cui siete relatori? «Come ho già detto, la nostra industria basa il proprio modello di business sul rispetto del diritto d’autore ai fini della produzione e della diffusione al pubblico di contenuti creativi e culturali. È il nostro core business a tutti gli effetti e la sua tutela è la principale mission di Confindustria Cultura Italia. Stiamo lavorando al recepimento nell’ordinamento italiano della direttiva Copyright approvata a Bruxelles: si tratta di una direttiva complessa che abbraccia diverse questioni, dal rapporto con gli autori, al tema delle eccezioni al diritto d’autore fino alla responsabilità delle piattaforme per ciò che viene caricato sul web. Quest’ultimo punto rappresenta una vera e propria chiave di olta per quanto riguarda il contrasto al fenomeno della pirateria digitale che da sempre provoca ingenti danni al settore».

presta benissimo. Questa è una delle principali strade da seguire per sostenere le imprese del settore, soprattutto le medie e piccole imprese, in questo momento di crisi e di emergenza. Sono anche convinto del fatto che gli operatori della cultura debbano in questo momento fare anche un grande sforzo di creatività: d’altra parte la creatività è il loro mestiere. Bisogna creare nuovi modi di produzione e di fruizione della cultura e dei prodotti culturali in modo da trasformare questa crisi in un processo di crescita futura. E mi auguro che ci riusciremo».

Fra i progetti della nuova Sezione cultura e intrattenimento di Confindustria Cuneo vi è quello che mira a “legare” le imprese del settore alle altre aziende, dando vita a sinergie interne che consentano alle parti “forti” di sostenere le attività di quelle indebolite soprattutto dall’epidemia. Le pare una buona idea? «Assolutamente sì. Creare sinergie tra diversi comparti non può che comportare sviluppo e crescita e il mondo della cultura si

Sopra: Beppe Incarbona, amministrarore delegato di Ironika srl, presidente della Sezione cultura e intrattenimento di Confindustria Cuneo. Sotto: un cinema vuoto, uno dei comparti colpiti dall’emergenza sanitaria

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Claudio Puppione e Alberto Prieri

C

ristina Pilone è amministratore delegato della Lpm (“Laterizi Prefabbricati Mondovì”), fondata nel 1976 dal padre Giancarlo, che produce prefabbricati in cemento armato e precompresso, un campo nel quale suscita tuttora qualche sorpresa una presenza femminile al vertice, malgrado la parità di genere, a parole, sia un concetto in voga. Anche perché non mancano i risultati dell’azione di questa laureata in architettura che, oltre tutto, si è trovata a prendere le redini dell’azienda in tempi non facili, in più dovendo conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, essendo sposata e madre di due figli in tenerà età. «Il papà, titolare e rappresentante della seconda generazione della fornace “Vincenzo Pilone”, decise il gran passo», racconta. «All’inizio si producevano prefabbricati in latero-cemento (laterizi e cemento), usati nell’àmbito dell’edilizia civile e per campate modeste. Negli anni Ottanta la gamma dei prodotti si è accresciuta e sono stati introdotti i primi elementi strutturali per edifici industriali con luci maggiori. Da quel momento l’azienda ha continuato ad aggiornarsi, via via ampliando le soluzioni strutturali e funzionali. Negli anni Novanta, oltre alle caratteristiche prestazionali degli elementi strutturali, hanno iniziato a essere presi in considerazione gli aspetti estetici che prima erano del tutto trascurati». Quella svolta avviò l’avventura davvero degna di nota professionale, imprenditoriale e per molti versi anche umana di Cristina: «Seguivo il percorso di laurea in architettura, scelto per mantenere un legame tra la formazione tecnica e quella umanistica, entrambe di mio interesse. Durante gli studi ho iniziato a immaginare di approcciare la prefabbricazione in modo diverso. Comunque, dopo la laurea, l’inizio del nuovo millennio è proseguito all’insegna della stabilità del nostro mercato di riferimento». Poi, però... «il 2008 e la recessione partita allora hanno segnato un netto spartiacque rispetto ai periodi precedenti

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Pilone Cristina

La sfida di puntare al risultato in azienda, nel sociale e in famiglia

A destra: l’architetto Cristina Pilone, amministratore delegato della Lpm di Mondovì che negli anni della recessione avviata dalla crisi del 2008 ha portato a buon fine il radicale cambiamento dell’azienda che oggi occupa 120 persone su 110 mila metri quadrati (di cui 30 mila coperti)

richiedendo alla nuova generazione, insediata da pochi anni, decisioni e cambiamenti “forti”, oltre a grandi determinazione e dedizione. Era chiaro che bisognasse puntare su nuovi mercati e sull’innovazione dei prodotti, per diventare più competitivi. Era necessario rilanciare l’azienda, un obiettivo a lungo termine complesso, soprattutto dopo lustri di crescita graduale e senza macroscopiche “tempeste commerciali”. In quella fase delicata, in cui si definirono gli interventi necessari per il processo d’innovazione, fu fondamentale il contributo del direttore tecnico e procuratore generale, Cristiano Isnardi, mio marito». E allora passiamo al lato familiare della sua vita. Lei ha due figli, quanto tempo riesce a passare con loro? «Giulio ha 5 anni e Leonardo 7. Voglio essere presente nei momenti più importanti, per esempio durante l’avvio di nuove attività (sport e attività educative, a cui attribuisco grande valore) e nei passaggi scolastici, ma sia io che loro sappiamo che dobbiamo fare dei sacrifici in termini di tempo trascorso insieme. Comunque credo sia determinante la qualità dei momenti passati insieme, piuttosto che la quantità».

E la continuità generazionale in azienda? «Desidero che siano liberi di trovare la propria strada e la propria inclinazione, non voglio che percepiscano le mie aspettative come un’ipoteca sul loro futuro, né vorrò impedir loro di valutare l’ingresso in azienda. Rispetterò le scelte che faranno in quanto persone». Com’è riuscita, e riesce, a bilanciare il ruolo in azienda con quello familiare? «Tengo le due realtà, l’aziendale e la familiare, in relazione. Faccio in modo che una non escluda mai l’altra. Ciò comporta continui aggiustamenti. Parto dal presupposto che le persone abbiano moltissime sfaccettature e che sia importante imparare a farle coesistere. È un sistema talvolta faticoso, ma gratificante». Quando ha conosciuto suo marito, con il quale coltiva anche il sodalizio professionale? «Ci siamo conosciuti al primo anno di università, però ci siamo sposati 14 anni dopo, avendo iniziato a frequentarci seriamente dai 30 anni in poi. Prima “battibeccavamo” troppo. Una volta deciso di costruire una famiglia, ci è sembrato naturale lavorare insieme. In


Emergenti àmbito lavorativo non ci sono litigi, né attriti, al massimo discussioni costruttive. Il lavoro “si porta a casa” e ciò non crea problemi. È stato naturale dividerci i ruoli senza sovrapporci. Ci confrontiamo e c’è assoluto rispetto dell’autonomia e delle iniziative dell’altro. Lavorare insieme arricchisce il rapporto personale». Riuscite a ritagliarvi spazi “vostri”? «Pochi! L’alternanza lavoro-figli assorbe quasi tutto il tempo. Al momento è così...». Hobby e passioni ne ha? «La montagna e in particolare la Valle Maira, nonché le attività culturali per adulti che, possibilmente, comprendano delle attività educative per i nostri bambini». Torniamo alla sfida niente affatto semplice del radicale cambiamento della Lpm, nella quale lei ha consolidato il ruolo di amministratore in azienda. «È accaduto anche in virtù del superamento definitivo di una certa “diffidenza” che, purtroppo, è ancora consueta in un ambiente in prevalenza maschile, come il cantiere e

la produzione: essere donna, giovane e rappresentare la seconda generazione di imprenditori mi ha posto davanti alla necessità di portare avanti, con maggior tenacia, le mie idee di gestione». Il “segreto”? «Ho guidato il difficile cambiamento talvolta con scelte inusuali, mettendomi in gioco, ma anche valorizzando e capitalizzando le professionalità in azienda, chiedendo e offrendo la massima collaborazione. Il mio obiettivo è sempre stato gestire creando una squadra forte, coesa e preparata, di cui sentirmi parte e orgogliosa. Penso che ciò sia accaduto. Posso affermare che la coesione in un gruppo di lavoro che affronta cambiamenti di qualunque natura sia un fattore incredibilmente potenziante». «La squadra e la sua volontà di aderire a un progetto sono fondamentali. Così le persone ti restituiscono stimoli, capacità di confronto e pragmatismo. Questi sono, per me, elementi di supporto alla gestione preziosissimi», è la ferma convinzione dell’imprenditrice monregalese. Apriamo un’altra parentesi, dedicata al suo impegno sociale: come interpreta il ruolo da lei svolto nel Consiglio generale della Fondazione Crc, nel quale è stata designata dall’Ente camerale? «Per me è un’occasione importante per confrontarmi con persone e professionalità provenienti da àmbiti di attività del tutto diversi dal mio. In occasione

Alla Lpm di Mondovì la recessione globale partita nel 2008 ha segnato un netto spartiacque rispetto ai periodi precedenti, richiedendo alla nuova generazione, insediata da pochi anni, decisioni e cambiamenti “forti”, oltre a grandi determinazione e dedizione

Cuneo

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Emergenti «Andando oltre confine, abbiamo scoperto che noi italiani abbiano sviluppato i prefabbricati in cemento precompresso migliori al mondo»

della stesura del Piano pluriennale, che contiene le linee guida su cui si articoleranno gli interventi del Cda della Fondazione, il confronto con gli altri membri del Consiglio e gli organi dell’ente mi ha offerto la possibilità di avere una prospettiva molto ampia sul territorio e sul suo potenziale. La varietà

dei temi affrontati, la volontà di metterli in relazione e la possibilità di strutturare interventi con una ricaduta diretta sul territorio sono il grande potenziale della Fondazione. Mi sto impegnando affinché, attraverso l’attività di indirizzo propria del Consiglio generale, siano espresse le richieste del mondo produttivo e lavorativo, sottolineando, ad esempio, l’importanza del sostegno alla formazione delle nuove generazioni e di una progettazione degli interventi sinergica anche rispetto alla nostra associazione, Confindustria Cuneo. Tengo davvero a ringraziare il presidente Mauro Gola per avermi chiamato a partecipare a questa esperienza costruttiva, per la sua costante disponibilità a confrontarsi e a condividere riflessioni utili all’attività del Consiglio». Lei ha accennato alla sua passione per lo sport. La Lpm è sponsor della Pallavolo Mondovì (A2 nazionale)... «Cerchiamo soprattutto di dare un sostegno concreto allo sport e al territorio. La militanza in A2 ci rende orgogliosi e siamo felici di vedere il nostro marchio

A destra: gli architetti Cristina Pilone, amministratore delegato della Lpm, e il consorte, Cristiano Isnardi, direttore tecnico. Sotto: il cantiere a Marsiglia per il parcheggio del nodo di interscambio tra aeroporto e ferrovia, un grande progetto a cui la Lpm partecipa in virtù dell’eccellenza dei suoi nuovi solai prefabbricati. Sopra: la sede dell’azienda, a Mondovì

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sulle maglie in un campionato nazionale, tuttavia l’obiettivo vero è supportare le formazioni giovanili, dare alle giovani monregalesi la possibilità di giocare e fare sana attività fisica». Riprendiamo il filo del discorso con l’Amministratore delegato. Il vostro mercato si espande anche oltre confine... «Siamo molto presenti nel sud della Francia, tra Lione e Marsiglia. Nella città portuale transalpina stiamo realizzando il parcheggio del nodo di interscambio tra ferrovia e aeroporto: un grande progetto a cui abbiamo potuto partecipare in virtù delle caratteristiche d’eccellenza dei nostri solai prefabbricati, le cui peculiarità uniche sono state brevettate. Andando all’estero, abbiamo scoperto che noi italiani abbiano sviluppato i prefabbricati in cemento precompresso migliori al mondo». Ma gli ordini arrivano anche dalla Granda, vero? «Certo, e le nostre commesse rappresentano un “termometro dell’economia” locale. Attraverso la domanda di costruzione o di ampliamento di strutture industriali, artigianali, agricole, commerciali o logistiche, constatiamo come il tessuto produttivo sia molto dinamico e che, per fortuna, la realtà economica della Granda, a cui siamo orgogliosi di appartenere, è molto sana». In generale, come è cambiato il vostro mercato? «Gli imprenditori non vogliono più una “scatola” anonima, spesso ci chiedono di realizzare edifici con parametri dimensionali e formali fuori standard, oltre a colori, sagome e finiture speciali. In Francia abbiamo costruito cantine prefabbricate realizzando le pareti del colore del terreno su cui sarebbero state posate, così da integrarsi perfettamente con il paesaggio. Usando uno slogan, potremmo dire che “non facciamo capannoni un tanto al chilo”, ma edifici unici, secondo le richieste dei committenti». In conclusione: se potesse tornare indietro, rifarebbe tutto come lo ha fatto finora? «Sì!».


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Mellano Valentina

“Figlia d’arte” in Nord Ovest

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Gilberto Manfrin

«D

ate alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto». È così, riprendendo un detto di Oscar Wilde, che dice di sé Valentina Mellano, 35 anni, dal 1° gennaio 2020 Ceo della Nord Ovest di Madonna dell’Olmo, l’azienda leader nelle spedizioni e nel commercio internazionale. Il rosa che avanza, verrebbe da dire: la terza generazione di una famiglia che ha fondato un’azienda che vanta più di 40 anni di esperienza nel proprio settore. Un ruolo che calza a pennello a Valentina, degna erede di quella cultura dell’export che la Nord Ovest tramanda, in provincia di Cuneo e non solo: «Nasciamo dall’idea innovativa di mio nonno Francesco, un autotrasportatore anticonformista», racconta. «Era l’8 luglio del 1975 quando decise di costruire un’agenzia doganale e di spedizioni in un’area dove ci sono grandi aziende, ma non particolarmente vocata alle spedizioni, visto che il cuneese non si affaccia sul mare», spiega Valentina. «Il tempo gli ha dato ragione: oggi, giunti alla terza generazione, siamo

Cuneo


Emergenti un’azienda che si occupa a 360 gradi di logistica, dogana, servizi alle imprese, consulenza e internazionalizzazione». Laureata all’università degli studi di Torino in economia, Valentina Mellano è subito entrata nel mondo della logistica. «Mi ritengo una “figlia d’arte” perché dall’età di 7 anni, frequentando l’ufficio di mio papà, mi sono appassionata al mondo della logistica e delle spedizioni. Ricordo benissimo quando, i sabati mattina, mio padre Eugenio mi portava in azienda a compilare i moduli Cmr per il trasporto internazionale». «Insomma», prosegue, «la Nord Ovest ha sempre fatto parte della mia vita e oggi ne sono alla guida, responsabile operativa di tutte le spedizioni import-export». Il vero spartiacque è stato il 2007: «È in quell’anno, tra la fine degli esami universitari e la discussione della tesi, che entrai ufficialmente nella Nord Ovest. Dapprima mi sono occupata dell’area “spedizioni”, responsabile della gestione del magazzino e di una parte dei trasporti terrestri. Ho girato quasi tutti i reparti aziendali, mettendomi alla prova in contabilità, logistica, dogana e confrontandomi, poi, anche con il sistema Intrastat, formandomi sul campo. Oggi, se le università da un lato offrono un’ottima

preparazione di base, dall’altro peccano nell’insegnare il mestiere, specie il mio. Occuparsi di logistica è complicato: è un lavoro che si impara sul campo, fatto di continue modifiche normative e in veloce evoluzione. Sempre più aziende fanno outsourcing di una parte dei servizi che sono perlopiù specialistici (per esempio la dogana). Non c’è una vera e propria scuola di dogana. Basti pensare che mi sono laureata in economia, ma nei piani di studi ho trovato soltanto un esame di merceologia doganale e di commercio internazionale». Con la nomina di Valentina a capo dell’azienda, Nord Ovest si è dotata di un sistema dualistico, molto raro in Italia. «Non c’è un solo organo che gestisce l’azienda, il classico Cda, ma due organi divisi: il primo è il Consiglio di gestione, con me a capo, e poi c’è il Consiglio di sorveglianza, composto dai “saggi” dell’azienda, rappresentanti la seconda generazione, che sorvegliano l’operato del Consiglio di gestione. Volevamo fare un passaggio di consegne che prevedesse un trasferimento di responsabilità controllato, snellendo un Cda che sarebbe stato composto da troppe persone per poter prendere le decisioni, separando le carriere. Noi più giovani stiamo

imparando a gestire, mentre dall’alto c’è chi, venuto prima di noi, sa consigliarci per il meglio. Tutto all’insegna del confronto». Oltre a guidare un’azienda con oltre 120 dipendenti, Valentina è anche moglie e mamma. «Da donna, conciliare il triplo ruolo non è facile (ride). Anche perché il mondo della logistica è fatto di imprevisti, di tempestività, una cosa non si può fare domani, ma solo qui e ora. Ovvio, conciliare tutto non è semplice, perché la mamma è sempre la mamma (Valentina ha due bimbi di 3 e di 8 anni), ma, se non fosse per i nonni sempre disponibili, sarebbe un problema». Qual è, allora, il segreto del successo? «La mia squadra», risponde Valentina senza esitazioni. «Non credo all’“one man show”, perché il mondo di oggi non permette a nessuno di avere successo senza validi collaboratori alle spalle. La squadra è tutto. Chiaro, le vedute non sono mai uguali, ma l’idea migliore è ciò che conta, non chi la pensa. Ho ben chiaro che la realtà cambia continuamente e che, per stare al passo con i tempi, bisogna avere ben presente il passato e dove si vuole andare. Ma con una squadra di validi collaboratori, perché sono le persone che fanno un’azienda, sono certa che andremo lontano».

Sopra, da sinistra: Eugenio Mellano, Giovanni Battista Mellano e Gianfranco Mellano, componenti il Consiglio di sorveglianza. Sotto, da sinistra: Alessandro Durando, Francesca Mellano, Cinzia Mellano, Simona Mellano, Massimo Delpozzo e Valentina Mellano che operano nel Consiglio di gestione di Nord Ovest spa

Dal 1° gennaio 2020 è Ceo dell’azienda di Madonna dell’Olmo leader nelle spedizioni e nel commercio internazionale. Il segreto? Una squadra di validi collaboratori

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Il Presidente della Sezione sanità di Confindustria Cuneo fa il punto della situazione e sottolinea lo spirito di sacrificio degli operatori e dell’intero personale del pubblico e del privato

L

Marcello Pasquero

a seconda ondata della pandemia da Covid-19 ha riacceso i riflettori sull’importanza di individuare in modo sempre più rapido i positivi al virus. La Regione Piemonte è corsa ai ripari attivando un numero sempre maggiore di laboratori e di hotspot per tamponi rapidi nasofaringei. I tamponi molecolari rimangono i più affidabili, per questo palazzo “Lascaris” ha aperto altri quattro laboratori per processare i molecolari, passati dai due di inizio pandemia agli attuali 32 (21 pubblici e 11 privati). Ne parliamo con

Primo Piano

L’emergenza Covid vista da Camillo Scimone

Grazie a tutti i medici! Camillo Scimone, già sindaco di Bra, presidente della Sezione sanità di Confindustria Cuneo, direttore sanitario della casa di cura “Città di Bra”, del “Medical Center” e “Dna Center”​​. Dottore, com’è cambiata in questi mesi la gestione dei tamponi nella nostra regione? «Partito da un numero esiguo di tamponi molecolari, oggi il Piemonte ne processa 20 mila ogni giorno, un numero destinato a crescere nei prossimi mesi. Ai tamponi molecolari si sono affiancati il test sierologico, che consente di individuare la presenza di anticorpi, e, negli ultimi mesi, i

Il medico Camillo Scimone, già sindaco di Bra, guida la Sezione sanità di Confindustria Cuneo

Cuneo

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Primo Piano nella classe dei “test antigenici”».

«Affrontati sforzi e costi notevoli, ma sulla salute delle persone non si può scherzare» tamponi rapidi che hanno fornito un aiuto importante nell’individuazione dei positivi».

Quanto tempo occorre per conoscere il risultato di un tampone rapido? «Il tampone classico necessita in media di 24-48 ore per la sua elaborazione, per il tampone rapido bastano 15 minuti, per questo sono stati introdotti anche in alcune aziende o scuole, perché consente di avere una risposta quasi immediata».

Come fuzionano i tamponi rapidi? «Il tampone rapido viene sommi-

Quanto sono affidabili i test rapidi? «Sono molto affidabili, dal 90 al

nistrato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo classico. Il test, in questo caso, non ricerca il genoma virale, ma la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate anche antigeni. Per questo il tampone rapido rientra

94%. Possono esserci, però, dei problemi di sensibilità. Se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo, come può risultare erroneamente positivo in caso di altre infezioni, non necessariamente da Covid-19,

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ma questo non mi spaventa». In che senso? «Nel senso che mi preoccupano molto di più i falsi negativi dei falsi positivi, perché un falso negativo può essere un veicolo di contagio per molte persone,


«Io, dottoressa ben curata e guarita»

I locali della clinica “Città di Bra”, del “Medical Center” e del “Dna Center”,​​di cui Camillo Scimone è direttore sanitario

quindi la scienza deve lavorare per andare nella direzione di studiare tamponi sempre più precisi».

«È cambiata enormemente, direi che è stata rivoluzionata, abbiamo dovuto attivare i protocolli Covid, formare il personale, dotarci

Come state gestendo questa grande domanda di tamponi rapidi nelle strutture private? «Sono sempre di più le strutture private che hanno iniziato a effettuare tamponi rapidi, come crescono i laboratori ospedalieri privati. Non può essere soltanto il pubblico a farsi carico della totalità dei tamponi da effettuare, le strutture private possono essere un valido alleato e supporto».

di dispositivi di protezione, predisporre continue sanificazioni degli ambienti. Tutti sforzi che hanno avuto costi notevoli, ma sulla salute delle persone non si può scherzare e, quindi, ci siamo adeguati cercando di garantire i più elevati standard di sicurezza». Conoscete di più il virus ora? «Rispetto all’inizio della pandemia i sanitari hanno maturato

Cinzia Ortega (foto sotto) ha preso servizio presso l’Asl Cn2 nel 2016, proveniente dall’Irccs di Candiolo: è nota, non solo in Italia, per la grande competenza in campo oncologico, specie per le patologie oncourologiche di cui è riferimento nazionale. Si è ammalata di Covid. Ecco parte di cosa ha scritto dopo la guarigione: «Sono arrivata a Verduno in condizioni serie: diagnosi, polmonite da Covid. Il nemico invisibile che per mesi ho cercato di tenere lontano dal mio reparto, dai miei collaboratori, dai miei pazienti, dalla mia famiglia, ce l’ha fatta, confermandomi quanto sia subdolo. Sono subito stata ricoverata. L’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” è il mio ospedale, ci passo la maggior parte della giornata, l’ospedale che nel momento del bisogno si è dedicato a me, così come a tutte le persone che soffrono a causa della pandemia. Sono fiera del mio ospedale, sono fiera dei colleghi la cui competenza e abnegazione superano qualunque fatica oggettiva. Rendo pubblici i miei pensieri più profondi per ringraziare con tutto il cuore chi mi ha assistito. Ecco, oggi torno a casa, sono felice, ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno, sono un’inguaribile ottimista!».

esperienza e conoscenza di questo Quanto è cambiata l’attività nelle strutture sanitarie private in questo 2020?

virus che rimane molto pericoloso, specie per chi ha patologie, con un tasso di mortalità molto alto». Il futuro è riuscire a

«La vera sfida sarà somministrare a tutti un vaccino per lasciarci alle spalle il virus. Ho molta fiducia nella scienza»

processare sempre più tamponi? «Questa è la sfida del presente, il futuro, spero più immediato possibile, è somministrare a tutti un vaccino per lasciarci alle spalle questo virus. Aspetto la vaccinazione con grande ansia».

Cuneo

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Primo Piano Lei crede nell’affidabilità dei vaccini di cui si sta parlando in questi giorni? «Ho molta fiducia nella scienza nei vaccini che hanno cambiato la storia della medicina. Con i vaccini sono sparite la poliomelite e tante malattie. Se oggi l’aspettativa media di vita supera gli 80 anni, molto lo dobbiamo ai vaccini. Ovviamente vanno testati e devono essere sicuri per tutti, ma, vista la serietà delle aziende coinvolte, non ho dubbi che sarà così». Che ruolo avranno le strutture private nella distribuzione del vaccino? «Lavoreremo a fianco del pubblico, mettendo a disposizione

Da Spolaore una proposta per le visite nelle Rsa

L

Le strutture piemontesi hanno fatto tesoro dei mesi iniziali dell’epidemia e ora sono sicure. Ecco perché gli ospiti dovrebbero poter rivedere i propri cari

e Rsa, da teatro di alcuni focolai durante la prima ondata pandemica a luoghi più sicuri e controllati nella seconda ondata. L’albese Paolo Spolaore, vicepresidente della Commissione sanità di Confindustria Piemonte, fotografa la situazione nelle Rsa della nostra regione che hanno

Spolaore, qual è la situazione

trovato uno straordinario testimonial nel volto sereno della signora Nerina, finalista del fortunato talent “Tú sí que vales” di Canale 5, della quale ci occupiamo su questo stesso numero di “Made In Cuneo”.

sia superiore rispetto alla prima-

nelle Rsa oggi? «Rispetto alla prima ondata di marzo e aprile stiamo vivendo un momento molto più sereno. Nonostante la diffusione del virus vera, le Rsa hanno saputo fare tesoro dell’esperienza maturata nei primi mesi di Covid-19. Gli

strutture e conoscenze. Sicura-

ultimi dati del Dirmei certificano

mente avremo un ruolo impor-

come, su 602 strutture piemontesi

tante nella sensibilizzazione all’importanza della vaccinazione. Mi permetta di chiudere con un ringraziamento».

Paolo Spolaore, vicepresidente della Commissione sanità di Confindustria Piemonte

verificate, 351 siano risultate completamente Covid free e 182 siano probabilmente esenti da contagio, perché non hanno segnalato alcuna attività virale effettiva. Contia-

Certo.

mo 450 persone ospedalizzate sul

«Penso non si ringrazino mai

totale degli anziani ospitati nelle

abbastanza i medici e, più in

Rsa in Piemonte, ben 44 mila, cir-

generale, tutto il personale

ca l’1%. Il volto più bello di questo

sanitario, pubblico e privato,

risultato è quello di Nerina Peroni

che in questi mesi ha fatto i

che ha fatto innamorare l’Italia

salti mortali per assistere tutte

con il suo sorriso e ha più volte

le persone che ne hanno avuto

ricordato la residenza per anziani

bisogno. Nessuno è stato lascia-

“Chianoc” di Savigliano, dove vive

to dietro. Quando leggo attacchi

circondata da tanto affetto».

ingenerosi ai sanitari, penso che sia una sconfitta per tutti,

Come ci siete riusciti?

perché ho visto l’impegno e i sa-

«Ciò che ha pagato molto è stata

crifici fatti dai colleghi, impegno

la mappatura del personale delle

e sacrifici che vanno ben oltre

residenze per anziani. In questo

il semplice svolgimento di una

momento ci permette di inter-

professione. Tutti hanno dato il

cettare quasi nell’immediato le

massimo e possiamo solo dire

infezioni che sono, nel 99,9%

“Grazie”».

dei casi, veicolate dal personale.

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La continuità e l’assiduità della

In quale misura?

per una Rsa con 80 posti letto. Sono costi importanti,

tamponatura, la consapevolezza

«Le regole in vigore ci obbligano

non preventivati che mettono in difficoltà la gestione

dell’infezione, l’esperienza matu-

ad avere dei posti letto vuoti,

economica delle strutture».

rata dal personale e l’utilizzo nel

abbiamo stimato una perdita di

modo corretto dei Dpi sono stati

posti tra il 10% e il 20%. Se tenia-

Quali sono i passi per uscire da questa difficile

elementi che hanno portato oggi a

mo conto che la marginalità per

situazione?

fare delle Rsa i luoghi più sicuri. I

le Rsa si fa sugli ultimi posti letto

«Innanzitutto, vista la situazione generalmente

problemi si sono spostati sul repe-

in strutture sopra i settanta posti

serena nelle Rsa, chiediamo che venga consentito di

rimento del personale».

letto, è facile capire come il periodo

tornare a operare a pieno regime con i posti letto. In

non sia roseo».

secondo luogo, ci poniamo l’obiettivo di riaprire alle

Si spieghi meglio

visite ai parenti che, in realtà, in molte strutture sono

«Il personale che oggi, come abbia-

Immagino che anche la map-

state comunque possibili nelle aree più vaste. Ora

mo detto, è più formato e pronto

patura del personale e le

vogliamo che i parenti possano accedere alle camere e

ad affrontare la pandemia, viene

misure di sicurezza adottate

per questo lancio una proposta».

attratto dagli ospedali grazie al

in questo periodo abbiano

premio di funzione Covid. Sono

avuto un costo non da poco, o

Quale?

numerosi gli infermieri passati

sbaglio?

«Propongo di effettuare tamponi rapidi ai parenti

dalle nostre strutture agli ospedali

«La stima di maggiore spesa per

delle persone ospitate nelle Rsa. Se il tampone risulta

e oggi il timore delle Rsa è di non

la gestione della mappatura, dei

negativo, è possibile effettuare la visita, ovviamente

avere infermieri a sufficienza per

dispositivi di protezione individua-

sempre indossando mascherina e tutti i dpi necessari.

garantire un servizio di eccellenza.

le (dpi), delle sanificazioni e della

Spero che questa idea venga accolta e applicata, per-

L’altro problema è legato al numero

sicurezza generale della struttura

ché agli ospiti delle strutture è mancata enormemente

dei posti letto che è stato ridotto».

si aggira intorno ai 100 mila euro

la possibilità di incontrare gli affetti più cari».

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«Il nostro intento è contribuire a formare ragazzi che, una volta adulti, si prendano cura di se stessi, della società e dell’ambiente», spiega la Presidente dell’istituto bancario cebano, annunciando la collaborazione con la Scuola Manfredini di Varese

Fabio Rubero

«U

na banca come la nostra, che tutti

giorni riceve così tanto dal suo territorio, ha il dovere morale di restituire una parte di ciò che quotidianamente le viene dato». È un concetto che non si stanca mai di ripetere, Erica Azzoaglio, ogni volta in cui racconta, spiegandole, delle tante iniziative a favore della popolazione messe in atto a ciclo continuo dall’istituto di credito di cui è al vertice e che porta il suo cognome. Quello del “sostegno al territorio”, che rappresenta la base sulla quale ha costruito la propria storia, per il Banco Azzoaglio di

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Il Banco Azzoaglio l’attiverà a Mondovì

Una scuola per il futuro Ceva è da sempre, e continua a essere, un dogma su cui si fonda la politica dell’istituto e che talvolta detta persino i tempi dell’agenda aziendale. Ne è testimonianza la recente idea di realizzare una scuola primaria e secondaria di primo grado. «Il progetto nasce dalla forte convinzione che nessuno sforzo e nessun cambiamento possano portare a un futuro migliore e a una crescita sostenibile se i bambini e i ragazzi di oggi non saranno adulti consapevoli domani, capaci di raccogliere il testimone e portarlo nel mondo in modo corretto e coerente», spiega Erica Azzoaglio. La scuola avrà sede a Mondovì, universalmente

riconosciuta come città degli studi (da secoli sede di importanti scuole), nonché cuore pulsante e “capitale” di quel Monregalese in cui l’istituto bancario cebano è nato e si è evoluto sino a diventare l’autorevole realtà odierna. «Vogliamo formare ragazzi che, una volta adulti, si prendano cura di se stessi, della società e dell’ambiente», aggiunge la Presidente dell’istituto bancario cebano.


Primo Piano Un obiettivo che definire ambizioso poteva parere persino eufemistico e che, invece, sta per concretizzarsi e per raggiungere il quale il Banco Azzoaglio, dopo un lungo percorso di analisi e di valutazione, ha deciso di rivolgersi alla prestigiosa Scuola Manfredini di Varese. L’istituto lombardo si ispira e fa riferimento alla Fondazione Sant’Agostino che gestisce già una scuola primaria, una scuola secondaria di primo grado e tre percorsi liceali in sviluppo (artistico, scientifico e scientifico-scienze applicate). «La scuola prenderà avvio nell’anno scolastico 2021-22», aggiunge Erica Azzoaglio. «In un futuro non troppo lontano, inoltre, vorremmo chiudere il cerchio con una secondaria di secondo grado». È una vera e propria infatuazione, insomma, per il

mondo dell’istruzione nel quale, secondo Azzoaglio, l’alunno deve essere innanzitutto osservato e valorizzato come persona, con uno sguardo aperto e libero da pregiudizi e nel quale dell’allievo devono essere riconosciuti l’unicità e il valore come persona: «La proposta didattica della nuova scuola si caratterizzerà fin da subito per un potenziamento della lingua inglese, con insegnanti di lingua madre; della tecnologia, sperimentando attraverso l’utilizzo dei linguaggi e degli strumenti informatici lo sviluppo del pensiero logico-sequenziale e della capacità di risolvere problemi per la progettazione di un prodotto digitale; della musica, attraverso una stretta cooperazione con la rinomata Scuola comunale di musica di Mondovì. In seguito verrà dato ampio spazio a proposte extracurricolari come attività artistiche e sportive, attraverso strette collaborazioni

con associazioni sportive del territorio. La nuova scuola prevede anche la possibilità per i ragazzi di usufruire di un’assistenza pomeridiana allo studio, al fine di venire il più possibile incontro alle esigenze lavorative delle famiglie e a quelle di aggregazione degli studenti». Ancora pochi mesi, dunque, e l’istituto bancario cebano avrà la sua scuola, un modo per prendersi ancor di più cura di quel territorio e di quella popolazione a cui da sempre fa riferimento, un’autentica svolta che ne rafforzerà ulteriormente la presenza. Ma forse era già tutto scritto sin dall’inizio, sin da quel lontano 1879 in cui il commerciante, proprietario terriero e immobiliare Paolo Azzoaglio fondò l’istituto bancario, e nella ricerca della denominazione scelse di affiancare al proprio cognome il termine che più di ogni altro evoca la scuola. Proprio la parola “Banco”.

Sopra: Erica e Simone Azzoaglio, rispettivamente presidente e consigliere d’amministrazione, nonché presidente del Comitato esecutivo, dello storico (fu fondato nel 1879 da Paolo Azzoaglio) istituto di credito che porta il loro cognome. Fanno parte del Cda anche Mauro Rebutto, Elena Cabutti, Lucio Siboldi, Mauro Catani e Luca Jeantet. Sotto: la sede di Ceva del Banco Azzoaglio

La banca, giunta alla quarta generazione, sotto la guida di Erica e Simone ha inaugurato la prima filiale torinese: un passo importante, segno di una continua crescita che non ha mai attenuato lo stretto legame con il territorio

Cuneo

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Un investimento da 6 milioni di euro a Farigliano

L’agrifood si tinge di verde grazie al progetto innovativo di Ferrero Mangimi

Q

Francesca Pinaffo

uando si parla di sostenibilità ambientale in un determinato settore, un aspetto è chiaro: l’innovazione non può avvenire per compartimenti stagni, ma bisogna ragionare in un’ottica di sistema.

E, soprattutto, bisogna farlo attraverso progetti che partano dalla ricerca, per poi essere in seguito attuati sul campo. Lo sanno bene alla Ferrero Mangimi di Farigliano, azienda leader nella produzione di alimenti zootecnici per animali da reddito. La loro è una storia imprenditoriale iniziata nel 1959, a opera della famiglia Ferrero, per crescere anno dopo anno, fino agli attuali sette stabilimenti, tra Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia e Sardegna.

Tre anni è il tempo stimato per la realizzazione del progetto di cui parliamo in queste pagine: il primo anno sarà incentrato sulla ricerca, per poi proseguire con la fase di sviluppo industriale

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Il progetto “3P-Processo Produttivo, precision feeding e Performance ambientale in allevamento” selezionato dal Mise Si tratta di una realtà da 250 milioni di fatturato annuo, la cui forza sono i 140 dipendenti diretti, che diventano un gruppo di 450 persone, se si contano anche agenti e collaboratori esterni. Nel percorso di crescita dell’azienda, nel maggio 2019, si inserisce l’ingresso nella società del Gruppo Chiola di Borgo San Dalmazzo, leader nell’allevamento di suini. Se questa è la storia aziendale di Ferrero Mangimi fino a oggi, c’è da scommettere che il futuro sarà sempre di più all’insegna della sostenibilità. Con il progetto “Ferrero 3P-Processo produttivo, Precision feeding e Performance ambientale in allevamento” l’azienda è entrata tra le realtà italiane selezionate dal Ministero dello sviluppo economico (Mise) nell’àmbito di un bando pensato per sostenere programmi di ricerca e sviluppo in diversi settori, tra i quali l’agrifood. Tra le tante proposte progettuali pervenute, il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha autorizzato la sottoscrizione di trenta accordi per l’innovazione, per uno stanziamento complessivo di 221 milioni di euro. Tra questi figura il progetto targato Ferrero Mangimi che, in totale,


Primo Piano implicherà un investimento da 6 milioni di euro, di cui circa un milione e 900 mila euro saranno coperti dai fondi ministeriali. Per capire di che cosa si tratta è necessario collegarsi alla filosofia che da sempre porta avanti l’azienda di Farigliano, come spiega il direttore operativo, Corrado Ghiglione: «La sostenibilità è sempre stata perseguita dal nostro gruppo, come dimostrano alcune iniziative portate avanti negli anni, tra le quali l’installazione degli impianti fotovoltaici negli stabilimenti, ma anche il fatto di essere stati tra le prime realtà della Granda che hanno scelto di convertire gli impianti a Gnl, fonte energetica che permette di ridurre in modo netto le emissioni in atmosfera. Tra gli altri progetti, non si può non citare il grande impianto di cogenerazione, attivato un anno fa nello stabilimento di Parma, che ha permesso una riduzione annua di emissioni di CO2 pari a oltre 800 tonnellate. Sono tutte iniziative che si inseriscono nel concetto di tutela dell’ambiente che da sempre la Ferrero Mangimi porta avanti, ma a cui mancava un passaggio importante: realizzare un progetto di filiera, in grado di migliorare in termini di sostenibilità tutti i passaggi della catena produttiva e non solo, dalla scelta delle materie prime alla gestione dell’allevamento, perché siamo convinti che ciascun attore possa fare la propria parte». Tre anni è il tempo stimato per la realizzazione del progetto: il primo anno sarà incentrato sulla ricerca, per poi proseguire con la fase di sviluppo industriale. Saranno coinvolti più di quaranta professionisti interni, ma in prima linea opereranno anche collabo-

Cuneo

La complementarità tra il Gruppo Chiola e Ferrero Mangimi (azienda fondata nel 1959 a Farigliano da Giacomo Ferrero) rappresenta un’opportunità per esprimere al massimo il potenziale sinergico delle due realtà e affrontare con rinnovata energia le sfide future

ratori esterni, tra cui esperti di processi produttivi e nutrizionisti, per esempio. Tra i partner coinvolti nella fase di ricerca c’è l’Università di Pisa, così come l’Environment Park di Torino. «L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale in tutti i passaggi della nostra filiera, a partire dal processo produttivo. Così si simulerà in vitro il rumine della vacca da latte, per comprendere la relazione causa-effetto delle emissioni. Il risultato di quanto scoperto confluirà in una linea pilota attivata nello stabilimento di Farigliano, dopo la prima fase di ricerca. Ma il progetto coinvolgerà anche le fasi successive della filiera: la nutrizione degli animali, così da renderla più precisa possibile ed evitare gli sprechi, per arrivare alla gestione dell’allevamento, sempre in un’ottica di sostenibilità. Per l’attuazione di questi due ultimi passaggi possiamo contare sul fatto che da sempre la nostra azienda ha una

forte componente di servizio: infatti non ci limitiamo a consegnare i mangimi ai clienti, ma stiamo loro a fianco con i nostri tecnici e veterinari». Il raggio d’azione è potenzialmente molto ampio, dal momento che sono più di duemila i clienti Ferrero Mangimi in Italia: parliamo di una realtà che ogni anno produce circa 7 milioni di quintali di mangimi che, se venissero caricati in contemporanea su camion, occuperebbero l’autostrada da Cuneo a Venezia. Ghiglione conclude: «In questo momento siamo nel pieno della fase di studio, che sarà conclusa la prossima estate. Per attuare progetti sostenibili, il momento che stiamo vivendo è propizio: oggi anche gli allevatori sono sensibili al tema; molti di loro sono giovani e pronti a credere in progetti green».

57


La cheraschese Alessandra Dogliani, residente a Fossano, lavora per Confindustria Cuneo come assistente sociale di fabbrica e da poco ha conseguito la qualifica di disability manager. Con lei parliamo di questo tema di grade attualità, affrontandone alcuni dei principali aspetti

Le aziende e il disability management

Una sfida da raccogliere

Claudio Puppione

«L

costruisce il proprio operare Ales-

L’argomento è sì delicato, e pure ostico, ma è un dato

sandra Dogliani, assistente sociale

di fatto che le sensibilità si stiano diffondendo di pari

di fabbrica per Confindustria

passo con la consapevolezza che ciascuno, in ogni

Cuneo e disability manager. L’in-

àmbito, debba impegnarsi perché nessuno sia abban-

serimento di persone con disabilità

donato a se stesso, tanto più nei frangenti attuali, nei

58

Problemi conosciuti

96%

Problemi sommersi

in azienda è l’obiettivo del disability management, un tema a cui l’associazione datoriale provinciale dedica

a disabilità è negli occhi di chi guarda». Su questa base

4%

la massima attenzione, mettendosi al servizio delle imprese con i propri esperti per individuare le opportunità migliori e per affrontare le criticità che, inutile cercare di nasconderlo, spesso si delineano.

A proposito di disabilità e lavoro, non a tutti è chiaro come le problematiche più evidenti spesso non siano le più gravi. Probabilmente sono le meno insidiose...


Cultura d’Impresa quali il welfare pubblico è un one-

nelle scuole, a contatto con bambini di culture diffe-

re che non sempre gli enti preposti

renti e con disabilità. Ricordo il bellissimo rapporto

riescono ad accollarsi in toto e che,

instaurato con Federica, una bimba di 3 anni con

d’altro canto, non sempre ottiene

la sindrome di Down. A 17 anni ho preso parte al

l’attenzione che sarebbe dovuta.

progetto dell’istituto “Leonardo da Vinci”, il mio Liceo,

Ne discutiamo con Alessandra

per la creazione dello sportello “Informahandicap”

Dogliani che può parlare da un

nel municipio di Alba. Queste esperienze sono sta-

osservatorio molto attendibile.

te i semi che hanno fatto nascere in me il desiderio

Da dove parte la sua scelta del

della professione di aiuto che svolgo e di una quali-

percorso formativo verso la qua-

fica specifica di disability manager. Ho conseguito la

lifica di disability manager?

laurea triennale in servizio sociale e ho preso l’abili-

«La mia prima esperienza con

tazione all’Albo degli assistenti sociali della Regione

delle persone con disabilità è stata

Piemonte. Ho quindi iniziato a collaborare su progetti

a 8 anni quando la nonna, con noi

di supporto alla genitorialità con il consorzio socio-

convivente, ha contratto il morbo

assistenziale “Monviso Solidale” e l’Asl Cn1 e l’anno

di Alzheimer. Adoravo passare il

successivo sono stata assunta in Confindustria Cuneo

tempo con lei e nel suo mondo fan-

come assistente sociale di fabbrica. Volendo accresce-

tastico. Cercavo di capirla e aiu-

re conoscenze e competenze, ho scelto di continuare a

tarla. Passavamo molte ore insie-

studiare, pur lavorando a tempo pieno, e nel 2018 ho

«Alla Cattolica di Milano, presso

me. Giocavamo e passeggiavamo e

conseguito la laurea magistrale in politiche e servizi

il Centro di Ateneo di bioetica e

la conducevo nelle strade dell’affa-

sociali presso la Facoltà di scienze politiche di Torino.

scienze della vita. I primi mesi ho

scinante Cherasco che lei non rico-

Come progetto della tesi ho potuto sperimentarmi

conosciuto di persona l’Università

nosceva più. Mia madre racconta

nella gestione del progetto “VoLa” (Voucher lavoro

e gli eccellenti docenti del corso di

di quanto fosse stupita di come

accessorio), ideato dai consorzi socioassistenziali “Al-

alta formazione, poi ho conseguito

potessi, così piccola, relazionarmi

ba-Langhe-Roero” e “Monviso Solidale” al fine di crea-

la qualifica grazie alla didattica

e aiutare quella nonna “speciale”,

re un modello di welfare e una modalità di assistenza

on-line. Si è creato un gruppo di

talvolta difficile da comprendere e

agli adulti in difficoltà con il reinserimento lavorativo

lavoro con i colleghi del corso,

sostenere. Ma sappiamo come gli

in attività finalizzate alla “cura della città e dei citta-

grazie al quale siamo cresciuti

occhi dei bambini ci aiutino a non

dini”. Un obiettivo, quindi, di inclusione lavorativa,

mettendo a confronto professiona-

avere pregiudizi. Oggi lo compren-

ma anche sociale, che vorrei portare avanti soprattut-

lità diverse (direttori del persona-

do ancor di più,perché osservo

to per persone adulte con disabilità, attraverso al mia

le, avvocati, educatori, psicologi,

come mio figlio percepisca l’altro e

figura di disability manager».

assistenti sociali...). Durante la

le situazioni che viviamo con occhi

Dove ha conseguito questo titolo?

specializzazione mi sono confron-

diversi, proprio come dovremmo vederli noi. Come scriveva nel suo piccolo immenso capolavoro Antoine de Saint-Exupéry, “Il piccolo

«Ci sono uomini con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono» Ezio Bosso

Alessandra Dogliani fa propria una tesi di Matilde Leonardi: «Nessuno può chiamarsi fuori, tutti possiamo avere una condizione di salute che in un contesto sfavorevole diventa disabilità». Occuparci della disabilità e dell’inclusione significa occuparci di noi

principe”, “...non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Cerco quindi di portare il cuore nel mio mestiere, ogni giorno, attraverso l’empatia». E qual è il suo mestiere? E il suo percorso di studi? «Mi sono diplomata al Liceo delle scienze sociali di Alba e in quegli anni ho preso parte a dei progetti

Cuneo

59


Cultura d’Impresa Cosa c’è per loro?».

di “programmi regionali di

Cosa sarebbe necessario

inserimento lavorativo e dei

fare, richiedendo supporto allo Stato, per migliorare

mancanza di una reale

persone con disabilità?

incentivazione alle

«Ho preso contatti con il presi-

soluzioni di accomo-

dente della Dederazione disa-

damento ragione-

bility management (Fedman),

vole nelle azioni

Mauro Buzzi, per lavorare in

intraprese per l’integrazione delle

per le imprese, portando allo

persone con disa-

Stato proposte operative per dif-

bilità (per questo

fondere la cultura dell’inclusione

l’Italia ha avuto

e la qualifica del disabily manager. A novembre ho preso parte a un webinar con Romolo

Alessandra Dogliani

nel 2015, per colmare la

l’inclusione lavorativa delle

rete nel 2021 e creare un evento

«Parlando di disabilità, non dovremmo soffermarci solo sulla disabilità certificata, ma sulla malattia in senso generale»

relativi servizi”. Ma solo

un procedimento di infrazione da parte

De Cammilis, direttore generale per i rapporti di lavo-

della Commissione di Bruxelles

ro e delle relazioni industriali del Ministero del lavoro,

con condanna della Corte di giusti-

ed è stata un’occasione per parlare dell’importanza di

zia europea), è stato introdotto

destinare risorse alle aziende che istituiscono la figu-

l’obbligo di adozione dell’“acco-

ra del disability manager, così come per gli accomoda-

modamento ragionevole” delle

menti ragionevoli».

posizioni lavorative per rispondere

Cosa intende per accomodamenti ragionevoli?

alle specifiche esigenze del lavo-

«L’articolo 14 della legge 68/99 istituisce, da parte

ratore con disabilità tra le finalità

delle Regioni, un fondo per l’occupazione dei disabili

di impiego del fondo regionale. A

a cui destinare finanziamenti per la realizzazione

seguito del procedimento europeo,

tata con Matilde Leonardi che da anni lavora presso la Fondazione Irccs-Istituto neurologico Besta e fa ricerca sulla disabilità. Vorrei coinvolgerla in un evento rivolto

Insieme verso un ambiente inclusivo

alle imprese della Granda. Lei mi ha permesso di riflettere molto sul tema della disabilità e del lavoro, una sfida importante da cogliere, poiché il lavoro e la scuola sono fattori facilitatori oppure barriere per la realizzazione dei pieni diritti delle persone con disabilità. Però, parlando di disabilità, non dovremmo soffermarci solo sulla disabilità certificata, ma sulla malattia in senso generale, sui lavoratori cronici che, con l’allungamento della vita media, in azienda

Alessandra Dogliani, quali sono stati i primi passi che ha compiuto come disability manager in azienda, una volta conseguita la qualifica? «Ho iniziato a occuparmi di webinar rivolti alle imprese al fine di formare e sensibilizzare manager e lavoratori e rendere l’azienda più inclusiva. Ho collaborato, inoltre, con la disability manager di Alstom Ferroviaria spa di Savigliano, Sonia Vassallo. Il disability manager si deve occupare, infatti, delle aziende e non soltanto della persona con disabilità. È ovvio che nel piano del disability manager sia prevista la conoscenza della persona, della sua storia, dei suoi desideri e anche una valutazione della work ability, ma è necessario in primis lavorare per un ambiente inclusivo. L’inclusione comporta la modifica della cultura e dei valori, è oltre l’integrazione, come ha evidenziato bene il mio collega Matteo Salvagno nell’àmbito di un webinar organizzato lo scorso ottobre dal Centro estero per l’internazionalizzazione sul diversity management come leva di competitività aziendale».

aumenteranno inevitabilmente.

60

Cuneo


norme antecedenti al 2015 aveva-

che consentano di salvaguardare il posto di lavoro:

no già modificano il comma 3 bis

l’adeguamento di postazioni, strumenti e luoghi di

all’articolo 3 del decreto legisla-

lavoro; l’adozione di politiche e di strumenti di gestio-

tivo 216/2003, inserendo l’obbli-

ne delle risorse umane che facilitino il rapporto vita e

go generale dei datori di lavoro,

lavoro e, infine, il ricorso, ove ricorrano i presupposti,

pubblici e privati, a garantire un

a rimborsi oppure a incentivi economici».

accomodamento ragionevole. La

Cosa sarebbe necessario fare nelle aziende? E di

norma recita: “Al fine di garantire

cosa si occupa il disability manager?

il rispetto del principio della parità

«Il disability manager dovrebbe accrescere la consa-

di trattamento delle persone con

pevolezza dell’impresa, sensibilizzare le persone che

disabilità, i datori di lavoro pub-

vi lavorano e contribuire a realizzare gli accomoda-

blici e privati sono tenuti ad adot-

menti ragionevoli. Deve conoscere bene il contesto,

tare accomodamenti ragionevoli,

avere una rete di contattati con enti e istituzioni

come definiti dalla Convenzione

pubbliche, ma anche con le associazioni delle persone

dell’Onu sui diritti delle persone

con disabilità e con il privato no profit. Nell’attuale si-

con disabilità, nei luoghi di lavoro,

stema di welfare caratterizzato dalla frammentarietà

per garantire alle persone con di-

degli interventi, come disability manager, ma anche

secare con quella del disability

sabilità la piena eguaglianza con

come assistente sociale di fabbrica, vorrei pormi come

manager, permettendo un mi-

gli altri lavoratori”. Con accomo-

facilitatore d’accesso alle prestazioni creando rete

glioramento nella comunicazione

damenti ragionevoli si intendono

tra le risorse istituzionali e no del territorio. Come

interna, al fine di creare un clima

soluzioni operative che rimuovano

professionista della relazione, con competenze anche

di benessere per tutti i lavoratori

gli ostacoli alla piena inclusione

in àmbito previdenziale, assistenziale, giuridico, la

e di inclusione della persone con

lavorativa e favoriscano soluzioni

figura dell’assistente sociale di fabbrica si può inter-

disabilità».

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61


Intervista al presidente, Alessandro Battaglia

Espansione per Silvateam

Il gruppo monregalese finanziato con 10 milioni di euro da Intesa Sanpaolo per lo sviluppo dell’economia circolare

C

on il recente finanziamento di 10 milioni di euro erogato da Intesa Sanpaolo sul plafond destinato dal maggiore gruppo bancario italiano allo sviluppo dell’economia circolare, la Jrs Silvateam Ingredients, la società del gruppo Silvateam partecipata dal gruppo tedesco Josef Rettnmaier & Sohn, realizzerà un nuovo impianto in cui produrrà fibra alimentare utilizzando come materia prima i residui di produzione della pectina, prodotto di punta della Jsi. Il nuovo prodotto completerà in maniera circolare ed ecosostenibile il ciclo produttivo dell’impianto. Alessandro Battaglia, classe 1973, è il presidente del gruppo Silvateam, storica società monregalese. Dottor Battaglia, cosa prevede il piano di investimenti che state realizzando nel settore dei food ingredients in partnership con il partner tedesco Jrs? «La collaborazione tra le famiglie Battaglia e Rettenmaier è cominciata poco più di un anno fa, quando abbiamo siglato una joint-venture

Silvateam, una realtà che vola alto come obiettivi, ma con le radici ben salde sul territorio: dalla fondazione nel 1854 molti passi sono stati fatti

62


Cultura d’Impresa con la Josef Rettenmaier Holding

saturare la capacità produttiva dei nostri stabilimenti.

Europa in base alla quale il gruppo

Sempre in Ledoga, il piano prevede la realizzazione di

tedesco, leader mondiale nel settore

altri due investimenti importanti: un nuovo impianto di

delle fibre vegetali, è entrato nel

produzione di pellets con cui raddoppieremo la capacità

capitale della nostra società attiva

produttiva attuale e una centrale a biomassa che ren-

nella produzione di food ingredien-

derà il sito energeticamente più efficiente. Questi due

ts. Con il progetto Jsi raddoppie-

investimenti hanno una caratteristica importante che

remo la produzione di pectina ed

li lega con un filo rosso a quello che stiamo realizzando

entreremo nel settore delle fibre

con il partner tedesco: anche loro rispondono ad una

alimentari. Utilizzeremo come

perfetta logica di economia circolare. Infatti la materia

materia prima il byproduct della

prima per la produzione di pellets e per alimentare la

produzione di pectina riuscendo

nuova centrale sarà lo stesso legno utilizzato per la

così, in piena logica di economia

produzione di tannino che, una volta detannizzato,

circolare, a dare valore ad un scarto

verrà rivalorizzato come materia prima».

di produzione».

Lei sottolinea spesso la coerenza dei vostri progetti con

Come si contestualizzano i nuovi

l’economia circolare: che importanza date in Silvateam

finanziamenti erogati dal gruppo

a questo concetto?

Intesa Sanpaolo nel piano indu-

«Una importanza fondamentale. Sostenibilità, ecososte-

striale del gruppo Silvateam?

nibilità ed economia circolare non sono parole vuote e

«Il finanziamento siglato con Intesa

prive di concretezza. Al contrario sono modelli impre-

Sanpaolo a sostegno degli investi-

scindibili per lo sviluppo di un’azienda e lo sono oggi,

menti in Jrs Silvateam Ingredients

non tra uno o dieci anni. E la dimostrazione che siano

andrà a sostenere, insieme all’auto-

modelli verso cui vi è un’attenzione concreta da parte di

finanziamento e all’equity sotto-

tutto il mondo, compreso quello economico e finanzia-

scritto dal partner tedesco, la parte

rio, è implicita nella sua domanda iniziale: Silvateam è

del nostro piano industriale relativa

stata sostenuta con una linea da 10 milioni di euro da

al settore dei food ingredients. Il

Isp perché il suo progetto era sostenibile e circolare. E il

piano nel suo complesso è assai

sostegno dato a Silvateam è una piccolissima frazione

più ampio e prevede di investire,

del plafond che Isp ha messo a disposizione per progetti

nel quinquennio 2019-2023, circa

di economia circolare: ha infatti stanziato 6 miliardi di

100 milioni di euro in progetti di

euro per sostenere progetti di questo tipo!».

velli dalla pandemia. Il Covid come

sviluppo».

Il piano prevede investimenti anche nei vostri stabili-

ha influito sulla vostra attività?

Oltre al settore dei food ingredients,

menti produttivi fuori dall’Italia?

«È stato un anno duro per tutti

quali sono le altre linee previste dal

«In Argentina, dove estraiamo tannino vegetale dal

sotto molti punti di vista: abbiamo

vostro piano di crescita?

legno di quebraco, proprio come facciamo in Italia con il

dovuto affrontare la pandemia

«In Italia stiamo realizzando in-

castagno, da poco abbiamo inaugurato una centrale a

mondiale, un problema inedito nel-

vestimenti importanti anche nello

biomassa che risponde alle stesse logiche di quella che

la storia recente dell’umanità che

stabilimento della Ledoga, a San

realizzeremo in Ledoga: utilizza come materia prima il

ha avuto impatti su ogni aspetto

Michele Mondovì, per incrementare

legno da cui in precedenza abbiamo estratto il tannino

della nostra vita. Circoscrivendo il

la nostra capacità produttiva di

rivalorizzando uno scarto di produzione. Dovevamo

problema all’aspetto economico, il

tannino di castagno: nei tannini ve-

inaugurarla il 27 novembre alla presenza di Alberto

nostro gruppo ha reagito con forza

getali siamo leader al mondo e ne-

Ángel Fernández, il presidente dell’Argentina, ma poi

all’emergenza e siamo riusciti a

gli ultimi anni abbiamo sviluppato

i funerali di Diego Armando Maradona hanno fatto

fare la maggior parte delle cose

nuove funzioni d’uso di questo pro-

cambiare agenda al Capo dello Stato. Investiremo poi

che ci eravamo prefissati. Alla fine

dotto nei settori dell’alimentazione

in sviluppo commerciale in tre aree principali: in Cina,

chiuderemo l’esercizio con numeri

animale, dell’agricoltura e della

che oggi è il nostro secondo mercato al mondo e dove il

simili al 2019 e immaginiamo un

nutraceutica che ci hanno portato a

gruppo sta crescendo con i ritmi più veloci; negli Stati

2021 in forte crescita».

Cuneo

Il piano di investimenti riguarda il settore dei food ingredients, in partnership con i tedeschi di Jrs, con il raddoppio della produzione di pectina Uniti, dove nel 2020 abbiamo costituito la Silvateam Usa; in Sudamerica, al di fuori di Argentina, Perù e Brasile, Paesi in cui già da molti anni siamo presenti con nostre società». L’anno che sta terminando è stato segnato a livello globale a tutti i li-

63


Un pezzo di storia del nostro Paese, tra arte e design, dal 2012 ha casa a Barolo

Le sculture senza tempo di Gufram

Sandra Vezza ha scelto di investire per trasformare questo marchio in una sorta di coinvolgente e dinamica ambasciata dell’estro tipicamente italiano che ha un valore intrinseco e umano inestimabile

Cristina Borgogno

64


N

on sono mobili, ma sculture domestiche. Custodite nelle case di chi è in cerca di

Arte Industriale storia italiana, tra arte e design, che dal 2012 ha preso

lasciata scappare l’opportunità di

casa a Barolo, nelle Langhe patrimonio Unesco, grazie

rivendicare in qualche modo quella

alla passione e alla visione dell’imprenditrice Sandra

creatività fuori dagli schemi che ri-

Vezza, la quale ha acquisito il marchio all’epoca di

tengo di avere sempre alimentato.

un tocco di “radical design” per

proprietà del gruppo Cassina-Poltrona Frau con l’idea

Questo è un motivo. L’altro è meno

i propri ambienti, ma anche nei

di rilanciare una realtà dall’identità forte, per non dire

intimo, ed è ovviamente legato

musei più autorevoli del mondo,

unica. Di certo controcorrente.

alla sfera imprenditoriale, all’or-

esposti in mostre temporanee o

Lei stessa spiega: «Devo fare una premessa: la passio-

goglio condiviso di tutelare, far

parte delle collezioni permanenti

ne per il disegno e il progetto mi ha accompagnata già

crescere e riaffermare l’unicità del

di luoghi come il MoMa e il Met di

dall’infanzia, fino al desiderio di intraprendere la car-

nostro “Made in Italy”: quell’unica

New York, il Centre Pompidou a

riera di stilista. Poi, però, gli eventi della vita mi hanno

capacità di legare l’artigianalità

Parigi o, ancora negli Stati Uniti, il

portata altrove. Ma, quando mi sono ritrovata davanti

all’industria, la tecnica all’arte.

Denver Art Museum. Un pezzo di

all’occasione di poter acquisire Gufram, non mi sono

Questo marchio, conosciuto in tutto il mondo, rischiava di rimanere una bellissima storia mentre a mio avviso aveva ancora del potenziale da esprimere sul quale ho voluto investire per trasformarlo in una sorta di coinvolgente e dinamica ambasciata dell’estro tipicamente italiano che ha un valore intrinseco e umano inestimabile». Gufram è uno dei marchi italiani di arredamento più originali, conosciuto nel mondo per aver forzato i limiti del disegno industriale. Nato a Torino come realtà artigianale, cogliendo lo spirito e l’atmosfera delle avanguardie artistiche internazionali, dal 1966 produce icone del design che hanno dato vita a

La passione per il disegno e il progetto accompagna Sandra Vezza (foto sopra) fin dall’infanzia. Avrebbe voluto intraprendere la carriera di stilista, però gli eventi della vita l’hanno portata altrove. A sinistra e sotto: il celeberrimo divano Bocca, per il cui cinquantesimo compleanno nel corso del 2020 Gufram ha lanciato l’edizione Unlimited in 25 nuovi colori

Cuneo

Questo è uno dei marchi nazionali di arredamento più originali, conosciuto in ogni continente per aver forzato i limiti del disegno industriale. Oggi l’azienda, in procinto di dotarsi di una nuova sede, guarda con molto interesse all’estremo oriente 65


Quella con Samsung (foto sopra) è stata la prima collaborazione di Gufram con un marchio leader nel settore hi-tech, mentre per l’automotive è nata la Citroën C4 Cactus Unexpected by Gufram

lanciato l’edizione Unlimited in 25 nuovi colori. E chissà cosa accadrà nel 2021 per festeggiare il mezzo secolo del Pratone o l’anno dopo, per i 50 anni del Cactus. Probabilmente solo Charley Vezza lo sa. È lui l’anima artistica che, in qualità di global creative orchestrator di Gufram, “orchestra” idee e nuovi progetti dell’azienda di famiglia. Egli ha dato impulso e nuova linfa creativa allo storico marchio. Ma anche un’identità forte, che fin da subito si è fusa e radicata tra le colline di Langa. «Abbiamo tanto in comune con questo territorio», spiega. «Ci troviamo a Barolo, in un luogo d’eccellenza, con un nome conosciuto nel mondo, per fare un prodotto la cui componente

66

un nuovo modo di intendere l’arre-

Bocca, nella chaise longue Pratone

artigianale non è così distante dal

damento moderno. Ricerca estetica,

o nell’appendiabiti Cactus? Sono

produrre vino. Con una capacità

tecnologica e di materiale sono le

prodotti che non conoscono il tra-

che non è propria dell’industria,

armi con cui le sedute e gli arredi

scorrere del tempo. L’iconico sofà a

ma piuttosto di un artigianato

di Gufram sono entrati nell’imma-

forma di labbra, simbolo del “radi-

seriale, i cui pezzi realizzati sono

ginario collettivo come elementi

cal design” nel mondo, ha compiu-

tutti diversi l’uno dall’altro. Ecco

dall’anima pop. Del resto, chi non

to i primi 50 anni in questo 2020,

perché l’atelier di Gufram non si

si è mai imbattuto in una foto, o

anche se non li dimostra. In occa-

trova geograficamente nel distretto

meglio ancora dal vivo, nel divano

sione del compleanno Gufram ha

del mobile. Perché noi facciamo


Arte Industriale oggetti in cui è indispensabile la

minciano le collaborazioni più locali, con aziende del

capacità di fare. Anche cose molto

territorio con cui abbiamo qualcosa da condividere e

difficili. E questo ci mette al riparo

con cui stanno nascendo prodotti nel settore alimen-

dalle imitazioni».

tare e vitivinicolo in cui le Langhe rappresentano un

Il marchio è, nella sua stessa

vero distretto mondiale».

essenza, da sempre strettamen-

Non c’è da stupirsi, quindi, se il primo oggetto di

te legato al mondo dell’arte. Un

Gufram pensato per la tavola sia nato nell’albese,

legame che Gufram coltiva anche

una sera, a cena tra amici. Davanti a un piatto e

attraverso celebri collaborazioni,

un calice di vino è arrivato Giacomo, la spazzola da

come quelle con Studio Job, Snar-

tartufo di cui “Made In Cuneo” ha parlato nel numero

kitecture o ancora Toiletpaper, con

precedente. Omaggio al “fiuto” di Giacomo Morra e

le sfrontate opere immaginate dal

alla sua intuizione, negli anni 50, di promuovere nel

duo creativo formato dall’artista

mondo il tartufo bianco d’Alba, Job Smeets, fondatore

Maurizio Cattelan e dal fotografo

di Studio Job, ha scelto l’immagine iconica del “naso”,

Pierpaolo Ferrari. Con la volontà di

trasformandola in un oggetto funzionale ed evocativo

spaziare fino a contaminare tutti

proprio di quell’esperienza olfattiva che, anticipando il

i territori del design. Quella con

piacere del gusto, è l’essenza stessa del prezioso tuber

Samsung, per esempio, è la prima

magantum Pico. Lo scultoreo naso, che è proprio quello

collaborazione con un marchio lea-

di Morra riprodotto attraverso un lavoro di ricerca tra

der nel settore hi-tech. Dall’incon-

fotografie di archivio, ha una finitura in oro 24 carati

tro tra design e gusto, tra artigia-

ed è realizzato da maestri orafi con le più innovative

nalità e innovazione è nata Deséa Golden Touch by Gufram, una nuova icona in edizione limitata firmata Lavazza e Gufram che ha reinterpretato la nuova macchina

«Ci troviamo in un luogo di eccellenza, con un nome conosciuto nel mondo, per fare un prodotto la cui componente artigianale non è così distante dal produrre vino»

tecniche della gioielleria di alta gamma, mentre la spazzola incastonata segue i princìpi di performance divulgati dal Centro nazionale studi tartufo. Lo spirito radicale che da sempre contraddistingue

del sistema domestico “A modo mio” in chiave intelligentemente ironica e avanguardistica. E poi ancora l’automotive, con la Citroën

Le mitiche creazioni di Gufram sono state protagoniste dell’inaugurazione della “Nuvola” Lavazza, la struttura torinese che ne ospita il centro direzionale. La collaborazione è sfociata anche nella creazione della nuova macchina per caffè del sistema domestico “A modo mio”

C4 Cactus Unexpected by Gufram, e le partnership con la moda, dalla capsule collection di arredi realizzata con Moschino ai progetti con Paul Smith. «È diventato naturale cercare creativi che abbiano qualcosa da dire con noi, in una sorta di cobranding tra identità forti con cui, innanzitutto, si crea armonia di pensiero e una vision molto simile e complementare», aggiunge Charley Vezza. «Compito del nostro hub creativo è non solo creare il manufatto, ma anche una storia intorno. Oggi veniamo chiamati a un lavoro di design del prodotto e della sua comunicazione. E coCuneo

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Arte Industriale Charley Vezza: «Stanno iniziando le collaborazioni più locali, con aziende del territorio con cui abbiamo qualcosa da condividere, per prodotti del settore alimentare e vitivinicolo»

Al Design China Beijing (foto sotto) e al Design Shanghai (sopra) le più importanti icone Gufram (Bocca, Cactus, Sassi, Massolo, Magritta, la serie Attica, Capitello, Detecma) sono state presentate insieme con le nuove creazioni di Broken Series

l’approccio originale e dirompente di Gufram oggi valica ulteriormente le sue frontiere e guarda a oriente. In Cina l’azienda cuneese è protagonista di una crescente attenzione e nel 2020 ha partecipato a due importanti eventi internazionali dedicati al design, come il Design China Beijing e il Design Shanghai in cui le più importanti icone Gufram (Bocca, Cactus, Sassi, Massolo, Magritta,

Charley Vezza è l’anima artistica che, in qualità di global creative orchestrator di Gufram, “orchestra” idee e nuovi progetti dell’azienda di famiglia e ha dato nuova linfa creativa allo storico marchio

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la serie Attica, Capitello, Detecma)

leberrima collina dei Cannubi che

sono state presentate con le nuove

ospita un’altra importante realtà

creazioni di Broken Series in una

fortemente voluta da Sandra Vez-

scenografia ispirata alle opere sur-

za: “L’Astemia Pentita”, la prima

realiste e metafisiche, per sottoli-

cantina vitivinicola.

neare meglio il Dna dell’azienda.

«Sì, mi piace pensare», ribadisce

«Il mercato asiatico negli ultimi

Charley, «che la filosofia audace

anni è molto cambiato», spiega

di Gufram non sia tanto diversa

Charley Vezza. «È stato interes-

da quella del mondo del vino e dei

sante osservare l’accoglienza riser-

produttori che hanno fatto grande

vataci in un mercato abbastanza

questa terra».

nuovo per noi, che coglie in pieno

Che sia nell’uno o nell’altro campo,

la contemporaneità dei nostri og-

questa avventura familiare e im-

getti e la creatività italiana».

prenditoriale senza alcun dubbio è

Nel prossimo futuro di Gufram

una fortissima voce fuori dal coro

c’è anche una nuova e più grande

che parte dalle colline di Langa e

sede, allestita sempre nel cuore

non conosce confini né di tempo, né

delle Langhe, non lontano dalla ce-

di spazio. Cuneo



Lo spicchio comodo.

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THE SMILE CAN

Una lattina per sorridere

Sara Matteodo

D

a sempre il marchio Coca-Cola è legato all’idea di compagnia, incontri e felicità. E quest’anno il numero di sorrisi si è innalzato grazie all’originale iniziativa “The Smile Can” che ha visto coinvolti tre attori, uniti in un eccezionale lavoro di squadra: il brand di bibite più famoso del mondo, il visionario ingegnere piemontese Antonio Azzalin e l’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti). Per celebrare la Giornata del sorriso, che ricorre il primo venerdì di ottobre, e per festeggiare il centenario della fondazione dell’Uici, sono state presentate delle lattine speciali, con un’ironica scritta in Braille, il sistema di scrittura tattile a rilievo, “leggibile” quindi con le dita. Se già Ippocrate, il padre della medicina, nei suoi trattati affermava che «da un sorriso nasce sempre un altro sorriso», nel caso del progetto “The Smile Can” il motore capace di generare il movimento sincrono dei dodici muscoli facciali che permettono di sorridere è stato, invece, un rapido movimento di polpastrelli. Per sensibilizzare sul tema delle disabilità visiva, infatti, Coca-Cola ha realizzato una serie speciale di cinque lattine da 33 cl, in edizione limitata, con sopra scritte in Braille frasi divertenti come «Se strofini ancora esce il genio» e «Non ci vedo dalla sete», con l’intento di accendere un riflettore su un tema serio come inclusività, ma con un tono leggero e accattivante. Cuneo

Il progetto degli iconici contenitori “a tiratura limitata” con le scritte in Braille è frutto di un eccezionale lavoro di squadra fra il brand di bibite più famoso al mondo, il visionario ingegner Antonio Azzalin e l’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti)

La Bella Storia «Nella Giornata mondiale del sorriso Coca-Cola ha pensato di contribuire a diffonderne il più possibile», spiegano da Coca-Cola Hbc Italia. «Come diversi studi dimostrano, grazie alla presenza di neuroni specchio, per farci sorridere la cosa più efficace è vedere un’altra persona che fa lo stesso. Il progetto “The Smile Can” nasce per dedicare un attimo di divertimento a chi percepisce la realtà non attraverso gli occhi, ma in altri mille modi diversi». «Le lattine di questa serie speciale non sono state messe in vendita», puntualizzano gli ideatori. «Si tratta, infatti, di un’edizione limitata, creata in omaggio alla celebrazione dei cento anni dalla fondazione dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti e presentata duran-

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te gli appuntamenti organizzati per festeggiare questo importante traguardo». Ci si potrebbe chiedere se il futuro dell’inclusività non sia realizzare prodotti dedicati alle persone con disabilità, ma poi renderli accessibili a tutti, in modo da allargare l’esperienza al maggior numero possibile di fruitori e rendere così i mondi sempre più compenetrati e osmotici. Viene in mente una produzione su larga scala, in cui la scritta in Braille si trovi su tutte le lattine, o anche su altri prodotti di consumo, in modo da permettere anche ai vedenti di sperimentare questa scrittura speciale e, magari, incoraggiare a chiedere l’aiuto di una persona con disabilità visiva per decifrare la scritta misteriosa. «Ci sono diversi aspetti tecnici da tenere in considerazione soprattutto parlando di prodotti che vengono immessi sul mercato», spiegano da Coca-Cola, «tuttavia questa esperienza può sicuramen-

I sorrisi aiutano a raggiungere l’inclusione «Il nostro è un brand da sempre legato al concetto di felicità», dichiarano i responsabili di Coca-Coca. «E da sempre collaboriamo con associazioni che si dedicano a promuovere una società più inclusiva, dove la valorizzazione della diversità possa essere un’importante leva da cui partire per innescare cambiamenti positivi. Con “Special Olympics”, il nostro partner globale da oltre 50 anni, attraverso lo sport valorizziamo le differenti capacità di tutti, in un clima di collaborazione e di scambio continuo. Con “The Smile Can” abbiamo scelto, invece, attraverso il linguaggio immediato e universale della felicità, di sensibilizzare sul tema della disabilità visiva e sull’importanza di diffondere sempre di più il codice Braille. Abbiamo scelto una comunicazione diretta, basata sull’ironia e sulla leggerezza, perché crediamo che condividere con tutti i propri sorrisi sia, senza dubbio, un primo passo verso la vera inclusione».

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te rappresentare un punto di partenza e di riflessione per eventuali sviluppi futuri». Dal punto di vista tecnico si tratta di realizzare in rilievo i puntini che compongono le lettere del Braille sulle lattine già piene, senza minimamente compromettere il contenuto. Di questo passaggio delicato e innovativo si è occupato Antonio Azzalin, un ingegnere astigiano con alle spalle un’esperienza di sperimentazione nel campo delle tecniche per migliorare la vita delle persone con disabilità tanto ampia da essere legate a un vero e proprio progetto pionieristico chiamato “Azzabraille”, per le diffusione della scrittura per non vedenti, e a alla creazione dei neologismi come “braillare” e “braillato”. Ingegner Azzalin, quando è iniziato il suo interesse per le tematiche legate alla disabilità visiva? «Il mio desiderio di creare sistemi che migliorino la vita delle persone con disabilità visiva è nato diversi anni fa, quando un amico tardò ad arrivare a cena a casa mia e spiegò di aver accompagnato un non vedente che aveva mancato la coincidenza di un mezzo pubblico. Elaborai quindi il bastone elettronico, una specie di navigatore a infrarossi chiamato “Pilot-Light”, in grado di raccogliere informazioni dal territorio, come i semafori, gli ostacoli e i blocchi, per poi tradurli in parole grazie da un sintetizza-

Antonio Azzalin ha una vasta esperienza di sperimentazione nel campo delle tecniche per migliorare la vita delle persone con disabilità

tore vocale in grado di guidare attraverso corridoi invisibili la persona non vendente in tutta sicurezza. Questo sistema ebbe successo e venne adottato nelle stazioni delle metropolitane di Parigi, Bruxelles e Londra». Lei ha inventato anche una macchina fotografica per non vedenti. Come funziona? «Un giorno fui contattato dal fotografo ritrattista francese Michel Boisgontier che aveva da poco perso la vista. Progettai con lui il “Photo-Guide”, un apparecchio che, grazie a un radar, riusciva a stabilire la distanza del soggetto e la direzione della luce e che, grazie a una sintesi vocale, riusciva a fornire tutte le informazioni al fotografo: il volume indicava la distanza, mentre la distorsione della voce la messa a fuoco. Fu davvero entusiasmante vedere l’entusiasmo per la fotografia rinascere in Michel. Da lì mi dedicai alla creazione di progetti tattili per rendere accessibili davvero a tutti opere d’arte e monumenti immortali come il Duomo di Firenze. Queste


La Bella Storia iniziative andavano sempre più nella direzione della comunicazione “omniaccessibile”, ovvero dedicata a tutti, con o senza disabilità. Questa è la vera frontiera dell’integrazione». Com’è approdato al progetto di sviluppare nuove soluzioni al fine di rendere il codice Braille più accessibile? «Incontrando persone con disabilità visiva, mi venne spontaneo cercare le soluzioni a problemi sottopostimi e nacque così l’“AzzaBraille”, un progetto volto a trovare modi nuovi per rendere la scrittura in Braille più accessibile a tutti, non solo ai ciechi, ma anche ai vedenti. In quest’ottica ho messo a punto il mio braillografo, ovvero un sistema semplice e portatile che permette ai vedenti di scrivere in Braille pur senza conoscerne le regole o l’alfa-

beto. Con questo strumento è possibile, infatti, “braillare” fogli di carta e anche i biglietti da visita. Sono iniziati man a mano i contatti con diverse aziende in grado di riportare il Braille su carte da gioco tattili, cartoline, etichette del vino e perfino cd musicali». Com’è nata la “Smile Can”? «Quando sono stato contattato da Coca-Cola per celebrare il centenario dell’Uici abbiamo concordato di usare il Braille sulla lattina. Dopo il prototipo abbiamo realizzato una macchina ad hoc in grado di produrre diverse migliaia di esemplari in poco tempo. La media è di 50 lattine al minuto, ma ci sono margini per migliorare questa tempistica, in futuro. Le lattine sono state imbottigliate in Sicilia, ma poi ha provveduto a lavorarle la Lem Stampa Digitale

Guarda il video

di Torino, con un impegno di squadra eccellente che ha permesso di rispettare i tempi, controllare i costi e ottenere una qualità impeccabile. Collaborare con Coca-Cola è stato, per me, davvero un grandissimo orgoglio. Va detto che ho trovato persone capaci e determinate: i tempi a disposizione erano assai stretti, ma ci siamo dati da fare in squadra, anche di notte, e il risultato non può che rendere felici anche noi».

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La Gnca del 2020 a causa dell’emergenza sanitaria si è svolta con una modalità innovativa che ha confermato la voglia degli italiani di essere vicini a tutti i bisognosi. Ce ne parla chi sin dall’inizio, anche come insegnante, ha fatto crescere l’iniziativa

Colletta alimentare

“dematerializzata” e generosità confermata Claudia Coraglia

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E

h sì, la Colletta alimentare ha “Cambiato la forma, ma non la sostanza”, secondo lo slogan che ha accompagnato, soprattutto sui social, il lancio della Giornata nazionale della Colletta alimentare (Gnca). Il Covid-19 poteva fermare un gesto così grande di carità che coinvolge a 360 gradi tutta

Claudia Coraglia, maestra elementare, è stata fra coloro che nella Granda hanno subito abbracciato l’idea lanciata da don Luigi Giussani dopo la creazione dei banchi alimentari, allargando il progetto alle scuole di ogni ordine e grado

Italia? No, ovvio, perché forse mai come quest’anno ne avevamo bisogno. Primo, perché la necessità è aumentata e non poco. Secondo, perché tutti abbiamo bisogno, mai come oggi, di gesti concreti di bene e di bello che riempiano cuore e occhi, certificando che la speranza non deve mancare mai. Il Papa ha detto: «Da una crisi


La Bella Storia

Le immagini di queste pagine propongono una piccola summa della mobilitazione degli studenti di ogni età, purtroppo relativa alle edizioni precedenti della Colletta alimentare, visto che quest’anno il Covid ha impedito ai volontari di stazionare davanti ai supermecati della Granda. Il coinvolgimento dei giovanissimi, anche attraverso l’iniziativa “Donacibo”, è diventato imponente

si esce o migliori o peggiori... dobbiamo scegliere. La solidarietà è la strada per uscirne migliori». Così è iniziata la campagna che invitava tutti a partecipare nei supermercati, acquistando la card presso i totem all’ingresso, oppure on-line. Tutti i soldi raccolti vengono subito convertiti in prodotti alimentari dalle catene di negozi aderenti da distribuire a chi ne ha bisogno attraverso le associazioni che si prendono cura di chi è in difficoltà. E assicuro che sono davvero tanti, ma tanti. La carità è un cuore che vede! Per dar modo di partecipare in massa si è allungato il periodo della donazione, andato dal 21 novembre all’8 dicembre, ma se qualcuno avrà donato dopo l’Immacolata, on-line, è stato comunque ben accetto. Circa 35 anni fa don Luigi Giussani, di ritorno dall’America, chiese a un gruppetto di amici capitanato da Danilo Fossati, titolare della Star, di dar vita ai banchi alimentari al fine di recuperare le eccedenze di cibo. Lo slogan di sempre è “Contro lo spreco, contro la fame”. I banchi si diffusero coinvolgendo industrie alimentari e Cuneo

tanti volontari. La Colletta alimentare approdò in Italia nel 1997, sempre da un’intuizione di don Giussani, il quale sosteneva sarebbe diventato il gesto di carità più grande del Paese e ci ha preso! Il desiderio è di diffondere un gesto che educhi alla condivisione del bisogno, perché quando ci si ferma per aiutare qualcuno in difficoltà, anche solo per fargli attraversare la strada o per raccogliere qualcosa cadutogli a terra, sono gesti di grande umanità che fanno sentire come il bene ci sia e si attui in infinite forme. E poi ci sono le opere che lavorano in tal senso costantemente e a ogni livello. La Gnca oggi tocca tutta la penisola e ogni anno cresce

coinvolgendo, ed è la cosa che affascina, tantissime persone di credo, nazionalità, occupazione, stati sociali diversi. Quando il cuore si muove ha un solo colore e un unico battito: in questi anni ha battuto davvero tanto e forte. A un certo punto alcuni di noi coinvolti fin dall’inizio con l’organizzazione della colletta

Quest’anno si è optato per la proposta di una card da acquistare on-line. All’iniziativa non è mancato l’appoggio concreto di Confinsutria Cuneo 75


La Bella Storia

Anche Confindustria Cuneo ha aderito alla Gnca 2020, con il coordinamento di Paolo Clot, amministratore delegato della Roboplast di Vignolo, ritratto nella fotofrafia in alto con la maglia rossa, accanto a mons. Piero Delbosco, vescovo di Cuneo e Fossano, e i suoi collaboratori. Le aziende associate che hanno contribuito, donando i propri prodotti, sono state: Acque Minerali srl di Roccaforte Mondovì, Balocco spa di Fossano, Maina Panettoni spa di Fossano, Nutkao srl di Govone, Fonti di Vinadio spa di Vinadio, Ferrero Commerciale Italia srl di Alba, Azienda Agrimontana spa di Borgo San Dalmazzo, Delizie Bakery srl di Alba, Far soc. agr. coop. di Rossana, Marchisio Giovanni srl di Montà d’Alba, Life spa di Sommariva Perno, Alba Formaggi di Alba, Brizio srl di Venasca e Golosità dal 1885 spa di Gallo Grinzane. Da parte sua, Confindustria Cuneo ha optato per una donazione in denaro.

hanno avuto il desiderio di diffondere l’aspetto educativo della Gnca nelle scuole. Così è nato il progetto “FormicAmica”, geniale idea di don Angelo e di Elisa. Usando il simbolo del Banco alimentare, la formichina (animaletto che solleva 300 volte il suo peso), si sono creati fiabe e racconti trasformati negli anni in libri con le storie di Neretta, dvd con i suoi cartoni animati e cd con le canzoni con lei protagonista. E poi balletti e galà, senza dimenticare video e presentazioni per gli studenti delle superiori. Tut-

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to ciò per incontrare gli alunni di ogni ordine e grado attuando le modalità più confacenti e opportune in base all’età. Migliaia di allievi e docenti sono stati coinvolti in Piemonte. Poi, a livello nazionale, è partito il progetto “Donacibo” facendo ciò che faceva “FormicAmica”: incontrare i giovani a scuola per parlare della Colletta alimentare, di come è nata, del grande gesto educativo che

rappresenta, e poi invitarli, a marzo, a organizzarla, invece che nei supermercati, nei loro istituti per far sperimentare con un gesto fisico, oltre alle parole, la vera solidarietà. Negli ultimi dieci anni all’interno del progetto “Donacibo” abbiamo iniziato a invitare i ragazzi delle superiori e delle medie (io porto anche i miei alunni della primaria) a partecipare alla Colletta alimentare nei supermercati. Sino al 2019 ci siamo trovati, l’ultimo sabato di novembre, a gestire, nella sola zona di Bra-Alba, più di 800 ragazzi che hanno affiancato gli altri numerosi volontari. Tutti stupendi, anche commoventi: attenti, seri, diligenti e con un cuore immenso. Certo, si divertono anche, e uso il tempo al presente perché dall’anno prossimo deve tornare l’appuntamento in persona, ma tutti rientrano a casa, dopo il turno come volontari, con il sorriso grande di quando hai il cuore lieto, contento, per essere stato partecipe a una cosa bella, vera, giusta, con la consapevolezza di aver fatto del bene a qualcuno, ma anche a se stessi.

100.000 pasti per Natale Le Fattorie Osella di Caramagna Piemonte da tempo collaborano con il Banco alimentare, il cui referente per la Granda è Silvio Vola, con vera generosità, facendo la propria parte nella lotta all’emergenza sociale. Oltre al sostegno garantito durante tutto l’anno con la consegna periodica gratuita di prodotti, in vista delle festività l’amministratore delegato, Simone Cucinotta, ha annunciato che il caseificio ha deciso di donare i propri formaggi per un equivalente di centomila pasti. In provincia di Cuneo le aziende che “riforniscono” il Banco sono 22 e lo stesso fanno 71 punti vendita della grande e media distribuzione.


Un partecipato momento di autentica umanità che ci fa tutti più veri e che, pur con il successo ottenuto nel 2020, è auspicabile torni presto “in persona”! Quest’anno la riunione per ripartire con l’organizzazione e fare il punto della situazione non si è potuta organizzare in presenza. Sembrava quasi un di meno doverla tenere in video. Ma... Eravamo collegati in 74 (in presenza, mai così tanti!) che hanno preferito alla tv la connessione alla riunione sulla

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Cuneo

colletta. Sono stati condivisi i video creati dalle scuole superiori da diffondere sui social per promuovere la Gnca. Anche attraverso un video passa il cuore, anche attraverso lo schermo di un cellulare passa la sostanza, anche attraverso un telecamera che non funziona bene passa il significato, anche attraverso una clip che fatica a partire, che prima non si sente e poi non si vede, passano il cuore e la serietà che ci mettiamo tutti per fare di questi due gesti: la Colletta alimentare e il Donacibo. Ormai entrambi, a livello nazionale, sono un momento di crescita, un momento di autentica umanità che ci fa tutti più veri. E, passato il Covid, l’anno prossimo ci si rivede tutti!

Il grazie di Neretta Neretta, “testimonial” di “FormicAmica” in particolare per l’area Alba-Bra, esprime gratitudine per le ditte: Edilrem, Termosanitaria, Autotrasporti Genta, Battaglino, Germanetti, Granda Zuccheri, Granda Itinera, Ghiotto Galfrè, Olicar, Europneus, Roboplast, Dogliani Vini, Bodrero Giuseppe e Corno Pallets. E inoltre segnala la consolidata e generosa collaborazione del Comune di Saluzzo e di numerose altre Amministrazioni civiche, nonché dei volontari dei gruppi comunali di Protezione civile, della Croce rossa italiana, degli Alpini, nonché della Misericordia di Alba.

Guarda il video

18/02/2020 15:14:18

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La Bella Storia

Proposte formative per festività di crescita

Dài, a Natale siamo... positivi Lo studio di ricerca e formazione “Eclectica” ha sede a Torino, in via Silvio Pellico 1, e risponde al numero telefonico 011-4361505. Maggiori informazioni si possono reperire sul sito internet www.eclectica.it

Un worshop di “scienza della felicità” e sei “pillole” formative su alcuni aspetti chiave del benessere sul posto di lavoro: ecco cosa ha in serbo “Eclectica”

U

Elena Bottini

na bella “provocazione” natalizia arriva dall’istituto di ricerca e formazione “Eclettica” di Torino che spiega: «Mai come in questi mesi la parola “positivo” genera ansia, angoscia e paura per il futuro. E sembra in contraddizione con lo sguardo di speranza e rinascita che contraddistingue il Natale. Eppure il significato della parola richiama a qualcosa di buono, che ha fondamento e su cui

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abbiamo potere: non a caso, deriva dal participio passato latino di “ponere” che vuole dire anche fabbricare. Per tornare a pensare positivo e per rinforzare il sistema immunitario emozionale, ecco un catalogo natalizio di “regali formativi” rivolto alle aziende e alle organizzazioni. Vuole essere un’idea nuova di prendersi cura di chi, nonostante le difficoltà e l’incertezza, è andato avanti e ha cercato di dare il meglio. Crediamo che, davvero, quest’anno valga la pena prendere in considerazione una scelta diversa: a Natale, perché non offrire in dono ai collaboratori un momento formativo, uno stimolo a evolvere e un momento di condivisione?». Le proposte comprendono: un workshop di “scienza della felicità” per massimo trenta dipendenti a sessione di 90 minuti e sei “pillole di benessere” di 45 minuti l’una, im-

perniate sui seguenti argomenti: “Tecniche di rilassamento”, “Gestione dello stress”, “Intelligenza emotiva”, “Allenamento motivazionale”, “Genitorialità e lavoro” e “Proteggere e proteggersi”. Le prime quattro sono rivolte a massimo 25 dipendenti, le altre non hanno limiti. È possibile comporre il proprio pacchetto regalo scegliendo di combinare a piacimento le varie proposte, tenendo conto solo del numero massimo previsto per ciascuna sessione, che rappresenta l’unico vincolo. «Questo vincolo», chiariscono a “Eclectica”, «è ciò che ci permette di fare formazione come piace a noi: amiamo il confronto diretto, la sperimentazione, lo scambio e la conduzione partecipata degli interventi formativi. In questo periodo, in cui non è sempre possibile lavorare in presenza, sappiamo adattare il nostro metodo di lavoro alle sessioni di gruppo in videoconferenza, in cui proponiamo sempre un’alternanza di docenti. Questo ci consente di offrire una varietà di voci e di approcci e ci permette di alternare momenti di “aula” a momenti di “palestra”, anche virtuale». E allora... siamo positivi!


La Bella Storia

NERINA

ambasciatrice di musica e di vita

Davanti alle telecamere di “Tú sí que vales”, su Canale 5, si è esibita al pianoforte suonando Mozart e Brahms e ha portato tutti gli spettatori con sé nelle case di riposo

N

Devis Rosso

on ha vinto, ma ha conquistato tutti con il suo sorriso. La storia di Nerina Peroni è quella di un’arzilla nonnina di 81 anni a cui sono bastati pochi minuti per travolgere, con la musica e le parole, una platea televisiva di milioni di spettatori. Nerina non cercava notorietà, né allori, voleva solo rendere pubblico un messaggio. Sul palco di “Tú sí que vales”, la trasmissione di Canale 5 in cui, davanti ai giudici Maria De Filippi, Gerry Scotti, Teo MamCuneo

muccari, Rudy Zerbi e Sabrina Ferilli, si è esibita al pianoforte suonando Mozart e Brahms, ha portato tutti con sé nelle case di riposo: «Si parla molto in questo periodo dei ricoveri per anziani», ha detto senza peli sulla lingua. «Ma non sono quel brutto posto che viene descritto. Alla “Chianoc” di Savigliano io ho ritrovato la vita; non è

Ospite della “Chianoc” di Savigliano, l’81enne pianista che ha suonato con Ivan (che l’ha accompagnata in tv) e Natascia Chiarlo quando erano bimbi ha “bucato” il video

vero che in casa di riposo si va per morire. Mi sento a casa, ho tanti amici con cui parlare e il personale ci segue con affetto. Ma quello che mi preme evidenziare è lo spirito che si respira nella residenza per anziani. C’è vita ed è un luogo che può essere molto bello». La storia di Nerina Peroni è un romanzo: di famiglia torinese, aveva conosciuto la famiglia Chiarlo oltre cinquant’anni fa. Suo marito era amico di Sergio Chiarlo, direttore del coro “Milanollo” di Savigliano. Quando Nerina ha conosciuto i figli di Sergio,

Ivan e Natascia, oggi celebri per l’attività musicale e per le tante iniziative realizzate sul palco dell’Anfiteatro dell’anima di Cervere, loro erano in età prescolare. Però già allora si capiva che sarebbero diventati appassionati artisti musicali. Vally Peroni, sorella di Nerina,

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La Bella Storia

Guarda il video

L’esibizione di Nerina Peroni a “Tú sí que vales”, trasmissione di cui ha raggiunto la finalissima. Al pianoforte l’ha affiancata Ivan Chiarlo che, come la sorella Natascia, la conosce fin da piccolo

ha insegnato loro a suonare, ac-

pianola», racconta Nerina. «Ho

compagnandoli fino al diploma

posato le dita sulla tastiera e

al Conservatorio.

tutto è venuto naturale, spon-

E spesso suonavano anche con

taneo. Quella notte non sono

Nerina, che era accompagnatri-

riuscita a prendere sonno, tanta

ce al pianoforte.

è stata l’emozione».

Nerina ha suonato sui palchi

Uno strano scherzo del destino.

più importanti di mezza Euro-

Era da oltre vent’anni che Neri-

pa, ma un improvviso malore

na non toccava un pianoforte,

l’aveva costretta a interrompere

ma, da allora, ha ripreso a suo-

la carriera. Lasciata l’attività, si

nare praticamente ogni giorno.

era trasferita di casa, dovendo

«Già prima era un vulcano di

rinunciare, per motivi di spazio,

vita e di allegria», racconta

ai suoi pianoforti: «Dovevo sce-

la caposala. «Da quando ha

gliere», ha raccontato a Maria

ripreso a suonare, allieta tutta

De Filippi, «tra l’armadio e il

la casa di riposo con la sua

pianoforte, e ho scelto l’arma-

musica. È semplicemente fanta-

dio. Ma non me ne sono pentita,

stica».

è la vita. Non avrei mai pensato

Dai brani per i momenti di alle-

di ricominciare a suonare».

gria nella residenza savigliane-

Invece accade che alla “Chia-

se, alla prima uscita pubblica su

noc”, la residenza per anziani

un vero palco il passo è breve.

dove risiede da un po’ di tem-

Nerina Peroni viene invitata

po, la caposala Clemy Chiarlo,

proprio dai Chiarlo a suonare

cugina di Ivan e Natascia, la

sul palco dell’“Anima festival”

riconosca.

di Cervere, la scorsa estate.

«Abbiamo iniziato a chiacchie-

Lei si presenta e si esibisce in

rare, poi mi ha portato una

modo naturale, come se non

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Cuneo

avesse mai smesso di calcare il palcoscenico. E la stessa cosa ha fatto davanti alle telecamere di “Tú sí que vales”, interpretando la “Marcia turca” di Mozart e, in finale, la “Danza ungherese” di Brahms, a quattro mani con Ivan Chiarlo. Nel frattempo, a Savigliano, alla “Chianoc”, dove tutti facevano il tifo per lei, è arrivato anche un pianoforte vero, dono di Andrea Castello, direttore di “Vicenza in lirica”. Il maestro veneto ha fatto recapitare nella struttura un pianoforte verticale Yamaha. Penserà lui a pagarne il canone d’affitto fino a quando lo strumento sarà utilizzato in casa di riposo e fino a quando Nerina avrà voglia di suonare. «È la forza della musica», ha commentato Nerina quando ha ricevuto il dono. «Sono felice che il mio messaggio sia stato recepito da molte persone. Volevo portare allegria e un po’ di felicità, e ci sono riuscita. Ciò che mi rende felice, è l’aver trasmesso un messaggio positivo, sia per quel che riguarda la musica, sia per quel che riguarda la casa di riposo. Qui alla “Chianoc” sono in mezzo a persone meravigliose, che mi fanno vivere e divertire ogni giorno».

Nerina mentre si esercita alla testiera nel salone della casa di riposo “Chianoc” di Savigliano di cui è ospite


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al 3 al 13 dicembre, presso l’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno, una qualificata delegazione medica israeliana è stata impegnata soprattutto nelle attività svolte presso il pronto soccorso e il reparto Covid. I sette medici e i dodici infermieri, che hanno lavorato gratis, sono operativi presso lo Sheba Medical Center di Ramat Gan, nel distretto di Tel Aviv: è il più grande ospedale d’Israele, reputato tra i migliori al mondo e che cura ogni anno un

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Sette medici e dodici infermieri impegnati nell’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” milione di pazienti. Alla cerimonia di benvenuto, a cui si riferiscono le foto, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, affiancato dall’assessore alla sanità, Luigi Icardi, e l’ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, hanno ricordato il rapporto di amicizia tra i due popoli. Ad accogliere gli amici israeliani c’erano anche i sindaci e i vertici dell’Asl Cn2 e della fondazione “Nuovo ospedale Alba-Bra” Onlus presieduta da Bruno Ceretto. La missione è stata possibile grazie alla collaborazione della Regione e della Maxiemergenza 118 con l’ambasciatore Eydar che ha fatto da


Fotonotizia

Guarda il video

La fondazione “Nuovo ospedale Alba-Bra” Onlus rafforza l’impegno a fianco del personale dell’Asl Cn2 nella lotta al Covid-19. Sono stati consegnati ai medici dell’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” quindici fonendoscopi digitali Thinklabs One, aggiuntisi ai cinque donati ad aprile. Con il Qr Code, il filmato che ne parla

tramite con il Ministero della sanità di Israele. La cooperazione tra esperti piemontesi e israeliani iniziò nel 2019 in Mozambico, dove la Maxiemergenza 118 regionale installò, gestì e donò un ospedale da campo in una zona colpita da un violento ciclone. L’assessore Icardi ha consegnato alla delegazione israeliana una targa ricordo di quell’esperienza di autentica solidarietà.

Cuneo

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Tailored Advanced Logistics


RAICAM

consolida la propria forza Un’eccellenza dell’automotive a Mondovì

T

Alberto Prieri

avoli e sedie della mensa sono così nuovi che quasi si ha paura di sporcarli. Dalle vetrate si vede Mondovì Piazza imbiancata dalla prima neve e non pare di essere in uno stabilimento industriale. Forse perché nella sede di Raicam, in via Genova 40, è tutto nuovo, non solo la mensa. In realtà, la vicenda che ha portato alla realizzazione di questo

insediamento produttivo è piuttosto lunga. Inizia circa tre anni fa, quando il Gruppo Valeo è costretto a cedere la linea di prodotto degli attuatori idraulici, per poter procedere con l’acquisizione di Fte, società competitor su quella linea di prodotto. L’autorità Antitrust interviene al fine di evitare una sorta di “duopolio” e invita Valeo a cercare un terzo competitor cui cedere il ramo d’azienda. Ad acquistarlo è proprio Raicam, impresa fondata nel 1982 da Nicola Di Sipio (attuale presidente) a Manoppello Scalo, vicino a Pescara. Quella che era nata come piccola officina meccanica per la produzione di freni conferma, con quest’ultima operazione, la dimensione internazionale e consolida il ruolo da protagonista nel comparto automotive. L’acquisizione della divisione attuatori idraulici di Valeo si perfeziona nel 2018, ma è solo l’ultima

Bello e Ben Fatto delle operazioni fondamentali per la crescita del brand, iniziata con l’acquisto della Permafuse a Torino nel 1995 e proseguita nel 2005, quando venne inglobata la Automotive Products. Il cambio di proprietà ha fatto sì che le quasi 200 persone dedicate ai componenti idraulici passassero a Raicam che ha potuto contare, quindi, non solo sulle linee produttive, ma

Il personale del moderno stabilimento appena avviato di via Genova 40 è stato integrato con l’assunzione di venti ulteriori risorse

La nuova sede di Raicam in una foto di Valerio Giraudo. L’immagine aerea è opera di John Aimo

Cuneo

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Metà dell’organico è composto da donne, anche in produzione: la precisione è tipica del personale femminile

soprattutto su personale già formato e qualificato. «L’operazione ha avuto anche effetti positivi sull’occupazione», spiega Maria Elena Fechino, responsabile delle risorse umane, «perché Raicam, per rendersi da subito del tutto autonoma, ha integrato nel proprio organico, in tempi brevissimi, ulteriori venti nuove risorse, altamente qualificate, nelle varie funzioni aziendali. Paradossalmente, continuando l’attività ancora nel vecchio stabilimento, ex colleghi sono diventati improvvisamente concorrenti, ma questo non ha intaccato i rapporti umani, anzi ha stimolato a dare il meglio e a gestire nel migliore dei modi un passaggio niente affatto

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semplice». Intanto l’esigenza di avere uno spazio indipendente, funzionale e idoneo a ospitare la nuova sede è emersa con sempre maggior urgenza. L’ipotesi trapelata di un trasferimento a Carrù, dove era stato individuato un fabbricato potenzialmente adatto, è stata scartata dalla proprietà non appena ha intuito qualche malumore generale. «Così, con la consueta volontà di mettere le risorse umane al centro e di non rischiare di perdere le competenze in cui l’azienda crede fortemente, si è trovata un’altra soluzione, grazie anche al supporto che ci ha offerto il Comune di Mondovì», sottolinea Andrea Blengino, direttore generale dello stabilimento monregalese. «Così, a pochi metri dalla nostra precedente “casa”, è stato individuato il terreno sul quale è partita la costruzione dell’attuale stabilimento che si estende su circa 10 mila metri quadrati coperti, all’interno dei quali sono state trasferite le linee produttive, oltre all’allestimento degli uffici e degli altri reparti». La realizzazione dell’insediamento ha coinvolto imprese, artigiani e professionisti del territorio, con un impatto positivo sull’indotto, ed è stata possibile grazie all’impegno di tante persone che, insieme alle attività ordinarie, sono riuscite a dedicare altrettanta energia e professionalità nel trasformare, nel giro di un anno, un terreno in uno stabilimento industriale perfettamente funzionante da subito, senza intoppi e nel bel mezzo di una pandemia mondiale. È stato un lavoro di squadra a tutti i livelli: dalla flessibilità degli operatori di linea, all’impegno, all’inventiva e allo scrupolo di tutti i protagonisti nelle varie funzioni aziendali, al supporto della parte sindacale e alla professionalità del team che aveva già guidato il passaggio da Valeo a Raicam, seppur nello stesso plant. Lo spirito di collaborazione è rivolto anche alle realtà locali, fa parte di una strategia che Raicam proseguirà, anche attraverso partnership con le scuole. «Collaboriamo con il Politecnico di Torino e siamo felici della riapertura della sede di Mondovi, cosi come partecipiamo, grazie a presentazioni, visite in stabilimento e stage formativi, alla vita dei principali istituti superiori del Monregalese e dell’intera provincia», conferma Blengino. «Crediamo in questo rapporto di partnership, conosciamo la preparazione degli studenti di questi istituti e università e ospitiamo volentieri anche laureandi che stanno realizzando la tesi perché, in genere, sono progetti vincenti che portano poi all’integrazione definitiva della risorsa

in azienda». Non a caso, dopo l’acquisizione da parte di Raicam, sono stati assunti ingegneri che lavorano nel reparto di ricerca e sviluppo del nuovo stabilimento. Se fino a pochi anni fa erano tutti specializzati in meccanica, ora è in aumento il numero di ingegneri elettronici, visto che la mobilità elettrica e sostenibile non è solo più una chimera, ma una prospettiva industriale reale, sulla qualche anche Raicam ha iniziato a investire. Lo chiedono i clienti, vale a dire i maggiori costruttori mondiali di auto. Tra questi, Renault e Psa (gruppo che produce i marchi Citroën, Peugeot, Opel e Ds, in corso di fusione con Fca) sono i maggiori acquirenti di prodotti Raicam. Ancora il direttore Blengino: «Le commesse sono sempre più orientate verso sistemi integrati, invece di singoli componenti, così le case automobilistiche puntano a ridurre il numero di fornitori e a otti-

La decisa volontà di mettere le risorse umane al centro ha fatto optare per la scelta di avviare la costruzione della sede produttiva sempre in città


Bello e Ben Fatto mizzare i costi. In questo senso, l’acquisizione della divisione attuatori idraulici di Valeo ha garantito a Raicam una carta in più da giocare sul mercato mondiale dell’indotto automotive». E, di fatto, ha creato un nuovo quartier generale per questo tipo di produzione, visto che a Mondovì c’è il “cervello” che guida anche gli stabilimenti in Turchia, India e Cina. È un coordinamento necessario, tenuto conto del fatto che i margini sono sempre più risicati e che il 2020, con la pandemia in atto, ha portato una forte riduzione dei volumi. Il primo semestre dell’anno è stato il più negativo e molti componentisti, Raicam compresa, sono stati costretti a chiudere gli stabilimenti tra marzo e aprile. La ripresa, però, è arrivata forte ad agosto e ha imposto ritmi elevati. L’azienda ha saputo

affrontare questo cambio repentino: nonostante la dimensione multinazionale, ha mantenuto la flessibilità di un’impresa di dimensioni minori, capace di adattarsi con la massima velocità al mutare delle condizioni economiche generali. «Nel nostro caso, seppure l’emergenza Covid abbia praticamente azzerato i ricavi nei due mesi più difficili, le spese fisse non sono diminuite, inoltre sono proseguiti i forti investimenti programmati per la costruzione del nuovo stabilimento», conferma Blengino. «Da fine estate abbiamo registrato un volume di ordinativi inaspettato e, per evadere tutte le richieste, abbiamo dovuto integrare molti operatori sulle linee produttive e al confezionamento». «Tra questi, ci sono molte donne», conclude la Responsabile delle risorse umane. «Mi piace

Nella pagina a fianco: Maria Elena Fechino, responsabile delle risorse umane, e Andrea Blengino, direttore generale della Raicam

sottolineare come circa la metà dell’organico sia composto da donne, anche in produzione. I nostri sistemi sono assemblati usando elementi molto piccoli per i quali serve massima precisione, dote spesso appannaggio del personale femminile». Per andare incontro alle loro esigenze, e a quelle di tutto il personale, Raicam ha messo in campo diverse misure di welfare aziendale, tra cui l’attivazione di parecchi contratti part-time, ideali per tante mamme. E anche quelle che potrebbero andare a casa, a volte sono tentate di fermarsi a pranzo nella nuova mensa e guardare la neve imbiancare Mondovì Piazza.

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Nuova sede per Bios Management

Crescere per aiutare a crescere

nell’iniziativa imprenditoriale messa in cantiere», spiega con un sorriso Fabio Ghi, Ceo di Bios Management che rappresenta la nuova generazione di quell’imprenditoria cuneese e albese che è riuscita ad affermarsi nel mondo mantenendo ben salde le proprie radici. Ogni socio porta in azienda un’anima, Fabio è l’appassionato del mondo digitale e dei dati, elemento che diventerà centrale per la Bios (acronimo di Business intelligence outsourcing) Management. Bios si specializza, infatti, nella consulenza nel campo della direzione e organizzazione aziendale e dei sistemi di performance e business intelligence: «Il nostro obiettivo è far crescere aziende che hanno buone performance: è una sfida molto più

A destra: Fabio Ghi, Ceo di Bios Management, esponente della nuova generazione di quell’imprenditoria cuneese e albese che è riuscita ad affermarsi nel mondo, non dimenticando di mantenere ben salde le proprie radici

T

Marcello Pasquero ante volte abbiamo sentito raccontare storie di marchi nati in un garage, da Ama-

zon a Google, fino a Zara o, per venire al nostro territorio, Tcn/ Bianco. Nel caso della Bios Management lo spazio in questione, un piccolo bilocale in strada Rorine nel quartiere Piave, ad Alba, era sono un briciolo meno angusto di un garage, ma la storia che ha portato questa azienda a inaugurare, in piena emergenza Covid, una nuova sede a Cinzano di Santa Vitto-

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ria d’Alba, con un fatturato che nel 2020 crescerà di oltre il 10%, con venti nuove assunzioni, rimane di quelle che meritano di essere raccontate. Una storia che parte dall’idea di tre amici tra il 2004 e il 2005: «Arrivavamo da realtà diverse, io lavoravo per una multinazionale, avevo un impiego sicuro, a Milano. Ricordo che, quando dissi a mio padre che mi sarei voluto licenziare per inseguire quello che allora era poco più di un sogno, mi chiese se fossi impazzito. Per fortuna mio fratello Paolo, con una carriera da Cfo alle spalle, mi ha subito appoggiato, credendo ciecamente

L’azienda nata ad Alba oggi è al top, non solo in campo nazionale, nella consulenza nel settore della direzione e organizzazione aziendale e dei sistemi di performance e business intelligence


Bello e Ben Fatto In contemporanea con l’inaugurazione degli ampi locali di Cinzano, sono state effettuate nuove assunzioni (ben venti nel corso dell’anno) complessa rispetto al lavorare per imprese in crisi o in ristrutturazione. Quando si lavora con aziende molto virtuose è più difficile farle crescere, diventa un lavoro di fino, sui dettagli, e quando arrivano i risultati la soddisfazione è molta», precisa Fabio Ghi. «Faccio un esempio legato a un’azienda con cui lavoriamo, Iren, società quotata in Borsa. L’Amministratore delegato ci ha chiesto di migliorare il monitoraggio sull’avanzamento del piano industriale. Stiamo lavorando, inoltre, con importanti dealer e banche piemontesi. Quello che facciamo è monitorare le performance delle filiali, valutare gli obiettivi e studiare le strategie. Condividiamo con l’azienda un piano di sviluppo, cercando di migliorare i processi, di renderli più virtuosi e di andare a correggere gli aspetti che non generano particolare valore». La crescita è costante. Nel 2011 la Bios Management apre una filiale a Torino, nel 2015 a Milano, Roma e Barcellona. La società inizia a lavorare, in Spagna, con marchi come Coca-Cola e Bo Frost e il fatturato cresce del 300%. Seguono le aperture di Lugano e Londra con in vista l’inaugurazione della sede di Madrid, prevista nel 2021. «Questa vivacità sui mercati

Cuneo

esteri ha accresciuto il know-how dell’azienda, ma non l’ha sradicata da Alba, dalle Langhe e dal Roero, qui rimane il nostro cuore pulsante e qui abbiamo deciso di aprire la nuova sede, a Cinzano, con vista sulle nostre splendide colline», commenta Ghi con non celato orgoglio. A Santa Vittoria d’Alba l’azienda potrà continuare a crescere e a fare occupazione: «Nei giorni scorsi abbiamo operato cinque nuove assunzioni e ora la Bios Management ha 71 collaboratori a tempo pieno, con l’obiettivo di arrivare a raddoppiare questo numero entro tre anni. Quello che abbiamo voluto fin dall’inizio è che Bios Management divenisse una vetrina di cervelli. Le ultime cinque assunzioni sono state un fisico, un matematico, due ingegneri gestionali e un economista, professionalità molto diverse che sapranno portare un valore aggiunto nella nostra azienda». I “fornitori di cervelli” per Bios Management sono prima di tutto le Facoltà di economia e matematica a Torino e il Politecnico: «In azienda abbiamo realizzato un’academy per aiutare la crescita di questi cervelli. L’età media dei collaboratori è di 33 anni perché gli ingressi sono frequenti, questo farebbe pensare che la Bios ricerchi solo giovani da inserire, ma non è così, andiamo dai neolaureati di 23 anni fino a collaboratori ultra cinquantenni per un giusto mix di intraprendenza ed esperienza che pensiamo sia fondamentale per crescere, nonostante l’emergenza Coronavirus», precisa il Ceo Fabio Ghi. Sì, perché l’emergenza sanitaria ha costretto a rivedere le stime di crescita: «La crisi vissuta nel 2020 è innegabile, avevamo previsto una crescita del 30%, cresceremo del 10% con un fatturato vicino ai 5 milioni di euro. Durante la prima ondata da marzo a maggio non nego di avere avuto il timore di ripercussioni pesanti, ma siamo ripartiti e, come spesso accade, nei momenti più difficili emergono idee e stimoli per migliorare. A fianco di alcuni “stop” registriamo dei “go” inaspettati, da parte di aziende che hanno capito quanto sia importante cambiare visione in un periodo come questo per continuare a crescere. Mai come oggi le aziende hanno bisogno di rivedere le strategie e le priorità e noi siamo pronti a sostenerle». Il Coronavirus, per rimanere al gergo delle gare automobilistiche, secondo il Ceo di Bios Management, per molte aziende potrebbe rivelarsi come una sosta ai box per cambiare le gomme, aggiustare i settaggi e ripartire alla ricerca del giro veloce: «Dopo la pioggia esce sempre il sole. Nel

nostro piccolo abbiamo voluto lanciare un segnale continuando con le assunzioni e aprendo una nuova sede. Dobbiamo rimanere ottimisti, il nostro territorio, la provincia di Cuneo, ha saputo farsi conoscere nel mondo con le idee, con la sobrietà, con quella capacità di non fare mai il passo più lungo della gamba, ma di fare sempre il passo giusto per andare avanti e migliorare ogni giorno. Siamo stati capaci di non vivere di rendita, basti pensare che di recente abbiamo ottenuto un importante incarico da un’azienda svizzera superando competitor elvetici e tedeschi. Penso che, senza la vitalità del tessuto industriale albese e cuneese, difficilmente Bios Management sarebbe arrivata a posizionarsi dov’è oggi. Alba per tutto il 2021 sarà capitale italiana della cultura d’impresa non per caso», conclude Fabio Ghi.

Per il 2021 è in programma l’inaugurazione della sede di Madrid di Bios Management

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Da quasi mezzo secolo la storica azienda della metalmeccanica italiana, fondata a Torino da Bruno Marco Manassero, opera nello stabilimento di viale Rimembranze, a Bra. Il punto di forza è il saper sempre adattare il proprio modello di impresa al mutamento dei tempi e delle dinamiche

110°

Cristina Borgogno

O

ltre un secolo di storia per un’azienda che si mantiene giovane e dinamica. E che, dopo aver accompagnato l’Italia nello sviluppo e nel consolidamento

industriale e contribuito in particolare all’affermazione del polo torinese e piemontese, ha sempre saputo stare al passo con i tempi. Questo è il segreto del fare impresa per la Fimet (Fabbrica Italiana Motori Elettrici Torino), fondata nella città della Mole nel 1910 e diventata, a partire dagli anni Settanta, patrimonio dell’industria cuneese. In questo 2020 compie 110 anni di attività, di cui quasi 50 nello stabilimento di viale Rimembranze a Bra, dove si trova la sede della storica metalmeccanica italiana. Da sempre di proprietà della stessa famiglia, la

Fimet è guidata dalla quarta generazione, con i fratelli Stefano e Paolo Manassero che, con affiatamento e complementarietà, si occupano di tutti gli aspetti gestionali. «L’azienda è nata a Torino, in via Maddalene, con nostro bisnonno Bruno Marco in un’epoca di fermento e cambiamento», spiega Stefano Manassero, ad della Fimet. «Lo stabilimento fu bombardato durante la seconda

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FIMET dove dal 1910

i motori elettrici si fanno su misura

Anniversari lità”», dice ancora Manassero. «Ciò che ci contraddistingue dalla più tipica produzione in serie del procedimento industriale è il modo di lavorare “tailor made”, quindi “sartoriale”, sfruttando l’esperienza, le maestranze e lo stabilimento che abbiamo alle spalle per adattarci in modo continuo alle richieste e alle esigenze dei clienti, oltre che alle sfide che ci si presentano. Qualsiasi richiesta viene analizzata e

Un notevole know-how tecnologico, di progetto e di produzione ne costituisce il patrimonio principale Sotto: i fratelli Stefano guerra mondiale. Poi, nei pri(a sinistra) e Paolo mi anni Settanta, nostro nonManassero, la quarta no decise di spostare la sede a generazione familiare alla guida della Fimet Bra. Gli subentrò nostro padre, in un primo momento affiancato da suo fratello, e oggi tocca a mio fratello Paolo e a me. Con una storia così lunga, la nostra realtà, come tante altre del resto, ha attraversato cambiamenti importanti che hanno riguardato il mondo dell’industria e le richieste del mercato. Quindi il nostro compito è sempre stato quello di adattare il modello di impresa ai tempi e alle dinamiche». Specializzata soprattutto nella produzione di motori elettrici asincroni trifase e riduttori di potenza, l’azienda braidese ha sviluppato un notevole know-how tecnologico, di progetto e di produzione. La vision aziendale è da sempre quella di ricercare soluzioni capaci di garantire, per qualità dei materiali, cura progettuale e soprattutto durata nel tempo, affidabilità e professionalità in ogni progetto pensato e ogni prodotto realizzato. «La nostra parola d’ordine è da sempre “flessibi-

Cuneo

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Anniversari La “vision” da sempre è quella di ricercare soluzioni capaci di garantire affidabilità e professionalità in ogni progetto pensato e in ogni prodotto realizzato

motore elettrico è in espansio-

fusione, lavorazione ghise, lavorazione alberame,

ne e offre grandi possibilità,

impregnazione, assemblaggio, sala prove), fino

soprattutto andando a cercare

alla consegna del prodotto finito al cliente.

spazi di nicchia», spiega ancora

Per questi motivi l’azienda affianca idealmente le

il nostro interlocutore. «Noi ci

proprie produzioni all’arte italiana che da sem-

siamo fatti le ossa nel settore

pre è il più grande contributo che l’Italia vanta

dell’acciaio e poi abbiamo spaziato dai motori per le talpe per tunnel a nuovi generatori idrici ed eolici e soluzioni personalizzate per l’industria alimentare.

nel mondo intero. Una ventina gli addetti lavorano in Fimet, azienda che registra circa 3 milioni di fatturato l’anno, di cui il 90% realizzato nello stabilimento brai-

Grazie alla linea di produzione interna del nostro grande

studiata nel dettaglio per dar

stabilimento, siamo in grado di

vita a progetti che creino valore

garantire standard di produzio-

e generino soluzioni puntuali.

ne, forniture veloci e prodotti

È come fare un abito su misura,

che fanno del “Made in Italy”,

fornendo un prodotto indu-

inteso come mix di resistenza,

striale, ma customizzato per

tecnologia, esperienza e ma-

ogni cliente».

teriali di alta qualità, uno dei

A ciascuno, quindi, il suo moto-

principali tratti distintivi».

re, attraverso la realizzazione di

Infatti tra i maggiori punti di

sistemi tecnologici in grado di

forza della Fimet c’è la comple-

rispondere in maniera precisa e

tezza di un processo produttivo

puntuale. In un presente, e so-

al 100% in Italia che inizia dalla

prattutto un futuro, che guarda

progettazione e prosegue per

all’elettrico.

tutte le fasi della lavorazione

«Oggi il mercato mondiale del

(tranciatura lamierini, presso-

FIMET SEZIONE

MECCANICA

PRODOTTI

MOTORI RAFFREDDATI AD ACQUA, GENERATORI, MOTORI IE2-IE3-IE4 FINO AI 1.000 KW, RIDUTTORI, INVERTER...

SEDE

BRA

DIPENDENTI

18

FATTURATO

3 MILIONI DI EURO

dese. «In questo senso siamo un’azienda un po’ «Il mercato del motore elettrico a livello mondiale è in espansione e offre grandi possibilità, soprattutto andando a cercare spazi di nicchia», riferisce Stefano Manassero a “Made In Cuneo”

atipica», prosegue Stefano Manassero. «Essendo più contenuti riusciamo a ottenere e a gestire un business oculato, grazie a un prodotto che ormai si è fatto un nome. Stiamo andando avanti serenamente, ci difendiamo bene anche in questa congiuntura economica che non colpisce troppo il nostro settore, soprattutto per quanto riguarda il prodotto italiano. Il lavoro non manca e per il prossimo anno abbiamo già un discreto portafoglio di ordini e importanti commesse». Con una strutturata rete vendita di agenti, Fimet commercializza circa il 60% della produzione in Italia e la restante parte in giro per il mondo, dalla Germania alla Svizzera, dalla Francia fino alla Cina. L’azienda può contare anche su una sezione ricerca e sviluppo che si avvale di ingegneri interni e di collaborazioni continuative con uni-

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Cuneo


versità e istituti tecnici nazionali ed esteri. Il Politecnico di Torino, la Facoltà di economia e commercio e l’Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris sono solo alcune delle collaborazioni progettuali e formative degli ultimi anni, in cui sempre più si va verso una filosofia produttiva che guarda alla sostenibilità ambientale e al green attraverso nuovi motori che, frutto di questa vision, sono caratterizzati da bassi consumi energetici e sprechi ridotti al minimo.

«Ci difendiamo bene anche in questa congiuntura economica, che non colpisce troppo il nostro settore, soprattutto per quanto riguarda il prodotto italiano. Il lavoro non manca e per il prossimo anno abbiamo già un discreto portafoglio di ordini e importanti commesse»

In un presente solido che può contare su un’esperienza di oltre un secolo, quali sono le sfide future per la Fimet? «Penso che la strada da intraprendere, anzi da continuare a seguire, sia quella di unire la

nostra capacità di produzione con la flessibilità e la personalizzazione», conclude l’ad Manassero. «Siamo un’industria al servizio del cliente, cosa che nel nostro settore non è poi

così scontata. Puntando sempre sul “Made in Italy”, come da nostra filosofia aziendale, credo che la carta vincente sia darsi un tono di presenza mondiale accettando la sfida di un prodotto industriale, ma sempre con la capacità di personalizzazione».

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Quel minatore da cui tutto partì Il successo di Lurisia nasce da una leggenda Sara Matteodo

S

ono passati ottant’anni da quando la fortunata picconata di un minatore, in seguito ritratto in rosso sulle etichette,

fece sgorgare la preziosa acqua Lurisia. Da allora dal monte Pigna, da cui nasce, quest’acqua ha raggiunto quaranta Paesi del globo, si è vestita di una bottiglia di design e ha fornito la base per una fortunata serie di soft

drink di alta qualità a base di materie prime italiane di eccellenza. Lo scorso anno Coca-Cola Hbc Italia, parte del gruppo Coca-Cola Hbc, ha acquistato Lurisia dal fondo di investimento privato IDeA Taste of Italy, gestito da DeA Capital Alternative Funds sgr, dalla

In virtù del cambio di proprietà, l’azienda attestata a Roccaforte Mondovì può beneficiare del know-how commerciale, dell’esperienza e della capacità di posizionamento sul mercato di CocaCola, nonché della sua rete logistica avanzata sia in Italia che all’estero

famiglia Invernizzi e da Eataly

Nel 2019 Coca-Cola Hbc Italia, parte del gruppo Coca-Cola Hbc, ha acquistato Lurisia dal fondo di investimento privato IDeA Taste of Italy, gestito da DeA Capital Alternative Funds sgr, dalla famiglia Invernizzi e da Eataly Distribuzione

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Distribuzione, per lanciare la corsa alla conquista di mercati ancora più ampi. In occasione del compleanno del brand piemontese vale la pena fare il punto della situazione con l’azienda ed entrare nei dettagli non solo della storia, ma anche e soprattutto dei progetti futuri dal respiro sempre più globale. Ecco gli interessanti chiarimenti che abbiamo avuto dall’azienda. Come si possono riassumere questi otto decenni di Lurisia? «La storia di Lurisia è un successo italiano che continua da ottant’anni. Tutto è iniziato dal celebre minatore rosso che, secondo la leggenda, per primo scoprì le sorgenti dove


Anniversari Lurisia nasce ancora oggi, sul monte Pigna, nel cuore delle Alpi. L’evento rivive nell’iconica bottiglia disegnata da Ettore Sottsass che richiama la lanterna utilizzata da quel minatore durante il suo lavoro. Nel corso del tempo, grazie all’assoluta qualità della nostra acqua e delle nostre bibite, Lurisia è diventata sinonimo di autenticità, gusto e stile, ed è stata riconosciuta e apprezzata prima a livello prima nazionale e poi in tutto il mondo. Per questo dobbiamo ringraziare le persone che ogni giorno si impegnano al massimo per offrire a clienti e consumatori un prodotto di altissimo livello». Come sono cambiate la comunicazione del brand e la strategia di marketing? «Le nostre continue crescita e presenza internazionale, che ci vedono protagonisti in oltre quaranta mercati in tutto il mondo, ci hanno

Lo scorso mese di settembre è stato annunciato un investimento industriale di 10 milioni di euro per rafforzare i processi produttivi nel sito di imbottigliamento di Roccaforte Mondovì, a conferma della volontà di rafforzare il radicamento del marchio

ACQUE MINERALI SRL (LURISIA) SEZIONE

ALIMENTARE

PRODOTTI

ACQUE E BIBITE

SEDE

ROCCAFORTE MONDOVÌ

DIPENDENTI

N.D.

FATTURATO

N.D.

Gli studi di madame Marie Curie e poi, nel 1940... Come per ogni vero mito, gli inizi sono frutto del caso. Narra infatti la leggenda che fu il fortuito colpo di piccone di un minatore a far sgorgare la sorgente e, così, a far conoscere al mondo l’acqua Lurisia, non solo ottima da bere, ma anche dotata di proprietà curative, capaci di far guarire in poco tempo le ferite. La sua fama si diffuse tanto che il premio “Nobel” madame Marie Curie nel 1918 si dedicò a studiarne e confermarne le straordinarie capacità terapeutiche. Nel 1940 il dottor Pietro Cicoglini convinse due imprenditori liguri, David Garbarino e Piero Sciaccaluga, a fondare il primo stabilimento termale Lurisia, dove le virtù dell’acqua vennero rese più efficaci grazie a innovativi metodi di somministrazione. Intorno al 1950, alla vigilia del boom economico, si iniziò a usare come contenitore la bottiglia di vetro: nacque il primo impianto industriale di imbottigliamento. L’etichetta con il minatore rosso iniziò il suo viaggio verso il successo. Da allora l’acqua dello storico brand di Roccaforte Mondovì ne ha fatta di strada e dai 1.400 metri del monte Pigna da cui sgorga raggiunge quaranta Paesi del mondo, nella declinazione liscia, gassata oppure attraverso la gamma di soft drink di alta qualità.

I soft drink sono preparati con ingredienti pregiati come le arance del Gargano, il chinotto di Savona e i limoni di Amalfi identificato come uno dei simboli di eccellenza del “Made in Italy”. Questo ci ha portati a concentrarci, nelle nostre attività di comunicazione e marketing, sui valori intramontabili legati a Lurisia quali attenzione per la qualità e le materie prime, stile di vita sano e buon gusto». Il brand è diventato proprietà di Coca-Cola Hbc Italia: quali le ragioni dell’acquisizione? «Attraverso questo passaggio Lurisia potrà beneficiare del know-how commerciale, dell’esperienza, della capacità di posizionamento sul mercato

Cuneo

95


Anniversari di Coca-Cola, nonché della sua rete logistica

delle materie prime, per

avanzata, sia in Italia sia all’estero. L’obiettivo è far

assicurarci piani di

conoscere sempre di più Lurisia ai consumatori,

approvvigionamento

non solo a livello italiano, ma anche a nuovi

coordinati che ci permettano

mercati internazionali».

di fronteggiare al meglio la

Lurisia è da sempre legata al Piemonte. Come

domanda che arriva e arriverà

manterrete intatta questa connessione, ora che il

dal mercato attuale e dai

marchio fa parte di un gruppo così importante a

mercati futuri. Per noi è di

livello internazionale?

fondamentale importanza saper

«L’acqua Lurisia è e resterà sempre un prodotto

rispondere con tempestività

piemontese, legata alle sue radici. A settembre

alle esigenze dei consumatori

abbiamo annunciato un investimento industriale

e, in questo senso, continuando

di 10 milioni di euro per rafforzare i processi

a preservare la storia di

produttivi nel sito di imbottigliamento di

Lurisia, siamo sempre aperti a

Roccaforte Mondovì, a testimonianza di quanto

innovazioni che siano in linea

crediamo nel valore aggiunto che l’area cuneese

con le nuove esigenze».

possa avere per noi e per i tutti i nostri prodotti».

La vostra azienda è molto

Lurisia è sinonimo anche di soft drink di alta qualità, preparati con ingredienti pregiati selezionati in diverse parti del Paese, come le arance del Gargano, il chinotto di Savona, i limoni di Amalfi... Nel caso di un aumento della richiesta internazionale di queste bibite, quali strategie metterete in atto per riuscire a salvaguardare la qualità delle materie prime? «L’obiettivo primario è utilizzare sempre prodotti di altissima qualità per i nostri clienti e consumatori, conservando intatto lo spirito e il Dna di Lurisia. Per questo lavoriamo e collaboriamo giorno per giorno con i produttori

La bottiglia ideata da Ettore Sottsass ha ottenuto, nel 2009, il premio quale “Miglior bottiglia in vetro del mondo”, un riconoscimento di eccezjonale prestigio rilasciato dal World Beverage International Awards

attenta all’ambiente, grazie all’uso sempre più intenso di fonti rinnovabili e alla ricerca di packaging riciclabili al 100%. Ci sono novità in questo settore? «Per noi la sostenibilità ambientale è una priorità da sempre. Nel corso degli ultimi anni abbiamo concentrato i nostri sforzi in termini di ricerca e sviluppo nell’àmbito dell’ecodesign per diminuire il peso e i volumi degli imballaggi dei nostri prodotti, tanto da ridurre negli ultimi 10 anni del 20% l’utilizzo di Pet, del 25% del

Nel 1940 il dottor Pietro Cicoglini convinse gli imprenditori David Garbarino e Piero Sciaccaluga a fondare lo stabilimento termale Lurisia, dove le virtù dell’acqua erano esaltate dai metodi di somministrazione

vetro e del 15% di plastica. A questo proposito, l’ultima novità in materia è l’introduzione sul mercato, a partire dallo scorso mese di settembre, della bottiglia da 450 ml (per CocaCola, Coca-Cola Zero Zuccheri, Coca-Cola Senza Caffeina, CocaCola Light Taste, Coca-Cola Gusto Limone Zero Zuccheri e Fanta Original) e da 400 ml (FuzeTea) composte per il 50% da plastica riciclata». Per la linea di punta “Bolle”

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Cuneo


L’obiettivo primario è utilizzare sempre prodotti di altissima qualità per i clienti e consumatori non solo in Italia, conservando intatto lo spirito e il Dna di Lurisia

preferire un contenitore a un altro? «Il mercato delle acque nel nostro Paese è molto competitivo. Lurisia si concentra su un segmento premium, grazie anche a un packaging in vetro esclusivo, disegnato per noi da Ettore Sottsass, che richiama nelle forme la lanterna del leggendario minatore rosso, ancora presente nel logo. La bottiglia nel 2009 ha ottenuto il premio quale

“Miglior bottiglia in vetro del mondo”, un riconoscimento, rilasciato dal World Beverage International Awards, di cui siamo orgogliosi perché rappresenta la soluzione perfetta per un consumatore che ricerca stile, eleganza e qualità».

e “Stille” la vostra bottiglia esclusiva racchiude il meglio della tradizione e dell’evoluzione “Made in Italy”: l’acqua Lurisia si trova, infatti, in un contenitore frutto della creatività di Sottsass Associati, della competenza tecnica di Guzzini e del vetro di Verallia. Quanto conta nel mondo delle acque minerali la scelta di

Per rispondere a chi cerca nel cibo emozioni e momenti di piacere esclusivo, le bottiglie “Bolle” e “Stille” di Lurisia, studiate da Sottsass Associati, hanno un carattere unico. Esse richiamano nelle forme la lanterna del leggendario minatore rosso delle etichette

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20°

OML quattro lustri di vita

e un presente già internazionale

«S

Alessandro Nidi

e pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara». Una frase sintetica, essenziale, ma di comprensione immediata e di efficacia inenarrabile. A pronunciarla è stato il Dalai Lama, per rimarcare come il peso

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specifico delle nostre azioni non sia determinato dal ruolo ricoperto nella società o, più semplicemente, dalla nostra età. È una filosofia di pensiero divenuta un autentico assioma anche in àmbito aziendale, come comprova la storia dell’Oml

Srl-Gruppo Idroterm, ditta specializzata nella lavorazione della lamiera per lattoneria, delle coperture industriali e del rivestimento facciate, costituita nel mese di ottobre 2000, acquisendo l’attività e lo storico marchio Oml. Il Consiglio d’amministrazione della società è formato dal presidente, Ezio Maja, e dagli amministratori delegati, Francesco Gelli e Jean Simondi.

Investimenti costanti nell’ottica dell’ecosostenibilità e crescente impiego di tecnologie a risparmio energetico


Anniversari

Tra le commesse anche il Forte di Vinadio

Quest’ultimo descrive l’espansione registrata negli anni dall’azienda: «Nel 2007,

L’Oml Srl, nei primi quattro lustri di vita, ha ottenuto commesse importanti e prestigiose, tanto in Italia quanto all’estero. Ve ne è una in particolare, però, che merita un capitolo a parte, poiché riguarda da vicino la provincia di Cuneo: si tratta della fornitura per la copertura in zinco titanio del Forte Albertino di Vinadio, edificio a dir poco storico, risalente al 1834. L’Oml ha fornito il materiale per la copertura, pari a circa 2.000 metri quadrati complessivi, realizzata con una particolare lavorazione in doppia aggraffatura, di positivo impatto ambientale, architettonico e strutturale, che si adatta perfettamente allo stile imponente del fabbricato, ubicato in una posizione a dir poco strategica: all’ingresso del paese, valorizzando di conseguenza Vinadio come “perla della Valle Stura”. In particolare, la fortificazione, che fiancheggia a ponente l’abitato, ha una lunghezza in linea d’aria di circa 1.200 metri che si sviluppa dalla roccia del fortino al fiume Stura.

viste l’evoluzione del mercato e la necessità di migliorare ulteriormente il layout produttivo anche attraverso la riorganizzazione degli spazi a disposizione, l’Oml Srl si è trasferita, dalla precedente sede, in via Villafalletto, a Madonna dell’Olmo, nei nuovi locali di proprietà di circa 5.000 metri quadrati coperti, in via Canonico Rossi 4, adiacenti alla casa madre Idroterm Srl. In questo modo abbiamo migliorato ulteriormente il servizio verso una sempre

Nel 2007, viste l’evoluzione del mercato e la necessità di migliorare il layout produttivo anche attraverso una riorganizzazione degli spazi a disposizione, l’Oml Srl si è trasferita, dalla precedente sede in via Villafalletto a Madonna dell’Olmo, nei nuovi locali di proprietà di circa 5.000 metri quadrati coperti, in via Canonico Rossi 4, adiacenti alla casa madre Idroterm srl

crescente clientela, costituita soprattutto da lattonieri, coperturisti, fabbri e imprese». D’altro canto l’Oml negli anni si è equipaggiata per soddisfare al meglio le esigenze del mercato, adattandosi a circostanze e situazioni, acquistando nuovi materiali e inserendo macchinari all’avanguardia, Cuneo

senza tuttavia tralasciare l’aspetto della sicurezza, che sta molto a cuore a tutti coloro che operano all’interno della società. «Abbiamo vissuto un momento di autentico boom tra il 2009 e il 2010, quando vi è stata una richiesta fortissima in merito al fotovoltaico», rivela ancora l’ad Simondi. «Noi non

OML SRL SEZIONE

MECCANICA

PRODOTTI

LAMIERA PER LATTONERIA E COPERTURE INDUSTRIALI

SEDE

CUNEO

DIPENDENTI

22

FATTURATO

3,2 MILIONI DI EURO

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Anniversari Francia, Olanda, Germania, Belgio, Kazakistan, Costa d’Avorio e Capo Verde sono alcuni dei mercati esteri raggiunti dai prodotti dell’Oml ci occupiamo direttamente di questo, ma produciamo sottomoduli e accessori per consentire l’installazione dei pannelli». In generale, però, «in questi vent’anni l’Oml ha fatto registrare una crescita costante e in linea con le nostre aspettative, acquisendo alcune importanti commesse di mercato all’estero, vantando numerose forniture in Francia, Olanda, Germania, Belgio, Kazakistan, Costa d’Avorio e persino a Capo Verde». Oml, peraltro, è anche sinonimo di impegno verso l’ambiente, come testimoniano gli investimenti costanti nell’ottica dell’ecosostenibilità e il crescente impiego di

Sopra: l’ad Jean Simon (il presidente è Ezio Maja; l’altro amministratore delegato, Francesco Gelli). Dal sopralluogo alla logistica, dalle lavorazioni su misura all’assistenza post-vendita, Oml Srl offre soluzioni progettuali personalizzate e una gamma di servizi completa, con la garanzia della massima qualità per i clienti

tecnologie a risparmio energetico. L’azienda assicura la tracciabilità dei materiali lungo l’intera filiera produttiva e si avvale di fornitori certificati, per offrire ai propri clienti la massima sicurezza e la garanzia di elevati standard di qualità, che intende mantenere nel tempo: «Anche in un momento di grande tensione politico-commerciale, guardiamo al futuro con senso di responsabilità e ottimismo», asserisce Simondi. «Vogliamo crescere ancora e adeguarci al mercato, mantenendo le nostre maestranze e perfezionando ulteriormente, laddove possibile, la produzione». L’ambizioso traguardo trova ragione nella constatazione che la ditta viaggia su livelli di

eccellenza: il monitoraggio di tutti i processi produttivi, ad esempio, è garantito dall’impiego di tecnologie e di software di controllo di ultima generazione e dall’utilizzo di materiali certificati secondo le vigenti normative. Inoltre, «grazie alla collaborazione sinergica dei reparti produttivo, tecnico, logistico e commerciale, offriamo soluzioni progettuali personalizzate agli operatori del settore edile e industriale,

La selezione delle materie prime, la certificazione dei prodotti e la costante ricerca tecnologica permettono alla Oml Srl di offrire ai clienti servizi sempre all’avanguardia. Da 20 anni l’azienda è partner affidabile per imprese edili, lattonieri, coperturisti e fabbri

distinguendoci come partner qualificato e affidabile», conclude Jean Simondi. Sì, il Dalai Lama ha davvero ragione: non contano l’età e il ruolo ricoperto nella comunità per riuscire a fare la differenza in questo mondo, se si possiedono la tenacia e la costanza tipiche di una zanzara in volo nelle ore notturne.

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Startupper

Con coraggio e innato spirito imprenditoriale L’innovazione a 360 gradi

A

nche in questo ultimo numero dell’anno “Made In Cuneo” dà spazio alle idee più innovative degli imprenditori. Un anno, il 2020, in cui non è mai venuto meno l’appoggio dell’associazione degli industriali cuneesi alle giovani aziende che hanno aderito al progetto “Start-up innovative in Confindustria Cuneo”, le quali hanno avuto a disposizione il sostegno di cui abbisognano per addentrarsi con cognizione di causa in territori imprenditoriali promettenti, ma che possono essere insidiosi senza un’adeguata preparazione a 360 gradi. Conosciamo meglio, allora, altre due realtà che, con la tenacia tipica di chi si affaccia con coraggio sul mercato, stanno dando lustro, ancora una volta, a quello spirito imprenditoriale che solo la Granda sa far maturare.

Davide Rossi

App “tailor made” per turismo e commercio

D

ahu, Tutaca, DoctorApp: sono i nomi di alcune applicazioni realizzate da Weconstudio, startup innovativa del settore informatico con sede a Bra, che sviluppa soluzioni web e applicazioni su misura per smartphone con l’obiettivo di automatizzare e velocizzare i processi lavorativi, organizzare le informazioni, migliorare la gestione aziendale. «Siamo tre compagni di studi, tutti originari del Roero, e ci siamo laureati al Politecnico di Torino in ingegneria del software; dopo una serie di esperienze lavorative autonome abbiamo deciso di intraprendere un percorso lavorativo comune» racconta Davide Barberis, che insieme a Alessandro Cabutto e Nicola Garazzino ha dato vita ad una start up che oggi offre lavoro a circa dieci persone in pianta stabile, oltre ad avvalersi di numerosi collaboratori esterni. Weconstudio è inoltre specializzata in soluzioni 102

per la gestione dei big data e sulle soluzioni tecnologiche per la raccolta (ex. IOT) e l’ottimizzazione nel relativo processamento, in biglietterie elettroniche e sistemi di pagamento digitali, settori per i quali ha dedicato due reparti di ricerca e sviluppo. Lavora con importanti clienti in tutto il mondo senza però perdere di vista il locale: grazie ad una sua soluzione tecnologica la Riserva Bianca di Limone Piemonte è diventata la stazione sciistica italiana con la più elevata percentuale di biglietti venduti online. Il lavoro si intreccia con l’attualità: a marzo, a inizio lockdown, in dieci giorni è stata creata un’app che si è inserita nel settore del delivery, alimentare ma non soltanto, anche e soprattutto a livello locale: «a volte la competenza non è sufficiente, occorrono anche elasticità e reattività per saper rispondere alle esigenze di un cliente o del mercato», sottolinea ancora Barberis.

Davide Barberis

Fondatore e amministratore Weconstudio

Alessandro Cabutto Fondatore e amministratore Weconstudio

Nicola Garazzino Fondatore e amministratore Weconstudio

La competenza non è sufficiente: occorrono anche elasticità e reattività per saper rispondere alle esigenze di un cliente o del mercato Cuneo


Promuovere il cibo con le emozioni, on-line

M

igliorare la promozione e la vendita delle eccellenze del comparto enogastronomico italiano nel mondo attraverso l’uso delle nuove tecnologie. È quello che propone la start-up albese Italian Quality Selection. «Grazie a esperienze internazionali maturate nell’àmbito dei media in altre realtà aziendali, con particolare attenzione alla produzione di video, spot e comunicazione in generale, e coniugando queste skills con la capacità di costruire reti di distribuzione, ci poniamo come il partner ideale per le imprese del settore food che vogliano migliorare il marketing dei propri prodotti», dichiara l’amministratore Claudio Candia. Attraverso una comunicazione più emozionale e raffinata, accompagnata da un supporto tecnologico innovativo e di

qualità, che comprende produzioni video dedicate, realtà virtuale e realtà aumentata, è infatti possibile posizionare in modo più efficace i prodotti, sia facendone emergere il puro valore enogastronomico, sia esaltando il legame con il territorio di cui sono espressione. L’intuizione di Italian Quality Selection è di rendere innovativa la narrazione sulle esperienze di consumo, per renderle più appetibili e stuzzicanti. Il tutto distribuendo il messaggio attraverso canali sempre più utilizzati, quali gli over-the-top, che diffondono contenuti direttamente via Internet, bypassando i sistemi di distribuzione tradizionali. Si tratta di un settore in forte crescita anche in Italia, dove nel 2019 ha avuto una quota di mercato superiore a quella di radio e carta stampata messe insieme.

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Pressante appello ai deputati e ai senatori eletti nella Granda perché la proroga sia inserita nella Manovra

«È

Confindustria News

Superbonus 110% sino a fine 2023

urgente che la Manovra di quest’anno preveda la proroga, perlomeno fino al 31 dicembre 2023, dei Superbonus al 110%

introdotti dalla legge 77/220». È l’appello rivolto a tutti i parlamentari eletti in provincia dal presidente della Camera di commercio e di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, e di Ance Cuneo, Gabriele Gazzano (da sinistra nelle foto a fianco), sottoscritto dai presidenti provinciali di Confcommercio, Confartigianato e Cna, dai sindaci di Alba, Bra, Mondovì, Savigliano e Saluzzo e dai rappresentanti degli ordini e delle associazioni che hanno dato vita al tavolo di lavoro sfociato nella realizzazione del “Bonus Pass”, strumento che propone la standardizzazione delle procedure per la fruizione dell’agevolazione 110%. Nella lettera si segnala a deputati e senatori della Granda come l’attuale scadenza, fissata a fine 2021, impedirebbe alla misura di essere uno dei volani previsti per la ripresa

A sinistra: Gabriele Gazzano; a destra: Mauro Gola

della crescita del Paese, in termini di attivazione di investimenti e di processi di rigenerazione urbana.

Eleonora Garino, vicepresidente del Gruppo Giovani di Ance Piemonte, guiderà il Comitato provinciale per il prezzario delle opere edili e impiantistiche

Nomina in Cciaa per Eleonora Garino

I

n Camera di commercio è stato costituito il Comitato provinciale che realizzerà il prezzario delle opere edili e impiantistiche per il triennio 202123. A guidare il Comitato è stata chiamata Eleonora Garino (foto): laureata in scienze dell’Amministrazione, lavora dal 2007 nell’azienda di famiglia, La Passatore Costruzioni srl di Cuneo, all’interno della qualke è responsabile degli acquisti e delle vendite e si

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occupa della gestione delle commesse sia pubbliche che private. Eleonora Garino, che subentra a Sandro Dardanello, il quale ha guidato il Comitato provinciale dal 2018 al 2020 e manterrà l’incarico di presidente onorario, è stata presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Edili di Ance Cuneo durante il mandato 2017-2020 e oggi è vicepresidente del Gruppo Giovani di Ance Piemonte, carica assunta nel corso del 2019.


La mobilitazione contro l’isolamento

Confindustria e Arma elaboreranno in sinergia studi e ricerche sui temi di interesse comune approfondendo profili tecnici e funzionali

Legalità al fianco dell’Arma

V

alorizzare e rafforzare la cultura della sicurezza, della sostenibilità e della legalità è l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Giovanni Nistri. La collaborazione prevede tra l’altro l’organizzazione di conferenze, convegni e seminari presso le sedi delle rappresentanze regionali di Confindustria. Saranno occasioni di approfondimento in tema di security awareness, con particolare riferimento alla tutela del patrimonio informativo aziendale oggetto di trattamento con strumenti informatici; economia circolare e gestione dei rifiuti, con l’obiettivo di prevenire illeciti nel settore del ciclo dei rifiuti; analisi dei rischi e delle misure per la prevenzione di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale. Cuneo

G

iuseppe Viriglio, presidente della Sezione logistica-trasporti di Confindustria Cuneo, dopo l’alluvione del 2-3 ottobre, ha segnalato il grave rischio che la Granda resti isolata dalla Francia, chiedendo interventi immediati e la mobilitazione dei parlamentari: «La nostra provincia non ha mai brillato per qualità delle infrastrutture e dei servizi viari, ma qui siamo di fronte all’ipotesi di un pressoché totale isolamento rispetto alla Francia, per raggiungere la quale bisogna passare dalla Liguria o dal traforo del Fréjus, con un aumento notevole dei costi per i pedaggi, maggiori consumi di carburante e tempi di percorrenza molto più lunghi. E per il colle di Tenda circolano voci allarmanti sul numero di anni, che potrebbero passare prima che sia ripristinata la sede stradale...».

Giuseppe Viriglio, presidente della Sezione logistica-trasporti di Confindustria Cuneo

“Govani per i giovani”: c’è tempo fino a marzo

I

l termine ultimo per concorrere al bando “Giovani per i giovani”, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori (Ggi) di Confindustria presieduto da Matteo Rossi Sebaste, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori

Matteo Rossi Sebaste), è stato posticipato al prossimo 31 marzo. La decisione è stata adotta per consentire di superare i momenti oggettivamente difficili legati all’emergenza sanitaria in corso e per così dar modo di predisporre dossier di candidatura più accurati. L’iniziativa vuole incentivare ragazzi e ragazze under 35 che intendano trasformare un’idea, nata da passione concreta, in impresa, attraverso finanziamento e supporto specialistico. La partecipazione, gratuita, è possibile scaricando il modulo dalla homepage del sito web di Confindustria Cuneo (www.confindustriacuneo.it) e inviando il materiale richiesto dal punto C del bando in pdf, esclusivamente per via telematica, scrivendo all’indirizzo uicuneo@pecstudio.it. “Made In Cuneo” tornerà sull’argomento sul prossimo numero. Per avere maggiori informazioni sul bando comunque si può scrivere a ggicuneo@confindustriacuneo.it, oppure telefonare allo 0171-4554.

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Aziende

AGC GLASS EUROPE

Intelligenza artificiale per il vetro del futuro con Citrine Informatics

Concorso del progetto “E-mobility” da Fossano per tutta la penisola ISTITUTO SUPERIORE “VALLAURI”

A

l concorso “E-mobility possono partecipare studenti delle scuole di ogni ordine e grado, statali e paritarie. C’è tempo fino al 31 gennaio per inviare foto, filmati e presentazioni multimediali dedicati alla mobilità a basso consumo energetico. Il progetto è firmato dall’istituto “Vallauri”, da anni in prima linea nella formazione dei tecnici della e-mobility. Sono tre i temi del concorso, uniti dal filo verde della tutela ambientale: mobilità sostenibile; cambiamento climatico; riutilizzo e riciclo. Possono partecipare tutti gli studenti ma per ogni ciclo di istruzione vi è una richiesta particolare: scuole dell’infanzia e primarie: un cartellone (70×100 centrimetri) con tecnica a scelta; documentazione del lavoro attraverso un breve filmato; scuole secondarie di primo grado: una o più immagini (massimo tre per classe), ogni foto può essere accompagnata da una descrizione di massimo 150 parole; scuole secondarie di secondo grado/ agenzie formative: un filmato (durata massima 3 minuti) o presentazione multimediale (massimo 15 slide). Foto, cartelloni e video in gara faranno parte di una mostra consultarbile on-line sul sito dell’evento da aprile, quando si aprirà il voto popolare. L’ultima parola spetterà comunque a una giuria tecnica. Info: emobilityfossano@vallauri.edu.

Ampliamento in vista a Ceresole d’Alba con un ulteriore impianto di combustione INPROMA

A

gc Glass Europe, leader europeo nel settore del vetro piano, e Citrine Informatics hanno avviato una collaborazione per usare l’intelligenza artificiale (Ia) al fine di accelerare lo sviluppo del vetro di prossima generazione. Citrine Informatics è una piattaforma tecnologica che sfrutta la potenza dell’Ia per portare in tempi più rapidi i nuovi materiali sul mercato. Esiste una domanda globale elevata di ottimizzazione delle proprietà ottiche e meccaniche per il vetro sottoposto a pesanti graffi e abrasioni per i settori automobilistico e delle comunicazioni. Lo scopo della collaborazione è la ricerca di soluzioni innovative per rispondere alla richiesta di performance del vetro sempre più elevate. Agc fornisce dati sperimentali per costruire modelli di Ia usando la piattaforma di Citrine e verifica i materiali di nuova concezione. I modelli vengono migliorati da Citrine attraverso un processo di apprendimento sequenziale che mira a identificare le migliori condizioni di processo per realizzare materiali in vetro ad alte prestazioni.

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A

Ceresole d’Alba l’Inproma (azienda nata per raccogliere scarti di macellazione e destinarli al settore zootecnico, la prima in Italia ad aver avviato la raccolta delle mortalità d’allevamento), progetta un ulteriore ampliamento: un nuovo impianto di combustione per lo stabilimento di strada Cantarelli. Alimentato a farine animali, esso offrirà un’alternativa all’attuale impianto che brucia il grasso. Secondo il progetto sarà usato il generatore di vapore a recupero già in uso e i fumi saranno convogliati nel medesimo camino. Occorre l’autorizzazione degli uffici provinciali, dopo la quale scatteranno i 120 giorni per la convocazione della Conferenza dei servizi.


Aziende News L’Occitan Gin prodotto a Confreria è quarto al mondo secondo Wine Enthusiast

BEPPINO OCCELLI

BORDIGA

S

econdo “Wine Enthusiast”, una delle guide specializzate più importanti e autorevoli degli

Stati Uniti d’America, l’Occitan Gin della distilleria Bordiga di Cuneo è al quarto posto della classifica dei cento “top spirits” del mondo, avendo raggiunto una votazione di 93 su 100 durante le selezioni svoltesi nei mesi scorsi. Nella graduatoria lo precedono tre gin americani (il primo e il terzo “Made in California”, il secondo prodotto nello Stato di Washington). La giuria ha voluto sottolineare la filosofia aziendale dell’aver mantenuto nel tempo una «produzione artigianale rispettosa della qualità e delle materie prime locali». Esse vengono ancora raccolte a mano sulle vallate intorno allo stabilimento, fondato nel 1888, in frazione Confreria, dal cavalier Pietro Bordiga. Ecco l’ennesima prova del fatto che avvalersi delle risorse naturali del territorio paga!

Il sapore d’eccellenza del burro di Langa ha conquistato anche Maria Sharapova

L

a tennista russa Maria Sharapova, ex numero uno al mondo, ha promosso il burro di Langa di Beppino Occelli. Nelle Instagram stories, per gli oltre 4 milioni di follower su cui conta, ha scelto il celebre prodotto caseario realizzato a Farigliano per raccontare i “suoi” tajarin al tartufo. «È un segnale di speranza per il nostro Paese in un momento così difficile», ha commentato Beppino Occelli. «Questo sottolinea come la cucina italiana di qualità continui a essere apprezzata all’estero».

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Aziende News Bra: 25 dispenser igienizzanti in Fenix donati al Comune

“It’s blend, it’s art!”: la linea dei distillati “Castello” propone grappe con dentro l’“anima” di Monteu Roero

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ARPA INDUSTRIALE

L

’Arpa Industriale di Bra ha donato all’mministrazione civica della città della Zizzola venticinque dispenser igienizzanti realizati in Fenix, l’innovativo materiale ideato dall’azienda braidese, bello da vedere, ma anche, e soprattutto, un materiale ad alto contenuto tecnologico, unico nelle sue caratteristiche. I dispenser sono stati collocati agli ingressi dei servizi comunali. «Ringrazio Arpa Industriale per la generosa donazione», ha commentato il sindaco, Gianni Fogliato. «In questo momento così difficile mi rincuora lo spirito di collaborazione che ci vede uniti in un confronto costante, per combattere insieme le conseguenze della pandemia».

DISTILLERIE BERTA

elebrare la bellezza e la perfezione della complessità: è il messaggio che Distillerie Berta affida alle voci e ai volti dei collaboratori, per rendere omaggio alla linea “Castello”. Così come l’armonia di disegno, composizione e ingegno dà vita a un’opera d’arte, così le grappe della linea “Castello” sono frutto di un blend sapiente di vinacce da diversi vitigni, figlie della cura e l’attenzione artigianale nel selezionarle e nel fonderle insieme. E questo omaggio all’arte che ritorna nei packaging della linea. Ad abbellire confezioni ed etichette di “Mito delle Ore” e “Monte Acuto” sono gli affreschi del castello di Monteu Roero, luogo di storia, segreti, fascino e mistero di proprietà della famiglia, nel cuore delle colline della sinistra Tanaro.

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Fornitore ufficiale per la stagione 2020-21 di Lingotto Musica

Fabio Assecondi manager delle due griffe di punta del Gruppo Miroglio ELENA MIRÒ E LUISA VIOLA

ACQUA SANT’ANNA

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F

abio Assecondi (foto a fianco), subentrando a Martino Boselli, è il nuovo brand director di Elena Mirò e Luisa Viola, due dei marchi premium di Miroglio Fashion, la società del Gruppo Miroglio specializzata in abbigliamento femminile. Assecondi, entrato nel gruppo albese nel 2019 con la carica di “group strategy & transformation director”, occupandosi della riorganizzazione degli assetti strategici dei brand e giocando in particolare un ruolo chiave al fianco del team di Elena Mirò nella definizione della strategia adottata e del conseguente percorso di trasformazione. In precedenza aveva maturato un’esperienza pluriennale in Bain & Company a livello internazionale, occupandosi soprattutto di progetti e “due diligence” per alcune fra le più rilevanti realtà del settore moda e lusso. «Questo è un momento stimolante per

Elena Mirò e sono molto felice di questa opportunità», ha commentato. «Raccolgo con piacere la sfida di concretizzare il piano di trasformazione studiato per il brand. Sono certo che, con questo team fatto di persone preparate che lavorano con passione, implementeremo con successo il progetto su cui abbiamo lavorato finora e che lanceremo a breve sul mercato».

COBOLA FALEGNAMERIA

ant’Anna, l’acqua preferita degli italiani, ha rinnovato la partnership con l’associazione Lingotto Musica per la stagione 2020-21. Torino è la capitale della musica classica, con un ricco cartellone di eventi. I concerti del Lingotto sono una tradizione per tanti torinesi e appassionati provenienti anche da altre città per assistere agli importanti appuntamenti di Lingotto Musica, rassegna che da oltre vent’anni porta all’ombra della Mole le eccellenze della musica sinfonica mondiale. Dal 1998 il cartellone si è arricchito della kermesse Lingotto Giovani, stagione cameristica che propone i migliori strumentisti decretati dalle giurie dei più prestigiosi concorsi internazionali.

A Parma durante Cibus Forum assegnati due Tespi Food Awards all’azienda casearia di Villafalletto FATTORIE FIANDINO

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Il premio 2020 “Comunità forestali sostenibili”

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a Cobola Falegnameria srl di Sanfront ha vinto il primo premio “Comunità Forestali Sostenibili” 2020, organizzato da Pecf Italia e Legambiente, categoria “Prodotti di origine forestale”, «per aver saputo valorizzare l’uso di materiali a basso impatto, legno locale certificato, isolanti da riciclato, pietra locale per il manto di copertura istallati a secco, dimostrando come gli edifici ad alta efficienza energetica e sostenibili, come quello della Locanda Mistral, possano portare benefìci ad ambiente, comunità, territorio e cittadini». In foto: Sebastiano Magra, Corrado e Cristina Cobola.

urante Cibus Forum 2020, Fiere di Parma ha ospitato la premiazione dei “Tespi Food Awards”, premi dell’eccellenza assegnati dal retail alle aziende distintesi nell’ideazione e nella realizzazione di attività di innovazione, marketing e comunicazione. Le Fattorie Fiandino sono risultate vincitrici in due categorie: miglior innovazione di prodotto e miglior iniziativa di beneficenza. Per quanto riguarda la prima categoria, è stato premiato il Burro Fresco 1889 realizzato con panne da centrifuga di latte 100 per cento piemontese e confezionato a mano a quattro ore dalla creazione in una comoda vaschetta che ne mantiene integri sapore e freschezza. Riguardo alla beneficenza, il riconoscimento è stato attribuito per l’organizazione de “Il pranzo prende forma”, svoltosi presso il caseificio di Villafalletto nel settembre dell’anno scorso, il cui intero ricavato era stato destinato alla Lilt (Lega per la lotta contro i tumori) di Cuneo.

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new ENTRY Le nuove aziende entrate a far parte di Confindustria Cuneo

Cuneo

ALBA FIRE SRL Borgata Molino 30, Verduno tel. 0173/470232 amministrazione@albafire.it - www.albafire.it

Sicurezza aziendale e antinfortunistica

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lba Fire ha festeggiato i trent’anni di attività ed è un'assai solida realtà nell’àmbito di forniture e manutenzione di attrezzature e impianti antincendio, antinfortunistica e segnaletica. L’azienda (certificata Kiwa sulla qualità Iso9001 e sulla sicurezza Iso45001) nasce a Grinzane Cavour nel 1990, diventando un punto di riferimento per la maggior parte delle imprese del settore pubblico e privato. Realtà dinamica e animata da capacità e competenze imprenditoriali, Alba Fire propone anche corsi di formazione in àmbito antincendio. A partire dal mese di marzo l’azienda si è trasferita presso la nuova sede operativa nella zona industriale di Verduno, area di forte passaggio veicolare. Il tema della prevenzione e della protezione, unitamente

alla sicurezza e all’antincendio hanno dato impulso a nuovi progetti, con l’obiettivo di fornire un servizio di qualità e assistenza sempre più preciso: «Si è investito nella formazione professionale dei dipendenti», spiega la titolare, Fiorella Chiadò Caponet. «In secondo luogo abbiamo potenziato gli equipaggi con officine mobili e con l’acquisto di un software antincendio dedicato alla gestione delle scadenze manutentive delle attrezzature e degli impianti». In trent’anni di attività, da piccola azienda con cuore e radici nelle Langhe, Alba Fire ha accresciuto il volume d’affari, estendendo le proprie attività in tutta l’Italia centro-settentrionale. Tre decenni trascorsi tra competenza, passione, responsabilità sociale e investimenti virtuosi, suggellati con l’iscrizione a Confindustria Cuneo.

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ARDEA SRL Corso Nino Bixio 8, Alba (sede legale: via Vivaro 2, Alba) tel. 0173/441155 info@egea.it - www.ardeaenergia.it

Luce per il nostro territorio

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on oltre 30 mila punti luce già gestiti e con obiettivo a termine di 100 mila unità, Ardea srl, società partecipata del Gruppo Egea di Alba, rappresenta uno dei player leader nell’àmbito dell’illuminazione pubblica. La società è partecipata dal fondo infrastrutturale inglese Icon, già partner nei segmenti del teleriscaldamento e della distribuzione gas del Gruppo, il quale ha visto una buona opportunità di crescita e sviluppo in Ardea, società fortemente legata al territorio. La forza della proposta di Ardea deriva dalle implementazioni smart di cui sono dotati gli impianti: ogni singola lampada è telecontrollata e ci sono già diverse zone sperimentali dotate di sensoristica avanzata che permette ai Comuni di incrementare la sicurezza generale del territorio, monitorando i flussi del traffico viario e rendendo più efficienti il telecontrollo dei singoli sistemi, raggiungendo risultati molto significativi anche in termini ambientali e di riduzione dei consumi. Ardea è una società cresciuta molto negli anni, in termini sia i dimensione economica che di competenze: detiene diverse certificazioni di qualità internazionali che la rendono ancora più affidabile agli occhi degli interlocutori e garantiscono un elevato livello di qualità nella gestione dei processi e nella capacità di progettare e realizzare gli interventi. L’intesa con Confindustria nasce in primis dalla forte e condivisa presenza sul territorio: Ardea è attiva in questo settore da più di 10 anni e tutti gli interventi hanno portato ottimi risultati, a partire dal primo realizzato a Savigliano, cui ne sono seguiti molti altri, tra cui Alba, Fossano, Cherasco.

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Dove l'ospite si sente come a casa

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ente “Casa per anziani Mons. Craveri Oggero” è un presidio residenziale socioassistenziale per anziani riconosciuto dalla Regione Piemonte. Offre servizi e prestazioni di tipo alberghiero, servizi specifici di carattere assistenziale e sociosanitario-riabilitativo a ospiti autosufficienti, parzialmente autosufficienti e non autosufficienti, con l’intento di evitare l’isolamento e l’emarginazione degli anziani, favorendo invece l’integrazione sociale anche mediante attività di animazione e ricreative. Non mancano gli spazi dedicati alla riabilitazione specifica e dal 2006 è attivo un “Nucleo Alzheimer”, i cui ospiti vengono stimolati con attività di animazione specifiche che comprendono anche pet therapy e musicoterapia. L’ente

nacque, come “Ospedale dei Cronici”, il 25 giugno 1836 a seguito di un regio brevetto di Carlo Alberto di Savoia per diventare poi ente di pubblica assistenza e beneficenza nel 1890. Centotrent’anni dopo la fondazione, mutò la denominazione in “Casa per anziani Mons. Craveri”, per assumere l’attuale nel 1983, a seguito della fusione con l’Opera Pia Oggero-Brunetti, non più attiva. L’adesione a Confindustria «ci permette di accedere a servizi che siamo curiosi di sperimentare e dei quali verificare l’efficacia per la nostra realtà. Inoltre confidiamo di poter fare rete con altre strutture sanitarie per uno sviluppo complessivo del settore, che talvolta paga un suo ridotto peso specifico», dichiara il direttore della struttura, Davide Gioda.

CASA PER ANZIANI "MONS. CRAVERI OGGERO" Via dell’Annunziata 22, Fossano tel. 0172/61380 info@casacraveri.it - www.casacraveri.it


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Sempre al servizio dei meccanici

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a Dmd-Distribuzione Motori Diesel è un’azienda specializzata nel commercio di motori nuovi e revisionati multimarca e nella rettifica dei motori. Questa realtà è nata nel 2013 da un gruppo di soci provenienti dalla Ing. Martoglio & Lentini, storica società creata nel 1954 e azienda leader nella revisione di motori. Grazie al personale altamente specializzato e con esperienza pluridecennale nel settore della rettifica e della revisione motori, l’azienda è in grado di fornire un servizio sempre più completo ai propri clienti. Il motto aziendale, da sempre, è “Siamo al servizio dei meccanici”, poiché oggi più di ieri è importante non restare mai fermi. Trovare il motore o il cambio su misura in pronta consegna è diventato fondamentale per

i clienti. Per restare al passo con le nuove esigenze di mercato, nel 2014 è nata la Revimec, una realtà specializzata nella revisione dei cambi di tutte le miglior marche che dal 2018 ha ampliato la sua operatività con la creazione di un reparto specializzato nella revisione di motori semicompleti multimarca. Nella sede operativa di Carmagnola sono situati gli uffici commerciali e amministrativi, dove vengono effettuate le compravendite e la spedizione della merce e dove di trova un magazzino completo di motori nuovi e revisionati di tutte le migliori marche costruttrici. «Abbiamo deciso di associarci a Confindustria poiché, dal punto di vista strategico e organizzativo, non bisogna mai stare fermi e i servizi dell’associazione sono importanti per rimanere sempre aggiornati e al passo con i tempi», dichiara l’ad, Nicola Sergio.

DMD SRL Via Negrelli 10, Carmagnola (To) tel. 011/9710493 info@dmdiesel.it www.dmdieselcarmagnola.it

Macchine utensili • Utensileria

SEGATRICI - LAME NASTRO - TRAPANO PUNTE MASCHI - PRESSE - AUTOCENTRANTI TORNIO - UTENSILI DA TORNIO FRESATRICE - UTENSILI DA FRESA

Cuneo

www.tec-artigrafiche.it

LEVIGATRICE SABBIATRICE PONTE SOLLEVATORE - CHIAVI CARRELLI UTENSILI BETA

ARMADI PORTAVERNICI

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Innovazione, energia e sostenibilità

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uferco Energia è una società del Gruppo Duferco che opera nel mercato energetico italiano. Nata per gestire gli investimenti del Gruppo in impianti di produzione da fonti rinnovabili, in seguito si è focalizzata nella commercializzazione di energia elettrica e di gas per tutti i segmenti di mercato. L’azienda si vuole classificare come un operatore attivo a 360 gradi nella filiera energetica, dalla produzione al trading, sino alla fornitura all’utente finale. Innovazione, efficienza e sostenibilità sono i princìpi cardine su cui si basa il successo del Gruppo Duferco in tutti i mercati in cui opera.

Lo sviluppo di una politica economica basata sulla crescita sostenibile è uno degli obiettivi su cui si fonda il modello di business di Duferco Energia, a tutti gli effetti il primo operatore privato italiano che offre servizi di ricarica per auto elettriche, con una copertura su oltre cento città italiane e più di 2.500 punti di ricarica, in continua espansione. Nel corso del 2020 nella Granda sono state installate ben venti stazioni di ricarica pubblica e nel 2021 ne saranno posate altre dodici nella sola città di Cuneo. Grazie alla propria rete di consulenti diretti, Duferco Energia si propone come un partner ideale per le Pmi nella gestione professionale delle utilities.

DUFERCO ENERGIA SPA Via Paolo Imperiale 4, Genova tel. 010/27560 – 345/5870818 g.prunotto@dufercoenergia.com https://dufercoenergia.com

Cuneo

FERRERO ATTILIO COSTRUZIONI GENERALI SRL Via XX Settembre 21, Ceva tel. 0174/7051 amministrazione@ferreroattiliocostruzioni.com

Le costruzioni sempre al centro di tutto

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a Ferrero Attilio Costruzioni Generali srl nasce dalla Ferrero Attilio Costruzioni che dal 1958 opera nel settore dei lavori pubblici e privati attraverso la costruzione di fabbricati di civile abitazione in diversi centri del Piemonte. In particolare, i settori dei lavori pubblici in cui si è distinta nell’arco degli anni sono: l’acquedottistico, con la realizzazione della maggior parte delle condotte dell’Acquedotto delle Langhe e delle Alpi Cuneesi e di molti acquedotti per i Comuni della Granda; il fognario, con la realizzazione di condotte fognarie e relativi impianti di depurazione a Cuneo, Alba, Garessio, Narzole, Santo Stefano Belbo, Basaluzzo (Al), Imperia, Sansepolcro (Ar); il settore dei rifiuti, tramite la costruzione di discariche e di impianti di smaltimento a Borgo San Dalmazzo, Sommariva Perno e Sommariva del Bosco per la provincia di Cuneo, Corinaldo (Ar), Grosso Canavese (To), San Damiano d’Asti e Iglesias (Ca). La società Ferrero Attilio Costruzioni Generali srl è ora iscritta a Confindustria, come lo è stata, da sempre, la Ferrero Attilio Costruzioni, in quanto l’associazione di corso Dante 51 in ogni frangente si conferma di grande supporto nel rispondere alle esigenze sempre più difficoltose per un’impresa singola e nel seguire l’evoluzione costante delle normative.

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La Robotica di eccellenza

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MG, acronimo di Industrial Machinery Group, nasce nel 2003 dalla comune volontà di un gruppo di persone già profonde conoscitrici del settore legato alla robotica per l’industria alimentare. Oggi conta una decina di dipendenti, oltre a diversi professionisti e collaboratori, ed è stata tra le prime aziende in Europa a credere, utilizzandola, nella tecnologia dei robot nel settore alimentare. Il mercato di riferimento per Img è quello dell’impiantistica legata all’industria alimentare. In questo settore infatti esiste una contiguità, ad esempio, nell’esigenza di assemblare prodotti da forno con una farcitura. Parlando di Img si può riconoscere una vera e propria realtà precorritrice del tempo basata sull’automazione dei processi produttivi tec-

nologicamente avanzati e dalla fortissima affidabilità. «Il nostro orientamento strategico è quello di concentrarci sulle nicchie di mercato», spiega il Ceo, Francesco Giubellino. «Sviluppiamo il core-business soprattutto su scala nazionale e in settori dove i problemi complessi legati ai processi di automazione costituiscono una barriera all’entrata per eventuali concorrenti». Gli ingredienti per un futuro radioso ci sono, prova ne sia il fatto che l’azienda è in fase di importante cambiamento, basato su investimenti e pianificazione strategica. Si prospetta l’aumento dell’occupazione con l’inserimento di nuove figure tecniche e si pensa all’individuazione di una sede aziendale con spazi più ampi, per accogliere uffici e officina di assemblaggio impianti.

IMG SRL Via Borzone 34, Grinzane Cavour tel. 0173/262138 www.img-group.it - img@img-group.it

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IRIDE SRL Via Rio Verde 16, Montà d’Alba tel. 0173/976605 info@iride-allestimenti.com www.iride-allestimenti.com

Riferimento per attrezzature di raccolta rifiuti

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alla pluriennale esperienza nel campo delle attrezzature per la raccolta rifiuti maturata dalla Ecofar srl, nel 1998 a Montà d’Alba viene fondata l’azienda Iride srl che con Ecofar condivide la proprietà. Lo scopo è creare una vera e propria azienda manifatturiera in grado di sviluppare prima e realizzare in proprio poi le attrezzature per la raccolta dei rifiuti che Ecofar si occupa di vendere e di seguire, in maniera diretta e indiretta, anche nella fase “post-vendita”. A poco più di vent’anni dalla nascita, Iride srl è un’azienda che si sviluppa su più di novemila metri quadrati di superficie coperta che ospitano i reparti di saldatura, montaggio meccanico, cablaggi elettrici, magazzino, amministrazione e ufficio progettazione. La “simbiosi” con Ecofar crea un “unicum” aziendale che assiste il cliente durante l’intero ciclo vita dell’attrezzatura, seguendone tutte le fasi: dalla progettazione alla vendita, dall’assistenza alla gestione dell’usato. Iride srl opera in campo internazionale sia grazie alla sua rete di “dealers”, sia grazie all’operato delle due filiali estere: Iride France ed Ecofar Uk. «Abbiamo convintamente aderito a Confindustria», dichiara l’azienda, «poiché già presenti con l’altra azienda appartenente alla nostra proprietà. Essendo soddisfatti dell’operato dell’associazione, la stessa proprietà ha ritenuto naturale l’adesione anche da parte di Iride srl». Cuneo


Il calore di una casa in servizi di qualità

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Battifollo, paese con poco più di 200 abitanti, sorge una struttura con una capacità ricettiva di 36 posti in grado di garantire assistenza alle persone sia autosufficienti che completamente non autosufficienti con la presenza dell’infermiere 24 ore al giorno. A gestirla è l’azienda “Le Rondini" srl, i cui ambiti operativi, tuttavia, non si esauriscono nella pur già impegnativa attività svolta nel piccolo centro del cebano. Nei mesi di marzo, aprile e maggio, infatti, rispondendo a una manifestazione di interesse della Ats Bergamo, l’azienda ha gestito, prima in Italia, due

info@riberogru.it • www.riberogru.it

“Covid hotel”, movimentando oltre 160 pazienti e garantendo loro assistenza alberghiera e sorveglianza sanitaria attiva 24 ore al giorno. Oggi, vincitrice di un bando pubblico dell’Asl Cn2, l’azienda è presente anche nell’ospedale di Alba-Bra, a Verduno, e nei distretti territoriali, fornendo Oss impiegati nei reparti covid. «Personalmente», dichiara Roberto Rao, amministratore unico dell’azienda, «opero nel campo sociosanitario da oltre 20 anni, ricoprendo ruoli di dirigenza sia in Piemonte che in tutto il nord-centro Italia (Toscana, Emilia, Lombardia e Veneto). Ho fortemente voluto che la mia azienda aderisse a Confindustria Cuneo, poiché condivido i princìpi e i valori dell’associazione, i quali rispecchiano pienamente la mia e nostra filosofia aziendale».

LE RONDINI SRL Via Cantone 8, Battifollo tel. 335/5317748 residenzalerondini@tiscali.it www.residenzalerondini.com

Frazione S. Lorenzo 109

CARAGLIO (CN) tel. 0171

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Daniele

TRASPORTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI TRASPORTI ECCEZIONALI CON VEICOLI SPECIALI SERVIZIO CON GRU - AUTOGRU TRASLOCHI INDUSTRIALI SERVIZI CON GRU SEMOVENTE ELETTRICA

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Vicini a chi ne ha più bisogno OPERA PIA SANT'ANN-CASA SORDELLA Via Orfanotrofio 2, Fossano tel. 0172/646589 info@santannacasasordella.it www.santannacasasordella.it

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Opera Pia Sant’Anna-Casa Sordella è una struttura residenziale per persone anziane in condizioni psicofisiche di autosufficienza o di non autosufficienza riconosciuta dalla Regione Piemonte. Attiva dal 1998, ha ereditato gli spazi dello storico “Collegio femminile Sant’Anna” chiuso nel 1978 e a sua volta evoluzione del precedente orfanotrofio femminile presente a Fossano già dalla metà del Seicento. Una cospicua donazione della famiglia Sordella ha consentito di effettuare importanti lavori di ristrutturazione, ammodernamento e acquisizione di altri spazi, raddoppiando la dimensione della struttura, per rispondere alle esigenze socioassistenziali del territorio. Le prestazioni erogate, che spaziano dai servizi alberghieri all’assistenza tutelare, riabilitativa e sociosanitaria, prevedono un ampio coinvolgimento delle famiglie, poiché i legami con i parenti sono una risorsa concreta per favorire la conservazione della salute e delle capacità degli ospiti e integrano in modo efficace il programma di socializzazione e animazione (attività manuali e psicomotorie, proiezioni, laboratori) che viene quotidianamente organizzato. «Abbiamo aderito a Confindustria perché ci consentirà di acquisire più forza per portare avanti le nostre istanze nell’àmbito imprenditoriale e sociale, nel quale già ci muoviamo, avendo la garanzia di un maggior sostegno e rappresentanza ai tavoli della concertazione locale», dichiara il direttore della struttura, Alban Vercellotti Mesi.

Automazione industriale a 360°

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a Olivero Impianti si occupa di automazione industriale a 360 gradi e fornisce soluzioni chiavi in mano, avendo al proprio interno tutti gli àmbiti per farlo: progettuale, meccanico, elettrico e software. Una filiera costruita in più di trent’anni di attività, grazie alla lungimiranza imprenditoriale dei fratelli Gianpaolo e Marco Olivero, i quali hanno implementato l’azienda secondo l’evoluzione delle tecnologie e delle necessità del mercato. Operando in una molteplicità di àmbiti industriali, l’azienda trasferisce soluzioni innovative da un settore all’altro e realizza processi di automazione ibridi che utilizzano tecnologie e idee applicate in modo trasversale ai vari processi produttivi. Questa particolarità costituisce un punto di forza per una realtà costantemente impegnata a esplorare nuove tecniche e appli-

cazioni tecnologiche per usarle al meglio attraverso la propria esperienza. La Olivero ha saputo crescere promuovendo al proprio interno tutti i saperi necessari a porsi come interlocutore unico di importanti brand industriali: alla divisione meccanica originaria ha, così, aggiunto la divisione dell’automazione, il settore specializzato nella parte elettrica degli impianti e delle macchine e la divisione di sviluppo software. Negli anni, inoltre, sono state aperte due sedi produttive a Monterrey e a Dakar e una nuova società americana con sede a Cleveland. «Riteniamo che Confindustria offra numerose opportunità, competenze e servizi agli associati. E pensiamo che l’unione delle aziende sia un’ottima occasione per creare rete e promuovere lo sviluppo delle imprese e del territorio che le ospita», fa sapere Gianpaolo Olivero.

OLIVERO SRL Strada del Santuario 74, Fossano tel. 0172/646456 www.oliveroimpianti.it - info@oliveroimpianti.it

Cuneo


Evac ZONE - Gestione a zone dell’aria Sistemi ad espansione diretta e idronici. Impianto di zonizzazione • via Radio • via Filo

L’impianto Evac ZONE consente il control control-lo della temperatura in modo indipendente nei singoli ambienti di un'abitazione, locale commerciale o ufficio con un unico impian impian-to di produzione centralizzato. E' la soluzione ai problemi di malessere provocati da sistemi di climatizzazione con un unico termostato centralizzato. I sistemi convenzionali non forniscono un comfort reale, dato che la temperatura ideale di ogni stanza non dipende dalle altre ma dal proprio orientamento (se è soleggiata o meno), dall’uso al quale è destinata e naturalmente dall’eventuale presenza di persone. Evac ZONE inoltre utilizza onde radio e non infrarossi, quindi non vi è necessità di installare ricevitori, basta l’antenna (fornita in dotazione).

Kit via Radio/via Filo, canalizzazioni da DN 125/160 mm

Componenti: Centralina di controllo (radio/filo), Cronotermostato master/slave, Interfaccia di comunicazione, Serranda motorizzata per Plenum DN 125/160 mm, Serranda di sovrapressione DN 200 mm.

L’impianto: 2/6 Zone.

Comfort personale per ogni singola zona Risparmio energetico fino al 50% rispetto agli impianti centralizzati convenzionali Integrazione totale con l'unità di climatizzazione grazie alle interfacce di comunicazione EVAC di Idrocentro S.p.a. Via Circonvallazione Giolitti, 90 Torre San Giorgio (CN) Numero verde 800 577385 email: amministrazione@evac.it



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