Visita cpe trascrizione sergio manna

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1 Visitatore: pastore *********** Data della visita: omissis Data della stesura del verbatim: omissis Verbatim numero 8 Durata della visita: 60 minuti

1. INTRODUZIONE La visita a P ha luogo dopo aver ricevuto una telefonata da parte della sorella del malato. Nella telefonata lei, membro della chiesa di XXX, mi comunica che suo fratello è molto malato, essendo affetto da cancro al cervello, non operabile e senza alcuna possibilità di guarigione. Mi dice che è in fase terminale e che si era trasferito da poco tempo dalla chiesa di XXX a quella di YYY, di cui sono io pastore. P e sua moglie, pur essendo stati attivi nella precedente chiesa, non hanno ancora frequentato la nuova comunità, anche perché la malattia lo ha colpito proprio poco dopo il trasferimento. Non conosco ancora la moglie, mentre la figlia e il genero li ho incontrati per un breve colloquio in vista della celebrazione del battesimo della loro bimba. Avevo inviato entrambi alla collega che condivide con me la chiesa di YYY, perché per la domenica da loro scelta per il battesimo non sarei stato in sede. E’ chiaro che la visita a P è da fare urgentemente, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Telefono dunque alla moglie e lei accetta volentieri che io vada a trovarli a casa. 2. PREPARAZIONE Sono consapevole che mi troverò d fronte a un uomo che sta per morire. Non so se sia stato informato fino in fondo sulle sue condizioni. Non so se lo troverò in stato di veglia oppure no. Posso solo immaginare lo stato d’animo di sua moglie e della loro unica figlia, ma, in realtà, non so cosa aspettarmi. Si staranno già preparando alla perdita? Prima di uscire e di guidare fino a casa loro, mi preparo con una breve preghiera; poi prendo la Bibbia e cerco qualche testo che potrebbe essere letto nel corso della visita, se si aprirà un’opportunità per una lettura biblica e una preghiera. Cosa scegliere? Il Salmo 23 perché la fine potrebbe essere prossima, oppure alcuni versetti del Salmo 27 che fanno rifermento al “giorno di sventura” ma anche alla presenza del Signore e al fatto che è pronto ad accogliere? E’ buono avere in mente un brano della Bibbia che potrebbe essere adatto alla situazione, ma sono consapevole che bisogna anche essere preparati al fatto che l’eventuale colloquio possa suggerirne un altro più adatto. In ogni caso, il mio desiderio è di poter accompagnare spiritualmente e umanamente questo fratello (e i suoi cari) in questa difficile fase di passaggio. 3. OSSERVAZIONI Arrivando a casa loro (una villetta) noto che davanti alla casa è parcheggiata un’auto dell’ASL, di quelle in dotazione all’equipe di cure palliative e, in effetti, mentre suono al citofono e il cancello si apre, vedo


2 uscire dalla porta di casa alcuni membri dell’equipe che conosco di vista. Ricordo che la moglie di P mi aveva detto che oggi sarebbero passati per fare l’intervista in vista della presa in carico di suo marito e che, per questo, avevamo concordato l’orario della mia venuta in modo che non coincidesse con l’arrivo dell’equipe. Sulla porta di casa mi attende la moglie di P, una donna magra, dall’aria stanca e sofferente, ma molto ben disposta nei miei confronti. Ci salutiamo e mi accompagna nella camera in cui è stato sistemato P. Ad un primo sguardo è evidente che non si trattava originariamente della sua camera. Ci sono peluches e giocattoli vari; dalle foto, dai poster alle pareti e dai libri scolastici sugli scaffali sembrerebbe essere stata la stanza di un’adolescente. Forse era la stanza della figlia. P giace in un letto con sponde metalliche laterali (di quelli da ospedale); ha gli occhi chiusi, come se dormisse, respira a fatica, la testa appare molto grande (forse per il tumore?) e senza capelli. E’ sulla sessantina. Accanto a lui siede sua figlia, una bella ragazza bruna dall’aria dolce e triste, che gli tiene la mano. C’è un’altra sedia a fianco a lei e la moglie di P mi invita a sedermi. Lo faccio dopo aver salutato anche la ragazza. La moglie M va a sedersi dall’altra parte su un’altra sedia posta all’altro lato del letto.

4. CONVERSAZIONE (C = pastore, P = paziente, M = moglie, F = figlia)

M1: Da qualche tempo vuole sempre che qualcuno gli tenga la mano.

C1: E voi vi alternate in questo.

F1: Si, cerchiamo di non lasciarlo mai da solo (a questo punto lascia la mano e si alza per detergere la fronte del padre dal sudore e per asciugargli un filo di bava che cola da un lato della bocca. Immagino sia lì da ore e mentre compie amorevolmente questa operazione prendo la mano di P, ricevendo dalla ragazza un sorriso di riconoscenza. Sento che la mano è molto calda, come se P. avesse la febbre alta. F. si risiede).


3 M2: E’ così da qualche giorno. Dorme quasi sempre.

C2: Ha dolore?

M3: Qualche volta, quando è sveglio. Per questo abbiamo chiesto l’intervento dell’unità di cure palliative. Perché almeno non soffra. Inizieranno domani con la morfina.

C3: Avete fatto bene. Conosco da tempo alcune di quelle infermiere. Sono molto brave. E’ importante che almeno non soffra. E lui, è informato di tutto? (esito a porre la domanda perché so che non bisogna mai dare per scontato che il paziente non ascolti quello che si dice in sua presenza, anche quando sembra dormire profondamente). M4: Si. Ha voluto sapere tutto fin dall’inizio. Avevamo sperato che potesse farcela e dopo la radioterapia sembrava che andasse meglio. Poi, nelle ultime settimane, si è accorto che non ce la faceva più neppure a salire le scale per andare in camera da letto. Per questo abbiamo dovuto mettergli il letto qui. La scoperta di non farcela neppure a salire le scale, lui che era sempre stato attivo e che aveva costruito questa casa con le sue mani, lo ha buttato giù. E da allora è solo peggiorato.

C4: Immagino sia stato un duro colpo anche per voi.

(mamma e figlia annuiscono)

M5: Si, pastore. Mi sono detta che erano stati fatti tanti sacrifici e tanti progetti per niente. Ci eravamo trasferiti da qualche anno qui, per stare accanto a nostra figlia e alla sua famiglia, per dare una mano con la nipotina. Dopo anni di fatica ci si poteva godere insieme la vecchiaia qui, in santa pace, e invece si è ammalato. Guardi, io prima leggevo la Bibbia e pregavo ogni sera, ma adesso non ci riesco più. C5: E’ come se fosse arrabbiata con Dio per quello che è successo.


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M6: Non posso negarlo. Magari non è giusto comportarsi così.

C6: Ma è comprensibile che ci si senta così. Avevate dei progetti, avete messo su questa bella casa e volevate godervi la nipotina. C’erano tutte le premesse per vivere tranquilli e invece è arrivata la malattia. Non ci voleva!

M7: Infatti. Io non riesco ad accettarlo. E per questo avevo smesso di pregare: Eppure lui mi diceva che non dovevo fare così, perché se uno crede veramente deve credere sempre. Non solo quando tutto va bene.

(squilla il telefono che è nel soggiorno e M, scusandosi, va a rispondere. Si tratta di qualche parente che chiede notizie e si tratterrà di là per qualche tempo.)

C7: (mi rivolgo a F che è stata in silenzio per buona parte della conversazione, lasciando sfogare sua madre) E lei come sta? Riesce a dividersi tra la cura della bambina e quella del papà e a trovare anche il tempo per riposare?

F2: Si, io la sera vado a dormire a casa mia. Mio marito mi aiuta molto con la piccola e viene anche qui a cucinare per tutti noi.

C8: Questo è bello! (a questo punto P sembra risvegliarsi dal sonno. Apre gli occhi, che scopro essere grandi e azzurri, e mi sorride. Ogni tanto, durante la conversazione, sembrava farfugliare nel dormiveglia qualcosa di difficile comprensione, ma adesso, stringendo forte la mia mano, prende la parola parlando con una chiarezza che mi lascia stupito.)

P1: Stiamo andando… Stiamo andando.


5 C9: (sento che P vuole comunicarci qualcosa di importante e che devo aiutarlo ad esprimerlo. Nel dire quello che sto per dire spero che la figlia comprenderà il perché mi comporto così): Dove stiamo andando P?

P2: Dobbiamo andare alla casa del Padre.

C10: (le parole di P mi toccano profondamente. So che non è sotto l’effetto della morfina, che non gli è stata ancora somministrata. Mi sembra che questo sia un momento sacro. Dopo una pausa decido di osare) E’ lì che vuole andare P?

P3: (con grande serenità) Si.

C11: E il Signore ci accoglierà lì, nella sua casa.

(P sorride con gli occhi spalancati, come se vedesse qualcosa che noi non vediamo. Nel frattempo M è entrata nella stanza e F le racconta quello che è successo. C’è grande commozione nella stanza. Dal volto di P promana una grande serenità. E’ evidente che è pronto ad andarsene.) C12: (rivolto a P) C’è un brano del Vangelo che parla della casa del Padre. Vuole che lo leggiamo?

P4: Si.

C13: (cerco nel Vangelo di Giovanni, ma ho una pessima memoria numerica e spero soltanto di riuscire a trovare quel brano che amo molto e che mi sembra proprio esserci stato suggerito da P. Ho già la certezza che questo sarà il brano per il suo funerale e non mi sembra cinico che questo pensiero si sia già affacciato nella mia mente. Quest’uomo è pronto ad andare alla casa del Padre e ce lo ha detto chiaramente. Finalmente trovo la pagina giusta. E’ il capitolo 14 di Giovanni, i versetti da 1 a 6. Li leggo, non senza emozione. Durante la lettura mi accorgo che la moglie ascolta con attenzione):


6 1 «Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! 2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; 4 e del luogo dove io vado, sapete anche la via». 5 Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» 6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Vogliamo raccoglierci in preghiera: “Signore, Dio nostro, vogliamo confidare in te, in te che sei la via, la verità e la vita. Tu che ci hai promesso di accoglierci nella casa del Padre, prendi per mano il nostro fratello P, che ha espresso il desiderio di venire a te. Liberalo da ogni dolore e donagli la tua pace. Questo ti chiediamo nel nome di Gesù, che è benedetto in eterno”. Amen.

P5: (sempre sorridendo) Amen.

F3 e M8: Amen. (apro gli occhi e mi accorgo che F e M hanno il volto rigato di lacrime.)

F4: Grazie!

M9: Grazie!

C14: grazie a voi. M10: Può ripetermi dov’è il testo che ha letto?

C15: Giovanni 14:1-6 (pensando al fatto che mi aveva detto che non legge più la Bibbia e che non prega sono contento di questa richiesta, perché mi pare che abbia fatto la sua richiesta come per poter ritornare a


7 leggere quella pagina della Bibbia. Nel frattempo P ha richiuso gli occhi e io penso sia ora di andare.)

C16: Adesso vado, ma, per qualsiasi cosa, sentitevi libere di chiamarmi a qualsiasi ora (Saluto madre e figlia che mi ringraziano con riconoscenza. La madre mi accompagna alla porta e giunto sulla soglia le parlo ancora). P è pronto ad andarsene, ma sento che lei non è pronta a lasciarlo andare.

M11: Infatti, è così! C17: E’ comprensibile che lei sia arrabbiata per quello che è successo e mi dispiace molto che le cose siano andate così. Ma ha visto che P è pronto ad andarsene. Ce lo ha detto lui stesso. Lui è sereno e anche se tutto questo è difficile da accettare, per lui va bene così. M12: L’importante è che non soffra!

C18: Si, anche se mi è chiaro che lei, invece, soffre molto. Posso abbracciarla?

M13: Si (mi abbraccia forte e si commuove).

C19: Chiamatemi a qualsiasi ora del giorno o della notte, senza pensare di disturbare. Il mio cellulare è acceso anche di notte. Verrò volentieri.

M14: Grazie.

C20: Arrivederci.

5. VALUTAZIONE 1. Analisi di quanto è accaduto Esco da questa visita con la sensazione di avere vissuto un momento più unico che raro. Non mi era mai accaduta una cosa del genere. Avevo sentito parlare di situazioni simili, ma non ne avevo mai fatto


8 esperienza. E’ una visita che mi ha toccato profondamente e non posso fare a meno di pensare di aver ricevuto da P una lezione di fede. Questa visita è stata una vera benedizione per me. Rispetto alle fasi della morte e del morire studiate da Elisabeth KüblerRoss è evidente che in questa situazione il paziente si trova nella fase dell’accettazione, laddove sua moglie è nella fase della rabbia. 2. Valutazione del mio comportamento pastorale All’inizio ero perplesso nel parlare del paziente in presenza del paziente, perché spesso, in questi casi, i parenti parlano come se il paziente non ci fosse anche di cose che normalmente non direbbero in sua presenza. Una volta che mi è stato chiaro che il paziente era informato della propria condizione mi sono tranquillizzato. Ho cercato di comprendere lo stato d’animo dei familiari; in particolare, di dar voce alla rabbia della moglie, senza che si sentisse giudicata. Sono anche riuscito a cogliere che il paziente voleva comunicarci qualcosa di importante e con la mia domanda in C9 gli ho facilitato la comunicazione. La telefonata improvvisa mi ha impedito di esplorare fino in fondo il sentimento di rabbia provato da M verso Dio. Una libera espressione di quel sentimento poteva essere terapeutica per lei. 3. Obiettivi che mi propongo per la prossima visita pastorale al paziente Sento che la prossima visita, se P sarà ancora in vita, potrebbe essere una visita nella quale lui non è più cosciente. E’ probabile che l’unità di cure palliative induca una sedazione profonda, come già accaduto in casi analoghi. Ma ho la sensazione che lui ci abbia già detto tutto, riguardo al fatto di essere pronto ad andarsene. Le prossime visite, qualora lui non fosse più cosciente, dovrebbero concentrarsi sui familiari, su un eventuale lutto anticipatorio e, poi, sull’elaborazione del lutto. Il dolore e la rabbia di M dovrebbero trovare la possibilità di essere manifestati. Solo così, anche lei, potrà arrivare ad un’eventuale accettazione e al recupero di una dimensione spirituale in cui vi sia spazio per una riconciliazione con quel Dio verso il quale è arrabbiata. 4. Dimensione teologica dell’incontro Il paziente ci ha mostrato la sua fede nel Signore che accoglie coloro che si affidano a lui. E’ lui che ci ha suggerito l’immagine della casa del Padre. E’ lui che ci ha evangelizzato! 5. I miei punti di forza e di debolezza in questa visita Sono stato attento alle sollecitazioni emerse. Ho riconosciuto la fase della rabbia in M e quella dell’accettazione di P. Non ho invece approfondito abbastanza lo stato d’animo di F. 6. Cosa ho imparato da questa visita Che anche in una situazione estremamente dolorosa, come quella di una malattia grave e l’imminenza della morte, vi è possibilità di consolazione, e che quella consolazione, paradossalmente, può venirci proprio da colui o colei dal/lla quale ci potremmo aspettare disperazione.


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