Azione 34 del 22 agosto 2016

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 22 agosto 2016

M sh alle p opping agine 37–4 6/

Azione 34

Società e Territorio Uno studio americano dimostra che possiamo agire sulla memoria e cancellare i ricordi negativi

Ambiente e Benessere La Lega svizzera contro il reumatismo organizza il 7 settembre al Palacongressi di Lugano una giornata dedicata alle spalle; il dottor Numa Masina ce ne anticipa i contenuti

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Politica e Economia La regina Elisabetta, unica certezza dei britannici

Cultura e Spettacoli Versailles apre le porte alle opere naturali dell’artista islandese Olafur Eliasson

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Daniele Oberti

Vita e natura in Valle di Lodano

di Elena Robert pagina 5

Un passato che si incunea nel presente di Peter Schiesser Migranti accampati dove capita in attesa di proseguire il cammino, nascosti nei treni o a piedi lungo l’autostrada nella speranza di raggiungere l’agognata Germania o il nord Europa – frotte di giovani a zonzo in città a caccia di Pokémon go, per annullare una noiosa attesa o per trasformarla in gioco: per i primi è la fuga da un inferno in cerca di un paradiso, per i secondi è il rifugio in un presente artificiale che ampli una realtà venuta a noia. Due realtà che si sfiorano, con indifferenza si ignorano, immagine perfetta del vero scontro di culture in atto in questo secondo decennio del XXI secolo. È uno scontro non solo fra mondi diversi, ma anche fra modi diversi di intendere il tempo in cui si vive. Negli ultimi cinquant’anni, in Occidente si è affermato il mito dell’eterna giovinezza; ci si veste a 50 come a 20, ci si comporta come se potessimo dilatare all’infinito la giovinezza, sostenuti in questo dall’allungamento della speranza di vita. Il passato non ha più importanza, tutta la nostra attenzione va al presente, le nuove tecnologie hanno annullato distanze e attese. Non più l’immagine del vecchio saggio conta nella nostra società,

ma il giovane che non invecchia mai, che ha vinto la sfida con il tempo (o almeno così crede) e inconsciamente anche con la morte. Il mondo visto attraverso uno smartphone brilla come mai prima nel corso della storia umana. Ma il mondo reale non è così, non dappertutto, e oggi ci invade con tutto il peso di un passato che credevamo si potesse dimenticare: i profughi che sfidano il mare e la morte per sfuggire alla guerra e alla ricerca di opportunità migliori ce lo mostrano nei loro volti, nelle loro storie. E sono storie che hanno radici che non si possono ignorare (soprattutto se le hai subite brutalmente): è l’eredità del tempo in cui le potenze occidentali colonizzarono il mondo intero e della susseguente decolonizzazione, avvenuta dopo la seconda guerra mondiale. Raramente i nuovi Paesi giunti infine ad un’indipendenza offrirono un futuro migliore ai propri cittadini, in Africa, in Arabia, in America latina, in Asia i governi (autoritari, se non dittatoriali) erano spesso marionette che obbedivano all’Occidente o all’Unione Sovietica (altra forma di colonizzazione occidentale). Per venire ai Paesi arabi: il laicismo imposto da regimi come quelli esistenti in Egitto, Turchia, Siria, Iraq, Libia, Algeria e via elencando, si è progressivamente scre-

ditato, incapace di offrire un futuro migliore ai cittadini, nonostante la ricchezza generata dal petrolio e da altre risorse naturali, e ha lasciato spazio ad un rinascente fondamentalismo islamico. L’abortita Primavera araba è stata la logica ribellione di società cresciute demograficamente ma tuttora sottosviluppate, in cui i giovani non vedono un futuro. Il bubbone è rimasto in incubatrice per decenni, ora è scoppiato e il passato è tornato a reclamare vendetta. Una vendetta che si è trasformata in numerosi bagni di sangue, in un terrorismo che giunge fin sulle porte di casa nostra, in un revanscismo culturale-religioso intollerante, in una fuga senza fine e ormai senza confini, ma che molti in Occidente pensano ancora di poter ignorare: le frotte di profughi creano apprensione, potendo li confineremmo in luoghi discosti o li rinvieremmo altrove; gli attacchi terroristici ci scioccano, ma poi proviamo a riprendere una vita normale nell’inconscia speranza che non ne accadano più. Tuttavia, se vogliamo tentare di capire che cosa sta succedendo nel mondo e in casa nostra dobbiamo riappropriarci della conoscenza di ciò che è avvenuto in passato, anche al di fuori dei nostri confini, anziché cercare rifugio in un comodo presente virtuale.


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