Azione 37 del 12 settembre 2016

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 12 settembre 2016

Azione 37

Società e Territorio Lo studio di Tiffany Watt Smith sulle emozioni umane e le parole che usiamo per definirle

Ambiente e Benessere Nel suo libro Forme del divenire Alessandro Minelli ci spiega la biologia evolutiva dello sviluppo

Politica e Economia La politica della Merkel sconfessata nel Meclemburgo

Cultura e Spettacoli Al m.a.x. Museo di Chiasso un omaggio alla poliedrica artista Simonetta Ferrante

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I bambini sono grandi artisti

Ti-Press

di Laura Di Corcia pagina 5

Troppo light per essere digerita? di Peter Schiesser Indubbiamente, trovare il modo per rendere compatibile l’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione di massa (che prevede tetti massimi di immigrati e contingenti), accettata di misura il 9 febbraio del 2014, con la libera circolazione della manodopera, perno del primo pacchetto di accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea, avrebbe equivalso ad un’acrobatica quadratura del cerchio. Ma la variante votata il 2 settembre dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale assomiglia più a una sfera rinchiusa in una quadrata scatola di cartone: un’armatura molto fragile, e soprattutto con poco potenziale di «dirigere autonomamente la politica migratoria svizzera», in soldoni di ridurre l’arrivo di stranieri nel nostro Paese (di cui circa 50 mila all’anno dall’Ue fino al 2014). Non per nulla Christoph Blocher ha minacciato di lanciare un’iniziativa popolare contro la libera circolazione delle persone se il parlamento accetterà la variante di legge proposta dalla suddetta commissione. Dopo proposte quali il modello «bottom up», elaborato dall’ex segretario di Stato Michael Ambühl su incarico del Ticino e fatto

proprio dai Cantoni, di tetti massimi di lavoratori stranieri per ramo economico, per regione, limitato nel tempo e solo in presenza di particolari condizioni congiunturali, come propagato da economiesuisse e dal Partitolo popolare democratico, e altre proposte ancora, in commissione si è affermato il modello subito definito Inländervorrang light, che potremmo tradurre con «prima i nostri light» – un po’ come peroravano l’Unione padronale svizzera e l’Unione svizzera delle arti e mestieri. In questo modo, la Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale ritiene di aver ottemperato al principio dell’iniziativa del 9 febbraio 2014, che chiede di dirigere autonomamente la politica migratoria, e al contempo salvaguardato gli interessi dell’economia svizzera. Si è così riconfermata nella politica europea l’alleanza fra Plr, Ps, Ppd contro l’Udc. Accompagnato dall’ invito al Consiglio federale di sfruttare meglio il potenziale di lavoratori presente in Svizzera, ossia di favorire l’integrazione nel mondo del lavoro di forze attualmente «dormienti» (soprattutto disoccupati e donne), il semplice annuncio di un posto vacante da parte delle imprese agli uffici regionali di collocamento (ma senza l’obbligo di assumere personale residente) dovrebbe

ridurre l’immigrazione di 5-10 mila unità all’anno, secondo le aspettative della maggioranza della commissione. Troppo poco per l’Udc, che vorrebbe dimezzare l’attuale saldo di 70-80 mila arrivi. D’altronde, una quadratura del cerchio forse non esiste. L’Ue ha più volte dichiarato che di contingenti non se ne parla e che la libera circolazione non è negoziabile, persino il Tribunale federale ha messo in chiaro che in una causa darebbe precedenza agli accordi bilaterali con l’Ue rispetto ad una legge federale. Un problema che ora non si porrebbe più: di fronte a questa proposta commissionale, che verrà discussa e molto probabilmente accettata dal plenum del Nazionale a fine settembre, non c’è neppure più bisogno di avviare negoziati con Bruxelles sulla libera circolazione, poiché un «prima i nostri light» ha buone possibilità di essere accettato in breve tempo. Certo, in dicembre si occuperanno del tema gli Stati, qualche variante può ancora emergere, ma colpi di magia restano improbabili. Se i fautori dell’iniziativa del 9 febbraio si sentiranno derubati della vittoria popolare, attaccheranno frontalmente la libera circolazione con una nuova iniziativa popolare. Si giungerebbe così al chiarimento atteso dal 2014.


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