Azione 01 del 30 dicembre 2019

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio I genitori e le nuove tecnologie: due riflessioni tra salute ed educazione

Ambiente e Benessere Nella Gironda, poco più a est di Bordeaux, spiccano due appellation di prestigio: Saint-Émilion e Pomerol

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 30 dicembre 2019

Azione 01 Politica e Economia La sinistra globale in cerca di una nuova identità

Cultura e Spettacoli Tarcisio Trenta, un ingegnere con la passione per l’arte

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pagina 16

pagine 2 e 3

di Amanda Ronzoni pagina 9

Amanda Ronzoni

Il buon anno dal Sol Levante

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Un 2020 spartiacque di Peter Schiesser L’anno che apre il nuovo decennio segnerà probabilmente la via di quelli a venire, negli Stati Uniti e quindi nel mondo, in Gran Bretagna e perciò in Europa, in Svizzera nel nostro rapporto con l’UE. Fra poco più di dieci mesi verrà eletto il prossimo presidente degli Stati Uniti e se Donald Trump dovesse vincere ancora i vecchi equilibri mondiali, politici ed economici, si troverebbero su un piano ancor più inclinato. Significherebbe che i dissidi con la Cina, la Nato, l’Unione europea, con le organizzazioni multilaterali in genere, con l’Iran, le collusioni ideologiche con leader autoritari e dittatori come Putin, Kim Jong-un, Duterte, persino con Xi Jinping, frutto del fascino di Trump per il potere assoluto che personalità simili possono esercitare, non sono figli di un esperimento mal riuscito della Storia, ma un suo elemento fondante. All’inizio di questo anno fatidico, l’orizzonte di queste elezioni è ancora avvolto dalle nebbie: non spicca ancora nessun candidato democratico; la richiesta di impeachment verrà bocciata dal Senato a maggioranza repubblicana, ma non è detto che a novembre nel contemporaneo rinnovo di un terzo dei

seggi in quel ramo del Congresso, i repubblicani non perdano i loro tre deputati di vantaggio, rendendo Trump un presidente azzoppato. Nulla è più di un’ipotesi, oggi. Ipotesi, invece, non se ne fanno più a Londra: Boris Johnson, l’epigone di Trump oltre Manica, ha tutto il potere che gli serve per concretizzare la Brexit, e come vuole lui. Le elezioni parlamentari gli hanno regalato una maggioranza chiara. Ora può trattare con Bruxelles senza temere agguati in parlamento. Capiremo presto, dai toni con cui verranno condotti i negoziati per la Brexit (entro fine gennaio 2020), come si delineeranno i nuovi rapporti e accordi bilaterali con l’Unione europea (attuale ipotesi: entro il 2021). Di fatto la Gran Bretagna e l’Unione europea entrano in una fase di destabilizzazione al cui termine dovranno nascere nuovi equilibri. Un forte rischio conclamato è il ridimensionamento territoriale della Gran Bretagna, da cui la Scozia vorrebbe già fuggire e l’Irlanda del nord, forse meno platealmente, scivolerebbe col tempo per osmosi nel resto dell’Irlanda. L’altra minaccia sono eventuali spinte centrifughe nell’Unione europea, se la via segnata dall’Inghilterra dovesse risultare un’alternativa positiva.

Anche in Svizzera c’è chi guarda con curiosità alla Brexit e già conia il termine «Swissexit» – dimenticando che l’obiettivo della Brexit è proprio di ottenere uno status simile a quello della Svizzera, ossia buoni rapporti e accordi bilaterali con l’Unione europea, ma non più un’appartenenza. Chi in Svizzera parla di Swissexit in realtà vuole porre il paese piuttosto nelle condizioni della Bielorussia o della Moldavia – ossia fuori da un contesto di rapporti privilegiati con Bruxelles. Ed è quello che succederebbe se il 17 maggio 2020 Popolo e Cantoni dovessero accettare l’iniziativa dell’UDC contro i Bilaterali, ossia l’iniziativa popolare che mira all’abolizione della libera circolazione. La clausola ghigliottina contenuta nel primo pacchetto di Accordi bilaterali rende automatico il decadimento di tutti gli accordi nel caso uno venisse a cadere, A livello nazionale c’è un diffuso ottimismo che l’iniziativa verrà bocciata, proprio perché i vantaggi dei 7 accordi sono considerati di molto superiori ai problemi che crea – regionalmente – la libera circolazione. Nella Svizzera tedesca e romanda si è capito che il prezzo da pagare sarebbe enorme. In Ticino, cantone in cui libera circolazione e frontalieri mettono in ombra ogni vantaggio, questa consapevolezza non sembra esserci.


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