Azione 13 del 26 marzo 2018

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 26 marzo 2018

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Società e Territorio Le Processioni storiche di Mendrisio con gli occhi di chi le organizza

Ambiente e Benessere Le biopsie liquide, un sistema per diagnosticare malattie, e in particolare certi tipi di tumore, attraverso un semplice prelievo di sangue

Politica e Economia Trump-Putin e la loro relazione frustrata

Cultura e Spettacoli La scrittrice Carol Joyce Oates racconta il «white trash» che ha votato Trump

pagina 13

pagina 3 pagina 23

di Federico Rampini pagina 25

AFP

Facebook nella tempesta

pagina 33

Manipolazioni su misura di Peter Schiesser Non è forse il sogno di ogni politico, raggiungere i suoi potenziali elettori con un messaggio personalizzato? I fatti emersi negli ultimi giorni, che Federico Rampini ci racconta a pagina 25, ci dicono che, potenzialmente e indirettamente, i social media lo permettono. Perlomeno tecnicamente, e fino a ieri anche legalmente, secondo le vecchie direttive interne di Facebook. E siccome tecnicamente è possibile accedere a una massa enorme di dati personali, i più spregiudicati non si lasciano sfuggire l’occasione. I profili di 50 milioni di elettori statunitensi finiti nelle mani della società di marketing politico Cambridge Analytica sono l’esempio più eclatante. Certo, siccome l’ormai licenziato direttore di Cambridge Analytica Alexander Nix si vantava pubblicamente di aver fatto vincere le elezioni a Trump, qualche domanda sulla campagna dell’attuale presidente ce la si dovrà pur porre. Non basta disporre dei dati personali, dei contatti, delle preferenze di qualcuno e dei suoi amici su Facebook, per poterne fare qualcosa. Bisogna saper creare un numero gestibile di profili, all’interno

dei quali poi affinare il messaggio, e in questo sono di grande aiuto i cosiddetti «profili psicometrici», o «psicografici», che suddividono le dimensioni della personalità in pochi (cinque) ambiti. Sulla base di questi, altri hanno sviluppato delle varianti in grado di definire i tratti della personalità sulla base di pochi like postati su Facebook. Visto che la tecnologia e gli algoritmi permettono anche di andare alla ricerca dei profili definiti, il gioco è fatto. Ora che si trova al centro del ciclone Alexander Nix si affretta a smentire che la vittoria di Trump sia stata favorita dalle strategie della Cambridge Analytica (e della sua consorella SCL). Resta il fatto che le risorse della campagna elettorale di Trump sono state indirizzate verso Stati che poi si rivelarono decisivi, ribaltando la sconfitta nel voto popolare totale, e che i fondi investiti dal suo team in internet – per un effetto perverso – si sono rivelati meglio investiti, in termini economici e politici, rispetto a quelli della Clinton. L’effetto perverso: come dice l’ ex dirigente di Facebook Antonio Garcia Martinez (nzz.ch, 22.3.18), i criteri per concedere spazi alla pubblicità nelle specifiche aste non dipendono solo dall’offerta in soldoni, ma anche dalla probabilità che il messaggio (pubblicitario

o di propaganda politica) abbia la massima diffusione; vengono quindi privilegiati i messaggi che suscitano maggiore indignazione. Non c’è messaggio che si diffonda più rapidamente, assieme alle notizie false, di quello che esprime indignazione. E grazie alla Cambridge Analytica i messaggi subliminali che dovevano smuovere le coscienze di un elettorato impaurito, in cerca di riscossa, oppure in quello deluso dal finto progressismo di Hillary Clinton, sono arrivati a destinazione. Meno di 80mila voti in più di Hillary in pochi cruciali Stati sono bastati per conquistare la Casa Bianca. Sapremo in futuro quanto decisiva è stata Cambridge Analytica? Trump è forse anche in questo un apripista: ti manipolo politicamente le emozioni, le paure, le frustrazioni, la voglia di rivincita, e lo faccio in modo sempre più personalizzato. Una finta, pretesa vicinanza fra politico e elettore, un espediente moderno del leader carismatico, nel solco di vecchie tradizioni. 80-90 anni fa la radio fu lo strumento per eccellenza della propaganda nazista: raggiungeva tutti, toccava le corde emotive e inconsce di tanti. Il problema è certo che c’è chi manipola le menti, ma un problema ancora più profondo è che ci sono così tante menti disposte a farsi manipolare.


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