Azione 13 del 23 marzo 2020

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio L’isolamento forzato ci fa sognare la vita all’aperto nelle nostre capanne alpine e c’è chi da tempo porta avanti progetti di ristrutturazione

Ambiente e Benessere Si è scoperto che specifici ceppi di probiotici possono influenzare il tono dell’umore e modificare il cervello sociale

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 23 marzo 2020

Azione 13 Politica e Economia La pandemia ci fa riscoprire il concetto di nazioni che non parlano europeo

Cultura e Spettacoli Cosa fare in tempi di Coronavirus? Musei e istituzioni si stanno organizzando

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di Marconi, Rocca, Zafesova, Cazzullo pagine 31-35

Keystone

Il nemico invisibile

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Andrà tutto bene (se restiamo in casa) di Peter Schiesser Ora è davvero giunta l’ora delle grandi decisioni e di un enorme sforzo di solidarietà collettiva in tutta la Svizzera. Lo stato di necessità è dichiarato, quel che poteva essere chiuso al di fuori dei negozi che garantiscono beni di prima necessità è stato chiuso, lasciando in funzione quanto basta per non far collassare l’economia dell’intero paese, potenziando al massimo le risorse per il sistema sanitario. Adesso tocca alla popolazione, al singolo cittadino compiere l’essenziale sforzo di auto-isolarsi il più possibile, per spezzare la crescita esponenziale dei contagi, dei ricoveri, delle vittime. Se vogliamo evitare di vedere a casa nostra le scene che due mesi fa provenivano da Wuhan e quelle che in questi giorni giungono da Bergamo, dove trasportano altrove con convogli militari le salme di chi è deceduto per il coronavirus perché i forni crematori hanno esaurito le capacità, è il momento di seguire l’appello a evitare il più possibile i contatti sociali, a mantenere le distanze, a lavare e disinfettare le mani, ad auto-isolarsi, insomma. Se non lo fa l’intera Svizzera, si potrebbe arrivare a limitazioni ancora più severe delle

nostre libertà individuali, oltre a lasciar libero corso ai contagi. Il Ticino è in prima linea nella lotta al coronavirus, siamo il laboratorio della Svizzera, le autorità federali stanno imparando molto dall’esempio ticinese, dopo che all’inizio sono parse un po’ tentennanti. Siamo anche il cantone con il maggior numero di casi e di decessi, essendo a fianco della Lombardia. Rispetto ai cantoni d’Oltralpe viviamo con una settimana d’anticipo l’evoluzione del contagio; lo sappiamo e abbiamo cominciato a comportarci di conseguenza da quando è stata dichiarata la chiusura dapprima parziale delle scuole, seguita in un accavallarsi di decisioni drammatiche dalla chiusura definitiva di tutte le scuole, di bar e ristoranti e di tutto il resto. Mentre noi cominciavamo a rintanarci in casa, Oltralpe invece continuavano a frequentare bar, ristoranti e luoghi pubblici. Non è facile prendere le decisioni giuste in una situazione che muta così velocemente: quanto accade ogni giorno ci appare inverosimile e ogni decisione presa l’indomani rischia di essere già tardiva. Vale per noi come individui, che dobbiamo apprendere a riscoprire altri modi di sentirci vicini alle persone care e amiche (come anche ai

colleghi di lavoro), e vale per le autorità, confrontate con la necessità di decisioni drastiche. In situazioni tali possono nascere momenti di tensione, com’è stato il caso quando le autorità cantonali avevano deciso inizialmente solo una parziale chiusura delle scuole. L’insubordinazione di comuni come Lugano e Locarno (e altri) che contrastavano le decisioni cantonali è stato un momento delicato: l’autorità cantonale subiva un duro colpo, poteva aprirsi una crisi di credibilità istituzionale. L’annuncio due giorni dopo della chiusura totale delle scuole sommata all’invito alle aziende di lasciare a casa il personale, affinché i genitori possano occuparsi dei figli, senza doverli lasciare in accudimento ai nonni, ha restituito al governo cantonale l’autorità e l’autorevolezza che aveva rischiato di perdere. Ed è bene così: adesso che le decisioni fondamentali sono prese (e speriamo che non ne arrivino di ancora più severe), il paese deve mantenere una coesione di fondo. E una fiducia, forse non cieca, ma comunque fondata, considerato che le autorità, cantonali e federali, stanno lavorando seriamente, con grande energia e dispendio di mezzi, se pensiamo anche alle decine di miliardi che verranno messi a disposizione dell’economia e della popolazione.


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