Azione 22 del 31 maggio 2021

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio È il momento dei podcast: i programmi audio hanno conquistato i giovani

Ambiente e Benessere Circa il 10-15 per cento delle donne in età fertile, e quasi la metà di quelle con problemi di infertilità, sono colpite da endometriosi; ce ne parla il ginecologo Giovanni De Luca

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 31 maggio 2021

Azione 22 Politica e economia Chi occuperà il posto di Angela Merkel? Il punto a pochi mesi dall’importante voto

Cultura e Spettacoli Martha Argerich, cui la città di Lugano deve molto, compie 80 anni: un omaggio

pagina 15

pagina 2

pagina 23

pagina 35

Nessun accordo, nessuna visione

La Biennale di Venezia si interroga su come vivremo insieme

di Peter Schiesser

di Alberto Caruso

pagina 11

Dunque, questo è quanto: non ci sarà accordo istituzionale con l’Unione europea, contro il parere dei Cantoni e delle commissioni di politica estera del Parlamento. Sette anni di negoziati sprecati, senza neppure un piano B degno di questo nome. Solo una lettera alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in cui il presidente della Confederazione Guy Parmelin ribadisce la volontà di mantenere e approfondire le relazioni con un dialogo politico. Buone intenzioni e uno zuccherino: l’impegno del Consiglio federale di convincere il Parlamento a sbloccare il secondo «miliardo per la coesione», che era stato congelato in risposta al mancato riconoscimento dell’Ue dell’equipollenza della Borsa svizzera. Proviamo a metterci nei panni della Commissione europea, che da due anni e mezzo attendeva di concludere un accordo che a dicembre 2018 sembrava raggiunto, con il segretario di Stato Roberto Balzaretti: per quale motivo dovrebbe avere intenzione di trovare una nuova via per cementare le relazioni, dopo aver più volte espresso il sospetto che la Svizzera stesse facendo di tutto per non concludere l’accordo quadro? Su quali basi di fiducia reciproca? Il consigliere federale Ignazio Cassis, rispondendo a un giornalista in conferenza stampa mercoledì, ha detto che anche l’Ue ha interesse a non guastare i rapporti economici con la Svizzera, avendo un surplus commerciale di oltre 20 miliardi di franchi. Va detto che Cassis ha fatto di tutto per convincere i colleghi di Governo della necessità di un accordo istituzionale, ma questa tesi non regge, anzi: è esattamente quella dell’Udc, utilizzata come mantra per contrastare volta per volta la libera circolazione delle persone. Christoph Blocher e il suo partito possono rallegrarsi di aver ottenuto una vittoria chiave senza sparare un colpo, laddove erano stati sconfitti l’ultima volta nella votazione sulla libera circolazione nel settembre scorso. Certo, gli accordi bilaterali restano in vigore, ma con la decisione di lasciare il tavolo delle trattative si ignora che se non vengono aggiornati si svuoteranno di contenuto, così come un iphone senza update dopo un po’ diventa inutilizzabile. La Commissione europea lo ha sempre ribadito. Fra i primi a rendersene conto sarà il settore medico-tecnico, i cui prodotti non potranno più essere esportati così facilmente come in passato, e via di seguito tutte le aziende che esportano nell’Ue, poiché si ritroveranno gli ostacoli al commercio (e oneri finanziari) che gli accordi bilaterali avevano eliminato. Inoltre non ci sarà accordo sul mercato dell’elettricità, cui la Svizzera teneva parecchio, e viene messa in dubbio la partecipazione dei ricercatori svizzeri al programma di ricerca Horizon 2021-2027, ciò che impoverirà, di finanziamenti e idee, la comunità scientifica svizzera. Spero di sbagliare, ma l’impressione personale è che la speranza del Consiglio federale di mantenere e approfondire le relazioni bilaterali senza accordo istituzionale sia destinata a essere delusa. Non sarebbe la prima volta che il Consiglio federale (e con esso una buona parte della popolazione) si illude di avere un peso negoziale maggiore di quanto creda. Fu così nella seconda metà degli anni Novanta, con la diatriba sugli averi ebraici nei depositi delle banche svizzere, conclusa poi a suon di miliardi pagati dalle banche, e ancora più platealmente nel 2009, quando l’allora consigliere federale Hans-Rudolf Merz dichiarò che sul segreto bancario svizzero (gli avversari) si «sarebbero spaccati i denti». Sappiamo com’è andata a finire. La Svizzera ha dimostrato più volte in passato di credere di poter resistere alle pressioni senza adeguarsi, per poi dover cedere completamente. C’è questa convinzione diffusa secondo cui ce la caviamo benissimo da soli, in realtà il nostro benessere è frutto dell’integrazione in un mondo globalizzato, nel caso specifico nell’Europa. Il tempo dirà.

RICHIAMO – VOTAZIONe GeNeRALe 2021

SABATO 5 GIUGNO 2021 (data del timbro postale)

Keystone

La votazione generale giunge al termine. Le schede di voto devono essere spedite entro


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.