Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Il dolore è sempre più mediatizzato soprattutto attraverso i social. Intervista alla psicologa Gabriella Bianchi Micheli
Ambiente e Benessere Se da una parte il Covid-19 ha messo in crisi le attività dell’uomo, dall’altra sta dando segni positivi per la protezione dell’ambiente
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 2 giugno 2020
Azione 23 Politica e Economia Ma che fine avranno fatto i liberali?
Cultura e Spettacoli L’Angelo sterminatore di Luis Buñuel rivisto alla luce del recente lockdown
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Ah, poter ridere nella pandemia...
A bordo di un «sanpan» sul Golfo del Bengala
di Alessandro Zanoli
di Cristina Gemma
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Luigi vorrebbe vederli i manifesti di «Parole che curano», l’iniziativa messa in campo dal comune di Lugano per far pensare e infondere coraggio alla popolazione. Una raccolta di buoni propositi sparsi per la città, che possano svitare dalla testa i pensieri negativi e aprire l’immaginazione a nuove prospettive. Se scrittori, poeti, attori non riescono ad allargare le nostre menti, chi altri potrebbe farlo? Una bellissima idea, un’idea solida e altrettanto concreta quanto il virus (quello sempre invisibile e subdolo) che ci sta incatenando le giornate. Luigi, chiuso in casa da settimane si rende conto di aver bisogno di stimoli di riflessione, di nuovi orizzonti. La reclusione casalinga gli dà un certo grado di dipendenza, di abitudine alla passività, che non è sana. Quindi è abbastanza deciso, per il suo bene, a uscire e ad andarli a cercare, quei manifesti. Non sa bene dove li abbiano messi, ma non è un problema. Lugano non è grande, prima o poi li troverà. Si fermerà qualche minuto a leggerli, cercando di dimenticare per un momento la preoccupazione. Terrà la mascherina o la toglierà? La toglierà, è un gesto di sfida, in fondo, questo chiedere aiuto alle parole degli artisti, un gesto di grande fiducia nel potere delle parole. Non troppo vicino agli altri però. Se qualcun altro si fermerà vicino a lui, oserà guardarlo, rivolgergli un sorriso d’incoraggiamento? Sì, ma solo dopo aver valutato la distanza di sicurezza. Perché Luigi non ha paura; è solo prudente. Così almeno racconta a sé stesso. La settimana scorsa, in una delle sue «prudenti» passeggiate quotidiane, ha incontrato dei vecchi conoscenti. Si è avvicinato con grande piacere e ha cominciato a parlare loro della sua brutta esperienza: il virus lui l’ha provato sulla sua pelle e ha una storia da raccontare. Subito ha visto quelle persone fare uno, due passi indietro, muovere la testa intorno come a cercare delle vie di fuga. Non per altro, ma avevano parenti anziani in casa: «sa, sono cose delicate». La conversazione si è interrotta poco dopo, con qualche pretesto. Da allora Luigi si guarda bene dal riferire come sono andate davvero le cose. Finisce un po’ per avere paura di sé stesso e sta alla larga, giusto per non correre rischi, per non farsi venire delle tentazioni di socializzazione non gradita. Ha notato una cosa: il tempo gli passa più veloce di quanto succeda agli altri, quando è in compagnia. Vuole subito sganciarsi, liberarsi, tornare nel guscio protettivo della sua casa. Che non è più così piccola come gli sembrava una volta. Anzi. È perfetta, come una cella. Gli capita in mano uno dei suoi libri (Luigi ha riscoperto come è importante avere una biblioteca ben fornita, in tempo di pandemia, come se l’avesse radunata proprio in attesa di questa evenienza) e scopre che persino certi carcerati russi, nei gulag staliniani, finivano per trovare confortevoli le loro cuccette di legno. Luigi sorride dell’idea, forse un po’ cinica. Al di là di tutto quello che gli manca è il senso dell’umorismo, è trovare un modo per ridere, per sdrammatizzare. L’unica cosa che l’ha fatto veramente divertire negli ultimi giorni è il racconto di quell’anziana mamma, disperata per le insistenti raccomandazioni a non uscire di casa dei suoi figli. Le hanno proibito ogni sortita, le fanno la spesa loro, ogni giorno: basta che lei non si muova. La povera signora, pur di avere un momento di libertà, si camuffa con occhiali neri, mascherina, cappello, guanti e di nascosto va a fare acquisti, sperando che nessuno la riconosca. Soprattutto i suoi figli. Luigi sorride con piacere a questo racconto, che rende l’assurdità della situazione in cui stiamo vivendo. Di questo avrebbe bisogno, di ironia, di umorismo. Forse anche le poesie possono servire, i buoni propositi d’artista. Pur sempre un po’ sospese nell’aria, sono comunque idee nuove, nuovi pensieri. Ma anche una bella risata è un po’ che non gli esce dalla gola. Gli manca moltissimo.
la votazione generale giunge al termine – Le schede di voto devono essere spedite entro
SABATO 6 GIUGNO 2020
Cristina Gemma
RICHIAMO – VOTAZIONE GENERALE 2020