Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Quando la difesa nazionale entra fin dentro le case: la storia dei bunker anticatastrofe
Ambiente e benessere A che punto è la ricerca sul Parkinson? Ce ne parla Giorgia Melli, neurologa e ricercatrice del Neurocentro dell’EOC
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 6 luglio 2020
Azione 28 Politica e Economia L’ipotesi di uno scenario di scontro fra Usa e Cina nei mari cinesi è quasi realtà
Cultura e Spettacoli Giovanni Battista Molteni, oltre al Polo Nord, si dedicò con passione alla pittura e al Ticino
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Con la mascherina e consapevolezza
I segni della lunga ricerca di Alberto Giacometti
di Peter Schiesser
di Alessia Brughera
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Adriano Crivelli
È l’inizio della seconda ondata della pandemia? Oppure le misure annunciate dal Consiglio federale la settimana scorsa sono il tentativo di evitarla e di appiattire la curva il prima possibile? In Svizzera i casi di nuovi contagi stanno superando il centinaio al giorno, ma con grosse differenze regionali – la crescita più forte si registra nei cantoni Zurigo, Argovia, San Gallo, in Ticino siamo (ancora, mentre scrivo) sotto i dieci casi al giorno. Il fattore di riproduzione (ossia quante persone un contagiato infetta a sua volta) è attorno all’1,6, indice di una crescita che rischia di diventare nuovamente esponenziale. Diventano quindi decisive le misure per risalire alle persone entrate in contatto con chi è stato contagiato affinché si mettano in quarantena. Finché la tracciabilità e l’identificazione delle persone contagiate è possibile non siamo ancora in emergenza, ma il limite può essere superato rapidamente. La mascherina diventerà quindi un elemento ancora più presente nella quotidianità, ci ricorderà quello che in queste settimane di semi-libertà si cominciava a dimenticare: che la pandemia non è passata, che la prudenza, il distanziamento fisico, l’igiene delle mani sono regole che non possiamo dimenticare. Perlomeno, dopo avere a lungo negato o minimizzato l’importanza delle mascherine il Consiglio federale ha decretato l’obbligo di indossarle sui mezzi pubblici, su insistenza di numerosi Cantoni. E non è escluso che in Ticino diventino obbligatorie anche in altri luoghi pubblici e nei negozi, secondo quanto dichiarato dal presidente del governo Norman Gobbi. È stato bello credere di aver riconquistato la normalità perduta, di gustarsi la vita in società, ora l’obbligo della mascherina ci ricorda che la normalità ritrovata va difesa. Se vogliamo evitare nuove serrate, anche solo parziali, è richiesto un nuovo sforzo di responsabilità individuale e collettiva. Andiamo incontro ad un nuovo lockdown generalizzato? Da una parte, l’economia e le casse dello Stato non reggerebbero ad una nuova serrata totale, dall’altra, non trovandoci più in «situazione straordinaria» e viste le forti differenze regionali, il Consiglio federale preferisce lasciare più competenze e autonomia ai Cantoni, ma da quanto si è saputo non tutti sono pronti per affrontare la seconda ondata. Certo, per quanto vi sia ancora molto da scoprire sul Covid-19 oggi ne sappiamo di più che a febbraio, sappiamo quali sono le situazioni più rischiose (luoghi chiusi e affollati, come discoteche, club, manifestazioni pubbliche dove non è possibile mantenere le distanze). Lascia quindi un po’ perplessi che il Consiglio federale abbia autorizzato eventi con fino a 300 persone (soprattutto in luoghi chiusi come club e discoteche), visto quanto successo al Flamingo a Zurigo e i pareri contrari degli epidemiologi. Ma possiamo sperare che d’ora in avanti ci sia un controllo migliore anche dell’identità degli avventori (un terzo di chi risultava annunciato al Flamingo ha dato generalità false, rendendo impossibile risalire a tutti). Con la libertà di movimento e un’accresciuta possibilità di viaggiare i contagi aumentano per forza. Motivo per cui diventa sensato imporre una quarantena a chi giunge o rientra in patria da paesi in cui l’epidemia non è sotto controllo, come ha deciso ora il Consiglio federale. Tuttavia, non illudiamoci: la pandemia sta flagellando il mondo intero e in paesi popolosi e importanti come Stati Uniti, Brasile, India, Russia è tuttora fuori controllo, ma anche la situazione attuale della pandemia nei Balcani è tutt’altro che chiara e tranquillizzante. In un modo o nell’altro «importeremo» sempre qualche nuovo caso (come sta avvenendo con la Serbia). La pandemia ci ricorda quindi una volta di più che non viviamo isolati, che siamo parte di questo mondo come se fosse un solo corpo. Non possiamo accontentarci del fatto che tutto sommato la Svizzera ha fin qui reagito egregiamente alla pandemia e alle sue conseguenze sanitarie ed economiche, poiché rischiamo comunque di pagare per gli errori che vengono compiuti altrove. Vista la facilità con cui il virus si ripresenta anche dove era stato debellato (a Pechino sono in quarantena di nuovo centinaia di migliaia di persone) e l’incapacità di numerosi governi di gestire al meglio la pandemia, dovremo fare i conti con il Covid-19 ancora a lungo (i vaccini, se arriveranno, saranno disponibili al più presto fra un anno). All’emergenza sanitaria si aggiunge anche il crescente rischio di un’instabilità politica in numerosi paesi. In particolare, preoccupa l’incapacità degli Stati Uniti di affrontare con coerenza ed efficacia la pandemia (attualmente si registrano 50mila nuovi contagi al giorno, tendenza in crescita). Frustrazione, difficoltà economiche, emergenza sanitaria sono sotto gli occhi di tutti: che cosa significherà per la stabilità interna della prima potenza al mondo? Di certo è il momento peggiore per avere un presidente erratico come Trump.
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