Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Una pubblicazione dell’Ufficio cantonale di statistica analizza il passaggio dalle università al mondo del lavoro
Ambiente e Benessere Quanta natura è in grado di ospitare una città e cosa possiamo fare per aumentare la biodiversità nelle aree urbane?
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 13 luglio 2020
Azione 29 Politica e Economia In Etiopia scontri e arresti dopo l’uccisione di un noto cantante appartenente all’etnia oromo
Cultura e Spettacoli I capolavori scomparsi nel patrimonio artistico italiano: la Natività di Caravaggio
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di Simona Dalla Valle pagina 15
Simona Dalla Valle
Un lago più salato del mare
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Covid-19, certezze mutanti di Peter Schiesser La nuova normalità? È l’anormalità, una quotidianità inclinata, in cui le certezze mutano, si trasformano in qualcosa di vago. Oggi vale una regola, domani forse un’altra. Un momento ci si sente liberi come sempre con il piacere di stare tra la gente, in un altro di nuovo vulnerabili, a disagio nella massa. Ieri ci spiegavano una cosa, oggi in nome della scienza ce ne dicono altre, se poi aggiungiamo le teorie selvagge ne esce un bel caos. Passati i tempi degli inizi della pandemia, quando le motivazioni scientifiche parevano solide, le misure e le regole da seguire tutte chiare, logiche, coerenti. Ricordate le regole iniziali? Distanza fisica, igiene delle mani (con disinfettanti ovunque, per le mani e per i carrelli della spesa), ma niente mascherina se non per le persone malate, a rischio e gli operatori sanitari. Oggi la mascherina è d’obbligo sui mezzi pubblici e dove non può essere rispettata la distanza fisica, in alcuni cantoni viene imposta anche nei negozi. E da quando si è constatato che i luoghi chiusi e affollati sono un buon ambiente per la propagazione del virus, portarla offre quel senso di sicurezza che in una fase di ripresa
dei contagi ci permette di vivere più tranquilli la quotidianità. Avevano sbagliato, il delegato del Consiglio federale per la pandemia Daniel Koch, Alain Berset e tutti gli altri, quando ci dicevano che alle persone sane la mascherina non serviva, che non dava protezione, persino delle false certezze, che bastava mantenere la giusta distanza per evitare che le goccioline prodotte da starnuti e colpi di tosse potessero infettare chi sta troppo vicino? Era lo stato delle conoscenze. Che era evidentemente incompleto. Si è infatti puntato fin dall’inizio molto sull’igiene delle mani, poiché si sapeva che altri Coronavirus sopravvivono per diversi giorni su determinate superfici. E così siamo stati inondati di disinfettanti, per il timore che ci si potesse contagiare attraverso il contatto con le cose. L’Organizzazione mondiale della sanità è ancora convinta che sia così, anche se mancano evidenze scientifiche su questa forma di contagio, o perlomeno sembra che simili contagi non sono preponderanti. Piuttosto, nella comunità scientifica mondiale sempre più studiosi sono convinti che altre microparticelle infettive vengano esalate (parlando, urlando, cantando) e aerotrasportate, restando in sospensione nei luoghi chiusi. Ne sono convinti 139 ricercatori di 32
paesi, che hanno scritto una lettera all’OMS descrivendo le prove di una trasmissione del virus anche attraverso goccioline più minuscole, per chiedere che cambi le sue raccomandazioni nella lotta contro il Covid-19. Gli esperti dell’OMS non ne sono convinti. Ma intanto la mascherina da coperta di Linus si sta trasformando in elemento centrale in questa fase della pandemia. I risultati dello studio sierologico condotto in Ticino ci dicono che ad aver contratto il virus non sono solo le 3365 persone risultate positive al test, bensì oltre 30 mila, circa un abitante su dieci, meglio quindi restare prudenti (e mascherati). Un numero verosimile, visti i 350 decessi e una mortalità del Coronavirus che veniva stimata attorno all’1 per cento dei casi. Cambiano le teorie scientifiche, cambiano anche i nostri atteggiamenti, di continuo, influenzati da nuove evidenze, dall’ambiente in cui ci troviamo, dalle fasi che stiamo attraversando. Personalmente, a lungo ho evitato ogni luogo affollato per non dover portare una mascherina, nel tentativo di scacciare dalla mente l’evidenza così totalizzante della pandemia. Oggi, quando non la indosso pende al polso (di stoffa, per non aver l’impressione di essere uscito da una corsia d’ospedale), compagna indispensabile di una nuova vita.