Azione 36 del 3 settembre 2018

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 3 settembre 2018

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Società e Territorio Insegnare l’attivismo ai bambini è un modo per educarli a diventare cittadini responsabili

Ambiente e Benessere La Strategia nutrizionale svizzera 20172021 si prefigge di creare i presupposti per permettere alla popolazione di scegliere più facilmente uno stile di vita sano, indipendentemente da età, origine o reddito

Politica e Economia La Spagna vuole riesumare le spoglie del dittatore Franco

Cultura e Spettacoli Un Goethe più umano nel bel libro autobiografico ora pubblicato da Einaudi

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Keystone

Rumantsch cun amur

All’arrembaggio del parlamento europeo di Peter Schiesser Ora il disegno è conclamato: cambiare gli equilibri del parlamento europeo alle elezioni di fine maggio 2019. Con il premier ungherese Viktor Orban, incontrato a Milano al di fuori del protocollo istituzionale, il ministro dell’interno italiano Matteo Salvini ha stretto un’alleanza. In nome di una politica per un blocco totale dell’immigrazione clandestina nell’Unione europea (che gli ha fatto facilmente digerire il no di Orban alla richiesta di accogliere qualche profugo della nave Diciotti), i due intendono creare un asse «sovranista», cui potranno aggiungersi gli altri paesi del blocco di Visegrad (Polonia, Cechia, Slovacchia), il Fronte nazionale francese e le destre di altri paesi, in particolare di Germania e Austria, con l’obiettivo di impedire al blocco europeista formato da partiti di centrodestra e centrosinistra di conservare la maggioranza al Parlamento europeo. I sondaggi e le analisi sono contraddittori, è forse ancora presto per capire come un corpo di 400 milioni di elettori distribuito in 27 Stati vorrà votare fra nove mesi. Ma il patto fra Salvini ed Orban potrebbe prima di tutto preludere a una fuoriuscita del partito del

premier ungherese, Fidesz, dal partito popolare europeo. Inoltre, crea la novità che dalla parte dei nazionalisti ed anti-europeisti c’è il premier de facto di uno dei cinque Stati fondatori della comunità economica europea, l’Italia. Il resto del governo italiano, ossia i pentastellati di Luigi di Maio e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (il cui incontro di Stato con il primo ministro ceco, svoltosi lo stesso giorno della visita di Orban a Milano, è passato inosservato), è per ora ostaggio del capo della Lega, sull’immigrazione clandestina nessuno si è davvero distanziato da Matteo Salvini. Apparentemente, la politica anti-umanitaria e cinica di Salvini raccoglie consensi nell’opinione pubblica italiana. Ma la comprensibile frustrazione per essere stati lasciati soli dall’Unione europea in questi anni nella gestione dell’immigrazione clandestina, lascia spazio a qualcosa di più grave: un’ondata xenofoba che si traduce in aggressioni fisiche contro stranieri o italiani dalla pelle scura, in cui gli autori di gesti razzisti, verbali e fisici, si sentono legittimati dalle dichiarazioni di taluni politici, a partire dallo stesso ministro dell’interno Salvini. In tempi simili, chi in passato taceva perché le istituzioni ma anche la maggioranza silenziosa non avrebbero

tollerato una deriva razzista, oggi esce allo scoperto e fa sentire con forza e aggressività la sua voce, occupando la scena politica e mediatica. Oggettivamente è poco comprensibile che in Italia molti percepiscano, con paura, un’emergenza immigrati oggi, se consideriamo che dall’anno scorso gli arrivi sono calati dell’80 per cento. Se poi pensiamo che l’Italia ha un passato di forte emigrazione (vivono sparsi nel mondo l’equivalente della popolazione in Italia, 60 milioni di persone) e ci aggiungiamo la consapevolezza – ora documentata in foto e video spedite al Papa – che nei campi libici molti migranti vengono torturati e uccisi (fra gli occupanti della nave Diciotti il procuratore di Agrigento ha constatato diversi casi di torture), risulta difficile spiegarsi l’indifferenza di gran parte degli italiani. Vuol dire che Salvini riesce a coagulare il desiderio di rivolta e di rivalsa di certi strati della popolazione, in parte giustificata da decenni di malgoverno, indirizzandola contro gli stranieri. In nome di questo cinismo e indifferenza, Orban e Salvini intendono «rovesciare» l’Europa, restituire ad ogni paese sovranità e libertà. Purtroppo la storia insegna che alla fine i nazionalismi, per giustificarsi, tendono a entrare in competizione fra di loro. Anche armata.


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