Azione 41 del 8 ottobre 2018

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 8 ottobre 2018

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Società e Territorio A Cavigliano c’è un luogo dove scoprire la magia del legno

Ambiente e Benessere La Statistica Ticinese dell’Ambiente e delle Risorse naturali studia l’attuale situazione ambientale

Politica e Economia La situazione per giornalisti e attivisti in Pakistan è sempre più difficile

Cultura e Spettacoli Topolino, il capostipite della numerosa famiglia Disney, festeggia 90 anni

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di Patrizia Cappelletti pagina 15

L.Elio

Il cuoco filosofo

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Tempo di riflessioni di Simona Sala Senza scomodare grandi nomi del mondo dello spettacolo come Asia Argento (co-fondatrice del movimento #MeToo, ora balzata tristemente agli onori della cronaca per ben altra vicenda), Jean-Claude Arnault (marito della giurata del Premio Nobel per la letteratura Katarina Frostenson, condannato a due anni di carcere per stupro) o Ronaldo (accusato di stupro), il sessismo, comprese le sue più esecrabili derive, fa parte – volenti o nolenti – anche della nostra quotidianità. La settimana scorsa il tabloid «Blick» riportava la notizia del giovane Gil Wenger che, durante un viaggio in treno, non era riuscito a rimanere zitto di fronte alle esternazioni sessiste del suo casuale compagno di sedile. Questi, chiacchierando al telefono a voce più alta del dovuto con un collega di lavoro, consigliava di assumere una certa Signora Winkler (donna presumibilmente non più giovanissima, poiché definita non «a rischio gravidanza») in una posizione dove non avrebbe potuto fare danni: ciò avrebbe permesso di salvare le quote rosa aziendali. Gil Wenger si è palesato al suo compagno di viaggio con un messaggio scritto che lasciava ben poco spazio all’im-

maginazione: «Le quote rosa sarebbero necessarie già solo per evitare che uomini ributtanti come te assumessero posizioni dirigenziali». Se da un lato parte della stampa e molte donne hanno esultato, identificando in Wenger il loro eroe del giorno, basta leggere i commenti dei lettori per capire che il sessismo non solo esiste, ma viene costantemente alimentato: decine di uomini stizziti e astiosi si sono scagliati contro il povero Wenger, e in seguito contro tutta la popolazione di sesso femminile, accusata di approfittare ormai ad oltranza dell’«alta congiuntura» di cui godrebbe il femminismo in questo periodo. E in Ticino? Rispetto a quanto se ne parla Oltre Gottardo e in gran parte del mondo, l’argomento gode meno dei favori dell’opinione pubblica, e quando, anche timidamente, si cerca di affrontarlo, le reazioni sono spesso biliose e poco proporzionali ai toni degli articoli di partenza. È accaduto recentemente quando qualcuno si è chiesto come fosse possibile che su mille strade del Cantone intestate a personaggi illustri, solamente quindici portassero nomi di donne. In fondo di rappresentanti del sesso debole (come ancora molti lo vorrebbero) che hanno segnato le nostre epoche anche pubblicamente (cioè lontane dai fornelli e dai figli) ce ne sarebbero molte,

ma di avviso diverso erano i commenti dei lettori. Nel 2017 un film svizzero è stato premiato al Festival di Tribeca, NY. In L’ordine divino (secondo il quale i ruoli di donna e uomo sarebbero diversi e prestabiliti da un ordine più alto e non sindacabile) si ripercorre la storia a tratti vergognosa del nostro Paese che, a lungo cieco e sordo di fronte alla consapevolezza che i diritti delle donne non sono altro che diritti umani, ha loro concesso il voto solamente nel 1971, (in Appenzello si dovette attendere il 1990). Ed è proprio riguardando la brillante pellicola di Petra Volpe che la consapevolezza si fa ancora più dolorosa: le stesse frasi che venivano sibilate o urlate alle manifestanti di allora, appaiono oggi sui post di molti uomini e di alcune donne che credono di essersi emancipate proprio dalla necessità di un discorso di genere, ma sui generis. «Alta congiuntura» per il femminismo? Se così fosse davvero l’Ufficio federale di statistica non avrebbe annunciato che nel 2017 le differenze salariali tra uomo e donna nel settore pubblico (la situazione nel settore privato non è meglio, ma in costante miglioramento) stagnano da anni in una deprecabile percentuale del 16,6%. Davvero la questione femminile non è degna di una riflessione?


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