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Società e Territorio Da dieci anni in Ticino esistono i gruppi di auto aiuto per chi si trova ad affrontare un lutto
Ambiente e Benessere ESA ha lanciato in orbita un sofisticato satellite chiamato Aeolus (Eolo), con il compito di misurare dallo spazio i venti che soffiano su tutta la Terra
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 22 ottobre 2018
Azione 43 Politica e Economia Le elezioni politiche in Baviera, segnale di una crisi identitaria della Germania
Cultura e Spettacoli La Beyeler di Basilea propone un imperdibile viaggio alla scoperta di Balthus, re dei gatti
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AFP
Il Nicaragua contro la dittatura
10 anni dopo, un’UBS trasformata di Peter Schiesser Come il grounding della Swissair sette anni prima, anche la crisi esistenziale che aveva investito l’UBS nel 2008, quando la crisi finanziaria legata ai subprime americani esplose in tutta la sua forza con il fallimento della banca Lehman Brothers, è stata frutto di un imperdonabile peccato di superbia: la Swissair aveva voluto diventare più grande di quanto fosse possibile nel contesto di allora (comprando piccole compagnie poi rivelatesi fallimentari), l’UBS voleva crescere esponenzialmente in modo duraturo puntando fortemente sull’Investment banking, in particolare su prodotti strutturati legati al mercato ipotecario statunitense, ignorandone i rischi. Il risultato lo conosciamo: dalla Swissair nacque la ben più piccola Swiss (innestata sulla Crossair), che trovò stabilità finanziaria solo dopo essere stata ceduta alla Lufthansa (ed ora genera buoni utili), mentre l’UBS venne salvata in modo concertato dalle autorità federali e dalla Banca nazionale, con la creazione di un fondo di stabilizzazione presso la BNS in cui depositare «titoli tossici» per un massimo di 60 miliardi di franchi (furono 38,7) e la concessione
di un credito di 6 miliardi (dopo che la banca ne aveva persi oltre 20 sul mercato ipotecario americano). L’operazione annunciata il 16 ottobre 2008 ebbe successo: non vi fu una corsa agli sportelli, l’UBS venne stabilizzata. L’esempio di altri salvataggi statali durante la crisi finanziaria globale, la preparazione tecnica dei funzionari della Confederazione e della BNS, che negli anni precedenti avevano studiato a tavolino come reagire ad un simile scenario (allora altamente ipotetico) e la totale disponibilità dei dirigenti della banca (o meglio: arrendevolezza) aveva dato i suoi frutti. Ma, come ha ricordato nella NZZ (13.10’18) l’esperto finanziario David S. Gerber, coinvolto nell’elaborazione del pacchetto salva-UBS, a tutti era chiaro che non ci sarebbe stata una seconda chance: se il pacchetto non fosse risultato credibile ai mercati, la banca sarebbe stata perduta. Con enormi contraccolpi su tutta l’economia svizzera. Ma per l’UBS (come anche per il Credit Suisse, che dovette far fronte a minori perdite e non ebbe bisogno di un salvataggio statale) la strada per recuperare credibilità risultò ancora lunga e in salita: ci fu lo scandalo delle manipolazioni del tasso Libor, l’offensiva americana contro le banche svizzere (UBS e CS in primis) per aver favorito
l’evasione fiscale ai clienti americani, che svuotò il segreto bancario svizzero e obbligò gli istituti elvetici ad un radicale cambiamento di mentalità (abbandonando le attività off-shore), e il caso Adoboli, dal nome del bancario della sede di Londra che causò perdite per 2 miliardi di franchi e provocò le dimissioni del CEO Oswald Grübel. Con Sergio Ermotti alla direzione generale e Axel Weber come presidente del CdA, dal 2011 l’UBS ha recuperato redditività e credibilità. Certo, riducendo le attività di Investment banking (soprattutto riducendone i rischi) e concentrandosi sulla gestione patrimoniale i margini di guadagno sono più bassi, la somma di bilancio è dimezzata rispetto a prima della crisi finanziaria, ma il capitale proprio è aumentato e oggi la banca amministra patrimoni per 3mila miliardi di franchi. L’UBS è diventata più prevedibile, corre meno rischi. In questo anche aiutata (o condizionata) dai passi compiuti da governo e parlamento svizzeri, con la legge sui «too big to fail» e la «Strategia del denaro pulito». L’UBS e le altre banche, la BNS, le autorità politiche e finanziarie svizzere hanno imparato molto dalla crisi globale di 10 anni fa. Le prime si sono riorientate, sono diventate più solide e affidabili. Ciò di cui ha bisogno il paese.