Azione 45 del 6 novembre 2017

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 6 novembre 2017

Azione 45 M sho p alle pa ping gine 3 8-50 / 63-71

Società e Territorio Il progetto Tracce di donne si sposta nel Locarnese e presenta ventun biografie al femminile

Ambiente e Benessere L’acqua dei laghi è una risorsa da gestire nel migliore dei modi, non solo in quanto ecosistema importante, ma anche perché i laghi sono un’opportunità di svago e una forte attrattiva turistica

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Cultura e Spettacoli Alla Biennale di Chiasso le opere del fotografo tedesco Michael Wolf

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Keystone

Vacanze oltre la cortina di ferro

Le tradizioni si inventano di Alessandro Zanoli Il campanello suona all’ora di cena, cosa inusuale. Al citofono uno strano vociare indistinto, che si sposta poi nella tromba delle scale appena aperta la porta. Il rumore invade i pianerottoli con scoppi di voce che rimbombano allegri: «Dolcetto o scherzetto?». È la prima volta che succede, a casa nostra, e siamo tutti davvero sorpresi, noi e gli amici con cui un po’ per gioco, un po’ per ironia, abbiamo organizzato una cenetta di Halloween. Nessuno di noi crede veramente all’importanza di questa festa. Lo prendiamo come un pretesto un po’ più colorato degli altri per stare insieme. Nella tromba delle scale invece si scatena immediatamente un putiferio. I bambini vestiti da piccoli esseri spaventosi suonano i campanelli con energia e urlano «Dolcetto o scherzetto!!!» con gran foga. Più che una richiesta amichevole sembra una simpatica minaccia di estorsione. Tra tutti saranno almeno in quindici, accompagnati da alcune mamme (perché nessun papà?). Le signore tengono d’occhio la situazione, truccate e mascherate anche loro con gusto divertente. Spiegano che stanno girando il quartiere, suonando a tutti i

campanelli e trovano dappertutto una buona accoglienza. I vicini si prestano volentieri, sembra, al dono di caramelle e dolciumi. La serata si trasforma così in un allegro corteo che anima queste strade autunnali, per la verità piuttosto vuote e senz’anima viva in giro (e questo sì fa un po’ paura, più della chiassosa processione di piccoli mostri improbabili). A noi viene da pensare quando da piccoli si girava per il paese allo stesso modo nel periodo di carnevale. Un paio di conti ad occhio dicono che sono passati almeno 50 anni: chissà se qualcuno lo fa ancora. Persino noi che vivevamo nei palazzoni di periferia avevamo aderito a questa usanza, sicuramente antica e intrisa di cultura tradizionale. Allo stesso modo di questi piccoli spiritelli, andavamo per le case con la nostra questua divertita, raccogliendo mandarini e caramelle. I nostri genitori non si sarebbero mai sognati di accompagnarci, occorre dirlo. Mai ci avrebbero assecondato in una processione ridicola di quel tipo. Ma tant’è: i tempi sono diversi, le strade molto più pericolose, oggi. E il cambiamento di tradizione che ha fatto slittare i disordinati passatempi probabilmente inevitabile. Halloween non ha ancora attecchito nello spirito di molti di noi, che

sentono la ricorrenza come un prodotto di importazione, ingenuo e globalizzato. Ma questi bambini e mamme sembrano prenderlo molto sul serio, e tanto basta. Le tradizioni, che lo si voglia o no, si inventano e soprattutto si copiano, a seconda delle epoche. Ma torniamo alla «nostra» serata di Halloween. Passata l’ondata vociante una piccola scheletrina rimasta indietro si avvicina timida alla porta e ci chiede un bicchier d’acqua. La lunga passeggiata sembra stancante per lei, che avrà si e no quattro anni. La mamma ci fa un segno di ringraziamento con gli occhi. La piccola è irresistibile: la sua maschera nera da scheletro non può assolutamente far paura, e forse è meglio che lei non lo sappia. Prima di lasciarla ripartire per la processione festosa le chiediamo come si chiama: «Sintia», risponde. Dobbiamo farci dire il suo nome due volte, tanto è inatteso. E ancora adesso abbiamo molte perplessità su come scriverlo. Le tradizioni cambiano davvero, che lo si voglia o no, al di là di quel che noi pensiamo le tradizioni siano. Sintia, grazie per la visita e per averci fatto capire, grazie al tuo nome «moderno», come il cambiamento del mondo sia più forte delle nostre inutili resistenze mentali.


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