Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 6 novembre 2017
Azione 45 M sho p alle pa ping gine 3 8-50 / 63-71
Società e Territorio Il progetto Tracce di donne si sposta nel Locarnese e presenta ventun biografie al femminile
Ambiente e Benessere L’acqua dei laghi è una risorsa da gestire nel migliore dei modi, non solo in quanto ecosistema importante, ma anche perché i laghi sono un’opportunità di svago e una forte attrattiva turistica
Politica e Economia Scenari geopolitici: quale strategia con la Corea del Nord?
Cultura e Spettacoli Alla Biennale di Chiasso le opere del fotografo tedesco Michael Wolf
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di Luigi Forte pagina 31
Keystone
Vacanze oltre la cortina di ferro
Le tradizioni si inventano di Alessandro Zanoli Il campanello suona all’ora di cena, cosa inusuale. Al citofono uno strano vociare indistinto, che si sposta poi nella tromba delle scale appena aperta la porta. Il rumore invade i pianerottoli con scoppi di voce che rimbombano allegri: «Dolcetto o scherzetto?». È la prima volta che succede, a casa nostra, e siamo tutti davvero sorpresi, noi e gli amici con cui un po’ per gioco, un po’ per ironia, abbiamo organizzato una cenetta di Halloween. Nessuno di noi crede veramente all’importanza di questa festa. Lo prendiamo come un pretesto un po’ più colorato degli altri per stare insieme. Nella tromba delle scale invece si scatena immediatamente un putiferio. I bambini vestiti da piccoli esseri spaventosi suonano i campanelli con energia e urlano «Dolcetto o scherzetto!!!» con gran foga. Più che una richiesta amichevole sembra una simpatica minaccia di estorsione. Tra tutti saranno almeno in quindici, accompagnati da alcune mamme (perché nessun papà?). Le signore tengono d’occhio la situazione, truccate e mascherate anche loro con gusto divertente. Spiegano che stanno girando il quartiere, suonando a tutti i
campanelli e trovano dappertutto una buona accoglienza. I vicini si prestano volentieri, sembra, al dono di caramelle e dolciumi. La serata si trasforma così in un allegro corteo che anima queste strade autunnali, per la verità piuttosto vuote e senz’anima viva in giro (e questo sì fa un po’ paura, più della chiassosa processione di piccoli mostri improbabili). A noi viene da pensare quando da piccoli si girava per il paese allo stesso modo nel periodo di carnevale. Un paio di conti ad occhio dicono che sono passati almeno 50 anni: chissà se qualcuno lo fa ancora. Persino noi che vivevamo nei palazzoni di periferia avevamo aderito a questa usanza, sicuramente antica e intrisa di cultura tradizionale. Allo stesso modo di questi piccoli spiritelli, andavamo per le case con la nostra questua divertita, raccogliendo mandarini e caramelle. I nostri genitori non si sarebbero mai sognati di accompagnarci, occorre dirlo. Mai ci avrebbero assecondato in una processione ridicola di quel tipo. Ma tant’è: i tempi sono diversi, le strade molto più pericolose, oggi. E il cambiamento di tradizione che ha fatto slittare i disordinati passatempi probabilmente inevitabile. Halloween non ha ancora attecchito nello spirito di molti di noi, che
sentono la ricorrenza come un prodotto di importazione, ingenuo e globalizzato. Ma questi bambini e mamme sembrano prenderlo molto sul serio, e tanto basta. Le tradizioni, che lo si voglia o no, si inventano e soprattutto si copiano, a seconda delle epoche. Ma torniamo alla «nostra» serata di Halloween. Passata l’ondata vociante una piccola scheletrina rimasta indietro si avvicina timida alla porta e ci chiede un bicchier d’acqua. La lunga passeggiata sembra stancante per lei, che avrà si e no quattro anni. La mamma ci fa un segno di ringraziamento con gli occhi. La piccola è irresistibile: la sua maschera nera da scheletro non può assolutamente far paura, e forse è meglio che lei non lo sappia. Prima di lasciarla ripartire per la processione festosa le chiediamo come si chiama: «Sintia», risponde. Dobbiamo farci dire il suo nome due volte, tanto è inatteso. E ancora adesso abbiamo molte perplessità su come scriverlo. Le tradizioni cambiano davvero, che lo si voglia o no, al di là di quel che noi pensiamo le tradizioni siano. Sintia, grazie per la visita e per averci fatto capire, grazie al tuo nome «moderno», come il cambiamento del mondo sia più forte delle nostre inutili resistenze mentali.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Attualità Migros
M Giocare fa bene
Formazione La Scuola Club di Migros Ticino promuove la Play Therapy
Isabella Cassina – un Bachelor in Politica e Lavoro sociale all’Università di Friburgo e un Master all’Istituto per gli Alti Studi Internazionali e dello Sviluppo di Ginevra – nel 2010, durante un’esperienza di lavoro in Serbia con una ONG, vola a Roma dove incontra la Play Therapy e rimane colpita dalla sua forza benefica. Rientrata in Svizzera, Isabella incomincia un percorso di specializzazione in questo ambito che la porterà con altri colleghi allo sviluppo dell’International Academy for Play Therapy Studies and Psychosocial Projects (INA) nata a Lugano nel 2015. «Le attività della nostra associazione si snodano lungo tre assi principali. Il primo riguarda la formazione che tocca sia i professionisti nel campo della salute mentale e dell’infanzia, sia i genitori. Il secondo comprende i progetti di taglio psico-sociale che al momento stiamo sviluppando in Nigeria e in Venezuela. Il terzo filone si traduce nella promozione del valore del gioco attraverso articoli, pubblicazioni, conferenze. Su questo fronte il nostro obiettivo è sensibilizzare le persone sui poteri terapeutici del gioco in ambito educativo e terapeutico», racconta Isabella. Ma perché il gioco? «Se voglio interagire con il bambino, devo usare la sua lingua» – spiega la referente di INA – «Attraverso l’attività ludica, il bambino sperimenta il mondo che lo circonda e in questo modo conosce anche se stesso. Il gioco è uno strumento universale e possiede poteri terapeutici come confermano i risultati di tante ricerche internazionali». I corsi nei quali si applicano i principi della Play Therapy sono da oggi parte integrante del programma formativo della Scuola Club di Migros Ticino. Il percorso, destinato ai genitori e diviso in tre moduli, partirà nella sede di Lugano. «Il primo
Il gioco e i suoi poteri terapeutici Formazione psicoeducativa per genitori
Serata informativa Martedì 7 novembre, ore 19.00 presso la sede di Lugano della Scuola Club Migros Ticino, Via Pretorio 15 Programmazione corsi: Modulo 1 – Una questione di cervello Quando: dal 14.11 al 28.11.2017 Orario: dalle 19.00 alle 22.00 Dove: sede di Lugano, Scuola Club Migros Ticino 3 incontri di 3 ore-lezione / Fr. 225.–.
Un corso che fornisce ai genitori informazioni e strumenti pratici di interazione con i propri figli.
modulo è diviso in tre serate ed è intitolato «Una questione di cervello», prevede una prima parte dedicata alle neuroscienze sempre molto apprezzata» precisa Isabella. «L’idea è quella di fornire ai genitori strumenti concreti per capire come funziona e si sviluppa il cervello del bambino per potersi relazionare con lui adottando la strategia più efficace. Questo bagaglio conoscitivo non solo consente al bambino di vivere momenti più sereni con mamma e papà, ma è anche utile ai genitori per cogliere subito eventuali difficoltà del figlio. Anche questa è prevenzione». Il resto del modulo è dedicato a capire perché il gioco è così importante nella vita dei bambini e come metterne a frutto i poteri terapeutici. Tante sono le attività in programma che i genitori potranno riproporre in famiglia. «Non solo sarà spiegato il
gioco, ma anche il perché questo è efficace, così da consentire ai genitori di proporlo consapevolmente al bambino per raggiungere particolari obiettivi», puntualizza Isabella. Il secondo modulo prevede due incontri ed è dedicato all’ansia e allo stress. «Quando un bambino è molto agitato a scuola, non ci sta facendo un dispetto. Probabilmente c’è qualcosa che crea disagio. Nel corso verranno offerti alcuni strumenti utili a leggere le situazioni di stress e ad adottare attività di riequilibrio». L’ultimo modulo sarà un incontro nella Casa magica. Tra le tante metodologie della Play Therapy, Isabella ha scelto di proporre lo storytelling. La Casa magica è un libro provvisto di schede didattiche ideato da INA allo scopo di accompagnare l’emersione e l’elaborazione delle emozioni. Obiettivo della serata sarà quello di
far sperimentare al genitore un percorso facilmente replicabile a casa. «I partecipanti acquisiranno tante informazioni e strumenti pratici per comprendere meglio il bambino e migliorare l’interazione con lui» conclude Isabella Cassina. «Non solo. In questi corsi i genitori raccolgono anche delle rassicurazioni. Essere genitori non è facile e non sempre si trovano risposte adeguate. L’efficacia della Play Therapy è comprovata dalle neuroscienze e dalla psicologia evolutiva. Questo è quanto promuoviamo: giocare con i propri figli è fonte di benessere. Ci piace vedere genitori che crescono in competenza e consapevolezza. Cercavamo un interlocutore che fosse all’altezza della nostra proposta che riteniamo sia di qualità. Per noi la Scuola Club rappresenta il partner ideale per veicolare il nostro messaggio».
Modulo 2 – Che stress … giochiamoci su! Date e orario da definire Dove: sede di Lugano, Scuola Club Migros Ticino 2 incontri di 3 ore-lezione / Fr. 150.–. Modulo 3 – Un incontro nella casa magica Date e orario da definire Dove: sede di Lugano, Scuola Club Migros Ticino 1 incontri di 3 ore-lezione / Fr. 75.–. Informazioni e iscrizioni: Tel. 091 821 71 50 / scuolaclub.lugano@migrosticino.ch www.scuola-club.ch
«Vu vu vu, mi piaci tu...»
Migros Ticino È andata in rete in questi giorni l’ultima versione del sito web della nostra cooperativa
Una piccola retrospettiva storica ci permette di ricordare come il rapporto di amicizia che lega Migros Ticino al mondo virtuale della rete sia iniziato oltre 14 anni fa. Era il marzo del 2003 quando vide la luce la prima sezione dedicata alla nostra azienda inglobata nell’allora sito di «Azione», nella quale era possibile leggere preziosi consigli sotto forma di «news», tutta una serie di informazioni sui prodotti in vendita nei supermercati, oltre ad avere la possibilità di scaricare il pdf con le Azioni della settimana. E proprio da qui si è partiti per ripensare il nuovo canale digitale di Migros Ticino. L’intento, per restare in collegamento con i propri clienti all’interno di logiche di comunicazione che sempre più si spostano sulla rete, è stato quello di mantenere tutti
Il nuovo sito www.migrosticino.ch è adatto a tutte le piattaforme digitali.
i servizi offerti sino ad ora, per poi aggiungere una serie di contenuti volti a servire al meglio avventori che oggi si dimostrano sempre più tecnologici, esigenti e soprattutto mobili: il nuovo sito web è stato infatti sviluppato con tecnologia responsive, per un’ottima visualizzazione dei contenuti oltre che su PC anche su sistemi mobili quali smartphone e tablet. Dopo vari mesi di lavoro e di test, lunedì 30 ottobre alle ore 17.34 è andato quindi online il nuovo sito della comunità Migros Ticino. La splendida creatura, venuta alla luce dall’ottima cooperazione avuta con il partner TresolGroup. L’agenzia di comunicazione digitale specializzata in definizione e sviluppo di ambienti web opera sul nostro territorio da oltre 10 anni e ha saputo sposare sin da subito
la filosofia di Migros Ticino, condividendone gli obiettivi durante tutto il percorso comunicazionale che ha portato al lancio del nuovo sito. La nuova creatura è nata dunque sotto una buona stella ed è approdata senza problematica alcuna, con naturalezza e semplicità sul selvaggio World Wide Web. La struttura di navigazione e gli ambienti del sito Internet sono stati completamente ripensati e, per restare al passo con i tempi, è stata data anche una maggior attenzione alle esigenze e ai bisogni delle generazioni native tecnologiche. La veste grafica conferitagli risulta moderna e sobria, coerente con il DNA dell’azienda, e varierà nel corso dell’anno con un’ottica di stagionalità. Che dire di più? Visitateci! www.migrosticino.ch. Annuncio pubblicitario
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Società e Territorio A favore dell’autodeterminazione Il mandato precauzionale e le direttive del paziente sono documenti che assicurano il rispetto delle proprie volontà in caso di perdita della capacità di discernimento e aiutano i familiari
Archeologia industriale L’ex fabbrica di Saurolo di Meride deve la sua storia agli scisti ittiolici del Monte San Giorgio la cui estrazione favorì anche la ricerca scientifica legata ai fossili pagina 6
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Nella Martinetti con la moderatrice Heidi Abel durante una trasmissione televisiva del 1984. (Keystone)
Storie di donne
Biografie Ambasciatrice, politica, giudice, cronista, artista: 21 personalità del Locarnese animano Tracce di donne Elena Robert Non finiscono di sorprenderci i profili al femminile dell’Ottocento e Novecento ticinese venuti allo scoperto nell’ambito del progetto di studi biografici Tracce di donne. Sviluppatosi su scala regionale a partire dal 2012, è approdato dopo cinque anni nel Locarnese, che conclude questa fase intensa di ricerca storica, lasciando però aperte innumerevoli altre possibilità di approfondimento. Venerdì 10 novembre alle 18 nella storica sala della Sopracenerina in Piazza Grande verranno appunto presentati gli studi biografici relativi al Locarnese e, nella corte interna, saranno esposte su pannelli biografie di donne dal significativo vissuto a livello regionale e cantonale (fino al 17 novembre lu-ve 8.00-18.00). Percento culturale Migros Ticino ha sostenuto la realizzazione dei pannelli espositivi delle quattro fasi regionali di Tracce di donne. L’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT), che ha promosso l’ampio progetto, ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissata. Anzitutto far conoscere e dare visibilità a una novantina di donne interessanti che hanno operato sul territorio cantonale. In che modo? Attraverso la messa in rete sul sito dell’associazione www.
archividonneticino.ch di una versione divulgativa delle biografie (quella scientifica integrale invece è consultabile su richiesta all’Archivio AARDT a Massagno), affiancata da 13 video-testimonianze di altre donne protagoniste del nostro tempo che hanno deciso di raccontarsi. Le une e le altre, nella loro dimensione divulgativa e scientifica, sono diventate un prezioso bene culturale comune. Negli anni se ne potrà accrescere il valore in quanto AARDT intende dare continuità alle ricerche e alla divulgazione dei risultati. L’intera operazione ha in sostanza svelato al pubblico storie di impegno educativo, sociale e politico, di creatività artistica e letteraria, portate avanti con coraggio, intraprendenza e costanza da donne, diciamolo, un po’ speciali, che hanno seguito i loro ideali e hanno creduto in sé stesse. Pensiamo in particolare al loro apporto significativo, non esente da difficoltà, nel lungo cammino intrapreso per l’ottenimento del suffragio femminile avvenuto a livello cantonale nel 1969 e a livello federale nel 1971. Renata Raggi-Scala, presidente AARDT e direttrice del progetto riconosce che «Tracce di donne, dal 2012 ad oggi, è stata una grande sfida. Dapprima, per trovare i finanziamenti: abbiamo potuto contare sul sostegno dei quattro Enti
regionali per lo sviluppo, di città, comuni, fondazioni, associazioni, privati e famiglie. Poi, per individuare le risorse umane per gli studi biografici: abbiamo offerto opportunità di lavoro e di ricerca di breve durata a 37 collaboratrici e collaboratori scientifici, perlopiù giovani neo-laureate e neo-laureati. Oggi, Tracce di donne costituisce un bene culturale duraturo, conservato e valorizzato da AARDT, a disposizione della collettività, una preziosa “materia prima” per lo sviluppo di attività divulgative, scientifiche ed editoriali di valorizzazione della storia delle donne in Ticino». Sull’arco dei cinque anni in cui ha preso corpo il progetto, si è accresciuto l’interesse per la storia di genere in Ticino nel pubblico, nella scuola e a livello accademico, si è sviluppata una rete, i privati si sono sentiti coinvolti nell’importanza di partecipare all’impresa, si sono sensibilizzati a tramandare documenti, lettere, foto di tracce femminili nelle famiglie. «Durante le quattro fasi regionali, le ricerche biografiche hanno richiesto collaborazioni specifiche con una trentina di archivi e istituzioni» segnala Manuela Maffongelli, storica e responsabile del progetto, che aggiunge: «I contatti con famiglie e associazioni femminili hanno convogliato nuovi fondi d’interesse storico nell’Archi-
vio AARDT (ad oggi, ne custodisce un centinaio). S’intravvedono nuovi percorsi di ricerca sul lavoro femminile e sui legami fra le donne biografate, a livello professionale e/o associativo, in particolare per l’ottenimento del diritto di voto, ma non solo. Le video-testimonianze hanno raccolto esperienze personali, professionali, politiche e associative nel contesto di emancipazione femminile del Novecento. Ci sono le premesse per orientare successive fasi di ricerca e approfondimento». Va evidenziato anche un altro importante fattore. Lorenza Hofmann, giornalista e coordinatrice del progetto rileva che «Tracce di donne è stato voluto con una forte dimensione divulgativa. I risultati – quelli misurabili – sono positivi: la storia delle donne rivive sul sito, è stata protagonista di 13 eventi pubblici, regionali e locali, con una partecipazione di 60-120 persone per ogni manifestazione e ha conquistato una sessantina di presenze nei media sull’arco di cinque anni». Ventuno biografie di donne del Locarnese saranno online nei prossimi giorni. Tra queste segnaliamo Francesca Pometta (1926-2016) ambasciatrice svizzera, prima donna capo missione all’estero; Clementina Sganzini (19272016) prima donna giudice; Anna Fischer-Dückelmann (1856-1917) pio-
niera della medicina di genere e Polia Rusca (1884-1975) oftalmologa, attiva anche per i diritti femminili, nel sostegno ai meno fortunati e alle popolazioni delle valli; Pia Pedrazzini (1927-2003) prima donna cronista radiofonica alla Rsi. Con Rosita Genardini (1916-1995), e Rosita Mattei (1919-1998) si va completando la raccolta delle biografie delle prime dieci deputate elette in Gran Consiglio nel 1971. Nella politica militarono anche Elda Marazzi (1909-1982), Ida Salzi (1890-1975), Gaby Antognini (1910-1988). Le diverse espressioni della creatività artistica e letteraria sono ben rappresentate nella regione, tra le altre da Linda Alliata (1898-1986) cantante lirica e poeta; Nella Martinetti (19462011) esuberante cantante apprezzata soprattutto Oltralpe; Jo Bressani (19232012) illustratrice e incisora. Parte del fondo che riguarda la scrittrice e fotografa Anna Gnesa (1904-1986), paladina della sua Verzasca, è stato acquisito da AARDT nel 2016: Giuseppe Brenna le dedica ora un volume appena uscito in libreria. Da ricordare anche Antonietta Saint Léger (1856-1948), la baronessa delle Isole di Brissago da lei acquistate nel 1885 e Olga Fröbe-Kapteyn (1881-1962), fondatrice del centro culturale Eranos a Moscia (Ascona) e dei colloqui internazionali Eranos.
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Società e Territorio
Prevedere il peggio
Autodeterminazione Il mandato precauzionale e le direttive del paziente sono documenti che assicurano a ognuno
il rispetto delle proprie volontà e agevolano i familiari in caso di perdita della capacità di discernimento
Fabio Dozio «Mio fratello ha avuto un grave incidente, con la moto. – ci racconta un amico – Ha battuto la testa, ha perso conoscenza e si è procurato un ematoma cerebrale: per più di tre mesi è rimasto in stato comatoso, incapace di intendere e di volere. Ci siamo trovati di fronte a un problema grave e serio. Chi paga le sue fatture, chi gestisce le assicurazioni, la cassa malati e tutte le molte faccende di tipo economico che bisogna risolvere anche se una persona è ricoverata in cure intense. Mi sono rivolto a una mia amica che lavora in Pretura per farmi aiutare e mi ha spiegato che dovevo diventare il curatore di mio fratello. Solo assumendo questo ruolo, riconosciuto dalla legge, dal Codice Civile, avrei potuto gestire gli affari correnti di mio fratello. Bisogna presentare un curriculum, l’estratto del casellario, una dichiarazione dell’ufficio esecuzioni e fallimenti. E, naturalmente, è necessario un certificato medico che attesti l’invalidità di mio fratello. Finora non è ancora chiaro se riuscirà e quando a guarire completamente. È ancora in fase riabilitativa, non si orienta nel tempo e non è ancora in grado di recuperare piena coscienza. Io resto curatore finché mio fratello non riprende completamente le sue facoltà».
In assenza di un mandato precauzionale l’Autorità regionale di protezione assegna un curatore Questa è una storia come altre. Riguarda un quarantenne che certo non immaginava di essere confrontato con un simile destino. Eppure può succedere. Per evitare di creare difficoltà a congiunti o ad amici, ognuno può premunirsi contro la malasorte, redigendo un mandato precauzionale e predisponendo le direttive del paziente. Sono strumenti utili, ma poco noti. Si parla spesso, in famiglia o con gli amici, di disgrazie, di malattie e di morti, ma non sempre si è pronti ad affrontare eventi drammatici, forse perché si immagina che siano cose che possano capitare solo agli altri. Dal 2013 è entrata in vigore una modifica del Codice civile svizzero che offre una migliore possibilità di autodeterminazione al cittadino, in caso di
perdita della capacità di discernimento, grazie al mandato precauzionale e alle direttive anticipate. «Il mandato precauzionale (artt. 360-369 CCS) – ci spiega Dario Leo, segretario dell’Autorità regionale di protezione (ARP) di Mendrisio – è un istituto giuridico preventivo che permette a una persona capace di discernimento, il mandante, di incaricare una persona fisica o giuridica, il mandatario, di rappresentarla se dovesse perdere la capacità di discernimento. Il mandante determina i compiti da affidare al mandatario che potrà agire in ambito personale, patrimoniale, amministrativo, giuridico. Il mandato deve essere redatto in forma olografa o per atto pubblico e può essere depositato presso l’Ufficio dello stato civile. Entra in vigore al momento della perdita della capacità di discernimento e può essere completato, revocato o sostituito dal mandante in qualsiasi momento». Nel Canton Ticino, la competenza di attivare queste misure spetta alle Autorità regionali di protezione, che agiscono nel rispetto del Codice civile svizzero e, per quanto possibile, «conservano e promuovono l’autodeterminazione dell’interessato». In assenza di un mandato precauzionale, l’ARP assegna un curatore alla vittima, altrimenti ha il compito di valutare e controllare. «L’Autorità di protezione – precisa Dario Leo – interviene per verificare se la forma e il contenuto del mandato sono conformi alla legge e se il mandatario è in grado di assolvere i compiti ricevuti. Gli effetti del mandato precauzionale decadono ovviamente se il mandante recupera la sua facoltà di intendere e di volere. Il mandato precauzionale risponde a uno dei principi fondamentali del nuovo diritto di protezione, entrato in vigore il 1° di gennaio 2013, è cioè l’autodeterminazione delle persone. Infatti, se il mandato risponde ai requisiti legali, prevale sull’istituzione di un’eventuale curatela che, in caso di perdita della capacità di intendere e di volere, lo stato dovrebbe istituire, nominando un curatore, che sovente non ha nessun legame né di amicizia né di parentela né di fiducia con la persona interessata». Il mandato precauzionale è ancora troppo poco utilizzato: un recente sondaggio, promosso da Pro Senectute rivela che in Svizzera solo una persona su dieci lo ha redatto. Solo il 12% degli intervistati ha sottoscritto il documento. «In effetti il mandato precauzionale è ancora poco diffuso e conosciuto – ci
Il mandato precauzionale può essere redatto in forma olografa o per atto pubblico. (Keystone)
dice Dario Leo. – La scarsa informazione riguardante questo importante strumento giuridico credo possa essere una delle cause della sua limitata diffusione. Inoltre il mandato precauzionale, come pure le direttive anticipate del paziente, implicano giocoforza la necessità di ipotizzare che un giorno potremmo non essere più in grado di intendere e di volere e dunque saremo incapaci di tutelare i nostri interessi e di provvedere alle necessità della vita quotidiana. Questa ipotesi senza dubbio ci spaventa e dunque tendiamo a non pensarci. Il benessere e le migliori cure mediche hanno però allungato di molto la speranza di vita. Questo dovrebbe portarci a riflettere e indurci a prevedere con anticipo le conseguenze di una limitata capacità di occuparci delle nostre questioni personali nel corso della terza e della quarta età». Le «direttive del paziente», sono l’importante documento che permette a ciascuno di definire a quali trattamenti medici e di cura voglia essere sottoposto, nel caso in cui una malattia o un infortunio lo rendesse incapace di discernimento. «Le direttive – precisa il segretario dell’ARP Mendrisio – permettono infatti a una persona capace di discernimento di pronunciarsi in merito a cure mediche alle quali vuole essere
sottoposta in caso di perdita della capacità di intendere e di volere. È possibile anche designare un rappresentante terapeutico che rappresenterà la persona incapace di discernimento presso i medici che si occupano della sua salute». Accanto alle ARP ha un ruolo significativo Pro Senectute, organizzazione centenaria che promuove e difende gli interessi degli anziani, ma non solo. Fra le sue innumerevoli proposte c’è anche il «Docupass», il dossier previdenziale. «Gli obiettivi del documento, – ci dice Paolo Nodari, responsabile del servizio sociale di Pro Senectute – sono di promuovere l’informazione in merito alle misure precauzionali personali e aiutare le persone a “mettere su carta” i propri desideri, esigenze e disposizioni in relazione a precise situazioni della vita, nel caso in cui si dovesse perdere la capacità di discernimento». Il Docupass è uno strumento completo per affrontare le disgrazie e per prepararsi in caso di decesso. Comprende infatti: un opuscolo informativo, le direttive del paziente, il mandato precauzionale, le disposizioni in caso di morte, il testamento, la tessera previdenziale personale. Pro Senectute si chiede a quale età bisogna essere previdenti: «non c’è un’età o una fase “giusta” per agire con previdenza. È
per l’irrefrenabile, contagiosa, gioia di vivere che Maya manifesta ad ogni istante, e l’insofferenza per il suo modo irruente di esprimere entusiasmo; tra il desiderio di condivisione con Maya, che affronta tanti disagi senza mai perdere il buonumore, e la voglia di avere, ogni tanto, spazi e persone solo per sé. Ma il fulcro della storia risiede nell’omaggio ai fantasmi che la cittadina di Bahìa de la Luna celebra nel giorno dei morti, con la tradizionale festa del Dìa de los muertos, quando si dice che i morti tornano a ritrovare i loro cari. Cat è terrorizzata e non ha alcuna intenzione di andare a incontrare i fantasmi, ma viene trascinata dall’entusiasmo di Maya e dal senso di protezione che sente per lei: così la segue e l’incontro con i fantasmi le permetterà di elaborare le sue paure e di capire meglio se stessa e la vita. Quella vita che Maya ama e si sa godere, giorno dopo giorno, insegnando a Cat – e a tutti noi – a non sprecarla e ad avere fiducia.
Maria Loretta Giraldo-Nicoletta Bertelle, Prova a dire Abracadabra!, Camelozampa. Da 3 anni Dedicato a tutti quei bambini che, come il piccolo gufo che ha paura di volare, o il ranocchio che ha paura di saltare, sono un po’ timorosi e invece di provarci preferiscono dire «non voglio», «non ce la faccio» o «non sono capace», questo delizioso albo, frutto della consolidata collaborazione di Maria Loretta Giraldo per i testi e Nicoletta Bertelle per le illustrazioni, incoraggia e diverte. Le autrici conoscono bene il pensiero bambino e sapientemente entrano nella modalità magica del ragionamento infantile: al piccolo Gufo che s’impunta sul ramo e non vuole provare a volare, non serve a niente dire razionalmente, come fa la maestra Colomba, «se non provi non ce la farai mai». È invece molto più produttivo ed empatico l’atteggiamento di Tartaruga, che gli dice «prova a dire abracadabra (...) e vedrai che riuscirai a volare senza cadere».
comunque meglio farlo con il massimo anticipo». Il sito dell’organizzazione offre tutte le informazioni necessarie e gli sportelli garantiscono la consulenza. (www.prosenectute.ch). «Il recente sondaggio conferma quanto già osservato negli ultimi anni, – precisa Nodari – ovvero la minore conoscenza e compilazione di documenti previdenziali personali in Ticino e Romandia rispetto alla Svizzera tedesca. Ciò è probabilmente da ricondurre a importanti differenze sociali e culturali. Sulle direttive anticipate rileviamo tuttavia un incoraggiante aumento di richieste di informazioni, siano esse fornite nell’ambito della consulenza sociale individuale o in occasioni di eventi pubblici. Il messaggio che vogliamo esprimere è che, attraverso le direttive anticipate, non esercitiamo solo un diritto all’autodeterminazione, ma forniamo un sostegno fondamentale ai nostri cari nel momento in cui sono chiamati a prendere decisioni difficili. Sono convinto che argomenti come la malattia, le cure mediche, la perdita di autonomia, l’agonia e la morte si affrontino oggi con maggiore apertura e serenità rispetto al passato. Ciò anche grazie al citato cambiamento legislativo e alle tante iniziative finalizzate a promuovere informazione e sensibilizzazione».
Viale dei ciliegi di Letizia Bolzani Raina Telgemeier, Fantasmi, Il Castoro. Da 10 anni Dopo Smile e Sorelle, un’altra meravigliosa graphic novel dell’autrice americana Raina Telgemeier, certamente candidata al grande successo di critica e pubblico già riscontrato per le sue opere precedenti. Stavolta, pur sempre ispirandosi a episodi autobiografici, il tema è particolare e si caratterizza per una delicata escursione nel mondo «di là», quello dei fantasmi del titolo, i quali, lungi dall’essere un espediente macchiettistico per fare horror a buon mercato, sono invece personaggi poetici e commoventi, in grado di rinnovare i legami affettivi con i loro cari del mondo «di qua», aiutandoli a dare un senso alla vita. Sì, perché questo, che potrebbe essere un libro sulla morte, è invece un intenso e gioioso libro sulla vita. La gioia proviene in tutta la sua energia dalla piccola Maya, sorellina di Cat, ma è attraverso lo sguardo di Cat che è narrata la storia. La pro-
spettiva narrativa è una strategia importante per la Telgemeier, e questo è interessante in un genere come il fumetto, in cui la narrazione è più spesso teatrale, esterna, e non focalizzata. Eppure il fatto che sia Cat a raccontare, conferisce spessore a tutta la vicenda. Cat è adolescente e si trova a dover traslocare con tutta la famiglia in una località più consona alla grave malattia respiratoria di cui soffre Maya. Lo stato d’animo di Cat oscilla tra la preoccupazione per la precaria salute di Maya, che ama moltissimo, e l’irritazione per una scelta che si è trovata a subire; tra la commozione
Tuttavia – e qui sta l’ulteriore finezza del libro – non basta la fiducia nella magia, se non ci sono anche tenacia e allenamento: il gufetto, infatti, nonostante dica abracadabra, continua a cadere (è perché l’hai detto male, o troppo piano, o perché tenevi gli occhi chiusi, gli dicono ogni volta gli amici animali, e questo espediente narrativo rende oltretutto molto umoristica un’eventuale lettura a voce alta), finché, dopo molti tentativi, riuscirà a spiccare il volo e si godrà il vento. Ma sarà perché ha detto abracadabra nel modo giusto, o perché per riuscire occorre provare e riprovare senza temere i fallimenti?
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Società e Territorio
L’ex fabbrica di Saurolo a Meride
Archeologia industriale L o sfruttamento industriale degli scisti ittiolici iniziò nel 1902, fortunatamente si curò
anche l’estrazione dei fossili che favorì la ricerca scientifica
Laura Patocchi Zweifel Il Monte San Giorgio, è uno dei più importanti giacimenti fossiliferi al mondo, iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO in seguito agli eccezionali ritrovamenti paleontologici del Triassico Medio (247-237 milioni di anni fa). Durante il triassico Medio il Monte San Giorgio era il fondo di una laguna tropicale poco profonda compresa fra barriere coralline, vaste aree di acqua bassa, fra banchi sabbiosi e isolotti, favorevoli alla proliferazione di rettili e pesci. Su questo fondale marino, grazie alle acque stagnanti e povere di ossigeno, fango e carcasse di specie viventi si sono via via stratificati creando formazioni compresse ermeticamente, favorevoli al processo di fossilizzazione. L’insieme delle stratificazioni costituiscono una formazione geologica nota come Formazione di Besano caratterizzata da un’alternanza di strati chiari di roccia dolomitica e di sottili strati rocciosi nerastri ricchi di sostanza organica (bitume), gli scisti bituminosi. Nel XIX secolo il Lavizzari, nelle sue Escursioni, racconta che tra gli strati di roccia calcarea del San Giorgio «scorrono sottilissimi strati di scisto bituminoso che si accende con viva fiamma». Furono proprio gli scisti bituminosi a destare l’interesse dei pionieri della ricerca mineraria sul Monte San Giorgio. Tra il 1774 e il 1790 si scavò nella zona di Besano per sopperire alla penuria di combustibili. Altri tentativi, questa vol-
Il Saurolo era un medicinale antisettico usato nella cura delle malattie della pelle. (PatocchiZweifel)
ta allo scopo di produrre gas per l’illuminazione stradale di Milano, ebbero luogo sempre a Besano attorno al 1830. Nel 1842 esisteva già una miniera lunga 42 metri. Il vero sfruttamento industriale degli scisti ittiolici iniziò nel 1902. Se ne voleva ricavare una sostanza simile all’ittiolo, che proveniva dal Tirolo e che veniva usato con successo nella cura delle infiammazioni della pelle e dei reumatismi. Già nel 1909 sopra Besano erano in funzione quattro gallerie estrattive che si addentrano nella montagna per un centinaio di metri e nel 1907 venne ripristinata l’estrazione di una vecchia galleria sopra la località Tre Fontane presso Serpiano. Nel 1910 l’appena costituita Società Anonima Miniere Scisti Bituminosi di Meride e Besano inaugurò una fabbrica per la
produzione di olio a Spinirolo presso Meride. Vi si produceva l’olio, mediante distillazione a secco della roccia bituminosa frantumata, per poi raffinarlo e ottenere il Saurolo, un surrogato dell’ittiolo tirolese destinato alle industrie di Basilea e Milano. Per il trasporto degli scisti dalla cava allo stabilimento si utilizzavano carri trainati da buoi. Gli incaricati partivano alle quattro del mattino e giunti alla cava aiutavano gli addetti all’estrazione a caricare il materiale. Nelle gallerie i cavatori sistemavano gli scisti su vagoncini che spingevano fino al piazzale esterno dove avveniva la cernita. Per ritornare alla fabbrica con il carico pesante, dove il tratto era in salita bisognava attaccare 4 buoi per un solo carro. Da una tonnellata di materiale si estraevano circa 80 litri di olio e dalla
produzione media annua si ottenevano 22-30 t. di olio grezzo. Si trattava di un prodotto del tutto simile all’ittiolo, costituito da solfoittiolato di ammonio, ricercato a scopo medicamentoso e venduto sotto forma di pomata, saponetta e talco. Accanto al Saurolo veniva fabbricata anche la Saurolina, un prodotto meno puro, destinato all’uso veterinario. Il Saurolo era raccomandato come medicinale antisettico nella cura delle malattie della pelle (psoriasi, eczemi), ma era indicato anche come espettorante, per cure oftalmiche. Il farmaco conobbe una notevole diffusione e applicazione per la cura delle malattie della pelle contratte dai soldati italiani nelle campagne militari d’Africa. Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, la produzione del
Saurolo diminuì, poiché confrontata con quella dei prodotti sintetici e l’attività cessò definitivamente nel 1952. In tutti quei decenni l’estrazione delle rocce bituminose per la produzione di saurolo portò alla luce numerosissimi reperti fossili. Questi, fortunatamente, non passarono inosservati. L’Università di Zurigo pensò di favorire la ricerca scientifica, rimborsando alla fabbrica di Spinirolo le ore che gli operai impiegavano per il recupero dei fossili. L’estrazione degli scisti bituminosi dell’area di Besano e del Monte San Giorgio prosegue ancora oggi, ma esclusivamente ai fini della ricerca paleontologica. A Spinirolo svetta tutt’ora la ciminiera della fabbrica di un tempo, e assieme al vecchio stabilimento industriale e alle cave di scisto bituminoso, costituisce l’unica testimonianza archeologica della lavorazione di scisto bituminoso in Svizzera. Negli anni Cinquanta il vecchio stabilimento di Spinirolo venne trasformato in una fabbrica di cosmetici, profumi, creme solari, talco. Attualmente ospita la Fondazione Main dans la main, comunità che pratica attività assistite con animali, e abitazioni private. Bibliografia
Albisetti Gianfranco, I caraduu da Merat, Comune di Meride, 2009. Felber Markus, Il Monte San Giorgio, Bellinzona, 2006. www.montesangiorgio.org/ Annuncio pubblicitario
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Società e Territorio Rubriche
L’altropologo di Cesare Poppi Party, sempre e comunque party Ci sono notizie apparentemente innocue nella loro neutralità le quali invece si rivelano tali non essere una volta poste sotto osservazione della lente altropologica. In particolare ha suscitato un certo sconcerto, almeno da questa parte delle Alpi, la decisione del Sindaco di New York di procedere comunque col party cittadino di Halloween a distanza di poche ore dall’ultima strage terroristica che ha colpito la metropoli simbolo dell’Occidente industrializzato. La decisione è stata giustificata col fatto che non si voleva «darla vinta» a chi intende imporre una sorta di regime di coprifuoco e consegnare le città all’emergenza costante. Questo ci può anche stare, diciamo, ma è la natura stessa della celebrazione in questione, al di là del valore intrinseco del gesto di sfida al terrore, a richiedere una pausa di riflessione. Andiamo con ordine. La festa di Halloween, così come la conosciamo oggi, è l’ultima metamorfosi di forme di simbolismo che ci portano indietro nel tempo fino almeno all’Età del Bronzo. Erano infatti quella congerie di etnie e popoli uniti da idiomi simili
e da una cultura materiale abbastanza uniforme che oggi chiamiamo «Celti» a celebrare la fine del raccolto il primo di Novembre. Con la festa di Simhein si inaugurava allo stesso tempo il Nuovo Anno. Il periodo che vedeva il nuovo inizio dell’anno agricolo coincideva con la celebrazione dei defunti, o meglio degli Antenati che, si riteneva, favorivano la crescita dei raccolti dalle loro misteriose dimore sotterranee. Alle offerte delle primizie del raccolto in cerimomie che sarebbero poi diventate le Feste del Ringraziamento della tradizione cristiana si accompagnava la credenza del ritorno notturno dei morti, spesso impersonati da bambini questuanti in quanto si riteneva che questi fossero i morti reincarnati. Fast forward: con il cristianesimo divenuto religione dominante, il primo giorno di Novembre venne dedicato alla celebrazione dei Santi ritenendo così in qualche modo il significato culturale della festa. Si riteneva infatti che tutti i membri battezzati della comunità dei credenti fossero automaticamente da annoverarsi fra i salvati, e dunque fra i Santi. Ma con l’av-
vicinarsi del Millennio cominciarono i tempi duri. Con l’allentarsi delle severe condizioni di rinuncia e sacrificio alle quali si chiedeva ai credenti di attenersi cominciò più di un dubbio sulla salvezza universale dei credenti. E allora si inventò il Purgatorio, trovata geniale per la quale si instaurava un rapporto diretto coi defunti che venivano a dipendere sempre più dalle preghiere dei viventi ai fini di raggiungere la salvezza eterna. Cominciò così quel mercato delle indulgenze che avrebbe poi scatenato l’ira di Lutero. Fu così che l’Abate di Cluny Odilone si guadagnò la santità inaugurando la Commemorazione dei Defunti separandola dalla Festa di Ognissanti: era nato il 2 Novembre e si era nell’anno 998. Nuovo fast forward. Trasportato verosimilmente dagli emigrati irlandesi di cultura celtica nel Nuovo Mondo e progressivamente spogliato, per così dire, del contenuto originale, Holloween (che altro non è che Holy Evening, La Santa Notte) finisce per diventare la notte degli Zombi. Questi ultimi, peraltro, coi morti non c’entrano un gran che. O per lo meno coi morti così come li intende-
vano tanto i Celti quanto il santo abate di Cluny. I morti di allora erano benevoli e protettivi, ricambiavano con dieci, cento volte tanto quanto ricevevano. Certo ben altro comportamento del ricattatorio «dolcetto/scherzetto» di un’industria culturale che sembra incapace di riflettere i valori profondi della cultura popolare per passare prima tutto nel tritacarne mediatico e poi sfornare prodotti scadenti «usa e getta» per un pubblico infantilizzato. E è questo precisamente il punto. La cultura di massa globale, che è ben altro dalla cultura popolare di cui sopra, produce e riproduce appetiti che soddisfano a buon mercato quella che in queste pagine e stata più volte (s) qualificata come una sorta di «voglia di paura», quella la stessa che i bambini (ma certo per ragioni ben più legittime e pedagogicamente valide) esercitano nei loro giochi. In un pubblico di adulti la voglia di paura prende la forma di frisson proiettati poi nei programmi TV sugli eroi che maneggiano i serpenti velenosi, tormentano impuniti squali e coccodrilli, praticano sport estremi per pericolosità (e idiozia, aggiunge l’altropologo)
e godono, per tornare a noi, a farsi buh! travestiti da zombi e da streghe di Halloween: che bello aver paura (che tanto non succede nulla)! È stato detto da antropologi e storici, da Philippe Aries a Maurice Bloch, che la modernità ha nascosto la morte medicalizzandola da un lato e chiudendo le porte sul problema del «cosa succede dopo» dall’altro. La crescente richiesta della morte indotta medicalmente «come scelta di vita» potrebbe sembrare paradossale se non fosse che si inserisce in una logica «negazionista» più generale. Ma questo non è , si badi, soltanto il risultato della cosiddetta secolarizzazione, quanto piuttosto l’approdo ultimo di una forma di civilizzazione che guarda all’orrore ed alla morte come liturgia e spettacolo mediatico. E così celebra l’esorcismo. Festeggiare vestiti da vampiri, cadaveri putrescenti e quant’altro di orrido ci si possa mettere addosso all’indomani di una strage vera non è soltanto offensivo nei confronti dei morti, veri. È soprattutto esercizio sciocco e immaturo di adulti distratti ed annoiati. Kyrie eleison.
dal cuore. Ma proprio perché siamo tutti nati in un grembo femminile, si pone il compito di superare questa implicazione e di fare sì che il «figlio interno» divenga un «figlio esterno». La fantasia delle madri di mantenere il generato dentro di sé è molto potente e occorre che un terzo, una figura paterna, o una dimensione terza, come un impegno lavorativo, una passione culturale, un impegno sociale, s’interponga tra di loro. In questi anni mi sembra che il rischio più grave sia rappresentato dalla mamma adesiva, incombente, sostituente. Quella che dice «adesso andiamo a fare i compiti», ma i compiti spettano al figlio, non a lei. La stessa, non sopportando che il suo bambino litighi con un compagno, subito interviene per difenderlo, così come è pronta ad accusare gli insegnanti quando gli affibbiano un brutto voto o una nota in condotta. Mentre cerca di proteggerlo dalle intemperie della vita crescendolo in una tiepida serra, lo indebolisce impedendogli di adattarsi all’ambiente e di produrre anticorpi contro la disperazione.
Come avrete capito, mi sembra più pericoloso spostare eccessivamente il baricentro verso i figli che verso il marito. Mantenendo salda l’unione di coppia, prendendosi cura della relazione coniugale, si sostiene la figura paterna, la più fragile della famiglia. Sappiamo che gli adolescenti, per superare i perigli dell’età, hanno bisogno di sentire che accanto a loro ci sono due genitori e che, se vanno d’accordo e si vogliono bene, tanto meglio. Quando tutto va come deve andare, i figli escono di casa, fanno la loro vita, mentre padre e madre, tornati a essere soprattutto marito e moglie, ritrovano l’intimità dei primi tempi e rinsaldano l’amore che li ha uniti «nella buona e nella cattiva sorte».
no inciso sulla diffusione debordante di inchieste che dovrebbero aiutarci a svolgere, nel miglior modo, i ruoli di consumatori, turisti, lettori, e, soprattutto, di cittadini elettori. Proprio nell’ambito politico, il sondaggio, ha trovato il terreno più favorevole al suo sviluppo e a una presunta autorevolezza. C’è una ragione storica: il successo ottenuto dal suo stesso inventore, George Gallup, che nel 1936, aveva previsto, sul «Washington Post», l’elezione di Roosevelt. E così l’exit poll diventò uno strumento sempre in auge, un anticipatore di tendenze, spesso smentite dalle urne, ma poco importa. In proposito gli esempi si sprecano: dall’elezione di Trump al Brexit e via enumerando un’infinità di casi in cui le previsioni si rivelarono un inganno. A cui si continua a ricorrere. Si deve,
persino, parlare di un rito, intenzionalmente propiziatorio, che ha poi creato un filone professionale affollatissimo, i ricercatori alle prese con temi magari campati in aria. Fatto sta che i sondaggi, a volte, si sbagliano. E per fortuna, sarebbe il caso di concludere, tornando al nostro punto di partenza. Se i giovani svizzeri fossero quelli definiti dall’indagine federale, dovremmo parlare di una sconfitta sociale e culturale di portata nazionale. In altre parole, decenni di lotte per l’emancipazione femminile, per la parità professionale salariale, per la ripartizione dei ruoli anche nell’ambito familiare, sarebbero finite nel nulla. Basta, però, guardarsi attorno, per avere un indizio di segno opposto. Quanti papà spingono la carrozzina.
La stanza del dialogo di Silvia Vegetti Finzi «Amo mio marito più dei miei figli» Gentile Silvia, tutto è nato da una frase: «amo mio marito più dei miei figli». Lo affermo e lo confermo anche se, dopo questa incauta dichiarazione, alcune amiche non mi salutano più. Sembra ovvio che una buona mamma debba amare suo figlio più di chiunque altro e forse nei primi mesi dopo il parto è proprio così. Ma quando il cucciolo si allontana andando al nido o all’asilo, le cose si riassestano e non è detto che lei rimanga una «supermamma» o una «solomamma» per tutta la vita. Dato che lo scandalo si è diffuso come un sasso gettato nell’acqua, sono sempre più le amiche che mi chiedono: «ma veramente hai detto quella frase?». «Sì, l’ho detta ma, ma ora, per favore lasciatemi in pace». Invece tutto quello sdegno sta finendo per farmi sentire in colpa ma, prima di cospargermi il capo di cenere e di indossare per sempre un pre-maman, vorrei sentire cosa ne pensa lei e i suoi lettori di tutta questa storia. Grazie. / Marisa
Cara Marisa, niente paura. Già mia suocera, negli anni trenta, esprimeva lo stesso parere e non risulta che sia stata mandata al rogo, anzi, era considerata una donna emancipata. Innanzitutto il verbo amare non conosce l’imperativo e non c’è niente di più falso che dichiarare sentimenti che non si provano. Quando lei afferma di amare di più suo marito non diventa automaticamente una cattiva madre: esprime una priorità, non una negazione. Di questi tempi la maternità è diventata problematica e, come tale, la troviamo sul banco degli imputati per «troppo» o «troppo poco» amore per il figlio, spesso unico. Credo che, se immaginiamo un metro dell’amore materno in cui da una parte c’è la cifra zero e dall’altra mille, ognuna di noi stabilirà la sua posizione. Non basta essere madri per essere materne così come non è sufficiente non avere figli per essere anti-materne. La storia ci tramanda la vita di donne che, senza mai partorire, hanno pensato e
agito maternamente. E anche oggi ne conosco molte che incarnano le virtù materne in modo simbolico, esprimendo in vari ambiti il «potenziale creativo» che, a mio avviso, contraddistingue la maternità. Ma torniamo all’antinomia tra marito e figli, forse più che di amore (ce n’è per tutti) penso si tratti di tempo (questo sì insufficiente) da dedicare all’uno o agli altri. Per i figli piccoli la dedizione materna è sempre insufficiente, per i figli grandi sempre eccessiva. Si va dal «mamma non ci sei mai» al «mamma non starmi addosso». Cambiare gli investimenti amorosi è pertanto opportuno in una economia, come quella della famiglia, costantemente in mutamento. Anche i mariti differenziano le loro richieste. Dopo la prima paternità si sentono detronizzati e chiedono con insistenza di riottenere la supremazia monarchica. Ma se la madre di famiglia si attiene a una giustizia distributiva alla fine ognuno avrà la sua parte. Un vecchio proverbio afferma che mentre i mariti vengono dalla porta, i figli vengono
Informazioni
Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6900 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch
Mode e modi di Luciana Caglio Giovani svizzeri: traditi dai sondaggi? Sono legati al modello familiare, lui al lavoro lei casalinga, rimangono fedeli a un patriottismo dalle venature a volte xenofobe, sembrano restii ad accettare l’omosessualità, insomma si sta parlando del tradizionalista a pieno titolo. E, inaspettatamente, nei giorni scorsi, si è ritrovata questa definizione riferita ai nostri giovani, anzi ai giovanissimi, i cosiddetti nativi digitali, sottoposti a un sondaggio che dovrebbe meritare credibilità. Appartiene, infatti, all’ambito delle inchieste federali fra la gioventù, che, con la sigla «ch-x», a scadenze biennali, registrano opinioni, abitudini, umori e malumori della generazione a cui il paese affiderà il suo futuro. Si tratta, del resto, di un’operazione storica, addirittura d’avanguardia, se i pensa che fu avviata dalla Confederazione, nel 1854, per valutare,
e confrontarle sul piano cantonale, le conoscenze scolastiche delle reclute. Una sorta di esame che, ancor oggi, concerne i giovani di leva: il particolare è determinante. Serve proprio a spiegare i risultati, a prima vista sorprendenti, usciti dall’ultima edizione di «ch-x»: il sondaggio porta alla luce le opinioni di 50’000 uomini, intervistati durante il servizio militare, nel 2012-13, e quello di 1800 giovani donne, scelte casualmente. A questo punto, l’immagine del giovane svizzero, tradizionalista, passatista, convenzionale cambia, e come, connotati e dimensioni: non rappresenta più una mentalità generalizzata, in evidente contrastato con la realtà quotidiana, ma esprime i sentimenti relativi a una categoria specifica in un momento preciso. Si sta parlando di
militari in servizio, quasi condizionati a pensarla così. Intanto, però, come succede inevitabilmente nella società mediatica, quel personaggio fuori moda, persino un po’ ottuso, ha fatto notizia sul piano internazionale. Prestandosi, involontariamente, all’ironica malevolenza che spesso circonda lo svizzero, anzi lo svizzerotto, sinonimo di goffaggine e arretratezza. Ma al di là di quest’aspetto marginale, l’episodio dei nostri giovani, traditi da un sondaggio, riporta alla ribalta un fenomeno, ben più ampio, sfaccettato, per certi versi ossessionante, qual è la proliferazione delle indagini demoscopiche e l’affidabilità di risultati, basati, in definiva, su un’ipotesi: il campionario degli intervistati dovrebbe esprimere la collettività. Dubbi legittimi che, tuttavia, non han-
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Ambiente e Benessere La salvia aiuta la memoria Oltre a migliorare le facoltà cognitive, questa pianta ha molte altre proprietà curative
Dal pesto genovese ai pansotti Dopo aver presentato la tradizione culinaria di Lombardia e Piemonte, tocca alla più mediterranea cucina ligure pagina 16
I 500 vitigni del Portogallo Pur essendo una piccola nazione vi si può trovare tutto ciò che si può immaginare del mondo vitivinicolo
Tra mamba e iguane Il fascino dell’esotico fa acquistare animali difficili da accudire e di cui ci si stanca
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I nostri laghi: una risorsa importante
Ecosistema Ambienti da salvaguardare,
ma anche opportunità di svago e una forte attrattiva turistica
Loris Fedele Vi ricordate gli anni Settanta e Ottanta, quando ci dissero che il Ceresio e in generale i nostri laghi erano molto malati? Imparammo a conoscere parole come eutrofizzazione, ci parlarono di carichi di fosforo e di azoto pericolosi per la vita del lago. Cosa era successo? In sostanza le attività dell’uomo scaricavano nelle acque del lago sostanze che ne alteravano lo stato, inducendo per esempio una crescita eccessiva delle alghe o impedendo alle acque di ossigenarsi a dovere. Nell’area insubrica le acque di falda e di lago sono risorse particolarmente importanti: entrambe – come si è ricordato in una recente conferenza pubblica alla Supsi – sono riserve strategiche per l’approvvigionamento idrico. In particolare i laghi, oltre a essere ecosistemi importanti, sono anche una opportunità di svago e una forte attrattiva turistica. Il nostro territorio è fortemente caratterizzato dai laghi, ragion per cui bisogna assolutamente proteggere e garantire la loro qualità. A livello normativo da noi si cominciò a parlare di acque fin dal lontano 1875, con una prima legge sulla pesca. Molto più tardi, nel 1955, scattò la protezione delle acque dall’inquinamento. Dal 1991 esiste l’art. 76 della Costituzione federale svizzera che sancisce la protezione delle acque e a cui fa riferimento, sempre dal 1991, la legge attualmente in vigore sulla protezione integrata delle acque LPAc. Dal 1998 un’Ordinanza federale fissa gli obiettivi ecologici e le esigenze relative alla qualità delle acque. Nel nostro cantone l’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico (Upaai) nasce il 1° luglio 2014 dalla fusione di due uffici che già operavano fattivamente a favore delle nostre acque: accorpamento voluto per assicurare una gestione qualitativa delle acque il più integrata possibile. Nel complesso e variegato mondo di oggi, infatti, si impone che ci sia una visione d’insieme dell’intero ciclo dell’acqua, dell’approvvigionamento e dello smaltimento, passando per la protezione.
Come detto in passato i nostri laghi presentavano una pericolosa eutrofizzazione, cioè una condizione di ricchezza eccessiva di sostanze nutritive, in particolare una sovrabbondanza di fosfati e nitrati. Come conseguenza si denunciava un’eccessiva proliferazione delle alghe microscopiche oppure gelatinose che, aumentando l’attività batterica, facevano diminuire l’ossigeno disciolto nell’acqua, minacciando anche alcune specie ittiche. Inoltre l’acqua diveniva più torbida e spesso maleodorante, con pregiudizio per la balneazione. Per contrastare l’eutrofizzazione si intervenne con gli impianti per la depurazione degli scarichi domestici e industriali, con la riduzione dell’impiego di fertilizzanti in agricoltura e di detersivi ricchi di fosforo, con il trattamento delle acque di scolo tramite agenti vari. Qual è lo stato attuale? Risponde Fabio Lepori, dell’Istituto scienze della Terra della Supsi che, con altri, su mandato dell’Amministrazione cantonale, si occupa anche del monitoraggio del lago di Lugano: «Ci sono stati grossi miglioramenti: il programma di risanamento del lago sta funzionando relativamente bene, ci sono storie di successo. I carichi di fosforo in entrata al lago sono diminuiti e sono ormai quasi compatibili con gli obiettivi del risanamento ritenuti critici. Anche le concentrazioni di fosforo nel lago sono in linea con gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Rimangono però alcuni indicatori dello stato trofico del lago che sembrano non seguire il miglioramento che c’è a livello di concentrazioni di fosforo. In particolare diminuisce il fosforo ma non cala la produzione di alghe e l’ossigenazione delle acque profonde rimane insufficiente. Non sono ben ossigenate nel bacino nord e addirittura ipossiche, cioè con concentrazioni di ossigeno molto scarse, nel bacino sud». Il bacino nord del lago Ceresio è quello che va dal ponte-diga di Melide a Porlezza ed è molto profondo (288 m). Però l’apporto dei fiumi è limitato rispetto al volume da riempire e ciò porta come conseguenza che le acque del lago si rimescolino in tempi lunghi. Le acque risultano ferme e stratificate (feno-
Il lago di Lugano: il suo stato di salute è migliorato negli anni ma c’è ancora da fare. (Pyraniton)
meno della meromissi) oltre i cento metri di profondità. Nel bacino sud, quello tra Capolago e Agno, decisamente meno profondo, le cose vanno peggio e già a partire dai 25 metri di profondità l’ossigeno scarseggia. Questo succede quando il tasso di ossidazione della materia organica provocato dai batteri tende a superare il rifornimento di ossigeno disciolto. Ora ci si può chiedere se i valori fissati come obiettivi per le concentrazioni di fosforo nelle acque dei nostri laghi, cioè 30 microgrammi per litro nel Ceresio e 10 microgrammi per litro nel Verbano, siano stati adeguati. Questi valori dovrebbero corrispondere per i due laghi allo stato desiderato, quello definito di mesotrofia. Il fatto è che quando questi limiti furono proposti dalla Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere (www.cipais.org)
non si parlava ancora di cambiamenti climatici e di riscaldamento globale, cose che oggi sono un dato di fatto e che potrebbero aver limitato o influenzato le misure prese per il risanamento trofico delle acque. Per esempio si sa che se il lago si riscalda viene favorita la stratificazione delle acque mentre diminuisce l’ossigenazione delle acque superficiali e profonde. L’obiettivo resta sempre quello di garantire un buono stato chimico, ecologico, qualitativo e quantitativo della risorsa lago, con soddisfazione di tutti. In effetti parlando dei laghi, le possibilità sono diverse e non sempre ben conciliabili. C’è chi l’acqua del lago la vuole bere, chi la vede per scopi ricreativi, chi la vuole per pescare. Secondo gli esperti l’obiettivo scelto della mesotrofia è un obiettivo ragionevole che dovrebbe garantire tutti questi servizi. Un lago
mesotrofico sarebbe limpido e quindi favorirebbe la balneazione, la navigazione, il turismo. Sarebbe comunque ancora leggermente grasso, come si dice, e quindi favorevole alla pesca. Dovrebbe anche essere in grado di garantire l’uso potabile delle acque. Già oggi il lago di Lugano in una sua parte fornisce il 19 per cento dell’acqua potabile distribuita. La popolazione aumenta e questo dato è destinato a crescere. Una ragione in più per tenere il lago sotto controllo e gestirlo bene. In generale guardando al lago come ecosistema e come risorsa bisogna porsi quesiti chiari e fornire risposte efficaci. Oggi le competenze appaiono troppo frammentate e si sente il bisogno di una maggiore interazione tra ricercatori, pubblica amministrazione e portatori d’interesse.
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Ambiente e Benessere
Un tesoro che passa inosservato
Notizie scientifiche Medicina e dintorni
Fitoterapia Tra le proprietà curative della Salvia officinalis c’è quella di migliorare le nostre
Marialuigia Bagni
facoltà cognitive; è stato dimostrato infatti che agisce sulla memoria
Secondo la tradizione, chi ha una pianta di Salvia nel giardino di casa vive più a lungo. Negli antichi testi botanici della Scuola Medica salernitana (prima istituzione d’Europa del Medioevo, antesignana delle università e fondata – si narra – da un ebreo, un arabo, un greco e un salernitano, e dove le donne erano ammesse come docenti e allieve), la Salvia era chiamata Salvia Salvatrix, (salvatrice) dal latino salvus, salvare, sanare. Per gli antichi romani era un’erba sacra, da raccogliersi secondo un preciso rituale, che richiedeva un sacrificio di pane e vino, una tunica bianca, piedi nudi e ben lavati e il divieto di utilizzo di oggetti in ferro, ritenuti incompatibili con la raccolta. Gli egizi la somministravano alle donne per renderle fertili (millenni dopo la scienza confermerà la sua ricchezza in fitoestrogeni ormonali); presso i Galli, guariva ogni malattia, in particolare influenza e tosse. Nel libro (ambientato presso i nativi americani in Canada) La donna che volle diventare sciamano della scrittrice americana Lynn V. Andrews, il tè alla salvia è la bevanda più consumata da un’anziana donna pellerossa di antica sapienza. Qualche secolo fa nelle campagne italiane si applicavano rametti di salvia sul corpo dei bambini appena nati, per proteggerli. Furono in passato attribuite innumerevoli virtù magiche alla salvia. Affinché potesse esprimere meglio il suo potenziale terapeutico, si diceva, andava raccolta all’alba del giorno di San Giovanni, il 24 giugno. Nell’Herbolario volgare, Venezia, 1522, si trova scritto: «Et dicono li grandi, cioè Alberto Magno, che la salvia putrefatta sotto lo letame genera uno uccello lo quale ha la sua coda in modo de serpente»: non è obbligatorio crederci… ma qui ci fermiamo, anche per evitare deliri inopportuni. Tale fu la fama di questa pianta che in Olanda rappresentava un proficuo oggetto di mercato. Per le sue proprie-
tà, era scambiata con il tè cinese proveniente dai mercati dell’Oriente. Pianta tipica delle zone mediterranee, ama il caldo, il sole e i terreni non troppo umidi e calcarei fino a 750 metri d’altitudine, anche se di fatto è diffusa ovunque nel mondo. Con altre erbe aromatiche come menta, timo, rosmarino, eccetera, la salvia appartiene alla grande famiglia delle Lamiaceae. Oltre alla Salvia officinalis coltivata, crescono spontanee molte altre specie: se ne conoscono circa cinquecento, usate anche come ornamentali. Ha radici robuste e legnose e si sviluppa in cespugli. Le sue foglie ovali sono lanceolate, vellutate, rugose al tatto nella parte inferiore e di colore grigio verdi. I suoi fiori invece possono essere blu violetti, bianchi o gialli. Le foglie, raccolte preferibilmente in primavera e in estate vanno riposte in piccoli vasi di vetro al riparo dalla luce. Fin dai tempi antichi le sono riconosciute innumerevoli proprietà mediche: antiinfiammatorie, antispasmodiche, digestive, antisudorifere, diuretiche, balsamiche. Per uso esterno è ottima negli sciacqui dentali della bocca, nelle piccole ulcerazioni cutanee, per le punture di insetti e sul cuoio capelluto contro la caduta dei capelli. Con la soia è uno degli alimenti a più alto contenuto di fitoestrogeni che regolano l’equilibrio ormonale: è noto il suo uso per i disturbi della menopausa, le sindromi mestruali dolorose. Combatte anche astenia, ansia, debolezza nervosa. Ottime le tisane, come decotto (ottenuto mediante una breve bollitura): combatte influenza e affezioni delle vie respiratorie; l’infuso (si versa sull’erba acqua bollente lasciando riposare alcuni minuti) in due o tre bicchieri al giorno, era bevuto come depurativo epatico, digestivo, attivatore della circolazione; la polvere, due o tre grammi al giorno, è un tonico digestivo; con le foglie si confezionavano infine sigarette per i sofferenti d’asma. Per favorire la digestione, curare asma, tosse e sudorazione eccessiva, si
Impara una lingua, vivi più a lungo Pare che chi impara una lingua campi cent’anni. Il cervello di chi conosce almeno due o più idiomi è più sano e più «connesso». Lo hanno verificato ricercatori del Centro Vita-Salute dell’Ospedale San Raffaele di Milano mediante tecniche di neuroimaging su anziani che parlano almeno due lingue. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista «Journal of Neurolinguistics». Non c’è differenza, inoltre, tra la seconda lingua appresa da bambini o da chi l’aveva fatto più avanti negli anni: conta solo l’utilizzo della stessa. Cillas
Eliana Bernasconi
Ringiovanire le orecchie Un’équipe statunitense ha restituito la sensibilità uditiva ad animali in laboratorio. Come negli esseri umani, la corteccia uditiva diventa sempre meno ricettiva con il crescere dell’età. Da questo, appunto, deriva la difficoltà ad apprendere, ad esempio, una nuova lingua da adulti. Per tornare alla plasticità cerebrale dell’infanzia, secondo i ricercatori, basta bloccare un particolare recettore, l’adenosina, un nucleoide costituito da base azotata e zucchero.
assume un infuso, ad esempio 30 grammi di erbe in un litro d’acqua, una tazza dopo i pasti o prima di dormire. Foglie di salvia e malva in decozione erano impiegate nelle infiammazioni delle gengive e dei denti; l’infuso di salvia, timo, foglie di origano e rovo applicato come impacco sulla gola risolveva invece la raucedine. Vi è pure la Tintura Madre (estrazione idroalcolica ottenuta per macerazione) che è utile per curare diversi disturbi. La Salvia contiene principi attivi antiossidanti, è ricca di minerali, potassio, calcio, manganese, magnesio, ferro, e pare persino che migliori le nostre facoltà cognitive. Ricercatori britannici hanno recentemente dimostrato che agisce sulla memoria, confermando le intuizioni di antichi erboristi inglesi. Altre ricerche la rendono interessante in relazione al Morbo di Alzheimer (Vedi: Trattato di fitoterapia di Gabriele Peroni). Ma attenzione! Il discorso cambia per l’Olio essenziale (estratto per distil-
lazione in corrente di vapore dalle foglie essiccate) ricchissimo di principi attivi, acidi organici, estrogeni. Se ne sconsiglia assolutamente l’uso se non su indicazione esclusiva di esperti: il suo tasso elevato di sostanze può essere altamente tossico per il sistema nervoso centrale, e in dosi elevate può avere effetto abortivo e causare convulsioni. Non utilizzare la Salvia in nessun modo in gravidanza, perché inibisce la secrezione lattea; non esistono invece controindicazione per decotti, tisane, eccetera. E in ogni caso, nessuna erba va usata senza discernimento. Bigliografia
Gabriele Peroni, Trattato di Fitoterapia Driope, Nuova Ipsa ed. Laura Rangoni, Il grande libro delle piante magiche, Xenia ed. Maria Fiorella Coccolo, La magia delle erbe, edizioni Centro di Benessere Psicofisico.
Quando basta il pensiero Pensare alla luce fa dilatare le pupille. Infatti, come hanno dimostrato ricercatori dell’Università di Marsiglia e di Groeningen, in un esperimento condotto su sessanta volontari, sentendo la parola «notte» le pupille si dilatavano, come se i soggetti fossero in una zona d’ombra. Alla parola «sole», le pupille si restringevano, come per la troppa luce. La ragione? Il senso delle parole evoca immagini mentali che hanno un effetto immediato sulle pupille. Mal di pancia? Mangia terra Cibarsi di terra, in termine scientifico geofagia, è un’abitudine alimentare che è sempre esistita. Secondo recenti studi americani condotti alla Cornell University di Ithaca, New York, ingerire argilla può efficacemente prevenire disturbi gastrointestinali, facendo barriera a virus e batteri e può aiutare la digestione di cibi magari non conservati alla perfezione. La ricerca ha tenuto conto di 480 testimonianze di «mangiatori di terra».
«Fuorisalone» di ultima generazione Motori Infiniti Q50 ha sfilato per la Nissan sulle strade nipponiche del Tokyo Motor Show Mario Alberto Cucchi Un Salone Internazionale dell’auto non fa parlare di sé solo per le novità che vengono presentate all’interno, ma anche per ciò che accade fuori. Così è anche per il Tokyo Motor Show che ha chiuso i battenti lo scorso 5 novembre. Nella capitale nipponica il «fuorisalone» ha visto circolare per le strade della metropoli orientale un prototipo di vettura a guida completamente autonoma di ultima generazione. Si tratta di una berlina sportiva Infiniti Q50 completamente modificata.
quindi Tokyo e una Infiniti per testare su strade aperte al traffico l’ultima evoluzione della tecnologia ProPilot. L’Infiniti dei test sembra uscita da un film di James Bond: dodici sonar, dodici telecamere, nove radar a onde millimetriche e sei scanner laser fanno parte della dotazione di serie di questo prototipo. Ma non basta: per attraversare gli incroci cittadini più trafficati e distri-
carsi in scenari complessi e impegnativi, tutti i dati raccolti dai vari sensori vengono confrontati in continuo con una mappa ad alta definizione abbinata a un’antenna GPS anch’essa di ultima generazione che elabora la posizione dell’auto grazie al segnale ricevuto dai satelliti. Ecco allora che il pilota una volta salito a bordo di Infiniti Q50 deve solo selezionare una destinazione sul
Nissan sempre più impegnata per creare tecnologie di guida autonoma alla portata di tutti Infiniti è il marchio creato da Nissan nel 1989 per confrontarsi con case costruttrici come Bmw, Mercedes e Audi. Nissan Motor Corporation ha scelto
Daniele Schillaci, portavoce Nissan; sullo sfondo un’immagine della Formula-E.
navigatore e lasciarsi trasportare sino alla meta. Ci si sente come un pilota di aerei con il pilota automatico inserito. Insomma i sedili sono sempre rivolti verso la strada e il volante si trova al solito posto, ma le mani possono restare semplicemente appoggiate sulle cosce. «L’ingegno è alla base di tutto ciò che facciamo in Nissan» ha dichiarato Takao Asami (Senior vice president research and advanced engeneering di Nissan). «Il sistema ProPilot di nuova generazione anticipa una tecnologia che sarà disponibile a partire dal 2020. La dimostrazione odierna è un altro esempio del nostro impegno per creare tecnologie di guida autonoma accessibili a tutti». ProPilot è un sistema che esiste già oggi in forma meno evoluta. La prova su strada svolta a Tokyo segue il lancio della nuova Nissan Leaf a zero emissioni, dotata del sistema avanzato di guida assistita ProPilot, che mantiene l’auto al centro della corsia in autostrada. Si può avere anche su Nissan Serena, XTrail, Rogue e nel 2018 anche sul crossover Qashqai. Il costruttore giapponese in que-
sti giorni ha annunciato il suo ingresso in Formula E, il campionato di vetture monoposto cento per cento elettriche organizzato dalla FIA, Federazione Internazionale dell’Automobile. Dalle prime gare del 2014 ad oggi il successo di queste competizioni è stato crescente. «A dimostrazione dell’accelerazione immediata e dell’agilità dei veicoli a zero emissioni, Nissan ha deciso di unirsi al campionato di Formula E», ha affermato Daniele Schillaci, direttore globale vendite e marketing. «Nissan sarà il primo marchio giapponese a entrare in questo campionato in espansione, portando la nostra lunga storia di successi nell’innovazione e negli sport motoristici anche sulle piste di Formula E. Il campionato rappresenterà per noi una piattaforma globale per promuovere la strategia Nissan Intelligent Mobility verso una nuova generazione di tifosi delle corse». Nissan inizierà a gareggiare dalla quinta stagione alla fine del 2018, quando il campionato al cento per cento elettrico introdurrà inedite specifiche per il telaio e le batterie.
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Ambiente e Benessere
I tratti mediterranei della cucina ligure E dopo aver parlato di cucina lombarda e piemontese, completiamo la trilogia parlando di quella ligure. Queste tre cucine del nord ovest italiano formano nei fatti un unicum: sono molto più collegate di quanto sembri in prima battuta, poi sono sempre state aperte ai contributi degli altri, arrivati da ovunque a Genova, dalla Francia in Piemonte e dal mondo austro svizzero tedesco in Lombardia. Io chiamo il mix di questa tradizioni Mitoge, ovviamente un acronimo di Milano, Torino, Genova.
Il pesce è cucinato in zuppe (ciuppin, o buridda, con pomodori, acciughe e pinoli) e per piatti saporiti e mitici come il cappon magro Ma veniamo alla cucina ligure. Tratti mediterranei caratterizzano la cucina di questa regione italiana stretta tra mare (quindi aperta al mondo) e montagna. Essenziale ma ricca di carattere, proprio come il popolo che l’ha creata, ha come ingredienti fondamentali le erbe aromatiche, il pesce, le carni bianche, una profusione di ortaggi e l’olio extravergine di oliva nella versione più leggera, simile a quella del Garda, meno forte rispetto a quello dei confratelli toscani e del sud, condimento principe di tutti i suoi piatti. Gli aromi, da soli o mescolati, danno vita a numerose preparazioni tipiche, prima tra tutte il pesto; non meno apprezzato il preboggion, una mescolanza di erbe selvatiche che costituisce un condimento per verdure o una farcia per i pansotti, cioè i ravioli conditi con il sugo di noci. Altre paste, non ripiene, sono trofie (anche avvantaggiate, cioè con aggiunta di farina di castagne; ma si chiamano avvantaggiate anche se nell’acqua di
cottura si aggiungono patate e fagiolini) e trenette, canoniche con il pesto, e i corzetti, dischi piatti su cui viene incisa una spiga, da condire con il toco de funzi (funghi, pomodoro e rosmarino). Il pesce – fresco o conservato (baccalà del lontano Atlantico e acciughe prima di tutto, ma anche bottarga e musciame di tonno) – è cucinato in zuppe (ciuppin, un denso passato con pomodori e origano, o buridda, con pomodori, acciughe e pinoli) e piatti saporiti e mitici come il cappon magro (pesce fresco, crostacei, funghi, uova sode e gallette da marinaio; vedi CsF, rappresentato anche nella foto in piccolo). Le carni bianche sono rappresentate soprattutto dal coniglio, per il quale esistono varie ricette: con aglio e basilico; pomodori, lardo e pinoli; olive e maggiorana e altre ancora. Tra le verdure più usate, spesso anche per preparare squisiti ripieni per focacce e torte salate, ci sono carciofi, fagiolini, bietole e zucchine. La torta salata per eccellenza è la pasqualina, realizzata con sfoglie sottilissime sovrapposte e farcite con bietole, uova sode e prescinsêua, una cagliata acidula impiegata anche per insaporire la gustosa focaccia di Recco. Alla categoria delle focacce appartiene pure la pizza all’Andrea, detta pissaladière, guarnita con pomodoro, cipolle, acciughe e olive nere (qui nella foto un trancio ricco di condimento). Non vanno dimenticati i legumi, presenti per esempio nella composizione della mesciua, la zuppa spezzina realizzata con ceci e fagioli e accompagnata da grano o farro; i ceci in zimino sono cotti con pomodoro, bietole e funghi (allo stesso modo si preparano anche lumache e seppie), mentre dalla farina di ceci si ottiene la gustosa farinata, una focaccia bassa. Quanto ai dolci, si segnalano in particolare gli amaretti di Sassello (morbidi) e i canestrelli, a base di pasta di mandorle, i baci di Alassio e il pandolce genovese, un pane lievitato insaporito da pinoli, uvetta, pistacchi, semi di finocchio e zucca candita.
CSF (come si fa)
Marco Doder
Allan Bay
Elin B
Gastronomia L’ultima tradizione culinaria a completare il tris Mitoge
Nel 2008 vi avevo dato la ricetta super canonica del cappon magro. Oggi ve ne do una messa a punto da me, ben più semplice da fare, anche se di certo un «piatto espresso» non è. Sia chiaro: è una mia proposta e sicuramente molti liguri o forse tutti inorridirebbero. Se volete chiamiamolo capponcino magro per non ingenerare confusione. Vediamo comunque come si fa. Ingredienti e lavorazione per ottenere
otto portate: strofinate 8 gallette dure con 1 spicchio d’aglio, bagnatele in acqua e aceto, spolverizzatele di sale e lasciatele rinvenire. Cuocete a vapore 1 kg o più di verdure a piacere, scolatele, spezzettatele e conditele, separatamente, con olio, aceto e sale. Prendete 500 g di baccalà ben bagnato, spezzettatelo, cuocetelo per 5’ a vapore, scolatelo e fatelo intiepidire. Prendete 1 filetto di tonno da 400 g, sbollentatelo per 1’, scolatelo, fatelo intiepidire e tagliatelo a fettine. Mondate 24 code di gambero, sbollentatele per 1’, scolatele, fatele intiepidire e tagliatele a metà per il lungo. Ovviamente altri pesci mondati e sbollentati vanno benissimo. Cuocete sode 10 uova, tagliatene 8 a spicchi. Mettete in un frullatore 1 mazzo di prezzemolo con 1 spicchio d’aglio, 60
g di pinoli, 25 g di capperi dissalati, 1 punta di pasta di acciughe, 2 uova sode spezzettate, 60 g di mollica di pane inzuppata nell’aceto, scolata e strizzata, 6 olive verdi denocciolate e 1 pizzico di sale e frullate con 1/2 bicchiere d’aceto e 8 cucchiai d’olio extravergine d’oliva leggero, ligure naturalmente. Mettete una galletta sul fondo di un piatto fondo, irrorate con 1 filo d’olio, distribuite sopra un poco della salsa preparata, sopra il baccalà e metà delle verdure, poi ancora salsa, i gamberi e il tonno e alla fine nappate con il resto delle verdure e il resto della salsa. In cima le uova sode a spicchi. Non preoccupatevi se pesce e verdure debordano dalle gallette. Non è un piatto che deve essere perfettamente ordinato. Ma anche se semplificato, resta straordinariamente buono.
Ballando coi gusti Oggi biscotti a base delle meravigliose mandorle. I primi, più grossi, sono dolcificati con zucchero, i secondi, a formato libero, sono dolcificati con miele.
Biscottoni alle mandorle
Biscotti alle mandorle e miele
Ingredienti per 6 persone: 200 g di mandorle sgusciate e spellate · 150 g farina · 150 g di zucchero bianco o di canna · spezie pestate a piacere (cannella, pepi vari, chiodi di garofano, noce moscata, eccetera) · 2 uova · vino Porto bianco.
Ingredienti per 6 persone: 100 g di mandorle sgusciate · 500 g di farina · miele di acacia · spezie pestate a piacere (cannella, pepi vari, chiodi di garofano, noce moscata, eccetera) · 1 cucchiaino di lievito per dolci.
Tritate le mandorle. Setacciate la farina a fontana sulla spianatoia, unite le mandorle, lo zucchero e le spezie pestate; impastate unendo le uova, uno per volta, e Porto (o altro vino dolce a piacere), fino ad avere un impasto piuttosto sodo. Dividete l’impasto in panetti regolari, non troppo piccoli, e appiattiteli leggermente. Metteteli in una teglia su carta da forno e cuocete in forno a 200° per mezz’ora. Levateli e fateli raffreddare.
Tostate le mandorle in forno a 180° per 5’, poi pestatele molto finemente. Su una spianatoia, mescolate la farina setacciata con le mandorle pestate. Unite al centro il lievito, le spezie e aggiungete mezzo decilitro di acqua tiepida. Impastate aggiungendo tanto miele quanto ne occorrerà per avere un composto liscio e morbido: se necessario, aggiungete altra acqua. Stendete la pasta in una sfoglia di 1 cm e ritagliatela a piacer vostro. Mettete i biscotti su una teglia foderata di carta da forno e cuoceteli in forno a 180 per 20’. Levateli e fateli raffreddare.
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Ambiente e Benessere
Una piccola «nazione-botte»
Bacco giramondo Il Portogallo nonostante le sue dimensioni conta più di cinquecento vitigni autoctoni
Davide Comoli Il Portogallo è un microcosmo del mondo vitivinicolo che raggruppa tutto ciò che si può immaginare in questo campo. In questo Paese si coltivano più di cinquecento diverse varietà autoctone di vitigni, dai quali si ottengono molti vini, alcuni rossi ma anche bianchi di grande personalità. La diversità delle tradizioni vinicole perpetuata fino ai nostri giorni da millenni, non risale di certo alle prime popolazioni Iberiche, ma sappiamo invece con certezza che furono i Fenici, prima dell’era Cristiana, a portare la viticoltura nella penisola Iberica. Incoraggiata poi dai Greci e dai Romani. Il Portogallo è terra di esploratori e occupa un settimo della penisola Iberica; eppure, anche se sulla mappa sembra schiacciato dalla vicina Spagna, ha una tale diversità di vini da fare invidia. Prendete ad esempio un bicchiere di Porto e un bicchiere di Vinho Verde. Il primo è un vino scuro, concentrato, inebriante, mentre il secondo è di colore pallido, leggero, un pétillant. La diversità è data dal ruolo della topografia del Portogallo. Sulla costa, i vini sono plasmati dall’Atlantico, mentre all’interno, dall’altro lato delle montagne, l’effetto regolatore dell’oceano si riduce. La piovosità può variare dai 1500 mm all’anno sulla costa ai 500 mm all’interno. Le vigne sono onnipresenti da nord a sud, eccezion fatta per i picchi più alti, dove il clima è piuttosto ingrato per la viticoltura. Tra il fiume Minho, che fa da frontiera nord con la Spagna e la costa
dell’Algarve 560 km più a sud, si contano circa 250mila ettari di terreno vitato. Si distinguono tre grandi regioni (con le loro sottozone) viticole differenti, delimitate da due fiumi. La prima è il Duero (Douro in portoghese), a nord punteggiato da montagne granitiche che toccano i 2000 m d’altitudine. Da qui provengono molti vini, ma soprattutto è la patria del Porto. Poi c’è il Portogallo centrale, situata tra i fiumi Duero e Tago. Si tratta di una vasta zona di produzione, dal clima temperato, conosciuta sotto il nome di Ribatejo, comprende i celebri vigneti del Dão e della Bairrada. A sud del Tago, troviamo invece le immense e calde pianure dell’Alentejo e la regione molto turistica dell’Algarve. Nel visitare questi luoghi, al momento di degustare i vini, ritroviamo nei loro profumi, il contrasto che abbiamo osservato nei paesaggi. Vicino a cantine ultramoderne, ritroviamo quelle piccole, dove la produzione sovente destinata al mercato locale non è per nulla cambiata da secoli e visitando le 40 zone che hanno la DOC il visitatore può rendersene conto. L’adesione alla CEE (1986) da parte del Portogallo ha incoraggiato i viticoltori a fare degli sforzi per migliorare la qualità dei vini, investendo molto sulla tecnologia, al fine di conquistare nuovi mercati, ma le vecchie tradizioni non si possono fare sparire con un tocco di bacchetta magica. Il Portogallo è una nazione indipendente dal XII sec. e già a quell’epoca la costa atlantica della Penisola commerciava in vini. Il distretto del Minho, dove si pro-
I vigneti tradizionali di Duero si trovano su terrazzamenti lungo l’omonimo fiume e i suoi tributari. (Feliciano Guimarães)
duce il Vinho Verde, è la più estesa del Portogallo, e i venti che portano la pioggia permettono la coltura intensiva. Il nome Vinho Verde, si presta generalmente a delle confusioni. In effetti, non è un’allusione al colore del vino, che può essere sia rosso sia bianco; proviene invece dal fatto che i vini prodotti in questa zona sono poco alcolici e molto freschi d’acidità, quindi devono essere bevuti giovani e leggermente frizzanti. Tra le uve a bacca bianca citiamo il Loureiro, il Trajadura, il Pedernã e il diffuso Alavarinho; tra quelli a bacca nera il Vinhão e l’Espadeiro. Per molto tempo i vini da tavola della valle del Duero furono trattati come i parenti poveri del Porto (di cui parleremo in altra sede) e riservati al consumo locale. In questi ultimi anni si producono bottiglie di grandi ed ec-
cellenti vini in cantine ultramoderne. I principali vitigni sono quelli che si utilizzano per la produzione del Porto, i più usati sono Touriga Nacional, Tinta Cão, Tinta Roriz, Tinta Barroca, Touriga Francesa, Tinta Amarela e Souzão per i rossi; Malvasia Fina, Viosinho, e Gouveio per i bianchi. La regione che si estende tra il Duero e il Tago, è la più generosa del Portogallo. In questa regione troviamo infatti una moltitudine di vitigni che danno vini molto differenti tra loro. Le regioni del Dão e del Bairrada invece sono le più famose. Il Baga è il vitigno che sta alla base della quasi totalità dei vini rossi della regione di Bairrada, sono vini rossi con particolare vinificazione e con lunga evoluzione in bottiglia (fino a 15 anni). Nel Dão troviamo vigneti con l’età
media più alta: i vitigni elitari sono per i rossi la Touriga Nacional e il Tempranillo, piacevoli bianchi prodotti con il Barcelo e l’Encruzado. Nei pressi di Lisbona, nell’Estremadura, si esprime meglio il raro Ramisco che nella DOC Colares cresce su dune sabbiose e impedisce lo sviluppo della pericolosa filossera. Un po’ più a sud, intorno al fiume Trancio nella regione di Bucelas, troviamo il vitigno Arinto dal quale si ottengono ottimi vini bianchi e spumanti. La penisola meridionale di Setúbal è famosa per la produzione del suo Moscadel, dolce e fortificato al 17,5 per cento in alcol etilico, con grande potenzialità di affinamento in bottiglia, prodotto con uve Moscatel Roxo, analogo al Moscato d’Alessandria e Moscatel do Douro. Assolutamente da provare con dolci arricchiti da frutta secca e candita. Il Ribatejo, grazie a vitigni come il Cabernet Sauvignon e lo Syrah, ha fatto un bel salto qualitativo: i viticoltori locali hanno infatti saputo sfruttare le doti del Periquita e l’Alfrocheiro Preto, assemblandoli ai primi. All’interno del Paese un po’ più a sud, troviamo l’Alentejo, con i vitigni a bacca nera Aragones, Trincadeira e Castelão Francês, mentre per i bianchi l’Aringo e il Rouperio; qui il terreno povero e il clima secco favoriscono la produzione di vini di qualità. In passato l’Algarve era nota per una produzione di vini stile Sherry, premiata da un paesaggio spettacolare: oggi si producono discreti vini da Crato Bianco, Periquita e Tinta Negra Mole, molto apprezzati dai turisti. Annuncio pubblicitario
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Ambiente e Benessere
Il fascino dell’esotico
SUDOKU (nume
Mondoanimale La detenzione di animali di importazione tra leggi e responsabilità
Maria Grazia Buletti I fatti di attualità degli ultimi mesi hanno riacceso i riflettori sulla detenzione legale o meno di animali esotici. L’ultima notizia è di pochi giorni fa e riguarda il tentato attraversamento del valico di Gaggiolo con un cucciolo di tigre, poi di fatto introdotto attraverso un’altra dogana, per essere infine bloccato di nuovo. Ma ancora ci ricordiamo anche del pitone che qualche tempo fa aveva messo a soqquadro il Bellinzonese, perché si supponeva fosse scappato di casa, mentre in realtà lo si era ritrovato nascosto in un armadio. Ciò non toglie che la popolazione si fosse messa in allarme: la proprietaria non sapeva dove cercarlo e aveva coinvolto la Società protezione animali di Bellinzona (Spab); qualcuno era persino certo di averlo avvistato dalle parti di Monte Carasso. Il presidente della Spab, Emanuele Besomi, ci conferma che in Ticino, come nel resto del Paese, la detenzione di questi particolari animali esotici è un fenomeno sottovalutato, ma purtroppo di grande rilevanza: «Noi della Spab, anche se con poco entusiasmo, accettiamo di principio il fatto che studiosi come biologi, veterinari e altri esperti detengano animali esotici a titolo di ricerca o di studio. Ciononostante, constatiamo che nelle case ticinesi si possano trovare animali esotici delle più svariate specie, taluni non sempre con l’autorizzazione necessaria». Besomi conferma la triste statistica che evidenzia la costante crescita del numero di coloro che detengono animali esotici per hobby («molto spesso per esibizionismo o egoismo»),
ricordando che la loro importazione deve sottostare a chiare leggi doganali come pure ad autorizzazione da parte degli uffici preposti, secondo la Legge federale sulla protezione degli animali. «Eppure dal 2000 al 2012 le importazioni di questi animali in Europa è addirittura quadruplicata, anche a causa della facilità con cui essi possono essere acquistati su Internet e nei negozi specializzati presenti anche nel nostro Cantone». Va da sé che poi succede il peggio: stanche di accudire questi animali, tante persone li rilasciano in natura condannandoli quasi sempre a morte certa. Così come capita che gli animali stessi (serpenti, tartarughe, tarantole, furetti, pappagalli, eccetera) tentino la fuga: «Di principio si tratta di animali selvatici che rimarranno di questa indole; il loro DNA li porterà a cercare una via di fuga dalla cattività per tutta la loro vita. Prendiamo ad esempio un rettile: esso sarà relegato e costretto in un terrario che, per quanto cerchi di riprodurre il suo habitat non sarà mai tale: appena potrà, darà seguito al suo unico scopo di vita che è quello di darsi alla macchia; non ho mai visto un serpente rientrare a domicilio dopo essere evaso». E così, il presidente del sodalizio ci racconta che nel 2003 fu la volta di un Elaphe, un serpente della famiglia dei Colubri, scambiato dalla persona che ne ha denunciato la presenza a casa di un amico per un pericolosissimo Mamba (Dendroaspis, serpente africano velenoso): «Con le autorità ne abbiamo controllato la detenzione e, una volta verificato che non si trattava del serpente velenoso (e dunque non necessitava neppure di autorizzazione
Giochi
N. 37 mortali FACILE per l’uomo. Quelli che riescono aSchema scappare, o peggio che sono liberati dai loro proprietari, vanno incontro a 8
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morte quasi sicura: «Penso al Boa constrictor di un metro e ottanta abban6 1 7 4 donato ad Arogno: lo avevamo trovato in un prato dove vagava stremato da 2 tempo;6abbiamo dovuto chissà quanto addormentarlo». 9 Besomi aggiunge 5 che2questi animali possono anche essere prede e vittime di6volpi, faine, topi, perché non vengono liberati nel proprio habitat e non sono in grado di sopravvivere alle 3 a causa delle nostre 8 latitudini, anche basse temperature: «Non dimentichiamo che4 si tratta sovente di animali che vengono da zone tropicali». Infine, rilasciare 8 9sul nostro territorio5specie esotiche comporta una seria minaccia per l’ecosistema e le nostre 4 specie autoctone: «Rompono l’equilibrio di un ecosistema, come ad esempio le tartarughe 2 dalle guance 6rosse d’acqua americane che, rilasciate nei nostri pozzi d’acqua, spazzano e mangiano tutto, dai pesci ai girini». Quello della detenzione delle specie esotiche è7un discorso5che spazia 3 dalla legalità all’illegalità, passando per l’etica. Al presidente della Spab chie2 6 4 diamo a chi ci1si può rivolgere quando non si può più tenere un animale di questo tipo: «In Ticino abbiamo un paio di strutture, gestite da privati, attrezzate per la custodia e3la cura di 6 rettili e ragni. Noi ci occupiamo prevalentemente di specie autoctone e per questi animali consigliamo di cercare associazioni o enti specializzati a livel2 in grado di delo svizzero, fra3i pochi tenerli in strutture idonee». Meglio sarebbe, 8 certamente, lasciarli 9 a casa loro, là da dove vengono.
N. 38 MEDIO
Un’iguana recuperata dalla Spab nel mese di luglio di quest’anno. (Emanuele Besomi, Società protezione animali Bellinzona – altre immagini sul sito www.azione.ch)
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alla detenzione), non abbiamo potuto che abitavano in una villa e lo tenevafar altro che lasciare l’innocuo Elaphe no in giardino. Il procione comporta al suo proprietario». un elevato pericolo di rabbia che è una Giochi per “Azione” - Ottobre 2017 Ma Besomi porta altri esempi di malattia pericolosissima trasmissibile 6 Stefaniae Sargentini situazioni in cui si è ben compreso che all’uomo, chi si procura la compail detentore dell’animale esotico non gnia di questo tipo di animali non si (N. 41 - ... un parco con alberi e ori) era davvero in regola, e il povero ani- rende affatto conto a cosa potrebbe an1 2 3 4 5 6 male ne aveva naturalmente pagato le Pdare U incontro». N G E R E 8 7 conseguenze: 8«Nel 2012, a Lugano, ab- A VQuando riesce I Psi A N a recuperarli, 9biamo dovuto 10 addormentare un pro- alcuni di questi animali selvatici ed R A C O D E 7 cione che certamente non era arrivato esotici devono essere soppressi perché 11 O C O Pla salute I A umana a causa lì per i fatti suoi: si era incastrato in un pericolosi per 12 13 14 15 16 N E oOper il rischio A L che B Atrabuco dopo essere stato verosimilmen- delCloroU veleno, 7 17 18 te messo in libertà dai suoi proprietari Fsmettano pericolose talvolta E R malattie I E F R AeT E 19 20 E T T O P I N I R 21 22 23 T O I F I L I S E 24 O S T R U M E N T I1
Giochi per “Azione” - Novembre 2017 Stefania Sargentini
Vinci una delle 3 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba 9 4 e una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il sudoku (N. 45 - Pangolino, ingoiando sassi)
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(N. 42 - ... morì per le ferite riportate in battaglia)
Cruciverba Come si chiama questo curioso animaletto? Non avendo denti, come si aiuta per sminuzzare il cibo? Scoprirai le risposte risolvendo il cruciverba e leggendo nelle caselle evidenziate! (Frase: 9 – 9, 5)
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Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch
I premi, cinque carte regalo Migros 17 18 del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto la soluzione corretta 20 pervenire 21 entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco.
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24. Vicino a voi 25. Antico popolo iranico 26. Avversione rancorosa
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ORIZZONTALI 1. Quello di Siena è forte... 3. Angusto passo montano 6. Preposizione 8. Le separa la «F» 9. Custodisce le uova 10. Desinenza di diminutivo 11. Si batte... nel calcio 13. Nobilitano lo spirito 14. Fornire nuova energia 16. Famoso rivoluzionario russo 17. Le vuotano gli scrutatori 18. Qualità personali 20. Le iniziali del regista Sorrentino 22. Non è sempre legale 23. Segue il «così» liturgico
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G O L A I 6 N I D 8O 2 I N O R 5E A R4 T 7 5 8 C A R I C A R 6 4adeguata ai8cruciverba) (numerazione I N U R N E 7 Schema 9 Soluzione D O T8 69 I 23 6 73 5P1 R A F F I C A 8 2 6 1 7 4 A L A R E S 2 6 7 5 1 4 2 8 6 F I L A E` S O R A S1 7 I 5 3 9 4 9 58 2 6 3 4 9 6 F A O I L O 5 1 8 6 5 1 8 7 6 3 2 I S P R E L I E VL I I 47M9 2E8 1D3 4 7 9` 8 3 4 O S U I N I T G 3 2 6 5 4 9 8 R2 A 6 N D 4A R E AAL 9 A S T I 3 2 8 9 5
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15. Fibra da sacco Soluzione della settimana precedente 1 4 2 4 5 dell’amica: 3 7 2 9 8 6 19. Danno un punto a scopa TRA AMICHE – «Dicono che il6nero dimagrisce!» 1Risposta (N. 44 - “Balle, ioper lo religiosi porto da mesi e non perdo un etto!”) 21. Indumento «BALLE IO LO PORTO DA MESI E NON PERDO UN ETTO!» N. 38 MEDIO 23. Si divide in games 8 9 1 2 3 4 5 6 7 8 L 2B A L L A 7 E L 5 I 3O 25. Le iniziali dell’attrice Streep 2 1 9 4 8 7 6 5 3
N. 40 GENI
(N. 46 - ... dà la sensazione di cadere nel vuoto)
VERTICALI 2 prodotti 3 vari... 4 5 1.1Produce 2. Il verbo dell’intraprendente 3.7La fa ruotare il vento 4. Il fiume di Breslavia 5. Articolo 6.8Audaci, coraggiosi 7. Fastidi, seccature 9. Frutti col mallo 10 11 10. Stato del Medio Oriente 12. Ingrediente del cocktail 12Formati da iarde 13 13.
N. 39 DIFFICILE
O R A N D I´ O P E R E L F R A Soluzione: T R E Scoprire i 3 T E S A A R A numeri D I corretti T O M E S T I da inserire nelle I caselle E Rcolorate. I P O R T A T E O D I N G O B A S T E N T I A U R A G L I OSUDOKU R M A PER AZIONE - OTTOBRE 2017 M Sudoku
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P A N 10 E G 13 R I G 15 R I 17 L E N (N. 43 - Ra esia, è il più grande al mondo ) N. 37 FACILE 7 8
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Vincitori del concorso Cruciverba 22 23 su «Azione 43», del 23.10.2017 25
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Vincitori del concorso Sudoku su «Azione 43», 23.10.2017 33 32 29
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soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla 22pagina del sito. 23 Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la so26
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A1 L I O 4 R 6A D AM2` OP6 N I DEA ML A58 976 34 23 69 15 815 92 47 G I A I L O S R E N I 3 I SO6 L O A1L EG A N16 734 82 96 75 28 45 37 19 R I N P O N E T 7T O 6 S TI OI3 R2 A I7 9 5 1 4 3 2 6 8 A T E DZ 8 U T I9 5 4L I N I 6 4 2 7 8 3 6 9 1 1 C IO V AE S T 2TPO TO T9 5 6 7 1 4 3 8 2 6L I O 3 3 5 8 1 5 22 9 7 4 6 I A S9 A 4G8 O C A 1R 2R A N E L N. 39corredata DIFFICILE luzione, da nome, cognome, è possibile un pagamento in8contanti indirizzo, email del partecipante deve dei premi. I vincitori saranno avvertiti E8 2a S«Redazione T Azione, E 5Rper9 iscritto. T3 7Asarà5 6 6 9D 8 I2dei 4vincitori essere spedita Il1 nome Concorsi, Lugano». pubblicato 5 C.P. 6315, 6901 4 3 8su 5«Azione». 1 7 Partecipazione 9 4 6 2 Non si intratterrà corrispondenza sui riservata esclusivamente a lettori che A O R E 7C 5 8R 3 1D 8 7 2 4 6 3 5 A8 9R1 concorsi. Le vie legali sono escluse. Non risiedono in Svizzera. O L I V 6T E S F O 8 P O M 7 A R M O O S 7 L E 1R A
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Politica e Economia Spagna alle urne Elezioni il 21 dicembre: indipendentisti scombussolati e Puigdemont in fuga
Trump un anno dopo Gli scenari catastrofici paventati l’8 novembre 2016 non si sono concretati. Anzi, da allora è successo tutto il contrario: borsa e Pil alle stelle, una ripresa euforica e strategie economiche che lo hanno ripagato
Buone notizie dalla BNS La Banca Nazionale registra un utile di oltre 30 miliardi, grazie al rafforzamento dell’Euro pagina 29
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Kim Jong-un assiste al lancio di un missile. (AFP)
Pressione, dialogo o regime change? Scenari La Cina vorrebbe che Pyongyang restasse come è ma con un leader più controllabile,
come il giovane Kim Han-sol, che i nordcoreani avrebbero già tentato di eliminare
Giulia Pompili La strategia dell’America contro la minaccia nordcoreana è già cambiata da un pezzo, dicono nei corridoi del ministero della Difesa giapponese. Secondo i funzionari di Tokyo, Donald Trump vuole risolvere l’unica questione internazionale che nessun presidente finora è riuscito a risolvere: liberare la Corea del nord dal regime dei Kim. Il presidente americano – che sin dallo scorso novembre è riuscito a instaurare un forte rapporto di fiducia con il primo ministro nipponico Shinzo Abe – ha iniziato il suo viaggio asiatico proprio a Tokyo, e non per caso. A ogni test missilistico nordcoreano, fanno notare i giapponesi, Trump telefona al Kantei, il palazzo del governo di Abe, per consultarsi con il suo alleato nel Pacifico. Perfino le sue parole su Twitter per descrivere il leader Kim Jong-un, apostrofato con aggettivi poco conformi allo stile diplomatico adottato finora dalla Casa Bianca, vanno nella direzione della massima pressione chiesta dal governo giapponese all’America. E se la tensione tra Corea del nord e resto del mondo sta aumentando, è anche perché ha vinto la strategia di Tokyo, quella che vuole
il massimo della pressione possibile. «Non è il momento del dialogo», dicono in Giappone, e gli sforzi diplomatici di Shinzo Abe sono ora concentrati sulla moral suasion con Cina e Russia in nome di una «one voice strategy» contro Kim Jong-un e le sue mire nucleari. Anche Donald Trump ha detto più volte che senza l’aiuto della Cina, Pyongyang resterà il regime minaccioso di sempre. Ma non tutti credono che Pechino sia disposta a cambiare le cose. «La pressione che vuole il Giappone non porterà a niente», spiega Yukio Okamoto, ex special advisor di due primi ministri giapponesi, presidente della Okamoto e associati e uno dei massimi esperti di diplomazia dell’Asia orientale. «E non porterà a niente perché non avrà il supporto cinese. Pechino trova il massimo beneficio dal mantenimento dello status quo in Corea del nord. Non gli importa nulla se abbia o meno le armi nucleari», e questo perché la parte settentrionale della penisola svolge il ruolo di cuscinetto tra gli interessi cinesi e quelli atlantisti, che si fermano sul trentottesimo parallelo. Da sempre la Cina porta avanti una sua personalissima strategia diplomatica con Pyongyang – anche quando sedeva
al tavolo delle trattative con Russia, Corea del sud, Giappone e America. Una questione di business, certo (la Cina è il paese con più interscambio commerciale con la Corea del nord), ma anche di rapporti di forza. In passato, Pechino ha sempre difeso la sua apertura nei confronti di Pyongyang come unica strategia per evitare la guerra. Era facile, visto che i funzionari cinesi potevano controllare facilmente Kim Jong-il. Ma dal 2012, cioè dall’inizio del regno di Kim Jong-un, qualcosa si è rotto. Il giovane leader nordcoreano ha dimostrato più volte di non riconoscere l’autorità cinese, e secondo varie fonti, tra cui l’ex ambasciatore americano in Cina, il presidente Xi Jinping tollera molto poco le intemperanze del ragazzinotiranno di Pyongyang. C’è un fatto ad avvalorare l’ipotesi: sull’omicidio all’aeroporto di Kuala Lumpur del fratellastro Kim Jong-nam, per esempio, si fa sempre più realistica l’ipotesi di una reazione nordcoreana a un complotto di Pechino. Visto che Kim Jong-un è fuori controllo, i funzionari cinesi avrebbero voluto sostituirlo con il loro protetto, Kim Jong-nam, che già da tempo
abitava a Macao. A Pyongyang un regime change non potrebbe funzionare senza un collasso dell’intero Paese, che si tiene insieme grazie a una sorta di divinizzazione della dinastia dei Kim: Pechino lo sa, e sa che l’unico leader che potrebbe governare la Corea del nord dovrebbe avere quel cognome. Dopo l’efferato omicidio di Kim Jong-nam – gli agenti nordcoreani avrebbero usato un gas nervino – la sua famiglia è stata posta sotto protezione. In particolare i cinesi si sarebbero spesi molto per mettere in sicurezza il figlio, Kim Han-sol. Ventidue anni, millennial che ha studiato e viaggiato, Han-sol ha frequentato Sciences Po in Francia ed è famoso per aver criticato spesso il regime della sua famiglia attraverso i social network. Qualche giorno fa il quotidiano sudcoreano «Joongang Daily» ha scritto che le autorità cinesi sarebbero riuscite a sventare il suo assassinio, a Pechino, organizzato da alcuni agenti nordcoreani. «Non sarebbe così strano», spiega ancora Yukio Okamoto, «Kim Han-sol potrebbe essere la chiave della soluzione cinese ai problemi con la Corea del nord». A livello diplomatico non si era mai arrivati a uno stallo simile. Sin
dall’armistizio del 1953 che pose fine alla Guerra di Corea, il dialogo con Pyongyang è servito a poco – basti ricordare, dice Okamoto, che nel 2000 l’allora segretario di Stato Madeleine Albright venne ricevuta con i massimi onori a Pyongyang da Kim Jong-il, ma sei anni dopo, con il primo test nucleare, ogni promessa fatta in quell’occasione venne violata. Però l’alternativa è altrettanto scoraggiante: «Ogni volta che abbiamo fatto molta pressione non è successo nulla. Ora la situazione però è diversa: il prossimo anno la Corea del nord diventerà una potenza nucleare. Kim Jong-un avrà le armi per poter dire all’America e al mondo: possiamo attaccarvi. Non possiamo fare nulla, l’unica strategia possibile è quella della deterrenza. Vuol dire che il Giappone deve poter usare le sue armi». Ma la Costituzione giapponese, quella imposta dall’America nel Dopoguerra, impedisce a Tokyo di dotarsi di un esercito: «In realtà non servirebbe nemmeno una riforma costituzionale», dice Okamoto, «Il problema è esclusivamente politico. Dobbiamo poterci difendere». A meno che non sia un millennial cresciuto a Parigi e che fa Kim di cognome a risolvere la situazione.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Politica e Economia
Benzina sul fuoco indipendentista Crisi catalana Il mandato di arresto internazionale contro l’ex presidente della Generalitat Puigdemont
e la detenzione di otto ministri del deposto governo catalano sanciscono un punto di inflessione nei rapporti tra Madrid e Barcellona e condizioneranno lo svolgimento delle elezioni del prossimo 21 dicembre
Carmen Lamela, un’anonima giudice di Madrid, si è guadagnata un posto nella storia della giovane democrazia spagnola. La decisione della magistrata dell’Audiencia Nacional di far arrestare otto ex ministri catalani e di spiccare un mandato di arresto europeo contro l’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont ha inferto un colpo forse letale ai già difficili rapporti tra Barcellona e Madrid. Le accuse contro i membri dell’ex governo catalano sono di ribellione, sedizione e malversazione. Questo provvedimento giudiziario senza precedenti in Spagna condizionerà enormemente lo svolgimento delle elezioni del Parlamento catalano previste per il prossimo 21 dicembre. Si tratta di un atto ritenuto di particolare importanza perché queste misure colpiscono proprio quei politici che sarebbero stati protagonisti della campagna elettorale che sta per cominciare. In particolare, l’arresto di Oriol Junqueras, ex vicepresidente della Generalitat e leader di Esquerra Republicana (il partito di maggioranza relativa in Catalogna, dato attorno al 27 per cento nei sondaggi), toglie di mezzo uno degli storici promotori dell’indipendentismo. La decisione della giudice Lamela esacerba gli animi e rischia di creare grattacapi anche al primo ministro Mariano Rajoy sia a livello nazionale che internazionale. Il premier era stato abile a stroncare sul nascere l’autoproclamata Repubblica catalana, commissariando la regione di Barcellona e placando le tensioni con la convocazione di elezioni anticipate. L’inaspettata giocata di Rajoy aveva messo in difficoltà i partiti indipendentisti e i loro leader, che stavano cercando di prendere tempo per ridefinire una strategia nella nuova situazione politica che si era creata. Secondo molti analisti, Puigdemont aveva infatti commesso un errore nel non assumersi la respon-
sabilità di convocare le elezioni e nel sottrarsi alla giustizia spagnola. Il suo comportamento aveva generato anche sconcerto e frustrazione nelle file indipendentiste, che avevano assistito a un balletto di dichiarazioni e movimenti ondivaghi fatti da Puigdemont. Dapprima il 26 ottobre l’ex Presidente si era detto pronto a sciogliere il Parlamento catalano fino a quando le grida di «traditore» di una parte dei suoi elettori e il veto dei suoi soci di coalizione di ERC gli hanno fatto cambiare idea. In seguito il giorno successivo è ritornato sui suoi passi, rendendo possibile l’approvazione della risoluzione del Parlament che ha dato il via alla nascita della «Repubblica catalana», poi immediatamente invalidata dall’approvazione dell’articolo 155 da parte del Senato centrale di Madrid e dichiarata nulla da una sentenza della Corte costituzionale spagnola. Nei giorni successivi Puigdemont è sparito lasciando increduli i suoi simpatizzanti. L’ex capo dell’esecutivo catalano è riapparso in pubblico martedì scorso a Bruxelles (foto), dove ha cercato di rilanciare la questione catalana sul piano internazionale. Finora il tentativo di separarsi da Madrid è stato un chiaro fallimento (la Catalogna non è stata riconosciuta da nessuno Stato) e ha messo in evidenza anche l’impreparazione degli indipendentisti per una missione che andava oltre le proprie capacità. Nella capitale dell’Ue Puigdemont ha ricevuto la notizia della convocazione a comparire davanti al tribunale dell’Audiencia Nacional di Madrid, per un reato che prevede fino a 30 anni di carcere. Tuttavia Carles Puigdemont, a differenza dei suoi ex colleghi di governo, non si è presentato davanti ai giudici spagnoli giovedì scorso, preferendo rimanere all’estero in compagnia di altri quattro ex ministri catalani. In un comunicato ha dichiarato di rappresentare il «legittimo governo della Catalogna» e ha denunciato a suo dire l’accanimento giudiziario fatto
dalla magistratura nei suoi confronti, che accusa di volergli fare un «processo politico» e di trattarlo alla stessa stregua di un terrorista. Dal punto di vista strettamente politico Puigdemont ha però voluto raccogliere il guanto di sfida gettato da Rajoy, accettando il verdetto democratico. E proprio questa contesa elettorale potrebbe essere l’unico punto di svolta di una crisi quasi irreversibile. Quasi tutti i partiti catalani (forse con l’unica eccezione della sinistra anticapitalista della CUP) stanno in effetti già prendendo atto della nuova situazione creatasi in breve tempo e si stanno preparando per la campagna elettorale. Nelle file indipendentiste sia il partito borghese di Puigdemont (PDeCAT) che la sinistra repubblicana di ERC hanno dichiarato che prenderanno parte alle elezioni. Risulta un po’ contraddittorio che, dopo aver proclamato la Repubblica catalana, questi due partiti si presentino a delle elezioni imposte dal «nemico» Rajoy. Sia ERC che il PDeCAT si sono giustificati affermando che il voto sarebbe «un’opportunità in più per consolidare la repubblica». Sull’altro fronte si schiereranno i partiti «costituzionalisti» del Partito popolare di Rajoy, i liberali di Ciuda-
Da Weinstein a Westminster Scandalo sessuale I l dossier segreto che fa tremare Londra Cristina Marconi È un palazzo vecchio, pieno di corridoi e di anfratti, dove la sera si fa spesso tardi e dove ci sono ben otto bar dove bere qualcosa, Westminster. Un posto di cui nessuno, neppure chi grida alla caccia alle streghe in questi giorni di denunce tardive e rivelazioni più o meno scandalose, osa negare che sia teatro di comportamenti discutibili da parte di chi ha potere nei confronti di chi è giovane e inesperto come i ricercatori arrivati freschi freschi dalle università o di chi lavora in posizioni subordinate come gli assistenti parlamentari o le segretarie. E non è una questione di mani sulle ginocchia, un’accusa che «sminuisce le vittime vere di molestie reali» secondo Julia Hartley-Brewer, la giornalista che nel 2002 promise di dare un pugno all’uomo che le sedeva accanto se quest’ultimo non avesse smesso di al-
Azione
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni
lungare le mani. L’incidente che ha portato alle dimissioni del ministro della Difesa Michael Fallon, così come quello in cui un sottosegretario al Commercio estero Mark Garnier ha chiesto alla sua segretaria di comprare due vibratori, sembra essere stato un tentativo fallito di attirare l’attenzione su casi minori per nascondere un malcostume ben più grave e diffuso, che rischia di far esplodere Westminster come una santabarbara in un momento di crisi profonda dovuta ad una Brexit che procede a singhiozzo. La premier Theresa May, che ogni settimana viene aggiornata sulle scorribande dei suoi colleghi di partito, ha cercato di tamponare la situazione promettendo innanzi tutto un sistema di denuncia gestito in maniera indipendente, che risolva uno dei problemi più frequenti tra quelli raccontati da chi ha subito molestie: l’esortazione a tacere per non mettere a repentaglio la propria
carriera. Un’attivista laburista, Bex Bailey, ha avuto il coraggio di raccontare di essere stata violentata da un compagno di partito e di aver subito pressioni per non denunciare lo stupro, a riprova che tutti i partiti hanno i loro problemi. Ma in questi giorni a tenere il parlamento con il fiato sospeso è stata soprattutto una lista di quaranta di deputati conservatori, contenente anche nomi di primissimo piano, con i loro rispettivi «vizi», alcuni più gravi come l’essere propenso ad allungare le mani e altri assolutamente no come l’avere una relazione con qualcuno del partito. Perché un accostamento così futile e ambiguo tra comportamenti che non hanno nulla in comune tra di loro? Alcuni osservatori pensano ad un tentativo manovrato dall’alto di procedere ad un’esplosione controllata dello scandalo, per vedere se la gente si sarebbe accontentata di qualche scusa
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danos e il Partito socialista catalano (PSC). Anche Podemos, nella sua versione catalana di «En Comun Podem», parteciperà alle elezioni. Questo partito è l’unico che non si è schierato né per l’indipendenza, né per il mantenimento della status quo, ma per la celebrazione di un referendum legale circa il diritto a decidere della Catalogna. Decisivi ai fini del risultato elettorale sarà sapere se si formeranno delle coalizioni e quali candidati saranno i leader dei rispettivi partiti. La figura emergente era quella dell’ex conseller catalano della cultura Santi Vila fino al suo arresto di giovedì scorso. Vila, l’unico tra gli ex ministri arrestati che ha ricevuto la libertà condizionata al pagamento di una cauzione, è visto come leader di una coalizione indipendentista moderata o addirittura come fondatore di un nuovo partito. Lo stesso Vila si era dimesso da ministro un giorno prima dell’autoproclamazione della Repubblica catalana e potrebbe essere l’ago della bilancia se si presentasse in solitario. Come si è visto negli ultimi giorni, l’aspetto giudiziario condizionerà enormemente lo svolgimento della campagna elettorale. In Catalogna giovedì scorso sono scese in piazze migliaia di persone per manifestare contro
la detenzione dell’intero ex esecutivo catalano e una grande manifestazione è già stata convocata per domenica 12 novembre. Nella società catalana si va sempre più diffondendo la convinzione che queste detenzioni rispondano a una volontà politica e non a una magistratura indipendente. Puigdemont, Junqueras e gli altri ex ministri della Generalitat sono solo gli ultimi di una lista di persone che vengono considerate come «prigionieri politici». Dal 16 ottobre sono in carcere anche Jordi Sánchez e Jordi Cuixart. La magistratura li accusa di avere ostacolato il lavoro della Guardia Civil spagnola, quando gli agenti delle forze dell’ordine entrarono negli uffici della Generalitat per cercare prove per impedire lo svolgimento del referendum del 1. ottobre. Questo tipo di carcere preventivo applicato ai «due Jordi» è ritenuto da molti giuristi eccessivo. Dopo le detenzioni degli otto ex ministri di giovedì scorso sarà dunque molto importante il ruolo delle forze dell’ordine. Si teme che le proteste possano sfociare in scontri violenti. Finora il governo di Rajoy, attraverso la sua vicepresidente Soraya Saénz de Santamaría a cui il premier ha delegato la gestione del commissariamento della Catalogna, ha optato per un’applicazione «light» dell’articolo 155. Josep Lluis Trapero, il carismatico capo dei Mossos de Esquadra (la polizia catalana) accusato anch’egli di sedizione per aver permesso lo svolgimento del referendum del 1. ottobre, è stato sostituito senza creare grandi resistenze. Allo stesso modo i Ministeri dell’interno, delle finanze e delle infrastrutture catalane sono passate direttamente sotto il controllo di Madrid. Anche i 200’000 funzionari dello Stato che lavorano in Catalogna sono da 10 giorni alle dirette dipendenze del governo centrale senza che si sia verificato nessun incidente di rilievo. Ma basterà poco per fare detonare la miccia che la giudice Lamela ha acceso.
pubblica su un ginocchio sfiorato. Ma dopo la vicenda di Harvey Weinstein il clima è cambiato, così come è cambiato l’atteggiamento di molte donne di potere davanti al clima sessista con cui devono comunque vedersela: nella BBC molte giornaliste stanno protestando per gli stipendi nettamente più bassi di quelli dei loro colleghi e una voce storica di Radio 4 come Sarah Montague ha lasciato il programma di punta Today per protestare contro il fatto che lei prende 150mila sterline all’anno e il suo collega John Humphrys, che certo è molto senior, 650mila. L’aria da una parte è cambiata, dall’altra i regolamenti di conti all’interno dei Tories continuano a tenere in ostaggio la politica. E ora il nome nell’occhio del ciclone è addirittura quello del vice della May, quel Damian Green venuto a sanare una situazione che all’indomani delle catastrofiche elezioni di giugno, con un governo senza maggioranza, appariva disperata. Le cannonate, come spesso negli ultimi tempi, sono arrivate dalla stampa conservatrice, e quindi idealmente amica: il sessantunenne Green è stato accusato da una giornalista di 31 anni, Kate Maltby, di aver insinuato
la sua mano sul suo ginocchio nel 2015 e di averle inviato messaggi allusivi nel 2016, facendola sentire «imbarazzata e professionalmente compromessa». Inutile negare, inutile dire che il messaggio era stato inviato in «spirito di amicizia»: con un’asticella posta così «al di sotto del livello penale», come promesso dalla leader della Camera Andrea Leadsom, tutto vale e nessuno può sentirsi al sicuro. Qualcuno si è ribellato, anche tra le presunte «vittime» che non hanno intenzione di passare come tali o che non si riconoscono nei resoconti della stampa, oltre che tra i deputati, dove qualcuno minaccia azioni legali contro una lista piena di accuse «gravi e senza sostanza». Che però è piena di nomi importanti accusati di cose piccole e di pesci piccoli il cui discutibile passato è stato misteriosamente dimenticato, come quel deputato indagato per lo stupro e l’aggressione di sette uomini. È stato scagionato dopo che tutte le accuse sono state ritirare, ma in tempi di mani sulle ginocchia il senso delle proporzioni appare incerto. Tanto che non tutti sono convinti che questo polverone serva a fare luce su quello che accade in quei vecchi corridoi.
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Politica e Economia
L’America (per ora) vola
Trump un anno dopo I primi 12 mesi dall’elezione del presidente americano hanno visto borsa e Pil alle stelle
e una ripresa euforica che ha clamorosamente smentito le previsioni apocalittiche fatte all’inizio del suo mandato
A un anno dal voto Donald Trump ha buon gioco a rinfacciare ai suoi nemici gli scenari catastrofici pre-8 novembre 2016: una sua vittoria oltre che impossibile venne descritta come l’Apocalisse per economia, mercati, ecc. Da allora è successo il contrario. Non è neppure scoppiata la terza guerra mondiale… anche se mentre io scrivo sto per partire al seguito del presidente nel suo primo viaggio in Estremo Oriente, una missione gravida di rischi che si svolgerà a ridosso della nuova «linea rossa» cruciale per la pace mondiale, il 38esimo parallelo fra le due Coree. In ogni caso in quell’area del mondo Trump eredita problemi – dal nucleare nordcoreano all’avanzo commerciale della Cina – che nessuno dei suoi predecessori seppe risolvere. Restando all’economia: crescita a gonfie vele, disoccupazione ai minimi, Borsa alle stelle (trainata proprio dai giganti della West Coast Amazon Apple Google Facebook Microsoft, che s’identificano come il «capitalismo liberal»). Si ha un bel dire che Barack Obama ci aveva lasciato un’economia in buona salute, in questi 12 mesi è migliorata ancora, la crescita accelera. Quali le cause? A parte le dinamiche della «nuova bolla digitale» (si rafforza l’oligopolio delle Cinque Sorelle e la Borsa adora le rendite monopolistiche), c’è anche un ottimismo reale sulla cura Trump. In particolare l’attesa di corposi regali fiscali alle imprese. È tuttora in piedi uno scenario «reaganiano», nonostante le pochissime misure reali che questo presidente è riuscito a far passare (un po’ di deregulation e tanti effettiannuncio). Questo è un tema centrale per tornare sul bilancio di Trump un anno dopo. I primi 12 mesi dal voto si sono chiusi con un atto che riguarda proprio le strategie economiche: la nomina del nuovo presidente della Fed. Un finanziere multi-milionario con un passato al Carlyle Group, non un economista, per la prima volta dopo il trio Greenspan-Bernanke-Yellen. Un repubblicano doc, però moderato, non tale da sconvolgere la politica monetaria americana. Un continuatore della linea attuale anche in fatto di vigilanza, cosa che può urtare gli ultrà liberisti. È Jerome Powell. Il presidente della Banca centrale americana è probabilmente l’individuo più potente nell’economia globale. E la facoltà di designarlo è uno dei poteri più significativi del presidente degli Stati Uniti, anche se poi questa nomina deve passare al vaglio del Senato. Powell, 64 anni e già governatore della Fed dal 2012 (su nomina di Obama), rappresenta uno strappo. Anzi due. Nominandolo, Trump calpesta una tradizione per cui i presidenti della Fed fanno due mandati. Janet Yellen che scade a febbraio verrebbe ridotta ad uno solo, un castigo immeritato visto che lo stesso Trump le ha dato (tardivamente) atto di aver lavorato bene. L’altra tradizione ignorata, è quella per cui vari presidenti degli Stati Uniti hanno confermato un capo della banca centrale del partito opposto: accadde con Greenspan e con Bernanke tutti e due repubblicani e confermati dai democratici Clinton e Obama. Ma Trump vuole «imprimere il segno» anche sulla Fed. È un gesto che mescola continuità e discontinuità. Powell nel suo ruolo di governatore, quindi membro del board, ha sempre votato nello stesso modo della numero uno. Non ha mai preso le distanze dalla strategia Yellen. Quest’ultima a sua volta era una continuatrice di Ben Bernanke, repubblicano, e della sua terapia d’urto anti-crisi: tassi zero e «quantitative easing», mas-
siccia creazione di liquidità con 4500 miliardi di dollari di acquisti di bond. Il profilo di Powell offre due vantaggi a Trump. Da una parte gli consente di rispettare una regola che sta applicando: disfare tutto ciò che Obama gli ha lasciato in eredità. L’accanimento nella demolizione dell’eredità obamiana è evidente, ed è la ragione principale per non confermare Yellen. Ma d’altra parte sulla politica della Yellen il presidente si è ricreduto. In campagna elettorale l’attaccò ripetutamente, facendo suo un argomento classico della destra rigorista, secondo cui la vasta espansione monetaria avrebbe generato una bolla speculativa. Ora che Trump sta alla Casa Bianca, la bolla speculativa gli sta bene: il presidente rivendica spesso a proprio merito i record storici degli indici di Borsa. Anche la ripresa economica è un vento a favore, una delle poche cose positive di cui può vantarsi questo presidente sceso al 38 per cento nei sondaggi. Trump sa bene che la politica monetaria ha dato un contributo essenziale a un quadro macroeconomico così favorevole. Nel mese scorso io ho fatto novemila chilometri, a tappe, per trovare risposte a questa domanda: cosa pensano di Trump quelli che lo hanno votato, un anno dopo? Degli altri sappiamo tutto. La maggioranza degli americani lo boccia. La sinistra lo accusa di avere sdoganato il Ku Klux Klan, di aizzare xenofobia e islamofobia, di sguazzare nei conflitti d’interessi, di sabotare le indagini sulle manovre di Putin in campagna elettorale. Se si aggiunge l’ombra sinistra del Russiagate con tutti i suoi sospetti infamanti, cresce il timore che l’ex-tycoon e showman televisivo stia infliggendo ferite gravi al costume democratico, alla civiltà del dibattito pubblico, al rispetto delle istituzioni. Tutto questo però non scalfisce lo zoccolo duro della sua base elettorale. Non ancora. È il verdetto che riporto dal mio lungo viaggio nell’America che lo ha voluto presidente un anno fa. Ho traversato Stati industriali dal Michigan alla Pennsylvania, dall’Ohio alla West Virginia. Ho ascoltato le loro paure, le sofferenze, l’angoscia e la rabbia. Se sono delusi per le promesse finora disattese – il Muro col Messico, il protezionismo contro la Cina, l’abolizione del sistema sanitario di Obama – danno la colpa ai politici di mestiere, al Congresso. La rinuncia agli accordi di Parigi sul cambiamento climatico piace alla sua base. Applaude il linguaggio bellicoso contro la Corea del Nord e l’Iran. Tutto ciò che lui fa, punta a rendere possibile una rielezione «di minoranza», seguendo la stessa geografia elettorale dell’8 novembre 2016. Trump non fa nulla per conquistare gli altri, lavora a consolidare quella minoranza fedele che – con queste regole elettorali – gli è bastata già una volta. Questa strategia si è vista all’opera la settimana scorsa dopo l’attentato di Manhattan: la prima volta che un atto di terrorismo non fa scattare il riflesso di unità nazionale. Era accaduto il contrario, almeno inzialmente, dopo l’11 settembre 2001. A 16 anni di distanza, il nuovo attacco firmato da un terrorista islamico è stato usato subito e senza indugi nella polemica politica. Questo presidente è un maestro nel dividere l’America. Lo fa scientificamente. Perché è proprio esasperando le lacerazioni che gli riuscì il miracolo dell’8 novembre scorso, la conquista della Casa Bianca. Così ha usato il terrorista uzbeco per attaccare i democratici. E indirettamente una loro roccaforte simbolica, quella New York che oltre ad essere la città-martire dell’11 settembre è anche la più multietnica d’America, ha come
Donald Trump nel giorno del suo insediamento il 20 gennaio 2017. (Keystone)
simbolo la Statua della Libertà che accoglie da oltreoceano «le masse povere e stremate», è la metropoli-santuario dove la polizia locale ha l’ordine dal sindaco di ignorare le direttive federali e di non partecipare a retate di immigrati clandestini. È anche la città di Trump, fra parentesi, ma l’8 novembre gli votò quasi al 70% contro. Lui non finge di essere «il presidente di tutti gli americani», dopo gli otto morti sul lungofiume di Tribeca ha lanciato l’affondo contro il più importante dei politici newyorchesi, Chuck Schumer che guida l’opposizione democratica al Senato. Fu Schumer nel 1990 il promotore della «lotteria
della diversità», il sistema di estrazione a sorte che assegna 55’000 Green Card all’anno a stranieri provenienti da paesi poco rappresentati nell’attuale popolazione Usa. È così che il terrorista uzbeco Sayfullo Saipov ha ottenuto il permesso di residenza permanente nel 2010. Trump ha chiesto l’abolizione di quella lotteria, l’introduzione di «controlli estremi» sui candidati alla Green Card, per selezionarli in base a criteri «meritocratici». Ne ha approfittato anche per regolare i conti con la giustizia americana: «Una buffonata». Poiché non risulta che i tribunali di qui siano indulgenti coi terroristi, è chiaro che ce l’ha con i
giudici che gli bocciano da mesi i suoi Muslim Ban, i decreti presidenziali con cui ha tentato di chiudere l’accesso da vari paesi a maggioranza musulmana (non l’Uzbekistan, però). L’opposizione sottolinea che Trump «gioca a favore dei terroristi quando divide e spaventa la nostra popolazione» (Andrew Cuomo, governatore di New York). Schumer oppone a Trump il paragone con George Bush che dopo l’11 settembre radunò tutti i leader democratici newyorchesi per una risposta comune. «Presidente, dov’è la sua leadership?» lo sfida il senatore democratico. Ma quel tipo di leadership non interessa a Trump. Lui vuole consolidare la sua presa su quell’America – un po’ meno della metà – che lo ha votato. La sua strategia ha in mente il sentiero strettissimo di una rielezione che segua lo stesso copione del 2016: sotto il 50 per cento del voto, grazie a un elettorato motivato, disciplinato, fedelissimo, in quell’altra America che non vuole affatto assomigliare a New York. Nel mondo post-11 settembre, con l’Isis che spiega sui social media come maciullare pedoni e ciclisti usando un furgone affittato, molti americani si sentono esposti a minacce che non avrebbero immaginato 27 anni fa. Dopo l’attentato, divincolandosi dalla morsa dell’inchiesta sul Russiagate, il presidente è tornato all’offensiva. A modo suo. Annuncio pubblicitario
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Politica e Economia
Utile eccezionale per la BNS
Distribuzione del reddito
risultato. La congiuntura sembra garantire la distribuzione a Confederazione e Cantoni
dell’Economia alla SCC di Bellinzona
Banca Nazionale L’indebolimento del franco sull’euro è il fattore principale di questo
Ignazio Bonoli La Banca Nazionale Svizzera, durante i primi nove mesi di quest’anno, ha realizzato un utile di 33,7 miliardi di franchi. Ben 32,5 miliardi sono stati realizzati nel terzo trimestre, essenzialmente grazie all’indebolimento del franco svizzero sui mercati valutari e in particolare nei confronti della divisa europea. Altri 1,5 miliardi sono stati realizzati sulle posizioni in franchi svizzeri. La Banca Nazionale rende infatti noto che le riserve in valute estere, tradotte in franchi hanno fatto segnare un incremento di 30,3 miliardi, mentre altri 2,3 miliardi di franchi sono dovuti alla rivalutazione delle riserve d’oro, il cui prezzo è aumentato di quasi 3000 franchi in un anno. Un’analisi più particolareggiata sugli oltre 30 miliardi realizzati sulle posizioni in valuta estera mostra che 6,8 miliardi provengono dagli interessi sugli investimenti e 2,5 miliardi dai dividendi. I titoli hanno potuto beneficiare del continuo aumento delle quotazioni nelle borse, portando così l’utile trimestrale di questo comparto a 14,4 miliardi di franchi. Sui cambi delle valute si è potuto realizzare un utile di 10,5 miliardi di franchi. L’utile delle posizioni in franchi è dovuto essenzialmente agli interessi negativi sui capitali depositati presso la Banca Nazionale. Gli economisti dell’UBS avevano previsto con qualche giorno di anticipo questa evoluzione trimestrale, valutan-
do il miglioramento dei conti fra i 30 e i 35 miliardi di franchi. Essi si basavano da un lato sul calo costante del tasso di cambio del franco svizzero e dall’altro sul miglioramento delle quotazioni dell’oro. E questi sono stati i fattori principali dell’utile record realizzato dalla Banca Nazionale nel terzo trimestre. La tendenza si era comunque già evidenziata dall’inizio dell’anno, al punto che, nel primo semestre, si è già potuto contare su un utile di 1,21 miliardi. Sempre secondo l’UBS, il solo deprezzamento del franco avrebbe potuto portare oltre 20 miliardi di franchi al risultato trimestrale. La moneta unica europea si era infatti rivalutata di oltre il 4 per cento nei confronti del franco svizzero nel solo mese di luglio. Questa evoluzione ha anche comportato un indebolimento del franco anche nei confronti di altre monete, in particolare il dollaro americano. Come in precedenza, il rafforzamento del franco svizzero aveva provocato forti perdite nei bilanci della BNS, così l’indebolimento del franco provoca oggi forti utili. Il giorno della pubblicazione dei bilanci trimestrali, il franco svizzero era quotato quasi 1,16 sull’euro. Accanto alla rivalutazione dei prezzi dell’oro, questo fattore ha provocato un netto miglioramento dei mezzi propri della Banca Nazionale, che sono passati dagli 84 miliardi di metà anno ai 116 miliardi di fine settembre. La Banca Nazionale Svizzera ha la forma giuridica di una società ano-
Eventi Il 3° Festival
Daniele Besomi
Un cambio sempre più vantaggioso aumenta il valore delle riserve. (Keystone)
nima, ma retta da una legge speciale. Questa legge prevede che l’utile da distribuire agli azionisti sia limitato al 6% del capitale azionario, cioè 15 franchi al massimo per azione del valore nominale di 250 franchi. La previsione di un utile eccezionale nel 2017 ha ulteriormente rafforzato la quotazione dei titoli della BNS, che sono passati in un anno da 2000 a circa 4000 franchi. Questi titoli erano comunque già sotto pressione da qualche mese (vedi «Azione» del 15.5.17). I motivi di questa impennata sono difficilmente spiegabili. Forse il dividendo al 6%, oggi può essere attrattivo, dal momento che il titolo è considerato alla stregua di un prestito della
Confederazione, che oggi non rende più niente, dalla elevata sicurezza. Il suo mercato è comunque ristretto, poiché i tre quarti circa del capitale sono in mano ai cantoni. È difficile prevedere quale sarà l’utile a fine anno. Anche in questo caso è prevista una distribuzione particolare. L’utile rimanente, dopo la distribuzione del dividendo, va attribuito alle riserve. Una di queste riserve è destinata a distribuire l’utile alla Confederazione (1 terzo) e ai cantoni (2 terzi). A fine anno questa riserva dovrebbe essere tale da permettere questa distribuzione, che però, a sua volta, è limitata a 2 miliardi di franchi nelle proporzioni citate.
Sabato 11 novembre (con un’appendice il 30 novembre) si terrà a Bellinzona il Festival dell’Economia organizzato dalla Scuola Cantonale di Commercio. Dedicato al pubblico generico, si propone di divulgare la cultura economica con rigore ma in modo accessibile. Il tema della terza edizione è quello della distribuzione del reddito. Si tratta di un problema dibattuto da generazioni di economisti, con implicazioni sia teoriche che pratiche di ampissimo respiro. Dal modo in cui è distribuito il reddito, in particolare, dipendono sia le possibilità di sviluppo professionale e sociale degli individui che la crescita economica di interi paesi. Negli incontri ci si concentrerà sui seguenti aspetti: la relazione tra remunerazione e merito (Elena Granaglia), i mutamenti nella dinamica di lungo periodo dei salari e dei profitti (Riccardo Realfonzo), la redistribuzione del reddito e della ricchezza tramite la politica fiscale (Francesco Figari), e le implicazioni della diseguaglianza sulle possibilità di sviluppare le capacità individuali (Chiara Saraceno). L’introduzione sarà curata da Sergio Rossi. Informazioni
Il programma dettagliato, con un’introduzione dei relatori, è visionabile sul sito www.festivaldelleconomia.ch. Annuncio pubblicitario
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Politica e Economia Rubriche
Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi CH oggi e domani: antologia di problemi e politiche economiche C’è certamente molto da dire sulla raccolta di saggi curata da Sergio Rossi che Dadò ha pubblicato di recente con il titolo L’economia elvetica nella globalizzazione. Gli aspetti da trattare superano però largamente le possibilità di commento che offre la presente rubrica. Per forza di cose mi occuperò quindi solo di alcuni di essi con la speranza di stimolare i lettori a leggere il libro per farsene da soli un’idea più completa. Comincerò con un’osservazione di carattere generale. Libri sull’attualità e sul futuro dell’economia svizzera se ne pubblicano sempre parecchi, in tedesco e in francese. Diciamo che raramente questi testi superano il S. Gottardo. Ci vorrebbe forse una galleria di base culturale per far sì che i lettori ticinesi possano avere un accesso più facile a questo tipo di letteratura. Tenendo presente questa lacuna forse potremmo aggiungere, all’attuale dibattito sui vantaggi per i ticinesi di sapere il tedesco,
un nuovo argomento: il tedesco è indispensabile per aver accesso ad almeno l’80% di quanto viene pubblicato sulla Svizzera. Vi sono traduzioni in italiano: ma sono rare e, ovviamente, appaiono con un ritardo di almeno due anni sulla pubblicazione nella lingua madre degli autori. Il primo merito degli autori che hanno contribuito all’antologia di Rossi è quindi quello di aver contribuito a riempire, in parte almeno, il fossato che esiste nell’informazione economica tra la Svizzera italiana e le regioni linguistiche maggiori del paese. Il secondo merito è che più autori hanno tentato di trattare il tema, che il curatore aveva loro affidato, non solo a livello nazionale ma anche nell’ottica di chi vive a sud delle Alpi. C’è poi un terzo merito che, questa volta, va attribuito a chi ha curato l’edizione del libro. Si tratta della composizione del team degli autori. Se tralasciamo Silvano Toppi e Remigio Ratti che rappresentano la generazione
dei pensionati, si tratta di studiosi dei problemi economici che si trovano nel mezzo della loro carriera quando non addirittura all’inizio della stessa. Fa quindi ben sperare sulla possibilità di ottenere consulenze di qualità sul futuro della nostra economia. Tanto più che almeno il 40% degli autori lavora presso la SUPSI ed è quindi portato, più di quanto non sia sempre possibile negli istituti universitari, ad occuparsi degli aspetti concreti dei problemi e delle politiche economiche. I nostri lettori vorranno però sapere anche di che cosa si parla nel libro curato da Sergio Rossi. Il contenuto di questo libro è distribuito in dieci capitoli, un’introduzione curata da Rossi e una conclusione di Silvano Toppi. Ogni capitolo tocca un tema importante per il presente o il prossimo futuro della nostra economia. Per il curatore il libro si comporrebbe di due parti. La prima, con i capitoli da 1 a 5 è una visione d’assieme sulla situazione
economica e le caratteristiche dell’economia svizzera. In questa parte troviamo oltre a un capitolo iniziale di Rossi e Vallet sulla situazione e le prospettive della nostra economia, quattro altri capitoli che si occupano di aspetti e tendenze di sviluppo importanti. Abbiamo poi due capitoli dedicati ai fattori di produzione. Fabio Losa tratta, da par suo, il mercato del lavoro. Ronny Bianchi, invece, si concentra non sul capitale, ma sulla produttività e sulle differenze che corrono tra i diversi settori di produzione. Gli altri due capitoli di questa prima parte sono dedicate all’intervento dello Stato. Sabina Rigozzi e Samuele Vorpe si occupano dei flussi finanziari e della fiscalità tenendo conto che la Svizzera è uno stato federalista che accorda quindi larghe autonomie in questo campo a Cantoni e Comuni. Da parte loro Jean-Michel Bonvin e Aris Martinelli analizzano la politica sociale e quella migratoria. A detta del curatore
la seconda parte sarebbe focalizzata su alcuni «macro-elementi dell’economia svizzera» come la formazione e il capitale umano, presentato nel capitolo 6 da Danuscia Tschudi, le attività di ricerca che vengono analizzate da Sigfried Alberton nel capitolo 7, il sistema bancario trattato da Pietro Nosetti nel capitolo 8, i trasporti e le grandi infrastrutture di cui si occupa Remigio Ratti nel capitolo 9 e, nell’ultimo capitolo, la sanità e le scienze mediche esaminate da Luca Crivelli e Amalia Mirante. Come si sa il problema delle antologie è sempre quello di tracciare un limite tra i temi (o gli autori) da trattare e quelli da lasciar fuori. Il menù di questa antologia economica è ricco e potrebbe creare, già in questa versione, qualche problema digestivo ai non addetti ai lavori. Ciò nonostante chi scrive avrebbe aggiunto almeno due altri capitoli per parlare in uno della politica energetica e nell’altro dello sviluppo territoriale.
due Camere elette con regole del tutto diverse. Per questo l’accordo vasto, sancito giovedì 26 ottobre dal voto del Senato, rappresenta un passo in avanti. Anche se non è questa la percezione dell’opinione pubblica. Stavolta non si sono viste né passione né indignazione, a parte qualche migliaio di grillini in piazza. Eppure la riforma elettorale rappresenta un punto di svolta nella vita di una democrazia; ma il distacco tra cittadini e Palazzo non è mai stato così ampio. Evocare il fascismo – come hanno fatto i grillini – sarebbe ridicolo se non fosse irrispettoso delle vittime del fascismo, quello vero. Restano valide obiezioni, sia nel metodo sia nel merito. Il ricorso alla fiducia da parte del governo, che restringe la discussione e rende la legge inemendabile, è oggettivamente una forzatura; né rasserena la consapevolezza che senza la fiducia il provvedimento non sarebbe passato. Le nuove regole consentono agli elettori di conoscere il nome degli eletti, ma
non di sceglierli: questo vale sia per la quota proporzionale, sia per i collegi; che al Senato comprenderanno oltre mezzo milione di abitanti, vanificando la possibilità di un rapporto diretto tra i cittadini e i loro rappresentanti. Comunque, un risultato politico lo si è ottenuto. Sia Napolitano sia Mattarella, ognuno a proprio modo, hanno espresso perplessità; ma il presidente emerito ha votato la legge, e il presidente in carica la firmerà. Verdini ha voluto apporre il proprio sigillo con un intervento in Senato che pareva pensato per creare imbarazzi e polemiche. I senatori leghisti sulla legge non hanno detto in aula neppure una parola. Renzi non ne è entusiasta ma evita l’umiliazione di ritrovarsi in un Parlamento con i grillini in maggioranza relativa. Bersani, entrato nella legislatura come leader del Pd, ne esce come capo di un partito di opposizione; mentre Berlusconi rientra in gioco. Grillo strepita ma sotto sotto non gli dispiace tornare a giocare con lo schema preferito: denunciare l’accordo
di destra e sinistra unite contro di lui, e fare campagna nelle piazze. Resta una grande incognita. La coalizione di centrodestra, in testa nei sondaggi, resterà unita nei prossimi anni? O è destinata a dividersi tra alleati della Merkel e amici di Marine Le Pen? I blocchi in competizione sono definiti dalle tradizionali categorie di destra e sinistra, o saranno ridisegnati sulla base dell’alternativa tra sistema e antisistema? È possibile che le elezioni del marzo 2018 diano un verdetto definitivo e consegnino un mandato chiaro a governare. Ma questa legge sembra scritta apposta perché ogni capo porti in Parlamento i propri uomini, per poi giocarsi in proprio la partita. Berlusconi e Salvini formeranno una coalizione in cui nessuno dei due crede sino in fondo. Non c’è da stupirsi se all’indomani del voto il primo guarderà in direzione del partito democratico, e il secondo aprirà semmai una trattativa con Beppe Grillo.
giocare a Go. Poi ha iniziato a giocare contro se stesso, incamerando dati nuovi e perfezionando l’algoritmo con regole nuove. Dopo 3 giorni di ininterrotta attività le sue conoscenze erano a livello di un bravo giocatore e dopo tre settimane gli consentivano di superare tutti i più forti giocatori del mondo, incluso il «fratello maggiore» AlphaGo. Dopo 40 giorni (un mese fa), stando a esperti informatici del Mit che seguono il progetto, AlphaGo Zero aveva giocato oltre 30 milioni di partite ed era in grado di applicare mosse che nessuno ancora conosceva. Questi dati confermano come l’elemento più strabiliante del progetto scientifico della DeepMind non sia la supremazia assoluta nel gioco del Go, ma il fatto che l’intelligenza artificiale partita da zero sia evoluta – valutando, scegliendo e migliorando le proprie conoscenze in pochissimo tempo – senza interventi dell’uomo. In pratica ha imparato da sola ed è diventata un genio in appena 40 giorni. Questa sveltezza oltre ad av-
valorare l’esperimento, indica anche la via verso nuovi sviluppi nell’intelligenza artificiale che, secondo gli esperti, potrebbero favorire principalmente la robotica; altre applicazioni potrebbero invece riguardare la chimica e l’industria farmaceutica, settori in cui la riduzione dei tempi nelle ricerche, oggi lunghissime e costose, è di vitale importanza. Nessuno degli specialisti delle università coinvolte e dei laboratori finanziati da Google (AlphaGo Zero ha nel suo cervello 25 milioni di franchi di materiale hardware!) ha fatto cenno a futuri programmi in altri settori «più sensibili». Il che è abbastanza sorprendente tenendo conto che il Go, anche se non è un gioco che simula la guerra, è pur sempre una riproduzione ludica della difesa e del controllo di territori, esattamente come in una guerriglia. Quindi c’è da chiedersi: quando AlphaGo deciderà (magari da solo!) di non giocare più, inizierà a lavorare a Wall Street o troverà porte aperte al Pentagono o Langley?
In&outlet di Aldo Cazzullo Nuova legge elettorale L’Italia si è data una legge elettorale; e quasi nessuno se n’è accorto. Sembra passata un’era geologica da quando 37 milioni di italiani parteciparono con un misto di indignazione e di entusiasmo al referendum sulla riforma del sistema di voto: era il 1993, oltre l’82% si espresse per abolire il proporzionale e passare al maggioritario. Un verdetto che la legge approvata la settimana
Voto finale in Senato della nuova legge.
scorsa dal Parlamento non rispetta, visto che i due terzi dei seggi sono assegnati appunto con il proporzionale, e solo un terzo con i collegi uninominali. Ci sono paesi che votano con lo stesso sistema da secoli. Le norme con cui si elegge negli Stati Uniti d’America la Camera dei rappresentanti sono state scritte nel 1845 (quelle che regolano l’elezione del Senato sono più recenti, visto che un tempo i senatori erano indicati dai singoli Stati). Il sistema elettorale inglese ha tradizioni ancora più antiche. La Francia ha individuato da cinquant’anni un meccanismo che funziona, e infatti tranne un esperimento proporzionale voluto da Mitterrand per attenuare le dimensioni dell’annunciata sconfitta socialista (1986) l’ha sempre mantenuto. L’Italia ha varato quattro leggi elettorali in meno di 25 anni, e due – il Porcellum e l’Italicum – sono state giudicate in parte incostituzionali. Le norme uscite dalla sentenza della Consulta avrebbero provocato un’impasse, con
Zig-Zag di Ovidio Biffi E quando AlphaGo sarà stufo di giocare? Per ora ha solo giocato, vincendo sempre, anche contro se stesso. A raggiungere questo traguardo è stato AlphaGo, un giocatore virtuale, ovvero un’intelligenza artificiale, che usa software e algoritmi sofisticati per giocare a Go, un gioco cinese antichissimo (lo consigliava già Confucio ai potenti del tempo per allenare le loro menti) considerato strategicamente più sottile degli scacchi e anche più complesso dato che sul tavoliere di Go (18 caselle per lato), secondo gli esperti, esistono più configurazioni delle pedine (181 per ognuno dei due giocatori) che atomi nell’Universo. L’amico Giampaolo Dossena, grande esperto di giochi, definiva il Go «il più raffinato meccanismo mentale mai elaborato sulla terra» e a chi lo voleva imparare consigliava: «Non vi abbandoni mai la consapevolezza di star facendo una breve gita turistica in un paese che non conoscerete a fondo nemmeno risiedendovi per tanti anni». Le prime notizie su AlphaGo risalgono alla primavera 2016. Veniva presen-
tato, sulla rivista «Focus», come un algoritmo sviluppato da DeepMind, laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale finanziato e diretto da Google (sì, proprio il motore di ricerca dominante nei dispositivi elettronici), una sorta di genio virtuale creato per imparare, partita dopo partita, a sfidare i campioni del complesso gioco cinese. AlphaGo aveva assorbito milioni di dati e riusciva a trasformarli in mosse talmente sofisticate da battere Lee Sedol, uno dei più forti giocatori al mondo. Sembrava il massimo. Ma anche i laboratori dell’intelligenza artificiale non dormono sugli allori e nemmeno venti mesi dopo, ecco un nuovo software di DeepMind, AlphaGo Zero, che supera ogni aspettativa: ha battuto tutti, anche il suo precedessore AlphaGo. Si dirà: ma rimane un genio virtuale, bravissimo solo a giocare. Anzi: a giocare solo a Go. Tutto vero. Infatti se chiedessimo ad AlphaGo Zero di giocare a briscola o a poker, non solo non ne sarebbe capace, ma non riuscirebbe nemmeno a impa-
rare: l’algoritmo che lo guida in pratica gioca solo contro se stesso, non riesce a indovinare le carte in mano a un altro giocatore. Limiti sempre insuperabili nonostante i ricercatori avessero ideato un «cervello artificiale» diverso. Mentre AlphaGo lavorava con due reti neurali separate, una per cercare le migliori mosse e l’altra per scegliere quale avrebbe garantito la vittoria, per AlphaGo Zero le funzioni sono state riunite in una singola rete neurale profonda, un tipo di intelligenza artificiale ispirata al cervello umano, in grado di valutare e di agire. Partendo da questo mutamento il settimanale scientifico «Nature» ha così spiegato la differenziazione nella programmazione dell’intelligenza artificiale dei due AlphaGo: il primo era stato preparato «imbottendolo» con dati desunti da oltre 100mila partite che la sua intelligenza riusciva poi a consultare in pochi secondi; AlphaGo Zero ha invece ricevuto solo le regole fondamentali, le stesse di cui ognuno di noi avrebbe bisogno per imparare a
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Cultura e Spettacoli Crosby il redivivo Esce l’ultimo album di un interprete storico del countryrock americano
Un lupo allo Spazio Officina La Biennale di Chiasso presenta fino al 10 dicembre gli scatti del fotografo tedesco Michael Wolf pagina 35
Nel nome dell’autore Un saggio di Mario Baudino propone una riflessione attorno all’espediente letterario dello pseudonimo pagina 37
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Viaggi clandestini
Editoria La scoperta del curioso turismo
dell’Ex Unione Sovietica
Luigi Forte Peccato che Karl Marx e Friedrich Engels non abbiano aggiunto al loro Manifesto un secondo slogan. Per esempio: «Viaggiatori di tutti i paesi socialisti, unitevi!». Forse così Lenin e Stalin, dopo la rivoluzione, avrebbero reso più agevole il turismo nella grande patria sovietica. Anche se, a loro modo, qualcosa fecero ampliando il sistema ricreativo e sviluppando un controprogetto proletario in risposta al turismo occidentale del tempo legato per lo più all’ascesa della borghesia dominante, come ci racconta Christian Noack nel curioso libro edito da Keller Viaggiare contro vento. Viaggiatori illegali nell’URSS a cura di Cornelia Klauss e Frank Böttcher. A leggere il suo ABC del turismo sovietico ci si avventura in una realtà ricca di sorprese con l’impressione di captare un’intera epoca. Per i sovietici era essenziale, ad esempio, un attestato di autorizzazione senza il quale non potevano alloggiare nei luoghi di cura termali o in località balneari come la costa del Mar Nero e le spiagge della Crimea e diventava difficile visitare siti esclusivi consigliati dal regime come campi di battaglia e impianti industriali, emblema e vanto dello sviluppo del socialismo. E poi c’era il problema dei mezzi di trasporto. Per la scarsità di biglietti ferroviari ancora all’inizio degli anni Settanta le autorità incoraggiavano l’autostop e non erano pochi i camionisti disponibili: chi trasportava molte persone su lunghi percorsi veniva addirittura premiato. Ma se i sovietici avevano difficoltà a progettare le loro vacanze, i compagni socialisti della DDR trovavano per lo più sbarrata la frontiera con l’Urss. Una soluzione c’era: partecipare a un viaggio di gruppo con un preciso itinerario. Ma chi sognava la totale libertà on the road per intrufolarsi nel più grande paese del mondo – come qui ricorda Michael Beleites membro fondatore di Greenpeace della DDR – doveva ricorrere ad una strategia diversa: per esempio chiedere un visto per la Romania con un permesso di transito per l’Unione Sovietica; qui giunto, muoversi liberamente senza rispettare le quaran-
totto ore disponibili. Se incappava nella polizia al peggio pagava una multa e veniva espulso. I giovani protagonisti del movimento Unerkannt durch Freundesland (Clandestino attraverso un paese amico), una sorta di opposizione pacifica al regime, ne sapevano qualcosa, ma avevano fatto di quella pratica una vera e propria bandiera. Sono molte qui le testimonianze che rievocano in modo coinvolgente e bizzarro l’intensa atmosfera di un’epoca e di un paese. Le mete preferite erano spesso le regioni baltiche. Vilnius, Riga, Tallin, le città più frequentate che la fotografa Tina Bara, ad esempio, ricorda con entusiasmo nella sua lettera all’amico artista Martin Claus con il quale si spinse allora fin sulle rive del Baltico fotografando luoghi e persone, e frequentando artisti, sbandati, amanti del jazz. Le immagini riprodotte nel libro, oggetto di un’esposizione berlinese del 2010, curiosano smaniose nella vita quotidiana, lontano da ogni retorica del tempo. Sono flash di visitatori illegali che si aggirano spesso senza una meta precisa né obblighi o pressioni. Nascono così amicizie e si consolidano affinità politiche e non pochi, come lo stesso Beleites, scoprono con passione il patriottismo nazionale dei lituani che chiedono libertà e indipendenza. Proprio dai suoi soggiorni e dall’incontro con amici di Vilnius scaturisce la sua precoce delusione nei confronti del socialismo. Lui, ornitologo, che si spinge fra non poche difficoltà fino a Kaliningrad (l’antica Königsberg patria del filosofo Kant) e alla penisola di Neringa nel periodo della migrazione degli uccelli, ha conosciuto da tempo il volto duro del regime. Per un libro sulla spinosa questione dell’estrazione dell’uranio nella DDR, fu preso di mira dalla Stasi, la polizia segreta, che lo giudicò un pericolo per l’ordine pubblico e gli impose il divieto d’espatrio per un paio di anni. Nei racconti dei giovani clandestini della Germania orientale degli anni Settanta e Ottanta si percepisce il bisogno di un orizzonte nuovo e la necessità di uscire da uno stato di latente claustrofobia. C’è Gabriel Berger, figlio di un ebreo sfuggito al nazismo, che in
A Berlino un ostello propone ancora oggi il tipico arredamento DDR, per una vacanza nel passato. (Keystone)
compagnia di un paio di amici se ne va in Ucraina e in Georgia a bordo di uno scooter e fa amicizia con mezzo mondo: contadini, operai, studenti, professori e perfino poliziotti e funzionari politici. Ai tre ragazzi è andata bene: con astuzia e fortuna sono riusciti ad ottenere dal partito il benestare per il viaggio. E le sorprese non mancano. Incontrano un vecchio nobile a Odessa e di fronte a un castello orientale da fiaba, un tempo residenza dei tatari di Crimea, scoprono che dopo la guerra l’intera popolazione era stata deportata a forza. Il passato si mescola tristemente al presente e deperisce nel ricordo come le centinaia di chiese russe in rovina utilizzate come magazzini o biblioteche. Ma lo spirito santo non è del tutto scomparso: è quello di Lenin ritratto ovunque e del suo crudele successore
Stalin la cui immagine domina il paesaggio della Georgia. Curiosa è anche l’esperienza di Gernot Friedrich che più tardi sarà per un ventennio parroco a Jena. Afferma di essere stato fin da bambino un uccel di bosco. Amava fuggire di casa e così diventò presto un viaggiatore abituale nei paesi del socialismo spingendosi da solo fino in Mongolia. Poi per conto di un’organizzazione evangelica inizia a rifornire di copie della Bibbia le comunità tedesche luterane lungo il Volga. Non senza incappare nella polizia ed essere espulso. Epiche tensioni e stralunati vagabondaggi si mescolano in questo libro dove è di casa anche il geologo Ginzel, un signore assai originale che vive isolato in un «hotel alternativo», cioè in una grande e caotica capanna fra i monti
Isar nella Repubblica Ceca, considerato un santo protettore del movimento dei giovani clandestini. Attraverso queste figure e la loro dottrina di vita insofferente di ogni costrizione, il paesaggio del socialismo appare in una nuova luce, ricco di fermenti, di attese, di utopiche velleità. E questa piccola antologia dei viaggiatori dissidenti ricorda che al di là delle ideologie la speranza di una vera emancipazione per tutti, a est e ad ovest, resta l’imperativo fondamentale nella vita di ogni essere umano. Bibliografia
Cornelia Clauss e Frank Böttcher (a cura di), Viaggiare controvento, trad. di G. Bettiga, G. D’Elia, V. Ghiotti, V. Grassi, S. Olini, S. Tentori, Keller editore, p. 185, Є 15,00.
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Cultura e Spettacoli
Crosby come la fenice
La storia del jazz in scena a Locarno
come un maestro che l’età ha, se possibile, reso ancor più abile e magistrale di un tempo
RETE DUE Evento
Musica U n altro centro perfetto: il nuovo sforzo dell’inossidabile David Crosby lo conferma
Benedicta Froelich Nell’ambito dei cosiddetti «vecchi leoni» del rock angloamericano, il 76enne californiano David Crosby rappresenta senz’altro un caso degno di particolare interesse. Dopo essere stato uno dei pionieri del soft rock della scena west coast anni 60 e 70 e aver dato vita alle epopee dei Byrds e del supergruppo Crosby, Stills & Nash (al quale si è saltuariamente unito anche Neil Young, dando origine all’acronimo CSNY), una volta superata la boa del mezzo secolo d’età, Crosby si è dedicato alla formazione dei CPR (Crosby, Pevar & Raymond) incappando però, nel frattempo, in scandali e disavventure di ogni tipo. Dai vari problemi di salute a quelli legali dovuti a droga e alcool, fino al discusso trapianto di fegato e alla vicenda del figlio «perduto» e ritrovato solo in età adulta. Il povero
David appariva a molti come un relitto hippie dall’interesse ormai essenzialmente folcloristico; e forse più di un critico musicale è rimasto sbalordito dalla potenza creativa che l’artista, oggi più vivace e attivo che mai, ha mostrato negli ultimi quattro anni. Anche perché Crosby, che prima del 1971 non aveva mai tentato la strada solista, è rimasto un autore timoroso fino all’avvento del nuovo millennio, limitandosi a tre album nell’arco di altrettanti decenni, ma con l’uscita dell’eccellente Croz, nel 2014, qualcosa sembra essere d’un tratto cambiata in lui. Stupitosi della grazia con la quale era riuscito a esprimersi, e incoraggiato dall’ottimo successo di critica ottenuto anche dal successivo Lighthouse (2016), il Crosby solista si è infine «emancipato», al punto da dare oggi alle stampe il suo terzo sforzo in quattro anni: il nuovissimo Sky Trails, che appare subito come un
David Crosby, scrivere è parte della composizione. (mediad.publicbroadcasting.net)
altro centro perfetto, sia dal punto di vista lirico che musicale. Infatti, fin dalla traccia d’apertura, She’s Got to Be Somewhere, troviamo un interessante mix di sonorità e suggestioni: l’ascoltatore più attento può facilmente avvertire echi del Donald Fagen dei tempi di The Nightfly (1982), così come dei suoi Steely Dan. Lo stesso sound si ritrova anche in un brano di forte critica sociale come l’amaro Capitol, incentrato sull’avidità che caratterizza la sedicente «democrazia» a capo degli States, nonché del resto del mondo. Particolari che dimostrano come, contrariamente a quanto accade di solito, per Crosby le necessità dell’easy listening, da sempre incentrato sulla piacevolezza del suono e dell’esperienza d’ascolto, non finiscano mai per offuscare la rilevanza dei testi (come del resto era avvenuto anche con Croz, esempio di grande intensità tematica e lirica coniugate a perfetta orecchiabilità). È quindi un piacere notare come un autentico vigore compositivo permei anche brani vibranti come il metaforico Sell Me a Diamond, panoramica agrodolce sull’impossibilità di lasciar andare il passato per godere davvero di un presente promettente, e il suadente Here It’s Almost Sunset, reminiscente del più puro cantautorato west coast di un tempo e impreziosito dall’ottimo sax soprano di Steve Tavaglione. Before Tomorrow Falls On Love è invece un pezzo rarefatto e quasi sospeso, dai toni romantici e vagamente soul, che tuttavia non sfociano mai nell’abituale «happy end», lasciando nell’ascoltatore un senso di ambigua e incompiuta aspettativa; un po’ come accade con Somebody Home, brano dal respiro dolente e malinco-
nico, in cui la voce ipnotica di Crosby mostra un tono e un’inflessione ancora incredibilmente giovanili. Uno degli esperimenti più interessanti del CD è poi Curved Air, caratterizzato da contaminazioni stilistiche molto intriganti, che vedono convivere curiosi richiami al flamenco con un certo rock sperimentale anni 70 sulla scia degli Yes e di Arto Lindsay; e se è vero che la cover di Amelia, storico brano di Joni Mitchell sulla sfortunata aviatrice Amelia Earhart, poco aggiunge alla poetica un po’ zuccherina dell’originale – apparendo come l’unica traccia non esattamente fondamentale del CD – bisogna dire che, per contro, una ballata lunga e toccante come Home Free riesce, nonostante gli accenti delicati, a non scadere mai davvero nel melenso. Al punto che appare difficile trovare in quest’album alcuna reale mancanza – soprattutto alla luce di un pezzo ammaliante e magnetico quale la title track Sky Trails, cantata in coppia con Becca Stevens e ammantata di atmosfere oniriche e quasi new age, senza tuttavia soffrire di alcuna dell’abituale pacchianeria tipica del genere. Soprattutto, quest’album dimostra come oggi il grande merito di David Crosby appaia risiedere nella sua capacità di assoluta e stimolante reinvenzione: se, fino a pochi anni fa, gli scettici potevano ritenerlo una stella ormai tramontata, la sua attuale seconda giovinezza lo conferma come uno dei maggiori «tesori nazionali» che il cantautorato americano possa ancora vantare. Motivo in più per non trascurare un’uscita discografica preziosa come quella costituita da Sky Trails – augurandosi che sia solo uno di molti nuovi capolavori a venire firmati dal buon Crosby.
La violinista e il direttore
Incontri La carriera artistica e l’amore tra Francesca Dego
e Daniele Rustioni Enrico Parola
Troppo belli per essere veri: lui direttore d’orchestra che neppure trentenne già veniva chiamato alla Scala per una Bohème stellare, e lei violinista 28enne applaudita in tutto il mondo. Daniele Rustioni, 34enne milanese, e Francesca Dego, nata a Lecco sul manzoniano ramo del lago di Como, si sono conosciuti tra le aule del Conservatorio meneghino e quasi immediato fu il colpo di fulmine. Sembra la tipica storia melodrammatica, ma se non fosse vera non durerebbe da 13 anni, tanto più in un mondo come quello del grande concertismo segnato da ritmi frenetici e continui spostamenti intercontinentali. Dopo 11 anni di fidanzamento, Daniele e Francesca si sono sposati il 30 giugno di due anni fa, con stelle della lirica abituate a cantare alla Scala, stavolta in versione piano bar a intrattenere gli invitati. Studiano assieme quando riescono ad essere a casa entrambi, ma non sono molte le occasioni per condividere lo stesso palco. Hanno appena inciso il loro primo disco insieme, due Concerti di Paganini e di Ermanno Wolf-Ferrari, una vera riscoperta di cui mancano registrazioni moderne. Realizzato a Birmingham con l’orchestra cittadina, è uscito al compleanno di Paganini il 27 ottobre. È il primo disco in famiglia: com’è nato?
R: Non suoniamo insieme spesso, due-tre volte a stagione. Io lavoro molto
nell’opera ma cerco di valorizzare il 900 sinfonico italiano. Wolf-Ferrari era perfetto, come Paganini scrive in modo operistico, non ci sono le voci ma il violino canta e l’orchestra evoca scene e sipari. A parte la London ho diretto tutte le principali orchestre inglesi, ho vissuto quattro anni a Londra quando lavoravo al Covent Garden; c’era anche Francesca, studiava al Royal College. D: Paganini ha segnato la mia carriera: al concorso che ne porta il nome non vinsi, ma fui la prima donna italiana ad arrivare in finale; ne ho inciso i Capricci per la Deutsche Grammophon, col primo Concerto ho fatto la tournee in Russia assieme alla Verdi. Che sia uscito il 27 è stato un caso, i dischi escono sempre di venerdì; ma sono i 200 anni da quando scrisse questo concerto e questa ricorrenza è stata cercata. In una seconda tournée russa ho scoperto Wolf-Ferrari: un amico mi suggerì quest’opera. Me ne sono innamorata subito. È scritta alla fine della II guerra mondiale ma non ne reca traccia; è un omaggio a Paganini, al teatro d’opera di Rossini e al teatro di Goldoni ma è anche un canto d’amore: Wolf-Ferrari, settantenne, si innamorò follemente di una ragazza che all’epoca aveva la mia età. Non esistevano incisioni moderne, ho avuto l’onore di eseguirlo in prima russa, inglese, sudamericana... e a Venezia: nella sua città non era mai stato eseguito, lo suonerò alla Fenice con Daniele il 13 e 14 gennaio 2018. Come vi siete conosciuti?
R: Fu lei a chiedermi di accompagnarla al pianoforte per i Concerti di Beetho-
ven e Brahms; a quei tempi facevo il pianista accompagnatore e il ripetitore in teatro, non dirigevo. La conoscevo di fama, lei era «la Dego», la violinista più brava del Conservatorio; c’è un punto in Beethoven in cui io devo solo ripetere quattro semplici accordi mentre il violino fa una frase molto lirica; in quel punto mi girai, la fissai e… D: Glielo chiesi perché era un accompagnatore fantastico; poi mi fece capire che voleva accompagnarmi anche senza pianoforte. Ero un po’ imbarazzata perché avevo solo 15 anni, mi sentivo guardata dagli insegnanti. Quanto è difficile la vita insieme di due musicisti?
R: Non è facile, capita spesso di vederci in aeroporto, di sfuggita; ora sono via io, ora lei, ora entrambi. Cerchiamo di trovare i nostri spazi: io sto rinunciando a una terzo delle proposte per riuscire a vederla un paio di volte a settimana. D: Facciamo quello che più ci piace e quindi non è un sacrificio; certo, impone delle scelte: ad esempio vorremmo dei figli, ma più avanti, adesso no. La cosa più folle che ha fatto per vederla?
R: Stavo dirigendo Nabucco a Stoccarda, lei suonava a Bangkok; avevo due giorni liberi, andai in treno a Francoforte e da lì volo diretto in Tailandia; concerto, un saluto ed ero di nuovo sull’aereo. D: Lui è l’estremo, io un po’ meno ma ho una scusante: lui può studiare in viaggio, mentre io con il violino no e quindi posso muovermi meno.
Una coppia musicale. (bg.blogspot.com) Gelosie?
R: Se pensa alle cantanti con cui lavoro, beh, ormai Francesca le conosce quasi tutte; siamo insieme da 13 anni, nell’ambiente tutti sanno che siamo affiatati e quindi non ci sono tentazioni. D: C’è amicizia. Al nostro matrimonio ci hanno fatto una sorpresa: Carmen Giannattasio ha intonato canzoni napoletane, Anita Rachelisvili Gershwin e Vittorio Grigolo brani sacri: lui aveva cantato nelle Voci Bianche della Cappella Sistina. Però Daniele controlla sempre su internet i musicisti con cui suono: sono stata due settimane in Australia, li ha fatti passare tutti! Che cosa aggiunge all’intesa artistica l’essere marito e moglie?
R: La conosco come nessun direttore. Non facciamo una prova e via sul palco, l’accompagno da quando aveva 15 anni, al piano ho studiato con lei tutti i principali Concerti; so esattamente quello che può e vuole fare. D: Al momento del concerto io posso sbagliare e tutti se ne accorgono, lui no; ma durante le prove dipende tutto da me mentre lui deve per forza passare attraverso altri musicisti; due responsabilità diverse e ognuno si tende anche per quella dell’altro.
speciale al Kursaal l’11 novembre alle 21
Il jazz è una strana forma d’arte: pur ricercando il rinnovamento continuo del suo repertorio si nutre e si fonda fortemente sulla sua tradizione. Come ci spiegava fa il pianista Uri Caine, in un indimenticabile workshop che aveva tenuto qualche anno durante i giorni del Festival di Chiasso, la prescrizione assoluta di chiunque voglia suonare vero jazz è «Don’t be predictable!», non siate prevedibili. E dicendo questo ci faceva sentire un suo stralunatissimo arrangiamento di uno dei brani più vecchi della tradizione, Ain’t Misbehavin’, composta nel 1929 da Fats Waller. Esiste un’altra forma artistica così paradossalmente conservatrice nell’innovazione? La domanda senza risposta viene rilanciata forse ancora più del solito nel 2017, anno che segna il centenario dalla prima registrazione discografica di un brano jazz (ne avevamo parlato su «Azione 14» con lo storico Bruce Boyd Reaborn). Certo la «vera» storia del jazz era iniziata almeno due decenni prima, all’interno della comunità neroamericana, strato sociale minoritario ed emarginato di cui il jazz è stato uno dei molti filoni espressivi musicali. Quel disco però (registrato da bianchi che suonano alla maniera dei neri) ha il merito perlomeno di fissare un punto di inizio inconfutabile. E come per la scoperta dell’America, la data della prima incisione serve a segnare un prima e un dopo e si offre come segnaposto irrinunciabile da cui possono partire tutte le discussioni veramente musicali attorno al jazz. I primi a giovarsene sono naturalmente i musicisti, che possono trovare l’aggancio col primo anello della catena evolutiva. E non stupisce scoprire che proprio alcuni di loro hanno voluto trarre uno spunto da questo anniversario per osservarlo da un punto di vista strettamente musicale e costruire la loro personale visione della storia del jazz . Da parte nostra avremo quindi modo di ascoltare al Kursaal di Locarno, sabato 11 novembre alle 21.00, una eccezionale band pronta a ripercorrere con il pubblico un viaggio musicale secolare. L’organico ospita alcuni di coloro che hanno scritto quella storia. Spiccano tra tutti il nome del trombettista Jon Faddis, del sassofonista James Carter e dell’eccezionale trombonista Wycliff Gordon. Ma è difficile appuntare l’attenzione su un solista o sull’altro: come ogni jazzband che si rispetti il contributo dei singoli è solo il tassello di un mosaico più ampio. È il suono complessivo, l’immediata collaborazione tra compositori istantanei, che crea quello stile musicale particolare. Per dirla con Raeburn: «il vero artefatto jazzistico vivente, quello che andrebbe valutato è la performance dal vivo, non il disco». A questo punto per rileggere la storia del jazz non ci resta che ascoltarla. E Locarno offre un’ottima occasione, magari anche radiofonica: il concerto sarà trasmesso infatti in diretta su Rete Due. /AZ
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Cultura e Spettacoli
Michael Wolf, il futuro è già qui Mostre Una nuova evoluzione della street-photography, una proposta dallo sguardo critico
sul mondo così come viene presentato attraverso la rete Gian Franco Ragno Di passaggio dal prestigioso festival della fotografia di Arles, i Rencontres de la photographie, e prima di giungere al Fotomuseum de l’Aia – il cui direttore è appunto Wim van Sinderen che ha curato l’esposizione – Lifes in the cities di Michael Wolf è la prima importante esposizione del fotografo noto per aver vinto in ben due occasioni, nel 2005 e il 2010, il World Press Photo. Tra le due tappe, ecco comparire una sosta a Chiasso allo Spazio Officina, in collaborazione con l’Associazione della Biennale dell’immagine, per la decima edizione della manifestazione che ha per tema «Borderlines. Città divise, città plurali».
Dalla compressione dell’uomo in città simili ad alveari, al dominio dei giganti della rete
Concorso
Artista cosmopolita di nascita tedesco, dopo aver lavorato inizialmente come fotoreporter per Stern in Oriente, Wolf si è stabilito a inizio anni Novanta ad HongKong: la città simbolo del dinamismo economico contemporaneo e che incarna perfettamente la visione di un società post-moderna, divenuto il luogo dove, dal 2001, egli porta avanti da indipendente numerosi progetti fotografici. È qui, nell’ora ex-colonia britannica, che l’autore inizia a rappresentare nel 2003 una delle sue serie più famose e conosciute: Archicteture of Density. Si tratta di immagini di grande dimensioni (nell’allestimento allo Spazio Officina in un suggestiva modalità sospesa) in cui si riprende frontalmente una porzione dell’impressionante panorama offerto dai grattacieli e dalle abitazioni della città, dove proprio l’esiguità degli spazi spinge le architetture sino al parossismo, determinandone la caratteristica ricchezza visiva.
Michael Wolf, Architecture of Density: Hong Kong, 2003-2014. (biennaleimmagine.ch)
Senza cielo in alto né strade alla base, queste immagini ci offrono un quadro claustrofobico e dettagliato, una sorta di alveare per uomini. Con i loro colori sgargianti e il loro ritmo compositivo, ad uno sguardo d’insieme, esse sembrano acquistare addirittura carattere astratto, incarnando in qualche modo l’incubo di Thomas Robert Malthus circa l’esplosione demografica del pianeta. Tema chiave, quello della compressione, anche per un’altra fortunata serie Tokjo Compression. Qui sotto pressione del numero troviamo gli anonimi lavoratori della megalopoli giapponese. Pigiati, schiacciati e soffocati nei vagoni del metropolitana, i volti di questi lavo-
Tra jazz e nuove musiche Rassegna di Rete Due Kursaal teatro, Locarno Sabato 11 novembre, h 21.00
Dove e quando
Michael Wolf. Lifes in the cities. Per la decima Biennale dell’immagine. Spazio Officina. Chiasso. Fino al 10 dicembre 2017. www.biennaleimmagine.ch
Un legame antico Massimario classico Amicus certus in re incerta cernitur,
«L’amico sicuro si scorge nelle situazioni insicure»
Una spettacolare rievocazione di 100 anni di jazz: con Jon Faddis Info: www.rsi.ch/jazz
Elio Marinoni
Minispettacoli Rassegna teatrale per l’infanzia Oratorio S. Giovanni, Minusio Dom. 12 novembre, h 15.00-17.00 Musi lunghi e nervi tesi
www.azione.ch/concorsi
Massimo due biglietti per economia domestica. La partecipazione è riservata a chi non ha beneficiato di vincite in occasione di analoghe promozioni nel corso degli scorsi mesi.
Google Maps, la digitalizzazione globale delle strade messa in campo dal colosso informatico. In questa sequenza pressoché infinita egli ha la pazienza di isolare frammenti curiosi, insoliti e incongruenti: volti sfuocati e anonimi che si trasformeranno, anche inglobando i segni grafici della navigazione sullo schermo, in quadri composti da un mosaico di pixel. Con questo progetto Wolf sembra decretare due dati: il primo è la fine della street-photography come la conosciamo finora, poiché idealmente si dimostra che tutto è già stato fotografato. Il secondo, ancora più inquietante, simboleggia e riguarda l’assoluto dominio dei giganti della rete nella no-
Jazz – The Story
Associazione «Teatro Giovani Teatro Pirata». Info: www.minispettacoli.ch
Regolamento Migros Ticino offre ai lettori biglietti gratuiti per le manifestazioni sopra menzionate.
ratori – alcuni ad occhi chiusi, altri dallo sguardo assente – sono prove e metafore attualissime dell’inumanità del lavoro contemporaneo. Chiamato in Occidente in occasione di importanti commissioni, Wolf, per sua stessa ammissione, non capta la stessa tensione visiva. Tuttavia riesce a tradurre la sua visione a volo d’uccello in una sorta di voyerismo cittadino, a metà strada tra Blade Runner e La finestra sul cortile di Hitchkock, nella serie Trasparent city. È proprio a questo punto della sua carriera che si compie un ulteriore salto concettuale nel suo stile: non scatta più egli stesso le immagini, ma ripropone frammenti visivi tratti da
stra visione del mondo: di fatto, come sembrano suggerire le immagini, conosciamo il mondo come ci viene lo proposto e non com’è realmente. Quotidianamente, a Google, come ad un oracolo, chiediamo risposta ai nostri quesiti e, soprattutto, ci fidiamo della risposta. Con l’attuale esposizione allo Spazio Officina, possiamo dire che l’Associazione della Biennale dell’immagine ha compiuto, oltre ad un grande sforzo organizzativo, anche una sorta di omaggio indiretto a quanto organizzato nelle precedenti edizioni della rassegna chiassese. In Michael Wolf infatti si rintracciano le visioni aggiornate della street-photography di Vivian Meier, felice riscoperta proposta nel 2012 (addirittura ne fotografa lo stesso edificio, i due Marina City di Chicago), e possiamo ritrovare un certo voyerismo che caratterizza anche l’opera di Beat Streuli (2014). Per quanto riguarda l’Asia come territorio d’elezione, egli ripropone scenari orientali analizzati dall’opera di altri autori quali Edward Burtinsky (2006), Andreas Siebert (2004, 2008) e Georg Aerni (2004) – quest’ultimi due autori svizzeri sono presenti nella collettiva all’OnArte di Minusio, organizzata dalla Galleria ConsArc di Chiasso. In breve, quindi, Wolf fa parte di coloro che, nella scena artistica attuale, rivestono il ruolo di moderno Marco Polo, e forse tra di essi possiamo dire che sia il più spettacolare e scenografico narratore. Propone una sorta di Il Milione contemporaneo composto per immagini, con la differenza che quel mondo allora lontanissimo oggi ci appare, nel bene e nel male, assai vicino.
Per aggiudicarsi i biglietti basta leggere le istruzioni pubblicate nella pagina www.azione.ch/concorsi e inviare la propria partecipazione entro mercoledì 8 novembre alle ore 24.00.
Buona fortuna!
Biglietti in palio per gli eventi sostenuti dal Percento culturale di Migros Ticino
Dobbiamo a una citazione di Cicerone (De amicitia, 64) questo frammento di una tragedia per noi perduta di Ennio. Il concetto è un luogo comune della letteratura classica di ogni epoca e non è estraneo neppure alla letteratura biblica: «Non si riconoscerà l’amico nella prosperità e non si celerà il nemico nelle avversità» (Siracide, 12, 8). Il sentimento dell’amicizia è stato profondamente esaltato dalla civiltà classica, che lo ha strettamente connesso, già nel nome, all’amore: gr. philía = «amicizia», phileîn = «amare»; lat. amicitia vs amare e amor. Agli italofoni, e più in generale ai parlanti una lingua neolatina l’osservazione può sembrare banale; eppure non è così, per esempio, nelle lingue del ceppo germanico: ted. Freundschaft = «amicizia», lieben = «amare»; ingl. Friendship = «amicizia», to love = «amare» e love = «amore». L’Iliade omerica ci presenta la prima coppia celebre di amici: il profondo legame affettivo tra Achille e Patroclo è non solo uno dei temi, ma
uno dei motori dell’azione di quel poema. Ma Achille e Patroclo sono solo l’archetipo di una serie di coppie amicali maschili immortalate dalla letteratura classica (Oreste e Pilade, Teseo e Piritoo, Eurialo e Niso… ). Tra i pochi testi che celebrano l’amicizia (e l’amore) tra donne spiccano i frammenti lirici della poetessa greca Saffo, esteticamente ammirati, ma spesso oggetto di malcelata riprovazione moralistica e di ricorrenti ironie, laddove ben poche ne suscita l’amicizia omerica di Achille e Patroclo, benché gli specialisti abbiano sviscerato i legami tra amicizia, omosessualità e pedofilia nel mondo classico. Altre coppie letterarie sono quelle formate da uno scrittore e da un suo amico. Cicerone e Attico, Seneca e Lucilio, Orazio e Mecenate sono tra gli esempi più noti: se nei primi due casi il ricordo della loro amicizia è affidato agli epistolari, per Orazio sono la sua poesia e la sua stessa vita a darne testimonianza, fino all’attimo estremo della morte: «quel giorno porterà la rovina a entrambi» (Odi, II, 17, 8-9), aveva previsto; e soprav-
visse a Mecenate di soli due mesi. È naturale che un sentimento così profondamente avvertito dovesse anche suscitare un ampio dibattito filosofico. In effetti, uno dei temi prediletti dell’etica epicurea e di quella stoica era l’indagine sull’origine dell’amicizia: a questo tema Cicerone dedicò il dialogo Laelius, de amicitia, in cui confuta la tesi epicurea, secondo cui l’amicizia trae origine dalla ricerca di un reciproco tornaconto. Eppure Epicuro parlava talora con afflato poetico dell’amicizia e attribuiva grande importanza a uno scrupoloso vaglio degli amici. Oggi sembra invece che, più che alla qualità (pochi amici ma fidati), si punti alla quantità. In una canzone degli anni Settanta, Dario Baldan Bembo sostiene che «L’amico è / qualcosa che più ce n’è meglio è» (BemboGiacomelli-Bardotti– Bongiorno [sì, si tratta proprio del vecchio Mike!]); e nei social network si sollecita l’amicizia dei naviganti del web, e tanto più si ritiene di aver successo, quanto maggiore è il numero dei propri «amici» (Facebook) o dei propri followers (Twitter).
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Cultura e Spettacoli
Il nome di Elena
Editoria Lo pseudonimo, fenomeno di costume e molto altro, in un documentato libro
del giornalista e saggista Mario Baudino Stefano Vassere «“Cosa importa chi parla?” si chiedeva nel 1969 Michel Foucault, citando una frase di Beckett. Un anno prima Roland Barthes aveva scritto della “morte dell’autore” con intenti analoghi, ovvero dimostrare che l’opera non è riconducibile a un’individualità particolare, a un soggetto responsabile e consapevole di sé, ma alle derive del linguaggio da cui ciascuno è in qualche modo posseduto, ragione per cui, più che “parlare”, “è parlato”». Un libro sugli pseudonimi nella storia della letteratura, se scritto con coscienza come questo Lei non sa chi sono io di Mario Baudino, finisce per occuparsi prima o poi del rapporto molto discusso tra autore e testo, per cercare se non di risolvere almeno di affrontare quanto autore ci sia in un testo, se sia interessante il dato biografico per interpretarne e gradirne la produzione, se insomma quello che conta esclusivamente non sia che il testo in sé con tanti saluti per chi lo ha composto, per la sua vita, per le sue esperienze, la sensibilità e tanta paccottiglia esperienziale. Sembra che gli pseudonimi in letteratura (e non) non siano mai stati così popolari; i vari motivi storici, interni o esterni al mondo della produzione letteraria, sono peraltro diversissimi e in gran parte passati in rassegna in questo personalissimo libro, il cui unico difetto sembra essere nel titolo, che richiama un preciso costume sociopolitico italiota che ci ha infastidito per decenni. Ma che sembra ora (lo spunto è all’inizio del libro e non è più ripreso, forse meriterebbe un’altra diffusa trattazione) rovesciato nello sciatto mondo dei social media, dove il non far sapere chi si è, è diventato un vantaggio, forse addirittura uno status tanto di privilegio quanto alla portata di chiunque. Comunque nella lunga lista di scrittori con un altro nome, da Stendhal a Elena Ferrante, da Lewis Carrol a Robert Galbraith, le motivazioni di
Il vecchio e la regina Filmselezione Due
pellicole recenti viste nei nostri cinema nelle scorse settimane
Fabio Fumagalli *** Lucky, di John Carroll Lynch, con Harry Dean Stanton, David Lynch (Stati Unit i, 2017)
Chi si nasconde davvero dietro a un nome? (SplitShire, www.pixabay.com)
questa alterità onomastica sono tante e spesso anche molto variate. Sembra che, alla richiesta di dar conto della scelta di un altro nome per i suoi romanzi destinati agli adulti, JK Rowling abbia invocato la necessità di «un’esperienza liberatoria», che le permettesse di pubblicare un romanzo senza tutto il rumore e tutte le luci, senza le nevrotiche aspettative che avevano accompagnato per anni l’attesa di un nuovo Harry Potter, in fuga per giunta da un’identità letteraria ormai in lungo e in largo prevedibile. Lo pseudonimo come «strategia di aggiramento dei rapporti sociali» è forse anche nell’operazione di Patricia Highsmith-Claire Morgan per il romanzo autobiografico e omosessuale più importante della
scrittrice americana. E ancora (ma il numero incontrollato delle motivazioni e delle origini è una delle ricchezze di questo libro) lo pseudonimo è anche parte dell’operazione editoriale e letteraria, contribuendo al «romanzo totale, dove l’autore stesso diventa appunto un personaggio letterario, in una fuga di specchi». Difficile dire se sia l’epoca, questa, dell’attribuzionismo letterario, della tentazione di saldare senza equivoci un’opera al suo autore come accade per motivi di indagine critica e filologica ma soprattutto economica nelle belle arti. Certo è che, se fossero vere le indagini fiscali e immobiliari alla ricerca dell’identità nascosta di Elena Ferrante, «Segui i soldi» come nel «Follow the
money» del Watergate, si rivelerebbe condotta ben più efficace di tutte le indagini di stile finora applicate. Dice intanto la stessa cara e misteriosa Elena in una lettera alla titolare della sua casa editrice: «Cara Sandra, ti voglio solo confidare che la mia è una piccola scommessa con me stessa, con le mie convinzioni. Io credo che i libri non abbiano alcun bisogno degli autori, una volta che siano stati scritti. Se hanno qualcosa da raccontare, troveranno presto o tardi lettori; se no, no. Esempi ne abbiamo abbastanza».
Avrebbe meritato l’oro all’ultimo Festival di Locarno al posto del sensibile ma clamorosamente elitistico Mrs. Fang di Wang Bing. Lucky è pure a suo modo un film piccolo; non è però solo toccante, ma universale e prezioso. Non fosse che per costruirsi grazie ad una estetica più che coerente, sulla presenza di personalità non indifferenti. La prima è quella della ragione d’essere dell’operazione, Harry Dean Stanton. Straordinaria icona del cinema moderno, scomparsa poche settimane dopo la proiezione locarnese, presenza indimenticabile in Paris, Texas di Wenders, Il padrino di Coppola, Cuore selvaggio, Twin Peaks o Una storia vera di David Lynch, per non citare che pochi frammenti di una filmografia imponente. Lucky è allora solo in apparenza la ricreazione di un mito ben noto come quello del western, fatta di distese polverose, cactus e saloons. Ma è il profilo accurato e commovente, anche se pacato e quasi noncurante, di un’icona che si è nutrita di quell’America. Stanton «è» Lucky, un novantenne ritiratosi in una cittadina solitaria, con il deserto attorno: silenzioso e un po’ melanconico, ma mai privo di un humour tutto suo, con le sue giornate a colpi di sigarette, quiz televisivi e serate al pub. Un quotidiano normale di un vecchietto che non è mai banale, ricalcato su una memoria mitica, cinematografica, alla quale ad ogni istante ci rimanda.
Bibliografia
Mario Baudino, Lei non sa chi sono io, Milano, Bompiani, 2017.
Lo spendore, il declino e la rovina
Teatro I Buddenbrook, adattamento teatrale del capolavoro di Thomas Mann
alla Schauspielhaus di Zurigo Marinella Polli I Buddenbrook è certamente uno dei cardini della letteratura moderna. Un corposo romanzo, scritto da Thomas Mann nel 1901, dunque il suo primo, che offre svariate possibilità di lettura profondamente psicologiche della vita di una famiglia, di una dinastia, ma nel quale è anche possibile scorgere un’analogia fra quegli specifici avvenimenti tedeschi e il momento storico segnato da crisi finanziaria ed economica tuttora concernente quasi
tutte le società occidentali. È uno dei romanzi più letti al mondo, un capolavoro, e un suo adattamento teatrale è raramente una buona notizia: è una questione di tempi e anche di spazi. È un’impresa già di per sé disperata concentrare in una pièce teatrale (pur di tre ore) la complessa e lunga storia attraverso ben quattro generazioni, lo splendore e la progressiva rovina o declino della ricca famiglia di Lubecca rappresentante del grande commercio anseatico, tra l’altro anche parabola della famiglia Mann. Anche se que-
Una scena tratta dall’adattamento teatrale I Buddenbrook (schauspielhaus.ch)
sta storia viene raccontata in scena da un Hanno adulto, l’ultimogenito dei Buddenbrook che adulto non è mai diventato. Quest’opera di incommensurabile caratura letteraria è da sabato nel palinsesto della Schauspielhaus di Zurigo in un adattamento teatrale per la regia di Bastian Kraft e con la scenografia di Peter Baur (costumi di Sabin Fleck, musica di Arthur Fussy e Video di Jonas Link). L’allestimento è di un capolavoro letterario, dunque, proposto ad un pubblico non cinematografico, ma teatrale, che il romanzo di Mann l’ha di certo letto. Proposto, facendo un grande lavoro di tagli e potatura, anzi, di abbattimento con la sega elettrica, onnipresente anche in scena ad ogni grave colpo del destino subito dalla famiglia. È Hanno, si diceva, il membro debole e malinconico della famiglia, il bimbo artista che non mostra alcun interesse per gli affari, a ripercorrere in scena una cronaca fatta di colpi del fato, e di altri eventi più o meno contingenti. Inoltre di pecche caratteriali, di rapporti tra figli e genitori, mogli, mariti, parenti, vari membri della famiglia corrispondenti a vari modelli di personalità: l’operoso e il trasgressivo, il forte e il debole, l’in-
flessibile e l’indulgente, il desideroso di mantenersi fedele ai valori tradizionali e il ribelle. Ecco, in una riduzione teatrale, che opera a colpi di accetta per giunta sulle finezze, e sono quasi sempre le complessità, le pieghe profonde dei personaggi (minuziosamente caratterizzati da Mann e non certo caricature) a venir meno. Ben configurato il personaggio di Thomas (ma lo si deve più all’ottima prestazione di Edmund Telgenkämper che al regista), qui ridotto, appunto, a caricatura Christian (Daniel Strässer), appiattite Tony (Henrike Johanna Jörissen) e sua madre, la moglie del console di seconda generazione (Susanne-Marie Wrager), grigia Gerda (Lena Schwarz), l’altra artista della famiglia e moglie di Thomas. Grandi e lunghi applausi per tutti, comunque, oltre che per i summenzionati anche per Claudius Körber (Hanno narrante), Jean-Pierre Cornu (console), Simon Benedikt (Hanno bambino), Matthias Neukirch nel doppio ruolo di Grünlich e Permaneder, i due mariti ripudiati di Tony. Informazioni
In cartellone fino a dicembre.
Harry Dean Stanton, protagonista di Lucky. (IndieWire) *** Victoria e Abdul, di Stephen Frears,
con Judi Dench, Ali Fazal, Eddie Izzard (Gran Bretagna 2017) Il ritratto di una regina, l’affresco di una corte non costituiscono per Stephen Frears una novità; tutti ricorderanno l’immenso successo, di pubblico e di critica di The Queen. Il regista britannico è un autore che ha alternato opere memorabili (My Beautiful Laundrette, Le relazioni pericolose, Mary Reilly, il piccolo, miracoloso The Snapper, Cheri, ) ad altre sempre d’impeccabile qualità e professionalità. Ventiduesimo lungometraggio di una carriera, Vittoria e Abdul è da collocare fra queste: uno di quei ritratti scavati che Frears predilige da sempre, con l’individuo prigioniero del formalismo, condizionato dalla sua impossibilità di voler bene. Dietro l’estrema brillantezza della regia non c’è più la rabbia: ma una satira del colonialismo intrisa, di sarcasmo, velata da un legittimo sentimentalismo che va imponendosi nella filmografia più recente del settantaseienne cineasta.
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Idee e acquisti per la settimana
Idee e acquisti per la settimana
Sun Queen
Una base per tre
L’assortimento Sun Queen offre un’ampia selezione di noci, frutta secca e in scatola che permette varietà quando si preparano dolci. Da una pasta frolla è per esempio possibile preparare velocemente tre differenti tipi di biscotti di Natale
Biscotti invernali dolci e fruttati
Testo Heidi Bacchilega; Foto Tina Sturzenegger
Girelle ai datteri e alla pesca Ingredienti per ca. 40 pezzi 120 g di datteri 60 g di mezze pesche in scatola 30 g di fichi secchi 40 g di gherigli di noci 2 cucchiaini di scorza d’arancia grattugiata, fresca o in bustina 1 cucchiaino di cannella Pasta frolla 350 g di farina 150 g di zucchero 1 presa di sale 1 bustina di zucchero vanigliato 150 g di burro, refrigerato 1 uovo grosso Preparazione 1. Dimezzate i datteri e snocciolateli. Fate sgocciolare per bene le pesche. Con il frullatore a immersione, frullate finemente entrambi assieme a fichi, noci, scorza d’arancia e cannella. 2. Per la pasta, mischiate la farina, lo zucchero, il sale e lo zucchero vanigliato. Unite il burro tagliato a fiocchi. Sfregate il tutto tra le dita in modo da ottenere un composto bricioloso. Aggiungete l’uovo e lavorate velocemente finché l’impasto risulta morbido. Spianate la pasta frolla tra due fogli di carta da forno formando un quadrato dello spessore di 4 mm. Dividete a metà la sfoglia e spalmate entrambe le metà con uno strato sottile della massa alla frutta. Arrotolate con cautela aiutandovi con la carta da forno. Mettete in frigo per 30 minuti.
Streuseltaler alle albicocche e noci di pecan**
3. Scaldate il forno a 180 °C. Tagliate i rotoli di pasta a fette spesse 5 mm. Adagiatele su una teglia foderata di carta da forno e cuocete al centro del forno per ca. 10 minuti.
Biscotti all’ananas e al cioccolato**
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche quelli di Sun Queen.
**Queste e altre ricette su www.migusto.ch Sun Queen Fichi secchi 500 g Fr. 7.40
Sun Queen Albicocche secche 200 g Fr. 3.90
Sun Queen Datteri secchi 300 g Fr. 2.80
Sun Queen Ananas secco 100 g* Fr. 3.65 *Nelle maggiori filiali
Sun Queen Mezze pesche in scatola 250 g Fr. 1.50
Sun Queen Ananas in scatola 140 g* Fr. 1.05
Sun Queen Noci di Pecan 150 g* Fr. 3.60
Sun Queen Gherigli di noci 130 g Fr. 3.90
Migusto è la piattaforma di cucina della Migros. www.migusto.ch
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Idee e acquisti per la settimana
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Sun Queen
Una base per tre
L’assortimento Sun Queen offre un’ampia selezione di noci, frutta secca e in scatola che permette varietà quando si preparano dolci. Da una pasta frolla è per esempio possibile preparare velocemente tre differenti tipi di biscotti di Natale
Biscotti invernali dolci e fruttati
Testo Heidi Bacchilega; Foto Tina Sturzenegger
Girelle ai datteri e alla pesca Ingredienti per ca. 40 pezzi 120 g di datteri 60 g di mezze pesche in scatola 30 g di fichi secchi 40 g di gherigli di noci 2 cucchiaini di scorza d’arancia grattugiata, fresca o in bustina 1 cucchiaino di cannella Pasta frolla 350 g di farina 150 g di zucchero 1 presa di sale 1 bustina di zucchero vanigliato 150 g di burro, refrigerato 1 uovo grosso Preparazione 1. Dimezzate i datteri e snocciolateli. Fate sgocciolare per bene le pesche. Con il frullatore a immersione, frullate finemente entrambi assieme a fichi, noci, scorza d’arancia e cannella. 2. Per la pasta, mischiate la farina, lo zucchero, il sale e lo zucchero vanigliato. Unite il burro tagliato a fiocchi. Sfregate il tutto tra le dita in modo da ottenere un composto bricioloso. Aggiungete l’uovo e lavorate velocemente finché l’impasto risulta morbido. Spianate la pasta frolla tra due fogli di carta da forno formando un quadrato dello spessore di 4 mm. Dividete a metà la sfoglia e spalmate entrambe le metà con uno strato sottile della massa alla frutta. Arrotolate con cautela aiutandovi con la carta da forno. Mettete in frigo per 30 minuti.
Streuseltaler alle albicocche e noci di pecan**
3. Scaldate il forno a 180 °C. Tagliate i rotoli di pasta a fette spesse 5 mm. Adagiatele su una teglia foderata di carta da forno e cuocete al centro del forno per ca. 10 minuti.
Biscotti all’ananas e al cioccolato**
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**Queste e altre ricette su www.migusto.ch Sun Queen Fichi secchi 500 g Fr. 7.40
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Idee e acquisti per la settimana
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shopping
Calendario dei Nostrani del Ticino 2018 Attualità Da questa settimana presso i Punti
Accoglienza Clienti Migros potrete ritirare gratuitamente fino ad esaurimento delle scorte il nuovo calendario dedicato ai prodotti ticinesi a km zero. Non lasciatevelo scappare
Come consuetudine, anche quest’anno la clientela Migros potrà portarsi a casa l’ambitissimo calendario dedicato ai prodotti dei Nostrani del Ticino. Le dodici originali immagini che lo contraddistinguono sono opera del grafico/illustratore locarnese Sergio Simona. Lo abbiamo incontrato. Sergio Simona, come è nata l’idea del Calendario Nostrani 2018?
Siccome il tema centrale dei calendari di Migros Ticino è sempre la produzione nostrana a chilometro zero, dopo aver vagliato varie proposte la scelta è caduta su dodici prodotti particolarmente apprezzati dalla clientela Migros. Li ho inseriti, ingigantendoli, in alcune tra le località più pittoresche e riconosciute del Ticino. Qualche esempio secondo lei ben riuscito?
La Tisana Nostrana inserita all’interno del Castelgrande di Bellinzona; la Piazza Riforma di Lugano che fa da sfondo ideale alla Farina di Segale; uno yogurt di montagna che spicca perfettamente accanto alla Chiesa di S. Ambrogio Vecchio di Negrentino; oppure anco-
L’illustratore locarnese Sergio Simona.
ra le ciabattine che vanno a «farsi un giro» all’Ospizio del San Gottardo e un pomodoro che «galleggia» vicino alle Isole di Brissago. Il resto è tutto da scoprire… Una sfida impegnativa…
Certamente, ma anche sempre molto avvincente. La difficoltà maggiore è stata quella di trovare i luoghi e, soprattutto, le inquadrature idonee che potessero far risaltare i prodotti selezionati. Una volta trovati tutti i soggetti per me il lavoro diventa divertimento. Per concretizzare il tutto ci sono voluti parecchi giorni, ma quando c’è passione il tempo scorre veloce. Quale tecnica ha utilizzato?
Per questo calendario ho utilizzato gli acquarelli, tecnica che permette di avere un disegno preciso mantenendo però una luminosità senza pari. Soddisfatto del risultato finale?
Direi proprio di sì. Il risultato della stampa è di ottima fattura e miei disegni risaltano in modo perfetto. Non poteva riuscire meglio.
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Idee e acquisti per la settimana
Le settimane del cordon bleu
Attualità Uno dei piatti tradizionali svizzeri più apprezzati sarà protagonista per due settimane
nei reparti carne Migros
Ricco e gustoso, il cordon bleu è una di quelle preparazioni a cui è impossibile resistere. Per la gioia di tutti i buongustai, fino al 18 novembre, saranno disponibili nei banchi a libero servizio tre varianti differenti della specialità. Oltre alla farcitura classica, sempre presente nell’assortimento, sarà disponibile il cordon bleu Ticino con farcitura di pomodori secchi, basilico e mozzarella; il cordon bleu Friborgo con Vacherin friborghese e prosciutto cotto e quello bernese con Emmentaler e prosciutto cotto. Tutti a base di carne di maiale, sono facili da preparare, semplicemente arrostendoli da entrambi i lati a fuoco medio per una quindicina di minuti. Tradizione svizzera
Il cordon bleu ha le sue origini nel nostro paese: una tradizione vuole che sia nato sul transatlantico Bremen, negli anni Venti, grazie all’estro di un cuoco di bordo svizzero. La nave era riuscita ad attraversare l’oceano in tempo record e per questo era stata premiata con il nastro blu. Per festeggiare l’evento il cuoco creò una ricetta speciale con carne farcita di formaggio e la chiamò «cordon bleu», in omaggio al premio ricevuto. Un’altra storia colloca invece le origini del piatto in Vallese. Una cuoca di Briga dovette ingegnarsi per riuscire a soddisfare la fame del doppio degli ospiti previsti. Per risolvere il problema essa tagliò le fette di carne disponibili in due e le arricchì farcendole con formaggio e prosciutto vallesano. Così facendo accontentò tutti i presenti.
Crea la tua miscela di fondue Tempo di cachi!
Voglia di fondue al formaggio? Nessun problema, al reparto formaggi di Migros Ticino troverete una variegata scelta di miscele già pronte per ogni gusto. Quest’anno, come novità, nei supermercati con banco formaggio, gli amanti della buona tavola potranno farsi consigliare la propria miscela
personalizzata e crearla direttamente con gli specialisti del reparto. «Oltre alle più classiche come la MoitiéMoitié a base di Vacherin e Gruyère oppure l’Appenzeller per chi predilige i sapori più pronunciati, si possono richiedere varianti realizzate miscelando altri prelibati formaggi svizze-
ri, come ad esempio l’Emmentaler o il Raclette», spiega Carlo Mondada, responsabile marketing latticini e convenience di Migros Ticino. «Non esitate a rivolgervi ai nostri esperti: sono a completa disposizione per consigliare e soddisfare al meglio ogni esigenza».
Gli amanti di questi tipici frutti autunnali – e non solo – hanno la possibilità di assaggiare il delicatissimo cachi Persimon, sabato 11 novembre dalle ore 09.00 alle 13.00 nei supermercati Migros di Locarno, Serfontana, Agno e S. Antonino. Il cachi Persimon è conosciuto per la sua polpa soda, compatta, intensamente
zuccherina. Si gusta come fosse una mela, tagliandolo a spicchi, con o senza buccia. È senza semi e il suo sapore ricorda il mango e la pesca. Il suo bel colorito giallo-arancione è dovuto alla ricchezza di betacarotene, sostanza che il nostro corpo trasforma nell’importante vitamina A, utile nel mantenere sani pelle, occhi e mucose.
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Idee e acquisti per la settimana
Buono per palato e salute
Zafferano L’«oro rosso» del marchio 3 Cuochi esiste dal lontano 1935 e garantisce con costanza
un prodotto di elevata qualità
Lo zafferano 3 Cuochi, leader del settore in Italia, è da oltre ottant’anni un vincente alleato in cucina. È garantito puro al 100 per cento e sicuro grazie ad accurati controlli di qualità lungo tutto il processo produttivo. Selezionato tra le migliori partite di zafferano proveniente da vari paesi, ha un colore rosso omogeneo, è asciutto e pratico perché confezionato con materiali capaci di conservare a lungo le sue inconfondibili proprietà organolettiche. Ecco alcune curiosità su questa pregiata spezia considerata oro rosso. Per produrre un solo chilo di zafferano occorrono ben 150’000 fiori e 500 ore di lavoro artigianale. Lo zafferano conferisce bontà e sapore ai piatti senza aggiungere grassi ed è praticamente privo di calorie. È considerata la spezia del buonumore perché il suo colore giallo è da sempre sinonimo di felicità. Lo zafferano è una miniera di sostanze benefiche per l’organismo: è infatti ricchissimo di antiossidanti, sostanze indispensabili per proteggere l’organismo dall’invecchiamento. Infine, è meglio preferire la polvere ai pistilli perché si scioglie con più facilità, è più semplice da dosare e ha una resa migliore in cottura.
aggiungere i pinoli. Unire le alici senza testa né lische, rosolare leggermente e aggiungere lo zafferano sciolto in poca acqua calda di cottura della pasta. Quando le alici sono quasi cotte (bastano pochi minuti), aggiungere una spruzzata di vino bianco e far evaporare alzando la fiamma. Mettere da parte le alici e aggiungere i pomodorini a pezzetti e un poco di sale. Cuocere il pomodoro per un paio di minuti e mescolarlo alle alici per farlo insaporire. A fine cottura aggiungere le olive nere e i pinoli tostati. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla e saltarla nel condimento con le alici. Servire dopo aver cosparso con il prezzemolo.
Zafferano 3 cuochi 4 bustine Fr. 5.70 In vendita nelle maggiori filiali Migros
Una ricetta sfiziosa
Ecco una preparazione che conquista ogni palato: Linguine con alici alla ligure. Per 4 persone servono 320 g di linguine, 100 g di alici fresche pulite, 1 bustina di zafferano 3 cuochi, olive nere taggiasche, pinoli, prezzemolo tritato, vino bianco secco, qualche pomodorino, 2 spicchi d’aglio, olio extravergine d’oliva, sale. Dorare 2 spicchi d’aglio in una padella con poco olio e
Occorrono 150’000 fiori per produrre un solo chilo di zafferano.
Riscaldare con il pellet conviene
Show dei formaggi al Centro S. Antonino
a pellet di qualità, per ogni esigenza, a prezzi molto concorrenziali. Inoltre fino al 18 novembre su tutto l’assortimento si beneficia di uno sconto del 15%
piano da oggi, fino all’11 novembre nella Mall del centro commerciale sopracenerino
Attualità Il centro OBI di S. Antonino offre una vasta scelta di stufe
Il progressivo aumento dei costi di olio combustibile e gas spinge sempre più consumatori a cercare delle soluzioni alternative per riscaldare la propria casa. Una soluzione economica ed ecologica è quella di optare per esempio per una stufa a pellet. Questo sistema di riscaldamento a base di trucioli di legno pressato non è solamente efficiente dal punto di vista del potere calorico, ma anche rispettoso dell’ambiente, dal momento che la combustione del pellet libera nell’atmosfera solamente la quantità di CO2 equivalente a quella che l’albero ha precedentemente assorbito durante la sua crescita. Presso OBI troverete una gamma ampia e completa di stufe a pellet in grado di rispondere a tutte le esigenze di prezzo, estetica ed efficienza. Soluzioni sia per locali singoli, sia come riscaldamento centrale. Il personale specializzato OBI è lieto di offrivi una consulenza personalizzata presso il punto vendita di S. Antonino.
Evento Il formaggio svizzero in primo
Produzioni dimostrative, imperdibili assaggi, offerte speciali e tante curiosità sul formaggio svizzero vi attendono per tutta la settimana al Centro S. Antonino. In collaborazione con «Switzerland Cheese Marketing», è stato allestito un piccolo e suggestivo caseificio dimostrativo in legno dove si possono osservare dei casari all’opera e porre domande sulla produzione, da martedì a venerdì alle ore 09.30 e alle 14.00, il sabato alle ore 09.00 e alle 13.30. Duran-
te tutta la durata della manifestazione non mancherà un’ampia selezione di formaggi rossocrociati tra i più rappresentativi, come Gruyère, Sbrinz e Appenzeller, da acquistare e degustare nei più svariati gradi di stagionatura. I visitatori possono inoltre scoprire attraverso video, materiale informativo oppure rivolgendosi a personale qualificato cosa si nasconde dietro uno dei prodotti svizzeri più famosi e apprezzati nel mondo intero.
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Idee e acquisti per la settimana
M-Classic
Per un’estate infinita
Le fragole sciroppate sono apprezzate dai bambini e dagli adulti.
Con le fragole in scatola di M-Classic i dolcissimi frutti estivi sono disponibili tutto l’anno. Mentre le fragole sciroppate in conserva sono già da tempo conosciute in Gran Bretagna, Germania e Francia, da noi non sono così diffuse, ma sono deliziose per la preparazione di panna cotta e budini, e sono perfette per affinare con gusto ogni müesli. Consiglio: non gettare lo sciroppo rimasto, ma mischiatelo a dell’acqua frizzante, oppure al latte per preparare un gustosissimo latte alle fragole.
M-Classic Fragole 145 g Fr. 1.80
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Idee e acquisti per la settimana
Frey
Nuvolette croccanti e dolci ambasciatori
Da sgranocchiare o regalare: le novità Frey sono adatte per l‘avvento.
Message for you X-Mas 72 g Azione Fr. 3.60 invece di 4.50 20% di sconto su tutte le scatole di cioccolatini Frey o Adoro. Dal 7 al 13 novembre.
I Crunchy Clouds sono uno stuzzichino veramente celestiale per un piacevole spuntino. Due novità natalizie completano l’assortimento: la varietà «Noir fichi» consiste in cioccolato nero, mandorle e fichi. La varietà «Speculoos» è un impasto croccante di mandorle e cioccolato fondente con briciole di speculoos, i classici biscotti speziati del Belgio e dei Paesi Bassi. I blocchetti di cioccolato al latte dal nome musicale «Message for You» sono dolci ambasciatori del Natale.
*Azione 20X Punti Cumulus dal 7 al 20 novembre
Frey Crunchy Clouds Noir Fichi 150 g* Fr. 5.90 *Nelle maggiori filiali
Frey Crunchy Clouds Speculoos 150 g* Fr. 5.90
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche il cioccolato e i cioccolatini Frey.
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Idee e acquisti per la settimana
Pane del mese
Aromatico e speziato Seguendo il ritmo delle stagioni, con l’attuale hit del mese le panetterie della casa Migros presentano una specialità dal gusto particolarmente intenso Testo Jacqueline Vinzelberg
Serie Il buon sapore del pane del mese
Per saperne di più sul gusto: www.piacere-delgusto.ch
A novembre: pane al malto bio Manuela Erni (35) è panettiera presso la filiale Migros di Zurigo-Affoltern. È una dei circa 900 professionisti che più volte al giorno sfornano il pane in una delle 130 panetterie della casa. Così il pane è sempre disponibile appena cotto e caldo fino all’orario di chiusura.
Il pane al malto bio è un pane scuro di frumento con il gusto agrodolce del malto. La sottile e croccante crosta della pagnotta rotonda si apre durante la cottura in forno. Al suo interno la mollica è finemente porosa, elastica e compatta. I semi di cui è cosparso conferiscono al pane speziato un’ulteriore e intensa nota tostata. È adatto con le pietanze autunnali - per esempio con le barbabietole, che grazie alla ricchezza del loro aroma esaltano in modo ottimale il gusto del pane. Al dente e ancora tiepide, con un formaggio di pecora dalle note decise e menta fresca, sono un accompagnamento squisitamente delicato.
Manuela Erni
«Quando esce dal forno ha un profumo molto intenso» Perché è diventata panettiera? Mi piace molto la mia professione perché mi piace lavorare con le mani. L’attività in una panetteria è molto variegata. Ogni giorno è diverso. E tutto ciò mi piace molto. Quale pane prepara particolarmente volentieri? La treccia al burro è la mia preferita, per il suo profumo così intenso quando esce dal forno. La scelta del pane che porta in tavola dipende dalla stagione? Sì, per le grigliate durante l’estate privilegio i pani ben cotti come le michette o la corona del sole. Con la fondue, in inverno, il pane bianco è il mio preferito.
Consigli di presentazione
Gli esperti di Migusto hanno degustato il pane al malto bio. Come abbinamento consigliano le barbabietole tiepide.
In che modo il lavoro manuale è importante durante la preparazione del pane? Nella lavorazione del pane sono necessari esperienza e istinto, poiché nessun impasto è uguale all’altro. Il mio compito consiste nel produrre un pane perfetto.
Gli agricoltori bio lavorano in armonia con la natura. Si prendono cura di animali, piante, terreno e acqua.
Foto e Styling Veronica Studer, Gaëtan Bally
Sbucciare 1 o 2 barbabietole e tagliare a fette. Con un po’ di olio e sale, cuocere al dente e con coperchio per ca. 40 minuti. Decorare con della feta sbriciolata, quindi aggiungere foglie di menta e di prezzemolo freschi. Servire caldo con il pane al malto.
Pane al malto bio 360 g Fr. 3.30 Disponibile nelle filiali Migros con panetteria della casa
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Pane del mese
Aromatico e speziato Seguendo il ritmo delle stagioni, con l’attuale hit del mese le panetterie della casa Migros presentano una specialità dal gusto particolarmente intenso Testo Jacqueline Vinzelberg
Serie Il buon sapore del pane del mese
Per saperne di più sul gusto: www.piacere-delgusto.ch
A novembre: pane al malto bio Manuela Erni (35) è panettiera presso la filiale Migros di Zurigo-Affoltern. È una dei circa 900 professionisti che più volte al giorno sfornano il pane in una delle 130 panetterie della casa. Così il pane è sempre disponibile appena cotto e caldo fino all’orario di chiusura.
Il pane al malto bio è un pane scuro di frumento con il gusto agrodolce del malto. La sottile e croccante crosta della pagnotta rotonda si apre durante la cottura in forno. Al suo interno la mollica è finemente porosa, elastica e compatta. I semi di cui è cosparso conferiscono al pane speziato un’ulteriore e intensa nota tostata. È adatto con le pietanze autunnali - per esempio con le barbabietole, che grazie alla ricchezza del loro aroma esaltano in modo ottimale il gusto del pane. Al dente e ancora tiepide, con un formaggio di pecora dalle note decise e menta fresca, sono un accompagnamento squisitamente delicato.
Manuela Erni
«Quando esce dal forno ha un profumo molto intenso» Perché è diventata panettiera? Mi piace molto la mia professione perché mi piace lavorare con le mani. L’attività in una panetteria è molto variegata. Ogni giorno è diverso. E tutto ciò mi piace molto. Quale pane prepara particolarmente volentieri? La treccia al burro è la mia preferita, per il suo profumo così intenso quando esce dal forno. La scelta del pane che porta in tavola dipende dalla stagione? Sì, per le grigliate durante l’estate privilegio i pani ben cotti come le michette o la corona del sole. Con la fondue, in inverno, il pane bianco è il mio preferito.
Consigli di presentazione
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In che modo il lavoro manuale è importante durante la preparazione del pane? Nella lavorazione del pane sono necessari esperienza e istinto, poiché nessun impasto è uguale all’altro. Il mio compito consiste nel produrre un pane perfetto.
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Sbucciare 1 o 2 barbabietole e tagliare a fette. Con un po’ di olio e sale, cuocere al dente e con coperchio per ca. 40 minuti. Decorare con della feta sbriciolata, quindi aggiungere foglie di menta e di prezzemolo freschi. Servire caldo con il pane al malto.
Pane al malto bio 360 g Fr. 3.30 Disponibile nelle filiali Migros con panetteria della casa
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Sanissa
Infornare con gusto Sanissa al burro, la classica margarina con burro e olio di colza svizzeri, è ottima per la preparazione di macarons e biscotti natalizi. Gli impasti risultano ariosi, i topping cremosi e alle farciture conferisce un fine aroma di burro Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Veronika Studer; Ricetta Katrin Klaus
Il biscotto classico
Macarons con crema alla vaniglia e al cioccolato fondente all’arancia Ingredienti per ca. 40 pezzi: 110 g di mandorle spellate, macinate 180 g di zucchero a velo 1 ½ cucchiaini di cannella macinata (5 g) 90 g d’albumi (ca. 2-3 albumi) 1 presa di sale 30 g di zucchero
Sanissa au beurre 250 g Fr. 2.15
Sanissa au beurre 4 x 125 g Fr. 3.85
Farcitura: 200 g di Sanissa al burro 60 g di zucchero a velo 50 g di cioccolato fondente all’arancia 2 cucchiaini di pasta di vaniglia Preparazione 1. Per i fondi biscottati dei macarons, tritate molto finemente nel tritatutto le mandorle, lo zucchero a velo e la cannella, poi passate attraverso un colino a maglie fini. Montate quasi a neve gli albumi e il sale. Mentre continuate a sbattere, aggiungete lentamente lo zucchero. Continuate a sbattere finché si è sciolto lo zucchero e la massa è di consistenza solida «al taglio». 2. Incorporate con cautela, cucchiaio per cucchiaio e con la frusta o con una spatola di gomma, la miscela di mandorle, zucchero e cannella. Deve risultare una massa appiccicosa e ben soda. Trasferite la massa in una tasca da pasticciere. Tagliate ca. 1 cm di punta alla tasca da pasticciere. Spruzzate dei dischi di ca. 3 cm Ø su due teglie foderate di carta da forno. Lasciate asciugare i macarons per almeno 30 minuti. Riscaldate il forno ventilato a 140 °C. Cuocetevi i macarons per ca. 18 minuti. Sfornate, staccate con cautela dalla carta da forno e fate raffreddare sulla teglia 3. Per il ripieno, montate a spuma la margarina e lo zucchero a velo, poi dividete in due parti uguali la massa. Fate fondere lentamente la cioccolata a bagnomaria e lasciatela raffreddare un poco. Incorporate la cioccolata in metà della massa, la pasta di vaniglia nell’altra metà. Versate i ripieni in due tasche da pasticciere separate, refrigerate in frigo a piacimento. Spruzzate i ripieni su metà dei macarons, coprite ognuno con un secondo fondo. Tempo di preparazione preparazione ca. 90 min + cottura in forno ca. 18 min + raffreddamento. Per persona Per persona ca. 1 g proteine, 6 g grassi, 8 g carboidrati, 350kj/90kcal.
Idea regalo
Con i macarons fatti in casa si possono conquistare gli ospiti, così come, naturalmente, anche chi ci accoglie alla sua tavola, poiché se portati come regalo durante il periodo dell’avvento saranno sempre un’apprezzata e benvenuta golosità. Vanno conservati al fresco in una confezione ermeticamente chiusa. Solo poco prima di consumarli, i macarones possono essere disposti in una scatola di cartone con carta di seta e il pacchetto decorato a piacimento. Migusto è la piattaforma di cucina della Migros. www.migusto.ch
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche Sanissa au beurre.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
Sanissa
Infornare con gusto Sanissa al burro, la classica margarina con burro e olio di colza svizzeri, è ottima per la preparazione di macarons e biscotti natalizi. Gli impasti risultano ariosi, i topping cremosi e alle farciture conferisce un fine aroma di burro Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Veronika Studer; Ricetta Katrin Klaus
Il biscotto classico
Macarons con crema alla vaniglia e al cioccolato fondente all’arancia Ingredienti per ca. 40 pezzi: 110 g di mandorle spellate, macinate 180 g di zucchero a velo 1 ½ cucchiaini di cannella macinata (5 g) 90 g d’albumi (ca. 2-3 albumi) 1 presa di sale 30 g di zucchero
Sanissa au beurre 250 g Fr. 2.15
Sanissa au beurre 4 x 125 g Fr. 3.85
Farcitura: 200 g di Sanissa al burro 60 g di zucchero a velo 50 g di cioccolato fondente all’arancia 2 cucchiaini di pasta di vaniglia Preparazione 1. Per i fondi biscottati dei macarons, tritate molto finemente nel tritatutto le mandorle, lo zucchero a velo e la cannella, poi passate attraverso un colino a maglie fini. Montate quasi a neve gli albumi e il sale. Mentre continuate a sbattere, aggiungete lentamente lo zucchero. Continuate a sbattere finché si è sciolto lo zucchero e la massa è di consistenza solida «al taglio». 2. Incorporate con cautela, cucchiaio per cucchiaio e con la frusta o con una spatola di gomma, la miscela di mandorle, zucchero e cannella. Deve risultare una massa appiccicosa e ben soda. Trasferite la massa in una tasca da pasticciere. Tagliate ca. 1 cm di punta alla tasca da pasticciere. Spruzzate dei dischi di ca. 3 cm Ø su due teglie foderate di carta da forno. Lasciate asciugare i macarons per almeno 30 minuti. Riscaldate il forno ventilato a 140 °C. Cuocetevi i macarons per ca. 18 minuti. Sfornate, staccate con cautela dalla carta da forno e fate raffreddare sulla teglia 3. Per il ripieno, montate a spuma la margarina e lo zucchero a velo, poi dividete in due parti uguali la massa. Fate fondere lentamente la cioccolata a bagnomaria e lasciatela raffreddare un poco. Incorporate la cioccolata in metà della massa, la pasta di vaniglia nell’altra metà. Versate i ripieni in due tasche da pasticciere separate, refrigerate in frigo a piacimento. Spruzzate i ripieni su metà dei macarons, coprite ognuno con un secondo fondo. Tempo di preparazione preparazione ca. 90 min + cottura in forno ca. 18 min + raffreddamento. Per persona Per persona ca. 1 g proteine, 6 g grassi, 8 g carboidrati, 350kj/90kcal.
Idea regalo
Con i macarons fatti in casa si possono conquistare gli ospiti, così come, naturalmente, anche chi ci accoglie alla sua tavola, poiché se portati come regalo durante il periodo dell’avvento saranno sempre un’apprezzata e benvenuta golosità. Vanno conservati al fresco in una confezione ermeticamente chiusa. Solo poco prima di consumarli, i macarones possono essere disposti in una scatola di cartone con carta di seta e il pacchetto decorato a piacimento. Migusto è la piattaforma di cucina della Migros. www.migusto.ch
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche Sanissa au beurre.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
Biscotti di Natale
Piccoli e deliziosi Sono arrivati gli amati biscotti di Natale della Migros, ora anche in un «mini formato» adatto a soddisfare i languorini fuori casa. Sono confezionati in un pratico sacchetto «Push-Pop» facilissimo da aprire. I piccoli Brunsli, i classici Milanesini e le Stelline alla cannella sono anche un delizioso piccolo dono e un modo per immergersi nella magica atmosfera natalizia.
Mini Milanesini 50 g Fr. 1.60
Azione 20X Punti Cumulus su tutti i mini biscotti dal 14 al 27 novembre
Mini Stelline alla cannella 50 g Fr. 1.60
Mini Brunsli di Basilea 50 g Fr. 1.60
M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche i mini biscotti di Natale Midor.
Azione 50%
20%
1.60 invece di 3.20
1.60 invece di 2.–
Prosciutto di coscia arrotolato Quick M-Classic, affumicato, cotto Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
Le Gruyère surchoix per 100 g
35%
17.80 invece di 27.50 Parmigiano Reggiano DOP in conf. da 700 g / 800 g, in self-service, al kg
40%
3.50 invece di 5.90 Clementine Spagna, rete da 2 kg
30%
5.30 invece di 7.60 Prosciutto crudo S. Daniele Italia, affettato, in conf. da 100 g
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2.20 invece di 3.70 Mele Braeburn agrodolci Svizzera, al kg
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
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1.85 invece di 2.70 Spalletta mini Quick TerraSuisse, affumicata, cotta* Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
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1.75 invece di 2.95
Consiglio
Prosciutto di coscia arrotolato, affumicato Svizzera, per 100 g, offerta valida fino al 18.12.2017
50%
40%
–.95 invece di 1.90
2.20 invece di 3.70
Prosciutto di spalla arrotolato, affumicato Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
Salametti a pasta fine prodotti in Ticino, in conf. da 2 pezzi, per 100 g
E CON IL PROSCIUTTO, FRITTELLE DI PATATE! Per accompagnare la noce di prosciutto, ecco una golosa alternativa alla classica insalata di patate: frittelle di patate in stile scandinavo, con ripieno di funghi ed erbe aromatiche. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.
40%
1.80 invece di 3.05 Prosciuttino dalla noce affumicato Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
40%
2.15 invece di 3.65 Prosciuttino dalla noce Quick TerraSuisse, affumicato, cotto Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
20% Mini spalletta e lonza Quick bio, affumicate, cotte* per es. spalletta affumicata, Svizzera, per 100 g, 2.20 invece di 2.80, offerta valida fino al 18.12.2017
30%
2.60 invece di 3.75 Prosciuttino dalla noce mini Quick TerraSuisse, affumicato, cotto* per 100 g, offerta valida fino al 18.12.2017
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
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1.65 invece di 2.40 Spalletta Quick M-Classic, affumicata, cotta Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
30%
4.10 invece di 5.90 Saltimbocca di capriolo Austria, imballati, per 100 g
30%
3.90 invece di 5.70 Filetto di tonno Oceano Pacifico / Maldive, per 100 g, offerta valida fino all’11.11.2017
30%
3.45 invece di 4.95 Bistecche di manzo TerraSuisse Svizzera, imballate, per 100 g
20%
1.85 invece di 2.35 Carne di manzo macinata bio Svizzera, per 100 g
33%
1.25 invece di 1.90 Fettine di pollo M-Classic Germania/Ungheria, carne prodotta in base all’Ordinanza svizzera sulla protezione degli animali, per 100 g
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Prosciutto di coscia arrotolato, affumicato Svizzera, per 100 g, offerta valida fino al 18.12.2017
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conf. da 2
50%
30%
1.10 invece di 2.20
1.15 invece di 1.70
Costolette di maiale Svizzera, in conf. da 4 pezzi, per 100 g
20%
2.60 invece di 3.30 Lingua di manzo cotta Quick M-Classic, refrigerata* Germania/Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
20% Pasta fresca Garofalo prosciutto crudo, funghi porcini, ricotta e spinaci o basilico e pecorino per es. tortellini prosciutto crudo, 250 g, 4.45 invece di 5.60
20%
2.10 invece di 2.65 Lingua di manzo affumicata* Paesi Bassi / Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
20%
24.40 invece di 30.50 Alpe Manegorio DOP in self-service, al kg
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Luganighe prodotte in Ticino, imballate, per 100 g
20%
4.30 invece di 5.40 Costa della schiena di manzo Black Angus Irlanda, al banco a servizio, per 100 g
20% Tutta la polleria fresca Optigal per es. minifiletti di pollo Svizzera, imballati, per 100 g, 2.90 invece di 3.65
25%
4.40 invece di 5.90 Castagne Italia, rete da 500 g
30%
2.30 invece di 3.30 Prosciutto cotto TerraSuisse in conf. da 2 per 100 g
20%
8.45 invece di 10.60 Carne secca dei Grigioni bio Svizzera, per 100 g
30%
2.– invece di 2.90 Formentino bio Ticino, imballato, per 100 g
40%
2.85 invece di 4.80 Patate Amandine Svizzera, imballate, 1,5 kg
Hit
3.50
Ananas Costa Rica, al pezzo
conf. da 2
50%
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1.10 invece di 2.20
1.15 invece di 1.70
Costolette di maiale Svizzera, in conf. da 4 pezzi, per 100 g
20%
2.60 invece di 3.30 Lingua di manzo cotta Quick M-Classic, refrigerata* Germania/Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
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2.10 invece di 2.65 Lingua di manzo affumicata* Paesi Bassi / Svizzera, per 100 g, offerta valida fino all’1.1.2018
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Luganighe prodotte in Ticino, imballate, per 100 g
20%
4.30 invece di 5.40 Costa della schiena di manzo Black Angus Irlanda, al banco a servizio, per 100 g
20% Tutta la polleria fresca Optigal per es. minifiletti di pollo Svizzera, imballati, per 100 g, 2.90 invece di 3.65
25%
4.40 invece di 5.90 Castagne Italia, rete da 500 g
30%
2.30 invece di 3.30 Prosciutto cotto TerraSuisse in conf. da 2 per 100 g
20%
8.45 invece di 10.60 Carne secca dei Grigioni bio Svizzera, per 100 g
30%
2.– invece di 2.90 Formentino bio Ticino, imballato, per 100 g
40%
2.85 invece di 4.80 Patate Amandine Svizzera, imballate, 1,5 kg
Hit
3.50
Ananas Costa Rica, al pezzo
. io rm a p s ri i d à it il ib s s o Ancora più p 20%
Consiglio
Cake alla tirolese, alla finanziera e all’albicocca per es. alla tirolese, 340 g, 2.85 invece di 3.60
20% Tutte le creme Dessert Tradition per es. cioccolato al latte, 175 g, 1.– invece di 1.30
20% Tutti i praliné in scatola e gli Adoro Frey, UTZ (confezioni multiple escluse), per es. praliné Frey Prestige, 250 g, 12.60 invece di 15.80
CALDA, CREMOSA E… CROCCANTE La vellutata di zucca piace perfino ai bambini. Soprattutto questa, arricchita con vaniglia e guarnita con un ricciolo di panna e un gustoso croccante alle nocciole. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.
30%
3.30 invece di 4.90 Cachi Persimon bio Spagna, vaschetta da 700 g
Hit
5.20
Zucca a fette bio Ticino, al kg
33%
2.60 invece di 3.90 Pomodori ramati Svizzera, al kg
Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20% Tutti gli yogurt Excellence per es. alle fragoline di bosco, 150 g, –.75 invece di –.95
30% Filetto di salmone bio, fresco per es. con pelle, d’allevamento, Irlanda/Norvegia, per 100 g, 3.70 invece di 5.40, fino all’11.11
a partire da 3 pezzi
40%
Farina bianca TerraSuisse da 1 kg a partire da 3 pezzi, 40% di riduzione
a partire da 2 confezioni
30%
Tutte le capsule Café Royal, UTZ a partire da 2 confezioni, 30% di riduzione
conf. da 2
20% Barrette di cereali Farmer in conf. da 2 per es. Soft Choc alla mela, 2 x 290 g, 7.20 invece di 9.–
a partire da 2 confezioni
20%
Tutti i tè e le tisane Yogi Tea bio a partire da 2 confezioni, 20% di riduzione
20% Tutti i prodotti natalizi Frey Santa Moments e Yummy per es. miscela festiva Frey Santa Moments, UTZ, 1 kg, 15.80 invece di 19.80
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Consiglio
Cake alla tirolese, alla finanziera e all’albicocca per es. alla tirolese, 340 g, 2.85 invece di 3.60
20% Tutte le creme Dessert Tradition per es. cioccolato al latte, 175 g, 1.– invece di 1.30
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CALDA, CREMOSA E… CROCCANTE La vellutata di zucca piace perfino ai bambini. Soprattutto questa, arricchita con vaniglia e guarnita con un ricciolo di panna e un gustoso croccante alle nocciole. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.
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Hit
5.20
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Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
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a partire da 2 confezioni
30%
Tutte le capsule Café Royal, UTZ a partire da 2 confezioni, 30% di riduzione
conf. da 2
20% Barrette di cereali Farmer in conf. da 2 per es. Soft Choc alla mela, 2 x 290 g, 7.20 invece di 9.–
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20% Tutti i prodotti natalizi Frey Santa Moments e Yummy per es. miscela festiva Frey Santa Moments, UTZ, 1 kg, 15.80 invece di 19.80
conf. da 2
30%
9.95 invece di 14.40 Filets Gourmet à la Provençale Pelican in conf. da 2, MSC surgelati, 2 x 400 g
Jumpy’s alla paprica e Pom Bär in conf. da 2 per es. Jumpy’s alla paprica, 2 x 100 g, 3.65 invece di 4.60
8 per 6
7.80 invece di 10.40 Tutta la Coca-Cola in conf. da 8, 8 x 50 cl per es. classic
50%
30% Involtini primavera J. Bank’s in conf. da 2 surgelati, con verdura o pollo, per es. con verdura, 2 x 6 pezzi, 740 g, 8.95 invece di 12.80
Tutto l’assortimento Migros Topline e Sistema Microwave a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 20.11.2017
conf. da 2
conf. da 2
20%
a partire da 2 pezzi
conf. da 2
33%
20%
3.95 invece di 5.90
Tutte le bevande bio (Alnatura escluse), per es. tè freddo alle erbe delle Alpi svizzere, 1 l, 1.25 invece di 1.60
Spinaci tritati alla panna Farmer’s Best Classics in conf. da 2 surgelati, 2 x 500 g
a partire da 2 pezzi
20%
Tutti i prodotti in tubetto o la senape e la maionese in vasetto Thomy a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione
conf. da 3
20% Tutto l’assortimento Grether’s Pastilles per es. pastiglie senza zucchero in bustina di ricarica, 100 g, 5.80 invece di 7.30, offerta valida fino al 20.11.2017
conf. da 3
30% Tutti i tipi di Aquella in conf. da 6, 6 x 1,5 l per es. verde, 2.30 invece di 3.30
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20% Tutto l’assortimento di lettiere e alimenti per animali M-Classic per es. miscela per uccelli in libertà, 1,2 kg, 1.90 invece di 2.40
15% Detersivo per i piatti Handy in confezioni multiple per es. classic, 3 x 750 ml, 4.55 invece di 5.40, offerta valida fino al 20.11.2017
20% Dischetti di ovatta e bastoncini ovattati Primella in conf. da 3 per es. dischetti di ovatta, 3 x 80 pezzi, 4.55 invece di 5.70, offerta valida fino al 20.11.2017
a partire da 2 confezioni
20%
Tutti i detersivi per capi delicati Yvette a partire da 2 confezioni, 20% di riduzione, offerta valida fino al 20.11.2017
conf. da 2
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Jumpy’s alla paprica e Pom Bär in conf. da 2 per es. Jumpy’s alla paprica, 2 x 100 g, 3.65 invece di 4.60
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conf. da 2
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OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20% Tutto l’assortimento di lettiere e alimenti per animali M-Classic per es. miscela per uccelli in libertà, 1,2 kg, 1.90 invece di 2.40
15% Detersivo per i piatti Handy in confezioni multiple per es. classic, 3 x 750 ml, 4.55 invece di 5.40, offerta valida fino al 20.11.2017
20% Dischetti di ovatta e bastoncini ovattati Primella in conf. da 3 per es. dischetti di ovatta, 3 x 80 pezzi, 4.55 invece di 5.70, offerta valida fino al 20.11.2017
a partire da 2 confezioni
20%
Tutti i detersivi per capi delicati Yvette a partire da 2 confezioni, 20% di riduzione, offerta valida fino al 20.11.2017
Altre offerte. Pesce, carne e pollame
La Pizza in conf. da 2, per es. 4 stagioni, 2 x 420 g, 11.20 invece di 15.– 25% Tutti i succhi freschi bio, per es. succo d’arancia, 750 ml, 2.70 invece di 3.40 20%
Spalletta affumicata, Svizzera, per 100 g, 1.50 invece di 2.20 30% Offerta valida fino al 18.12.2017 * Salsiccette di maiale M-Classic in conf. da 3, Svizzera, 3 x 2 paia, 600 g, 5.90 invece di 11.85 50%
conf. da 2
20% Tutti i prodotti Labello per es. original, 2 pezzi, 2.55 invece di 3.20
conf. da 3
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12.90
Biancheria intima da donna Ellen Amber in conf. da 3 per es. slip a vita bassa, neri, tg. M
20% Prodotti per la cura del viso e del corpo Nivea in conf. da 2 per es. salviettine detergenti rinfrescanti Visage, 2 x 25 pezzi, 6.85 invece di 8.60
24.90
Slip o boxer aderenti da uomo John Adams in conf. da 7 disponibili in diverse misure, assortiti, per es. boxer aderenti, bordeaux, tg. M
Tutte le michette, per es. michetta grande, 90 g, –.65 invece di –.85 20% Pane con 0,7% di sale, 250 g, 1.90 invece di 2.40 20% Pane del trebbiatore bio, 380 g, –.50 di riduzione, 2.90 invece di 3.40
Fiori e piante
Petto di pollo arrotolato Quick M-Classic, Ungheria, per 100 g, 2.55 invece di 3.70 30% Offerta valida fino al 18.12.2017 * Prosciuttino di coscia arrotolato mini TerraSuisse, affumicato, per 100 g, 2.35 invece di 3.40 30% Offerta valida fino al 18.12.2017 * Arrosto di punta di vitello arrotolato, Svizzera, in conf. da ca. 800 g, per 100 g, 2.10 invece di 2.80 25% Prosciutto cotto Puccini, prodotto in Ticino, al banco a servizio, per 100 g, 2.90 invece di 3.65 20%
Tutte le rose di Natale in vaso da 12 cm, il pezzo, 9.90 invece di 13.90 25%
Altri alimenti
20% Collutori Listerine in conf. da 2 per es. protezione per denti e gengive, 2 x 500 ml, 8.30 invece di 10.40
Ananas in conf. da 6, 6 x 140 g, 4.20 invece di 6.30 33% Miele di fiori cristallizzato e liquido, 1 kg, per es. cristallizzato, 8.90 Hit Le Gruyère grattugiato in conf. da 2, 2 x 120 g, 3.65 invece di 4.60 20% Tranci St. Honoré, 2 pezzi, 2 x 48 g, 2.– Hit
Cornetti al burro M-Classic in conf. speciale, surgelati, 24 pezzi, 9.50 invece di 13.60 30% Tutti i tipi di pasta Tradition, TerraSuisse, a partire da 2 confezioni, 1.– di riduzione l’una, per es. tagliatelle, 500 g, 2.95 invece di 3.95 Caotina in conf. da 2, 2 x 1 kg, 21.55 invece di 28.80 25% Aproz in conf. da 8, 8 x 50 cl, Classic e Cristal, per es. Classic, 3.60 invece di 4.80 8 per 6
Tutti i prodotti surgelati bio (Alnatura esclusi), a partire da 2 pezzi 20% Tutte le salse per insalata M-Classic pronte, a partire da 2 pezzi 30%
Tutti i tipi di becchime invernale Happy Bird, per es. semi di girasole, 1 kg, 3.60 invece di 4.50 20%
Novità
20x PUNTI
Articoli di carne fresca in vaschetta di alluminio, entrecôte di manzo, arrosto e carrè d’agnello, per es. entrecôte di manzo, Svizzera, 450 g 19.80 Novità ** Sapone cremoso Hello Sunshine I am, Limited Edition, 300 ml, 2.90 Novità ** Trattamento spray al latte per capelli Nivea, per es. per capelli normali, 200 ml, 6.50 Novità ** Paradise Mascara L’Oréal Paris, 6,4 ml, 23.90 Novità ** Filetto di salmone all’asiatica in vaschetta di alluminio, d’allevamento, Norvegia, 250 g, 9.80 Novità **
Set di bastoncini profumati Migros Fresh, vaso in vetro, 2 mazzetti di bastoncini di legno e 2 bottiglie di deodorante da 100 ml, per es. Apple & Cinnamon, 9.90 Hit ** Stivali invernali da donna, disponibili in diversi colori e numeri, il paio, 44.90 Hit ** Collutori Listerine (confezioni multiple escluse), a partire da 2 pezzi 20% **
Pane e latticini conf. da 2
Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in confezioni multiple, UTZ, 4 x 100 g e 8 x 100 g, per es. Adorables Truffes in conf. da 4, 4 x 100 g, 6.10 invece di 8.80 30%
Near Food/Non Food
Tutte le minirose Fairtrade, mazzo da 20, disponibili in diversi colori, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. arancioni, 10.95 invece di 12.90 15%
Lingua di vitello Quick, cotta, Svizzera / Paesi Bassi, per 100 g, 2.80 invece di 3.50 20% Offerta valida fino al 18.12.2017 *
conf. da 7
Hit
Salmone affumicato bio in conf. speciale, d’allevamento, Norvegia/Irlanda/Scozia, 260 g, 15.80 invece di 23.10 30%
Tutte le barbabietole Anna’s Best e bio, cotte al vapore e intere, per es. barbabietole cotte al vapore, bio, al kg, 3.90 invece di 4.90 20%
Croccantini alle mandorle, Nobilé e Buttersnack Créa d’Or in conf. da 3, per es. croccantini alle mandorle, 3 x 100 g, 7.60 invece di 11.40 33%
Contenitori Avanti Rotho in conf. da 3, per es. A3, 35.60 invece di 53.40 33% ** Tutto l’assortimento di prodotti per la cura delle mani (prodotti Bellena, confezioni multiple e confezioni da viaggio esclusi), per es. balsamo per mani e unghie I am, 100 ml, 2.20 invece di 2.80 20% **
Carré d’agnello con rosmarino in vaschetta di alluminio, Nuova Zelanda / Australia, per 100 g, 5.90 Novità ** Arrosto in vaschetta di alluminio, Svizzera, 600 g, 15.90 Novità ** Yogurt Farmer, Limited Edition, 225 g, per es. quinoa-chia-berry, 2.– Novità ** Falafel Mix Anna’s Best Vegi, 192 g, 5.90 Novità ** Pasta Anna’s Best, Limited Edition, Blanche e Noire, 500 g, per es. pasta Blanche con pezzetti di caramello, 3.80 Novità ** Cornetto Ragusa, 93 g, 2.10 Novità **
50%
149.50 invece di 299.– Tablet Iconia One 10 Acer schermo IPS da 10", 16 GB di memoria, slot per microSD (128 GB), Android
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5.–
Appendiabiti in conf. da 12 bianchi o neri, per es. neri
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2.2017 31.10.– 4.1
Cestelli e detergenti Hygo WC in conf. da 2 per es. Fresh Flower, 2 x 750 ml, 4.95 invece di 6.20
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Lo sconto Cumulus è valido dal 31.10 al 4.12.2017 in tutte le filiali Micasa e Do it + Garden Migros con assortimento di lampade presentando la carta Cumulus e nello shop online indicando il numero Cumulus. TRA incl., tubi fluorescenti e lampadine esclusi. Lo sconto è valido solo per le nuove ordinazioni.
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. **Offerta valida fino al 20.11 Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 7.11 AL 13.11.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Altre offerte. Pesce, carne e pollame
La Pizza in conf. da 2, per es. 4 stagioni, 2 x 420 g, 11.20 invece di 15.– 25% Tutti i succhi freschi bio, per es. succo d’arancia, 750 ml, 2.70 invece di 3.40 20%
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Biancheria intima da donna Ellen Amber in conf. da 3 per es. slip a vita bassa, neri, tg. M
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Fiori e piante
Petto di pollo arrotolato Quick M-Classic, Ungheria, per 100 g, 2.55 invece di 3.70 30% Offerta valida fino al 18.12.2017 * Prosciuttino di coscia arrotolato mini TerraSuisse, affumicato, per 100 g, 2.35 invece di 3.40 30% Offerta valida fino al 18.12.2017 * Arrosto di punta di vitello arrotolato, Svizzera, in conf. da ca. 800 g, per 100 g, 2.10 invece di 2.80 25% Prosciutto cotto Puccini, prodotto in Ticino, al banco a servizio, per 100 g, 2.90 invece di 3.65 20%
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Altri alimenti
20% Collutori Listerine in conf. da 2 per es. protezione per denti e gengive, 2 x 500 ml, 8.30 invece di 10.40
Ananas in conf. da 6, 6 x 140 g, 4.20 invece di 6.30 33% Miele di fiori cristallizzato e liquido, 1 kg, per es. cristallizzato, 8.90 Hit Le Gruyère grattugiato in conf. da 2, 2 x 120 g, 3.65 invece di 4.60 20% Tranci St. Honoré, 2 pezzi, 2 x 48 g, 2.– Hit
Cornetti al burro M-Classic in conf. speciale, surgelati, 24 pezzi, 9.50 invece di 13.60 30% Tutti i tipi di pasta Tradition, TerraSuisse, a partire da 2 confezioni, 1.– di riduzione l’una, per es. tagliatelle, 500 g, 2.95 invece di 3.95 Caotina in conf. da 2, 2 x 1 kg, 21.55 invece di 28.80 25% Aproz in conf. da 8, 8 x 50 cl, Classic e Cristal, per es. Classic, 3.60 invece di 4.80 8 per 6
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Novità
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Articoli di carne fresca in vaschetta di alluminio, entrecôte di manzo, arrosto e carrè d’agnello, per es. entrecôte di manzo, Svizzera, 450 g 19.80 Novità ** Sapone cremoso Hello Sunshine I am, Limited Edition, 300 ml, 2.90 Novità ** Trattamento spray al latte per capelli Nivea, per es. per capelli normali, 200 ml, 6.50 Novità ** Paradise Mascara L’Oréal Paris, 6,4 ml, 23.90 Novità ** Filetto di salmone all’asiatica in vaschetta di alluminio, d’allevamento, Norvegia, 250 g, 9.80 Novità **
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Pane e latticini conf. da 2
Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in confezioni multiple, UTZ, 4 x 100 g e 8 x 100 g, per es. Adorables Truffes in conf. da 4, 4 x 100 g, 6.10 invece di 8.80 30%
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Tutte le minirose Fairtrade, mazzo da 20, disponibili in diversi colori, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. arancioni, 10.95 invece di 12.90 15%
Lingua di vitello Quick, cotta, Svizzera / Paesi Bassi, per 100 g, 2.80 invece di 3.50 20% Offerta valida fino al 18.12.2017 *
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Salmone affumicato bio in conf. speciale, d’allevamento, Norvegia/Irlanda/Scozia, 260 g, 15.80 invece di 23.10 30%
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Croccantini alle mandorle, Nobilé e Buttersnack Créa d’Or in conf. da 3, per es. croccantini alle mandorle, 3 x 100 g, 7.60 invece di 11.40 33%
Contenitori Avanti Rotho in conf. da 3, per es. A3, 35.60 invece di 53.40 33% ** Tutto l’assortimento di prodotti per la cura delle mani (prodotti Bellena, confezioni multiple e confezioni da viaggio esclusi), per es. balsamo per mani e unghie I am, 100 ml, 2.20 invece di 2.80 20% **
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conf. da 12
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Appendiabiti in conf. da 12 bianchi o neri, per es. neri
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Cestelli e detergenti Hygo WC in conf. da 2 per es. Fresh Flower, 2 x 750 ml, 4.95 invece di 6.20
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
Migros Bio Cotton
Una calza a regola d’arte
Il cotone biologico usato per le calze di bambini e neonati della Migros proviene da coltivazione sostenibile ed è lavorato secondo gli standard «eco». Affinché ogni stagione abbia la sua gamma di articoli, c’è bisogno di una programmazione accurata. Denise Eugster, responsabile per le merci destinate a bambini e neonati, ci spiega come si crea una nuova collezione
Foto Christian Dietrich; Styling Mirjam Käser; Illustrazioni Illu Müller
Testo Heidi Bacchilega; Foto Paolo Dutto
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
In questi giorni nei negozi si vendono le prime calze invernali e già la produzione della collezione primavera-estate 2018 è in pieno svolgimento. «Lo sviluppo di una nuova linea inizia nove mesi prima con l’analisi delle tendenze», spiega Denise Eugster, manager del settore calze per bambini e neonati della Federazione delle cooperative Migros. È lei che si occupa di selezionare lo stile e i colori che vanno per la maggiore, oltre agli animaletti, ai personaggi e ai motivi che saranno stampati sui tessuti: «Prendo ispirazione dai fornitori, da Internet o dalla strada». Denise Eugster deve avere una buona sensibilità per le prossime tendenze e i desideri dei clienti, ma deve anche conoscere con esattezza le cifre di vendita, nonché i successi e i fiaschi degli ultimi assortimenti.
1 Il team confronta i colori del campionario di calze con il catalogo dei colori Pantone.
Bambini con piedi sani
2 L’assistente Daniela Egger (28 anni) verifica che la forma delle calze corrisponda a un determinato modello. Poi dà il via libera.
Camminare a piedi nudi fa bene ai bambini, perché rinforza la muscolatura ed esercita la percezione. In casa le calze antiscivolo sono una buona alternativa alle scarpe e come queste non dovrebbero stringere il piede.
Scelta dei fornitori, campionario e ordini Assieme al suo gruppo di collaboratori, Denise Eugster stila un mandato per i produttori, con le specifiche degli articoli, come il colore, il design, la composizione e la quantità. «Nel comparto del cotone lavoriamo con produttori che conosciamo e visitiamo personalmente», afferma Eugster. Per la produzione delle calze Bio si usa solo cotone coltivato secondo le severe prescrizioni dell’agricoltura biologica. Una volta concluse positivamente le trattative sul prezzo, Eugster e il suo team ricevono i primi campioni. «Ne verifichiamo la taglia, il colore e la qualità». Se tutto coincide, inizia la produzione. In tempo affinché le nuove calze per bambini Bio Cotton arrivino sugli scaffali per l’inizio della stagione.
3 La specialista Romy Dompert (38 anni) discute con Denise Eugster la posizione sugli scaffali dei negozi.
Migros Bio Cotton Calze per maschietti confezione tripla Fr. 8.90
Migros Bio Cotton Calze per bambine confezione tripla Fr. 8.90
1
Migros Bio Cotton Baby Calze antiscivolo per bambine due pezzi Fr. 13.–
Migros Bio Cotton Baby Calze antiscivolo unisex due pezzi Fr. 6.90
2
Il programma eco della Migros garantisce che gli articoli tessili siano prodotti in modo assolutamente ecologico, socialmente sostenibile e tracciabile.
Migros Bio Cotton Calze per bambine confezione tripla Fr. 8.90
I tessuti Migros Bio Cotton sono prodotti con cotone di produzione biologica certificata e sono lavorati secondo le direttive eco.
Parte di Denise Eugster (36 anni) nel suo ufficio della Limmatplatz a Zurigo.
3
Migros Bio Cotton Baby Calze per bebè pacco da quattro Fr. 9.80
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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
In questi giorni nei negozi si vendono le prime calze invernali e già la produzione della collezione primavera-estate 2018 è in pieno svolgimento. «Lo sviluppo di una nuova linea inizia nove mesi prima con l’analisi delle tendenze», spiega Denise Eugster, manager del settore calze per bambini e neonati della Federazione delle cooperative Migros. È lei che si occupa di selezionare lo stile e i colori che vanno per la maggiore, oltre agli animaletti, ai personaggi e ai motivi che saranno stampati sui tessuti: «Prendo ispirazione dai fornitori, da Internet o dalla strada». Denise Eugster deve avere una buona sensibilità per le prossime tendenze e i desideri dei clienti, ma deve anche conoscere con esattezza le cifre di vendita, nonché i successi e i fiaschi degli ultimi assortimenti.
1 Il team confronta i colori del campionario di calze con il catalogo dei colori Pantone.
Bambini con piedi sani
2 L’assistente Daniela Egger (28 anni) verifica che la forma delle calze corrisponda a un determinato modello. Poi dà il via libera.
Camminare a piedi nudi fa bene ai bambini, perché rinforza la muscolatura ed esercita la percezione. In casa le calze antiscivolo sono una buona alternativa alle scarpe e come queste non dovrebbero stringere il piede.
Scelta dei fornitori, campionario e ordini Assieme al suo gruppo di collaboratori, Denise Eugster stila un mandato per i produttori, con le specifiche degli articoli, come il colore, il design, la composizione e la quantità. «Nel comparto del cotone lavoriamo con produttori che conosciamo e visitiamo personalmente», afferma Eugster. Per la produzione delle calze Bio si usa solo cotone coltivato secondo le severe prescrizioni dell’agricoltura biologica. Una volta concluse positivamente le trattative sul prezzo, Eugster e il suo team ricevono i primi campioni. «Ne verifichiamo la taglia, il colore e la qualità». Se tutto coincide, inizia la produzione. In tempo affinché le nuove calze per bambini Bio Cotton arrivino sugli scaffali per l’inizio della stagione.
3 La specialista Romy Dompert (38 anni) discute con Denise Eugster la posizione sugli scaffali dei negozi.
Migros Bio Cotton Calze per maschietti confezione tripla Fr. 8.90
Migros Bio Cotton Calze per bambine confezione tripla Fr. 8.90
1
Migros Bio Cotton Baby Calze antiscivolo per bambine due pezzi Fr. 13.–
Migros Bio Cotton Baby Calze antiscivolo unisex due pezzi Fr. 6.90
2
Il programma eco della Migros garantisce che gli articoli tessili siano prodotti in modo assolutamente ecologico, socialmente sostenibile e tracciabile.
Migros Bio Cotton Calze per bambine confezione tripla Fr. 8.90
I tessuti Migros Bio Cotton sono prodotti con cotone di produzione biologica certificata e sono lavorati secondo le direttive eco.
Parte di Denise Eugster (36 anni) nel suo ufficio della Limmatplatz a Zurigo.
3
Migros Bio Cotton Baby Calze per bebè pacco da quattro Fr. 9.80
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Idee e acquisti per la settimana
aha!
Lavare e pulire prendendosi cura della pelle Sono quattro i prodotti ecologici per la pulizia, ora proposti con il marchio «aha!». Particolarmente indicati per le pelli sensibili, tendenti alle allergie, sono ecologici e al 99 percento biodegradabili Testo Angela Obrist; Foto Yves Roth
Patrick Achermann
«Lo sviluppo dei prodotti è stato molto impegnativo»
Il detergente agisce con forza contro il grasso e pulisce a fondo stoviglie e bicchieri anche usando acqua fredda. È prodotto con materie prime rinnovabili. Migros Plus aha! Sensitive Detergente per stoviglie 750 ml Fr. 3.60
Azione 20X Punti Cumulus su tutti i prodotti Migros Plus della linea aha! sensitive fino al 13 novembre
Patrick Achermann è chimico presso il Reparto ricerca e sviluppo di Mibelle Group.
Cosa contraddistingue i prodotti «aha!» sensitive di Migros Plus? Così come i cibi e altri prodotti di uso quotidiani, anche i detersiti e i detergenti possono scatenare reazioni allergiche alle persone con pelle sensibile. I quattro prodotti Migros Plus contrassegnati dal marchio «aha!» sono particolarmente adatti per le persone che hanno la pelle sensibile o con tendenza alle allergie. Cosa significa concretamente? Le ricette dei prodotti sono prive di ingredienti critici che possono causare allergie. Come tutti i prodotti Migros Plus hanno anche una composizione rispettosa dell’ambiente e sono efficaci nella rimozione dello sporco. Nello sviluppo dei prodotti di cosa avete tenuto conto lei e il suo team? I prodotti con il marchio «aha!» sono stati sviluppati secondo le dettagliate linee direttive del Centro Allergie Svizzera. Durante lo sviluppo siamo stati in contatto con il Centro Allergie Svizzera per assicurarci di attuare correttamente le prescrizioni vincolanti e che i quattro prodotti risultassero già dall’inizio fabbricati in conformità al marchio, così da poter essere commercializzati con successo.
Il marchio aha! contraddistingue detergenti e detersivi adatti a persone con pelli delicate e problemi di allergie.
Consiglio iMpuls
L’ammorbidente è stato appositamente sviluppato per chi soffre di allergie e ha la pelle sensibile. Conferisce al bucato una piacevole fragranza di lavanda. Materie prime rinnovabili si prendono cura e proteggono le fibre tessili e fanno in modo che la biancheria risulti gradevolmente morbida. Migros Plus aha! Sensitive Ammorbidente 1,5 l Fr. 6.50
Cosa fare in caso di allergia ai detergenti? Il detersivo universale è prodotto con materie prime rinnovabili ed è delicato con le pelli sensibili. È adatto per il bucato di capi colorati, bianchi e delicati e non contiene né candeggina né sbiancanti ottici. Migros Plus aha! Sensitive Detersivo universale 1,5 l Fr. 13.50
Il detergente universale contiene sapone naturale di oliva. Con la sua formulazione delicata e nel contempo efficace, è adatto per rimuovere lo sporco da tutte le superfici lavabili, come le piastrelle del bagno o le superfici cromate in cucina.
Alcuni hanno un’«allergia» alle pulizie. Altri puliscono volentieri, ma sono allergici ai prodotti detergenti. Di cosa si tratta? Scopri di più su: www.migros-impuls.ch
Migros Plus aha! Sensitive Detergente universale 1 l Fr. 3.60
iMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
Quali ulteriori passi sono stati necessari per la certificazione con il marchio «aha!»? La certificazione è stata estremamente impegnativa, poiché i prodotti hanno dovuto essere sottoposti ad un approfondito processo di verifica. Abbiamo per esempio dovuto presentare le ricette dettagliate al Centro Allergia Svizzera. Quali sono le esigenze particolari di cui tener conto durante la produzione? Per l’impianto di produzione abbiamo elaborato uno speciale processo di pulizia. Ciò impedisce che potenziali allergeni di altri processi di produzione giungano nei detergenti. Al termine del processo di produzione, inoltre, vengono prelevati campioni dei prodotti che vengono poi testati da un laboratorio di analisi indipendente ed esterno. Al momento in cui tutti i test hanno dato esito positivo, i quattro prodotti Migros Plus hanno quindi potuto essere certificati.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 6 novembre 2017 • N. 45
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Idee e acquisti per la settimana
aha!
Lavare e pulire prendendosi cura della pelle Sono quattro i prodotti ecologici per la pulizia, ora proposti con il marchio «aha!». Particolarmente indicati per le pelli sensibili, tendenti alle allergie, sono ecologici e al 99 percento biodegradabili Testo Angela Obrist; Foto Yves Roth
Patrick Achermann
«Lo sviluppo dei prodotti è stato molto impegnativo»
Il detergente agisce con forza contro il grasso e pulisce a fondo stoviglie e bicchieri anche usando acqua fredda. È prodotto con materie prime rinnovabili. Migros Plus aha! Sensitive Detergente per stoviglie 750 ml Fr. 3.60
Azione 20X Punti Cumulus su tutti i prodotti Migros Plus della linea aha! sensitive fino al 13 novembre
Patrick Achermann è chimico presso il Reparto ricerca e sviluppo di Mibelle Group.
Cosa contraddistingue i prodotti «aha!» sensitive di Migros Plus? Così come i cibi e altri prodotti di uso quotidiani, anche i detersiti e i detergenti possono scatenare reazioni allergiche alle persone con pelle sensibile. I quattro prodotti Migros Plus contrassegnati dal marchio «aha!» sono particolarmente adatti per le persone che hanno la pelle sensibile o con tendenza alle allergie. Cosa significa concretamente? Le ricette dei prodotti sono prive di ingredienti critici che possono causare allergie. Come tutti i prodotti Migros Plus hanno anche una composizione rispettosa dell’ambiente e sono efficaci nella rimozione dello sporco. Nello sviluppo dei prodotti di cosa avete tenuto conto lei e il suo team? I prodotti con il marchio «aha!» sono stati sviluppati secondo le dettagliate linee direttive del Centro Allergie Svizzera. Durante lo sviluppo siamo stati in contatto con il Centro Allergie Svizzera per assicurarci di attuare correttamente le prescrizioni vincolanti e che i quattro prodotti risultassero già dall’inizio fabbricati in conformità al marchio, così da poter essere commercializzati con successo.
Il marchio aha! contraddistingue detergenti e detersivi adatti a persone con pelli delicate e problemi di allergie.
Consiglio iMpuls
L’ammorbidente è stato appositamente sviluppato per chi soffre di allergie e ha la pelle sensibile. Conferisce al bucato una piacevole fragranza di lavanda. Materie prime rinnovabili si prendono cura e proteggono le fibre tessili e fanno in modo che la biancheria risulti gradevolmente morbida. Migros Plus aha! Sensitive Ammorbidente 1,5 l Fr. 6.50
Cosa fare in caso di allergia ai detergenti? Il detersivo universale è prodotto con materie prime rinnovabili ed è delicato con le pelli sensibili. È adatto per il bucato di capi colorati, bianchi e delicati e non contiene né candeggina né sbiancanti ottici. Migros Plus aha! Sensitive Detersivo universale 1,5 l Fr. 13.50
Il detergente universale contiene sapone naturale di oliva. Con la sua formulazione delicata e nel contempo efficace, è adatto per rimuovere lo sporco da tutte le superfici lavabili, come le piastrelle del bagno o le superfici cromate in cucina.
Alcuni hanno un’«allergia» alle pulizie. Altri puliscono volentieri, ma sono allergici ai prodotti detergenti. Di cosa si tratta? Scopri di più su: www.migros-impuls.ch
Migros Plus aha! Sensitive Detergente universale 1 l Fr. 3.60
iMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
Quali ulteriori passi sono stati necessari per la certificazione con il marchio «aha!»? La certificazione è stata estremamente impegnativa, poiché i prodotti hanno dovuto essere sottoposti ad un approfondito processo di verifica. Abbiamo per esempio dovuto presentare le ricette dettagliate al Centro Allergia Svizzera. Quali sono le esigenze particolari di cui tener conto durante la produzione? Per l’impianto di produzione abbiamo elaborato uno speciale processo di pulizia. Ciò impedisce che potenziali allergeni di altri processi di produzione giungano nei detergenti. Al termine del processo di produzione, inoltre, vengono prelevati campioni dei prodotti che vengono poi testati da un laboratorio di analisi indipendente ed esterno. Al momento in cui tutti i test hanno dato esito positivo, i quattro prodotti Migros Plus hanno quindi potuto essere certificati.
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Idee e acquisti per la settimana
Informazioni utili
La consapevolezza che allevia lo stress
Combattere lo stress
Lasciati andare, rilassati
Lo stress ha varie cause e lo si incontra spesso nel corso della giornata. Ma esistono vari modi per resistere alla sua pressione. A promuovere il rilassamento possono servire bagni profumati, massaggi o anche solo una buona tazza di tè Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Yves Roth
La percezione dello stress è molto diversa da persona a persona. Si tratta di un fenomeno mentale, chiaramente collegato con il pensiero. Pratiche di controllo interiore, come meditazione e mindfulness, sono metodi efficaci riconosciuti contro lo stress.
Il bagno profumato contiene gli oli eterici di Patchouli ed estratto di legno di Sandalo. Sprigionano la loro proprietà benefica nell’acqua calda e aumentano l’effetto rilassante di un bel bagno. Kneipp Olio da bagno Rilassamento profondo 100 ml Fr. 7.90
I fiori di Bach, con un procedimento accurato, sono elaborati in caramelle di glucosio. Oltre a questo sono aromatizzati con i sapori naturali di Cassis (tratto dal concentrato di succo), Ribes e con molta Vitamina C.
Le caramelle contengono una miscela scelta di fiori di Bach, oltre a Vitamina B5 e zinco. All’aroma di lampone e limone.
MBSR 8- Corso settimanale «Mindfulness Based Stress Reduction», in breve MBSR, è un metodo olistico, scientificamente fondato, che insegna esercizi semplici e pratici per contrastare lo stress. Di recente anche la Scuola Club Migros ne offre dei corsi a livello nazionale. Vi si apprendono tecniche per la consapevolezza e per una gestione quotidiana dello stress in varie situazioni quotidiane. Ne conseguono un aumento nella capacità di equilibrio interiore, un senso di benessere, la resistenza alle tensioni e una chiarezza interiore. Gli effetti positivi sulla salute psicologica e fisica sono evidenti. www.scuola-club.ch/MBSR
Edis Caramelle al destrosio 75 g* Fr. 8.90
Edis Pastiglie ai fiori di Bach Studio & Esami 50 g* Fr. 5.90
Il tè di fiori d’arancio è uno dei preferiti come bevanda serale: il suo piacevole profumo è il migliore invito a una notte tranquilla. Klostergarten Tè di fiori d’arancio 20 bustine, 24 g* Fr. 1.80 Azione da 2 pezzi 20% di sconto** dal 21 al 27 novembre
iMpuls consiglio
Burnout in arrivo? Sul sito di «iMpuls» un test di autovalutazione con cui puoi calcolare semplicemente qual è il tuo rischio di burn-out. Fai il test su: www.migros-impuls.ch/it/burnout
Il minimassaggiatore vibrante, con tre testine illuminate, procura un piacevole rilassamento. Particolarmente adatto per spalle, nuca, braccia e gambe. Grazie alla sua dimensione ridotta può essere facilmente portato con sé dappertutto. *Nelle maggiori filiali **Sono esclusi dalle offerte tutti gli articoli M-Budget e quelli a prezzo ridotto
Beurer Apparecchio per massaggi Fr. 19.80 Da Melectronics
iMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
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La consapevolezza che allevia lo stress
Combattere lo stress
Lasciati andare, rilassati
Lo stress ha varie cause e lo si incontra spesso nel corso della giornata. Ma esistono vari modi per resistere alla sua pressione. A promuovere il rilassamento possono servire bagni profumati, massaggi o anche solo una buona tazza di tè Testo Jacqueline Vinzelberg; Foto Yves Roth
La percezione dello stress è molto diversa da persona a persona. Si tratta di un fenomeno mentale, chiaramente collegato con il pensiero. Pratiche di controllo interiore, come meditazione e mindfulness, sono metodi efficaci riconosciuti contro lo stress.
Il bagno profumato contiene gli oli eterici di Patchouli ed estratto di legno di Sandalo. Sprigionano la loro proprietà benefica nell’acqua calda e aumentano l’effetto rilassante di un bel bagno. Kneipp Olio da bagno Rilassamento profondo 100 ml Fr. 7.90
I fiori di Bach, con un procedimento accurato, sono elaborati in caramelle di glucosio. Oltre a questo sono aromatizzati con i sapori naturali di Cassis (tratto dal concentrato di succo), Ribes e con molta Vitamina C.
Le caramelle contengono una miscela scelta di fiori di Bach, oltre a Vitamina B5 e zinco. All’aroma di lampone e limone.
MBSR 8- Corso settimanale «Mindfulness Based Stress Reduction», in breve MBSR, è un metodo olistico, scientificamente fondato, che insegna esercizi semplici e pratici per contrastare lo stress. Di recente anche la Scuola Club Migros ne offre dei corsi a livello nazionale. Vi si apprendono tecniche per la consapevolezza e per una gestione quotidiana dello stress in varie situazioni quotidiane. Ne conseguono un aumento nella capacità di equilibrio interiore, un senso di benessere, la resistenza alle tensioni e una chiarezza interiore. Gli effetti positivi sulla salute psicologica e fisica sono evidenti. www.scuola-club.ch/MBSR
Edis Caramelle al destrosio 75 g* Fr. 8.90
Edis Pastiglie ai fiori di Bach Studio & Esami 50 g* Fr. 5.90
Il tè di fiori d’arancio è uno dei preferiti come bevanda serale: il suo piacevole profumo è il migliore invito a una notte tranquilla. Klostergarten Tè di fiori d’arancio 20 bustine, 24 g* Fr. 1.80 Azione da 2 pezzi 20% di sconto** dal 21 al 27 novembre
iMpuls consiglio
Burnout in arrivo? Sul sito di «iMpuls» un test di autovalutazione con cui puoi calcolare semplicemente qual è il tuo rischio di burn-out. Fai il test su: www.migros-impuls.ch/it/burnout
Il minimassaggiatore vibrante, con tre testine illuminate, procura un piacevole rilassamento. Particolarmente adatto per spalle, nuca, braccia e gambe. Grazie alla sua dimensione ridotta può essere facilmente portato con sé dappertutto. *Nelle maggiori filiali **Sono esclusi dalle offerte tutti gli articoli M-Budget e quelli a prezzo ridotto
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iMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
La natura sa cosa fa bene.
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15.80 invece di 23.10 Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Norvegia/Irlanda/Scozia, 260 g
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8.45 invece di 10.60 Carne secca dei Grigioni bio Svizzera, per 100 g
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a partire da 2 pezzi
Hit
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Idee e acquisti per la settimana
You
Frullati variopinti
Non è più necessario dedicare tempo a preparare, pelare e spezzettare: con le miscele congelate della «You» in un attimo si possono frullare rinfrescanti smoothie
Azione 20X Punti Cumulus su tutti gli Smoothie You fino al 13 novembre
iMpuls-Consiglio di lettura
Concentrato di vitamine con gli smoothie Non c’è praticamente nulla che non possa essere trasformato in uno smoothie. Per chi non dispone di un potente frullatore per smoothie o non ha tempo per preparare il necessario, è sufficiente un frullatore a immersione e le quattro varietà congelate di miscele per smoothie Blue, Yellow, Red e Green della linea «You». Ogni confezione contiene due porzioni, al 100 percento a base di bacche così come di pezzetti di frutta o verdura. Gli smoothie non contengono altri ingredienti.
A piacimento possono essere frullati con acqua, yogurt o latte di mandola o soja. Sulle confezioni sono riportate proposte di preparazione. Due le varietà bio, Blue e Green, che contengono lamponi, mirtilli selvatici e fragole selvatiche, rispettivamente mela, finocchio, avocado, spinaci e limone. La varietà Yellow è a base di bacche di Goji, mango e ananas. Lamponi, pesche e fragole fanno rivivere l’estate nella varietà Red.
You Smoothie Blue Bio 2 x 250 g Fr. 6.90
You Smoothie Yellow Bio 2 x 250 g Fr. 4.90
You Smoothie Red Bio 2 x 250 g Fr. 4.90
You Smoothie Green Bio 2 x 250 g Fr. 6.90
Anche congelati, i frutti e le verdure sono fonti ideali di vitamine. In poco tempo possono essere trasformati in smoothie. Puoi scoprire come fare su: www.migros-impuls.ch
IMpuls è la nuova iniziativa della Migros in favore della salute.
TI ASPETTIAMO! MELANO MAGGIA SEMENTINA RADIO Sabato 11 novembre
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su tutto* l’assortimento dei supermercati Migros Melano, Maggia, Radio e Sementina. * Ad eccezione di un numero ridotto di prodotti e delle prestazioni di servizio.
ANIMAZIONI Clown con palloncini in omaggio per tutti i bambini Fino alle ore 10.00, colazione offerta Dalle ore 15.30, merenda offerta