Azione 50 dell'11 dicembre 2017

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 11 dicembre 2017

Azione 50 M sho alle pa pping gine 4 1-49 / 6469

Società e Territorio Intervista a Lisa Feldman Barrett su come il cervello costruisce le emozioni

Ambiente e Benessere L’importanza di nutrire al seno va insegnata seguendo l’invito dell’OMS che, per la settimana mondiale dell’allattamento materno, quest’anno ha scelto il motto: «L’allattamento – un tema per tutti»

Politica e Economia Come e perché il flusso dei migranti dall’Africa all’Europa è diminuito nel 2017

Cultura e Spettacoli Finalmente è uscita anche in italiano l’autobiografia del celebre comico Harpo Marx

pagina 13

pagina 3

pagina 21

Gerusalemme, vaso di Pandora

Quando la moda divenne arte

di Peter Schiesser

di Alessia Brughera

pagina 33

Enrico Gallerie d’Arte Milano

Ciò che nessun presidente statunitense ha osato fare prima di lui, Donald Trump l’ha fatto: riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e annunciare di volervi insediare l’ambasciata americana, oggi situata a Tel Aviv. Per essere chiari: è la mossa più esplosiva che potesse compiere nel contesto del conflitto fra palestinesi e israeliani, ma anche fra arabi e israeliani, poiché Gerusalemme (Est) è ambita quale capitale di un futuro Stato palestinese sovrano ma è pure, con la Moschea al Aqsa, il terzo luogo più santo dell’Islam. Perché l’ha fatto? Per mantenere una promessa elettorale fatta a cerchie ebraiche americane (viene da più parti citato il re dei casinò Sheldon Adelson, che finanziò la campagna presidenziale di Trump con 25 milioni di dollari) e a gruppi evangelici – così se lo spiegano alcuni commentatori. Ma nessuno riesce a capirne il senso, poiché così facendo Trump si isola totalmente dalla comunità internazionale, anche dagli alleati europei, generando una situazione pericolosa. Gerusalemme è un luogo emotivamente e simbolicamente fra i più carichi al mondo. Nel settembre del 2000 una «innocua» passeggiata dell’allora capo del Likud (all’opposizione) Ariel Sharon sulla Spianata delle moschee fu la scintilla che accese la seconda Intifada, che costò la vita a 3000 palestinesi ma anche a 1000 israeliani. Che cosa pensare? Donald Trump ha voluto assicurare il presidente dell’autonomia palestinese Mahmud Abbas che gli Stati Uniti continueranno a difendere gli interessi dei palestinesi e lo ha invitato alla Casa Bianca (invito declinato): è feroce cinismo o ignoranza della realtà? Perché una cosa è certa: il danno al processo di pace è enorme, nessun palestinese potrà mai accettare che Gerusalemme sia tutta israeliana; e gli estremisti arabi potranno scagliarsi con rinnovato slancio contro gli Stati Uniti. Gerusalemme è sotto controllo israeliano da 50 anni, dalla Guerra dei sei giorni. Ma secondo il diritto internazionale si tratta di un territorio occupato, l’annessione unilaterale di Gerusalemme Est non viene riconosciuta dalla comunità internazionale né dagli Stati Uniti. Motivo per cui, dal 1995, ossia da quando il Congresso americano ha approvato una legge in cui impone al presidente di spostare l’ambasciata a Gerusalemme, Clinton, Bush e Obama hanno firmato ogni sei mesi un decreto di rinvio. Lo ha fatto anche Trump, poco dopo essere entrato in carica, e lo farà ancora almeno una volta, per avere il tempo di dare avvio alla procedura di spostamento dell’ambasciata, processo che a detta di fonti governative durerà alcuni anni (3 o 4, si legge). Ma se anche lo spostamento dell’ambasciata non è «fisicamente» previsto per domani, la sola intenzione pesa come un macigno. Muore così, ancora prima di cominciare, il processo di pace che nell’Amministrazione Trump era stato affidato al genero del presidente, Jared Kushner, fra i consiglieri più stretti e marito di origine ebraica della figlia prediletta, Ivanka? Oppure Trump, dietro al suo agire all’apparenza irrazionale, ha un’agenda politica lucida? Pochi giorni prima dell’annuncio era stata pubblicata dal «New York Times» un’altra notizia sconcertante e preoccupante: il mese scorso, l’erede al trono saudita e uomo forte del regno, principe Mohammed bin Salman, ha convocato a Riad il presidente palestinese Mahmud Abbas per tentare di imporgli un «piano di pace» che più penalizzante di così non si può: uno Stato palestinese discontinuo (ossia disseminato delle attuali colonie ebraiche in Cisgiordania), nessun diritto al ritorno dei profughi palestinesi (fuggiti in occasione della nascita di Israele), capitale ad Abu Dis, un sobborgo di Gerusalemme Est – in caso di assenso lo avrebbero ricoperto di oro, in caso di rifiuto l’Arabia Saudita si sarebbe adoperata per scalzare Abbas dalla presidenza dell’Autonomia palestinese. Il piano ha fatto infuriare Abbas, ma impensierire anche molti attori mediorientali ed europei. Le prossime settimane e i prossimi mesi aiuteranno a capire meglio i contorni e le conseguenze di questo dirompente annuncio del presidente americano. Se c’è un fondamento logico, un piano concreto, una visione per il futuro assetto dei rapporti di Israele con i suoi vicini. Recentemente si era notato un progressivo avvicinamento tra Tel Aviv e Riad, che a sua volta ha stretto ottimi rapporti con l’America di Trump, dopo la freddezza reciproca che ha caratterizzato il secondo mandato di Barack Obama, ma Gerusalemme capitale di Israele è qualcosa difficile da digerire anche per l’Arabia Saudita (pure re Salman ha messo in guardia Trump, inutilmente). Sarà soprattutto importante vedere come reagiranno i palestinesi, fra le cui fila da oltre un anno è in corso una strisciante terza Intifada, caratterizzata da attacchi contro comuni cittadini israeliani, con il coltello o lanciandosi in auto sulla folla. La domanda di fondo è e resta: tutto questo aumenterà o diminuirà la sicurezza, rispettivamente la vulnerabilità dello Stato ebraico?

pagina 38


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Azione 50 dell'11 dicembre 2017 by Azione, Settimanale di Migros Ticino - Issuu