Al Caffè dei genitori si riflette su come aiutare i figli ad avere il giusto atteggiamento nello sport
Ci si può fidare di chi ha cacciato
Assad? Al Jolani ha salvato la Siria oppure è il precursore del caos?
ATTUALITÀ Pagina 13
La Genova dei ticinesi
Nella vita dell’istrionico comico
Jerry Lewis non ci furono solo luci, ma non poche zone d’ombra
CULTURA Pagina 21
Il tennis che verrà: tra Sinner e Alcaraz manca solo un grandissimo terzo incomodo
TEMPO LIBERO Pagina 39
Vatti a fidare del signor Algoritmo
Carlo Silini
Quando portavamo i calzoni corti erano i genitori, i nonni, i capi scout, i parroci all’oratorio o gli allenatori delle squadrette di calcio e delle associazioni sportive dove crescevamo a decretare il valore del nostro comportamento Soprattutto era la scuola, che quantificava col verdetto delle note l’entità della nostra «bravura» non solo nei campi dello scibile, ma anche della nostra capacità di stare al mondo Oggi lo fanno le app Abbandonate da un pezzo infanzia e adolescenza, abbiamo trasferito dentro i telefonini la voce inflessibile della coscienza, il «super ego» che ci premia o ci sgrida, direbbe Freud, ovvero «l’istanza psichica la cui funzione è sorvegliare l’Io, impartirgli degli ordini, dirigerlo e minacciarlo di punizione» Pensate alle applicazioni contapassi Sei tu, quando fissi le impostazioni, a porre i criteri di giudizio sul tuo fare: 5 mila, 7 mila, 10 mila passi al giorno? Ma poi è lei, l’applicazione, a rimproverarti se non raggiungi l’obiettivo, o a riempirti di complimenti preconfezionati se ce la fai Lo
stesso succede con le app per una corretta idratazione, la dieta intermittente, gli esercizi di yoga, la pausa di mindfulness, le ore di sonno, il rinfresco quotidiano dell’inglese o del tedesco, i giochini di neuro allenamento per rinvigorire il cervello, il contacalorie C’è un avviso sonoro per tutto: su, coraggio, ti mancano solo tre bicchieri d’acqua e per oggi ce l’hai fatta; ahi ahi ahi, non hai fatto gli addominali, domani dovrai recuperare Non ti conviene fare un piccolo sforzo e chiudere il cerchio prima di spegnere la luce?
Sono affabili le app, usano le parole giuste, utilizzano argomenti molto convincenti per spronarti a fare quello che dovresti Leggo sull’ultima newsletter di TA Swiss, il Centro finanziato dalla Confederazione per la valutazione delle scelte tecnologiche, che un assicuratore svizzero per promuovere il buonumore sul lavoro sta testando un rilevatore del riso, programmato per registrare almeno quattro sonore risate ogni due ore Se l’obiettivo non viene raggiunto parte
un ’e-mail che dovrebbe aiutare a trovare l’allegria (come?, non si sa) Mentre già da tempo una nota cassa malati elvetica, dalla propria applicazione sul telefonino conta i passi quotidiani dei suoi iscritti, in modo che quanti fra di loro raggiungono la soglia dei 10 mila, possano accumulare punti convertibili in denaro o in un buono di scambio O – se si è proprio altruisti – in un regalo per una buona causa Le nuove tecnologie ci aiutano a mantenere abitudini virtuose? Bene Ma, primo: quelle che forniamo alle app sono informazioni delicate e intime Il web registra tutto e ci mette un attimo a farti la scheda perforata col tuo profilo sanitario, sociale ed economico, pur di venderti qualcosa Il telefonino memorizza ogni scelta che digiti e il signor Algoritmo ti offre con precisione
chirurgica un prodotto specifico per qualsiasi richiesta, soprattutto per quelle inespresse Bello? Ni: risponde commercialmente alle nostre esigenze più o meno esistenziali, ma in cambio ci chiede montagne di informazioni sensibili Secondo: non è che con questo tripudio di app servizievoli, coach virtuali e tecnologie intelligenti stiamo delegando la nostra forza di volontà alle macchine? A parte il fatto che gli adulti saremmo noi, la macchina non è la mamma, non le interessa il nostro bene È programmata per entrare nelle nostre teste e farci spendere di più Nell’epoca delle libertà individuali inviolabili, stiamo accettando di restare bambini coi calzoni corti (giusto un po ’ più cresciuti) e lasciamo prendere le decisioni più significative sul nostro conto al signor Algoritmo di cui sopra?
Mario Messina Pagine 34-35
Presentate otto strategie
per
Migros
Info Migros ◆ In occasione del recente Consiglio di cooperativa
Daniele Bassetti ha illustrato le otto nuove strategie aziendali
All’ordine del giorno del Consiglio di cooperativa di Migros Ticino di mercoledì 11 dicembre a Sant’Antonino, dopogliinterventideldirettoreMattia Keller sull’orientamento della direzione e il rapporto sull’operato del 2024 da parte del presidente del Consiglio di amministrazione Gianni R Rossi, che ha illustrato anche la decisione del CdA in merito al credito del 2025 per la commissione culturale del Comitato di Cooperativa, il sostituto direttoreeresponsabiledeldipartimento commercialediMigrosTicinoDanieleBassettihaespostolanuovastrategia dei supermercati
Quest’ultima si suddivide in otto strategie parziali che, se combinate in sinergia, potranno sostenere e rafforzare la transizione intrapresa dall’azienda con la creazione della Migros Supermercati SA Al primo posto si trova l’essenza della marca, Migros infatti è il supermercato più amato e di successo della Svizzera, e la sua missione prevede un «facile accesso a prodotti freschi, regionali, buoni e convenienti» nel rispetto di quelli che sono i valori fondanti, ossia semplicità, impegno, affidabilità, responsabilità e gentilezza Segue il posizionamento sul mercato, che deve garantire una differenziazione dai concorrenti, grazie a una serie di valori aggiunti, tra cui l’assortimento, la freschezza e la regionalità Al terzo posto si trova la strategia merci, che prevede tre categorie di prodotti, i prodotti «champion» (periqualiMigrosèamataeperiqua-
li il consumatore la sceglie per i propri acquisti), quelli «di base» e quelli «complementari» La strategia prevede l’introduzione di prezzi bassi duraturi su tutta una serie di articoli particolarmente importanti per la clientela, il rafforzamento dei marchi propri e la riduzionedeiduplicati,cosìdafavorire un ulteriore adattamento alle esigenze della clientela Nell’ambitodellastrategiadeicanali/ formati, le superfici di vendita saranno assegnate sulla base di una serie di dati e le tipologie definite secondo chiare missioni di acquisto, sempre nell’ottica di un ’attenzione alle esigenze della clientela Una migliore strategiadella gerenza si raggiungerà con l’ottimizzazione delle attività che, a livello centrale, permetterà un maggiore investimento nell’abbassamento dei prezzi e un incremento delle prestazioni alla clientela Lastrategiadiretepermetterà dal canto suo di avvicinarsi ancora di
Sono numerose le sfide per Migros per cui le otto strategie parziali saranno fondamentali
Appuntamento al Sociale
Forum elle ◆ Un anno nuovo all’insegna del teatro in compagnia: ora è il momento di iscriversi
La sezione ticinese di Forum elle, l’organizzazione femminile della Migros che è piattaforma di scambio femminile apartitica, aconfessionale e indipendente, per il 2025 invita le sue socie a godersi sei serate di teatro al Sociale di Bellinzona
Si parte sabato 18 gennaio (ore 1700) con Ale e Franz che saranno protagonisti de La commedia, per la regia di di Alberto Ferrari
Venerdì, 31 gennaio (ore 20 45):
più alla clientela grazie a uno sviluppo attivo: presto saranno aperte in tutta la Svizzera 140 nuove filiali Migros Per le relazioni con la clientela sono previsti uno sviluppo ulteriore di Cumulus comepilastrocentraleperriconquistareil primo posto in termini di penetrazione a livello di economie domestiche e una comunicazione marketing volta a un approccio più mirato alle famiglie È infine stato illustrato lo store concept, che combina tutti gli elementi della strategia per creare un concept unitario sulla superficie della filiale Adesempioperilpane,siprenderanno sotto la lente il modo in cui viene presentato, il prezzo di vendita, ma anche aspetti legati alla gerenza, come l’ordinazione e la cottura del pane Ottopilastrichesottolineanolavolontà della più grande azienda privata svizzera di agire nel nome di quel rapporto di stima e fiducia reciproci su cui si basa il successo di Migros
L’avaro di Molière con Ugo Dighero, Mariangeles Torres, Fabio Barone, Stefano Dilauro (CHF 35 invece di 44)
Giovedì 20 febbraio (ore 20 45): La buona novella con Neri Marcorè e Rosanna Naddeo; musiche Fabrizio De André, Gian Piero Reverberi e Corrado Castellari; drammaturgia e regia Giorgio Gallione (CHF 35 invece di 44)
Venerdì 14 marzo (ore 20 45): Non hanno un amico di Luca Bizzarri e Ugo Ripamonti con Luca Bizzarri (CHF 35 invece di 44)
Mercoledì 16 aprile (20 45): Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg e con Giampiero Ingrassia, Marianella Bargilli, Lucia Vasini (CHF 35 invece di 44)
Giovedì 1 maggio (20 45): Stori da bar lafüs, di Gionas Calderari con Flavio Sala, Rosy Nervi, Leonia Rezzonico (CHF 29 invece di 36)
È necessario iscriversi entro il 7 gennaio (i posti convenzionati con Forum elle sono limitati, affrettatevi
E voi, ci sarete al Grand Prix Migros 2025?
Sponsoring ◆ Il Grand Prix Migros 2025 offre un mix entusiasmante di gare sciistiche e divertimento
Il Grand Prix Migros è la più grande gara di sci per bambini al mondo Tra gennaio e marzo, si terranno 10 gare di qualificazione in tutta la Svizzera, oltre alla grande finale a Davos
In totale, circa 6500 bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 e i 16 anni si cimenteranno sugli sci Con il motto «Molto più di una semplice gara di sci», il villaggio ski proporrà diverse attività per i bambini Fra gli ex partecipanti a questa manifestazione vi sono numerose stelle dello sci, come Marco Odermatt, Loïc Meillard, Lara Gut-Behrami, Michelle Gisin e Wendy Holdener La manifestazione è resa possibile anche grazie agli oltre 20 anni di sostegno da parte di Migros, che sarà ancora una volta lo sponsor principale
La nuova stagione del Grand Prix Migros prenderà il via il 12 gennaio 2025 a Les Diablerets, per poi proseguire con altre nove gare di qualificazione entro la fine di marzo in diverse localitàsciistichesvizzere Comeogni anno, il momento culminante della stagione sarà la grande finale, durante la quale i bambini e i ragazzi più veloci delle gare di qualificazione si sfideranno in due giorni di competizione Quest’inverno, la finale del Grand Prix Migros si terrà dal 3 al 6 aprile a Davos
Per ogni partecipante verrà realizzato un video individuale che catturerà la discesa con immagini mozzafiato Questi video personalizzati, resi possibili e finanziati da Migros e Sunrise, saranno disponibili gratuitamente
poco dopo l’evento, offrendo ai partecipanti un ricordo speciale e duraturo di un ’esperienza unica
Doppio divertimento sulla neve grazie al Migros Ski Day
Durante quattro fine settimana, bambini e ragazzi avranno l’opportunità non solo di partecipare alla più grande gara di sci al mondo, ma anche di trascorrere una giornata indimenticabile sulla neve insieme alla propria famiglia NeiweekenddoppiorganizzatiaHoch-Ybrig,LesCrosets,Airoloe Riederalp, sarà possibile combinare la gara di sci per bambini e adolescenti con la giornata sugli sci in famiglia del MigrosSkiDay Questopermetteràdi vivereungiornoall’insegnadellacompetizione e un altro del divertimento in famiglia sulle piste
Informazioni e iscrizioni gp-migros ch, migros-ski-day ch
a iscrivervi) Per lo spettacolo teatrale non verrà richiesta la quota d’iscrizione Le socie iscritte riceveranno, a iscrizione avvenuta, la fattura del/ dei biglietti prenotati Si terrà conto esclusivamente delle socie che avranno provveduto al pagamento del/dei biglietti richiesti Non è possibile il pagamento via TWINT I biglietti verranno consegnati la sera stessa, nel foyer del teatro Il viaggio a Bellinzona è su base individuale
Iscrizioni e informazioni simona guenzani@forum-elle ch Simona Guenzani – segretaria FORUM elleTicino Via Gemmo 21, 6932 Breganzona; Tel 077 524 73 47
Calendario delle manifestazioni Grand Prix Migros 2025
GARE DI QUALIFICAZIONE
• Domenica 12 1 Les Diablerets
• Domenica 19 1 Obersaxen
• Domenica 26 1 Adelboden
• Sabato 1 2 Hoch-Ybrig
• Sabato 8 2 Les Crosets
• Domenica 16 2 Sörenberg
• Sabato 22 2 Airolo
• Domenica 9 3 Lenzerheide
• Domenica 16 3 Grindelwald-Wengen
• Domenica 30 3 Riederalp FINALE
• Giovedì-domenica 3 4–6 4, Davos
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP 6592 S Antonino tel +41 91 850 81 11
Stampa Centro Stampa Ticino
SOCIETÀ
Strenne natalizie
Per chi vuole mettere un libro sotto l’albero ecco qualche consiglio tra le novità dell’editoria per l’infanzia
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I neonati e il dolore È importante non sottovalutare come i bambini piccoli percepiscono le sensazioni dolorose
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Il ruolo della curiosità
I giovani andrebbero incoraggiati ad essere curiosi: stimola la creatività e la ricerca
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Gita a Erbonne Il piccolo villaggio italiano è da sempre legato alla Valle di Muggio non solo dal contrabbando
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L’importante non è vincere ma dare il massimo
Il caffè dei genitori ◆ Come aiutare i figli ad avere il giusto atteggiamento nello sport e a non focalizzarsi solo sul risultato
La questione ci tocca da vicino, meglio ammetterlo subito: ogni fine settimana facciamo il tifo dagli spalti durante la partita di calcio del campionato Allievi C del nostro 11enne Enea che gioca nella Campionese Sappiamo di essere in buona compagnia: che sia da una tribuna di un campo di football o di pallavolo, a bordo di una piscina o di una pista di atletica, in una palestra di ginnastica o in una di judo, molti di noi il sabato sono coinvolti nell’attività sportiva agonistica dei figli Così a Il caffè dei genitori, consumato nella buvette tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo di San Bernardo-Campionese, cerchiamo risposte a una domanda sociologica: è vero che i ragazzi di oggi non hanno il culto della performance sportiva, non sono ossessionati dalla paura di fallire, non gareggiano per soddisfare aspettative altrui? Il tarlo sulla questione ce lo trasciniamo dalle Olimpiadi della scorsa estate: davanti alla mancata disperazione ai microfoni tv dei giovani atleti arrivati quarti nelle rispettive gare olimpiche più d’un (incauto) commentatore s’è spinto nel sostenere che per loro alla fine l’importante non fosse vincere ma partecipare In questo senso i Gen Z incarnerebbero meglio di ogni altra generazione – è la conclusione degli osservatori più presente sui social – lo spirito del padre delle Olimpiadi moderne Pierre De Coubertin, che però in realtà a Londra nel 1908 aveva detto un ’altra cosa: «L’important dans la vie n ’est point le trionphe mais le combat; l’essentiel, ce n ’est pas d’avoir vaincu, mais de s ’etre bien battu» (tradotto: «L’importante nella vita non è il trionfo, ma il combattimento L’importante non è aver vinto, ma aver lottato bene») I termini della sua frase sono stati poi nel corso degli anni maldestramente abbreviati nel motto: «L’importante non è vincere, ma partecipare» Che rischia adesso di diventare il marchio di fabbrica di una generazione Insomma, ci interroghiamo a Il caffèdeigenitori,qual è l’atteggiamento con cui i nostri figli scendono in campo, in pista, in vasca? La consapevolezza è che sarà verosimilmente lo stesso con cui oggi affrontano anche la vita scolastica e con cui un domani faranno da adulti i conti davanti alle sfide personali e professionali Saranno capaci di non crollare alla prima difficoltà? Ne parliamo con l’educatore Giuseppe Palumbo, 31 anni, mister dell’Under 12 femminile del Lugano Calcio e responsabile tecnico della Campionese «Quello che è importante per i ragazzi – spiega Palumbo ad Azione – è essere educati a cercare la vittoria che vuol dire impegno, sacrificio, desiderio di migliorare, voglia di dare il massimo di se stessi Non bisogna invece farli focalizzare
sul risultato: mentre la forza, la tenacia e la determinazione che ci mettono per vincere una gara dipendono da noi stessi, il risultato prescinde dalla volontà di ciascuno perché tiene per forza conto anche della prestazione dell’avversario che può essere semplicemente più bravo» Essere capaci di andare alla ricerca della vittoria – è il mood migliore – senza che la vittoria diventi il punto di arrivo e di giudizio: «Chi riesce a metabolizzare questo atteggiamento è capace anche di reagire davanti all’insuccesso, mentre se l’obiettivo è solo il risultato finale ogni sconfitta diventa un fardello insormontabile» Pensiamo a Santiago, il pescatore de Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, che da 84 giorni non riesce a prendere neanche un pesce: finalmente cattura un gigantesco marlin, che trascina la sua barca per due giorni e tre notti, finché il pescatore non riesce a ucciderlo e a trascinarlo a riva Nel tragitto per tornare al porto, però, la preda viene divorata dai pescecani Se consideriamo solo il risultato finale il vecchio è uno sconfitto perché dopo avere combattuto si ritrova solo con lo scheletro del pesce
Se guardiamo invece alla sua lotta con il pesce ecco che emerge tutta la
grandezza del vecchio, l’affermazione del suo orgoglio e del suo coraggio «Nello sport come nella vita quel che conta è la determinazione – ribadisce Palumbo – Essere abituati a lottare La vittoria e la sconfitta, invece, non dipendono solo da noi» Se la prestazione sportiva non viene valutata sulla base del risultato finale, è più facile poi cercare di capire, se ci sono, le lacune che hanno impedito di arrivare alla vittoria «Il percorso – ribadisce Palumbo – deve essere a ritroso: cosa ci manca per fare meglio?»
Alla luce di queste considerazioni rileggiamo il commento del nuotatore ticinese Noè Ponti, 23 anni, alla medaglia di bronzo sfumata per un solo decimo di secondo alle Olimpiadi: «Dal punto di vista sportivo posso essere soddisfatto: il quarto posto nei 100 farfalla non rappresenta a pieno il risultato che volevo e per cui ho lavorato, ma sono comunque orgoglioso di essere il quarto più veloce alle Olimpiadi ( ) Il viaggio non finisce qui e lavorerò ancora più duramente per raggiungere i miei obiettivi e realizzare i miei sogni» Lo scorso ottobre ecco che Noè Ponti a Shanghai mette la firma sul record del mondo e settimana scorsa ai Mondiali in vasca corta di Budapest, ha conquistato
la medaglia d'oro nei 50 metri delfino migliorando il suo primato Vale lo stesso per la nuotatrice Benedetta Pilato, 19 anni, che dopo il quarto posto nella finale dei 100 rana di Parigi 2024, nelle sue dichiarazioni post gara afferma: «È il giorno più bello della mia vita» Il motivo? «Un anno fa non ero neanche in grado di farla questa gara – spiega –, ai Mondiali non ho partecipato ai 100, a Tokyo tre anni fa mi hanno squalificata ( ) E devo dire che ho tirato fuori le palle » Allora, ci viene da dire a Il Caffè dei genitori, forse questi Gen Z non rappresentano la generazione a cui non importa vincere, ma piuttosto la generazione che – come ben sottolinea il mister Palumbo – sta capendo che bisogna puntare alla vittoria senza fare del risultato finale il fine ultimo In questo senso, probabilmente, gli Gen Z sono più maturi di noi che alla fine di una partita troppo spesso siamo concentrati solo su: «Hai vinto? Hai fatto gol?» Ancora Palumbo: «Sarebbe decisamente meglio chiedere: “Sei soddisfatto dei tiri che hai fatto? Ti sei divertito? Potevi usare meglio il piede sinistro?”» Dopo un torneo in cui la squadra è arrivata quarta, Palumbo scrive un messaggio nella chat che vale la pena
di essere riportato: «Al di là del quarto posto meritato sono molto contento e orgoglioso per i ragazzi per aver vinto il premio fair play Rispettare le regole, gli arbitri e gli avversari, essere onesti e giocare con grinta, senza voglia o interesse nel far del male è la base di quello che vogliamo creare Ritengo che sia la base della vita più che del calcio e ottenere un riconoscimento per questo ci aiuta in questo percorso Oggi abbiamo imparato che, seppur non è sempre valido nella società di oggi, comportarsi in un certo modo porta a dei risultati, magari non evidenti nel breve periodo, ma lo ritengo fondamentale per la crescita dei ragazzi che saranno gli uomini del futuro Riuscire a trasmettere ed insegnare valori è per me la più grande vittoria»
Non è buonismo né arrendevolezza, ci diciamo a Ilcaffèdelgenitori, ma la consapevolezza che più che puntare ad avere bambini che in futuro diventino calciatori professionisti sarebbe meglio puntare ad avere bambini che diventino uomini e donne professionisti Capaci di comportarsi nella vita Fatta anche di sconfitte E, allora, come dice il mister, quel che conta non è né vincere né partecipare Ma MIGLIORARE!
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Simona Ravizza
Nuovi gusti e nuovo look per i Raviöö Nostrani
Novità ◆ Gli amati ravioli dell’Oste Cucina Mediterranea si presentano con la rinnovata veste grafica dei Nostrani del Ticino
Una stuzzicante ricetta Ravioli all’olio, erbe aromatiche e agrumi
In concomitanza con l’introduzione delle nuove confezioni di Raviöö griffate Nostrani del Ticino, il pastificio artigianale l’Oste Cucina Mediterranea di Quartino lancia anche quattro nuovi gusti originali ed esclusivi dai sapori irresistibili, a base di ingredienti di alta qualità del nostro territorio: Zuppa del contadino, Gente di lago, Bollito e Inverno Queste novità vanno ad aggiungersi ai sei grandi classici già presenti da molti anni nell’assortimento (vedi box)
In una padella scaldare l’olio d’oliva a fiamma bassa con un trito di salvia rosmarino e buccia d arancia
Scolare i ravioli e saltarli per un minuto nell olio aromatizzato a fiamma alta Impiattare e arricchire con una macinata di pepe nero!
Prenota online la tua fondue chinoise
o bourguignonne!
Attualità ◆ Grazie al nostro tool di ordinazione, puoi riservare la tua carne per fondue e ritirarla nella filiale preferita
Non c’è niente di meglio della fondue per creare un ’atmosfera conviviale e ricca di gusto, senza stressarsi troppo in cucina
Il nostro banco online Migros non solo ti dà la possibilità di prenotare in anticipo della carne di prima qualità, ma ti permette anche di scegliere tra diversi tagli e tipi di carne – filetto o scamone di manzo e vitello, petto di pollo, filetto o lonza di maiale, lombatina d’agnello – come pure la quantità desiderata
Inoltre, sul portale potrai trovare anche diversi consigli culinari per un risultato senza intoppi
Il processo di ordinazione è sempl ce e intuitivo: scegli dapprima la filiale Migros, la data e l’orario in cui desideri ritirare la carne, componi il tuo vassoio personalizzato e chiudi l’ordine Oltre alla fondue chinoise, puoi anche ordinare carne per bourguignonne e grigliata da tavola
I classici Magro – spinaci e ricotta
Arrosto – carne di manzo e verdure miste arrostite Brasato – carne di manzo al vino e verdure miste
Luganighetta – carne di maiale e mix di spezie
Castagne – castagne e ricotta Zucca – zucca arrosto e ricotta
Le novità Zuppa del contadino – pane Valle Maggia uova erbette e formaggio d’alpe Gente di lago – grigliata di pesce e polenta
Bollito – carne mista bollita, mostarda e salsa verde Inverno (stagionale) – arrosto lonza di maiale, mele e funghi
Raffinate prelibatezze in guscio
Attualità ◆ Con il loro sapore unico e la consistenza delicata, le ostriche sono considerate una vera ghiottoneria
Approfittate fino alla fine dell’anno dell’offerta speciale a metà prezzo sulle ostriche francesi Label Rouge
Voglia di concedersi qualcosa di speciale durante le festività natalizie?
Con le ostriche andrete sul sicuro
Grazie al loro sapore raffinato, questi molluschi sono perfetti per celebrare le occasioni più importanti Nei reparti pesce dei maggiori supermercati Migros, attualmente gli amanti delle ostriche trovano le varietà Marennes Oléron francesi Label Rouge nr 3 ad un prezzo imperdibile Questo marchio di qualità garantisce un prodotto di elevata qualità che soddisfa severi criteri di gusto, consistenza e freschezza Anche la tracciabilità completa è assicurata, offrendo ai consumatori una trasparenza totale sull’origine dei molluschi Apprezzate per il loro sapore unico, queste ostriche conquistano il palato grazie
al loro perfetto equilibrio tra dolcezza e salinità I produttori contrassegnati con il Label Rouge si impegnano inoltre ad applicare delle pratiche di allevamento sostenibili e rispettose dell’ambiente, contribuendo a preservare gli ecosistemi marini Il processo di produzione è spesso artigianale, applicando metodi tradizionali locali tramandati da generazioni Le ostriche si apprezzano al meglio se consumate crude, semplicemente con l’aggiunta di un goccio di limone Si possono accompagnare anche con una vinaigrette a base di aceto e scalogno, oppure con del pepe nero macinato di fresco o del tabasco Se non si apprezzano al naturale, le ostriche si prestano anche per essere gratinate o fritte
Creazioni gastronomiche al tartufo
Attualità ◆ Lasciatevi tentare dalle specialità «Ori di Langa»
Grazie al suo sapore intenso e aroma caratteristico, il tartufo è considerato una vera leccornia da molti buongustai Le cinque creazioni al tartufo del marchio piemontese “Ori di Langa ” regalano delle esperienze gustative uniche, che conquisteranno ogni commensale La gamma annovera le patatine arricchite con tartufo estivo per un aperitivo indimenticabile; la versatile e delicata crema al parmigiano reggiano e tartufo ottima sia calda che fredda; la salsa tartufata bianca ideale da tartinare o come condimento per paste, carni e pesce; il delicato e cremoso risotto carnaroli con tartufo estivo e i tradizionali tagliolini all’uovo con tartufo estivo dal gusto intenso ed equilibrato
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Patatine con tartufo
Tagliolini all uovo con tartufo 250 g Fr 10 90
Risotto con tartufo 175 g Fr 8 90
In vendita nelle maggiori filiali Migros
Crema con parmigiano e tartufo 90 g Fr 8 50
Salsa tartufata 130 g Fr 8 90
A Natale ti regalo la magia di una storia
Editoria per l’infanzia ◆ I libri sotto l’albero non devono assolutamente mancare, ecco qualche consiglio scelto tra le novità dedicate ai giovani lettori
Letizia Bolzani
«E di lui fu sempre detto che non c ’ era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale!» Le parole che chiudono il Canto di Natale di Dickens vanno a sigillare, nell’ultima pagina, anche l’albo illustrato Giocattoli, di Alice Barberini (Orecchio Acerbo, da 5 anni), con cui apriamo questa nostra carrellata di segnalazioni natalizie Un albo poetico e onirico che sa di bosco di notte, di selvatichezza, di inverno e di magia Immagini potenti, che comunicano un silenzio caldo e quieto, interrotto solo dallo scalpiccio di zampe sul fogliame, o dal canto di lupi che risuona nell’incipit: «Nel bosco, una voce» Atmosfere molto lontane da Dickens, eppure il fatto che l’autrice abbia scelto di metterne una citazione in epigrafe porta la nostra attenzione sull’uomo che è protagonista, insieme agli animali, della sua storia Un uomo che vive ai margini del bosco, dove c’è una casa con una finestra sempre aperta e una bottega, un misterioso signore, le cui mani sapienti trasformano ciò che gli animali gli portano in dono dal bosco (rametti, pigne, foglie ) in altri doni per loro Non dico di più perché l’autrice, la talentuosa Alice Barberini, ha chiesto espressamente nei suoi canali di non fare spoiler, del resto nel libro il Natale non è mai nominato (il che rende ancora più rilevante la citazione dickensiana), e peraltro non c’è nemmeno un vero e proprio disvelamento finale Tutto resta velato, offrendosi con delicatezza alle possibili interpretazioni dei lettori, ma l’ambientazione magica in cui ci conduce è ciò che conferisce a questo libro il suo fascino intenso
I giorni di festa si potranno trascorrere con la fate formiche oppure in compagnia di Fred, un sauro del Triassico
Passiamo dagli animali veri agli animali di peluche con l’albo Ilbagnodi Puah (da 4 anni), che segna l’ingresso nel catalogo Babalibri dell’artista francese Julien Béziat Puah (in francese Berk, protagonista anche di altre storie dell’autore) è il papero malconcio ma molto amato dal bambino che è l’io narrante di questa vicenda, e che in apertura ci dice che aveva lasciato Puah sul bordo della vasca da bagno, mentre l’acqua scorreva, ed era andato a giocare in camera sua Ed ecco cos’è successo durante la sua assenza, e che Puah, a posteriori, gli ha raccontato (interessante questo gioco di voci enunciative incastonate l’una nell’altra): per farla breve Puah scivola dal bordo e cade nella vasca Ciò scatena l’allarme degli altri giocattoli schierati sul bordo, che cercano di aiutarlo, innescando però una serie di guai: fanno cadere lo shampoo nell’acqua ed essa si riempie di schiuma, tirano la catenella del tappo e si forma un gorgo Puah viene salvato (ma forse non ne aveva nemmeno tanto bisogno), tuttavia il problema, che susciterà un ’ulteriore risata nel finale di quest’albo scanzonato, è ben altro! Atmosfere scanzonate sono anche quelle in cui ci portano le autrici inglesi best seller Alice Hemming e Nicola Slater: i loro Il ladro di foglie e Quel fiore è mio hanno su-
perato le 775’000 copie nel mondo
Adesso è uscito Illadrodineve (Emme Edizioni, da 3 anni), che già si sta avviando a replicarne il successo, sempre grazie all’efficace accoppiata di protagonisti dai temperamenti opposti: saggio e pacato l’uccello; ingenuo ed esuberante lo scoiattolo Questo tipo di coppia comica ritorna spesso nella letteratura per l’infanzia, anche perché nel personaggio vivace, inesperto e desideroso di capire si rispecchiano i bambini, mentre l’altro riveste il ruolo rassicurante, sapiente e contenitivo che dovrebbe avere l’adulto Qui i dialoghi tra i due sono una vera e propria alternanza di vivace con brio e largo maestoso, e il dialogo è proprio ciò su cui si basa la scrittura di questo libro, fatta esclusivamente di discorso diretto, senza descrizioni, sin da quel perentorio «Ehi! Cos’è tutto questo bianco, Uccello? Che fine ha fatto l’erba? È sparita?» con cui Scoiattolo irrompe sulla scena Uccello gli spiegherà che quel bianco è neve, ma le domande di Scoiattolo non finiscono qui, e con lui i piccoli lettori si godranno le risposte, magari sorridendo perché già si sentono più esperti di Scoiattolo nel sapere cosa accade d’inverno E c’è anche, come già nel Ladro di foglie, il desiderio di capire chi sia ad avergli rubato il suo piccolo tesoro, in questo caso fatto di nocciole: Scoiattolo ha dei sospetti, che faranno ridere i bambini, perché pure in questo caso il ladro non è qualcuno in carne ed ossa! Una storia divertente, con anche una piccola appendice per approfondire alcuni aspetti legati al freddo e alla neve
Torniamo ad atmosfere suggestive e poetiche con l’albo Grazie, di Elaine Vickers e Samanta Cotterill (Il Castoro, da 4 anni): come ci indica con semplicità il titolo, questo libro parla di gratitudine, e lo fa attraverso le parole di una bambina, che alla fine dell’anno, «quando inizia a cadere la prima neve», ripensa a tutte le cose dell’anno passato per cui essere grata Il fatto che sia una bambina a rievocarle è di profondo insegnamento anche per gli adulti, meno capaci di apprezzare le piccole meraviglie
che la vita ci offre ogni giorno Pagina dopo pagina, in scene di vita quotidiana così magicamente espresse dall’effetto a diorama delle illustrazioni, ripercorriamo i «grazie» della bambina, che potrebbero essere anche i nostri, se solo ci fermassimo un momento a vedere e sentire i frammenti di bellezza che ci circondano Pagine da leggere insieme, da guardare, da commentare, e a cui ispirarsi per l’anno a venire
È una vera e propria quête, un viaggio di ricerca, quella che intraprende il gatto Mo in questa deliziosa storia scritta e illustrata dall’autrice coreana Yeonju Choi, e tradotta dal coreano da Giuliana Parziale: Gatto Mo e gli amici del bosco (Feltrinelli, da 6 anni), insignito di una menzione speciale nella sezione «Opera Prima» del Bologna Ragazzi Award 2024, racconta di questo gatto che, una notte, vede qualcosa brillare fuori dalla finestra: «Non sembrava proprio una stella, ma una luce sorridente E pareva dirgli: “Avvicinati!”» Mo obbedisce al richiamo di questa luce sorridente, lascia la sua comfort zone, e si incammina nel bosco Nel suo percorso farà tanti incontri, scoprirà tante cose e troverà la misteriosa luce Una luce di cui potrà portare qualche bagliore anche dentro di sé, per offrirlo a chi incontrerà nel viaggio di ritorno Una storia dolce e gentile, perfetta per le prime letture in autonomia, o ancor meglio da condividere tra adulti e bambini Ancora dalla Corea viene l’albo illustrato Il regalo delle fate formiche (Topipittori, da 5 anni), di Shin SunMi, anche se lo stile di questa artista è molto lontano, con i suoi toni rarefatti e venati di nostalgia, dall’immediata semplicità della storia precedente: qui si tratta di un viaggio a ritroso nel tempo, grazie al quale una madre potrà abbracciare la sua bambina e dirle il suo amore, guarendo il rimpianto di non averle potuto dedicare tutto il tempo che avrebbe voluto La madre e la bambina sono rispettivamente la nonna e la mamma del piccolo protagonista, il quale, cogliendo un ’ombra di nostalgia nello sguardo della nonna intenta a guardare delle vecchie fotografie, chiede aiuto alle fate formiche, che forniranno alle due donne dei magici mantelli per tornare per un attimo al passato «Le fate formiche sono fate molto piccole e silenziose, come formiche, appunto Vivono con noi, anche se i nostri occhi spesso non le vedono» Alle fate formiche si ispirano vari quadri dell’artista Shin Sun-Mi, ed esse sono le protagoniste anche di
un suo precedente albo, Le fate formiche, edito sempre da Topipittori, con illustrazioni altrettanto evocative Natale, come ci ricorda lo stesso termine, è celebrazione di una nascita: non possiamo non inserire in questa carrellata di proposte un libro che s’incentra sulla matrice spirituale di questa festa La storia più bella che udita fu mai (San Paolo, da 6 anni) è un libro da segnalare Per il testo di Matteo Fossati, che ci narra il Vangelo della Natività (con un breve e prezioso prologo dall’Antico Testamento) in versi: dodecasillabi chiari, profondi e briosi (come si sente sin dal titolo) divisi in quartine, perfetti da leggere ad alta voce È incredibile come l’autore, teologo e docente di greco biblico, sappia rivolgersi ai bambini con immediatezza e disinvoltura Si inseriscono con personalità e finezza in questo bel testo le interessanti illustrazioni di Carla Manea
Gek Tessaro è artista a tutto tondo, disegna, illustra e sa padroneggiare anche il ritmo nella sua scrittura, tanto che i suoi testi sono spesso in versi È un cantastorie celebre per le sue performances narrative mentre disegna sulla lavagna luminosa: il teatro disegnato, lo chiama lui Non poteva quindi non cimentarsi con la grande favola sinfonica di Sergej Prokof’ev Pierinoeillupo (Lapis, da 4 anni): lo fa con la consueta verve, grazie a illustrazioni energiche e dinamiche, unite a una scrittura arguta e attenta ai suoni, com’è giusto che sia, con un forte messaggio pacifista, facendo rivivere con freschezza quest’opera che risale al 1936 Inquadrando il QR presente nel libro è possibile ascoltare la storia narrata da Tessaro e la traccia musicale dell’opera
Concludiamo con una proposta ticinese, correlata al Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride, che quest’anno tra l’altro festeggia il 100esimo anniversario degli scavi paleontologici sul lato svizzero: Nataleèunamicospeciale (Fondazione Monte San Giorgio, da 5 anni) è un albo illustrato da Manuela Trezzini e scritto da Vittorio Ondedei che racconta la storia di Tellino, un coniglietto selvatico dei Prati di Meride Cercando candeline rosse per addobbare l’Albero di Natale degli Animali del Bosco, Tellino capita davanti al Museo dei fossili di Meride E lì incontra Fred, che è un sauro del Triassico! Per vivere le emozioni dell’incontro con l’altro e per approfondire la conoscenza della preistoria Buone storie a tutti!
Apertura straordinaria
Domenica 22 dicembre
saranno aperti dalle ore 10.00 alle 18.00 i seguenti punti vendita Migros:
Centro Grancia Mendrisio Campagna Adorna Centro Shopping Serfontana Do it + Garden Balerna
il momento
Oggi si sa che il neonato prova dolore
Salute ◆ È importante non sottovalutare i molti modi con cui i bambini piccoli incontrano questa sensazione che va presa in carico e alleviata. Ne parliamo con l’infermiera pediatrica Colette Balice che ha studiato il tema nella sua tesi di dottorato
Maria Grazia Buletti
Quella del dolore del bambino, nello specifico del neonato, è una questione con cui la scienza e la medicina hanno imparato a misurarsi solo di recente È infatti solo a partire dagli anni 80 che si comincia a riconoscere l’importanza di occuparsi del dolore nel neonato Sino a pochi anni fa si pensava che il neonato non provasse dolore con la stessa intensità dell’adulto, anche perché la letteratura scientifica al riguardo era estremamente povera Oggi si è compreso che, nato a termine o prematuro, egli possa percepirlo come sensazioni dolorose più o meno importanti che, senza un adeguato controllo e se non trattate, potrebbero addirittura avere ripercussioni sul suo sviluppo neuro-comportamentale A questo proposito, la neonatologa Chiara Giovannettoni (dell’Unità di Rho della squadra eParWelB dell’Università Bicocca di Milano) parla di nuoveevidenzescientifichedeglistudi anatomo-fisiologiciecomportamentali per indicare che: «Nel feto, nel neonato e nel bambino fino a 12 – 18 mesi di età vi è una ridotta funzione delle vie nervose che inibiscono il dolore» Ciò significa che, a parità di stimolo doloroso, in età neonatale la percezione del dolore è maggiore rispetto alle età successive: «Nei prematuri la percezione del dolore si manifesta già con uno stimolo di intensità del 30 – 50% inferiore rispetto all’adulto» Ne abbiamo parlato con la dottoressa infermiera pediatrica Colette Balice, dalla cui tesi di dottorato in Scienze infermieristiche svolto all’Università di Losanna è scaturito il progetto NEODOL (Neonato-Dolore), il cui scopo è quello di migliorare la presa in carico delle procedure dolorose in neonatologia attraverso lo sviluppo di un intervento interprofessionale e la valutazione della sua fattibilità per professionistiegenitori Baliceconferma: «Contrariamente a quanto si pensava in passato, ora sappiamo che neonati e prematuri provano tanto dolore quanto gli adulti o forse ancora di più
Questo perché già a partire dal secondo trimestre di gravidanza il sistema nervosoèanatomicamentefunzionante e competente per la percezione del dolore, ma la modulazione è ancora deficitaria e immatura anche dopo la nascita a termine» Ma a complicare le cose sta la definizione della percezione del dolore che appartiene di più all’esperienza dell’adulto, poiché evidenzia lecomponentiditipoemotivoesensoriale che nel neonato non possono esserefacilmentevalutate:«Sesifamale, l’adulto può verbalizzare la propria reazione di dolore della quale ha il controllo Ad esempio, se picchio il gomito su uno spigolo, sento dolore e posso massaggiare la parte che mi fa male, ma il neonato non saprà dirlo e non lo potrà fare»
Rispetto a bambini più grandi o agli adulti, i neonati pagano il prezzo di una fragilità aggiunta di fronte alla sofferenza A maggior ragione, è importante capire i segnali con cui esprimono il loro dolore attraverso il loro
comportamento: «Il neonato può corrugare le sopracciglia o la fronte, chiudere gli occhi molto forte, avere mani e piedi tesi o braccia e gambe rigide E potrebbe presentare un aumento della frequenza cardiaca, di quella respiratoria e della pressione sanguigna con una diminuzione della saturazione (ndr: questi ultimi parametri sono misurabilinelbambinoospedalizzato) Non da ultimo, può esprimere dolore attraverso il pianto che però non è riconoscibile in quanto pianto da dolore, se non in un rapporto di causa-effetto (quando ad esempio è sottoposto a una procedura come una puntura o altro, e di conseguenza esprime dolore piangendo) Questo, perché il pianto è il suo modo universale di comunicare qualcosa, sia essa fame, pannolino bagnato, coliche o altro ancora» Le consapevolezze scaturite dalle evidenze scientifiche sul prematuro e sul neonato che prova dolore impongonounapresaincaricoadeguata,sottolinea Balice: «Anche per il fatto che
oggi sappiamo che il dolore non alleviato potrebbe avere delle conseguenze sullo sviluppo del bambino» Fra le cause, le procedure a cui talvolta è necessario sottoporlo: «Per il monitoraggio e gli esami, potrebbe essere necessario prelevare del sangue eseguendo una puntura del tallone o mettendo una via venosa Un bambino prematuro potrebbe avere bisogno di aiuto per l’alimentazione (sonda nel naso o nella bocca) o la respirazione (dispositivo o ossigenazione attraverso un piccolo tubo) Ricordiamo che, per i controlli e per i vaccini consigliati, un bambino che non presenta altre problematiche disalutepotrebbeesserepuntoalmeno 12 volte solo nel suo primo anno di vita» Èperciòimportanteaiutarloasentirsi a suo agio e alleviare il suo dolore: «Ad esempio, quando bisogna fare un vaccino o un prelievo basterebbe per altro banalmente mettere un ’ ora prima una crema anestetica sulla pelle, in modo che il piccolo non registri quella sensazione dolorosa della puntura»
In generale, è consigliato un approccio globale comprensivo di un appropriato uso di tecniche farmacologiche e non farmacologiche, associate a interventi ambientali come, ad esempio, diminuire il rumore e la luce Per quanto attiene alle tecniche non farmacologiche: «Il “pelle a pelle” o metodo Canguru, l’allattamento o un succhiotto con glucosio da ciucciare possono rendere più facile superare “piccoli dolori”, momenti frequenti nei reparti di neonatologia e ambulatori» La nostra interlocutrice sottolineal’importanzadiunapprocciointegrato laddove le procedure necessarie non sono solo lievi, specie per i prematuri «Sappiamo che il dolore acuto e ripetuto, soprattutto nel neonato pretermine, causa alterazioni fisiologiche, comportamentali e ormonali che possonogenerareproblemiabreveelungo termine» Ed ecco l’importanza di ricorrere a tutte le soluzioni disponibili, integrando tecniche dolci e farmaci se necessari, per ottenere «un effetto sinergico sul controllo di dolore e saturazione sensoriale (ndr: stress)» Infine, ai genitori qualche dritta per aiutare il proprio bambino a sentirsi più a suo agio e alleviare il suo dolore: «Mamma e papà conoscono bene il proprio bambino e possono aiutare medici e infermieri descrivendo le sue risposte durante le procedure; possono creare un ambiente tranquillo, parlare a voce bassa soprattutto quando dorme o allontanarsi quando si parla al telefono o con qualcuno; possono essere presenti durante le procedure e le cure, sostenendolo, toccandolo con delicatezza,maconfermezza Possono inoltre parlargli con una voce rilassante che lo rassicurerà Poi, i momenti di riposo consentono al bambino di recuperare» Tutto questo permette di capire che il controllo del dolore deve essereunaprioritànellacuradeineonati, siano essi prematuri o nati a termine Mentre sono sempre raccomandati gli interventi non farmacologici, soprattutto quelli che coinvolgono i genitori
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La curiosità stimola la creatività
Natura umana ◆ Essere curiosi è un atteggiamento che la scuola dovrebbe coltivare perché farsi domande talvolta è persino più importante che fornire risposte
Massimo Negrotti
Alcuni mesi fa, su Azione, proponevo qualche riflessione sul tema delle variazioni e sulla loro rilevanza per tutti i sistemi viventi, riguardo all’evoluzione, alla cultura, nel senso antropologico del termine, e alla stessa vita quotidiana In sintesi, la vita, individuale e collettiva, si alimenta di variazioni continue senza le quali non ci troveremmo solo in una «monotonia» improduttiva ma finiremmo per spegnerci tanto in termini biologici quanto in termini culturali Ma, nell’essere umano, qual è il motore che genera variazioni efficaci, in particolare di ordine culturale? Ovviamente un forte impulso deriva da stati di necessità, come carestie, disastri naturali o pericoli di altra natura per salvarci dai quali cerchiamo qualcosa di nuovo cui affidarci
Il fisico Richard Feynman invita a valutare lo sviluppo della curiosità nei giovani con la domanda «cosa hai chiesto a scuola oggi?»
domanda che si fece Charles Darwin visitando il Brasile quando constatò la sua grande differenza naturalistica rispetto ad altre parti del mondo Ed è della stessa natura il quesito che si pose Albert Einstein osservando l’orologio della stazione, riflessione che lo portò a concepire la teoria della relatività ristretta
Indefinitiva,lasensazionediessere di fronte ad un vuoto conoscitivo è generata da un ’esperienza insolita, come un rumore inatteso o l’individuazione di un segnale elettromagnetico strano proveniente dallo spazio, un inusuale comportamento da parte di un cane o un’imprevista crisi economica Ma non tutti, per secoli, si sono chiesti, come si dice aver fatto Isaac Newton, perché mai una mela cada dall’albero
Ma in situazioni di stabilità delle condizioni di sopravvivenza ciò che ci spinge a cercare variazioni è senz ’altro la curiosità Proviamo ad immaginare come sarebbe la nostra esistenza se la curiosità sparisse dalle nostre motivazionidibaseenecapiremosubitol’importanza Senza curiosità non avremmo alcun interesse per la cronaca né per ciò che accade dietro l’angolo, in altri termini non saremmo più «curiosi» – nel senso leggero della parola – e tutto ci scorrerebbe addosso senza mai chiederci«chi,perché,come» Masparirebbero anche le scienze, la tecnologia, la storia, la filosofia e le arti, cioè attivitànellequalilacuriositàraggiunge i livelli più alti e costituisce, in fondo, la premessa della creatività Se la curiosità, quella che conta, è una risorsa che non raramente si rivela strategica per generare variazioni e conoscenze innovative, ci si può chiedere in cosa consista e cosa la generi prendendo atto che, come per la creatività e la stessa intelligenza, manca una spiegazione generale soddisfacente Possiamo comunque osservare che lo scopo immediato della curiosità è riempire un vuoto conoscitivo Ciò accade quando, passeggiando nel centro di una città straniera, ci chiediamo perchél’architetturasiacosìdiversada quella delle nostre città Ma è anche la
Ciòsignificachelacuriosità,aisuoi varilivelli,puressendopresenteintutti gli esseri umani (e, con funzioni diverse, anche negli altri animali) stimola la ricerca solo in alcuni mentre in altri prevale qualche altra attitudine psicologica o la pressione di qualche altra gerarchia di interessi Chi ha una certa età ricorderà come, da bambini, fosse diffusa l’abitudine di «aprire il giocattolo», per vedere cosa c ’ era dentro,comefunzionava Sitrattavadi una sorta di palestra nella quale si iniziavaadapprendereilsensodellarealtà e la difficoltà di dominarla Le ultime generazioni non possono «aprire il giocattolo» perché, sia sotto il profilo hardware sia in fatto di software, un cellulare o un computer sono impenetrabili In compenso, la quantità di informazione circolante nei dispositivi citati è gigantesca e non presenta, di norma, difficoltà di comprensione perché quasi sempre offre informazioni o prodotti standard e conoscenze precostituite non lasciando, dunque, molti «vuoti» da colmare Ma la realtà è colma di problemi e, per questo, il celebre fisico e Premio Nobel Richard Feynman aveva proposto una specie di test per valutare lo sviluppo della curiosità nei giovani invitando a porre loro la domanda «cosa hai chiesto a scuola oggi?» Fare, e farsi, domande è talvolta persino più importantechefornirerisposte Perciò,la scuola dovrebbe innanzitutto stimolare la curiosità – magari premiando chi fa le domande più interessanti e non solo chi ha la risposta pronta – prima che essa si eclissi dietro la potente e allettantemassadelleconoscenzegiàdisponibili e delle «cose fatte»
Erbonne, così vicino e così lontano
Territorio ◆ Il piccolo villaggio italiano è strettamente legato alla Valle di Muggio, alla quale è legato da un passato ricco di controversie e da tante vicende di contrabbando
Elia Stampanoni
È autunno inoltrato I colori tipici della stagione caratterizzano il paesaggio, che offre splendidi scorci alle pendici del Monte Generoso Siamo in Valle di Muggio, in cima o quasi I due piccoli villaggi di Roncapiano e Scudellate, oggi frazioni di Breggia, sono lì, incastrati a meraviglia nella montagna, circondati da ripidissimi prati, falciati con abilità dagli agricoltori o anche pascolati da un gregge pecore
Poco più in là c’è invece Erbonne, un nucleo di case già in territorio italiano, ma che con la Svizzera e la Valle di Muggio ha avuto e ha tuttora un legame particolare Fino al 1954, come altresì riportato in una tavola informativa a Scudellate, il borgo non aveva infatti un accesso carrabile con San Fedele Intelvi e, anche per questo, la popolazione locale faceva capo alla vicina Svizzera per alcuni servizi, «come per l’istruzione, l’applicazione delle disposizioni medico-sanitarie o le funzioni religiose»
Il legame tra la Valle di Muggio e il piccolo villaggio nella provincia di Como, oggi frazione di Centro Valle Intelvi, non si limita però a que-
sti aspetti Diverse sono state le traversie e intenso è stato il periodo del contrabbando, che si può rivivere a Erbonne, visitando la piccola esposizione dedicata a questo «mestiere», da cui parte anche un breve percorso didattico che in cinque tappe conduce i visitatori lungo Erbonne e le sue peculiarità L’avvio è proprio nei pressi del piccolo museo, sistemato nel 2002 in quella che una volta fu la caserma della Guardia di Finanza, allestita nel 1947 per far fronte ai frequenti passaggi e poi chiusa nel 1977
Al suo interno sono raccolti oggetti, vestiti, scarpe, fotografie, bricolle e documenti di un ’ epoca caratterizzata da un ’attività di grande importanza economica e sociale Fino agli anni 70 le merci che i sfrusaduu trasportavano di frodo (da qui il nome) dalla Svizzera all’Italia erano per lo più sigarette, caffè, zucchero e sale, mentre il tragitto inverso interessava soprattutto il riso del vercellese e del pavese
Il percorso prosegue verso il nucleo del paese, un piccolo agglomerato costituito da una cinquantina di edifici raggruppati e oggi abitato in
Un lungo periodo di incertezze
Sin dal Medioevo ci sono stati diversi episodi tortuosi e intriganti, che si possono approfondire sfogliando il libro di Luca Marchiò Illuogochenonc è isegretidi Erbonne (La Famiglia Comasca, 2006) che nella presentazione parla di una storia «unica al mondo per ricchezza di accadimenti» Il villaggio è infatti stato segnato da vicende di confini baliaggi, ducati, sentenze, trattati, passaggi o cambi di proprietà accordi convenzioni, leggi, questioni di tasse pagate, richieste o dovute persecuzioni abbandoni e altre vicissitudini che hanno accompagnato gli abitanti di Erbonne e non solo Nel 1521 anno del passaggio
del baliaggio di Mendrisio agli svizzeri ci fu un evento decisivo che diede inizio a un lungo periodo di incertezza giuridica siccome nessun confine preciso venne tracciato Una questione irrisolta che si trascinerà per anni lasciando Erbonne in una situazione anomala, quasi di dimenticanza Risolte le traversie oggi Erbonne (940 metri di altitudine) è pacificamente collegato alla Svizzera da un sentiero escursionistico che in 30-40 minuti di cammino lo collega comodamente a Scudellate (906 m) La via inizia nei pressi della chiesa, attraversando dapprima un vasto prato delimitato da ro-
modo permanente da una manciata di persone, come ci conferma il sindaco di Centro Valle Intelvi Mario Pozzi: «Attualmente sono cinque gli abitanti fissi, ma nei fine settimana e soprattutto in estate il borgo si popola, in quanto quasi tutte le cascine sono state sistemate e trasformate in abitazioni secondarie» Il paese non mostra segni d’abbandono e passeggiando tra le strette vie si può apprezzare una grande tranquillità Il villaggio, seppur ammodernato, ha infatti mantenuto le sue caratteristiche, con il sasso e il legno tuttora dominanti nelle costruzioni, attorniate da prati, boschi e montagne Ad emergere sono ancora due elementi essenziali della vita quotidiana di un tempo: il lavatoio, restaurato nel 2004, e la fontana, costruita in granito e a una sola vasca, com’è tipico della Valle d’Intelvi, permettendo così anche l’abbeveraggio del bestiame La struttura, con l’acqua captata dalla sorgente Erada attraverso una condotta di oltre mille metri, è stata la prima opera costruita dal comune nel lontano 1835 ed è stata in seguito, in tempi recenti, oggetto di un recu-
busti muretti a secco per poi attraversare il fiume Breggia e scorrere dolce tra boschi faggete e castagni fino a raggiungere gli impervi campi in territorio svizzero Nel 2005 è anche stato inaugurato un ponte ciclopedonale di legno (ultima tappa del percorso didattico) che sostituendo il vecchio ponticello nel fondovalle permette di superare il Breggia
Dall’altro lato di Erbonne interamente su territorio italiano, s incontra invece la strada carrozzabile che solo nel 1954 ha portato le automobili in questa frazione, senza però comprometterne autenticità e tranquillità
pero architettonico che ha coinvolto anche il selciato e la pavimentazione del borgo A Erbonne c ’ erano inoltre anche una nevera (ossia una di quelle costruzioni per conservare al fresco gli alimenti), e un locale del latte con casera, a testimonianza dell’importanza dell’allevamento e dell’attività casearia
È invece in parte diventata un ’ osteria quella che fu la scuola di Erbonne: se fino agli ultimi anni dell’Ottocento gli alunni si recavano ancora a Scudellate, dal 1915 si pensò (per una maggior comodità e per degli attriti con l’allora comune di Muggio) a una sede locale in alcune abitazioni del borgo, che si rivelarono però inadatte Solo nel 1958 Erbonne ebbe il suo edificio scolastico, che però chiuse già nel 1969, per mancanza di alunni, conseguenza del calo costante della popolazione, che negli anni precedenti era arrivata fino a 150 abitanti L’ex-scuola è ora al centro di un
progetto di rivalorizzazione, come spiega Matteo Augustoni, presidente di Valle Intelvi Turismo: «Il progetto PNRR Bando Borghi, attualmente in atto tra i comuni di Centro Valle Intelvi, Cerano e Schignano, si prefigge come obiettivo il recupero delle aule sopra la trattoria allo scopo di creare dei posti letto e, tra un paio di anni al massimo, concretizzare degli alloggi per i visitatori» Il legame italo-svizzero va però ben oltre il contrabbando, la scuola e, più tardi, il turismo, dato che anche altre vicende o attività hanno unito e diviso i due villaggi Un esempio è il cimitero, costruito a Erbonne solo nel 1916, mentre in precedenza le inumazioni erano eseguite in quello di Scudellate, ai tempi frazione di Muggio, poi aggregatosi nel 2009 con Bruzella, Cabbio, Caneggio, Morbio Superiore e Sagno per formare il nuovo comune di Breggia Risale invece al 1929 la chiesa, affacciata sui prati ai piedi del villaggio
Il nucleo di Erbonne ospita un piccolo museo dedicato al contrabbando e un breve percorso didattico, mentre l’ex-scuola è ora un’osteria (E Stampanoni)
ATTUALITÀ
I ricordi di Angela Merkel
Dalla giovinezza nella DDR all’inquietudine nei confronti di Putin: anche di questo si parla nella nuova biografia dell’ex-cancelliera tedesca
Pagina 14
Francia: una crisi senza fine
L’impasse politica s’inserisce in un contesto estremamente difficile sia sul piano interno, sia su quello internazionale
Pagina 15
Parla l’esperto di Banca Migros
Cosa comporta il ritorno di Donald Trump
alla Casa Bianca? È probabile che i «suoi» dazi doganali danneggino le imprese svizzere
Pagina 17
Ci si può fidare di chi ha cacciato Assad?
Medio Oriente ◆ L’ambiguo al Jolani sembra l’unica alternativa al caos ma è impossibile sapere oggi che cosa sarà la nuova
Con la fuga a Mosca di Assad è uscito di scena uno dei macellai del Medio Oriente, un despota che bombardò con le armi chimiche la sua stessa popolazione civile È un rovescio per tre protettori storici di Assad: Russia, Iran, Hezbollah Putin ha speso immense risorse in Ucraina, la sua capacità di sostenere una sfera d’influenza geopolitica è indebolita, anche se non è del tutto tramontata (vedi gli eventi recenti in Romania, Georgia, diversi Paesi africani) L’Iran e Hezbollah hanno subito dei colpi formidabili da Israele La caduta di Assad è un segnale di debolezza che investe due archi di potenze antagoniste all’Occidente: quello che gli ayatollah esaltano come l’Asse della resistenza (Iran, Hezbollah, Hamas, Houthi), e quello che gli esperti geopolitici americani definiscono l’Asse del caos (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord) Un anno fa a quest’epoca erano passati poco più di due mesi dalla strage di Hamas Israele sembrava in ginocchio: oltre all’orrore per l’atroce carneficina, gli stupri, le prese di ostaggi, incombeva una sensazione di impotenza e vulnerabilità Le forze armate di Tel Aviv avevano subito una disfatta senza precedenti, l’intelligence del Mossad aveva una reputazione a pezzi In tutto il Medio Oriente avanzava trionfante l’Asse della resistenza La Siria e il Sud del Libano erano parte di una vasta area egemonizzata dalla teocrazia persiana Come cambiano le cose in un anno Dopo la fuga di Assad, le forze armate israeliane hanno preso posizione in Siria Per capirne l’importanza, ricordo che nel 1973 la Siria fu alla guida della coalizione araba che scatenò la guerra dello Yom Kippur, cogliendo di sorpresa l’esercito israeliano e il Mossad: un precedente rievocato proprio il 7 ottobre 2023 Sembrò altamente simbolico, che Hamas avesse scelto di scatenare la sua mattanza nel cinquantesimo anniversario di quella guerra, che aveva messo in serie difficoltà Israele
Ora le forze armate di Tel Aviv hanno approfittato della caduta del regime Assad per occupare le alture del Golan, postazione strategica in territorio siriano Hanno bombardato la flotta e diverse basi militari e arsenali di Damasco, infliggendo duri colpi a un Paese nemico Gli ayatollah di Teheran in questo momento fanno la figura degli apprendisti stregoni: il 7 ottobre 2023 misero in moto delle dinamiche che in seguito sono sfuggite al loro controllo e si sono ritorte contro di loro
Ma possiamo fidarci di chi ha deposto Assad? La milizia guidata da al Jolani, Hayat Tahrir al-Sham (HTS), è ufficialmente definita come un ’ organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e diversi altri Paesi occidenta-
li Viene dalla galassia della jihad, la guerra santa islamista Fu vicina sia all’Isis che ad Al Qaeda, anche se in seguito ha rotto con quelle organizzazioni e le ha combattute Al Jolani ha preparato la sua vittoria contro il regime di Assad lanciando una offensiva di relazioni pubbliche a livello internazionale Con interviste a media globali, da «Al Jazeera» al «New York Times», ha voluto rassicurare sia il mondo arabo che l’Occidente Ha promesso di rispettare le minoranze religiose, tema cruciale in un Paese come la Siria che è un vero caleidoscopio etnico, dai curdi ai cristiani Al Jolani vuole convincerci di essere il portatore di una versione soft dell’islamismo, depurata dagli aspetti più aggressivi e intolleranti
L’uscita di scena della Russia e dell’Iran ha creato un vuoto Al momento si candida a riempirlo la Turchia di Erdogan
Alcuni esperti siriani in esilio invitano a prendere sul serio i propositi di al Jolani Spiegano che siamo di fronte a una metamorfosi «nazionalista» di certe forze jihadiste: nel senso che esse vogliono imporre un regime islamista all’interno di una singola Nazione, non vogliono esportare la guerra san-
ta, né organizzare reti terroristiche in Occidente Un precedente evocato in queste analisi sono i nuovi talebani in Afghanistan: quelli tornati al potere a Kabul dopo la disastrosa ritirata degli americani nell’agosto 2021 I talebani sembrano aver rispettato un patto implicito: purché non diventino una piattaforma di lancio di attentati contro di noi (com’era accaduto ai tempi di Osama Bin Laden con l’attacco all’America dell’11 settembre 2001), a casa loro fanno quello che vogliono È un patto che può indignarci moralmente, per le conseguenze sui diritti umani del popolo afgano, in particolare per la condizione delle donne Ma se l’unica alternativa concreta doveva essere un ’ occupazione a tempo indefinito da parte degli americani (più altre Nazioni della Nato), quell’opzione ha cessato di esistere L’idea di esportare diritti umani e democrazia con le armi funzionò poche volte e in circostanze storiche molto diverse (Italia Germania e Giappone dopo la Seconda guerra mondiale); il mondo islamico si è dimostrato refrattario
La realpolitik nel caso della Siria post-Assad viene ormai abbracciata da Joe Biden e Donald Trump all’unisono, confermando che «fidarsi di al Jolani» sembra inevitabile, in mancanza di altre opzioni Però è impossibile sapere oggi che cosa sarà la nuova
Siria HTS di al Jolani non è l’unica forza che aspira al controllo sul Paese Ci sono altre milizie, alcune legate ancora all’Isis Ci sono i curdi, alleati storici degli Usa, forse l’unica componente veramente laica Ci sono i drusi C’è l’apparato militare che ha tradito Assad mollandolo nelle ultime due settimane, ma può ancora giocare un ruolo Queste componenti potranno accordarsi o scontrarsi: gli scenari in Egitto e Tunisia, Libia e Iraq offrono numerose varianti, nessuna attraente Una chiave per capire se al Jolani manterrà le promesse di un islamismo soft riguarda la sua capacità di governare A cominciare dall’ordine pubblico, dalla sicurezza e legalità interna La decisione di aprire le carceri di Assad forse era inevitabile, per liberare i tanti prigionieri politici Ma come spesso è accaduto in circostanze analoghe, insieme ai perseguitati del regime vengono rimessi in circolazione tanti criminali comuni Le prime cronache da Damasco e da altre città «liberate» descrivono il tripudio della popolazione, però non mancano i primi segnali di saccheggi, rapine Stando a valutazioni esterne, HTS dispone solo di 25’000 uomini armati, troppo pochi per garantire l’ordine su tutto il territorio della Siria Qualche accordo con altre milizie, o con quel che resta dell’esercito regolare, sarà indispensabile a questo fine Al Jola-
ni sarà messo di fronte a un test Se la sua milizia si rivela capace non solo di combattere ma anche di amministrare il Paese, se offre servizi essenziali dall’istruzione alla sanità, può essere premiato dal consenso sociale e quindi incoraggiato a concentrare le sue aspirazioni sulla dimensione nazionale Se invece precipita nel malgoverno, nella corruzione, nell’inefficienza, nel caos e nelle rivalità tra fazioni, avrà la tentazione di cercare un capro espiatorio all’esterno: la distruzione di Israele e l’odio per l’Occidente sono le due classiche valvole di sfogo che diversi regimi arabi hanno cercato per occultare i propri fallimenti In questo senso l’Occidente può avere interesse a prendere in parola al Jolani e offrirgli una sponda, qualche forma di appoggio esterno Nell’attesa di verificare dalle sue azioni se sarà coerente con le promesse L’alternativa è peggiore
La geopolitica non ama il vuoto L’uscita di scena della Russia e dell’Iran ha creato un vuoto, per l’appunto Al momento si candida a riempirlo la Turchia di Erdogan, un Paese membro della Nato ma spesso in rotta di collisione con interessi e valori dell’Occidente Tra i prezzi che Erdogan chiede alla Siria c’è di sicuro una stretta contro i curdi Per questa e altre ragioni, l’America farebbe bene a non disinteressarsi
Combattenti guidati dal gruppo militante islamista HayatTahrir al-Sham davanti a un ufficio del Governo siriano nella città di Hama (Keystone)
Siria
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I ricordi della prima cancelliera tedesca
Germania ◆ Dalla giovinezza nella ex-DDR all’inquietudine nei confronti di Putin, ecco la nuova biografia di Angela Merkel
Stefano Vastano
Lui ha governato, si potrebbe dire «regnato», sui tedeschi dal 1982 sino al 1998, per 16 anni di seguito: per 5870 giorni Helmut Kohl è stato il potentissimo cancelliere della Repubblica federale tedesca Lei però, Angela Merkel, ne è stata la prima Kanzlerin Anzi, una vera e propria Mutter der Nation, come veniva spesso soprannominata Al potere sul cielo sopra Berlino ci è rimasta solo una manciata di giorni in meno di Kohl (per l’esattezza 5860) Ma la sua è stata un ’ era politica, dal 2005 al 2021, che lei oggi rilegge dall’alto dei suoi 70 anni: nell’autobiografia pubblicata di recente infatti – 736 pagine scritte insieme alla sua segretaria Beate Baumann – Merkel parte dagli anni di scuola e di università nella ex-DDR per arrivare a capire ciò che l’ha spinta, dopo il crollo del Muro, a muovere i primi passi in politica
È figlia di un teologo protestante ed è cresciuta all’ombra del Muro che, dall’agosto 1961, spaccava in due Berlino, la Germania e l’intera Europa
La prima Kanzlerin della storia tedesca, ricordiamolo, è figlia di un teologo protestante ed è cresciuta all’ombra del Muro che, dall’agosto 1961, spaccava in due Berlino, la Germania e l’intera Europa La sua carriera politica, per lei che fu «la ragazza» prescelta da Kohl, arriva dopo una specializzazione in fisica dei quanti, quando lei aveva già 34 anni e un matrimonio alle spalle, nella ex-DDR appunto, come lei ora rivendica con un certo orgoglio Non per niente il sottotitolo dell’autobiografia è: Erinnerungen, 1954-2021 Quel passato all’est e gli studi di fisica hanno dato al suo carattere, ai suoi discorsi e alla sua politica lo stile così asciutto e pragmatico che caratterizza i suoi anni alla guida della prima Nazione industriale d’Europa Sì, i grandi filosofi tedeschi, sia Jürgen Habermas
che Peter Sloterdijk, l’hanno biasimata per il suo crudo pragmatismo, e per l’assenza dei grandi ideali Habermas sentenziò che la politica merkeliana altro non era che «un tranquillante arrabattarsi» Sloterdijk criticò la soporifera «letargocrazia» in cui Merkel aveva immerso la Repubblica federale
Ve la ricordate ad esempio la crisi finanziaria che nell’autunno 2008 sconvolse i mercati finanziari? Ebbene, il 5 ottobre di quell’annus horribilis Merkel davanti alle telecamere garantì ai tedeschi che «i vostri risparmi sono al sicuro» Peccato che due anni dopo la crisi avvinghiò l’euro, e nel pieno dell Euro-Krise la Kanzlerin non brillò certo per progetti e manovre per salvare l’euro e l’unità d’Europa Il suo biografo Ralph Bollmann annotò che «una europea di cuore Merkel non lo fu mai» E in questo, a differenza del pathos europeista del suo mentore Kohl, si risente eccome il suo passato nella DDR Un tratto che riemerse nel suo fatale rapporto con Putin, l’ex agente del KGB che, con le sue armate e bombe, tenta di ricostruire un impero russo Nonostante gli attacchi russi in Georgia, in Siria e nonostante la brutale annessione della Crimea o i cyber-attacchi persino al Bundestag di Berlino, la cancelliera rimase testardamente ancorata alla sua politica di «appeasement» nei confronti del tiranno moscovita Fu lei a ripetere il suo «no» alle nuove armi americane da stazionare in Ucraina Così come il suo ostinato «sì» alla pipeline Nordstream 2, che dalla Siberia portava il gas della Gazprom ai tedeschi direttamente sulle coste del Baltico
Ancora oggi, nelle pagine più nevralgiche dell’autobiografia, la Kanzlerin che veniva dall’est rivendica queste sue posizioni nei confronti di Putin Pagine in cui, oltre alle paure avute col labrador di Putin, confessa tutte le difficoltà avute con i gesti bruschi e le frasi irrazionali di Donald Trump «Per lui – spiega Merkel – tutti i Paesi stanno in competizione
fra loro Lui non crede che il benessere possa crescere con la cooperazione» Suggestioni che, nel trattare con il futuro presidente Usa, torneranno utili al prossimo cancelliere tedesco che, a dar retta ai sondaggi, dovrebbe chiamarsi Friedrich Merz, l’attuale presidente della CDU Ai lettori però l’impermeabilità della loro ex-Kanzlerin ad ogni autocritica non è piaciuta molto In un studio del settimanale «Der Spiegel», il 65 per cento di loro ha rinfacciato a Merkel l’assenza di ogni ripensamento nella sua autobiografia (mentre il 35 per cento approva la sua interpretazione dei 16 anni al potere) In gioco ovviamente non c’è solo come l’ex-Kanzlerin percepisce il suo carattere, i suoi incontri o il suo stile in politica
Dallo scorso novembre il Governo del socialdemocratico Olaf Scholz, il nono cancelliere tedesco, è entrato in crisi; e con lui è esplosa anche la strana «coalizione-semaforo» di SPD, Verdi e liberali della FDP al governo di Berlino Ogni frase e giudizio di Merkel dunque può risultare davvero utile a orientare i tedeschi alle prossime elezioni politiche, già indette per il 23 febbraio Certo, negli ultimi tre anni pareva proprio che Merkel e il suo consorte Joachim Sauer si fossero ritirati in un idilliaco ménage familiare («io cucino e lui pensa alle pulizie e ai panni», ha rivelato lei) In una recente intervista a «Der Spiegel» però ha confessato di non aver affatto gradito il modo in cui Olaf Scholz, in un aspro intervento in Tv, ha rot-
to con il partner della FDP L’ufficio del cancelliere, ha ricordato lei al socialdemocratico, «ha una dignità che deve essere sempre mantenuta» Persino se il tuo partner al Governo non rispetta, come ha ampiamente fatto Christian Lindner della FDP, gli accordi presi nell’intricata materia di bilancio E oggi Merkel cosa pensa di Friedrich Merz, il suo antico rivale nella CDU nonché l’ex capo-frazione parlamentare che, nel 2002, lei costrinse alle dimissioni (che però il 17 luglio scorso, per il 70 compleanno della Kanzlerin, ha tenuto un bel discorso in suo onore)? Che ha «tutta la volontà di potere» per diventare il decimo cancelliere Meglio di così Merkel non poteva fare per riappacificarsi con il suo ex rivale e con il suo partito
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Merkel confessa le difficoltà avute con i gesti bruschi e le frasi irrazionali dell’allora presidente americano DonaldTrump, nell immagine con lei nel 2017 (Keystone)
Francia: una crisi di cui non si vede la fine
Prospettive ◆ L’impasse politico s’inserisce in un contesto molto difficile sia sul piano interno, sia su quello internazionale
Marzio Rigonalli
La Francia è immersa in una profonda crisi politica, una crisi iniziata dopo le elezioni presidenziali e quelle legislative del 2022, che rischia di protrarsi ancora per molto tempo Il presidente Emmanuel Macron ha tentato a più riprese di superare la crisi, ma i suoi tentativi sono rimasti tutti senza successo Adesso prova un ’altra volta con la designazione di un nuovo primo ministro (il nome potrebbe essere uscito venerdì mattina scorso, quando il giornale andava in stampa), al quale ha chiesto di raggiungere un accordo tra i partiti che sosterranno il nuovo
Esecutivo e di formare un Governo
Al centro dell’impasse c’è l’incapacità di costituire una maggioranza parlamentare
Al centro dell’impasse c’è l’incapacità di costituire una maggioranza parlamentare, che è una condizione basilare per il buon funzionamento di una democrazia Una simile maggioranza viene raggiunta in tutte le principali democrazie occidentali dopo lunghi negoziati, ma non riesce ad emergere in Francia Le istituzioni della Quinta Repubblica concentrano la maggior parte del potere nelle mani del presidente e gli consentono di governare con una maggioranza parlamentare che gli è favorevole, o in coabitazione, con una maggioranza parlamentare che gli è contraria I problemi sorgono quando non c’è una maggioranza, comesiriscontranellasituazioneattuale
Oggi l’assemblea è composta di tre schieramenti: la sinistra, comprendente un ’ala riformista ed un ’ala radicale; l’estrema destra e il centro in cui convergono i partiti che sostengono Macron e la destra moderata Nes-
suno schieramento ha la maggioranza e ciascuno difende le proprie posizioni e la propria diversità La ricerca di compromessi e di alleanze tra di loro diventa un ’ opera gigantesca, ben lontana da quella cultura politica del compromesso che caratterizza molti altri Paesi Il Governo di Michel Barnier è caduto, dopo tre mesi di vita, sotto i colpi di due schieramenti che non hanno quasi niente in comune: la sinistra e l’estrema destra Ben 331 deputati su 577 hanno votato la mozione di sfiducia Ne bastavano 288 Per giustificare il voto di sfiducia è stata invocata l’opposizione alle scelte che il Governostavacompiendo Inparticolare si è criticato il tentativo di Barnier di migliorare la situazione delle finanze pubbliche, con tagli e nuove imposte, previsti nel progetto di preventivo per il 2025 In realtà, i due estremi, la destraconMarineLePen,elasinistra con Jean-Luc Mélenchon, puntano all’Eliseo e pensano che una forte instabilità politica possa aiutarli a sostenere la loro strategia Il loro obiettivo immediato è di ottenere le dimissioni del presidente Macron e di avere elezioni presidenziali anticipate, prima della data prevista del 2027 Sia Marine Le Pen che Jean-Luc Mélenchon hanno già partecipato tre volte, senza successo, alle elezioni presidenziali Adesso stanno preparando la loro quarta candidatura
Il futuro nuovo Governo riuscirà a sfuggire ad una mozione di sfiducia e a dare al Paese un po ’ di stabilità politica? Anche se probabilmente sarà per un tempo determinato? Una prima risposta a questo interrogativo arriverà soltanto quando il nuovo Governo sarà costituito Il tentativo in corso è quello di convincere i socialisti e le altre forze riformiste del-
la sinistra ad abbandonare le posizioni assunte fino ad ora e di convincerli ad adottare un atteggiamento favorevole al Governo, con la loro partecipazione diretta o con il loro appoggio esterno La risposta che daranno i socialisti chiama in causa anche il futuro del Nouveau Front Populaire (NFP), l’alleanza di quattro partiti di sinistra (Franceinsoumise,socialisti,comunisti, ecologisti) creata la scorsa primavera in vista delle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio Fin ora l’NFP è stato dominato dalla personalità di Mélenchon Le sue visioni estreme non sono però condivise da tutti, anche a sinistra Nelle ultime prese di posizione dei dirigenti socialisti è emersa chiaramente la loro volontà di emanciparsi e di intraprendere una propria strada La crisi politica s’inserisce in un contesto per niente favorevole alla Francia, sia sul piano interno che su
quello internazionale. Negli ultimi due anni il debito pubblico francese è salito alle stelle e ha superato i 3200 miliardi di euro È una situazione che preoccupa il Governo, ormai costretto a ricorrere ai mercati finanziari pagando tassi d’interesse uguali, se non addirittura superiori, a quelli che paga la Grecia Quest’anno il costo dei prestiti conclusi da Parigi sui mercati finanziari ammonta a 60 miliardi di euro La situazione suscita qualche timore anche a Bruxelles, perché il forte indebitamento supera di parecchio il limite del 60% del Pil fissato nei trattati dell’Ue e perché un ulteriore peggioramento potrebbe costituire un pericolo per la tenuta della zona euro Per di più, alla preoccupante situazione finanziaria si aggiungono una congiuntura economica debole, con la chiusura di centinaia di aziende, e tensioni sociali, con numerose manifestazioni tese a difendere e a promuovere il potere d’acquisto Anche sul piano internazionale la situazione è peggiorata Tre esempi nesonounachiaraillustrazione Dapprima in Europa, dove la Francia non svolge più un ruolo di primo piano, anche se è la seconda economia europea, l’unica potenza nucleare del continente ed è membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu Per decenni il binomio franco-tedesco è stato il motore della costruzione europea Oggi è quasi spento, in parte per la crisi della Francia, ma anche per le difficoltà economiche e politiche che attraversa la Germania L’economia tedesca è in recessione Berlino cerca di farvi fronte ridefinendo la sua strategia, ma nei prossimi mesi la sua attenzione si porterà sulla campagna elettorale che precederà le elezioni politiche anticipate del prossimo 23 febbraio Il secondo esempio è il Mercosur, l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i principali Paesi dell’America meridionale, di fronte al quale laFranciaèrimastaquasiisolataesenza la possibilità di far prevalere il suo punto di vista L’accordo è stato firmatodallapresidentedellaCommissione europea, Ursula von der Leyen, nonostantel’opposizionedelGovernofrancese che è sostenuto dagli agricoltori e da tutta la classe politica L’ultimo esempio dell’indebolimento della posizione internazionale della Francia riguarda la presenza militare francese in Africa Dopo il Mali, il Burkina Faso e il Niger, anche il Ciad e il Senegal hanno chiesto a Parigi di ritirare le sue forze militari dal loro territorio, invocando la volontà di difendere la sovranità nazionale È un ’ultimapaginadelperiodocoloniale francese, che Parigi subisce senza poter scrivere una riga
Madeleine Riffaud e le donne che salvarono Parigi
Il personaggio ◆ È morta a cento anni l’eroina della Resistenza francese, poetessa e corrispondente di guerra Angela Nocioni
Un mese fa è morta Madeleine Riffaud, a 100 anni, nella sua casa a Parigi La notizia l’ha diffusa il suo editore, Dupuis Figlia di maestri, avrebbe voluto fare la maestra Un calcio nel sedere datole da un ufficiale tedesco nel novembre del 1940 la mandò a faccia giù in una fossa e cambiò il corso della sua vita Fu così che diventò «la ragazza che salvò Parigi» Era un ’adolescente In quel momento decise di unirsi alla Resistenza francese «Ricordo che mi dissi: non so chi sono o dove siano, ma troverò coloro che combattono contro questo e mi unirò a loro», ha raccontato vent’annni fa al quotidiano britannico «The Guardian» Riffaud da allora in poi è stata tutto: eroina della Resistenza francese, poetessa, corrispondente di guerra per «L’Humanité», organo ufficiale del Partito comunista francese fino agli anni Novanta del secolo scorso Il contatto con la guerriglia anti-nazista lo trovò in un sanatorio a Grenoble dove era ricoverata per tubercolosi Entrò nei Francs-tireurs et partisans, i partigiani del Partito comunista contro l’occupazione tedesca Fu fatta catturare da un collaborazionista francese dopo aver ucciso un ufficiale tedesco Il 23 luglio 1944, a 19 anni, aveva sparato alla testa due colpi
a un ufficiale occupante in pieno giorno, accanto a un ponte sulla Senna Fatta prigioniera, fu portata nel quartier generale della Gestapo in Rue des Saussaies a Parigi, per poi essere trasferita nel Penitenziario di Fresnes Qui fu torturata per tre settimane e le venne comunicata la data della sua esecuzione Dalle prigioni della Gestapo fu portata al campo di concentramento di Ravensbrück Si salvò con uno scambio di prigionieri Tornò nelle file della resistenza per cacciare i soldati tedeschi da Parigi
Il «New York Times» ricorda che negli ultimi decenni, a chi le si rivolgeva come a un ’eroina, lei rispondeva che «centinaia di giovani donne come me hanno partecipato Eravamo i messaggeri, quelli che raccoglievano informazioni, quelli che riparavano la rete Quando gli uomini cadevano o venivano catturati, noi trasmettevamo le notizie, tornavamo a tendere le reti Portavamo documenti, opuscoli, a volte armi»
Il giorno del suo ventesimo compleanno, Madeleine Riffaud prese in scacco 86 soldati delle SS: era riuscita a bloccarli in una galleria, dentro al treno blindato di rifornimenti La cattura di un treno della Wehrmacht nel 1944 la fece insieme ad altri tre partigiani, lanciando prima fuochi d’artificio e granate contro il treno da un ponte sui binari, poi convincendo un macchinista in pensione a staccare la locomotiva mentre il treno stava fermo in galleria Dopo la guerra soffrì una terribile depressione, «il complesso della sopravvissuta» azzardano le biografie, ma reagì anche con il lavoro giornalistico Coprì le insurrezioni in Algeria, scrisse dal Vietnam Nel 1945 sposò Pierre Daix, un critico e intellettuale comunista che era stato imprigionato in un campo di concentramento Si separarono due anni dopo, e la loro figlia, Fabienne, cresciuta dai
genitori di lui, morì di tubercolosi A Parigi Madeleine Riffaud incontrò il leader vietnamita Ho Chi Minh e Pablo Picasso, che disegnò il suo ritratto a carboncino per il suo primo libro, LePoingfermé(1945), una raccolta di poesie scritte mentre era in prigione Divenne quasi cieca in un incidente stradale, di cui incolpò i nazionalisti francesi in Algeria, dove lavorò come corrispondente negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta del Novecento In seguito trascorse sette anni come cronista attivista militante dalla parte dei Vietcong, e iniziò una relazione di cinque decenni con il poeta vietnamita Nguyen Dinh Thi Lui è morto nel 2003 Negli anni Settanta, quando i comunisti non vedevano di buon occhio le relazioni tra vietnamiti e stranieri, tornò a Parigi Dopo aver lavorato come assistente infermieristica a Parigi, scrisse Les Linges de la nuit (1974), un libro di saggistica che denunciava il lavoro faticoso e la scarsa retribuzione dei lavoratori ospedalieri Sembrava infastidita dall’essere considerata l’eroina della liberazione di Parigi nel 1944 «Mi rifiuto di essere un simbolo», ha scritto «Ero solo una giovane donna intrappolata nella storia» «L’essenziale era non arrendersi» «Quando resistevi avevi già vinto» Il giorno del suo ventesimo compleanno Madeleine Riffaud prese in scacco 86 soldati delle SS (Keystone)
L’estrema destra e la sinistra puntano a ottenere le dimissioni del presidente
Macron nella foto e indire elezioni presidenziali anticipate (Keystone)
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Un ulteriore calo dei tassi d’interesse nel 2025?
È quanto intravede lo specialista di investimenti
La consulenza della Banca Migros ◆ Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non dovrebbe comportare un cambiamento radicale, ma è probabile che i dazi doganali danneggeranno le imprese svizzere
Jörg Marquardt
Cosa cambia in borsa con l’arrivo di Trump? Ci si può fidare dell’ascesa del bitcoin? Quali investimenti sono particolarmente interessanti nel 2025?
Sacha Marienberg, responsabile
Investment Office della Banca Migros, fa qualche previsione sul futuro
A gennaio Donald Trump sarà nuovamente presidente degli Stati Uniti. Che cosa significa questo dal punto di vista degli investimenti?
Non mi aspetto un cambiamento radicale Trump cercherà di dare ulteriore impulso alla congiuntura statunitense, che di per sé è già buona, e quindi anche ai mercati azionari
In che modo pensa di riuscirci? Tagliando le tasse, riducendo la burocrazia e le disposizioni statali, cosa che dovrebbe sgravare le aziende americane Trump aveva elaborato un pacchetto analogo di misure, del quale hanno tratto beneficio soprattutto le azioni statunitensi, già durante la sua prima presidenza
L’economia svizzera ha motivo di preoccuparsi?
Se consideriamo la strategia Usa «America first» sì, perché la minaccia di imporre dazi doganali danneggeranno le imprese svizzere La situazione è invece diversa quando si parla del mercato azionario svizzero: le grandi società quotate in borsa come Nestlé, Novartis o Roche potrebbero addirittura trarre vantaggio dal fatto di avere stabilimenti produttivi negli Stati Uniti; al contrario, i dazi potrebbero avere un impatto negativo sulle piccole imprese che producono in Svizzera
Quando potremo vedere l’effetto Trump sui mercati azionari?
Lo abbiamo già visto: dalla sua rielezione i mercati azionari hanno registrato un notevole rialzo Le agevolazioni fiscali annunciate per le imprese e i privati sostengono gli investimenti e i consumi Il mercato azionario dovrebbe beneficiarne anche il prossimo anno, soprattutto negli Stati Uniti
Quali settori sono avvantaggiati dalla politica di Trump?
Delle deregolamentazioni beneficiano i fornitori di servizi finanziari come le grandi banche, l’industria petrolifera e il settore delle materie prime Lo stesso vale per le imprese più piccole, che risentono negativamente dell’onere burocratico Per quanto riguarda la politica energetica, Trump preferirà l’energia grigia rispetto a quella verde
Quali sono i rischi della politica economica di Trump?
Trump ha minacciato l’introduzione di dazi doganali elevati, fino al 60%, in particolare sui prodotti provenienti dalla Cina Se davvero dovesse fare quanto ha affermato, bisognerà mettere in conto dei contro-dazi Le guerre commerciali di questo tipo provocano incertezza sui mercati e fanno salire l’inflazione Attualmente tuttavia pensiamo che i negoziati possano evitare una guerra commerciale
In ultima analisi, la politica monetaria della Fed, la banca centrale statunitense, ha un impatto maggiore sui mercati azionari rispetto alla politica di Trump
L’ultima ondata di inflazione sembra superata, i tassi d’interesse stanno crollando su vasta scala È un buon segno?
Sì, perché questo incentiva le imprese a investire I progetti bloccati possono essere realizzati perché il finanziamento è tornato allettante
Solitamente questo è un contesto positivo per i mercati azionari
Prevede ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse?
Sì La nostra attenzione è rivolta soprattutto alla Fed, la banca centrale americana Il ritmo degli interventi sui tassi è il fattore determinante: il taglio non deve avvenire troppo rapidamente per evitare l’inflazione, ma neppure troppo lentamente per non provocare una recessione In fin dei conti, la politica monetaria delle banche centrali ha un impatto maggiore sui mercati azionari rispetto alla politica di Trump
Se non altro, il futuro presidente degli Stati Uniti ha regalato al bitcoin una nuova impennata Conviene investire in criptovalute se si ha del denaro disponibile?
Dipende da quanto ci si fida della promessa di Trump di promuovere il settore delle criptovalute negli Stati Uniti: durante la sua prima amministrazione, infatti, il presidente è stato un feroce avversario delle criptovalute Ora invece ne parla con grande entusiasmo Continuerà su questa scia? Non
lo sappiamo In ogni caso consiglio prudenza
C’è grande clamore anche per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (IA), come dimostrano i rialzi dei corsi del produttore di chip Nvidia o della società di software Palantir. Questa tendenza proseguirà?
Le valutazioni delle aziende IA sono estremamente elevate: a questo punto bisogna vedere se è possibile stabilire modelli di business per le applicazioni IA in grado di monetizzare gli ingenti investimenti
Finora i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente hanno avuto un impatto minimo sull’andamento delle borse. La situazione resterà invariata?
Finché i conflitti resteranno circoscritti a livello regionale sì Potrebbero però esserci in qualsiasi momento oscillazioni a breve termine
Le investitrici e gli investitori non dovrebbero lasciarsi innervosire e mantenere la rotta
set nel 2024 Il rialzo persisterà?
Prevediamo che nel 2025 il prezzo dell’oro si manterrà elevato Quando è iniziato il rialzo del prezzo nel 2022 l’oro rappresentava soprattutto un rifugio contro le crisi e l’inflazione Sorprendentemente, di recente abbiamo avuto tassi d’interesse elevati, il che in realtà depone a sfavore dell’oro, poiché questo non frutta interessi L’atteggiamento nei confronti dell’oro è visibilmente cambiato Oggi viene sempre più utilizzato strategicamente per diversificare il proprio portafoglio
L’euro si sta muovendo in tutt’altra direzione Che cosa comporta l’attuale discesa della moneta unica per le investitrici e gli investitori della Svizzera?
Con un aumento del 25%, l’oro è stato una delle migliori classi di as-
Al momento, nell’eurozona e soprattutto in Germania, la situazione economica e politica non procede certo a gonfie vele Le cattive condizioni in cui versa il principale partner commerciale della Svizzera non significano nulla di buono per il nostro Paese Più importante dei tassi di cambio è però la diversificazione globale degli investimenti e il mantenimento della strategia definita, anche nei periodi di turbolenza
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Tra molto ricchi e poveri svizzeri
Alla fine dell’anno, da noi, si torna regolarmente a parlare di distribuzione della ricchezza Questo forse perché, avvicinandosi il Natale, i responsabili dei nostri media si ricordano che la stessa è distribuita irregolarmente Pochi ricchi ne detengono larghe quote, mentre i meno ricchi e i poveri, che rappresentano quasi l’insieme della popolazione, ne detengono solo una piccola parte Così i 300 miliardari della lista di «Bilanz», ossia i trecentomillesimi della popolazione residente nel nostro Paese, sono proprietari di quasi un terzo, mentre al 99,997% della popolazione toccano solo gli altri 2/3 del patrimonio totale Difficile in queste condizioni equilibrare i piatti della bilancia della ricchezza Il piatto dei ricconi sarà sempre più pesante di quello del resto della popolazione Ma sembra che ci sia poco da fare poiché, in materia di distribuzione del patrimonio, la tendenza di lungo termine, è all’au-
Affari Esteri
mento delle disparità Anche la distribuzione del reddito, che è l’altra variabile economica suddivisa in modo impari, suscita discussioni La tesi, stando alla quale, nel corso del tempo, l’ineguaglianza nella distribuzione del reddito aumenta, nel senso che i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri, non trova però tutti consenzienti Si diceva che la distribuzione della ricchezza è un tema del periodo natalizio Lo provano due documenti che appaiono in prossimità dell’Avvento Il primo, più conosciuto, è la lista delle 300 persone più ricche della Svizzera che viene pubblicata dalla rivista «Bilanz» alla fine di novembre La stessa, quest’anno, ci dice che il patrimonio in mano a questo piccolo gruppo di persone, che rappresentano lo 0,003% della popolazione, è oggi pari a 833 miliardi di franchi ed è aumentato del 4,8% durante il 2024 Per dare un’idea di che cosa significano 833
miliardi ricorderemo che il prodotto interno lordo dell’economia svizzera sfiora attualmente gli 800 miliardi Il patrimonio dei «Paperoni» svizzeri è dunque superiore al valore aggiunto prodotto annualmente dal mezzo milione e più di aziende dell’economia elvetica Aggiungiamo che, con un tasso di aumento annuale pari al 4,8% il patrimonio in questione può raddoppiare tutti i 15 anni circa Ovviamente la pubblicazione della lista di «Bilanz» non viene fatta per metter in evidenza la distanza che separa i pochi che hanno molto dai molti che hanno poco Suggerisce invece che essere straricco deve essere considerato come un titolo di merito Queste sono le persone che contano nel nostro Paese, naturalmente anche quando non hanno fatto nulla per meritarsi la loro ricchezza perché l’hanno ereditata, come è il caso degli individui e delle famiglie che capeggiano la lista In Svizzera, nella maggioranza dei casi,
La resistenza georgiana: «L’Europa o il buio!»
La resistenza georgiana protesta tutte le notti da quando il partito al Governo, Sogno georgiano (nome davvero poco rappresentativo), ha annunciato che il processo di adesione all’Ue è stato sospeso fino al 2028, che è come dire: voltiamo le spalle all’Europa In realtà Sogno georgiano volta le spalle anche alla Costituzione, visto che l’articolo 78 garantisce di seguire la via verso l’integrazione europea E volta le spalle ai georgiani, dopo averli truffati due volte al voto che si è tenuto il 26 ottobre scorso La prima truffa era nei cartelli e nei volantini elettorali di Sogno georgiano che avevano come sfondo la bandiera georgiana che si fonde con quella europea, a sancire la volontà di avvicinarsi all’Ue La seconda truffa è stato il voto, con sospetti di brogli da parte del partito di Governo che non sono stati indagati: anche al netto dei brogli, il consenso per Sogno georgiano è stato ampio (non la maggioranza in
Zig-Zag
ogni caso) e questo argomento viene utilizzato a sostegno della legittimità del Governo È plausibile però che questo sostegno sia stato determinato dall’opportunità europea che non è solo una bandiera ma è prosperità, libertà e soprattutto è un passo lontano dalla Russia che incombe minacciosa sulla Georgia di cui occupa il 20% del territorio
La resistenza georgiana è ora più ampia rispetto alle proteste della primavera scorsa: è in molte città, non soltanto a Tbilisi, e comprende giovani e anziani di tutte le estrazioni sociali, perché il tradimento della promessa europea è sentito da tutta la società civile Il Governo risponde con le botte e gli arresti per cercare di intimidire la resistenza che risponde organizzandosi e documentando la repressione: le immagini dei volti tumefatti, dei nasi rotti, delle ferite sono pubblicate dalle emittenti non controllate dal Governo e sono state ap-
La poesia è un regalo prezioso
«Forse la poesia è un modo che abbiamo trovato per ricordarci di essere vivi» Ho scelto questa frase per l’avvio di quella che vuole essere la presentazione di due regali ricevuti in anticipo, il mese scorso L’ho trovata incastonata proprio in uno dei regali, un libro dello scrittore Paolo Di Paolo dal titolo Rimembri ancora Perché amaredagrandilepoesiestudiateascuola, edito da Il Mulino L’espressione citata è fra quelle che più mi hanno colpito – la userò e la terrò sempre sottomano – perché mi aiuta a parlare anche del secondo regalo ricevuto: un altro libro, Lampi di vita, raccolta di poesie di Davide Leonelli A tre anni dalla scomparsa di questo giovane luganese, i genitori hanno voluto aggiungere un volumetto al suo Laqualitàdell’essere pubblicato due anni fa, con l’intento di com-
pletare il lascito del figlio, esteso sino all’associazione voluta da Davide per aiutare giovani e famiglie nella difficile lotta contro il cancro Davide, liceale brillante, era un mio carissimo nipote Faccio questa confessione per giustificare il mio glissare su contenuti e qualità del nuovo Lampi di vita Ho provato a rimediare, ad esempio cercando esempi e consigli in una bellissima lettera scritta da Umberto Eco a un suo nipotino Alla fine ho rinunciato, dopo aver capito che riferimenti e raccomandazioni dello scrittore bolognese (finale della lettera: «Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria LaVispaTeresa») toccavano maggiormente il problema della memoria e solo di striscio la poesia Mi limito allora a comunicare, a chi vuole conoscere la figura di Davide, le sue poesie e l’associazione
ricconi si nasce Sono infatti sempre poche le «new entries» di questa lista Un’altra caratteristica dei ricconi del nostro Paese è che sono spesso di nazionalità straniera o di origine straniera Non sorprende quindi costatare che la novità di quest’anno è un medico italiano, specialista di estetica, che abita a Lugano, e che ha fatto in pochissimo tempo i suoi miliardi con i Bitcoins Un po ’ diverso è il discorso sulla distribuzione del reddito Al contrario deI patrimonio, che è uno stock e si misura a una data fissa (la fine dell’anno per esempio), il reddito è un flusso, cioè quanto si riceve, per esempio per un ’attività di lavoro, durante un certo periodo di tempo Anche il reddito è però distribuito in modo ineguale Lo dimostrano i dati che vengono pubblicati regolarmente dall’Istituto per la politica economica della Svizzera dell’Università di Lucerna Gli stessi indicano che attualmente l’1% della popolazione più ric-
pese anche sulla struttura dell’albero di Natale a Tbilisi In due settimane ci sono stati più di 400 arresti: non c’è ricordo in Georgia di numeri simili, se non ai tempi di Stalin «Ora o mai più» dicono i manifestanti: una volta che si chiude la finestra europea l’alternativa resta soltanto la Russia, cioè il buio La Georgia è stata invasa da Vladimir Putin nel 2008, prima dell’Ucraina, la sua sovranità è stata violata: ha perso due regioni, l’Abcasia e l’Ossezia del sud Nel 2003 c ’ era stata la Rivoluzionedellerose, anche allora nata in seguito a brogli elettorali Fu una protesta pacifica e vincente ed è a questa che s’ispira la resistenza di oggi, a dimostrazione di una tendenza filo occidentale che c’è da sempre e che Sogno georgiano, fondato da Bidzina Ivanishvili, un oligarca che ha fatto la sua fortuna in Russia, vuole cancellare Lo fa con ogni mezzo: al Museo nazionale sulla arteria principale di Tbilisi,
quella dei palazzi istituzionali e delle manifestazioni, nella sezione dedicata alla memoria dell’occupazione sovietica dagli anni Venti agli anni Novanta del secolo scorso – un viaggio nell’orrore in cui ricorrono volti, nomi, tragedie, appelli a un Occidente distratto – è stata tolta l’ultima parte Quella che raccontava l’invasione russa del 2008 che, secondo il revisionismo dell’attuale Governo, è stata causata dai georgiani stessi, allora guidati dal presidente filo occidentale Mikhail Saakashvili Per arrivare a nuove elezioni, che è l’obiettivo delle manifestazioni, la resistenza ha bisogno del sostegno americano ed europeo, ora piuttosto tiepido La cautela, come accaduto anche in passato e anche in altri Paesi che subiscono l’ingerenza russa, continua a essere prevalente, nonostante i tanti comunicati di solidarietà Alcuni Governi occidentali hanno preso iniziative, i Paesi baltici – come accade anche nella di-
Amore per il cancro che alle 17 di domenica 22 dicembre, presso la libreria Il Rifugio letterario in via Lepori 8 a Massagno, si svolgerà una presentazione di Lampi di vita condotta dal professore Matteo Ferretti che ha curato la pubblicazione Devo invece a una pubblicità su «La Lettura» – supplemento del «Corriere della sera – la ricerca e l’acquisto del libro di Paolo Di Paolo, rivelatosi subito regalo per diversi motivi A prevalere è la contentezza di scoprire uno scrittore giovane – che negli ultimi anni ha vinto o si è distinto in alcuni tra i più prestigiosi premi letterari italiani – impegnato a «rimettere in rapporto scrittura e vita», come si legge sulla sovraccoperta del libro In avvio della sua apologia delle poesie studiate a scuola, Di Paolo afferma di non averne mai scritte (salvo un verso, dedica-
to a una bella Federica), ma chi legge capisce subito che sta inventando con la mente, perché le sue prime pagine suonano proprio come poesia, a conferma del piacere e della curiosità mirabilmente presenti in titolo e sottotitolo del suo libro Nel prosieguo le proposte di Di Paolo diventano un ragionato elogio, oltre che di poesie mandate a memoria, del «bagaglio» che tutti noi ci portiamo dietro, fatto anche di nozioni storiche o geografiche, tabelline, formule ecc Si scoprono nuovi modi di leggere le poesie inseguendo esempi classici, piacevolissimi intrecci, ricordi, confronti, rimandi e aneddoti che, grazie anche a uno stile invidiabilmente piano, fa pensare a Di Paolo come a un maestro di quelli che ti sarebbe piaciuto incontrare in illo tempore Sul nuovo libro, nelle praterie digi-
ca riceve il 10% del reddito distribuito nel nostro Paese Essi indicano ancora che il 10% della popolazione più ricca riceve il 30% del reddito distribuito Se compariamo i dati sulla concentrazione del reddito nelle mani dei ricchi con quelli sulla concentrazione del patrimonio ci accorgiamo che le disparità nella distribuzione del reddito sembrano essere minori di quelle nella distribuzione della ricchezza Questa differenza deve essere attribuita, secondo noi, al fatto che nel reddito distribuito il reddito del lavoro è importante e che questa componente non si può ereditare L’istituto lucernese osservapoicheilgradodidisparitànella distribuzione del reddito è stabile da 100 anni Secondo noi buona parte di questa stabilità va fatta risalire all’azione redistributiva che lo Stato realizza con il fisco e con la spesa pubblica In materia di reddito, dunque, la distanza tra i ricchi e i poveri in Svizzera si mantiene costante
fesa dell’Ucraina – sono in prima fila e i loro leader sono andati più volte a Tbilisi a sostenere la resistenza Ma un ’azione collettiva non c’è ancora, mentre le botte e gli arresti sì, ogni notte, da parte della polizia e degli «uomini in nero», i titushki, i picchiatori con il passamontagna L’attuale presidente filoeuropeista, Salomé Zourabichvili, ha detto di non voler lasciare il suo posto perché deve difendere le istituzioni e i georgiani dall’abuso di potere di Sogno georgiano C’è bisogno però di una pressione concreta da parte dell’Occidente, che può arrivare solo nel momento in cui c’è la consapevolezza di quel che c’è in gioco Nino Haratishwili, scrittrice georgiana che vive a Berlino e scrive in tedesco, ha pubblicato un appello all’Europa sulla «Frankfurter Allgemeine» che finisce così: «Europa, rispondimi: quante altre vittime dobbiamo sacrificare per convincerti del nostro amore?»
tali del web, ho trovato questo parere di Francesco Ricci: «Di Paolo ad ogni pagina lascia intravedere la sua scarsa simpatia per l’approccio ai testi proprio dei formalisti, che guardano all’opera letteraria come a un oggetto linguistico chiuso e autosufficiente Per lui non si tratta di spiegare la relazione che sussiste tra gli elementi che compongono un ’ opera in versi; a lui sta a cuore dimostrare che niente più della letteratura è in grado di conoscere e di trasmettere quella che con Tzvetan Todorov possiamo chiamare “la realtà dell’esperienza umana ” ( ) In primo piano, infatti, c’è sempre il legame che essi intrattengono con la vita dell’autore e con la vita del lettore» Ed è questo incontro tra chi scrive e chi legge che consente di ricordare e ritrovare «una parte di noi perduta o dimenticata» Ecco il regalo
di Ovidio Biffi
di Paola Peduzzi
Offerta di festa
CULTURA
Animazione natalizia
A colloquio con Simon Otto, regista del nuovo film That Christmas,da poco su Netflix
Pagina 23
La narrazione e la storia
Nelly Valsangiacomo e Tommaso
Soldini curano un libro intorno alla storia per i tipi di Casagrande
Pagina 25
Alla scoperta di Schürch L’importante artista svizzero attivo tra le due guerre è ora in mostra all’Aargauer Kunsthaus
Pagina 27
Più Radiosa che mai
Un documentario e una serata pubblica per celebrare la parabola di un ’orchestra che ha fatto la storia
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Il genio di Jerry Lewis, esuberante e ingombrante
Vite da ridere (o quasi) ◆ La storia del grande attore che ha rivoluzionato la comicità americana del Dopoguerra è stata segnata in tarda età dall’emersione di scandali e controversie, oltre che da un pessimo carattere
Per la mia generazione Jerry Lewis era l’appuntamento fisso televisivo della domenica mattina Con o senza Dean Martin, ci ha fatto sbellicare dalle risate per anni Oggi che – tra TV generalista, streaming e Internet – lo spazio televisivo «verticale» è centuplicato, i film di questo artista scomposto della risata sono letteralmente spariti Un destino artisticamente infelice che spesso ha colpito soprattutto i grandi della comicità, ma che in questo caso può avere più di una spiegazione, nessuna capace in ogni caso di lenire questa assenza Il talento assoluto di Jerry Lewis non si discute – a emergere però negli anni furono anche numerose zone d’ombra
Innanzitutto per l’enormità del genio artistico di Lewis Consideriamo solo il sodalizio tra Jerry Lewis e Dean Martin, che è addirittura una delle storie più iconiche dello spettacolo del XX secolo Una storia che nacque da un incontro casuale nel 1946, e che presto divenne una «storia d’amore» (artistica e umana), come la definì Lewis nella sua autobiografia Dean, con il suo fascino rilassato, e Jerry, con la sua energia travolgente, formarono una coppia che travolse il pubblico americano, dai nightclub al cinema, fino alla televisione I 16 film che realizzarono insieme tra il 1949 e il 1956 furono un trionfo, segnando un ’ epoca in cui il duo rappresentò il volto dell’America post-bellica, con il loro mix di slapstick e glamour Tuttavia, dietro il successo si nascondeva una dinamica complessa: l’amicizia fraterna si scontrava con le tensioni professionali Tra Jerry e Dean c ’ era un rapporto professionale simile a quello tra Stan Laurel e Oliver Hardy Jerry-Stan erano la metà della coppia più interessata all’aspetto artistico (autorale e registico); Oliver e Dean, invece, una volta finito di girare, salutavano e andavano a giocare a golf Diverso era però il loro rapporto personale: per buona parte della loro carriera, infatti, Stan e Oliver non godettero di uno strettissimo rapporto di amicizia (arrivò più tardi) e Oliver aveva un rapporto molto distaccato con la propria professione, non avendola mai posta al centro della propria vita Né Stan aveva la stessa ingombrante esuberanza di Jerry, che a lungo andare portò invece Dean – sempre più oscurato in un ruolo da «spalla» – a staccarsi in primis emotivamente Nel 1956, dopo anni di frizioni,
la separazione tra i due fu inevitabile Per Jerry fu un colpo devastante, tanto che l’ombra di quell’amore artistico rimase una costante nella sua vita lasciando un vuoto incolmabile negli stessi fan: nel 1976, quando durante uno speciale televisivo i due si riabbracciarono grazie alla mediazione di Frank Sinatra, il pubblico godette di uno dei momenti più carichi di emozione e nostalgia offerti dalla TV americana
La vita affettiva del comico statunitense fu tumultuosa sia sul set sia nel privato: difficili i rapporti con figli, mogli e amanti
La vita «affettiva» di Jerry Lewis fu altrettanto tumultuosa nel privato Sposato due volte, ebbe sei figli con la prima moglie, Patti Palmer, e una figlia adottiva con la seconda moglie, SanDee Pitnick Tuttavia, il suo primo matrimonio fu segnato da infedeltà croniche, che lo stesso Lewis
ammise: le sue relazioni extraconiugali, tra cui si vocifera una con Marilyn Monroe, divennero parte del mito attorno alla sua figura, evidenziando allo stesso tempo anche la sua difficoltà a mantenere legami stabili e sani Anche l’amore per i figli, sempre pubblicamente dichiarato, si rivelò in realtà problematico La decisione nel 2012 di escludere i figli del primo matrimonio dal testamento creò grande scalpore alimentando la narrativa di un uomo distante e freddo che certo le parole del figlio Gary, che lo definì «malvagio e crudele», non aiutarono a contrastare Ma l’opinione pubblica fu messa di fronte al lato oscuro della personalità di Jerry negli anni successivi alla sua morte, avvenuta nel 2017 Nel 2022, un reportage pubblicato su «Vanity Fair» portò alla luce accuse di abusi sessuali da parte di diverse attrici che avevano lavorato con lui negli anni 60 Le testimonianze descrivevano episodi di molestie, come quello raccontato da Karen Sharpe, che denunciò il comportamento preda-
torio di Lewis sul set de L’idolo delle donne (1961) Secondo le attrici, il potere di Jerry Lewis a Hollywood e l’ambiente fortemente maschilista dell’epoca permisero che queste storie venissero taciute per decenni Le stesse dichiarazioni di Lewis in cui ammetteva di essere stato «egoista» e incapace di resistere alle tentazioni lasciano poco spazio all’immaginazione sul contesto in cui si verificarono questi episodi Nonostante le ombre – accentuate da numerosi episodi in cui il suo caratteraccio (frutto anche di dipendenze da farmaci causate da un grave infortunio alla spina dorsale che si era procurato per un capitombolo di troppo sul palco) lo fece prorompere in dichiarazioni urticanti –, l’amore di Jerry Lewis per il suo pubblico e per la comicità è indiscutibile Innovatore instancabile, perfezionista e regista visionario, Lewis ha rivoluzionato il linguaggio cinematografico, introducendo tecniche come il video assist, oggi standard nell’industria Film co-
me LefollinottideldottorJerryll (1963) rimangono capolavori della commedia mondiale La sua dedizione alla filantropia, attraverso i Telethon per la distrofia muscolare, mostrò un lato umanitario che coesisteva con le sue debolezze Raccogliere oltre due miliardi di dollari per una causa nobile è un risultato che pochi artisti possono vantare Ma queste sue luci non riuscirono evidentemente mai a bilanciare il peso delle sue ombre E in un ’ epoca in cui la cancelculture (se mai i due termini possano essere associati ) la fa da padrona, anche il suo genio artistico ha dovuto piegarsi a un oblio che sa tanto di imposto Seèverochel’artistael’uomospesso si intrecciano in modo indissolubile, nel caso di Lewis l’arte brilla di luce propria, nonostante le ombre dell’uomo E forse è così che preferiamo (e dobbiamo) ricordarlo, usando le sue stesse parole: una «scimmia» irresistibilmente comica che ha ricevuto poco amore ed è riuscito a darne ancor meno,seescludiamoquelloregalatoin grande abbondanza ai suoi fan
Carlo Amatetti
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Simon Otto, un animatore svizzero a Hollywood
Incontri ◆ A colloquio con il regista di That Christmas, visibile sulla piattaforma Netflix dal 4 dicembre
Max Borg
Dopo aver studiato animazione nella prestigiosa scuola Gobelins a Parigi, il sangallese Simon Otto ha lavorato per 21 anni presso la DreamWorks, dove si è distinto soprattutto come supervisore dell’animazione per la trilogia di Dragon Trainer (20102019) Oggi lavora come regista freelance e ha completato il suo primo lungometraggio, That Christmas, dal 4 dicembre su Netflix L’abbiamo incontrato al Festival di Annecy, quando ha presentato le prime sequenze a giornalisti e studenti insieme allo sceneggiatore Richard Curtis, celebre autore dei copioni di Notting Hill e Love Actually
Perché questo progetto in particolare come primo lungometraggio?
Cosa le suggeriscono le parole «Richard Curtis» e «Natale»?
È proprio quello il motivo principale Ma devo dire che è stato tutto abbastanza miracoloso, una serie di fortunate coincidenze: ho iniziato a parlare con Locksmith Animation, lo studio che ha prodotto il film, proprio quando stavano discutendo con Richard della possibilità di adattare i suoi libri per l’infanzia
Quando mi hanno presentato il progetto ho visto che non era la classica idea per un film d’animazione: di solito c’è un protagonista singolo, il viaggio dell’eroe, in un contesto spesso fantastico; questo è un film corale, con storie che si intrecciano, e parla di persone reali in una città reale Mi interessava lavorare su questo aspetto, e si dà il caso che io sia anche un grande fan dei film di Richard
Com’è stato, da svizzero, lavorare a un progetto di stampo molto anglosassone?
Interessante sul piano collaborativo, perché i vari membri del team vengono da Paesi e culture diverse, e quindi c ’ era un autentico scambio sulle rispettive usanze natalizie Anche una cosa apparentemente banale come l’apertura dei regali, a seconda dei casi avviene in giorni diversi Per alcune scene in particolare era utile avere una consulenza su come fanno le cose in Inghilterra
Nel cast vocale in inglese c’è anche
Bill Nighy, che è uno degli attori-feticcio di Curtis Era previsto dall’inizio?
No, il personaggio non era scritto per lui, ma ci sembrava giusto perché è appunto uno dei collaboratori ricorrenti di Richard Tra l’altro avevo già avuto modo di animare delle sequenze con la sua voce, perché lui era nel cast di Giù per il tubo quando lavoravo per la DreamWorks Ci sono anche altri attori con cui Richard ha lavorato, come Rhys Darby Era logico averli nel film
Com’è nata l’idea di affidare il ruolo di Babbo Natale a Brian Cox? È molto diverso dai personaggi che lui interpreta di solito È il classico Babbo Natale che porta i doni, ma volevamo anche che avesse un che di leggermente più duro, fa questo lavoro da 50-60 anni ed è un lavoro molto manuale Ha un po ’ l’atteggiamento di uno che lavora in un cantiere, e Brian riesce a trasmettere tutto ciò Inoltre, fa ridere e, come narratore, è in grado di recitare la stessa battuta in cinque modi diversi se gli chiedi un ciak in più È stato strepitoso lavorare con lui
Ah sì, avevo letto di questa cosa Personaggi poco simpatici ne abbiamo, ma nessuno di nome Bernard Ma ci sono altre cose, tra cui un rimando ironico a Love Actually che non era in sceneggiatura, Richard l’ha scoperto vedendo la sequenza in questione
Comel’hapresa?
L’ha trovato divertente, è consapevole di come i suoi film siano entrati nell’immaginario collettivo ed è il primo a scherzarci sopra
Ho sempre avuto un debole per Il canto di Natale di Topolino, che è meraviglioso, e, tra le animazioni recenti, Klaus Sono un grande fan di Elf E poi mi piace veramente tanto Love
Actually Non è invecchiato benissimo sotto certi aspetti, e Richard è il primo ad ammetterlo, ma fa comunque molto ridere E c’è quel dibattito su Trappola di cristallo con Bruce Willis, se sia un film di Natale o meno Per me lo è, ed è fenomenale
La lezione più importante è stata questa: essere aperti alle opportunità Quando studiavo a Parigi c ’ erano dei rappresentanti di uno studio, allora neonato, che si chiamava Pixar, e stavano reclutando animatori per un film intitolato Toy Story All’epoca non presi nemmeno in considerazione l’idea, perché l’animazione al computer non mi interessava affatto Col senno di poi non dico di aver sbagliato a rifiutare quella proposta, ma fu sicuramente un errore avere la mentalità completamente chiusa
Vengo da un paesino di montagna in Svizzera, e ho sempre voluto disegnare, da bambino amavo i film della Disney, e i fumetti di Tintin e
Astérix Ma all’epoca dire che volevi fare l’animatore era un po ’ come dire che volevi fare l’astronauta, in Svizzera non era contemplato Quindi entrare nella scuola a Parigi, e poi essere uno dei tre studenti del mio anno scelti per lavorare alla DreamWorks, fu un sogno che si avvera I primi anni a Los Angeles sono stati un ’esperienza surreale, magica Cioè, ero pagato per lavorare su dei progetti che sarebbero stati visti dal pubblico su scala globale Amo il mio mestiere, oggi come allora, e spero che That Christmas arrivi al pubblico come l’ha fatto Dragon Trainer, per esempio
Lei vive a Los Angeles, ma mantiene un legame con la Svizzera tramite i corsi d’animazione alla Hochschule Luzern Com’è nata quell’iniziativa?
Era per dare agli aspiranti animatori di oggi l’opportunità che io non avevo La cosa più gratificante quando vengo al Festival di Annecy è incontrare giovani che dicono di essersi iscritti alla scuola perché hanno cercato il mio nome su Google e visto che ne parlavo in un’intervista Quando avevo la loro età non c ’ era modo di andare in rete e cercare informazioni sugli animatori E due ex-allievi della scuola, Ramón
Arango e Heidi Marburger, sono tra i responsabili dell’animazione per il mio film
AvendofattoilsuofilmperNetflix, com’è cambiata la fruizione delle opere audiovisive?
Il mio amore per l’animazione è nato nell’infanzia, quando mia madre mi portava con sé a Zurigo per degli appuntamenti lavorativi, e come ricompensa per averla aspettata in macchina per tre quarti d’ora mi portava al cinema Bellevue, che proiettava film Disney tutto l’anno Se propongono Lawrence d’Arabia in sala, ci vado ogni volta perché è il tipo di spettacolo che non puoi replicare su uno schermo televisivo Grazie a Dragon Trainer sono diventato membro dell’Academy, e partecipavo ai comitati che visionavano i film proposti dai vari Paesi per la categoria internazionale Era bellissimo stare seduto nella sala oscura ed entrare in un mondo di cui non sapevo niente, ci dicevano solo il Paese d’origine e il titolo del film Non mi dispiace la visione domestica, ma la sala rimane imbattibile Anche per That Christmas, che è stato fatto per Netflix, ci saranno possibilità di vederlo al cinema Il cinefilo in me non smetterà mai di amare il grande schermo, anche perché cosa c’è di meglio che vedere una commedia con altre 150 persone?
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La narrazione come strumento di conoscenza
Pubblicazioni – 1 ◆ Lo scambio tra storici e scrittori permette di imboccare percorsi inediti e stimolanti
Leonardo Marchetti
Nel 1973 veniva dato alle stampe per la John Hopkins University uno dei testi fondamentali della teoria della storiografia moderna e postmoderna: Metahistory, The Historical Imagination in Nineteenth-Century Europe, a firma dello storico statunitense Hayden White In quest’opera, White introduceva un ’analisi radicalmente innovativa della storia, interpretandola non (sol)tanto come una disciplina che tenta di descrivere oggettivamente il passato, ma anche e soprattutto in quanto forma di narrazione strutturata secondo specifiche convenzioni linguistico-letterarie e culturali
Tramite l’analisi delle strutture narrative e retoriche adoperate da Hegel, Marx, Michelet e Nietzsche per dare forma alle loro interpretazioni del passato, White giungeva alla conclusione che i testi storici sono opere letterarie tanto quanto i documenti scientificieche,nelredigerli,lostorico si comporterebbe al pari di un romanziere, usando il linguaggio per dare senso al caos delle esperienze umane
Ciòsignificherebbeche,nelcostruire la narrazione del passato a partire dalle fonti, gli storici non possono non confrontarsi con l’esigenza di organizzareifattiesaminatiinnarrazionicoerenti,utilizzandotropi,generiletterari e modalità di argomentazione che tuttavia rifletterebbero le loro scelte retoriche e stilistiche da un lato, e una precisa visione del mondo dall’altro Lo storico, in sostanza, sceglierebbe non solo quali eventi includere, ma anche come raccontarli, ed è questo il punto essenziale, perché, come notato da Ludwig Wittgenstein, Jacques Derrida,MichelFoucault,illinguaggionon sarebbe capace di descrivere il mondo in modo neutrale e trasparente
Se ogni narrazione storica è di conseguenza una costruzione influenzata dal linguaggio, così come dai presup-
posti culturali e dalle scelte dell’autore, ne risulterebbe che scrivere di storia significa anzitutto mediare tra fatti e significati, e sempre con l’ausilio del linguaggio e delle scelte retoriche
Una storia non oggettiva, dunque, quanto invece interpretazione soggettiva della realtà, come tale ineluttabilmente legata alla temperie in cui di volta in volta vede la luce e suscettibile di continue riscritture
Spingendo a riconsiderare nel profondo i limiti della conoscenza storica, si capisce perché Metahistory ha avuto un impatto così profondo sulla storiografiapostmoderna:Whiteavevaspostatol’accentosucomeilpassatovenga compreso e raccontato, piuttosto che semplicemente descritto
A cinquant’anni di distanza, benché le critiche e i contrappunti alle teoriediWhitenonabbianomaicessato di infiammare il dibattito storiografico, il suo testo ha conservato il merito di aver aperto nuove prospettive sul rapporto tra linguaggio, narrazione e storia Un intreccio che riaffermava le idee centrali del Linguistic Turn Si potrebbe anzi affermare che Metahistory sia, in molti modi, un prodotto del Linguistic Turn
Il Linguistic Turn – giova ricordarlo – è stato un movimento intellettuale attivo tra Europa e Stati Uniti tra prima e seconda metà del Novecento che ha fissato l’epicentro della riflessione dei pensatori appartenenti a questoimportantefenomenoculturale nell’importanza del linguaggio e delle sue strutture nella costruzione della conoscenza In particolare, in ambito storiografico il Linguistic Turn, al pari di White in Metahistory, ha individuato nell’incontro tra storia e letteratura una comprensione più ricca e problematica del passato secondo una prospettiva che apriva e apre tuttora un dialogo stimolante tra storia e let-
nel quale si fa molto sottile il confine tra descrizione dei fatti e loro interpretazione immaginativa Anche in questo senso, il recente La Storia in gioco, Sedici documenti d’archivio tra ricostruzione storica e invenzioneletteraria,a cura di Tommaso Soldini, scrittore, e Nelly Valsangiacomo, storica, presentato dalla Fondazione Pellegrini Canevascini e uscito per le Edizioni Casagrande, rappresenta davvero un ottimo esempio di dialogo, se anche implicito, con i presupposti teorici di Metahistory e del Linguistic Turn
Se, secondo Hayden White, la storiadovrebbeesserevistanonsolocome una scienza, ma anche come un ’arte narrativa, che utilizza tropi e strutture letterarie per dare senso al passato,
In tutte le lingue del mondo
in La Storia in gioco questo dialogo tra storia e letteratura assume una forma concreta, fruibile
I sedici documenti presenti nel libro, selezionati da storici e storiche, vengono infatti reinterpretati da scrittori e scrittrici, che li utilizzano come punti di partenza per creare narrazioni immaginative stabilendo un legame biunivoco che non cerca di sostituire la verità storica con la finzione, ma di arricchirla, evidenziando come la letteratura possa aiutare a cogliere quegli aspetti emotivi e simbolici del passato che sfuggono all’analisi storica tradizionale
Le fonti selezionate, così concepite, servono non soltanto ad aprire altrettanti squarci di luce sulla storia economica, sociale, culturale, di genere etc ,
del Canton Ticino tra XIX e XX secolo, ma divengono in parallelo fonti di ispirazione per nuove narrazioni che, attingendo dalla storia, si misurano con essa per scrivere delle storie, le proprie storie
In ciò risiede proprio l’ambiziosa originalità di un testo che, nel ricercare un rapporto esclusivo e unico tra documento e lettore/lettrice, implicitamente tenta di concretizzare anche un altro concetto-chiave comune al Linguistic Turn e al libro di White, Metahistory
Se, come esplicitato nell’introduzione a cura di Soldini e Valsangiacomo, ogni documento è portatore di un ’esistenza che può essere ricostruita e reinterpretata, aprendo la strada a un’infinitàdialtrestorie,alloralanarrativa,lungidall’essereunsempliceesercizio creativo, diventa un mezzo per esplorare le connessioni tra memorie personali e collettive, tra il vissuto di chi ha prodotto i documenti e quello di chi li interpreta Un approccio che per l’appunto rispecchia la tensione tra reale,fantasticoeverosimilechecaratterizza molte delle riflessioni nate dal Linguistic Turn È in conclusione un libro stimolante, La Storia in gioco, in grado di saldare l’interesse per la narrazione come strumento di conoscenza alla valorizzazione di voci e prospettive plurali, dimostrando al contempo che le intuizioni di Hayden White, spesso dimenticato, e del Linguistic Turn, al netto di criticità e limiti, possono essere cionondimeno tradotte in pratica, dando vita a un dialogo creativo e interdisciplinare tra storia, letteratura e memoria
Bibliografia La storia in gioco, a c diTommaso Soldini e Nelly Valsangiacomo, Bellinzona Casagrande 2024
Pubblicazioni – 2 ◆ Magnifico e gigantesco cantiere, quello dedicato alle edizioni di Pinocchio tradotto e pubblicato in tutti i luoghi del pianeta
Stefano Vassere
In Narrate,uomini,lavostrastoria, Alberto Savinio si sofferma sugli ultimi attimi di vita di Carlo Collodi, la sera del 26 ottobre 1860 «Il capitolo dedicato a Pinocchio è un testo esemplare, per acume e forza letteraria Savinio nel corso delle pagine racconta un suo pellegrinaggio a Collodi e, rammentando il celibato di Lorenzini, sottolinea come – in assenza di figli carnali – lo scrittore abbia generato con la sua penna un figlio eccezionale» Forse è proprio questa immagine universale della filiazione a giustificare l’interesse dell’intera comunità mondiale alla vicenda del burattino di legno, certo con diverse fortune e adattamenti, ma di sicuro con adesioni quasi naturali presso culture che per altri motivi paiono così esotiche Accoglienze che ne fanno con la Bibbia il libro più letto dell’umanità Di questa penetrazione così diffusa e capillare rende conto, in misura che si potrebbe dire definitiva, il colossale Atlante Pinocchio, coordinato per Treccani Editrice da Giovanni Capecchi e da un comitato promotore, e retto da un comitato scientifico e da una squadra di centoquaranta
corrispondenti internazionali Settecento pagine in forma di sistema geografico, nelle quali il nostro burattino viaggia nei Paesi del mondo, quelli più familiari ma anche quelli meno probabili, e convince tutti della bontà del suo destino, pur cambiando qua e là pelle a seconda dei costumi locali
Pinocchio, che ha contribuito alla diffusione dell’italianità nel mondo, può essere letto come una parabola della vita
Libro «più internazionale della letteratura italiana», la Storia di un burattino ebbe da subito in Italia tirature di rilievo: mezzo milione di copie nel 1907, un milione nel 1921 e sei milioni nel 1951; numeri incrementati con regolarità dal crescere dell’alfabetizzazione nel Paese, se è vera – come è vera – l’immagine che viene da Gianni Rodari di un esordio editoriale, nel 1883, come «capolavoro inesistente», a fronte di una comunità di analfabeti quale era quella italiana dell’epoca Il carattere di una specie di para-
bola della vita e di vero e proprio romanzo di formazione della storia, e l’idea che una narrazione quasi ideale come questa potesse rappresentare una sorta di viatico perfetto per la diffusione dell’italianità nel mondo hanno decretato e sviluppato nei decenni una capillarità quasi perfetta Che ha diffuso in varia misura Pinocchio nei cinque continenti, vestendolo di volta in volta dei costumi regionali e linguistici più vari, cambiandogli nome e affiancandolo a umani e animali via via diversi, facendogli pronunciare metafore e modi di dire locali, mangiare cibi del posto, cedere a climi, a usi e costumi, religioni, credenze popolari, consuetudini più familiari ai lettori delle varie parti del Globo
Un paio di esempi sugli infiniti possibili A partire da quello dei nomi dei personaggi: per inserirlo qua e là, il nome di Pinocchio ha assunto varie forme e grafie: Bengel «monello di legno» o Punzel o Kasperl in Germania; Tăndărică «scheggia di legno» o Vasilache «burattino» in Romania In Slovenia si è chiamato Oztržek ancora «scheggia di legno», in Islanda Go-
si «giovane allegro e scherzoso», in Etiopia Afincho «nasuccio», in Madagascar Isariolona «riproduzione di uomo» E in Svizzera, nella versione in francese del 1936 dell’editore Livressor, all’originale scansione è aggiunto un capitolo supplementare, il ventiquattresimo, dove si racconta di un «viaggio movimentato» di Pinocchio nel nostro Paese: il volo a cavallo di una colomba è interrotto dal vento, ma Pinocchio è salvato sulle Alpi da un ’aquila e riesce comunque a guadagnare il mare, mentre l’aquila ha modo di spiegargli la ragione del biancore delle montagne
È un ’ opera entusiasta e monumentale, l’Atlante Pinocchio, dove si respira la forza illimitata di una parabola semplice eppure così profondamente condivisibile dal genere umano «Pinocchio e le sue avventure – scrive Benedetto Croce nel 1937 – raccontano la vita umana, fatta di bene e di male, di errori e ravvedimenti, di tentazioni e capricci ma anche di resistenze e di riprese, di sventatezza e di prudenza, di egoismo e di generosità: “Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”»
Bibliografia Atlante Pinocchio a cura di Giovanni Capecchi Roma, Treccani, 2024
Un’opera monumentale in cui si respira la forza di una parabola semplice ma condivisibile da tutti
teratura
Immagine dalla copertina del libro edito da Casagrande
Oggi si festeggia così: senz ’alcol!
G’nuine Zero, l’alternativa analcolica al gin di origine svizzera, è una delizia anche senz ’alcol. Prova un G’nuine Bliss. Cin cin!
G’nuine Bliss
8 cl di G’nuine Zero
15 cl di acqua tonica
il succo di un quarto di limone
10 cl di succo di pera
1 fetta di zenzero fresco
1 rametto di timo fresco
Per guarnire:
1 fetta di pera fresca
1 rametto di timo fresco
1 stecca di cannella, a piacere
1. Agitate lo zenzero, il timo, il G’nuine Zero e il succo di limone in uno shaker fino a quando lo zenzero non avrà rilasciato completamente il suo succo e il timo non si sarà spezzettato
2 Aggiungete il succo di pera e dei cubetti di ghiaccio e agitate ancora per circa mezzo minuto
3. Filtrate il drink in un bicchiere riempito di cubetti di ghiaccio
4 Rabboccate con l’acqua tonica e guarnistei con un rametto di timo, una fetta di pera e, a piacere, una stecca di cannella
Consiglio Se preferite un drink più dolce, aggiungete un po’ di succo di pera e riducete l’acqua tonica
Ricetta
G’nuine
Riscoprire Schürch
Mostre ◆ Una figura di spicco tra le due guerre
Elio Schenini
In una calda sera dell’agosto del 1933 un ’automobile con a bordo sei persone, dopo aver divelto il parapetto del lungolago nei pressi del porto di Ascona, andò a schiantarsi sulla battigia sottostante Secondo quanto riportato con tono divertito nelle pagine di cronaca di un quotidiano ticinese dell’epoca, a parte il guidatore, che riscontrò alcune lesioni, gli altri membri dell’allegra e probabilmente un po ’ alticcia brigata, «non si ebbero, per buona fortuna che un improvviso bagno in automobile» In realtà, per uno di loro, l’artista Johannes Robert Schürch, le emorragie interne riportate in quell’occasione avrebbero avuto conseguenze drammatiche otto anni dopo, quando sommandosi alla tubercolosi, lo avrebbero portato alla morte, appena quarantaseienne In Ticino Schürch era arrivato nel 1922 assieme alla madre, quando i due avevano affittato un piccolo chalet in mezzo al bosco ai Monti: al piano terra la cucina, che fungeva anche da soggiorno e camera della madre, al piano superiore l’atelier dell’artista dotato di una piccola loggia Chiuso in questo minuscolo microcosmo, Schürch trascorse un intero decennio senza vedere quasi nessuno e in una condizione di tale povertà che rasentava la miseria Costretta nella rigida disciplina di quell’isolamento, la sua sensibilità estrema si tradusse in una maniacale e ossessiva produzione artistica che compone oggi un insieme di oltre settemila opere (ma molte sono andate distrutte nel corso del tempo) in gran parte disegni a china e acquerelli, oltre a dipinti ad olio, pastelli e incisioni Più dei dipinti a olio, nei quali Schürch appare sempre un po ’ impacciato, sono proprio i disegni e gli acquerelli realizzati nel corso di questo decennio a costituire il suo lascito principale, che ne fa una delle figure di spicco dell’arte svizzera tra le due guerre Venata dal pessimismo e da un senso tragico della condizione umana, l’opera di Schürch mette in scena, senza nessun timore di deludere le aspettative del pubblico o dei potenziali acquirenti, un mondo dominato dalla solitudine e dalla disperazione nel quale la morte è una figura ricorrente
D’altronde, la morte Schürch l’avevaconosciutaprestoedavicino:prima il padre, colpito da un infarto quando lui aveva solo dodici anni, poi, nel volgere di pochi mesi, le due sorelle portate via dalla tubercolosi Anche a Ginevra, dove si era trasferito nel 1916 per studiare con Ferdinand Hodler, si era trovato dopo solo due anni a ritrarre sul suo letto di morte colui che era unanimemente ricono-
sciuto come il fondatore della nuova arte svizzera Dopo un breve soggiorno a Firenze per copiare i grandi maestri dell’arte rinascimentale, nel tentativo di sfuggire al mondo e alle sue continue distrazioni, era approdato, un po ’ casualmente, in Ticino Convinto che solo l’isolamento totale gli avrebbe permesso di concentrarsi sulla sua arte, Schürch, che aveva indubbiamente una grande consapevolezza del proprio talento, cercava in questo modo di mettere in atto quel «trionfo della forza di volontà» che l’aveva così colpito leggendo il libro di Orison Swett Marden, teorico del pensiero motivazionale che allora andava molto di moda A letture come questa e al suo interesse per l’astrologia, che oggi possono apparire singolari, Schürch, affiancava però anche la profonda conoscenza di autori quali Dostoevskij, Nietzsche, Baudelaire, Marco Aurelio, Rilke, Goethe, Balzac, Zola Soprattutto, Schürch aveva guardato molto Non tanto dal vivo, ma attraverso le illustrazioni presenti nei libri, aveva studiato Goya, Daumier, Rodin, Picasso, Rops, Rembrandt, Cézanne, Hodler, Van Gogh, Kubin e molti altri
Come già la critica contemporanea aveva notato, Schürch, pur avendo vissutoper20anniinTicino,nellesue operenonhamaimostratoalcuninteresseperlasuarealtàsociale,divisatra la mondanità del turismo internazionale e le sopravvivenze di un mondo agricolo-pastorale Il suo mondo fatto di prostitute, operai, mendicanti, artisti circensi, era un mondo che apparteneva alle grandi città, un mondo che inpartesibasavasuiricordi,machein larga parte era intessuto di riferimenti letterari e artistici, un mondo immaginato, fantastico, visionario Un mondo che per essere tenuto in vita aveva bisogno di isolamento e di un grande dispendio di energia psichica
Nei primi anni Trenta, quando non ce la fece più, Schürch, abbandonata la madre, scese dai Monti e iniziò a frequentare la bohème ad Ascona Apertosi al mondo conobbe finalmente l’amore grazie a Erica Ebinger-Leutwyler che diventò la vestale della sua opera e che lo accudì fino all’ultimo, quando, era il 14 maggio 1941, il pavimento della sua camera si macchiò di un ultimo sputo insanguinato
Dove e quando
Johannes Robert Schürch
Alles sehen Aarau Aargauer Kunsthaus; orari: ma-do 10-17; gio 10–20; lu chiuso Fino al 12 gennaio 2024 aargauerkunsthaus ch
Johannes Robert Schürch (1895-1941) Senza titolo (Erica Ebinger-Leutwyler Stiftung, Nachlass JR Schürch; foto: SIK-ISEA, Zurigo)
Un ritorno al futuro musicale
Amarcord ◆ L’Orchestra Radiosa di Fernando Paggi e Mario Robbiani, singolare iniziativa melodica della nostra radio d’antan, rivive in un documentario e un concerto dal vivo
Alessandro Zanoli
Cominciamo parlando del film di Fabio De Luca e Christian Gilardi, QuandolamusicaeraRadiosa,proposto dallaRSIedisponibilesulsuosito,nellepaginediPaganini Nonèfacilecondensarelastoriadiun’esperienzamusicale così lontana nel tempo e nel gusto Oggi, grazie a qualsiasi piattaforma di streaming è possibile ascoltare musica del passato e farla interagire con brani più moderni, per cui l’Orchestrina Radiosa,natainsenoallanostraradioneglianni40del900,nonèdeltuttoanacronistica Solounpo’impolverata Ma per quello che riguarda l’aspetto (tele) visivo, una volta accettata la sfida di ripercorrereattraversointervisteefilmati d’epoca lo svolgersi di quell’avventura, occorre rendere appetibile a un pubblico odierno la storia di un ’ era lontana Ci riesce bene De Luca: il suo documentario mescola filmati d’archivio e riprese attuali, TV in bianco e nero e a colori, scegliendo una narratrice giovane e versatile, la cantante Julie Meletta, e giocando su registri creativi postmoderni (con uso dell’IA) che possono incuriosire lo spettatore TV di oggi Come in una sorta di Ritorno al futuro musicale, il documentario sulla storia dell’orchestra di Fernando Paggi si dipana attraverso le sue numerose epoche di attività, soprattutto mostrando le eccellenti prerogative solistiche dei suoi componenti, Mario
Robbiani in testa Si trattava di un’iniziativa coraggiosa per l’epoca e impossibile oggi E questo è un punto importante di tutto il discorso La storia dell’Orchestra Radiosa è la storia di un patrimonio di cultura musicale che vuole ricordarci un periodo d’oro della produzione artistica del nostro cantone «Suonava una specie di jazz» annota Theo Mäusli in un’intervista raccolta da Aldo Sandmaier per il suo Album del jazz di famiglia Suonava, per meglio dire, del pop mainstream in un ’ epoca in cui il jazz era un ingrediente fondamentale anche delle canzoni d’intrattenimento, un linguaggio alla moda condiviso tra ascoltatori e musicisti La Radiosa era, potremmo dire, una «fabbrica di musica», che doveva produrre a getto continuo la colonna sonora musicale della nostra Radio Brani originali, arrangiamenti di successi internazionali, standard jazzistici all’acqua di rose, tutto concorreva a creare un flusso melodico trasmesso via etere Quando nel1985laRadiosafusciolta,fuperché la produzione discografica internazionale era ormai talmente diffusa e riccadarenderetroppocostoso,inutile,il mantenimentodiunaformazioneattiva sette giorni su sette Eppure quella denominazione, «Orchestra Radiosa», rappresenta per noi boomer un punto di riferimento af-
fettivo, prima che musicale Ci ricorda,comediceancoraSandmeier,cheil suo lato migliore la band lo ha offerto nei veglioni, «negli spettacoli pubblici, nei varietà, nelle tombole radiotelevisive», incarnando insomma il cuore musicale di un Ticino vivacissimo e in pieno decollo economico Epoic’èlamusica Ildocumentario diDeLucaeGilardièstatopresentato nel corso di una serata pubblica in cui l’Orchestra Radiosa è stata «richiamata in vita» (anche questo showcase è sul web, sito RSI) La scommessa è stata quella di far vivere, con un intento quasi filologico, un ’esperienza di musica «tutta ticinese» L’orchestra quin-
di «rinasce» in una formazione simile all’originale, proprio perché coinvolge alcuni tra i migliori solisti attivi sulla nostra scena musicale (i tre fratelli Quinn,ChristianZatta,FilippoValli, Didier Yon e Giulio Granati), affidati alle cure di Gabriele Comeglio Il risultato è un organico improbabile, ma incredibilmente interessante E quando si sente suonare questo splendido ensemble le idee cominciano a chiarirsi nella testa Conoscendo i musicisti, la loro preparazione tecnica e la loro personale visione musicale, si capisce che costringerli in questo repertorio d’epoca è una bella sfida Un esercizio obbligato di understatement
Viene da pensare a cosa potrebbero dare, come gruppo, se lasciati liberi di esprimere la loro musicalità personale Ne verrebbe fuori un progetto musicale di livello considerevole Sia come sia,ilrepertorio,costituitoingranparte da standard e da canzoni d’epoca, scorre ben oliato, con qualche guizzo (significativo) al momento degli assoli A ravvivare il concerto concorrono poi alcuni ospiti come la cantante Anna Blaesi, la cantante e flicornista Justine Tournay, la flautista Nancy Meier e il glorioso, inossidabile Franco Ambrosetti (collaboratore d’eccezione della vera Radiosa) Insomma, la riedizione della Radiosa fa toccare con mano, il «dramma»(siadettogiocosamente)dellaRadiosa Un’orchestra di quasi jazz, i cui musicistiavrebberopotutoosaredipiù in termini di qualità musicale e di personalità strumentale Ma erano semplicemente travet della radio da intrattenimento, maestri del «sottofondo di qualità» che, forse, come dicevamo, trovavano la vera ragione di vita suonando nelle situazioni pubbliche, meno formali Di quella Radiosa, più libera e sincera, ci piacerebbe sentire oggi qualche brano, per scoprire qualcosainpiùsullabravuradeinostrimusicisti di allora Su quella dei musicisti di oggi, anche grazie a questo curioso esperimento, non abbiamo dubbi
LA PRIMA PILA
CHILD SHIELD AL MONDO
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Semplicemente buono
Garofalo pasta fresca è in vendita alla tua Migros
GUSTO
Cioccolato
1
Quando la praliné è una praliné?
Non tutti i pezzi di cioccolato sono praliné Per poterlo chiamare così, deve essere composto per almeno il 25 per cento da cioccolato, avere una dimensione di un boccone e contenere un ripieno I ripieni più apprezzati sono torrone, marzapane, liquore, noci, frutta, caramello o ganache
2
Perché si chiama praliné?
Il termine «praliné» è originario del Belgio e della Francia In altri Paesi, tuttavia, il termine può assumere significati diversi Negli Stati Uniti, ad esempio, con «praline» si indica un tipo di dolce a base di noci e zucchero caramellato che non contiene cioccolato
3
Qual è la differenza tra praliné e truffe?
Anche le truffes sono praliné, ma hanno alcune caratteristiche specifiche: hanno sempre un ripieno di ganache e sono quindi morbidi e cremosi. Le praliné possono avere anche ripieni duri, come ad esempio le noci Inoltre, le truffes sono spesso spolverati di cacao in polvere e di solito sono rotondi o quadrati, mentre i praliné possono avere molte forme diverse
7 dolci informazioni
sulle praliné
Le gustiamo, le regaliamo e le amiamo: ma quanto sappiamo davvero su di loro?
Con queste informazioni farai un figurone
Dinah Leuenberger
4
Quanto champagne c’è in una praliné allo champagne?
Una praliné allo champagne contiene di solito solo da mezzo grammo a pochi grammi di champagne, che di norma è un ingrediente del ripieno
Se si tratta di una ganache, il ripieno viene anche riscaldato, il che fa evaporare una parte dell’alcol. Quindi è decisamente improbabile che ci si possa ubriacare per aver mangiato troppe praliné 5
Quanto costa la praliné più costosa del mondo?
La «Madeline au Truffe» del produttore danese di cioccolato Knipschildt è considerata la praliné più costosa disponibile nei normali negozi Costa 250 dollari e tra i suoi ingredienti c’è del vero tartufo nero: è quasi una truffe al tartufo
Chi ha inventato la praliné?
Se ne contendono la paternità Belgio e Francia Una tradizione vuole che a inventarli sarebbe stato un cuoco del conte francese César de Choiseul verso la fine del XVII secolo Costui avrebbe immerso delle noci o della frutta secca nel cioccolato e avrebbe tratto il nome della sua creazione da uno dei titoli del suo padrone, quello di maresciallo de Plessis-Praslin Nell’altra tradizione, molto più recente, il protagonista è lo svizzero Frédéric Neuhaus, che all’inizio del XX secolo era migrato in Belgio, a Bruxelles, dove poi, nella sua farmacia, si mise a vendere anche praliné, che fondeva in stampi di metallo
7
In quale Paese si mangiano più praliné?
Non è ben chiaro dove si mangino più praliné La Svizzera è quantomeno ai vertici della classifica, visto che ha il più alto consumo di cioccolato pro capite al mondo È però il Belgio a produrre la maggior quantità di praliné al mondo: oltre 172’000 tonnellate all’anno, pari a circa 20 praliné per ogni abitante del mondo
Confezione extra graziosa
In occasione del periodo natalizio Pralinés du Confiseur Frey si presentano in un nuovo design e con una selezione di praliné leggermente diversa
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GUSTO
L’ingrediente
Rende tutto più buono
Il mascarpone è diventato famoso grazie al posto importante che occupa nel tiramisù. Ma è delizioso anche in tanti altri piatti.
Testo: Angela Obrist
Crema ai fagioli con salmone
Antipasto per 4 persone
100 g di mascarpone
1 scatola di fagioli Soisson da 400 g, peso sgocciolato 250 g 1 spicchio d’aglio
½ mazzetto d’erbe aromatiche ad es cerfoglio o aneto
4 cucchiai di cucunci con un po’ di liquido
6 cucchiai d’olio d’oliva sale, pepe
200 g di salmone affumicato
100 g di panini, ad es mini twister
1 Riducete in purea il mascarpone, i fagioli e l aglio insieme alla metà delle erbe Condite la crema con sale e pepe Sminuzzate la metà dei cucunci e mescolali con un po’ del loro liquido, la metà dell’olio d’oliva, il sale e il pepe Unite alcune foglioline delle erb aromatiche Mescolate il salmon con la marinata
2 Nel frattempo, tagliate il pane fette sottili spennellatele con un po’ d’olio e tostatele in padella
Distribuite la crema di fagioli nei piatti Aggiungete il salmone e i cucunci avanzati Irrorate con la marinata Servite con crostini di pane
CONSIGLI sulla preparazione: la crema di fagioli e la marinata per il salmone si possono preparare fino a due ore prima e conservare in frigo La crema va tolta dal frigo 30 minuti prima di disporla nei piatti Marinate il salmone solo poco prima di servire Anche i crostini si possono preparare in anticipo, freschi e ancora caldi però sono molto più buoni
Pizza con cavolo piuma e prosciutto crudo
Piatto principale per 4 persone
80 g di cavolo piuma
2 spicchi d aglio
400 g di pasta di spelta per pizza rettangolare già spianata
200 g di mascarpone sale, ad es fleur de sel pepe nero
4 cucchiai d’olio d’oliva
100 g di prosciutto crudo, ad es prosciutto crudo dei Grigioni 10 g di crescione d’acqua
Scaldate il forno statico e una placca a 230 °C Pulite il cavolo piuma ed eliminate le costole dure delle foglie Spezzettate le foglie e tagliate l’aglio a fettine sottili
Accomodate la pasta con la carta da forno sulla placca già calda
Vellutata di piselli con pancetta
Rapida, semplice e super cremosa La pancetta croccante offre un saporito contrasto La vellutata è adatta come piatto principale
Alla ricetta
Spalmate il mascarpone sulla pasta e distribuite le fettine d’aglio, poi infornate per ca 10 minuti
Mescolate i pezzetti di cavolo piuma con sale, pepe e la metà dell’olio e distribuiteli sulla pizza
Cuocete ancora per 2-3 minuti, poi sfornate la pizza e farcitela con il prosciutto crudo e il crescione irroratela con l olio d oliva rimasto e servi
Ricetta
Ricetta
A base di latte svizzero
Mascarpone Alfredo
TEMPO LIBERO
Una corona di stagione
Materiali riciclati,un po’di tempo e un pizzico di fantasia sono gli elementi necessari per realizzare una meravigliosa Corona natalizia
Navi sempre più imponenti
Con le nuove navi da crociera sempre più grandi e sfarzose, il mare e il paesaggio finiscono per diventare un optional e le questioni ambientali finiscono nel dimenticatoio
I «Magistri Antelami» che forgiarono Genova
Itinerari ◆ La città marinara ospita numerosi edifici progettati e realizzati da architetti provenienti dal nostro Cantone
Il sole è sorto da diversi minuti, ma neanche oggi riuscirà a colpire le finestre dei palazzi del centro storico di Genova, addossati l’uno sull’altro La luce nei carruggi è tenue e restituisce un ’atmosfera particolare: lieve e rilassata nonostante il fermento di questi vicoli Bisogna salire lungo una di queste stradine per arrivare a Via Garibaldi La «Strada Nuova» che con Via Balbi e la «Strada Nuovissima» ospitano la gran parte dei 42 «Palazzi del Rolli», edifici inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco per la loro straordinaria bellezza e unicità
Questi palazzi nobiliari al tempo della Repubblica erano obbligati, sulla base di un sorteggio dalle liste degli alloggiamenti pubblici (dette «rolli»), a ospitare le alte personalità che si trovavano a Genova in visita di Stato Per questo motivo ognuno di quei palazzi è un ’ opera d’arte Non tutti sanno che a firmare quelle opere d’arte furono per lo più architetti ticinesi
Genova è stata fra le prime città della Penisola in cui i celebri architetti ticinesi si insediarono e fecero fortuna
Sebbene in tutte le più importanti città italiane ed europee sia possibile scoprire qualche palazzo a firma ticinese, qui a Genova gli architetti e gli stuccatori provenienti dalla zona dei Laghi arrivarono prima che in qualunque altra città e imposero più che altrove l’egemonia artistica e imprenditoriale
Dalla stazione dei treni di Piazza Principe, uno dei primi Palazzi dei Rolli che si incontrano è Palazzo Reale Oggi polo museale, il palazzo è stato realizzato nella prima metà del 1600 da Pier Francesco Cantone, Michele Moncino e Carlo Fontana (quest’ultimo era l’archistar ticinese del tempo che fece la sua grande fortuna nella Roma papale)
Sono solo alcuni dei nomi dei tan-
Le Residenze
Il rapporto artistico tra Genova e la Svizzera continua ancora oggi Se fino a qualche secolo fa a farla da padroni erano gli artisti ticinesi dell architettura e dello stucco oggi tra i carruggi di Genova passeggiano e trovano ispirazione artiste e artisti di ogni campo provenienti da 33 città elvetiche
Sono quelle e quelli ospitati nelle due residenze artistiche messe a disposizione dalla Conferenza delle Città svizzere in materia culturale Gli inquilini e le inquiline cambiano ogni tre mesi per
ti «Magistri Antelami», l’appellativo con cui furono conosciuti gli architetti del tempo Letteralmente significa «i maestri che provengono dalla zona della Valle d’Intelvi» ma nel giro di pochi decenni «Magister Antelami» diventerà sinonimo di architetto Ciò a dimostrazione dell’assoluta egemonia dei ticinesi in questo campo Il motivo? Erano in grado di gestire non solo la parte artistica ma anche la parte imprenditoriale e commerciale del processo costruttivo Dal Palazzo Reale basta fare pochi passi per giungere alle strade Nuova e Nuovissima Qui ognuno delle decine di palazzi che costeggiano i due lati portano la firma ticinese E dunque anche Palazzo Lomellino che fu costruito tra il 1559 e il 1565 da Giovan Battista Castello detto il «Bergamasco» e da Bernardino Cantone preveniente da Balerna I due sono tra i Magistri Antelami genovesi più noti perché troviamo la loro firma in molti dei Palazzi nobiliari ancora in piedi Ma la storia degli architetti ticinesi a Genova parte ben prima del loro arrivo qui «A Genova le prime testimonianze documentarie della presenza dei ticinesi risalgono alla fine del Decimo e l’inizio dell’Undicesimo secolo», spiega ad «Azione» Clario Di Fabio, professore ordinario di Storia dell’Arte Medievale all’Università di Genova
«Genova è stata la prima tra le città della Penisola in cui si stanziarono gli architetti ticinesi ed è stata quella in cui più che altrove gli artisti dei Laghi decisero di rimanere», spiega ancora il professore La migrazione dei maestri delle arti murarie dal Ticino a Genova scemò a inizio Ottocento e terminò del tutto alla metà di quel secolo Otto secoli durante i quali i ticinesi disegnarono la faccia della città
Da Palazzo Lamellino proseguiamo in direzione Est e arriviamo davanti Palazzo Doria Spinola Oggi sede della Prefettura, il palazzo fu costruito nel 1543 e firmato, come il
Lamellino, da Castello e Cantone, questa volta accompagnati da Bartolomeo Bianco, nato a Coldrerio e trasferitosi prestissimo nella Superba
dove è ricordato come il principale interprete del barocco genovese Ma cos’è che attirava qui a Genova Castello, Cantone, Bianco e tut-
ti gli altri Magistri Antelami? La risposta semplice è «i soldi» Quella più complessa è «il mare» La Repubblica di Genova parte-
dare la possibilità agli artisti di tutte le città che prendono parte all iniziativa di poter inviare i propri rappresentanti Funziona così: le 33 città che fanno parte della Conferenza (tra cui anche Lugano) pubblicano un bando aperto ai giovani che fanno arte in città Qualsiasi tipo di arte: dalla pittura alla scultura passando per l arte tessile o le arti sceniche Due dei partecipanti avranno la possibilità di trascorrere 90 giorni all ombra della Lanterna Qui potranno fare ricerca produrre
la loro arte entrare in contatto con gli artisti locali o anche solo cercare ispirazione
La Conferenza delle Città Svizzere per la Cultura gestisce oltre ai due atelier di Genova anche quelli di Belgrado in Serbia, de Il Cairo in Egitto e di Buenos Aires in Argentina
Fondata nel 1970, la Conferenza ha lo scopo principale di favorire la collaborazione tra le città svizzere e promuovere una visione comune della cultura come motore di sviluppo sociale eco-
nomico e civico In questo contesto le residenze d artista svolgono un ruolo fondamentale
Gli artisti e le artiste che arrivano a Genova per il loro periodo di tre mesi di lavoro e ricerca non solo usufruiscono gratuitamente dell alloggio, ma ricevono anche una borsa di studio di 4500 franchi per coprire le spese Nel corso degli anni molti degli artisti che hanno preso parte al programma delle residenze hanno poi deciso di tornare in città saldando un legame
artistico e personale che è stato possibile evincere in una mostra dal titolo Presenze dell’arte svizzera nella collezione del Museo di Villa Croce, organizzata lo scorso agosto dal Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce uno dei più importanti della città, dove sono state esposte le opere d’arte tra quelle possedute dal museo, che sono state prodotte da artisti e artiste rossocrociate Alcune di queste frutto di doni che gli artisti passati da Genova hanno deciso di fare al museo
La Chiesa di San Pietro in Banchi a cui lavorò Bernardino Cantone, è un esempio non solo della competenza artistica dei ticinesi ma anche di quella ingegneristica
Mario Messina, testo e foto
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cipò alla Prima Crociata nel 1096
«Quando terminò, nel 1099, tanti genovesi che partirono via mare con quattro soldi in tasca tornarono qui con una quantità di oro, di ricchezze e di capitali senza precedenti», afferma il professor Di Fabio NelgirodipocotempoGenovadivenne una delle città più ricche d’Europa E quella che fino a poco fa era una necessità di pochi (avere una casa in pietra che resistesse alle intemperie) divenne una necessità di molti
Grazie al porto, Genova cominciò ad attirare sempre maggiori capitali E i genovesi sentirono il bisogno di «rifare il look» alla città Furono riaperte le cave di marmo a Carrara e fu chiesto ai ticinesi di occuparsi del riassetto architettonico della città
Ad attirare gli architetti ticinesi nella città della Lanterna furono soprattutto due fattori, i soldi e, in senso lato, il mare
Un riassetto che partì, come sempre, dalle chiese La facciata della Cattedrale di San Lorenzo si staglia nell’omonima piazza Una prima Basilica in quel luogo fu costruita tra il VI e il VII secolo Ma i fondi provenienti dalle Crociate e la necessità di dare maggior prestigio alla neonata sede vescovile, spinsero gli ecclesiastici dell’epoca ad affidare a diverse imprese ticinesi il compito della realizzazione di una nuova Cattedrale
La Basilica è disseminata di opere di ticinesi, tra i quali spicca Domenico Gaggini di Bissone A lui si devono tra le altre cose, la Cappella di San Giovanni Battista, una delle opere d’arte che valgono la visita nella
Cattedrale
Il nostro tour sulle tracce degli architetti ticinesi che fecero bella Genova continua verso la Chiesa di San Pietro in Banchi Un esempio non solo della competenza artistica dei ticinesi, ma anche di quella ingegneristica
A Bernardino Cantone, che in quel momento era responsabile degli interventi di rinnovamento urbanistico della città, fu chiesto di concepire un progetto di massima in cui la chiesa doveva nascere sulle spoglie di una precedente chiesa collocata su una terrazza Cantone riuscì quindi a progettare la nuova chiesa facendola rimanere sopraelevata rispetto al livello della strada e con la facciata orientata in direzione nord in modo che il prospetto principale si affacciasse sulla nuova piazza appena costruita e non verso ponente come la precedente struttura
Il palazzo ha avuto una storia architettonica travagliata con diversi lavori e diversi rimaneggiamenti, molti dei quali a firma ticinese
A pochi passi da qui sorge il monumentale Palazzo Ducale a firma di Andrea Ceresola di Lanzo d’Intelvi e di Simone Cantoni di Muggio
La brioche di Verdi
All’inizio dell’Ottocento, proprio quando la presenza ticinese a Genova stava dissolvendosi, la Superba fu protagonista di una nuova ondata di arrivi dalla Confederazione Questa volta, però, era diversa sia la provenienza geografica dei nuovi arrivati, sia il motivo che li aveva spinti fin qui, sulle sponde del mar Tirreno Ad arrivare a Genova furono uomini e donne provenienti dai Grigioni che intendevano portare anche da queste parti – come stavano facendo in tutta Europa – l’arte della pasticceria elvetica Furono tanti i cafè grigionesi che aprirono tra le creuze di Genova in quegli anni Ma il nome che più di ogni altro è legato in maniera indelebile a quell’esperienza è Klainguti Dal porto antico bisogna camminare pochi minuti tra le strade della città per arrivare in Piazza Soziglia e
scorgere le quattro saracinesche sormontate dall’elegante scritta «Fratelli Klainguti Gran Bar Pasticceria dal 1828» Al nostro arrivo le saracinesche sono chiuse «È chiuso da un bel po ’ , sa?», ci dice un anziano signore probabilmente attirato dal nostro strano interesse per un bar chiuso Gli chiediamo se riaprirà «Eh, non lo so mica», ci risponde E poi gira l’angolo per rientrare nel dedalo di vicoli stretti che fanno di Genova una città misteriosa e bellissima
E pensare che quel cafè, lì, nemmeno doveva esserci Perché a fondarlo, nel 1828, furono quattro fratelli che arrivarono in città solo per potersi imbarcare e andare a cercar fortuna nelle Americhe I fratelli Klainguti provenivano da Pontresina, dove avevano imparato l’arte del far dolci
Quando il loro viaggio oltreocea-
Nel corso degli anni, quando la locuzione «Magister Antelami» divenne un sinonimo di architetto, cessò la distinzione tra coloro che arrivavano dalla zona dei laghi di Como e di Lugano e coloro che invece erano i discendenti dei primi ticinesi giunti da queste parti
Sia i primi sia i secondi lavoravano allo stesso modo coniugando competenze trasversali di tipo artistico, ingegneristico, commerciale e imprenditoriale Con l’inizio dell’Ottocento gli arrivi dai Laghi cominciarono a scemare, complici anche le tumultuose questioni politiche che portarono da lì a poco alla nascita del Regno d’Italia e allo spostamento della Capitale dalla vicina Torino alla assai più lontana Roma
no fu rimandato (non è dato sapere il motivo), i quattro si ritrovarono da soli in città e con pochi soldi nelle tasche Così cominciarono a fare la cosa che sapevano fare meglio: i dolci Evidentemente ai genovesi piacquero i dolci dei Klainguti e ai quattro fratelli piacque Genova, perché per le Americhe non partirono mai Si stabilirono nei locali che ancora oggi portano il loro nome e iniziarono a sfornare alcune specialità: la torta Engadina e la torta Zena Dolci che si affiancavano alle specialità locali rivisitate, alle gelatine di frutta, ai quaresimali e a mille altre golosità
Ai fratelli grigionesi e ai loro figli non mancò mai la voglia di sperimentare in cucina Una prova?
La storia di Giuseppe Verdi e della sua brioche.
Il celebre compositore emiliano soggiornò per cinquanta inverni a
Genova Verdi era celebre per la sua vita assai poco mondana: non si faceva vedere agli eventi, né nei locali più in voga della Superba Ciò a cui però non rinunciava mai era una capatina al bar Klainguti
Si narra che Verdi fosse assai goloso della Torta Zena, portata in città proprio dai quattro fratelli pasticceri, i cui discendenti, a fine Ottocento, continuavano a tenere in piedi l’attività e con i quali il compositore entrò in confidenza Tanto che nei giorni della rappresentazione dell’opera Falstaff al Teatro Carlo Felice, uno dei Klainguti decise di creare un nuovo dolce e dedicarlo proprio al compositore Chiamò il dolce «Falstaff» e – dopo averlo presentato a colui che lo ispirò e averne trovato approvazione – lo mise in vendita Fu un successo senza precedenti Tanto che quella brioche continuò a far parte del menu del celebre
cafè fino alla sua chiusura nel 2020 E continuerà a farne parte anche in futuro Perché nel 2023 un pasticcere e un imprenditore locale hanno annunciato di aver rilevato l’attività con l’obiettivo di aprirla a fine 2024 e riportarla al grande splendore. Fino a qualche mese fa su una delle porte del locale campeggiava una scritta: «Presto il profumo dei nostri dolci tornerà in piazza Soziglia Stiamo lavorando al restauro dei preziosi interni storici e al recupero dell’atmosfera dell’antico locale» Il cimelio che sicuramente verrà restaurato e messo in bella vista come lo era stato fino all’ultimo giorno di apertura nel 2020 è il biglietto con il quale Giuseppe Verdi ringraziò i pasticceri che gli dedicarono la brioche: «Cari Klainguti, grazie dei Falstaff Buonissimi molto migliori del mio!»
Palazzo Spinola
Le saracinesche purtroppo abbassate del cafè Klainguti, fondato da tre grigionesi nel 1828
Una veduta del Palazzo Bianco
L’ingresso di Palazzo Ducale
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Una corona natalizia con materiali riciclati
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Giovanna Grimaldi Leoni
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Procedimento
Ritaglia dal cartone ondulato delle strisce lunghe ca 30 cm e larghe da 1 a 5 cm
Presta attenzione a tagliare le strisce mantenendo le onde del cartone orizzontali, in modo che le strisce possano essere piegate su sé stesse per formare cerchi
Con ogni striscia, crea un cerchio piegandola su sé stessa e fissando le estremità con l’aggraffatrice È consigliabile creare tondi di almeno tre/quattro misure differenti per un
Giochi e passatempi
Cruciverba
Due balordi entrano in una gioielleria e puntano la pistola contro il proprietario dicendo: «O ci dai i gioielli e l’incasso o spariamo!» Cosa risponde il gioielliere? Scoprilo risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere evidenziate (Frase: 4, 3, 2, 7, 7, 7)
effetto più dinamico I più grandi misureranno 9 cm e i piccoli 3 Rivestite ogni cerchio con carta o stoffa in tonalità natalizie Ad alcuni cerchi potete applicare unicamente il fondo: per farlo, applicate la colla a caldo lungo il profilo del cartone ondulato, quindi appoggiate il cerchio sul materiale scelto e ritagliate l’eccesso Per altri, invece, tagliate delle strisce nelle misure corrispondenti e rivestite anche lo spessore Alternate motivi e colori per ottenere un effetto più interessante e allegro Preparati tutti i cerchi, disponeteli su una superficie piana, formando la sagoma della corona Alternate cerchi grandi, medi e piccoli per creare un effetto dinamico e bilanciato Quando la disposizione è soddisfacente, unite i cerchi tra di loro con una pinzatrice o la colla a caldo Fissate un nastro o cordoncino rosso sul retro della corona per creare un gancio Questo servirà per appendere la decorazione al muro o alla porta
Per un tocco speciale, aggiungete delle lucine a batteria
Idee in più:
• Avete delle foto natalizie che amate? Inseritele nei tondi per un tocco ancora più personale alla vostra decorazione
• Elementi naturali: arricchite la vostra corona con rami di pino, abete o altre piante che avete a disposizione
• Cartone ondulato
• Resti di carta, cartoncino e stoffa in tonalità natalizie
• Pinzatrice, forbici, taglierino
• Fustella per stelle o stelle in cartoncino preconfezionate
• Piccoli addobbi natalizi: stelle, mini bocce nastrini e figure decorative
• Colla a caldo e bastoncino di colla
• Ghirlanda luminosa fine a batteria (facoltativa)
(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)
La vostra corona è pronta per portare l’augurio di Buone Feste!
Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku
Materiale
Viaggiatori d’Occidente
Navi da crociera, la sfida della sostenibilità
Sciopero! A fine novembre la nave Diana di Swan Hellenic ha dovuto interrompere la sua crociera in Antartide a due terzi del percorso per la rottura di un motore, cancellando gli scali previsti e tornando a Ushuaia, in Argentina Ai duecento passeggeri è stato proposto un indennizzo del 50% – dopo tutto una buona parte della crociera si era svolta ordinatamente – ma alcuni hanno chiesto un rimborso integrale della quota E di fronte al rifiuto della compagnia, hanno cominciato uno sciopero della fame La notizia fa sorridere e pensare, a seconda dei punti di vista Per cominciare è divertente uno sciopero della fame nel regno del buffet selvaggio a tutte le ore È invece interessante come il desiderio di avventura si leghi all’idea che anche in quelle terre estreme tutto debba funzionare sempre alla perfezione
Chi mai dovrebbe riparare un guasto importante (che può sempre capitare) così lontano da ogni centro abitato? E invece «Anche gli ascensori sono fuori servizio!!!» ha commentato sui social un crocierista, che forse sino a poco prima si sentiva un audace esploratore antartico L’intera vicenda comunque è stata presto dimenticata perché le compagnie di navigazione hanno questioni più urgenti alle quali pensare Se la pandemia ha sferrato un colpo terribile all’intero settore, la ripresa è stata rapidissima, con 31,7 milioni di passeggeri nel 2023 (+7% rispetto al 2019) e 35,7 nel 2024, con ricavi superiori a 30 miliardi di dollari Evidentemente la crociera è una forma di vacanza di massa poco amata dagli intellettuali, ma gradita a tutti gli altri Nel frattempo però le grandi navi sono diventate un simbolo di Overtourism e diversi porti – Vene-
Cammino per Milano
La Braidense
Nella sala gesuitica, sei anni fa, ricordo un pomeriggio intero a consultare libri introvabili sulle Ponziane per cercare le prove di come Ponza sia davvero l’isola omerica della maga Circe Fondata nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria (1717-1780) su consiglio del principe Kaunitz, grazie ai ventiquattromila libri del conte bibliofilo Pertusati, tra lampadari di cristallo, scaffalature altissime in noce, soffitti a volta a vela, la biblioteca Braidense è un posto genere mirabilia che sarebbe valsa la pena, mi sono detto, un giorno o l’altro, tornarci a studiarlo Riemersa rileggendo La vita agra (1962) di Luciano Bianciardi – già incontrato per strada parlando della Montecatini –viene raccontata per le prime sei pagine accendendo l’immaginazione attraverso timori, ritratti di imperatrici paffute, ricerche, mutilati alle mani, nani, guerci Infatti trae il nome – co-
me tutto il quartiere di Brera – dalla Braida del Guercio La braida, campo suburbano di tale Adalgiso o Algisio detto il Guercio, donata all’ordine degli Umiliati, passa poi di mano ai Gesuiti e oggi è il palazzo di Brera che ospita anche l’Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca
Attraversare il cortile d’onore, per il quale Stendhal – stracitato per Milano e più milanese dei milanesi perché sulla tomba a Parigi volle scolpito «milanese» – stravedeva, apre già lo spirito Mica per Napoleone nudo in bronzo guardato da altri spiriti illustri in marmo, ma per quello che coglie Savinio in Ascolto il tuo cuore, città (1944), libro-guida raffinatissimo già incrociato per via sempre del palazzo d’acqua rappresa di Gio Ponti Proprio partendo da questo cortile di Brera, Savinio rivela: «Il cortile, qualunque cortile, è favorevole al meditare, perché nasconde l’orizzon-
Sport in Azione
Tennis:
Che cosa ci riserverà il grande tennis nel 2025? Sarà l’anno zero, quello di una nuova frontiera? Oppure, vibreremo per l’ultima scossa di assestamento di Novak Djokovic? Gioco d’azzardo e quoto la prima opzione Non ho nulla da perdere È un gioco Sono dell’idea che l’ultimo colpo di coda, Nole lo abbia proposto in occasione della finale olimpica Contro un avversario più giovane, più fresco, più reattivo, tennisticamente più fantasioso, il campione serbo è andato oltre le tribolazioni di una stagione irta di difficoltà e ha saputo attingere a risorse mentali e fisiche che probabilmente neppure lui sospettava di avere ancora dentro di sé In fondo, il titolo olimpico era l’ultimo trofeo che mancava in bacheca Rafael Nadal lo aveva conquistato in singolare nel 2008 a Pechino e nel doppio con Marc Lopez a Rio de Janeiro nel 2016 Roger Federer in doppio con Stan Wawrin-
zia, Amsterdam, Barcellona, Dubrovnik, Santorini – hanno adottato misure restrittive o vietato loro l’accesso Non è una buona notizia ma neppure la fine del mondo Le navi da crociera di ultima generazione sono progettate come mondi chiusi e autosufficienti La vera attrazione non è il mare, quanto piuttosto la nave, con le sue meraviglie tecnologiche e l’offerta di infiniti svaghi Per esempio lo scorso gennaio Royal Caribbean ha varato Icon of the Seas, la più grande nave da crociera del mondo In realtà più che una nave ricorda una smisurata chiatta con una città accampata sopra; non a caso è stata impietosamente soprannominata la «lasagna umana» (di nuovo il cibo!) Icon of the Seas è lunga 365 metri con una stazza di 250’800 tonnellate (per fare un paragone, il celebre Titanic non raggiungeva le cinquantamila tonnellate) Coi suoi 20
ponti Icon of the Seas può accogliere fino a 7600 ospiti e 2350 membri di equipaggio Le attrazioni sono infinite: un gigantesco parco acquatico, un simulatore di surf, una piscina a sfioro, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, un percorso sospeso e Central Park, la riproduzione in scala di un quartiere con alberi, negozi e ristoranti in mezzo al mare Ovviamente anche le cabine sono lussuose; la tradizionale sobrietà è solo un ricordo Se il disamore delle destinazioni è dunque superabile restando in mare aperto, la vera sfida è la sostenibilità Le navi da crociera sono da tempo sotto accusa per l’elevato impatto ambientale Secondo uno studio del 2019 condotto dalla ONG Transport & Environment, nel 2017 le navi da crociera nelle sole acque europee hanno emesso dieci volte più biossido di zolfo (SO₂) di tutte le auto
del continente Una nave da crociera di grandi dimensioni può consumare fino a 250 tonnellate di carburante al giorno, di solito olio combustibile pesante, un residuo della raffinazione del petrolio ricco di zolfo e altamente inquinante Per prevenire queste critiche Icon of the Seas è alimentata con gas naturale liquefatto, ma questa scelta non è bastata a evitare le critiche degli ambientalisti, che hanno parlato anzi di Greenwashing, ovvero di una finzione interessata: le emissioni di metano da GNL, infatti, sarebbero ancor più dannose per l’ambiente Le grandi compagnie ne sono consapevoli credo, ma le celle a combustibile, soluzione ideale, non sono ancora pronte E bisogna comunque giustificare la palese inutilità di questi colossi vaganti per gli oceani Forse lo sciopero della fame dovrebbero farlo le crociere, invece dei passeggeri?
te e mostra soltanto il profondo del cielo» Questo sprazzo di camminata esoterica spesso animata, oltre che dal Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore (1808) di Canova, da figure incredule in mezzo – spaesati, storditi per una volta nel loro viaggio, vacanza, o giornata – s’incupisce poi imboccando il corridoio scuro, in fondo, a sinistra Sensazioni di artisti falliti, progetti spiaggiati, persone perse, sogni infranti di anime passate qui, scheletri degli Umiliati dissepolti dagli studenti buontemponi: un teschio sul taxi è tutta una storia che non ho tempo di raccontarvi, purtroppo, perché mi sono già distratto abbastanza
Sessantasei gradoni in pietra portano su davanti all’entrata in legno della Biblioteca, Nazionale come le sigarette di una volta Chissà quante, spente, come era indicato per i sigari, nella vaschetta di bronzo appe-
sa fino a mezzo secolo fa o come il cerino posato con cura lì quando l’io narrante della Vita agra esce dalla biblioteca e si accende una Nazionale Nell’atrio, dentro, ecco davanti la sala gesuitica del mio pomeriggio di primavera appena prima di partire per Ponza Mentre buttando l’occhio a destra, nella sala Teresiana, rapiscono lo sguardo i due lampadari a goccia in cristallo di Boemia Luminosi resti, ricomposti, dei numerosi lampadari del salone delle Cariatidi di palazzo Reale, semidistrutto dai bombardamenti del 1943 Non tota perit come si trova scritto sull’ex libris – un bruco e una farfalla in diverse varianti – di Albrecht von Haller, naturalista svizzero considerato lo scopritore delle Alpi, la cui collezione di libri rari è conservata qui, assieme a quella di Umberto Eco, Manzoni, la raccolta Melziana, la raccolta bodoniana Mortara Spinelli, il Fondo Castiglio-
ni, le edizioni aldine eccetera eccetera A cercare quei libri nei labirinti dietro le quinte, Bianciardi racconta di omini reclutati in Val Brembana o di «nani autentici di circo equestre» Avanzo timido un mattino di dicembre nella sala e non c’è da meravigliarsi della teatralità della balconata neoclassica continua in noce: disegnata nel 1785 da Piermarini, l’architetto della Scala Un disagiato di genio con il loden mi racconta della sala della Mummia: la sala Manoscritti dove mi conduce, una volta era chiamata così per via di una vera mummia egizia Esposta qui dal 1830 al 1910, era un regalo dell’esploratore Giuseppe Acerbi (1773-1846) proveniente da Tebe Inoltre, in dono, ancora qui a differenza della mummia finita al Castello Sforzesco, il Librodeimorti dove si spiega la psicostasia: il pesare l’anima dei morti per sapere se era degna o meno dell’oltretomba
ka sedici anni fa nella capitale cinese Per Novak, lacuna colmata a Parigi, con tanto di lacrime, che hanno reso più simpatico questo fenomeno spesso ruvido, polemico, indisponente Roger, classe 1981, ha fatto la riverenza il 25 settembre del 2022 Rafa, classe 1986, ha scritto i titoli di coda dopo la recente sfida di Coppa Davis persa dalla Spagna contro i Paesi Bassi Nole, classe 1987, il prossimo anno, con ogni probabilità scenderà ancora in campo Se i suoi avversari fossero ancora i soliti che per anni sono stati considerati gli alfieri della Next Generation, Dimitrov, Zverev, Medvedev, eccetera, Djokovic passeggerebbe senza pietà su di loro, incrementando il suo record di 24 Grandi Slam vinti Tuttavia, e torno alla scommessa inziale, sul pianeta tennis sono atterrati due giovani marziani: Carlos Alcaraz e Yannick Sinner Non sto a disquisire su chi
sia il più forte dei due Ce lo diranno il tempo e la storia Mi limito a dire che il campione altoatesino, attuale numero uno del ranking mondiale, ha Federer quale idolo e modello, ma propone un gioco che pare un mix tra quello di Nadal e quello di Djokovic Dal canto suo lo spagnolo, epigono del suo connazionale maiorchino, porta in campo la fantasia e l’imprevedibilità di Roger
Gli ultimi 20 anni hanno elevato il tennis a fenomeno di culto Le sfide tra i Magnifici Tre hanno fatto lievitare share e rating Hanno spesso scalzato il calcio dalle prime pagine dei quotidiani, in Paesi profondamente calciofili come Italia e Spagna, ma anche nel resto del mondo A eccezione della Svizzera, dove i media hanno manifestato stima e amore nei confronti di Roger Federer con profondo pudore Ma, si sa, noi siamo più tiepidi L’esultanza
tendiamo a portarcela nel cuore, senza ostentarla eccessivamente Yannick e Carlos, i due nuovi padroni del vapore, stanno dando continuità allo star system Non passa giorno senza che un organo di stampa proponga un servizio che li riguardi Anche quando non scendono in campo Dal confronto dei guadagni, alla percentuale di prime di servizio vincenti, al numero di aces, fino a sconfinare ai limiti dell’iperbole, alla ricerca di dati scientifici che ci facciano capire chi, tra Sinner, Alcaraz e il vecchio Djokovic, sia il più forte sul piano mentale Personalmente non mi interessa Il dato ce lo fornisce e ce lo fornirà il campo Quante volte mi sono sorpreso a pensare «maledizione, se Roger fosse stato mentalmente più solido avrebbe almeno 30 Grandi Slam in bacheca» Perché il suo era e sarà, fino a prova contraria, il miglior tennis di sempre Sia chia-
ro, l’Altoatesino e l’Iberico non sono lontani anni luce Anzi Tuttavia, per esaltare ulteriormente il loro cammino verso la gloria, manca il terzo incomodo, colui che spezza la dicotomia, quello che scatena dinamiche trasversali nella passione e nel tifo Lo è stato, per anni, Novak Djokovic nel duello tra Federer e Nadal, prima di mettere la freccia e operare il sorpasso Tre è il numero della perfezione, dell’armonia tra sacro e profano Attorno al tre ruota la struttura della dantesca Divina commedia Federer-Mozart, Nadal-Beethoven, Djokovic-Wagner? Qualcuno troverà presto delle analogie tra i due nuovi astri e qualche grande artista della storia Ma per rendere la loro ancora più emozionante – e più godibile per noi profani – largo al terzo incomodo Per ora, all’orizzonte, non ne vedo Ma, per l’appunto, pure io sono solo un profano che anela emozioni
di Claudio Visentin
di Oliver Scharpf
di Giancarlo Dionisio
Risparmia e festeggia
Settimana Migros Risparmiae festeggia
Colori vivaci da vicino e da lontano
3.30 invece di 4.50
2.40 invece di 3 –
3.80
invece di 4.80
Extra Arachidi Israele/Egitto, 500 g, (100 g = 0 76)
Per l'aperitivo: togliere il nocciolo e riempire con formaggio fresco e noci
3.20
5.90 invece di 7.50
Zucca a cubetti Italia/Portogallo, al kg, confezionata
2.20
invece di 3 –
Migros Ticino
Cetrioli Migros Bio Spagna, il pezzo
Frutta e verdura a prezzo basso permanente
4.20 Mele agrodolci
Svizzera, sacchetto da 1,5 kg, (1 kg = 2 80)
–.70
Pompelmi rossi
1.60 Cipolle Svizzera, al kg
1.50 Manghi maturi
Brasile/Perù, il pezzo
3.50 Mirtilli
Spagna, il pezzo –.45 Limoni Demeter Italia, il pezzo
1.30 Patate per raclette
Svizzera, sacchetto da 1 kg
Perù/Namibia/Sudafrica, vaschetta da 250 g, (100 g = 1 40)
Filetti di salmone senza pelle M-Classic, ASC d'allevamento, Norvegia, 380 g, in self-service, (100 g = 2 62) 41%
Verdura mista svizzera o piselli dell'orto, Farmer's Best, IP-SUISSE prodotti surgelati, in conf speciale, 1 kg, per es piselli dell'orto, 3 90 invece di 5 60 30%
3.95 invece di 4.95
Patate Amandine Svizzera, sacchetto da 1,5 kg, (1 kg = 2 63) 20%
Bontà calde e fredde a base di latte
Fribourgeois AOP, 400 g, 7.60 invece di 9 55, (100 g = 1 90) 20%
Tutte le fondue Caquelon Noir per es Moitié-Moitié, Le Gruyère AOP & Vacherin
LOSAPEVI?
Il lievito in polvere aiuta a eliminare l'odore di formaggio in casa. A tal fine, versa una miscela di lievito e acqua in diverse ciotoline e lasciale in casa per almeno 24 ore. A proposito: se metti i vestiti che odorano di formaggio sul termosifone, la puzza sparirà più rapidamente. Infatti, il calore fa evaporare gli odori più velocemente dell'aerazione.
2.35 invece di 2.95
Le Gruyère piccante Migros Bio, AOP circa 250 g, per 100 g, prodotto confezionato 20%
9.80
invece di 12 30
18 mesi extra stagionato, in confezione speciale, 280 g, (100 g = 3 50) 20%
Rotolini di Sbrinz AOP
2.05
invece di 2 45 Gottardo Caseificio per 100 g, prodotto confezionato 15%
15%
2.25
invece di 2 65
Parmigiano Reggiano DOP
700/800 g, per 100 g, prodotto confezionato
Migros Ticino
7.75
Dolci da mettere sotto l’albero di Natale o sulla tavola
.50 di riduzione
Tutti i biscotti di Natale Grand-Mère per es milanesini, 200 g, 3 30 invece di 3 80, (100 g = 1 65)
Biscotti Walker's Highlanders o Chocolate Chip Shortbread, per es Highlanders, 3 x 200 g, 12 95 invece di 16 20, (100 g = 2 16) conf da 3 20%
Tutti i Praliné du Confiseur Frey per es edizione natalizia, 264 g, 11 95 invece di 15 95, (100 g = 4 53) 25% Swiss Premium Minis Lindt assortiti, 500 g o 1 kg, per es 500 g, 14 95 invece di 24 95, (100 g = 2 99) 40%
Tavolette di cioccolato Lindt al latte finissimo o alle nocciole e Chocoletti al latte o alle nocciole, 5 x 100 g, per es al latte finissimo, 11 80 invece di 14 75, (100 g = 2 36) conf da 5 20% 2.60 invece di 3 50
Frey milk, dark o white, in conf speciale, per es milk, 30 x 27 g, 9 90 invece di 15 30, (100 g = 1 22) 35%
Tavoletta di cioccolato al latte Frey con Finn e cuore 93 g, (10 g = 0 28) 25%
Bevande frizzanti, fresche o corpose
Frutta e verdura
Demeter raccolta e imbottigliata
Perfette per gli aperitivi e come contorno per le fondue di carne SuMigipediahanno 5 stelle su5
Dispensa ben fornita per le feste
26%
Pasta Migros Bio, refrigerata agnolotti all'arrabbiata o fiori ricotta e spinaci, per es agnolotti, 3 x 250 g, 11.95 invece di 16 20, (100 g = 1 59)
a partire da 2 pezzi 20%
conf. da 2 28%
Pizze dal forno a legna Anna's Best, refrigerate prosciutto & mascarpone o mini al prosciutto, in confezioni multiple, per es prosciutto & mascarpone, 2 x 420 g, 9 95 invece di 13 90, (100 g = 1 18)
Sughi per pasta e conserve di pomodoro, Migros Bio per es salsa di pomodoro, 400 g, 2 50 invece di 3 10, (100 g = 0 62)
a partire da 2 pezzi 20%
Tutte le salse per arrosto per es Knorr, in barattolo, 230 g, 5.80 invece di 7 20, (100 g = 2 50)
16.50
invece di 22 –
Mini pizze Piccolinis Buitoni prodotto surgelato, in confezione speciale, al prosciutto o alla mozzarella, 40 pezzi, 1,2 kg, (100 g = 1 38) 25%
Dadi da brodo o brodo di verdure, Knorr brodo di verdure e pollo o minestra di carne, in conf speciale, per es brodo di verdure, 3 x 109 g, 9 – invece di 12 –, (100 g = 2 75) conf da 3 25%
conf. da 3
Tutta
Funghi misti o funghi
Da un alito profumato a mani ben curate
Creme per le mani (confezioni multiple, confezioni da viaggio e set natalizi esclusi), per es balsamo per mani e unghie I am, 100 ml, 2.80 invece di 3 70
Creme per le mani I am, Atrix, Garnier, Nivea o Le Petit Marseillais per es balsamo per mani e unghie I am, 2 x 100 ml, 5.55 invece di 7 40, (100 ml = 2 78)
LOSAPEVI?
da 2 25%
Creme per le mani Neutrogena non profumate, profumate o ad assorbimento rapido, per es non profumate, 2 x 50 ml, 6 95 invece di 9 30, (10 ml = 0 70)
Quando fa freddo le ghiandole sebacee producono meno grassi e l'aria riscaldata disidrata la pelle. In inverno lava quindi le mani solo con acqua tiepida e usa un sapone con pH neutro. In seguito applica una crema per le mani leggera di giorno e una crema ricca prima di coricarti.
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