Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 16 luglio 2018
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Società e Territorio L’impegno per l’inserimento professionale dei disabili dell’associazione inclusione andicap ticino
Ambiente e Benessere Cambiamento climatico: con il progetto Acclimatasion, Sion ha sensibilizzato autorità e popolazione elaborando interventi e raccomandazioni per uno sviluppo urbano rivolto al futuro
Politica e Economia Dopo un anno all’Eliseo Emmanuel Macron sembra aver imboccato una parabola discendente
Cultura e Spettacoli A Palazzo Strozzi di Firenze, è in corso un curioso esperimento a cavallo tra arte e scienza
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Markus Mallaun
Eminem, Slim Shady e gli altri 50
di Simona Sala pagina 29
Europa senza àncora di Peter Schiesser Dopo aver letto il resoconto di Federico Rampini sul vertice Nato e l’analisi di Beniamino Natale sullo stato dei negoziati fra Stati Uniti e Corea del Nord (pag. 23), vien da dire: Donald Trump è un fake president. Un presidente fasullo che spaccia per vittorie dei nulla di fatto, mente sui risultati ottenuti. Tutto questo aggravato da un atteggiamento da «Io e l’America contro tutti», amici e nemici, e da una visione del mondo, dell’America e dell’economia colorata di cinismo, arroganza, ignoranza. Una combinazione pericolosa per l’Europa (Svizzera compresa), considerato il contesto geopolitico in rapido mutamento e le spinte centrifughe che si fanno sentire in alcuni Stati dell’Unione europea. La guerra commerciale scatenata dall’Amministrazione Trump anche contro l’Unione europea, con l’aumento dei dazi sull’importazione di acciaio e alluminio dall’Ue, è una prima manifestazione tangibile del fossato che si va creando nell’alleanza occidentale, quel poderoso blocco liberal-capitalista che ha ridisegnato la geopolitica dal secondo dopoguerra ad oggi. Già dopo il vertice Nato dell’anno scorso, in Europa aveva comin-
ciato a farsi largo la consapevolezza che in futuro si dovrà contare sulle proprie forze, con questo Trump incline a chiudere l’ombrello difensivo americano. E da allora le relazioni transatlantiche non hanno smesso di peggiorare. Qualcuno può pensare e sperare che basterà sopravvivere ai quattro anni di presidenza Trump, o otto nell’ipotesi peggiore, per poi ricostruire l’alleanza occidentale. Ma potrebbe essere un calcolo sbagliato, poiché in questi prossimi 2 o 6 anni e mezzo il mondo non starà fermo, la Cina avrà compiuto altri passi da gigante nella sua politica di egemonia e l’Unione europea chissà in quale stato si troverà, senza dimenticare la Russia di Putin con la sua politica di destabilizzazione dell’Occidente. Si tratta di tre grandi sfide geopolitiche che si intrecciano a loro volta. Prendiamo la Cina, per cominciare: oltre ad acquisire importanti aziende in Europa a suon di miliardi, che garantiscono ai cinesi anche il sapere tecnologico che ancora manca loro sulla strada per diventare i leader mondiali dell’alta tecnologia, investe miliardi (anche in Europa) nell’ambito della nuova Via della Seta, quella Belt and Road Initiative che abbraccerà terre e mari fra la Cina e l’Europa. In Grecia, per esempio, Pechino ha ottenuto nel 2009 la concessione per la gestione
del porto del Pireo, ad Atene, per 35 anni; in sette anni la società cinese Cosco ha già quintuplicato il numero di container caricati e il porto viene tuttora ampliato per accogliere anche le più grandi navi da crociera. La Grecia è stata ben contenta di trovare nella Cina un investitore che creasse impieghi e potenziali guadagni futuri in un momento in cui si è sentita abbandonata dai suoi partner europei. E il primo ministro Tsipras ha contraccambiato impedendo una dura presa di posizione dell’Ue sui diritti umani in Cina. Pechino investe molto anche nei Balcani, in particolare in Serbia e Ungheria, nell’ambito della Via della Seta ma non solo, creando attriti all’interno dell’Ue, poiché Pechino tenta di imporre le sue condizioni per la realizzazione delle nuove infrastrutture, infischiandosene delle regole (per esempio sugli appalti) dell’Unione europea. Inoltre, l’Europa deve fare i conti con il governo filo-russo insediatosi in Italia, con le divisioni politiche derivanti dall’afflusso di migranti, affrontare una Brexit sempre più caotica, uscire dalla sua fiacchezza economica, prepararsi alla fine dell’era Merkel... In questo contesto, un fake president americano può fare molti danni in Europa, che si misureranno nei decenni.