Azione 41 del 9 ottobre 2017

Page 1

a t t i f o r p Ap i d % 5 5 d el . e n o i z r id u . e n a im tt e s 3 r e p lo o S ! e r Da non perde


a t s e u q Solo . a n a m i sett

55%

3.40 invece di 7.65

Pommes Duchesse Delicious in conf. speciale surgelate, 1 kg

a partire da 2 pezzi

55%

Tutte le confetture e le gelatine in vasetti e bustine da 185–500 g (Alnatura escluse), a partire da 2 pezzi, 55% di riduzione

55%

5.30 invece di 11.85 Crispy di tacchino impanati Don Pollo in conf. speciale surgelati, 1 kg

a partire da 2 confezioni

55%

Tutto l’assortimento di barrette ai cereali Farmer a partire da 2 confezioni, 55% di riduzione

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 al 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

conf. da 5

55%

6.40 invece di 14.25

Wienerli M-Classic in conf. da 5 Svizzera, 5 x 4 pezzi, 1 kg


Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 9 ottobre 2017

Azione 41 Società e Territorio Il progetto «Scatola nascita: una culla per tutti» dell’Associazione DaRe

Ms alle hopping pag ine 45– 51 /

Ambiente e Benessere Lo psichiatra e psicoterapeuta bellinzonese, Orlando Del Don, ci parla dell’utilità terapeutica della cosiddetta biblioterapia

69-7 5

Politica e Economia Domenica 1.ottobre è stato il giorno nero dell’Europa

Cultura e Spettacoli Firenze celebra l’arte di un secolo cruciale, il Cinquecento

pagina 12

pagina 5 pagina 23

pagina 33

di Sara Rossi pagina 43

Stefano Spinelli

Un patrimonio di suoni svizzeri

Catalogna, provocazione riuscita di Peter Schiesser Incredibile come Mariano Rajoy sia potuto cascare tanto ingenuamente nella trappola di Carles Puigdemont. Ma come ha potuto pensare, il capo del governo spagnolo, che bastassero diecimila agenti inviati da Madrid per impedire a 2,2 milioni di catalani di andare a votare? Come ha potuto ignorare che in questo modo ci sarebbero stati scontri fisici e quindi ancora più lacerazioni fra catalani e spagnoli? Il presidente della Generalitat catalana ha avuto quel che cercava: immagini di agenti (quelli inviati da Madrid) che malmenavano inermi persone che rivendicavano il diritto di votare per l’indipendenza della Catalogna. Persino chi in patria e all’estero (quindi socialisti spagnoli e Unione europea per primi) riteneva illegale il referendum perché contrario alla Costituzione, ha severamente criticato la violenza scatenata dagli agenti mandati in Catalogna, come pure (solo in patria) l’ottusità del primo ministro Rajoy, non solo incapace di gestire la giornata elettorale del 1. ottobre, ma da anni sordo ad ogni richiesta di dialogo con gli indipendentisti catalani.

Perché non ha lasciato correre le cose, Rajoy, come fece nel novembre del 2014? È vero che allora si votò con un paio di sotterfugi legali, non lo si poté definire referendum (solo una Consulta) e si votò in locali non istituzionali; questa volta invece lo scontro è stato frontale, con il governo centrale e con la corte costituzionale – difficile quindi ignorare la provocazione. Ma un po’ più di sangue freddo avrebbe permesso a Rajoy di vincere sia la battaglia della legalità, sia quella politica: in fondo, è davvero rappresentativo un referendum in cui non c’è un vero controllo su chi vota, in cui è possibile votare più di una volta e non c’è verifica dei risultati? Inoltre, possono davvero dirsi vincitori i separatisti catalani, se consideriamo che ha votato solo il 42 per cento degli aventi diritto (2,26 milioni di persone, rispetto ai 2,3 milioni della Consulta del 2014) e di questi il 90 per cento avrebbe votato a favore dell’indipendenza – quindi nemmeno quattro catalani su dieci? Forse Mariano Rajoy non è la persona adatta per sanare la frattura che si è creata, lentamente, a partire dagli anni Novanta, fra Barcellona e Madrid. E storicamente una certa responsabilità, in questo senso, la porta anche il suo partito, il Partito popolare, che

fece ricorso davanti alla Corte costituzionale per far naufragare il nuovo statuto sulle autonomie faticosamente raggiunto nel 2005 fra il parlamento nazionale e quello catalano. La Corte costituzionale accolse le tesi del Partito di Rajoy e nel 2010 modificò lo statuto, ciò che decretò indirettamente la nascita del nuovo movimento indipendentista catalano che, dapprima con Arturo Mas e oggi con il suo successore e ben più convinto secessionista Carles Puigdemont, ha raggiunto ora la sua maggiore vittoria. Di certo non ci sarà mediazione europea, come vorrebbe Puigdemont: sarebbe un pericoloso precedente e potrebbe invogliare altri a imitare i catalani. Ma ci dovrà essere un profondo dibattito all’interno della Spagna su come affrontare la «questione catalana». Forse sarà necessario modificare la Costituzione spagnola per poter indire un referendum legale; di certo bisognerà trovare il modo di riportare le discussioni su binari meno emozionali: sarebbe così possibile compiere delle ampie e serene analisi del costo di un’indipendenza della Catalogna che vadano al di là dei facili calcoli dei nazionalisti catalani, per evitare di ritrovarsi nei pasticci come gli inglesi all’indomani della Brexit.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

4

Attualità Migros

M In arrivo a Mendrisio il quarto Activ Fitness di Migros Ticino Benessere È prevista per gennaio 2018 l’apertura della quarta

palestra dedicata alla forma fisica

«È tutto ok Lloyd, nessun genitore è perfetto» Concorso di «Azione» Nei cinema ticinesi

dal 12 ottobre la nuova avventura dei mattoncini più conosciuti al mondo

Ottime notizie per chi vuole tenersi in piena forma. Migros Ticino è al lavoro per offrire alla popolazione dell’intero Mendrisiotto un nuovissimo e moderno centro benessere. L’apertura al pubblico è prevista per martedì 9 gennaio 2018. Ubicato nel cuore del bel Borgo, a due passi dall’università e dal nuovo campus della SUPSI, il nuovissimo centro Activ Fitness occuperà una superficie di 1100 metri quadrati, su due piani, offrendo un eccezionale rapporto tra prestazioni e prezzo. Come a Bellinzona, Losone e Lugano, anche a Mendrisio la palestra sarà equipaggiata con le più moderne attrezzature Technogym e il “programma fitness” si baserà su forza, resistenza e agilità, con l’utilizzo di apparecchi di ultima generazione per la muscolazio-

ne, la coordinazione e la mobilità, per allenare le articolazioni in modo mirato, promuovere la forma fisica e il coordinamento, così come l’esercizio cardiovascolare. Il ricco calendario settimanale di corsi di gruppo – circa 25 ore in tutto – proporrà le ultimissime tendenze nel campo del benessere fisico, come il Bodytoning e il Bodypump, il Power Yoga, il Vital-Fit e lo Zumba. L’abbonamento comprenderà la sauna, il bagno turco e il servizio di baby sitting con personale selezionato, così come l’accesso agli altri 41 centri Activ Fitness presenti in tutta la Svizzera. Per ogni iscritto verrà elaborato un programma di allenamento personalizzato e verranno fissati gli obiettivi da perseguire, con garanzia di assistenza per l’intero periodo di

validità dell’abbonamento da parte di istruttori che ricevono una formazione altamente qualificata e aggiornamenti continui. Nel centro di Mendrisio sarà disponibile anche un servizio massaggi, non compreso nell’abbonamento. Activ Fitness è presente in Ticino dall’ottobre del 2014, con l’apertura del primo centro di Losone, e da allora ha riscontrato un notevole successo, sviluppandosi con altre sedi su tutto il territorio cantonale. L’attività è svolta in franchising ed è frutto di un accordo tra Migros Ticino e Activ Fitness SA, società della Cooperativa Migros Zurigo, leader del settore, con 41 centri e quasi 80.000 soci in Svizzera. Nel corso dei prossimi anni Migros Ticino prevede aprire ulteriori centri nel nostro Cantone.

Nuovo ciclo di tirocinio a Migros Ticino

© 2017 Warner Bros. Ent. ©2017 The LEGO Group

Dopo il successo di The LEGO Movie® e LEGO Batman®, ecco una nuova avventura dei celebri mattoncini sui grandi schermi, Lego® Ninjago® Il Film. Il film, diretto da Charlie Bean, è tratto dalla serie televisiva animata Ninjago: Masters of Spinjitzu. La città di mattoncini di Ninjago, costruita come se fosse ambientata nel Giappone feudale, cerca di resistere ormai da tempo alla tirannia del distruttore Garmadon, detto anche La Persona Più Cattiva Che Esista. Gli abitanti Ninjago hanno bisogno di qualcuno in grado sconfiggere il perfido signore della guerra, hanno bisogno di veri Ninja!

La difesa della città viene affidata al giovane Master Builder Lloyd, ovvero il Ninja Verde, e ai suoi amici i fratelli Kai e Nya, il focoso ninja rosso e la tenace dominatrice dell’acqua, il nidroid del ghiaccio Zane, Cole flemmatico guerriero della terra, e lo stravagante ninja blu, Jay. Ovviamente sono ninja in segreto e hanno molto da imparare sulle tecniche guerriere. Guidati dal Maestro Wu, uomo spiritoso e saggio, dovranno sgominare Sensei Garmadon che oltretutto è il padre di Lloyd e fratello del Maestro Wu (negli USA è doppiato da Jackie Chan). La grintosa squadra ninja, composta da sei adolescenti totalmente indisciplinati, sarà sottoposta a dure prove in cui ognuno di loro dovrà imparare a gestire il proprio ego per riuscire a lavorare insieme agli altri e per controllare le proprie doti innate da Spinjitzu che permettono loro di distruggere mostri, pilotare giganteschi mecha e dragoni volanti. Una storia di amicizia e collaborazione, ma soprattutto un’epica battaglia tra un padre e un figlio, di cui peraltro sbaglia continuamente il nome, in cui però saranno costretti a unire le forze per liberare la città dall’assedio di una gigantesca bestia inarrestabile risvegliata dalla loro guerra. Insomma una storia avvincente e piena di effetti speciali, colpi di scena e sano umorismo, proprio in stile Lego®.

Gadget in palio per i nostri lettori Migros Ticino in occasione dell’uscita nel nostro cantone (anche in 3d) de Lego® Ninjago® Il Film, in collaborazione con Warner Bros. Pictures, mette in palio tre pacchi esclusivi contenenti ognuno:

me, indirizzo postale e la parola chiave «NINJA» nell’oggetto. Il concorso termina mercoledì 11 ottobre a mezzanotte (24.00). Buona fortuna!

- 1 zaino - 1 mini-set per la scuola - 1 cappellino bambino - 1 maglietta adulto - 1 custodia per Iphone La partecipazione al concorso è riservata a chi non ha beneficiato di vincite in altre iniziative promosse da «Azione» negli scorsi mesi. Per partecipare basta inviare un’email all’indirizzo giochi@azione.ch, indicando il proprio nome, cognoEcco i diciassette giovani che da quest’anno intraprendono un nuovo percorso di formazione nei 14 rami di impiego offerti dalla Cooperativa ticinese. Da sinistra a destra: Sean Roy Meier, Gioele Gagliardino, Samuel Agapito, Ryan Moro, Marko Djordjevic, Kreshnik Veseli, Valentino Moggio, Danilo Senna, Giulia Fagetti, Alessia Radziszewiski, Fabio Rodrigues da Rocha, Giorgia Terzi, Yakup Tokmak, Pietro Malighetti, Joys Graf, Baran Tektas. Assente nella foto: Daniele Scardamaglia.

Azione

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni

Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni

Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31

Tiratura 101’766 copie Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch

Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

5

Società e Territorio La critica alla civilizzazione Il primitivismo di John Zerzan è una radicale critica ai fondamenti della nostra civiltà

Adolescenti che si isolano Ragazzi che si chiudono nella loro stanza: intervista allo psicologo Stefano Artaria sul fenomeno del ritiro sociale

pagina 7

pagina 8

Vero o falso? Costruiamo ipotesi e opinioni sulla base di affermazioni e negazioni, una riflessione sull’arte del ragionare

pagina 10

Una culla per tutti

Socialità Il progetto «Scatola nascita»

Roberta Nicolò Diventare genitore è un momento di gioia, ma anche ricco di timori e paure, soprattutto se l’attesa del nuovo figlio coincide con il dramma della fuga da un paese in guerra. La vita che arriva si carica quindi di significati importanti e profondi. Molti bambini nascono durante il viaggio o appena arrivati nella terra d’accoglienza. Il nuovo nato rappresenta così, per il genitore, una speranza in più per un futuro al sicuro dai pericoli lasciati in patria. Per un profugo, però, può risultare difficile affrontare la genitorialità in un contesto spaesante e nuovo, con dinamiche e limiti che possono trasformare l’esperienza in frustrazione. Il primo scoglio da affrontare è quello di costruire per il nascituro uno spazio sicuro e accogliente. Una necessità primaria ma spesso complicata per le mamme richiedenti l’asilo. Per garantire un sostegno concreto, ma anche simbolico, per lo sviluppo di una nuova dimensione genitoriale L’Associazione DaRe-Diritto a restare ha deciso di realizzare il progetto «Scatola nascita: una culla per tutti». L’idea arriva dalla Finlandia dove i Kit per le neo mamme sono cosa comune. L’Associazione DaRe, che si occupa della raccolta e dello smistamento di beni di prima necessità come vestiario e accessori per il vivere quotidiano sul territorio ticinese, ha quindi pensato di realizzare questa scatola-culla con tutine, pupazzetti, calzine, fasciatoi e materassini, di seconda mano. Un regalo e un conforto per ogni mamma in attesa. «Abbiamo scelto di realizzare delle culle-kit da offrire gratuitamente per dare un sostegno concreto alle donne in dolce attesa che si trovano sul nostro territorio o anche alle profughe in cammino – spiega la presidente Lara Robbiani Tognina – l’idea è nata proprio dall’incontro con le neo mamme richie-

denti l’asilo che ci vengono a trovare. Ci siamo rese conto che spesso faticano a reperire l’indispensabile per il nascituro. È un bisogno fondamentale ed è importante dare una risposta tangibile poiché il benessere e la tranquillità della mamma incide in maniera positiva anche sul benessere dell’intero nucleo famigliare. La raccolta del necessario avviene tramite richieste specifiche sfruttando il canale dei social media e delle conoscenze. Nel progetto ci sono diverse mamme che ne conoscono altre. Così si raccolgono abiti di qualità. I vestiti raccolti una volta controllati e lavati, servono per riempire le scatole». La scatola, fatta fare appositamente della misura giusta per i neonati e soprattutto di materiale atossico, è plastificata così da poter essere facilmente pulita. Offre beni di prima necessità e una volta svuotata del contenuto si trasforma in una culla accogliente e sicura per il neonato e potrà, in un secondo momento, essere utilizzata come porta giochi. «Il progetto nasce principalmente per evitare le morti bianche – continua Lara Robbiani Tognina – un problema importante al quale soprattutto Nathalie Rossi, la nostra infermiera pediatrica, voleva dare soluzione. Se manca il lettino il nuovo nato viene fatto dormire nel letto con i genitori e questo può aumentare il pericolo di incidenti. La scatola-culla è quindi uno strumento realmente utile anche in termini di prevenzione della salute. Come detto non vuole essere solo uno strumento preventivo ma anche un dono, un segno di benvenuto, un simbolo che ricordi a tutti l’unicità di ogni essere umano. Quando si parla di richiedenti l’asilo si tende a farne una categoria generalizzata. Invece occorre ricordare che si tratta di persone. Uomini, donne o ragazzi che provengono da paesi difficili come la Siria o l’Eritrea. Uomini che in patria facevano il panettiere, il postino o l’im-

Keystone

dell’Associazione DaRe sostiene le mamme migranti e richiedenti l’asilo e i loro bebé

piegato. Ragazzi che studiavano, donne con una vita sociale, una famiglia, un lavoro. Ognuno di loro con la sua storia, la propria individualità. Per questo motivo nella “Scatola nascita: una culla per tutti” non si trovano soltanto oggetti di seconda mano ma anche alcuni manufatti realizzati appositamente per ogni neo mamma. Dei pezzi unici, così come è unica quella nascita. Abbiamo quindi scelto di far realizzare a mano delle copertine per la culla, avvalendoci della collaborazione dell’associazione Strickwärme di Basilea. Inoltre una volontaria cuce dei sacchetti porta salviettine e un peluche in cotone per neonato. Sono oggetti di qualità e che sono stati fatti apposta per ogni mamma. Non sono anonimi e rendono ogni culla unica e speciale. Per noi è un modo per uscire dal concetto di massa. Ognuna di loro sarà mamma nel rispetto della propria individualità e questo le aiuta a sentirsi più sicure».

Per la distribuzione della «Scatola nascita: una culla per tutti» l’Associazione DaRe si avvale della collaborazione di levatrici e reparti maternità, ma anche dei centri di accoglienza che segnalano il bisogno. Spesso, inoltre, le richieste arrivano dagli ospiti stessi che frequentano il magazzino dell’associazione e che comunicano eventuali necessità delle future mamme. Le scatole vengono distribuite personalmente dalla responsabile del progetto e dalle altre collaboratrici alle dirette interessate. «La comunicazione con le mamme è ancora difficile. Le donne che frequentano il nostro centro spesso non parlano bene la lingua o non la parlano per niente è quindi importante che possano comprendere in maniera corretta l’utilità del kit. La loro paura è che la scatola possa essere una sostituzione permanente di un vero e proprio lettino per neonato, ma non è così. È solo

un primo aiuto destinato al momento in cui tornano a casa col proprio bebè. La nostra Associazione si occupa poi di far loro avere un lettino vero e proprio, un passeggino e tutto il necessario alla buona gestione del piccolo e, inoltre, le accompagna durante lo sviluppo del bambino fornendo vestiario e giochi per ogni fase della sua crescita. Per far capire come funziona il kit e quindi rassicurare le mamme stiamo organizzando dei cartelli di comunicazione visiva che facilitino la mediazione linguistica – precisa la signora Tognina – un benvenuto al mondo è un segnale importante, qualcosa che deve essere garantito ad ogni essere umano e la “Scatola nascita” ce lo ricorda». Informazioni

www.associazionedare.ch; si può sostenere il progetto «Scatola nascita» su www.progettiamo.ch


Novità

Cotta nel forno di pietra.

2.80 Baguette a punta cotta su pietra TerraSuisse 400 g

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20x PUNTI


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

7

Società e Territorio

La critica alla civilizzazione

Primitivismo Si radicalizza il rifiuto di un modello di società che sta soffocando il pianeta

Lorenzo De Carli Dal punto di vista della nostra storia evolutiva, la domesticazione di piante e animali – che ci affrancò dalla generale condizioni di cacciatori-raccoglitori e creò le condizioni per la crescita di nuclei urbani sempre più popolati, preludio di società complesse – è un evento accaduto recentemente: poco più di diecimila anni fa. Prima di allora, vivevamo in tribù, mangiavamo ciò che noi stessi cacciavamo o raccoglievamo, indossavamo e calzavamo quanto fatto con le nostre stesse mani, servendocene anche per allestire alloggi spesso provvisori. Parlavamo, e il racconto di storie costituiva il modo consueto di vivere assieme; suonavamo perché la musica e il canto servivano per far sentire unita la comunità – ma non sapevamo né cos’è la scrittura, né tantomeno che cosa sono i numeri.

Nella sua critica alla società il primitivista statunitense John Zerzan mette sotto accusa anche il tempo: un meccanismo ansiogeno che ci impedisce di vivere il presente Ebbene, secondo John Zerzan, il più noto teorico della corrente primitivista dell’ecologia radicale nordamericana, la domesticazione di piante e animali e il conseguente sviluppo dell’agropastorizia, che ha creato le condizioni perché solo poche persone producessero (spesso in sovrabbondanza) cibo per una comunità inurbata sempre più grande, caratterizzata dalla crescente differenziazione delle professioni, è stata l’inizio della nostra decadenza, arrivando a produrre «un disastro chiamato cultura». Insieme di correnti culturali eterogenee, il primitivismo – tra i cui precursori è il filosofo svizzero JeanJacques Rousseau – in questi ultimi

Due boscimani del Botswana. (Isewell, Wikimedia, 2005)

anni sta conoscendo un nuovo impulso negli Stati Uniti, dove le riflessioni di Henry David Thoreau, l’autore di Walden, ovvero La vita nei boschi, non sono mai state accantonate. Ciò che si sta verificando è una radicalizzazione del primitivismo, secondo il quale siamo già andati di là del punto di non ritorno in una relazione sostenibile tra la nostra specie e il pianeta Terra. John Zerzan è l’anarchico statunitense che da qualche decennio sta influenzando con forte determinazione un movimento sociale che vuole l’emancipazione dallo stato di civiltà per raggiungere un consapevole primitivismo. Secondo Zerzan, norme sociali, culturali e religiose c’impediscono di vedere le rovine che ci stanno attorno, tra le quali ci aggiriamo infelici ma illusi che domani, un nuovo gadget o una nuova moda, potranno appagarci del sentimento insopprimibile di defraudazione, quello che Freud chiamava «disagio della civiltà».

La critica radicale di Zerzan è rivolta ai fondamenti della nostra civiltà: l’agricoltura, il linguaggio, il pensiero simbolico, e l’idea stessa di tempo. Laureato in filosofia e anarchico militante, Zerzan ha impostato la sua critica alla civiltà, seguendo la scia di quei filosofi appartenuti alla cosiddetta «Scuola di Francoforte», i più noti dei quali sono stati Theodor W. Adorno e Max Horkheimeir, ma anche Herbert Marcuse e Erich Fromm, che negli Stati Uniti ebbero una forte influenza. La peculiarità di Zerzan, però, consiste nel fatto che se i filosofi e sociologi citati criticavano la modernità come sistema organizzato di oppressione dell’uomo e di sfruttamento della natura senza però mai chiaramente dire quale fu il tempo storico, nel quale l’umanità fece esperienza di una vita pienamente soddisfacente, John Zerzan dichiara senza esitazione che quel tempo è quello nel quale visse la nostra specie per i quasi duecentomila anni

che precedettero l’agropastorizia. Si tratta, quindi, di un tempo molto antecedente l’arco temporale lungo il quale, secondo il sociologo tedesco Norbert Elias, si è compiuto il nostro «processo di civilizzazione» L’accezione che Zerzan ha del concetto di «simbolico» è molto estesa, includendo tutto quanto è stato espresso dalla cultura alfanumerica. Anche la nozione di «tempo» è definita simbolica perché è impossibile, egli dice, avere una concezione lineare del tempo senza disporre del linguaggio: «lo sviluppo del senso del tempo – l’adeguamento al tempo – è un processo di assuefazione ad un mondo sempre più reificato», scrive Zerzan, per il quale il «mondo reificato» è quello che abbiamo trasformato in un insieme di cose infinitamente manipolabili, perdendo con esse qualunque forma di relazione che non sia quella funzionale a dei fini produttivi. Il tempo, prima scandito dai campanili e sulle facciate dei più importan-

ti edifici pubblici, è sceso fino a mettersi ai nostri polsi: «ne risulta non tanto il controllo sul tempo ma il suo opposto: l’imprigionamento, da parte del tempo, in un mondo di reale alienazione». La scansione del tempo è vista dal primitivista americano come meccanismo ansiogeno, che c’impedisce di vivere nel presente. La posizione di John Zerzan è senza equivoci: il pianeta sta collassando sotto un’insostenibile impronta ecologica prodotta da una specie invasiva che, vissuta per quasi duecentomila anni in armonia con la natura, domesticando piante e animali, ha creato le condizioni per accrescere la sua progenie, diminuendo la sua felicità. Nel corso della storia, in tutte le culture sono stati numerosi i miti dell’«età dell’oro», di un’epoca cioè nella quale vivere era semplice perché i beni erano a portata di mano e l’impegno quotidiano per procurarceli era poco; quell’epoca, insomma, che Rousseau nel suo Discorso sulle scienze e le arti chiamò lo «stato di natura». Per Zerzan quel mito allude inequivocabilmente a quando eravamo cacciatori-raccoglitori, per molto tempo incontrando nel nostro cammino animali di facile preda perché evoluti in nostra assenza. Ma, a questo punto, s’impone una domanda: perché i cacciatori-raccoglitori, se davvero stavano meglio di chi aveva inventato l’agricoltura, vennero messi ai margini? Zerzan trova la risposta negli studi di antropologi e paleoantropologi che hanno esaminato la dinamica dell’espansione della nostra specie fatta per mezzo di «armi, acciaio e malattie» – per dirla con il titolo di un libro di Jared Diamond. In pratica, i cacciatori-raccoglitori non seppero opporsi a invasori che, proprio grazie alla divisione del lavoro resa possibile dalla sovrapproduzione alimentare, si erano specializzati nella guerra. Ma se a nessun antropologo verrebbe in mente di dire che occorre far marcia indietro, John Zerzan non conosce tentennamenti: «è evidente che non ci si può liberare in un istante dell’industrializzazione e delle fabbriche, ma è altrettanto chiaro che se ne deve perseguire l’eliminazione con tutto il vigore nell’impeto dell’attacco». Annuncio pubblicitario

MY LIFE. MY RULES.

SO FRESH. SO YOU.

Emmi CAFFÈ LATTE è in vendita alla tua Migros


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

8

Società e Territorio

Isolarsi dal mondo

Adolescenti Ragazzi che si barricano nella loro stanza e rifiutano qualsiasi contatto con l’esterno: intervista

allo psicologo Stefano Artaria sul fenomeno del ritiro sociale

che però da subito si scontreranno con il problema su come fare a incontrare questi giovani, visto che non escono di casa. Bisogna dunque andare a casa loro, nelle loro camere.

Guido Grilli Dimissionano dalla vita, divenendo invisibili. Quando tutti sono svegli o la casa si svuota loro dormono e, al contrario, quando la notte tutti riposano loro restano con gli occhi aperti, nella loro stanza dalla quale non escono più. Così per settimane, mesi, un tempo sospeso e interminabile. Si chiama «ritiro sociale in adolescenza», fenomeno non propriamente nuovo ma di preoccupante attualità e sinora senza grandi risposte dalla comunità scientifica che ne studia da tempo a livello internazionale caratteristiche e possibili strategie per uscirne. Osservato in Giappone, si è diffuso negli Stati Uniti e in Europa. E il Canton Ticino non ne è immune, anzi. Ne parliamo con Stefano Artaria, psicologo e direttore di Arco, una comunità socioterapeutica per adolescenti con sede a Riva San Vitale.

Con quali risultati?

Ad oggi sembra che una delle forme migliori di aiuto in queste situazioni sia una comunità socio-terapeutica. Questo perché è evidente che non si può stare a casa di questi giovani 24 ore su 24, 365 giorni all’anno; una possibile soluzione è un luogo con altri adolescenti, con degli operatori specializzati, con delle attività e un programma terapeutico. Ma come si fa a convincere un adolescente ritirato socialmente ad aderire ad una comunità socioterapeutica?

Stefano Artaria, che cos’è il ritiro sociale in adolescenza?

È stato il Giappone, dove avrebbe preso origine il fenomeno, ad averne coniato il nome: Hikikomori letteralmente «stare in disparte, isolarsi». Colpisce un crescente numero di adolescenti e i casi cominciano a diventare sempre più elevati anche in Ticino: sono giovani che si rifiutano di mettersi in relazione con la società, con i coetanei, con gli altri; si barricano nella propria stanza, usufruendo delle relazioni virtuali attraverso Internet. Si tratta di un rifiuto ad affacciarsi alla società che coincide con un rifiuto della scuola, dei rapporti sociali, del rapporto col proprio sé corporeo, con la conseguenza di grandissime preoccupazioni sia nei genitori sia in coloro che cercano di occuparsi di loro. Ci può delineare il quadro del fenomeno?

Esisterebbero due tipi di “Hikikomori”: una forma legata a una delle classiche psicopatologie, come per esempio la depressione, le dipendenze da Internet e da videogiochi, l’esordio psicotico; e una forma non legata a una psicopatologia, che potremmo dunque definire «pura», un vero e proprio ritiro sociale in sé e per sé, una nuova forma di sofferenza legata alla fatica di diventare adulti; il giovane è ritirato, silenzioso, a volte senza sintomi o senza un’evidente sofferenza esterna, trova il suo palcoscenico in camera,

I ragazzi che si «ritirano» rifiutano i rapporti sociali sostituendoli con quelli virtuali. (Keystone)

al riparo da sguardi e da commenti, esente da conflitti gravi quotidiani o da crisi. Sono insomma giovani che sembrano voler dire «Preferirei di no». E quindi, alla domanda, vuoi andare a scuola? Vuoi uscire con gli amici? rispondono «Preferirei di no». Evitano il conflitto e decidono silenziosamente di starsene a casa. Provano fatica ad essere se stessi, sono confrontati con una bassa motivazione e autonomia, sono giovani che non si attivano, «decidono» di esprimere in questo modo il loro malessere, la loro angoscia, eludendo le richieste della società, la quale chiede ai giovani di essere progettuali e responsabili, di raggiungere dei risultati.

Si possono distinguere diversi gradi di ritiro sociale?

Potremmo ulteriormente suddividere il fenomeno in altre quattro tipologie: esiste un ritiro votato a scegliere un altro modo di crescere: in camera mia, senza gli altri e senza confrontarmi con gli altri, convinto di poter crescere così; c’è poi un ritiro sociale che si manifesta facendo il vuoto contro la realtà esterna (che viene percepita

come violenta, spaventosa o minacciosa), spesso è anche un modo per poter tenere sotto controllo la propria violenza. Un terzo tipo è un ritiro che potremmo definire dimissionario, cioè lo sfuggire alla pressione, alle attese sociali e familiari, che può manifestarsi con una ripercussione sul corpo (dolori fisici, mal di pancia, mal di testa, nausea, febbre), è un tentativo di fermare il tempo e provare a rallentare la crescita. Infine l’ultimo tipo si traduce in una sorta di sospensione della vita, che assomiglia a una morte sociale, a un ritiro sinonimo di sparire del tutto, non diventare mai adulti e quindi neanche autonomi, non mostrare competenze, non potersi affacciare alla vita perché inadatti, nonostante questa forma coinvolga spesso giovani intelligenti e di talento.

Quali sono i giovani più a rischio?

Il ritiro sociale è un fenomeno molto eterogeneo, che può colpire ragazzi molto diversi, ma fondamentalmente fragili. Un aspetto messo in luce negli studi è che spesso è presente un clima all’interno di queste famiglie di speranze e aspettative per un bambi-

no che sembrava molto competente e talentuoso. Poi di fronte alla prova – quella della crescita, del corpo che cambia, del suo divenire un corpo sessuato – ecco che avviene la rottura, il ritiro. Spesso ciò avviene durante le scuole medie, proprio negli anni in cui capitano delle cose importanti dal punto di vista dello sviluppo.

Quindi, che cosa fare?

Bisogna intanto chiedere aiuto. È evidente che i genitori da soli a casa si sentano impotenti e non abbiano gli strumenti per far fronte a questa forma di sofferenza. Ci sono grandissimi sensi di colpa nei genitori rispetto a quello che vedono e alla loro impotenza, crollano anche un po’ gli ideali verso il figlio, spesso in questa fase si dà tutta la colpa al telefonino, a Internet: si comincia una sorta di guerra santa contro la tecnologia che viene sempre persa, per cui la madre viene rifiutata e il padre perde di valore. Chiedere aiuto è quindi molto importante: rivolgersi ai servizi – il servizio medico-psicologico, l’Ufficio dell’aiuto e della protezione, le autorità regionali di protezione, i terapeuti –

L’autorità, che sia quella genitoriale o quella civile, deve assumersi la responsabilità di dire al giovane, «adesso tu non puoi più stare a casa!» E devo dire che proprio questi casi di ritiro e di arresto evolutivo reagiscono positivamente in un ambiente socio-terapeutico residenziale. A casa non ci sono strumenti di aiuto. È molto difficile all’inizio accompagnare il giovane in comunità ad avere la sua adesione, ma ci sono dei passi da compiere, degli incontri, e un contratto terapeutico da condividere. Quello che constatiamo (qui il nostro interlocutore si riferisce alla sua attività quotidiana alla comunità socio-terapeutica Arco a Riva San Vitale, ndr.) è che l’ambiente comunitario aiuta moltissimo questi giovani, perché il ritiro sociale s’interrompe e il cammino evolutivo riprende. Il gruppo dei coetanei è già presente e il giovane non deve sforzarsi di cercarlo fuori o a scuola; poi ci sono le attività (il tiro con l’arco, il laboratorio orticolo, l’arte-terapia, ...) e la vita quotidiana. Il ragazzo vi partecipa ed esce da questo suo isolamento. Chiaro che non è ancora risolto nulla, bisogna ancora svolgere il lavoro terapeutico, sia con il giovane sia con i genitori la cui collaborazione è essenziale. Prima della comunità socio-terapeutica si possono tentare altre vie?

Certo, una cosa che si può fare è mettere in atto la formula «più padre e meno madre»: ossia diminuire la protettività materna e aumentare la funzione, ed evidenzio funzione, paterna: portare fuori, spingere all’avventura, affrontare i rischi, esplorare il mondo, separarsi e crescere.

Viale dei ciliegi di Letizia Bolzani Harriet Whitehorn, Violet e la perla d’Oriente, Nord-Sud. Da 7 anni. La copertina è gialla, e infatti questo è un giallo, ancorché piccolo, e per lettori in erba. Le ricche pagine illustrate all’interno sono colorate di violetto, in omaggio al nome della giovane detective protagonista, Violet, e anche forse in omaggio a quell’ambientazione vezzosa e ironicamente chic in cui è immersa la storia. Violet Remy Robinson ha una mamma che disegna gioielli, un padre architetto, sa cavarsela egregiamente tra menù in francese, aperitivi con champagne e partite a scacchi, ma sa anche fare arrampicata (su rocce, alberi e alla bisogna pure grondaie, se questo serve ad indagare in appartamenti sospetti), sa essere molto coraggiosa e soprattutto solidale con i più deboli. Ha una grande amica, Rose, di temperamento piuttosto ansioso e dal cuore d’oro. Poi ha un gatto di nome Budino, compagni e insegnanti non sempre affettuosi, e soprattutto ha dei vicini odiosi e sin dall’inizio potenzialmente sospetti, a cominciare dal nome: il Con-

te e la Contessa Degl’Inganni. Infatti non sarà difficile per il piccolo lettore immaginare chi può avere sottratto una preziosa spilla (la Perla d’Oriente del titolo) alla povera Dee Dee, anziana attrice un po’ scalcagnata e sulla via del tramonto. Quello che potrà divertire il piccolo lettore sarà

provare a seguire Violet e Rose nelle loro temerarie indagini per giungere alla prova che smaschererà il colpevole. Scritto con un font e con un’interlinea che facilitano la lettura, arricchito da numerose immagini, corredato anche da un glossarietto finale che spiega le parole più difficili, è una mini detective story adatta ai più piccini, alla quale le ultime righe, «credo che Violet sia quasi pronta per la prossima avventura», ci lasciano immaginare che ne seguiranno altre. Ali Pye, Il gatto copione, De Agostini. Da 3 anni. La socializzazione e l’apprendimento dei bambini avvengono anche per imitazione, ma non sempre i diretti interessati sono contenti di avere degli imitatori, e «mi copia» o «è una copiona» (o un copione) sono lamentazioni molto in auge alla scuola dell’infanzia. Così come è un tema nevralgico, nella stessa fascia d’età e anche oltre, quello del «non è più mia amica» (o amico). Proprio di questo racconta l’albo

Copy Cat (Il gatto copione nell’edizione appena uscita in italiano da De Agostini), dell’illustratrice inglese Ali Pye, con protagoniste tre cucciole gattine. Bella ammira tantissimo la sua amica Anna, la ammira talmente tanto che vorrebbe essere come lei: «quando Anna gioca con l’hula hop... anche Bella vorrebbe giocarci, proprio

come Anna. Quando Anna balla... anche Bella vorrebbe ballare bene, proprio come lei. E se Anna gioca ai pirati... anche Bella vorrebbe andare a caccia di tesori, proprio come la sua amica». Il conflitto arriva quando la corona da principessa, che è una sola, non può essere condivisa, e Bella rimane da sola. Ma questo «abbandono» sarà la sua salvezza, perché Bella imparerà ad ascoltare i propri desideri e a trovare fiducia nei propri talenti, senza dover ricorrere per forza a un modello da ammirare e imitare. Anna è molto brava, ma anche Bella lo è, e lo è a fare altre cose, tanto che a sua volta susciterà l’ammirazione di un’altra gattina. E chi ha detto che non si possa essere amiche in tre, o in quattro, e così via? Attraverso una storiella semplice su episodi estremamente quotidiani, vengono raccontate con garbo delle dinamiche che per i bambini possono essere anche molto problematiche e faticose: l’eccessiva dipendenza dall’amica del cuore, il bisogno di imitarla «dimenticandosi» di ascoltare e rispettare se stessi.


PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI. ANCORA PIÙ OFFERTE CUMULUS: www.migros.ch/cumulus

APPROFITTA DEL PACCHETTO CONVENIENZA XXL DI STICKERKID Grazie al pacchetto convenienza XXL di StickerKid nessuno perderà più nulla. Questi adesivi di qualità consentono di restituire al loro proprietario vestiti e oggetti. Sono lavabili in lavatrice e lavastoviglie e resistono alle attività quotidiane dei bambini. Offerta speciale: converti il tuo buono Cumulus blu del valore di fr. 5.– in un buono StickerKid del valore di fr. 30.–. Offerta valida all’acquisto di un pacchetto convenienza XXL all’inizio della scuola del valore di fr. 78.–. Spese di spedizione incluse. Il buono Cumulus Extra può essere utilizzato fino al 31.12.2017 su www.stickerkid.ch.

Ulteriori informazioni: www.migros.ch/cumulusextra/ stickerkid/it Scopri tutte le offerte Cumulus Extra Converti i tuoi buoni Cumulus blu chiamando lo 0848 85 0848 o su www.migros.ch/cumulus-extra, dove trovi anche altre interessanti offerte dei nostri partner.

OCCHIALI DA VISTA CON SCONTO DI FR. 50.– DA BLITZ FOR EYES Con i suoi cinque negozi a Canobbio, Grancia, Mendrisio, Sant’Antonino e Tenero, Blitz for Eyes è uno degli ottici leader in Ticino. Grazie a Cumulus Extra ora presso Blitz for Eyes puoi approfittare di offerte esclusive. Nei negozi specializzati Blitz trovi un mondo dedicato ai tuoi occhi e al tuo benessere visivo. Offerta Blitz for Eyes: converti il tuo buono Cumulus del valore di fr. 5.– in un buono Blitz del valore di fr. 50.–. Utilizzabile all’acquisto di un paio di occhiali da vista a scelta a partire da fr. 250.–.

BUONO DI FR.

5.–

BUONO STICKERKID

fr. 30.–

Ulteriori informazioni: www.migros.ch/cumulusextra/ blitz-for-eyes/it Scopri tutte le offerte Cumulus Extra Converti i tuoi buoni Cumulus blu chiamando lo 0848 85 0848 o su www.migros.ch/cumulus-extra, dove trovi anche altre interessanti offerte dei nostri partner.

BUONO DI FR.

5.–

BUONO BLITZ

fr. 50.–

I tuoi buoni valgono di più.

Albergo per la Gioventù St. Moritz

Albergo per la Gioventù Valbella

Albergo per la Gioventù Davos Youthpalace

Albergo per la Gioventù Crans-Montana

TRASCORRI LE VACANZE INVERNALI NEGLI ALBERGHI SVIZZERI PER LA GIOVENTÙ Prenota ora e trascorri vacanze invernali vantaggiose in un ostello svizzero. Tra i 44 Alberghi per la Gioventù in tutta la Svizzera troverai sicuramente il luogo che fa per te. Scopri la ricca offerta, in parte comprensiva di skipass, e goditi l’inverno sin dall’inizio della stagione. Offerta degli Alberghi Svizzeri per la Gioventù: converti il tuo buono Cumulus da fr. 5.– in un buono partner per gli Alberghi Svizzeri per la Gioventù del valore di fr. 20.–. Utilizzabile per prenotare uno o più pernottamenti negli ostelli svizzeri a partire da fr. 100.–.

Ulteriori informazioni: www.migros.ch/cumulusextra/ alberghi-svizzeri-per-la-gioventu Scopri tutte le offerte Cumulus Extra Converti i tuoi buoni Cumulus blu chiamando lo 0848 85 0848 o su www.migros.ch/cumulus-extra, dove trovi anche altre interessanti offerte dei nostri partner.

I tuoi buoni valgono di più.

CUMULUS-MASTERCARD CON 3000 PUNTI DI BONUS INIZIALE Approfitta della Cumulus-Mastercard gratuita: riceverai un bonus iniziale di 3000 punti Cumulus. Il tuo vantaggio: nessuna tassa annuale né per la carta principale né per quella supplementare, nemmeno negli anni successivi. Per di più con questo mezzo di pagamento comodo e sicuro puoi pagare sempre più spesso anche senza contatto, raccogliendo inoltre punti Cumulus in tutto il mondo. Durata dell’azione: fino al 29.10.2017 Approfittane: richiedi ora la Cumulus-Mastercard gratuita

BUONO DI FR.

5.–

BUONO ALBERGHI SVIZZERI PER LA GIOVENTÙ

con 3000 punti di bonus iniziale. Compila la richiesta online su www.cumulus-mastercard.ch/mmagazin e restituiscila firmata. I tuoi vantaggi: – nessuna tassa annuale, neppure negli anni successivi – carta supplementare gratuita – raccolta di punti Cumulus in tutto il mondo – pagamento senza contatto Osservazione: l’offerta vale unicamente per i nuovi clienti. Emittente della Cumulus-Mastercard è la Cembra Money Bank SA. Ulteriori informazioni: www.cumulus-mastercard.ch

fr. 20.–

I tuoi buoni valgono di più.

3000

PUNTI

PER DOMANDE SUL PROGRAMMA CUMULUS: INFOLINE CUMULUS 0848 85 0848


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

10

Società e Territorio

L’arte del ragionare

Logica Affermare e negare sono attitudini naturali dell’uomo sulla base delle quali costruiamo

ipotesi e opinioni

Massimo Negrotti Fra le mille difficoltà che si incontrano nel rapporto fra senso comune e conoscenza scientifica, quella che ha a che fare con la logica è forse la più dura da superare. Mentre alcune relazioni critiche generali fra scienza e società sono state messe in luce dalla sociologia della scienza, mancano tuttora studi seri che facciano luce su come i moduli logici fondamentali che stanno al fondo del pensiero razionale vengono assimilati o reinterpretati dal senso comune. Il fatto è che, molto spesso, le questioni scientifiche si presentano in forma controintuitiva mentre il senso comune ha necessità di ragionamenti semplici, lineari e immediatamente appropriabili. In effetti, non è immediato accettare l’idea che fra alcune coppie di termini che tutti noi usiamo quotidianamente – come vero o falso, innocente o colpevole, innocuo o nocivo, significativo o casuale – sussista, invece che una perfetta simmetria, una marcata asimmetria. Un buon esempio riguarda la diversa forza logica delle affermazioni e delle negazioni. I termini vero e falso, in ambito scientifico, stanno su due piani molto diversi. Che la legge di Ohm, per esempio, sia «vera» non c’è dubbio, ma solo perché nessuno è riuscito a provare che sia falsa. Quando un’ipotesi scientifica viene proposta alla comunità degli scienziati, ciò che accade non è una serie di tentativi di «verificarla» bensì, come ci ha insegnato Karl Popper, una serie di sperimentazioni tese a stabilire se essa regga alla prova dei fatti. Se, cioè, sia possibile o meno «falsificarla», cioè dimostrare che non è vera. È solo l’impossibilità di farlo che ci consente di accettare l’ipotesi come vera, anche se in termini provvisori ossia in attesa di sempre possibili scoperte successive che la superino. Quando noi premiamo l’interruttore che accende la luce in una stanza non verifichiamo una volta

di essere creduto fornendone la prova per mezzo, poniamo, di una fotografia oppure catturandone uno. Chi, invece sostiene che non esistono cigni di questo tipo, non può fornire alcuna prova conclusiva della loro inesistenza. Su un altro piano, l’ateismo sembra proporsi, paradossalmente, come una «fede» ancora più forte di quella dei credenti. Infatti, mentre è concepibile, anche se è molto difficile che il risultato sia largamente persuasivo, qualche «dimostrazione» dell’esistenza di Dio, dunque la sua non-inesistenza, dimo-

strare che non esiste è del tutto impossibile e dunque, per crederlo, occorre un notevole atto di fede. La scienza statistica, come è noto, è ormai applicata a tutti i settori della nostra vita: controllo di qualità, assicurazioni, analisi mediche, tendenze economiche o finanziarie e così via. La stessa ricerca scientifica ne fa un uso quotidiano, in fisica come in biologia, in farmacologia come in zoologia. Ebbene, anche l’impiego della statistica ci insegna che ciò che possiamo «provare» direttamente non è, per esempio, l’efficacia di un farmaco ma solo che la sua azione benefica non è casuale. Naturalmente esistono situazioni in cui gli scienziati sanno indicare e descrivere puntualmente la farmacodinamica di un principio attivo, ma quando si passa alla realtà, ossia alla somministrazione del farmaco ad uno o più campioni di pazienti in carne ed ossa, l’avversario dello scienziato è la casualità, che implica la non efficacia del farmaco. La percentuale di pazienti guariti dopo la somministrazione del farmaco è significativamente superiore a quella di pazienti guariti dopo la somministrazione di solo placebo, cioè di una sostanza inerte? Il calcolo statistico non ci dirà se il farmaco è efficace ma solo quale è la probabilità che la differenza (se a vantaggio del farmaco) sia dovuta al caso. Se tale probabilità, che non è mai zero, sarà molto piccola, lo scienziato avrà buone ragioni di credere nell’efficacia del prodotto, altrimenti il caso avrà vinto la battaglia e ci si dovrà arrendere. Vi sono dunque sufficienti elementi per capire come la condizione umana, sotto il profilo logico, sia legata ad una forte contrapposizione, variamente asimmetrica, fra le affermazioni e le negazioni. Affermare e negare costituiscono attitudini naturali dell’uomo sulla base delle quali costruiamo ipotesi ed opinioni, ma vanno trattate con cura per evitare argomentazioni logicamente incoerenti che possono condurre a sonore disillusioni.

tavia la speranza non è del tutto svanita: si vocifera che in un luogo malvagio e pericoloso ci sia una scheggia ancora attiva del Viaggiatore. Forse, la nostra luce non è scomparsa del tutto… Destiny 2 costruisce abilmente sulle fondamenta del primo gioco. Nel 2014 le critiche maggiori furono che la storia proposta fosse eccessivamente piatta e che le attività dell’endgame (ovvero, le sfide proposte quando il giocatore ha completato la campagna principale) fossero troppo ripetitive. Destiny 2 offre, da subito, una grandissima varietà di attività da compiere, sia da soli che con un gruppo di amici. Per prima cosa la campagna incentrata sulla Legione Rossa è un buon passo avanti rispetto al passato. È ancora piuttosto corta e avrebbe potuto essere molto più appassionante ma tutto sommato serve bene allo scopo di far progredire il nostro personaggio, portandolo ad un buon livello per affrontare le sfide successive. Sia che le preferenze del giocatore siano per gli eventi in cui si compete in squadra contro il gioco sia che si preferisca affrontare altri giocatori umani, c’è davvero molto di più da fare. Tra le varie attività inedite citiamo le avventure, delle mini storie da portare a termine su diversi pianeti del sistema so-

lare, sempre piuttosto stimolanti e con situazioni in grado di prenderci di sorpresa. Ritornano anche gli eventi a tempo, gli eventi settimanali Cala la Notte e gli Assalti. Si tratta di eventi speciali in cui, in una squadra di tre giocatori, bisogna affrontare delle sfide particolarmente impegnative al fine di guadagnare preziose ricompense che fanno progredire il livello e la potenza del nostro alter ego virtuale. Fa la sua apparizione ancora una volta anche la modalità Crogiolo, per appassionanti sfide 4 contro 4 in cui il gioco di squadra è essenziale per evitare di finire annientati dal team opposto. Nei prossimi mesi poi altre attività verranno rese disponibili, come i famigerati raid da sei giocatori e altre missioni narrative. Destiny 2 è stato uno dei giochi più attesi del 2017 e per ora è stato in grado di mantenere le promesse. Più grande, più vario, più complesso e più entusiasmante di Destiny 1. Certo, è necessario essere fan dei giochi sparatutto ed apprezzare le particolari meccaniche da gioco di ruolo per divertirsi seriamente con Destiny 2. I prossimi mesi saranno in ogni caso cruciali per vedere come Bungie saprà gestire le aspettative della vasta comunità di giocatori sparsi in tutto il mondo. Per ora, siamo soddisfatti.

in più la legge di Ohm perché se un’ipotesi è «vera» – nel senso sopra detto – essa non può diventare «più vera» seguitando ad applicarla. Essa può invece essere messa in crisi, e dunque dichiarata come non vera, da circostanze in cui si dimostri che non funziona.

Le questioni scientifiche spesso si presentano in forma controintuitiva così tra i termini di vero e falso sussiste una marcata asimmetria in contrasto con quello che il senso comune vorrebbe Altrettanto vale per la coppia di concetti innocuo e nocivo. Quando noi diciamo che il tal cibo è innocuo non lo diciamo perché vi sono le «prove» della sua innocuità ma solo perché, dopo anni o addirittura secoli di abitudini alimentari che includono quel cibo, nessuna patologia è stata mai associata alla sua ingestione. Tuttavia, è una fiducia intrinsecamente a rischio. Infatti, è sufficiente un piccolo numero di casi contrari – cioè che indagini scientifiche più aggiornate e più approfondite che in passato mettano in seria correlazione il cibo in oggetto con qualche forma patologica – per distruggere la sicurezza acquisita nel tempo. Insomma, anche qui, è solo possibile stabilire che un cibo non è innocuo mentre stabilire che esso è innocuo, è letteralmente impossibile. Nei tribunali, l’innocenza dell’imputato non può essere in alcun modo «provata» perché ciò che si può provare è solo la non innocenza, ossia la colpevolezza: c’è la prova che Tizio ha ucciso Caio, dunque egli non è innocente. Tizio, fatto salvo, ovvia-

Vero o falso? Non sempre la risposta è semplice. (Keystone)

mente, il caso dell’alibi, non ha alcun modo di portare la prova che non ha ucciso Caio, cioè di non essere colpevole e quindi innocente. Per questo, nei moderni processi di impostazione accusatoria, l’onere della prova è di chi accusa e non della difesa. In generale, dobbiamo ammettere che è impossibile dimostrare che qualcosa non esiste mentre è sempre possibile, almeno in via potenziale, solo la sua non-inesistenza, cioè la sua esistenza. Se uno sostiene che esistono cigni con due teste ha la facoltà, potenziale,

Il ritorno dei Guardiani

Videogiochi Destiny 2: quando la luce si spegne tocca a noi farci avanti Davide Canavesi Destiny fu un progetto per molti versi controverso quando uscì sul mercato nel settembre 2014. Prodotto da Bungie, uno degli studi di videogiochi più riveriti al mondo, creatori della famosissima saga di Halo su Xbox. Bungie, un tempo parte di Microsoft, si era staccata dal marchio Xbox per produrre un gioco estremamente ambizioso e per diverse piattaforme. Destiny arrivò sul mercato circondato da aspettative esagerate e fu, almeno all’inizio, una mezza delusione. Uno sparatutto in

prima persona con fortissime componenti gioco di ruolo che puntava tutto sulla creazione di team di giocatori affiatati. A causa di una certa mancanza di esperienza degli sviluppatori nel creare un gioco per multi giocatore online di questo genere e una generale carenza di attività interessanti da completare, il destino di questo gioco sembrò inizialmente segnato. Fortunatamente per i fan, Bungie riuscì a produrre aggiornamenti ed espansioni di qualità crescente, tenendo viva la comunità di giocatori e assicurandosi la possibilità di creare un seguito.

La Terra è caduta nelle mani del nemico. (© 2017 Activision Publishing, Inc. & © 2017 Bungie, Inc.)

In Destiny 2 faremo ritorno tra le fila dei Guardiani. Si tratta di potenti guerrieri che, toccati dalla misteriosa luce del Viaggiatore, sono stati resi immortali allo scopo di proteggere gli abitanti della Terra. In qualità di prescelto dal misterioso essere celeste, ogni guardiano, sia esso un titano, uno stregone o un cacciatore, è in lotta continua contro le forze dell’oscurità. Ora, all’apice della loro potenza, i Guardiani devono fronteggiare una nuova terribile minaccia. Con un attacco a sorpresa, il comandante della Legione Rossa, una fazione estremamente violenta della società aliena Cabal, distrugge il quartier generale dei Guardiani. Nello stesso istante, una gigantesca macchina orbitale imprigiona il Viaggiatore, catturandone la luce e privando i Guardiani della sua protezione. Improvvisamente ritornati mortali, i malcapitati difensori dell’umanità si ritrovano allo sbando e l’ultima città abitabile della Terra cade nelle mani del nemico. Sconfitti, abbattuti e feriti, i pochi sopravvissuti al disastro abbandonano la Terra o si rifugiano in nascondigli il più lontano possibile dalla zona di guerra. Anche noi, nei panni di un Guardiano senza luce, saremo costretti a diversi giorni di marcia prima di raggiungere un campo profughi. Tut-


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

11

Società e Territorio Rubriche

L’altropologo di Cesare Poppi Di uomini e bestie Qualche giorno fa una banca svedese ha diffuso in rete una pubblicità per certi suoi servizi finanziari che si vogliono particolarmente «fluidi» – smooth in originale ma non si chieda all’Altropologo cosa con ciò s’intenda in finanziariese – e di facile gestione. Testimonial del prodotto era una strana creatura – per non dire un bestione – che nuotava sott’acqua in un maestoso fluire di sinuoso pelame (da qui suppongo la sua «smoothità»). Un incrocio – immaginate – fra il Chewbecca di Star Wars, l’Ofelia di John Millais (1882) e un pastore afgano. Insomma una roba inguardabile. E invece no: il pubblico della rete ha deciso che si trattava di un cane di una qualche novella razza e ha inondato la Banca con telefonate per sapere dove si potesse comprare tanta meraviglia. Il problema è che la bestia in questione non esiste, ed è frutto di una elaborazione al computer. Ahinoi ahinoi. Povera banca che ha messo in rete notizie false e tendenziose su un

cane che fa gola a tutti ma ha il difetto di non esistere! Flop commerciale? Se fosse così è giusto che i responsabili siano puniti. Circa tre mesi fa si era consumato nella vicina Danimarca un altro dramma a sfondo canino che ha mobilitato le coscienze di molti dei vostri vicini ultra- e citramontani. La vicenda di Iceberg è andata pressappoco così. Iceberg è un esemplare femmina di Dogo (noteranno i lettori dell’Altropologo che non scrivo «cucciolo» per partito preso), razza canina argentina nota non solo per il colore bianco del pelo stavolta rasato, ma anche e soprattutto per la sua aggressività. In Danimarca, dove certe cose le fanno sul serio, la specie è per questo vietata. È successo invece che Iceberg passasse i controlli di frontiera al seguito del suo proprietario emigrato da Avellino a Copenhagen. Qui se ne stavano tutti felici e contenti fino a quando Iceberg non ha avuto uno scambio di opinioni con un altro pet – opinioni firmate con

un bel morso che ha richiesto l’intervento della polizia danese. Scoperto il pedigree e denunciata l’importazione illegale, il cane è stato internato in un canile in attesa che la giustizia facesse il suo corso. Non appena si è configurata la possibilità che il cane fosse soppresso (così si appella la pena di morte nei confronti dei cani criminali) è partito il tamtam che ha visto la mobilitazione del padrone (obbligatoria, convengo), di 400.000 amanti dei cani che hanno prodotto petizioni (che sorprende ma ci può stare), di una serie di associazioni cino- e zoofile (e ci possono stare anche loro), di Noemi (cantante italiana divenuta paladina) – ma anche del Ministro degli Esteri italiano e dell’ambasciatore danese in Italia: a qui viene in tutta franchezza da domandarsi se le questioni fra Italia e Danimarca lascino così tanto tempo e chi deve occuparsene. Insomma, il parlamento danese si è impegnato a fare le debite correzioni alla Legge con l’efficienza che lo rende proverbiale e

finalmente l’Ambasciatore Erik Lorenzen, il 21 giugno, ha potuto twittare urbi et orbi che Iceberg è stata graziata. Cani, cani dappertutto. Almeno da questa parte delle Alpi fanno la parte del leone (o forse sarebbe meglio dire del Dogo) dei 60,5 milioni di pet presenti nelle case del Belpaese. Nel 2014 i cani erano presenti nel 55,6 per cento nelle case, di contro al 49,7 di gatti. Per nutrire i pet da questa parte delle Alpi si spendono 1,7 miliardi di euro, con spesa media di 30 euro mensili, per una spesa media di cento euro per medicine e veterinari. Da notare che di cani «fuori casa e fuori lista spesa» – quelli ovvero che definiamo «randagi» – ce ne sono almeno 600.000. Problema, quello del randagismo, paradossalmente sempre più intrattabile mano a mano che si afferma e consolida presso l’opinione pubblica la cosiddetta «coscienza animalista» più spesso che no incline ad una difesa ad oltranza dei protagonisti del fenomeno. Nelle case transalpine ci

sono anche milioni di pesci, una maggioranza silenziosa che comunque la cede su tutti i fronti ai più quotati canidi. Protagonisti questi ultimi incontrastati anche del palcoscenico mediatico. Non passa praticamente giorno che sui siti dei principali quotidiani nazionali non vi siano filmatini, notiziole e altre curiosità inerenti ai migliori amici dei nostri vicini. In attesa ahimè della famosa notizia che tutti aspettano «uomo morde cane» anche la non-notizia «cane morde uomo» può andare – o almeno varianti a quella pericolosamente vicina. Il 4 ottobre un importante quotidiano italiano riportava con tanto di video testimonial «in caso non crediate a questa meraviglia» che il cane con la lingua più lunga del mondo si trova – e dove altro mai potrebbe trovarsi? – in Sud Dakota, Stati Uniti d’America. Ma quello che certo dovrebbe inorgoglire i cinofili confederati è che – udite udite – il pet in questione è un San Bernardo.

Care lettrici, partiamo da una semplice constatazione: non tutte le mamme sono materne. Mentre gli animali sono guidati dall’istinto, per noi donne, nell’avventura di accogliere e crescere un figlio valgono piuttosto la storia di famiglia, il carattere, l’intelligenza, l’ambiente. Evidentemente le vostre madri non sono riuscite a essere all’altezza del compito che la vita ha loro assegnato. Difficile se non impossibile valutare il perché e il per come, dato che non ci sono regole: di fatto non ce l’hanno fatta. Comprendo quanto il vostro dolore sia grande perché, come scrivevo nella risposta precedente, è stato anche il mio, «bambina senza stella». Ho conosciuto mia madre solo a cinque anni e tra noi non è mai scattata la scintilla che crea, tra madre e figlia, un rapporto speciale, un legame privilegiato, tanto che l’avevo definita una «non mamma» e penso che lei mi considerasse una «non figlia». Se ho raccontato fatti così privati è perché ho sentito il bisogno, come voi, di condividere una ingiustizia inaccettabile per comprenderla meglio e scioglierla in un abbraccio fraterno. Credo infatti

che i figli non amati si riconoscano tra di loro e, da lontano o da vicino, si confortino reciprocamente. Mirella è stata respinta da grande e non è tanto per lei che si duole quanto per il figlio, troppo piccolo allora per comprendere il voltafaccia di una nonna di cui si considerava il prediletto. Le responsabilità per le sofferenze inflitte ai bambini non scadono mai. Se noi adulti possiamo avere qualche responsabilità nell’accaduto, loro risultano sempre vittime innocenti. Lei ha tentato di chiedere scusa ma la sua lettera è stata ignorata. Ha cercato qualche persona autorevole, che sia in grado di mediare? Se ha tentato invano, non le resta che voltare pagina e dirsi: «quel che è stato è stato. Andiamo avanti!». Ha una bella famiglia, un marito che le vuol bene e, in futuro, si troverà accanto le compagne che i suoi figli sceglieranno. A quel punto cerchi di non ripetere gli errori di sua madre, spezzi la coazione che ci induce a vivere attivamente quanto abbiamo vissuto passivamente e sarà una splendida suocera! Diversa è la vicenda di Tina, una «figlia in fuga». Si fermi, Tina, la prego, si fermi a pensare. La madre, buona o cattiva che

sia, fa parte della nostra storia e la sua figura abita la nostra mente, è dentro di noi. Rappacificarci con lei, perdonare il dolore che ci ha inflitto, significa far pace con noi stesse, recuperare la nostra serenità. Non le chiedo di amare una madre che non ha saputo farsi amare, ma di iscrivere il vostro rapporto nella sua storia e di dargli un senso. Le parole possono essere un veleno o un farmaco, a seconda di come le usiamo. Mi sembra di capire che lei è ancora giovane e che ha la vita dinanzi a sé, mentre sua madre sta imboccando, per forza di cose, il viale del tramonto. Se riuscirà a provare per lei un sentimento di compassione troverà grazia in se stessa. La capacità di perdonare ci rende forti. In fondo la penitenza delle «non madri» sta in quello che hanno perso: la gioia di amare i propri figli.

variegata paccottiglia «made in China», e affini, che, alle nostre latitudini rappresenta un conclamato simbolo del kitsch. Esposto, non di rado, al rischio del trash. Per intenderci, un conto è la gondola, il Colosseo, il Big Ben, un altro i mostruosi teschi colorati, venduti a Città del Messico, e, peggio ancora, la Tour Eiffel in versione allusivamente fallica. A questo punto, citando la parola kitsch, si tocca il tema ambiguo del confine che corre fra oggetti, ufficialmente tacciati di cattivo gusto, e opere d’arte, proposte nelle gallerie che contano. Qui si deve ricorrere a Gillo Dorfles: «Non pochi artisti contemporanei creano più o meno intenzionalmente opere con elementi che fanno riferimento alla cultura kitsch». Si assiste, insomma, a continui scambi fra i due ambiti: ne fu

precursore, nel 1917, Marcel Duchamp, con lo storico intervento sulla Gioconda, munita di baffi e barba. Uno sberleffo rivoluzionario o semplice cattivo gusto? In proposito, Orio Galli, grafico rigoroso, premette: «Cattivo o buon gusto è una questione soggettiva, ancor prima che estetica, di natura, o predisposizione, intellettuale e filosofica. Emblematico, l’aforisma di Duchamp: “È lo spettatore a fare il quadro”, lui che lo trasforma in oggetto di desiderio. Come nel caso del souvenir dozzinale, in vendita sulle bancarelle di Lourdes». E, con ciò, il nostro interlocutore conferma proprio il singolare rapporto che s’instaura con il souvenir, anzi i souvenir, dato che uno tira l’altro, e ne nasce una collezione. Si tratta di pezzi modesti ai quali il proprietario attri-

buisce un plusvalore. E qui mi trovo, personalmente coinvolta: sul tavolo del mio soggiorno, la statuetta della regina inglese, vestita di rosa, che, illuminata dal sole o dalla lampada, fa ciao con la manina, mi sembra sprizzare una garbata ironia. Mentre, il discorso cambia, a proposito delle teste di Lenin e Stalin, trasformate in candele, e comprate a Praga, dopo la caduta del muro. Certo, il plusvalore sentimentale non influisce sull’aspetto materiale dei souvenir, che continuano a meritare l’etichetta kitsch. Da segnalare, però, l’eccezione svizzera. L’Ufficio nazionale del turismo si è impegnato per rinnovare, nel design e nei materiali, gli oggetti che interpretano il nostro folclore. Esemplare, in proposito, la mucca, in legno, dipinta a mano. Costosa ma pregevole.

La stanza del dialogo di Silvia Vegetti Finzi Dalla parte dei figli Buongiorno Signora Vegetti Finzi, ho letto la lettera di quel padre di tre figli che non ha più rapporti con la figlia. Le racconto la mia storia. Io ho due figli, uno di 16 e l’altro di 9 anni. Ebbene, mia mamma non ha mai voluto conoscere il secondo. Mi ha cresciuto il primo fino ai 7 anni, stravedeva per lui perché era il primo nipote. Da notare poi, che mia mamma non lo teneva gratis: le davo un mensile perché mi aveva detto che lei quando andava a fare spesa, la doveva pagare. Ok, non c’era problema. Poi, una sera di gennaio del 2008, io incinta alla fine del settimo mese, è successo il patatrac… abbiamo litigato, grazie anche a mia sorella, e i rapporti si sono interrotti. Piangendo avevo chiamato mio marito per spiegargli l’accaduto, lui era andato a casa di mia mamma e… apriti cielo… così, mio figlio dalla sera alla mattina, ha perso la nonna. Non le dico che momenti abbiamo passato! Come potevo dirgli che la nonna non lo voleva più vedere? Non aveva ancora 7 anni… tutte le volte dovevo inventare una scusa perché lui voleva andare dalla nonna. Io ammetto le mie colpe, so di aver sbagliato, avevo pure scritto una lettera a mia

mamma e lei è andata di corsa a farla leggere a mia sorella… una lettere personale… ancora oggi comunque, mi chiedo una mamma e nonna, come ha potuto comportarsi così? Ce l’aveva con me, ok, ma il nipotino, che colpa aveva lui? Oggi sto bene ma ho sofferto tantissimo, e senza vergogna né rimorsi, a chi mi chiede di mia mamma, rispondo che per me che sia viva o morta è indifferente, non me ne importa! Ha fatto troppo male a mio figlio e io non perdono. Non so signora se leggerà la mia lettera o meno, a me fa fatto bene scriverla. / Mirella Gentile signora Vegetti Finzi, mia madre dice le stesse cose di quelle raccontate da un padre nella lettera del 3 luglio, «Legami interrotti». Sì, sono una fuggitiva. Me ne sono andata appena ho potuto dopo un’infanzia che è stata un calvario. Eppure la mia famiglia era normalissima (sic). Le assicuro che porto tantissime cicatrici di cui finalmente vado fiera, dopo aver passato i miei primi quarant’anni a vergognarmi. Per favore, parli anche di noi: non siamo mostri senza etica, siamo semplicemente dei sopravvissuti. / Tina

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6900 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch

Mode e modi di Luciana Caglio Vacanze: la trappola dei souvenir Chi non ci è cascato almeno una volta? Chi, poi, ne è uscito? Chi , invece, vi è rimasto incastrato? Ci invita a una sorta di esame di coscienza «Dove», il periodico viaggi del «Corriere della Sera» che, nel suo ultimo numero, si occupa di un contagioso effetto collaterale del fenomeno turistico, quello appunto dei souvenir, categoria di oggetti discussi e discutibili. Ci giunge opportunamente, in ottobre, a ferie concluse, quando dall’esperienza diretta della vacanza si passa alla rievocazione. Che avviene in tanti modi: attraverso incontri con ex-compagni di viaggio, attraverso filmati, foto, libri, conferenze di archeologi, storici, reporter, e via dicendo. Ma in quest’operazione di recupero, una parte ce l’hanno pure loro, i souvenir, parola ormai da scrivere senza virgolette.

Nell’accezione italiana, ufficializzata dai dizionari, definisce inconfondibilmente cose, per lo più di poco prezzo, banali, superflue, che però appartengono al nostro ambiente quotidiano. Destinate a svolgere la funzione di testimoni, e quindi ad assumere un significato dimostrativo e sentimentale, che supera lo scarso valore materiale. Tanto da riscattarle dalla bruttezza, dal ridicolo, dalla volgarità, o no? Interrogativo scontato. I souvenir, e non da oggi, sono sempre sotto processo. Lo conferma il recente servizio, apparso su «Dove», in cui si denuncia una deriva consumistica che ci vede parte in causa, come responsabili oltretutto incoerenti. Cittadini di paesi evoluti, abituati alla buona qualità e al buon gusto, ci concediamo, da turisti, un cedimento. E ci portiamo a casa la


20x

Ghiacciato. E BRAMATO. Perché Emmi CAFFÈ LATTE ha un sapore così buono? In tutti i nostri vasetti vi sono chicchi di caffè Arabica selezionati a mano e provenienti da coltivazioni sostenibili in piantagioni Rainforest Alliance Certified™. I chicchi di caffè sono sottoposti a una tostatura particolarmente

I classici

1.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato, Cappuccino ed Espresso, 230 ml

Le specialità

2.25 Emmi CAFFÈ LATTE Strong Macchiato e Vanilla, 230 ml

ll classico: bello grande

2.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato Mr. Big, 370 ml

La carica extra di caffeina

2.50 Emmi CAFFÈ LATTE Espresso Extra Shot, 250 ml

SO FRESH. SO YOU. In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

lenta e delicata che ne conserva le innumerevoli sfumature di sapore. Emmi CAFFÈ LATTE, caffè appena preparato e arricchito con il miglior latte svizzero, è perfetto da portare con sé. E da anni il caffè freddo più apprezzato della Svizzera*.

* Fonte: AC Nielsen 2016/2017, bevande al latte > 126 ml, categoria caffè, fatturato in CHF

Novità

PUNTI


20x

Ghiacciato. E BRAMATO. Perché Emmi CAFFÈ LATTE ha un sapore così buono? In tutti i nostri vasetti vi sono chicchi di caffè Arabica selezionati a mano e provenienti da coltivazioni sostenibili in piantagioni Rainforest Alliance Certified™. I chicchi di caffè sono sottoposti a una tostatura particolarmente

I classici

1.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato, Cappuccino ed Espresso, 230 ml

Le specialità

2.25 Emmi CAFFÈ LATTE Strong Macchiato e Vanilla, 230 ml

ll classico: bello grande

2.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato Mr. Big, 370 ml

La carica extra di caffeina

2.50 Emmi CAFFÈ LATTE Espresso Extra Shot, 250 ml

SO FRESH. SO YOU. In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

lenta e delicata che ne conserva le innumerevoli sfumature di sapore. Emmi CAFFÈ LATTE, caffè appena preparato e arricchito con il miglior latte svizzero, è perfetto da portare con sé. E da anni il caffè freddo più apprezzato della Svizzera*.

* Fonte: AC Nielsen 2016/2017, bevande al latte > 126 ml, categoria caffè, fatturato in CHF

Novità

PUNTI


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

14

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

15

Ambiente e Benessere Un monte molto Generoso Nelle Prealpi ticinesi svetta come preziosa miniera di biodiversità vegetale e animale pagina 15

La Lombardia in cucina La tradizione culinaria che più di altre ha influenzato la gastronomia svizzero-italiana

Da accattoni ad artisti Kenja: reportage dalla pancia dello slum, cuore di sogni, talenti e voglia di farcela

Cittadino a quattro zampe Le società cinofile stimolano il senso di responsabilità dei proprietari di cani

pagina 17

La ricca bellezza del Monte Generoso Natura Alla riscoperta di una preziosa miniera di biodiversità

Alessandro Focarile

pagina 20

Si staglia isolato tra i due laghi insubrici del Ceresio e del Lario, come scriveva già nel 1863 il Lavizzari, famoso studioso ed esploratore del territorio ticinese oltre 150 anni or sono, che vi aveva fatto un’escursione nel 1849. È il Monte Generoso, o Calvagione a causa della mancanza di boschi nella sua parte sommitale. Estrema propaggine occidentale di quel vasto e continuo mondo calcareo e dolomitico che ha origine (in Europa occidentale) nella Stara Planina in Bulgaria, e che si sviluppa su un’area geografica estesa lungo oltre 1600 chilometri: attraverso la Macedonia, la Serbia, le Alpi Dinariche fino alle Dolomiti, alle Prealpi, dal Friuli e dal Veneto alla Lombardia e al Ticino, per esaurirsi ai modesti Pizzoni di Laveno sul lago Maggiore. In Piemonte, più a occidente, mancano le Prealpi. Il Generoso è una montagna che fa riflettere chi non è un frettoloso e superficiale turista di passaggio. Ai piedi elvetici di questa montagna scorre un’incessante corrente di traffico, causando problemi di difficile soluzione. Ogni giorno e notte, migliaia di ruote rotolano senza posa, emblema di un mondo a sé ossessionato dalla fretta e dalle scadenze temporali. Sopra questi tracciati artificiali, e fino ai 1700 metri della vetta del Generoso, è il mondo arcaico, solenne ed eterno della Natura.

pagina 21

Curarsi con i libri

Book Therapy La biblioterapia è diffusa

da un secolo nei paesi anglosassoni, mentre in Italia e in Ticino è meno conosciuta

C’è qualcosa in grado di aiutare a guarire da disturbi diversi come ansia, depressione, aiutare chi è malato di tumore, ma anche dare una mano contro mal di testa e persino impotenza? Pare di sì. Non è un farmaco miracoloso, più banalmente, si parla di libri. Ebbene, la biblioterapia, è diffusa ormai da un secolo nei paesi anglosassoni. In Italia e in Ticino, fatica ad attecchire. Nella vicina penisola, la psicologa Rosa Minnino, da noi contattata, ci ha spiegato di essere una pioniera e di aver voluto creare un sito internet per «promuovere la Biblioterapia come tecnica in psicoterapia, nei processi di crescita psicologica e culturale del singolo e dei gruppi. La lettura – precisa – è un potente strumento di crescita e cambiamento». Due inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin hanno pubblicato a tal proposito, guarda caso, un ricettario. In Ticino, l’unico studio di psicoterapia e psichiatria che utilizza ufficialmente la biblioterapia è il My Way di Bellinzona, del dottor Orlando Del Don (psichiatra e psicoterapeuta): «Abbiamo ideato e strutturato da alcuni anni un progetto articolato che integra alcuni elementi in un tutto coordinato e dinamico. Da un lato l’Atelier di biblioterapia, dall’altro il Laboratorio (la scuola) di scrittura creativa e – dallo scorso anno – anche la Flamingo Edizioni, la nostra piccola casa editrice che vuole favorire e aiutare chi vuole pubblicare i propri lavori. Ce ne occupiamo io e un’operatrice con formazione in arteterapia unitamente a una scrittrice che si occupa di scrittura creativa, affiancata da noi». Dunque, secondo Orlando Del Don, la biblioterapia funziona: «I libri da sempre hanno aiutato gli uomini a guarire. Questo è indubbio. Ma lo

hanno sempre fatto con discrezione ed elargendo i loro doni e i loro benefici solo a coloro che li hanno desiderati con la costanza, la determinazione e la passione di un amante. In ambito psicologico e psichiatrico il loro aiuto può pertanto essere molto, molto importante. La discriminante in questi casi è data però dai terapeuti, i quali da una parte devono essere in grado di porre le indicazioni clinico-diagnostiche corrette e dall’altra devono saper interagire in modo creativo e incisivo sia con i loro pazienti che con il testo o i testi di volta in volta scelti o indicati». Come sempre, dunque, niente «fai da te». Secondo la dottoressa Minnino questa tecnica sarebbe come un supporto e un compito a casa per il paziente. Viene da chiedersi se non si potrebbe correre il rischio di seguire l’esempio di un personaggio che risolve situazioni con soluzioni valide solo nel mondo letterario, dal momento che la lettura crea empatia e dunque immedesimazione. Secondo Del Don questo «pericolo non esiste quando si è seguiti da personale esperto in ambito psicologico, psichiatrico e psicoterapeutico e quando non ci si affidi a soluzioni estemporanee o a pratiche e offerte discutibili e/o supportate unicamente dalla buona volontà o dalle buone intenzioni ma avulse da esperienza clinica e da una formazione accademica in ambito psicologico, psichiatrico e/o psicoanalitico». Parlare di un libro come rimedio per un malanno è di per sé limitativo, perché ogni caso deve essere analizzato e calibrato, non qualcosa di standard e meccanico (oltretutto, si deve tener conto del livello culturale di una persona). «Non è un mero strumento a sé stante che può essere applicato utilmente in assenza di un approccio pluridisciplinare; clinico, medico, psicoterapeutico e riabilitativo/integrati-

pexels-photo

Paola Bernasconi

La Natura del Generoso si è arricchita anche grazie ai tanti animali e vegetali, giunti dalle Alpi sul «nastro trasportatore»

vo», ammonisce il nostro interlocutore. Pensare di guarire i reumatismi con Italo Calvino, senza un approfondimento, come suggeriscono Berthoud e Elderkin, è quindi semplicistico, dietro la biblioterapia c’è molto più di un rimedio miracoloso. Se è plausibilissimo che problematiche di tipo psicologico o psichiatrico siano indicate per questa terapia, resta un dubbio su come possa «funzionare» per quelle «fisiche». Ma scindere le due componenti, per Del Don, è errato: «Le neuroscienze dinamiche e, in particolare, la psicoanalisi ci ha permesso di capire il funzionamento dell’inconscio e in che modo esso – come formulato da Lacan – sia strutturato come un linguaggio. Questo implica fra le altre cose che noi siamo il nostro inconscio e che questo è il frutto delle nostre continue interazioni con la cultura, il sapere, la conoscenza… e la lettura. In altre parole noi siamo tutto ciò che ab-

biamo visto, udito, letto e immaginato, amato, desiderato. Siamo cioè ciò che siamo riusciti a formalizzare e a concepire grazie al linguaggio. Tutto quanto è rimasto invece inespresso, non enunciato, afasico, tutto ciò che è rimasto al di fuori del linguaggio si traduce e si trasforma prima o poi in sintomo, sofferenza, malattia, non solo psicologica e psichiatrica ma anche fisica». Dunque, leggere aiuta anche per disturbi che, a prima vista, possono apparire non provenienti dalla sfera psicologica, un po’ come accade con la musicoterapia, per la quale secondo il nostro interlocutore vale lo stesso principio. S’è parlato di lettura, ma anche la scrittura è spesso definita un’ottima valvola di sfogo. «Anche lo scrivere, ovviamente, aiuta: moltissimo» conferma Del Don. «Ci sono stati grandi autori che proprio grazie alla scrittura hanno trovato un aiuto essenziale, se non

vitale, nella loro parabola esistenziale. Scrittori del calibro di Joyce, Gadda, Berto, Svevo, Dickinson, Carrol… l’elenco potrebbe essere lunghissimo! Il rapporto fra scrittura e biblioterapia è infatti stretto e molto, molto affine. Difficile pertanto separare in modo scolastico e artificioso queste due modalità di intervento in quanto possibili strumenti terapeutici». Da qui, appunto, l’idea di sfruttare queste tecniche nel suo centro. In Ticino, per contro, non vi sono altri studi di psicoterapia che abbiano operatori con una formazione clinica e professionale riconosciuta e qualificata nel campo. Ciò non toglie che qualcuno, magari amante della lettura, non suggerisca qualche libro. Una tecnica a costo quasi zero, che coinvolge la sfera emotiva, aumenta la cultura e può anche curare: cosa chiedere di meglio, soprattutto per chi in compagnia di un libro perde il senso del tempo?

«È incredibile come a distanza di poche centinaia di metri possano convivere due mondi tanto differenti» (Angelo Valsecchi, 1990). In basso le ruote, in alto le testimonianze di una vita che si dipana da oltre 150 milioni di anni. Dal mare della mitica Tetide, che ha lasciato le sue impronte inconfondibili nelle rocce, al glacialismo che ha visto il suo termine definitivo 12mila-15mila anni or sono. Dai dinosauri e dalle ammoniti all’orso delle caverne. E, in epoca attuale, una vita animale e vegetale iniziatasi nei Balcani, con apporti dalle Alpi, dal Mediterraneo e dall’Atlantico, vero crocevia di articolate correnti di popolamento di differente origine. Esseri viventi i quali, e ciascuno, hanno una loro storia personale da narrare a chi è in grado di interpretarla e interessato a capirla. Alberi, fiori, insetti, uccelli e mammiferi. Dove è sorta la loro origine, come e quando sono giunti fino a qui, e qual è il loro posto e il loro significato nel grande scenario della Natura del Generoso, a giusta ragione ritenuto tale?

Un complesso palcoscenico che ospita il minuscolo coleottero millimetrico (Cephennium helveticum) che si cela nell’humus delle faggete, fino alla volpe, al tasso, al camoscio e allo scoiattolo, per non parlare degli alati. Fino alle vacche, alle pecore e alle capre, compagne dell’uomo giunto da alcune migliaia di anni a popolare questo monte un tempo rigoglioso di boschi fino in alto. Dalla minuscola corolla della silene fino a quella esuberante e maestosa della peonia officinale larga dieci centimetri (vedi foto). C’è posto per tutti e da vecchia data. Ma non c’è la stella alpina, l’Edelweiss, forse per la mancanza di magnesio nella roccia calcarea del monte. Al culmine dell’ultima glaciazione (Würm, 25mila anni or sono), il Monte Generoso era una frastagliata isola emergente dalle lingue glaciali discendenti dalle Alpi verso la pianura Padana. Un ghiacciaio non è soltanto un fenomeno morfologico e climatico che ricopre superfici più o meno ampie nella geografia di una regione. Ma è anche un potente e dinamico «nastro trasportatore» che defluisce verso il basso per gravità, convogliando sulla sua superficie enormi quantità di detriti: dal limo millimetrico al masso di parecchi metri cubi, che verrà definito «erratico». Su questo nastro trasportatore costituito dagli apparati morenici (laterali e frontali), attraverso stadi successivi si insedia la vegetazione. Dapprima alghe e licheni, poi si crea la formazione di suoli maturi, di una cotica erbosa, infine arbusti e alberi. Il popolamento di una lingua glaciale è un fenomeno che si può osservare anche in epoca attuale al ghiacciaio di Aletsch nel Vallese, e al ghiacciaio del Miage in Valle d’Aosta. La vegetazione è all’origine di una lunga catena (successivamente «rete») alimentare, progressivamente sempre più complessa e articolata. Il ghiacciaio non è una immobile solitudine, come la definivano i pionieri dell’Ottocento. E la Natura del Generoso si è arricchita anche grazie all’ap-

Paeonia officinalis. (Nentori)

porto di tanti animali e vegetali, giunti dalle Alpi attraverso il «nastro trasportatore». Già prima della costruzione della ferrovia a cremagliera, realizzata nel 1890 per merito del dottor Carlo Pasta, numerosi naturalisti cercatori di fossili e di fiori rari erano stati attirati dalla dovizia e dal significato di quanto andavano scoprendo. Doveva poi seguire, sempre più numerosa, la schiera degli specialisti (botanici e paleontologi studiosi di fossili) che studiavano e illustravano il valore scientifico delle continue scoperte sul monte. Grazie alla maggiore facilità di accesso in quota, si aggiungevano gli entomologi, che iniziavano a raccogliere e a studiare anche il ricco e per allora ancora sconosciuto patrimonio degli insetti. Rilevando il suo valore, poiché minuti coleotteri e rare specie di farfalle erano, all’epoca, note soltanto sul Generoso. Fino all’ultimo dopo guerra, le guardie di frontiera si erano abituate a

tollerare i frequenti sconfinamenti di innocui personaggi muniti di retini e di boccette, che oltrepassavano impunemente il confine da una parte all’altra: dalla Svizzera al versante italiano, e viceversa. La Natura ignora le frontiere create dall’uomo, e una farfalla non si arresta davanti a un cippo confinario! Inoltre all’epoca era molto attiva una «Insekten-Börse» frequentata a Basilea da commercianti di insetti, da collezionisti e da conservatori di musei, che vendevano, acquistavano e scambiavano. Numerosi di essi venivano appositamente «a caccia», perché il Generoso era di moda. Nell’arco di tempo di qualche decennio, tra la fine dell’Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, era stato tutto un fiorire di entusiastiche iniziative imprenditoriali, grazie alle quali erano state costruite ben sette funicolari nella regione dei laghi insubrici. Dal Mottarone sopra Stresa, alla Madonna del Sasso a Locarno, al Sacro Monte e

Campo dei Fiori sopra Varese, al San Salvatore e al Monte Bré sopra Lugano, a Santa Margherita d’Intelvi sopra il Ceresio, e da Como a Brunate. Ma al Generoso scorreva una vera ferrovia a cremagliera trainata da una fumosa locomotiva a vapore, che emulava gli impianti del Rigi e del Pilatus. Grande merito va riconosciuto a Gottlieb Duttweiler, il fondatore della Migros, il quale con lungimirante imprenditorialità, rilevava (dopo l’ultima guerra) e migliorava la struttura, valorizzando le sue potenzialità turistiche. Indirettamente, la Migros ha facilitato lo studio scientifico del Monte Generoso sotto molti punti di vista: la geologia e la paleontologia, 1’idrologia sotterranea, vitale per gli approvvigionamenti idrici, la flora e la fauna. In quanto con la ferrovia era assicurata la possibilità di accedere agevolmente in quota. Un conto era salire al Generoso partendo da Milano e da Mendrisio, un conto era invece giungere comodamente seduti fino a 1600 metri. Il Monte Generoso, uno degli esempi più significativi nelle Prealpi meridionali, è un prezioso scrigno di tesori naturalistici, racchiuso entro un perimetro di soli venti chilometri. Bibliografia

La faggeta alla Bellavista in abito autunnale. II tappeto di foglie racchiude un ricco e variato mondo di insetti. (Alessandro Focarile)

Ghiacciato. E BRAMATO. Emmi CAFFÈ LATTE è in vendita alla tua Migros

Friedrich Kral. Vegetationsgeschichte der Alpen, Gustav Fischer Verlag (Stuttgart), 1972, pp.173-186. Elena Robert, Nel paesaggio del Mendrisiotto durante 1’ultima glaciazione, «Azione» (Lugano), 31.5.2010, No. 22 Angelo Valsecchi, I fiori del Monte Generoso, Edizione Ferrovia MonteGeneroso SA (Capolago), 1995, 40 pp. Angelo Valsecchi, Monte Generoso. 26 itinerari per scoprire la montagna, Edizione Ferrovia Monte Generoso SA (Capolago), 2010, 190 pp. Annuncio pubblicitario


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

14

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

15

Ambiente e Benessere Un monte molto Generoso Nelle Prealpi ticinesi svetta come preziosa miniera di biodiversità vegetale e animale pagina 15

La Lombardia in cucina La tradizione culinaria che più di altre ha influenzato la gastronomia svizzero-italiana

Da accattoni ad artisti Kenja: reportage dalla pancia dello slum, cuore di sogni, talenti e voglia di farcela

Cittadino a quattro zampe Le società cinofile stimolano il senso di responsabilità dei proprietari di cani

pagina 17

La ricca bellezza del Monte Generoso Natura Alla riscoperta di una preziosa miniera di biodiversità

Alessandro Focarile

pagina 20

Si staglia isolato tra i due laghi insubrici del Ceresio e del Lario, come scriveva già nel 1863 il Lavizzari, famoso studioso ed esploratore del territorio ticinese oltre 150 anni or sono, che vi aveva fatto un’escursione nel 1849. È il Monte Generoso, o Calvagione a causa della mancanza di boschi nella sua parte sommitale. Estrema propaggine occidentale di quel vasto e continuo mondo calcareo e dolomitico che ha origine (in Europa occidentale) nella Stara Planina in Bulgaria, e che si sviluppa su un’area geografica estesa lungo oltre 1600 chilometri: attraverso la Macedonia, la Serbia, le Alpi Dinariche fino alle Dolomiti, alle Prealpi, dal Friuli e dal Veneto alla Lombardia e al Ticino, per esaurirsi ai modesti Pizzoni di Laveno sul lago Maggiore. In Piemonte, più a occidente, mancano le Prealpi. Il Generoso è una montagna che fa riflettere chi non è un frettoloso e superficiale turista di passaggio. Ai piedi elvetici di questa montagna scorre un’incessante corrente di traffico, causando problemi di difficile soluzione. Ogni giorno e notte, migliaia di ruote rotolano senza posa, emblema di un mondo a sé ossessionato dalla fretta e dalle scadenze temporali. Sopra questi tracciati artificiali, e fino ai 1700 metri della vetta del Generoso, è il mondo arcaico, solenne ed eterno della Natura.

pagina 21

Curarsi con i libri

Book Therapy La biblioterapia è diffusa

da un secolo nei paesi anglosassoni, mentre in Italia e in Ticino è meno conosciuta

C’è qualcosa in grado di aiutare a guarire da disturbi diversi come ansia, depressione, aiutare chi è malato di tumore, ma anche dare una mano contro mal di testa e persino impotenza? Pare di sì. Non è un farmaco miracoloso, più banalmente, si parla di libri. Ebbene, la biblioterapia, è diffusa ormai da un secolo nei paesi anglosassoni. In Italia e in Ticino, fatica ad attecchire. Nella vicina penisola, la psicologa Rosa Minnino, da noi contattata, ci ha spiegato di essere una pioniera e di aver voluto creare un sito internet per «promuovere la Biblioterapia come tecnica in psicoterapia, nei processi di crescita psicologica e culturale del singolo e dei gruppi. La lettura – precisa – è un potente strumento di crescita e cambiamento». Due inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin hanno pubblicato a tal proposito, guarda caso, un ricettario. In Ticino, l’unico studio di psicoterapia e psichiatria che utilizza ufficialmente la biblioterapia è il My Way di Bellinzona, del dottor Orlando Del Don (psichiatra e psicoterapeuta): «Abbiamo ideato e strutturato da alcuni anni un progetto articolato che integra alcuni elementi in un tutto coordinato e dinamico. Da un lato l’Atelier di biblioterapia, dall’altro il Laboratorio (la scuola) di scrittura creativa e – dallo scorso anno – anche la Flamingo Edizioni, la nostra piccola casa editrice che vuole favorire e aiutare chi vuole pubblicare i propri lavori. Ce ne occupiamo io e un’operatrice con formazione in arteterapia unitamente a una scrittrice che si occupa di scrittura creativa, affiancata da noi». Dunque, secondo Orlando Del Don, la biblioterapia funziona: «I libri da sempre hanno aiutato gli uomini a guarire. Questo è indubbio. Ma lo

hanno sempre fatto con discrezione ed elargendo i loro doni e i loro benefici solo a coloro che li hanno desiderati con la costanza, la determinazione e la passione di un amante. In ambito psicologico e psichiatrico il loro aiuto può pertanto essere molto, molto importante. La discriminante in questi casi è data però dai terapeuti, i quali da una parte devono essere in grado di porre le indicazioni clinico-diagnostiche corrette e dall’altra devono saper interagire in modo creativo e incisivo sia con i loro pazienti che con il testo o i testi di volta in volta scelti o indicati». Come sempre, dunque, niente «fai da te». Secondo la dottoressa Minnino questa tecnica sarebbe come un supporto e un compito a casa per il paziente. Viene da chiedersi se non si potrebbe correre il rischio di seguire l’esempio di un personaggio che risolve situazioni con soluzioni valide solo nel mondo letterario, dal momento che la lettura crea empatia e dunque immedesimazione. Secondo Del Don questo «pericolo non esiste quando si è seguiti da personale esperto in ambito psicologico, psichiatrico e psicoterapeutico e quando non ci si affidi a soluzioni estemporanee o a pratiche e offerte discutibili e/o supportate unicamente dalla buona volontà o dalle buone intenzioni ma avulse da esperienza clinica e da una formazione accademica in ambito psicologico, psichiatrico e/o psicoanalitico». Parlare di un libro come rimedio per un malanno è di per sé limitativo, perché ogni caso deve essere analizzato e calibrato, non qualcosa di standard e meccanico (oltretutto, si deve tener conto del livello culturale di una persona). «Non è un mero strumento a sé stante che può essere applicato utilmente in assenza di un approccio pluridisciplinare; clinico, medico, psicoterapeutico e riabilitativo/integrati-

pexels-photo

Paola Bernasconi

La Natura del Generoso si è arricchita anche grazie ai tanti animali e vegetali, giunti dalle Alpi sul «nastro trasportatore»

vo», ammonisce il nostro interlocutore. Pensare di guarire i reumatismi con Italo Calvino, senza un approfondimento, come suggeriscono Berthoud e Elderkin, è quindi semplicistico, dietro la biblioterapia c’è molto più di un rimedio miracoloso. Se è plausibilissimo che problematiche di tipo psicologico o psichiatrico siano indicate per questa terapia, resta un dubbio su come possa «funzionare» per quelle «fisiche». Ma scindere le due componenti, per Del Don, è errato: «Le neuroscienze dinamiche e, in particolare, la psicoanalisi ci ha permesso di capire il funzionamento dell’inconscio e in che modo esso – come formulato da Lacan – sia strutturato come un linguaggio. Questo implica fra le altre cose che noi siamo il nostro inconscio e che questo è il frutto delle nostre continue interazioni con la cultura, il sapere, la conoscenza… e la lettura. In altre parole noi siamo tutto ciò che ab-

biamo visto, udito, letto e immaginato, amato, desiderato. Siamo cioè ciò che siamo riusciti a formalizzare e a concepire grazie al linguaggio. Tutto quanto è rimasto invece inespresso, non enunciato, afasico, tutto ciò che è rimasto al di fuori del linguaggio si traduce e si trasforma prima o poi in sintomo, sofferenza, malattia, non solo psicologica e psichiatrica ma anche fisica». Dunque, leggere aiuta anche per disturbi che, a prima vista, possono apparire non provenienti dalla sfera psicologica, un po’ come accade con la musicoterapia, per la quale secondo il nostro interlocutore vale lo stesso principio. S’è parlato di lettura, ma anche la scrittura è spesso definita un’ottima valvola di sfogo. «Anche lo scrivere, ovviamente, aiuta: moltissimo» conferma Del Don. «Ci sono stati grandi autori che proprio grazie alla scrittura hanno trovato un aiuto essenziale, se non

vitale, nella loro parabola esistenziale. Scrittori del calibro di Joyce, Gadda, Berto, Svevo, Dickinson, Carrol… l’elenco potrebbe essere lunghissimo! Il rapporto fra scrittura e biblioterapia è infatti stretto e molto, molto affine. Difficile pertanto separare in modo scolastico e artificioso queste due modalità di intervento in quanto possibili strumenti terapeutici». Da qui, appunto, l’idea di sfruttare queste tecniche nel suo centro. In Ticino, per contro, non vi sono altri studi di psicoterapia che abbiano operatori con una formazione clinica e professionale riconosciuta e qualificata nel campo. Ciò non toglie che qualcuno, magari amante della lettura, non suggerisca qualche libro. Una tecnica a costo quasi zero, che coinvolge la sfera emotiva, aumenta la cultura e può anche curare: cosa chiedere di meglio, soprattutto per chi in compagnia di un libro perde il senso del tempo?

«È incredibile come a distanza di poche centinaia di metri possano convivere due mondi tanto differenti» (Angelo Valsecchi, 1990). In basso le ruote, in alto le testimonianze di una vita che si dipana da oltre 150 milioni di anni. Dal mare della mitica Tetide, che ha lasciato le sue impronte inconfondibili nelle rocce, al glacialismo che ha visto il suo termine definitivo 12mila-15mila anni or sono. Dai dinosauri e dalle ammoniti all’orso delle caverne. E, in epoca attuale, una vita animale e vegetale iniziatasi nei Balcani, con apporti dalle Alpi, dal Mediterraneo e dall’Atlantico, vero crocevia di articolate correnti di popolamento di differente origine. Esseri viventi i quali, e ciascuno, hanno una loro storia personale da narrare a chi è in grado di interpretarla e interessato a capirla. Alberi, fiori, insetti, uccelli e mammiferi. Dove è sorta la loro origine, come e quando sono giunti fino a qui, e qual è il loro posto e il loro significato nel grande scenario della Natura del Generoso, a giusta ragione ritenuto tale?

Un complesso palcoscenico che ospita il minuscolo coleottero millimetrico (Cephennium helveticum) che si cela nell’humus delle faggete, fino alla volpe, al tasso, al camoscio e allo scoiattolo, per non parlare degli alati. Fino alle vacche, alle pecore e alle capre, compagne dell’uomo giunto da alcune migliaia di anni a popolare questo monte un tempo rigoglioso di boschi fino in alto. Dalla minuscola corolla della silene fino a quella esuberante e maestosa della peonia officinale larga dieci centimetri (vedi foto). C’è posto per tutti e da vecchia data. Ma non c’è la stella alpina, l’Edelweiss, forse per la mancanza di magnesio nella roccia calcarea del monte. Al culmine dell’ultima glaciazione (Würm, 25mila anni or sono), il Monte Generoso era una frastagliata isola emergente dalle lingue glaciali discendenti dalle Alpi verso la pianura Padana. Un ghiacciaio non è soltanto un fenomeno morfologico e climatico che ricopre superfici più o meno ampie nella geografia di una regione. Ma è anche un potente e dinamico «nastro trasportatore» che defluisce verso il basso per gravità, convogliando sulla sua superficie enormi quantità di detriti: dal limo millimetrico al masso di parecchi metri cubi, che verrà definito «erratico». Su questo nastro trasportatore costituito dagli apparati morenici (laterali e frontali), attraverso stadi successivi si insedia la vegetazione. Dapprima alghe e licheni, poi si crea la formazione di suoli maturi, di una cotica erbosa, infine arbusti e alberi. Il popolamento di una lingua glaciale è un fenomeno che si può osservare anche in epoca attuale al ghiacciaio di Aletsch nel Vallese, e al ghiacciaio del Miage in Valle d’Aosta. La vegetazione è all’origine di una lunga catena (successivamente «rete») alimentare, progressivamente sempre più complessa e articolata. Il ghiacciaio non è una immobile solitudine, come la definivano i pionieri dell’Ottocento. E la Natura del Generoso si è arricchita anche grazie all’ap-

Paeonia officinalis. (Nentori)

porto di tanti animali e vegetali, giunti dalle Alpi attraverso il «nastro trasportatore». Già prima della costruzione della ferrovia a cremagliera, realizzata nel 1890 per merito del dottor Carlo Pasta, numerosi naturalisti cercatori di fossili e di fiori rari erano stati attirati dalla dovizia e dal significato di quanto andavano scoprendo. Doveva poi seguire, sempre più numerosa, la schiera degli specialisti (botanici e paleontologi studiosi di fossili) che studiavano e illustravano il valore scientifico delle continue scoperte sul monte. Grazie alla maggiore facilità di accesso in quota, si aggiungevano gli entomologi, che iniziavano a raccogliere e a studiare anche il ricco e per allora ancora sconosciuto patrimonio degli insetti. Rilevando il suo valore, poiché minuti coleotteri e rare specie di farfalle erano, all’epoca, note soltanto sul Generoso. Fino all’ultimo dopo guerra, le guardie di frontiera si erano abituate a

tollerare i frequenti sconfinamenti di innocui personaggi muniti di retini e di boccette, che oltrepassavano impunemente il confine da una parte all’altra: dalla Svizzera al versante italiano, e viceversa. La Natura ignora le frontiere create dall’uomo, e una farfalla non si arresta davanti a un cippo confinario! Inoltre all’epoca era molto attiva una «Insekten-Börse» frequentata a Basilea da commercianti di insetti, da collezionisti e da conservatori di musei, che vendevano, acquistavano e scambiavano. Numerosi di essi venivano appositamente «a caccia», perché il Generoso era di moda. Nell’arco di tempo di qualche decennio, tra la fine dell’Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, era stato tutto un fiorire di entusiastiche iniziative imprenditoriali, grazie alle quali erano state costruite ben sette funicolari nella regione dei laghi insubrici. Dal Mottarone sopra Stresa, alla Madonna del Sasso a Locarno, al Sacro Monte e

Campo dei Fiori sopra Varese, al San Salvatore e al Monte Bré sopra Lugano, a Santa Margherita d’Intelvi sopra il Ceresio, e da Como a Brunate. Ma al Generoso scorreva una vera ferrovia a cremagliera trainata da una fumosa locomotiva a vapore, che emulava gli impianti del Rigi e del Pilatus. Grande merito va riconosciuto a Gottlieb Duttweiler, il fondatore della Migros, il quale con lungimirante imprenditorialità, rilevava (dopo l’ultima guerra) e migliorava la struttura, valorizzando le sue potenzialità turistiche. Indirettamente, la Migros ha facilitato lo studio scientifico del Monte Generoso sotto molti punti di vista: la geologia e la paleontologia, 1’idrologia sotterranea, vitale per gli approvvigionamenti idrici, la flora e la fauna. In quanto con la ferrovia era assicurata la possibilità di accedere agevolmente in quota. Un conto era salire al Generoso partendo da Milano e da Mendrisio, un conto era invece giungere comodamente seduti fino a 1600 metri. Il Monte Generoso, uno degli esempi più significativi nelle Prealpi meridionali, è un prezioso scrigno di tesori naturalistici, racchiuso entro un perimetro di soli venti chilometri. Bibliografia

La faggeta alla Bellavista in abito autunnale. II tappeto di foglie racchiude un ricco e variato mondo di insetti. (Alessandro Focarile)

Ghiacciato. E BRAMATO. Emmi CAFFÈ LATTE è in vendita alla tua Migros

Friedrich Kral. Vegetationsgeschichte der Alpen, Gustav Fischer Verlag (Stuttgart), 1972, pp.173-186. Elena Robert, Nel paesaggio del Mendrisiotto durante 1’ultima glaciazione, «Azione» (Lugano), 31.5.2010, No. 22 Angelo Valsecchi, I fiori del Monte Generoso, Edizione Ferrovia MonteGeneroso SA (Capolago), 1995, 40 pp. Angelo Valsecchi, Monte Generoso. 26 itinerari per scoprire la montagna, Edizione Ferrovia Monte Generoso SA (Capolago), 2010, 190 pp. Annuncio pubblicitario


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

16

Ambiente e Benessere

Sudafrica, 25 anni di vini di qualità

Bacco giramondo Dal Novecento a oggi: com’è cambiata l’industria vitivinicola di un paese che ha investito

parecchio in questo settore – Seconda parte

Davide Comoli L’inizio del XX secolo fu un periodo difficile per la viticoltura mondiale a causa della filossera e il Sudafrica fu uno dei Paesi che ne risentì maggiormente. Le esportazioni furono bloccate e, ironia della sorte, la produzione aumentò, visto che i vigneti di questo Paese si rimisero abbastanza rapidamente dall’attacco del micidiale parassita; tuttavia ciò non fece altro che deteriorare la situazione. Nel 1918 fu creata da vignaioli, che pensavano di rimediare a questo stato di cose, la K.W.V. (Kooperatiewe Wijnbouwers Vereniging), un’associazione cooperativa che raggruppa ancora oggi i viticoltori. A suo tempo aveva lo scopo di controllare le leggi vitivinicole, ridurre la produzione attraverso un sistema di quote e creare prodotti in grado di trovare sbocchi commerciali. Oggi il ruolo di questa associazione si è evoluto, la K.W.V. non dipende più dal governo e non controlla la produzione, lasciando ai produttori libertà sulla scelta dei siti d’impianto, su vitigni e scelte commerciali. Dopo l’abolizione dell’apartheid nel 1991, l’industria vitivinicola sudafricana si è dedicata a un’ampia riconversione; non più uve destinate all’acquavite di vino o alla produzione di vini sfusi, ma l’uso di vitigni nobili con i quali ottenere vini di qualità. In un comparto che negli ultimi anni è stato oggetto di investimenti di capitali provenienti anche dal settore minerario e che ha visto sorgere

aziende realizzate senza badare a spese, oggi possiamo distinguere 3 categorie di produttori: le cantine cooperative, i privati e le aziende singole. Le 300 cantine cooperative producono vini dal buon rapporto prezzo/ qualità, i 330 produttori privati comprendono prestigiose società. Queste società utilizzano uve dei loro vigneti, ma anche uve di altre provenienze che vengono assemblate e commercializzate con il loro marchio. E infine le 33 aziende singole che producono vini unicamente da vigne di loro proprietà o da parcelle adiacenti. Gli ultimi decenni hanno portato una notevole riconversione del vigneto sudafricano, come ad esempio l’adozione di sistemi d’allevamento delle viti su ampie superfici. Pertanto, ampie pareti verticali a controspalliera e impianti orizzontali come pergola e tendone, sono utilizzati dove il clima lo consente, mentre nelle zone più aride si impiegano sistemi d’impianto di minor superficie, come l’alberello. La vendemmia è spesso realizzata a mano, ma in alcune aziende ci si comincia a indirizzare verso la raccolta meccanica. Una volta, al momento della vendemmia, le vigne sudafricane erano dominate da tutte le sfumature del giallo, oggi si sta assistendo a un rapido recupero dei vitigni a bacca nera, tanto che oggi rappresentano il 45 per cento della superficie vitata. Nel 1973 è stato introdotto il sistema chiamato Wine of Origine (WO) che ha ripartito in diverse regioni, distretti,

Vigneti a Cape Point, Sudafrica.

ward (zone) ed estate (aziende, tenute) in ordine decrescente di superficie. La Coastal Region è una vasta WO, dove i vini prodotti provengono dai sette distretti più noti del Capo: Cape Point, Darling, Paarl, Tygerberg, Stellenbosch, Swartland, Tulbagh. Constantia Ward è situata a sud-est della penisola del Capo, e qui si producono gradevoli Sauvignon e morbidi Chardonnay tra i bianchi, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon per i rossi; ma Klein Constantia è anche l’emblema dei produttori del Sudafrica, il suo Vin de Constance prodotto da uve Moscato di Alessandria è il grande vino liquoroso che si dovrebbe almeno una volta provare con dei formaggi stagionati accompagnati da chutney agrodolci. Situata sui versanti delle Dorstberg,

troviamo Durbanville Ward: terreni granitici e piogge scarse contraddistinguono questa zona dove troviamo il Pinotage, vitigno nato all’Università di Stellenbosch nel 1925 da E. Perold. Il Pinotage è un incrocio tra il Pinot Nero e il Cinsault che qui viene chiamato Hermitage, il vino che se ne ricava è molto profumato, con un colore rosso intenso e sentori di ciliegia, prugna ed erbe aromatiche. Nel Paarl District situato a 50 km nord-est del Capo, troviamo un clima mediterraneo, il distretto è specializzato nella produzione di vini stile Sherry, prodotto con lo Chenin Blanc, vitigno proveniente dalla Loira, ma ormai diventato una specialità tra i discendenti dei Boeri, che chiamano questo vitigno Steen. Troviamo pure ottimi Chardon-

nay e Sauvignon Blanc molto fruttati e con note floreali, con i quali si producono anche Spumanti Metodo Classico. Stellenbosch District è certamente la zona più estesa e famosa del Sudafrica, qui il 65 per cento del totale è dominato dai vitigni a bacca rossa, che danno i migliori vini del Paese. Oltre al Pinotage che qui ha saputo ritagliarsi un bello spazio, troviamo il Cabernet-Franc e Sauvignon, il Merlot e Syrah. Lo Swartland District, gode di un clima caldo e secco che può richiedere l’irrigazione, la zona è famosa per i suoi vini fortificati prodotti con Hanepoot, ma non bisogna dimenticare i soliti vitigni rossi francesi. Ci sono molti altri distretti di cui si potrebbe parlare, ma la mancanza di spazio ci porta a parlare del Klein Karoo Region: qui l’irrigazione è indispensabile visto il clima particolarmente secco e caldo, la zona è delimitata da altipiani montuosi che raggiungono i 1600 metri di altitudine, impedendo il flusso delle fresche correnti oceaniche. Lo Chenin Blanc, i Colombard e l’Hanepoot vi fanno da padroni e danno vita a vini molto diversi tra loro, secchi, dolci o vendemmie tardive, ma anche a vini rossi liquorosi, per i quali la regione è famosa. Informazioni

La prima parte di questo articolo è apparsa su «Azione 37», dell’11 settembre 2017. Annuncio pubblicitario

In aggiunta alle oltre 400 etichette

Mandorla Primitivo di Puglia IGT 2015/2016, Puglia, Italia, 6 x 75 cl

Rating della clientela:

Carni accompagnate da salse aromatiche, pasta Primitivo

Ora ti propone anche le migliori offerte di vini

Comte de Brémond

La Vigneronne Féchy AOC La Côte

2016, Bordeaux AOP, Francia, 6 x 75 cl

2016, Vaud, Svizzera, 70 cl

Rating della clientela:

Votate ora! Carne rossa, grigliate, formaggio saporito e stagionato Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc

Mionetto Prosecco extra dry

Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG, Veneto, Italia, 75 cl

Votate ora!

Aperitivo, carne bianca, pesce d’acqua dolce, formaggio a pasta dura Chasselas

1–3 anni 3 anni

1–3 anni

15–17°C 16–18°C

50%

34.20 invece di 68.40* 5.70 a bottiglia invece di 11.40*

10–12° C

51%

19.95 invece di 41.40*

25%

6.30 invece di 8.45*

30%

9.45 invece di 13.50*

3.35 a bottiglia invece di 6.90*

*Confronto con la concorrenza

Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino Orari d’apertura: lun.–mer. + ven. 8.00–18.30 / gio. 8.00–21.00 / sab. 8.00–18.30 Tel.: +41 91 821 79 50

Offerte valide dal 10 al 16 ottobre 2017 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: www.denner-wineshop.ch/newsletter

Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno

Orari d’apertura: lun.–mer. + ven.–sab. 8.00–18.30 / gio. 8.00–21.00 Tel.: +41 91 821 79 70

Enoteca Vinarte, Migros Locarno

Orari d’apertura: lun.–ven. 8.00–18.30 / gio. 8.00–21.00 / sab. 8.00–18.30 Tel.: +41 91 821 79 60


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

17

Ambiente e Benessere

I piatti della cucina lombarda Parliamo una volta della cucina della mia terra: la Lombardia. La terra lombarda – che dalla «piatta» s’innalza ai laghi prealpini e poi alle montagne vere e proprie – influenza e arricchisce la sua cucina, ricca di tradizioni diverse, alcune condivise con le regioni confinanti, soprattutto il Piemonte, ma anche con la lontana Francia. E va da sé che la cucina lombarda ha tanto ispirato gastronomicamente il Ticino. Ingredienti distintivi e comuni a tutte le sue province sono il riso e il burro, la carne di manzo e di maiale, e i latticini. Tra i numerosi formaggi prodotti si segnalano gorgonzola, taleggio, bitto, casera, mascarpone, quartirolo, stracchino, grana lodigiano e padano: spesso vengono usati per accompagnare pasta o polenta (è il caso del gorgonzola con la polenta o di due tipici piatti valtellinesi, i pizzoccheri e la polenta taragna, con il bitto).

I formaggi? Gorgonzola, taleggio, bitto, casera, mascarpone, quartirolo, stracchino, grana lodigiano e padano La polenta rappresenta un vero e proprio cavallo di battaglia; preparata con farina gialla macinata grossa, può essere pasticciata, accompagnata a brasati, a uccelletti allo spiedo o in tegame, oppure può essere servita con il latte. Altro vessillo è dato dai risotti, di cui quello allo zafferano, cioè quello milanese detto «giallo», è il più noto; ma non sono meno golosi il risotto alla certosina (con gamberetti di acqua dolce), alla pilota (con salsiccette mantovane), alle rane, alla pitocca (con pollo, aromi e formaggio), alla zucca, eccetera. Il riso poi sostituisce la pasta nel minestrone. Con il pane vecchio si pre-

parano la zuppa alla pavese e il pantrito, una zuppa densa realizzata con brodo, pane spezzettato e formaggio grattugiato. Altri primi degni di nota sono i maltagliati con i fagioli, gli agnolini e i casonsei (ravioli rispettivamente di Mantova e Bergamo). Spesso servito con contorno di risotto giallo è l’ossobuco di vitello, con prezzemolo e scorza di limone; ancora il vitello è protagonista del vitello tonnato, della cotoletta alla milanese, del rostin negàa e della busecca (trippa con i fagioli di Spagna), mentre gli involtini messicani si possono fare anche con carne di maiale, che è tra l’altro l’ingrediente principale della mitica cassoeula, oltre che la materia prima di molti salumi, come il salame cremonese o quelli di Varzi e di Milano, la luganega o il cotechino. Tra i salumi si devono menzionare ancora quelli d’oca, tipici della zona di Mortara e quelli di capra della Val Chiavenna (il violino, ricavato dalla coscia) e la bresaola di manzo. Altre golosità di carne sono ancora i mondeghili, polpettine milanesi ricavate da avanzi di lesso tritati, mescolati ad aromi e fritti; con tagli di carni diverse si preparano brasati e bolliti, che si possono accompagnare con la mostarda di Cremona o con la salsa verde, a base di prezzemolo, capperi, acciughe e mollica bagnata nell’aceto. I pesci sono di lago e di fiume: trote, persico (che viene impanato e fritto), agoni e i missoltit, che nel comasco vengono essiccati. Non mancano piatti tipici a base di ortaggi, come gli asparagi con uova, burro e formaggio grattugiato. Il capitolo dei dolci è piuttosto ampio; torte e biscotti sono spesso a base di farina gialla: è il caso del pan mein (insaporito da fiori di sambuco), della sbrisolona (ricca di mandorle e burro), del dolce di Varese, della polenta dolce bergamasca. Accanto a questi la torta paradiso, la crema di mascarpone, la bisciola valtellinese, la torta sabbiosa, il golosissimo torrone di Cremona e il celeberrimo panettone.

CSF (come si fa)

Corrado Forino

Allan Bay

Youtube

Gastronomia Dal risotto allo zafferano fino ai pizzoccheri, passando per la polenta

Ecco come si fanno tre classici piatti lombardi. Polenta taragna. Ingredienti per 4 persone. In un paiolo portate a leggera ebollizione un litro abbondante d’acqua leggermente salata e versateci a pioggia 300 g di farina di mais e grano saraceno, miscelando le dosi a piacere, mescolando prima con una frusta poi, in continuazione, con un cucchiaio di legno; cuocete per circa 1 ora o più

(dipende da quanto è grossa la farina). Togliete il paiolo dal fuoco e amalgamate alla polenta 50 g di burro e 150 g di bitto fresco tagliato a dadini. Servite subito, finché il formaggio non è del tutto sciolto. Nota benissimo: la versione tradizionale prevede 300 g di farina, 300 g di burro e 300 g di bitto. Fate un po’ voi... Pancotto. Per 4 persone. Mettete a bagno 500 g di pane raffermo in un litro di brodo, di carne o di pollo, per circa 1 ora. Mescolate e unite una noce di burro e una grattugiata di noce moscata. Regolate di sale e di pepe. Portate a bollore e servite subito il pancotto cospargendo con grana grattugiato. In alternativa, potete lessare in una casseruola 500 g di patate tagliate a cubetti in un litro di acqua salata aggiungendo, 15’ dopo l’inizio della cottura,

500 g di spinaci o simili. Quando le verdure sono cotte unite 300 g di pane raffermo tagliato a dadi e cuocete per altri 5’. Condite infine il pancotto con un filo di olio nel quale avrete soffritto 1 spicchio di aglio e 1 peperoncino piccante. Zuppa alla pavese detta anche pancotto alla pavese, versione mia moderna. Per 4 persone. Fate 8 uova in camicia e tenetele in caldo. Tagliate 4 fette di pane casereccio raffermo a dadoni, copritele a filo con brodo di carne e lasciate ammorbidire per 1 ora. Scaldate, ma non troppo (non deve essere bollente) la zuppa di pane ottenuta con 4 cucchiaiate di soffritto e ancora poco brodo, regolate di sale, mettetela nelle fondine individuali, unite 2 uova a piatto, spolverizzate con grana grattugiato e pepe e servite.

Ballando coi gusti Oggi vi propongo due salse a base di amati funghi. Sono pressoché universali, si fa prima a dire dove non vanno bene che dire il contrario.

Salsa base di funghi

Salsa rossa di funghi

Ingredienti per 4/6 persone: 1,5 kg di funghi misti · 2 spicchi di aglio · prezzemolo

Ingredienti per 4/6 persone: 1,5 kg di funghi a piacere · da 10 a 20 pomodorini pic-

Preparazione: Mondate i funghi dalle parti terrose, poi passateli con un panno umido. In seguito, tagliateli a fette tenendo da parte un quarto dei gambi. Il quarto dei gambi tagliati cuocetelo con poca acqua per 20’, poi frullatelo. Fate rosolare l’aglio mondato e leggermente schiacciato in padella con un filo di olio, unite i funghi, facendoli insaporire su fuoco molto dolce per qualche minuto. Proseguite la cottura a fuoco più allegro, fino a quando non avranno buttato fuori tutta la loro acqua. Alla fine aggiungete i funghi frullati e prezzemolo tritato, fate insaporire per 1’ mescolando e regolate di sale e di pepe.

Preparazione: Pulite accuratamente i funghi e tagliateli a fette. Mondate e af-

· olio di oliva · sale e pepe

coli · 1 cipolla · 1 spicchio di aglio · prezzemolo · brodo vegetale · olio di oliva · sale e pepe fettate la cipolla, poi fatela rosolare in un tegame con dell’olio e l’aglio mondato e leggermente schiacciato, sempre mescolando, per 10’. Unite i pomodorini divisi a metà per il lungo e cuocete per circa 10’ o poco più. Levate e tenete in caldo. Aggiungete nella padella ancora poco olio e fate saltare i funghi finché non avranno buttato fuori tutta la loro acqua. Rimettete pomodori e cipolla, aggiungete prezzemolo tritato, fate insaporire per 1’ e regolate di sale e di pepe.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

18

Ambiente e Benessere

Alchechengi, lanterne arancioni per colorare l’autunno

Mondo verde Una curiosità della natura che, oltre alla sua bellezza, riserva delle sorprese ai buongustai re i loro rami si spezzino. Un secondo metodo di moltiplicazione è legato alla divisione delle radici. Operazione che dev’essere eseguita in marzo-aprile, quando con un coltello ben affilato si devono tagliare porzioni del cespo radicale, per poi trapiantarli immediatamente: ricordare che va tenuto umido nelle settimane successive.

Anita Negretti Rigogliosa, robustissima e senza problemi parassitari, l’alchechengi, la cui specie botanica spontanea è Physalis alkekengi, risulta essere una pianta erbacea perenne che richiede pochissimo lavoro e regala molte soddisfazioni. La caratteristica principale di questa specie risulta senz’altro essere la produzione di bacche sferiche commestibili (note anche con il nome di chichingeri), che maturano in autunno, avvolte in involucri particolari, simili a lanterne cinesi e molto decorativi. Durante l’estate questi lampioncini sono di un bel verde sgargiante, mentre da metà agosto le brattee si colorano di un arancio carico e, via via che maturano, si aprono lasciando fuoriuscire la bacca. Se lasciati seccare sulla pianta, i lampioncini si seccano diventando color tabacco e lasciando intravvedere tutto il fitto reticolo di nervature che lo compongono. Le bacche, commestibili, vengono largamente utilizzate in pasticceria: spesso vengono proposte ricoperte di cioccolato; ma anche in cucina trovano spazio per la preparazione di salse di paste e risotti o per conserve autunnali. Physalis alkekengi è originario dell’Asia e raggiunge i 50-60 cm di altezza, ha rami sottili e senza ramificazioni. È una pianta che fiorisce in luglio con piccoli fiori bianco crema a

Le bacche, commestibili, vengono largamente utilizzate in pasticceria: spesso vengono proposte ricoperte di cioccolato

Un tocco di colore al giardino. (valfrutta.it)

cui seguono le bacche. Di facile coltivazione, predilige terreni poveri o al massimo di media fertilità: in terreni ben concimati queste piante, infatti, si sviluppano abbondantemente ma generano purtroppo pochi fiori e frutti. Il terreno inoltre dovrà esser tenuto leggermente umido e le piante, coltivate in pieno sole. Perenni, si seminano in un

semenzaio al coperto fra la fine di febbraio e la prima metà di marzo oppure in aprile direttamente all’aperto: in entrambi i casi è consigliabile mescolare i piccoli semi con della sabbia o con del terriccio da semina e ricoprirli con un leggero strato di terra leggera. Quando le piante coltivate in semenzaio coperto svilupperanno la quinta foglia, biso-

gnerà ripichettarle in vasetti singoli e dopo un mese circa sarà il momento di trapiantarle in piena terra. Per ottenere piante sane e ben robuste è bene tenere la distanza di 40 cm tra di loro. Durante la crescita si possono aiutare le piante rinforzandole mediante una legatura a una canna o a un bastone, per impedire che con il peso delle lanterne matu-

In inverno le piante di alchechengi scompaiono completamente, lasciando seccare la vegetazione e preservando le radici fino alla primavera successiva, quando rispunteranno dal terreno i primi germogli e le prime foglie. Ogni anno le piante avranno un sempre maggior vigore, infatti ogni esemplare si sviluppa fino a occupare ben un metro quadro in due-tre anni. Una particolare varietà di alchechengi, Physalis alkekengi var. franchetii «Gigantea» è in grado di raggiungere il metro di altezza: originaria del Giappone, questa varietà produce fiori bianchi a metà luglio a cui seguono frutti lunghi fino a 6-7 centimetri. Annuncio pubblicitario

Novità

Sapore dolce con frutti di stagione.

1.85 Oh! Yogurt Greek Style al mandarino Limited Edition, 170 g In vendita nelle maggiori filiali Migros. Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20x PUNTI


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

19

Ambiente e Benessere

La pizza a casa? La porterà un’autonoma

Motori Avviato un progetto pilota condotto da Ford Motor Company e Domino’s Pizza sul ruolo dei veicoli a guida

autonoma anche in questo settore

Mario Alberto Cucchi Bi-bip, bi-bip. Un messaggio avvisa sul telefonino che la pizza ordinata arriverà tra un paio di minuti. Giusto il tempo di scendere e sotto casa compare un’auto ricoperta di sensori e telecamere. Un veicolo a guida autonoma. Basta avvicinarsi, digitare su uno schermo il codice segreto ed ecco che il finestrino posteriore si abbassa per consentire di prelevare la pizza. Una scena a cui potranno assistere nei prossimi mesi in America gli abitanti di Ann Arbor, città del Michigan con poco più di 100mila abitanti. Proprio Ann Arbor è stata scelta dai due colossi americani Ford Motor Company e Domino’s Pizza per studiare il ruolo che i veicoli a guida autonoma potranno avere nella consegna a domicilio della pizza. D’altronde il piano di Ford è ormai noto: dal 2021 inizierà a produrre in serie i veicoli a guida autonoma. Per questa ragione sono necessarie partnership come quella con Domino’s Pizza per valutare a fondo le reazioni dei potenziali clienti nell’interazione con un veicolo senza guidatore. «Grazie alla nostra esperienza nell’ambito delle consegne a domicilio, osserviamo con grande interesse lo sviluppo di veicoli a guida autonoma, in quanto ci pare evidente che la mobilità stia attraversando una fase di grande ed epocale cambiamento» ha dichiarato Patrick Doyle, presidente e CEO di Domino’s Pizza. Ecco allora che ad Ann

Arbor ad alcuni clienti la pizza verrà consegnata da una tecnologica Ford Fusion Hybrid Autonomous Research Vehicle. Un mezzo «potenzialmente» autonomo… A bordo infatti, nascosto dai vetri scuri, ci sarà un Ford Safety Engineer che, in collaborazione con altri ricercatori, sovraintenderà alle operazioni. Insomma ancora non ci si fida e si continua a «guidare». L’auto sarà completamente autonoma solo negli ultimi quindici metri che d’altronde sembrano i più importanti per questo tipo di esperimento.

Intanto prosegue la sperimentazione delle consegne di pasti a domicilio con il robot del servizio Just Eat «Siamo interessati a sapere come reagiranno le persone a questo tipo di consegna», ha dichiarato Russell Weiner, presidente di Domino’s Pizza USA. «La maggior parte dei nostri interrogativi riguarda gli ultimi 15 metri dell’esperienza di consegna. Per esempio, come reagiranno i clienti all’idea di dover uscire di casa per recuperare il proprio cibo? Dobbiamo assicurarci che l’interfaccia sia chiara e semplice. Dobbiamo capire se l’esperienza di un cliente potrà essere diversa se l’automobile sarà parcheggiata sul vialetto o accanto al marciapiede.

Questo il modello della cosiddetta Self-Driving Delivery Vehicle.

Tutta la sperimentazione sarà focalizzata al raggiungimento del nostro obiettivo: riuscire, un giorno, a rendere le consegne con i veicoli a guida autonoma il più possibile customer-friendly». Intanto prosegue un’altra sperimentazione nel mondo delle consegne dei pasti a domicilio, ovvero quella annunciata a fine 2016 dal servizio di spedizione pasti Just Eat che opera in

13 Paesi. In questo caso la consegna del pasto viene effettuata da un piccolo robot dotato di sei ruote e di un piccolo scompartimento per il cibo. Un robot, per la precisione, che pesa circa 18 chili e che si muove in modo completamente autonomo a una velocità attorno agli 8 chilometri orari. Per ora viene sempre monitorato da operatori che si trovano nelle cen-

trali di controllo e che possono intervenire in qualsiasi momento bloccando il robot. A Londra oltre mille pasti sono già stati consegnati a domicilio grazie alla riuscita partnership tra Just Eat e Starship Technologies e all’utilizzo di una piccola flotta di dieci robot. Insomma la strada per il ragazzo delle pizze e per il suo motorino rischia di diventare tutta in salita. Annuncio pubblicitario

Autunno d’oro da ACTIV FITNESS: abbonamento fitness con sconto di 100 franchi!

Prezzi pazzi da ACTIV FITNESS, ma solo per poco tempo: dal 9 al 20 ottobre 2017 i nuovi iscritti e gli ex soci di ACTIV FITNESS pagheranno l’abbonamento annuale solo 640 franchi anziché 740. Studenti (fino a 29 anni), apprendisti e beneficiari di AVS*/AI lo pagheranno addirittura solo 540 franchi anziché 640. L’abbonamento a prezzo ridotto vi permette di accedere all’offerta completa in tutti i 41 centri ACTIV FITNESS per 365 giorni all’anno e include persino sauna/bagno turco e spazio bambini. Attenzione: aderiscono all’iniziativa solo i centri sotto elencati. Non sono ammessi ulteriori sconti. Ti aspettiamo!

Forza · Resistenza · Corsi di gruppo · Wellness · Spazio bambini Offerta valida dal 9 al 20 ottobre 2017 in tutti i centri ACTIV FITNESS del Ticino: Bellinzona, Viale Stazione 18. Lugano, Via Pretorio 15. Losone, Via dei Pioppi 2A.

*Donne dai 64 anni, uomini dai 65 anni.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

20

Ambiente e Benessere

Talenti africani

Reportage L’arte come via di salvezza per i ragazzi degli slum kenioti di Kibera

Guido Bosticco «Don’t forget us» (non dimenticateci), dice Stephen, seduto su un vecchio monitor da PC, davanti al suo negozio, lungo la ferrovia che fende a metà Kibera. Siamo in uno dei più grandi slum dell’Africa, a Nairobi. Negozio, qui, vuol dire quattro lamiere come pareti e due tele di sacco per terra, dove esporre la merce. Se va bene. Se invece il negozio è lungo la ferrovia, a Kibera significa che sei accalcato con altre centinaia di persone a cinquanta centimetri dai binari. E significa anche due treni al giorno per i pendolari, convogli merci a orari variabili e l’orribile vagone di rifiuti che fa sosta proprio davanti al negozio di Stephen per scaricare badilate di immondizia giù dalla scarpata. Sotto, l’immensità dello slum, forse un milione di persone che vivono in condizioni tremende, qualcuno si è ricavato una nicchia di sopravvivenza in cui sta bene, ma certo il colera, l’inquinamento e il puzzo dei rifiuti non possono piacere a nessuno.

Vincenzo Cammarata Vincenzo Cammarata

menticano i suoni della loro città. Perciò si riparte da lì: registrare le voci dei mercati, il canto degli uccelli, i clacson dei matatu all’alba. Quella sarà la base della musica del cortometraggio. Sono curiosi questi giovani, soprattutto Farouk. Hussein Farouk Ali, nato a Kibera e vissuto sulla strada fino ai tredici anni. Pescato da Ndugu Mdogo, lascia la madre e le baracche per provare a salvare se stesso, ma con l’idea di tornare da lei. Oggi ha ventidue anni e vive nel quartiere di Kawangware con l’amico di sempre, Idris Abdul Ismail, stessa età e storia simile. Con lui gestisce uno studio di registrazione all’interno del Centro sociale Kivuli, sulla Kabiria Road, periferia ovest di Nairobi. Porta a casa qualche soldo anche per la madre, con il nuovo lavoro. Sono due talenti straordinari del rap, Farouk e Idris. Sempre con il cellulare in mano, sembra che stiano su Whatsapp, invece buttano giù i testi delle loro canzoni in Sheng, uno slang fatto di inglese e swahili, la lingua parlata in mezza Africa. Rappano di una realtà brutale da cui emergere, hard work e challenge, lavoro duro e sfide da vincere, sono le parole d’ordine. Sono gli autori principali della colonna sonora di Bisu Ndoto, questo il titolo del cortometraggio. Bisu significa sogno in sardo, poiché la maggior parte degli artisti coinvolti fa parte di Cherimus, un’associazione di arte contemporanea che muove dall’isola italiana verso il mondo con progetti di interconnessione culturale, e Ndoto ne è la traduzione in swahili. I sogni sono appunto quelli dei bambini di strada più piccoli, che sono diventati autori, costumisti, scenografi e attori del cortometraggio, girato in stop motion, la tecnica che usa migliaia di fotografie in sequenza per dare l’idea del movimento. Una specie di magia, una trasfigurazione onirica dei racconti dei piccoli, colorata e sfavillante, sullo sfondo tragico delle baracche. «Questi bambini un giorno saranno gli ambasciatori del Kenya» dice Jack, seduto su una montagna di rifiuti, a strapiombo sul suo slum. Migliaia di piccole anime innocenti che potranno cambiare il mondo. Almeno il loro.

Vincenzo Cammarata

tatu, gli autobus cittadini coloratissimi, e sentire musica dance a volume assordante mentre i passeggeri ballano, poi scendere per cambiare linea e stavolta trovare una predicatrice che spiega passi del Vangelo ai viaggiatori. La sorpresa del mercato mondiale del lusso, come quello degli orologi svizzeri, che si sposta dalla Cina e dalla Russia verso l’Africa, aumentando il volume d’affari da 13 milioni di dollari a 46 in dieci anni. La sorpresa, amara, di conoscere i bambini di strada, che già a sei anni hanno esperienze di vita violente e durissime; la sorpresa di una villa sontuosa in un anfratto dietro la baraccopoli. Raccontare questo pezzo di mondo è un’operazione delicata: ti sembra di capirlo, ma non è così. Per le vie di Kibera la troupe gira scortata, anche se sono più i sorrisi che gli sguardi torvi. Eppure il pericolo c’è, ma non lo vedi. Se sei un muzungu ti riconoscono anche dall’altra parte della città e sanno dove abiti. Ma proprio qui, nella pancia dello slum, ci sono i sogni, i talenti, la voglia di risalire la china, nonostante un governo disinteressato a cambiare le cose. I ragazzi più grandi coinvolti nel progetto «Ciak! Kibera» vogliono fare i rapper, guardano all’America e di-

Vincenzo Cammarata

Stephen soffia la sua frase «Don’t forget us» al termine di un’intervista con una piccola troupe di muzungu, come vengono chiamati i bianchi. Stanno girando un documentario su «Ciak! Kibera», un progetto artistico che vuole realizzare un cortometraggio con gli ex bambini di strada della baraccopoli. Una chance per vedere un po’ di luce, abbandonate le bottiglie di colla da sniffare, le risse con le bande avversarie, le notti piovose sotto le tettoie, il fango, i furti, l’accattonaggio e tutti gli espedienti della vita di strada. A qualche centinaio di metri da qui c’è Ndugu Mdogo (Piccolo Fratello), un centro di recupero che raccoglie letteralmente dai bordi delle vie queste «piccole anime innocenti», secondo le parole del loro angelo custode Jack, a capo della struttura. Lui li va a stanare di notte, li convince, parla con le famiglie, li disintossica e inizia un lungo percorso che li aiuta a cambiare mentalità e sguardo sul mondo. Non è solo, Jack. Con lui c’è la grande macchina di Koinonia, condotta da Padre Kizito, una celebrità da queste parti, e c’è Amani, l’organizzazione che rende possibile tutto ciò in collegamento con l’Europa. Un paese strano, il Kenya, indecifrabile come gran parte dell’Africa. Bisogna spogliarsi delle categorie di pensiero abituali ed essere pronti alla sorpresa. La sorpresa di salire su un ma-

Vincenzo Cammarata

Un paese strano, il Kenya, indecifrabile come gran parte dell’Africa: ti sembra di capirlo ma non è così


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

21

Ambiente e Benessere

Educare i cani e i padroni

Mondoanimale È importante fare del miglior amico dell’uomo un buon cittadino a quattro zampe

Sono circa 29mila gli esemplari di cani annunciati nel canton Ticino e circa 500mila in tutta la Svizzera. Il primato della razza maggiormente rappresentata? Ebbene va al minuscolo Chihuahua. Se possiamo parlare di crescita esponenziale del miglior amico dell’uomo nella nostra nazione e nel nostro cantone, è altresì vero che questo enorme numero di cani sta creando un terreno sociale delicato e il boom dei nostri quattro-zampe non fa sempre solo scodinzolare. «I sobborghi delle città, dove si tengono sempre più cani, sono diventati una zona di conflitto», conferma il direttore della Società cinologica svizzera (Skg) Andreas Rogger. Di fatto, l’incontro tra un proprietario di cane e gli altri utenti del nostro territorio urbano e rurale si trasforma spesso e volentieri in uno scontro. «Proprietari di cani, ciclisti o corridori, persone a passeggio: ognuno è disturbato dall’altro ed è convinto di essere nel giusto», sostiene Rogger che, analizzando i conflitti, ammette che questi non nascono soltanto per l’intolleranza della gente e spesso sono proprio i proprietari dei cani a comportarsi male. Abbiamo interpellato la vicepresidente della Federazione cinofila ticinese (Fct) e responsabile per la formazione Jsabel Balestra, la quale, dal canto suo, puntualizza un concetto che sta alla base di tutto: «Dobbiamo sempre ricordarci che il cane è un animale con esigenze specifiche a cui l’essere umano si deve adattare per creare una buona convivenza che non

porti a problematiche e conflittualità». Per questo motivo, sempre secondo Andreas Rogger, il detentore del cane dovrebbe imparare innanzitutto ad accettare le eventuali osservazioni o critiche che potrebbero venirgli indirizzate: «Ad esempio: non si perdono le staffe se qualcuno fa notare che non si lancia il bastone da riporto in un campo coltivato, o che i bisogni nel fieno non piacciono al contadino». Il detentore del cane non dovrebbe mai prendere la cosa sul personale: «Spesso pensano: chi non ama il mio cane, ce l’ha con me, e questo è sbagliato». Ciò che va ricercato è invece il dialogo tra le parti in causa e perciò gli esperti concordano nel lanciare un appello in questa direzione, oltre all’invito di frequentare un corso di educazione cinofila che permetta una migliore e corretta gestione del cane in ogni situazione. I corsi erano obbligatori fino alla fine del 2016 per ogni svizzero che voleva adottare un cane, mentre oggi solo Glarona, Zurigo e Ginevra richiedono ancora un certificato di idoneità. L’abolizione dell’obbligo di frequentare un corso di quattro lezioni ha rammaricato le società di categoria che però non sono state con le mani in mano e ribadiscono che, per migliorare la situazione, bisognerebbe creare un brevetto federale di detentore di cane. Nel frattempo, i proprietari sono caldamente invitati a frequentare comunque e volontariamente una scuola riconosciuta per apprendere l’approccio adeguato con il cane e con l’ambiente. Anche il Ticino si muove esatta-

5 3 2 2 3

1

3

nell’intento di incentivare il senso di responsabilità 9 4dei proprietari di cani: «Ricordiamo sempre che il cane necessita regole, le cerca, le vuole. Si trat7 nelle ta1di dargli le linee di condotta quali esso comprenda chiaramente 7 può e cosa8non deve 5 fare», rispon1 cosa de Balestra che però ammette quanto sia quelle persone 5 difficile 7 motivare 9 4 che questi concetti non li comprendono a priori. 7 2 Per tutti gli altri, basta visitare il sito della Federazione cinofila ticinese 2 per trovare tut(http://www.fcti.ch) te le risposte alle domande su questo corso 6 che già alcune società 4 cinofile 3 offrono nel cantone. Possono partecipare cani dai sei 3 mesi in poi, senza limiti superiori di età: «Pure i cani vecchi imparano parecchio, anche se non 2 9 pretendere1di risolvere 6 5 possiamo problematiche accumulatesi negli anni; partecipare è comunque un primo utile passo che si può fare nell’ambito di una società cinofila». Non vi sono limiti di razza, ma le femmine in calore devono restare a casa durante quel periodo, mentre in generale è richiesta la buona salute dell’animale. «Il costo è di 150 franchi e alcuni Municipi da noi sollecitati premiano i detentori di cani che seguono il C4Z con un rimborso di circa 50 franchi o l’abolizione di una tassa annua», racconta la nostra interlocutrice, invitando cani e proprietari a cimentarsi insieme in un’attività sì istruttiva, ma anche ludica e in grado di offrire una corretta socializzazione dell’animale. Cosa che non potrà fargli che bene.

N. 34 MEDIO 7

1

mente in questa direzione. Ce lo con- quale si viene presi a carico in grupferma Jsabel Balestra che annuncia petti di quattro, massimo sei coppie la ripresa del corso di «Cittadino a 4 conduttore-cane». zampe», svecchiato della precedenL’abolizione dell’obbligatorietà te formula: «A differenza dal corso non dovrebbe affatto influenzare il Giochi per “Azione” - Settembre 2017 OPAn obbligatorio fino all’anno pas- Stefania proprietario responsabile: «Dovrebbe Sargentini sato, il C4Z consta di 12 lezioni prati- prevalere il desiderio di far diventare il che per- La proprietario e cane, all’intercane un vero e proprio membro della (N. 37 paura del parto si chiama tocofobia) no delle quali si integra pure la teoria. famiglia, di piacevole compagnia e geA P odierna: T Ase U L’esame finale darà al cane il diploma stibile nellaLsocietà un cane R sua M risposta A D è adeguaE di Cittadino a 4 zampe. Quindi sono ti ubbidisceOe la aumentate le ore, e di conseguenza ne ta alle situazioni L E e alPcontesto R O Fsociale, risulta un corso più approfondito, nel non si creeranno problemi, A P R O N malintesi A

9 7

4

1

2

3

4

7

8

10

11

5

6

1 6

9

12

2

4

9

8

5

8

6

8

3

4

2 7 Giochi per “Azione” - Ottobre 2017 T O S I C L I V I Stefania 1H 8con il cruciverba E D L E A L I Sargentini Vinci una delle 3 carteR regalo da 50 franchi 13

15

16

17

18

19

21

23

I A M A R T E O E T C A N O E F O R O L B I A A M P I E

9 3con il sudoku 8 e una delle 2 carte regalo da 50 franchi 24

25

(N. 41 - ... un parco con alberi e ori) 1

2

3

4

27

(N. 638 - ... diecimila chilometri, dalla Russia al Messico)

8

2

3

7

10

4

8

11

14

15

16

21

22

26

23

27

17

18

19

24

28

32

12

6

12

13

11

5

9

10

9

33

19

1

30

31

34

35

36 38

2

3

4

5

6

11

21

22

7

12

14

15

17

24

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch

I premi, cinque carte regalo Migros 21 sordel20 valore di 50 franchi, saranno teggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire 23 la soluzione corretta 24 entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco.

9

10

16

18

19

20

21

23

24

24. Da lavoro e musicali

8

13

22

ORIZZONTALI 1. Un verbo per zanzare 7. I nonni di una volta 8. In cucina c’è quello di Spagna 9. Le iniziali del noto Arbore 10. Si formano nell’attesa 11. Una… come un’altra 12. Macchina semplice che serve per spaccare 13. Il nome della Parietti 17. Periodi di riposo 18. Appartiene ad un ordine monastico 19. Misura di peso 20. Alberi resinosi 21. Pronome personale francese 22. Attaccano sempre bottone... 23. Introduce un’ipotesi

20

25

29

37

17

25

I E F R E E 6 4 3 9 5 7 6 8 1 2 4 C S I C R 6 3 1 6 2 4 5 3 8 9 SoluzioneO della C settimana U L A Rprecedente E IL PROVERBIO NASCOSTO – Proverbio risultante: BUON 3 2 9 1 6 5 8 4 3 FALEGNAME 2 9 7 1 FA6 5

26

16. Si alzano dopo la partenza 27 17. Lo diventerà l’embrione 18. Si traduce doppiandolo 20. mai (N. Rafforza 40 - Buonilfalegname fa pochi trucioli) POCHI TRUCIOLI N. 34 MEDIO 22. Le iniziali del cantante Renga 3 4 5 6 7 8 1 2 3 4 5 6 B U O N S 7E N 23. Sono a coppie nei cassetti 2 S O

N. 36 GENI

(N. 42 - ... morì per le ferite riportate in battaglia)

VERTICALI 1. Lo è il numero sei 2. Supera l’esame di maturità a settem1 2 bre... 3. Lettera dell’alfabeto greco 7 4. Narrazioni poetiche di gesta eroiche 5. Osso del braccio 6. Figlio di Anchise e Afrodite 8 10. Impiegato... alla Zecca 11. L’Antonio De... conosciuto come 11 Totò 12. Gradino sociale 14con telai 15 mobili 16 13.13 Cassette 14. Canzoni medievali francesi 15.18 Due di bastoni 19

26

2

P CUE C NI G E R E D I Soluzione: A M I 9 Scoprire i 3 L A S P A 3N C numeri AAS corretti H V M IR I daGinserire L O nelle O A 6 8 4 AM I E T C D 7E 2 OR A colorate. E R O E caselle I M D A L A L A 6 2 7 R UO R S S G CE R O P 4I A I N N A T A L E A R 13 14 15 16 9 7 S O M MC E SU S I NC O E O A L B A SUDOKU PER AZIONE 1 - SETTEMBRE 2017 18 N. 33 FACILE (N. 39 - “ ... climatizzatori, niscono al fresco”) F E Schema R I E F R Soluzione A T E 2 6 3 20 7 1 5 9 3 4 6 8 2 C L I M 5A 9 T I4 Z Z O E T T O P I N I R A E R 3A T O R O I 7S 1 6 3 8 1 2 5 4 7 9 3 8 1 5 2 23 R E A 2 A 7 F F I8 N5 I 1 4 2 9 7 6 8 5 3 1 F4 I L 2 8I 6 5 7 S9 3 E1 4 S RT IO F I7 I D9 A C 2 6N 5 8 O G U A I N E O E 7 2 5 9 4 3 1 6 7 2 8 O TR R U M E N 4 T2 9 I5 6 R C S A O L 3 7 1 2 5 9 3 7 1 8 1 1

7

1

N. 35 DIFFICILE

Sudoku

5

3

20

22

26

Cruciverba Il lago austriaco Grüner See è assai bizzarro, d’estate è un bel lago verde ma d’inverno scompare trasformandosi in … Trova il resto della frase risolvendo il cruciverba e leggendo nelle caselle evidenziate. (Frase: 2, 5, 3, 6, 1, 5)

7 6

14

Giochi

6

5

Sheila Cappelletti

Maria Grazia Buletti

SUDOKU N. 33 oFACILE conflitti con gli altri». Per cui bisoSchema gna che le società cinofile riescano

9

11 15

10

I vincitori 12

13

´

14

16

17

18

9

10

19

Vincitori21del concorso Cruciverba 20 22 su «Azione 38», del 18.09.2017 12 23

24

F. Pini, M. Mazzolini, E. Natale

25 28 30

26 27 Vincitori del concorso Sudoku 29 su17«Azione 38»

S. Guidi Storni, M. Petar 31

Partecipazione online: inserire la

soluzione del cruciverba o del22 sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. 25 Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la so27

8

F A M O L1 B E T A G N A M 9 8 O M 9E R O F A O L E N PA 4 P A R E O L C O S I 7 4 5 8 6 C O R B A F G C I O T R 4 1 5 H S T O R R I T R A 6 8 3 T O S T O G E T2U4 AE M 1 2 7 F I O C A T R U C C O II A N3 T T E 1D O8 A TI 3R O 1 N2 I L I O9 V 3 C A 8 M P A I N.E35 DIFFICILE R I P8 luzione, corredata da nome, cognome, indirizzo, email del partecipante 9 T6 8spedita E 37O D 4deveI essere a 2«Redazione Azione, Concorsi, C.P. 6315, 6901 Lugano». 4 S 6T 2 E 7 N A si intratterrà 6 sui Non corrispondenza 9 7 concorsi. Le vie legali sono escluse. Non 1

9

3

2

3 7 5

R 4 A8 3N9 7D2 5I´ 6 1 3 1 6 2 4 5 3 9 7 8 E 7 R9 58E8 76 1 54L 3 2 3 7 9 2 4 5 8 1 6 E 8 64 1F3 9R6 9A 2 5 7 5 2 6 7 1 8 3 9 4 7 2 S5 7A1 3A 4 R 6 8 9 M 6 E1 8S5 2T 9 7I 4 43 9 3 4 6 8 7 1 2 5 O R 2 T A è possibile un pagamento in contanti dei premi. 2 3 4saranno 9 avvertiti N 1G7 I vincitori O B6 5 7 7 29dei85vincitori per iscritto. 6 8 Il 9 nome 3 1 sarà 4 pubblicato su «Azione». Partecipazione 45 1 9A6 a 1 2lettori T 3 I5esclusivamente U8 7che riservata 5 4in Svizzera. 3 2 6 9 8 7 1 risiedono 7

9

8

5

1

4

6

2

3


ASSICURATI SUBITO IL NUMERO DOPPIO DI BOLLINI. Ogni fr. 20.– spesi ricevi due bollini.

I N I L L O B DOPLOPI

SO Ì D E L O C R E M 11.10.2017 ––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Raccogli i bollini e scambia la cartolina di raccolta completa con un audiopersonaggio gratuito. Il 11.10.2017 ogni fr. 20.– spesi riceverai due bollini anziché uno. Al massimo 30 bollini per ogni acquisto. Disponibili in tutte le filiali Migros e su LeShop, fino a esaurimento dello stock. Maggiori informazioni su storymania.ch


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

23

Politica e Economia Kurdistan indipendente I curdi dell’Iraq hanno votato il sì all’indipendenza nel referendum indetto da Barzani

Il mondo che verrà: 8.puntata Si conclude la serie di articoli di Federico Rampini che offrono le chiavi di lettura del mondo contemporaneo rispondono alle domande sulla geopolitica del nostro tempo: questa volta il focus è sulla Germania dopo il recente voto

La strage di Las Vegas Con il bilancio più grave di una sparatoria nella storia degli Stati Uniti, la lobby delle armi è disposta a negoziare per la prima volta una riforma

Affari esteri federali Un giro d’orizzonte sugli importanti dossier che ora attendono Ignazio Cassis

pagina 27

pagina 25

pagina 24

pagina 29

Perché in Spagna hanno tutti torto

Referendum Quel che è successo nel cuore di uno Stato fra i più antichi del nostro continente il 1. ottobre

resterà nella storia come la domenica nera dell’Europa Aldo Cazzullo Hanno tutti ragione dice il titolo di un romanzo di Paolo Sorrentino, il regista. Ma in questo caso hanno tutti torto. Domenica primo ottobre 2017 resterà nella storia come la domenica nera dell’Europa. Gli errori di Barcellona e quelli di Madrid hanno evocato i fantasmi della storia, comprese le repressioni della Guardia Civil; e ora gli apprendisti stregoni non sanno più padroneggiare le forze che hanno improvvidamente risvegliato. Senza che si sia visto finora uno sforzo serio di mediazione, né da parte della monarchia, né da parte di Bruxelles. Ci sono conflitti, nel mondo, che vedono opporsi due ragioni. Ora, nel cuore di uno Stato tra i più antichi del nostro continente, si stanno confrontando appunto due torti. La Catalogna non è un terra oppressa da un conquistatore. È la regione più ricca della Spagna; e lo è diventata anche grazie al sudore e talora al sangue degli operai andalusi, dei muratori estremegni, dei manovali manchegos, dei lavoratori venuti dalle regioni più povere. I loro figli sono a volte accesi separatisti (non il più importante scrit-

tore catalano, Javier Cercas, figlio di un veterinario di Ibahernando, Estremadura). Ma il modo in cui si è arrivati alla violenza di domenica scorsa – altro che il «clima festaiolo» incautamente auspicato dal presidente Carles Puidgemont – è frutto di una serie di forzature, imposte da una minoranza rumorosa a una maggioranza contraria o incerta. Gli estremisti catalani hanno però trovato un imprevedibile alleato in Mariano Rajoy. Non era facile passare dalla parte del torto, di fronte a una secessione irresponsabile e pasticciata; eppure il primo ministro ci è riuscito. Ha drammatizzato lo scontro, senza riuscire né a trovare una soluzione politica, né a impedire il voto. Il gioco delle irresponsabilità incrociate ha messo la Guardia Civil nelle condizioni di affrontare masse di dimostranti, come ai tempi – non paragonabili – della guerra e della dittatura. Il governo di Madrid e quello di Barcellona si sono lanciati uno contro l’altro come due temerari che si sfidano a chi frena per ultimo; e ora le conseguenze dell’impatto sono imprevedibili. C’è una sola spiegazione logica per il comportamento di Rajoy. Il suo governo è debolissimo, si regge sull’astensione dei

socialisti, e può cadere da un momento all’altro. In Catalogna il partito popolare quasi non esiste, e non ha molto da perdere. Ma mostrare la faccia feroce lo rafforza – almeno nei calcoli di Rajoy – nel resto del Paese, dove l’opinione pubblica è fortemente contraria alla secessione, tranne dove – dai Paesi baschi alla Galizia – i movimenti separatisti hanno rialzato la testa, pronti a completare la disintegrazione della Spagna. A peggiorare se possibile le cose contribuiscono altri tre protagonisti. La squadra di calcio di Barcellona – più di una squadra: elemento costitutivo dell’identità catalana e brand internazionale – ha contribuito a esasperare gli animi, cavalcando la causa separatista, e schierando ai seggi i suoi uomini più significativi, dall’ex demiurgo Guardiola all’alfiere Piqué; che hanno postato sui social le loro foto sorridenti, badando più alla comunicazione che alle istituzioni. L’Europa invece tace. La Merkel ha espresso solidarietà al suo fedele vassallo Rajoy, ma ha i suoi guai in casa, e più di tanto non può o non vuole fare. Berlino e Bruxelles non possono ovviamente sostenere i separatisti; però non possono lasciare che una grande metropoli europea sia occupata manu militari da forze che

talora si sono comportate come truppe di occupazione. Se l’Europa non riesce a mediare tra Madrid e Barcellona, cosa ci sta a fare? Il re invece ha parlato, due giorni dopo. Ma non ha migliorato le cose, anzi. Suo padre Juan Carlos salvò la giovane democrazia dall’intentona di Tejero, giudicata oggi – come tutti i golpe che non riescono – un golpe da operetta, che fu invece un rischio serio, come ha raccontato proprio Cercas in Anatomia di un istante. Ora Felipe è chiamato a salvare l’unità della nazione. E il solo modo in cui può farlo è favorire l’apertura di un processo costituente, promuovendo l’elezione a suffragio universale di un’assemblea che scriva un nuovo patto federalista. È la via indicata dagli esponenti più assennati dei quattro grandi partiti nazionali: oltre a popolari e socialisti, Ciudadanos e Podemos. Non è detto che la Spagna sia ancora in tempo. Ma più aspetta a imboccare questa strada, più faticherà a salvarsi. Felipe però non ha fatto nulla di tutto questo. Non ha avuto una parola per le vittime della violenza della polizia. Si è nascosto dietro Rajoy (del resto ogni discorso del monarca deve essere prima letto e approvato dal capo del governo).

Ma in questo modo ha rinunciato a giocare un ruolo. L’ultimo presidente della Catalogna a proclamare l’indipendenza fu Lluís Companys, esule dopo la guerra civile; Franco se lo fece consegnare dalla Gestapo per metterlo al muro; e le sue ossa sul Montjuic fremono amor di patria. Il suo partito si chiamava Esquerra Republicana de Catalunya, riportato al governo locale settant’anni dopo da Josep Lluís Carod-Rovira, grande amico di Cossiga, che rilasciava interviste in francese perché sosteneva di non aver mai parlato castigliano in pubblico in vita sua. Sul Montjuic è custodita La esperanza del condenado a muerte, l’opera che Joan Miró dedicò al giovane anarchico Salvador Puig Antich, che neppure Paolo VI riuscì a sottrarre alla garrota: Franco non gli venne neanche al telefono. Puig Antich è sepolto sulla stessa collina che domina il mare, accanto allo stadio delle Olimpiadi 1992, quelle della rinascita della città (Madrid le Olimpiadi non le ha mai avute, nonostante numerose candidature). È una storia che incrocia drammi e farse, tragedie e piccole rivalità. Una storia che in passato ha portato allo spargimento di sangue; e che anche ora ha preso una direzione molto pericolosa.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

24

Politica e Economia

Plebiscito per il sì

Kurdistan iracheno Votata l’indipendenza in un referendum voluto

dal presidente Barzani, che ora dovrà fare i conti con il timore di tutti a livello regionale e internazionale

Spetta al popolo l’unità nazionale? Dibattito giuridico Limiti e ambiguità

storiche del principio di autodeterminazione

Marcella Emiliani

Alfredo Venturi

Sogno, chimera, abbaglio? Visto dall’Europa il referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno che si è svolto il 25 settembre scorso assomiglia tanto a un salto nel buio, anche se la gioia dei curdi per il risultato è storicamente e umanamente comprensibile. Dopo essere stati imbrogliati, perseguitati, gasificati, deportati, discriminati ormai da un secolo a questa parte, il 91,8% dei curdi dell’Iraq hanno votato «sì» all’indipendenza, con un’affluenza alle urne del 78%. Ma hanno dato luce verde a un gioco pericolosissimo, talmente inquietante in prospettiva da spingere i principali attori internazionali ad invitarli a desistere. Non lo voleva Baghdad che lo ha proibito ritenendolo incostituzionale, non intende discuterne il risultato e minaccia un totale embargo economico. Non era gradito nemmeno agli Stati Uniti che pure nei curdi hanno avuto, e hanno ancora, i migliori alleati nella lotta all’Isis in Siria e nello stesso Iraq. Non le Nazioni Unite, che hanno espresso il loro parere contrario per bocca del segretario generale Antonio Guterres. Dal canto suo, la ministra degli Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, lo ha definito «controproducente» e algidamente si è limitata a caldeggiare un dialogo «pacifico e costruttivo» tra Erbil (capitale in pectore del Kurdistan indipendente) e Baghdad. Molto più prudente è stata invece la Russia che nel giugno scorso ha anticipato di non essere contraria alla consultazione popolare, poi – zitta e quatta – ha proceduto a perfezionare l’accordo tra la Rosneft, la gigantesca compagnia petrolifera di cui lo Stato controlla la maggioranza, e il Governo Regionale Curdo per un volume d’affari di quattro miliardi di dollari in nove mesi. Volendo essere cinici, possiamo anche aggiungere che della stabilità dell’Iraq dopo il referendum, a Mosca non sembra importare molto, visto che ormai si inserisce in qualsiasi crisi mediorientale pur di spiazzare gli Stati Uniti e/o ricostruire mattone dopo mattone il proprio ruolo di superpotenza nella regione. La Siria insegna. Diverso il caso di Israele, l’unico paese a congratularsi apertamente per il referendum: collabora militarmente da anni coi curdi nella lotta al terrorismo islamico, e dal Kurdistan iracheno riceve l’80% del suo approvvigionamento di greggio, ma soprattutto in un futuro più o meno prossimo i curdi potrebbero rivelarsi preziosi alleati per combattere paesi alleati e/o «sudditi» dell’Iran, il suo nemico numero uno. In Iran i curdi sono circa 6 milioni (più o meno il 10% della popolazione); nella Siria – debitrice a Teheran della sopravvivenza del regime di Bashar al-Assad – meno di due milioni (15%); nell’Iraq diventato una sorta di protettorato iraniano sono da 4 milioni e mezzo a 5 milioni e mezzo (dal 15 al 20% degli abitanti), per finire con la comunità curda più numerosa, quella turca, che è stimata tra i 12 e i 15 milioni pari al 20% della popolazione. E proprio dai paesi che, dopo la prima guerra mondiale e la dissoluzione dell’Impero ottomano, si sono ritrovati ad ospitare minoranze curde, sono arrivate le proteste più vibranti e le minacce militari contro il Kurdistan iracheno formalmente indipendente. Il generale Qassem Soleimani, capo in testa delle Forze armate iraniane e della Niru-ye Qods, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie (pasdaran) che opera all’estero, già la sera del 24 settembre ha ammassato carri armati sul confine del Kurdistan iracheno a titolo intimidatorio. La ragione ufficiale dell’ostilità di Teheran al referendum è stata riassunta nel timore che l’indipendenza dei curdi iracheni «indebolisca la lotta contro l’I-

Come è talvolta il caso nei documenti storici, lo Statuto delle Nazioni Unite non è privo di ambiguità. Per esempio appaiono in patente contraddizione due fra i suoi punti fondamentali: il riconoscimento del principio di autodeterminazione dei popoli e quello del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale degli Stati. Non è da meno la Dichiarazione di Helsinki che nel 1975 concluse la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa: vi si parla di rispetto per il diritto dei popoli a decidere il proprio destino e invita ad agire in conformità alle norme del diritto internazionale, «comprese quelle relative all’integrità territoriale degli Stati». Che succede dunque se un popolo che non si trova a suo agio all’interno di uno Stato desidera uscirne? Può farlo? Che cosa dovrà privilegiare la comunità internazionale, l’autodeterminazione popolare o la sovranità statale? A riproporre questi temi è la crisi che contrappone il Regno di Spagna a una delle sue componenti regionali, la Catalogna, culminata nel contestatissimo referendum del 1. ottobre, nell’aspra contesa fra Barcellona e Madrid, nello scontro fra l’esercizio del voto e la repressione poliziesca. È proprio l’ambiguità del contesto giuridico a spiegare l’imbarazzo con cui la comunità internazionale assiste alla drammatica vicenda catalana. Dopo l’iniziale smarrimento si fa strada l’interpretazione prevalente che privilegia lo status quo. Bruxelles e le altre capitali europee, dopo i primi asettici inviti al dialogo, definiscono illegale il referendum e dichiarano il loro appoggio alle ragioni del governo di Mariano Rajoy. Se la Catalogna è fuori dalla Spagna, avverte il portavoce della Commissione, è anche fuori dall’Unione. Dialogate dunque, cercate una soluzione politica. Ma non sarà facile, dopo l’assalto della Guardia Civil ai seggi referendari, il dialogo fra un popolo che si riconosce in una forte identità e vorrebbe decidere il proprio destino separandosi dal Regno e scegliendo la forma repubblicana, e uno Stato minacciato nella sua coesione che ricorre alle maniere forti per difendere la propria sovranità su un territorio riconosciuto. Di fatto sovranità e integrità sono considerate i limiti del diritto di autodeterminazione. Eppure non lo furono, tanto per fare un esempio, quando l’Algeria si staccò dalla Francia, che la considerava parte del suo territorio nazionale. Non lo furono quando la Jugoslavia si frantumò in un calderone ribollente di sei Stati. Né quando il collasso dell’Unione Sovietica diede origine a una quindicina di repubbliche, alcune delle quali addirittura approdate a quello che era stato il fronte avverso. In questo proliferare di nuove frontiere spicca il caso della Cecoslovacchia, che si divise pacificamente e di comune accordo dando vita a due repubbliche a maggioranza

Il 91,8 per cento dei curdi dell’Iraq ha detto sì all’indipendenza. (AFP)

sis». Nobile preoccupazione, senza dubbio, ma Massoud Barzani, (il presidente del fino ad oggi semi-autonomo Governo Regionale Curdo nell’ambito della federazione irachena), Barzani – dicevamo – che quel referendum lo ha indetto e fortemente voluto, non ha mai detto di voler abbandonare la lotta allo Stato Islamico. Perché questo succeda, l’esercito iracheno magari supportato dalle Forze di Mobilitazione Popolare sciite, addestrate e finanziate dall’Iran, dovrebbe intervenire pesantemente contro i guerriglieri curdi (peshmerga) «distraendoli» dal fronte della lotta all’Isis. Ma soprattutto Massoud Barzani non può abbandonare la lotta all’Isis. Sa meglio di chiunque altro che l’Isis, sconfitto in Siria e in Iraq, non aspetta altro che andare a nascondersi sulle montagne del Kurdistan e smettere di combatterlo gli costerebbe gli aiuti economici e militari degli Stati Uniti. Stati Uniti che – nonostante si siano opposti al referendum – in teoria costituiscono una garanzia anche contro eventuali reazioni scomposte al referendum medesimo da parte non solo dell’Iraq, ma anche dell’Iran e della Turchia. Teheran ha ammassato truppe sul confine del Kurdistan iracheno, come abbiamo detto, fin dal 24 settembre. Il 26 successivo, l’Iraq e la Turchia hanno pensato bene di iniziare manovre militari congiunte a ridosso del medesimo confine. Il timore di tutti, a livello regionale e internazionale, è che – dopo il referendum curdo – in Medio Oriente si inneschi un’altra catena di conflitti; che l’Iraq, ancora alle prese con una stabilizzazione che dal 2003 sembra non arrivare mai, si spacchi lungo le sue faglie etnico-confessionali ed infine che le comunità curde in Turchia, Iran e Siria vogliano imitare l’esempio di quella irachena. Sotto questo profilo Erdoğan è il capo di Stato più nervoso e che si agita di più. Teme che l’esempio iracheno risvegli in casa propria la lotta armata e il terrorismo del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, creato e guidato da Abdullah Öcalan fino al 15 febbraio 1999 quando venne catturato dai servizi segreti turchi in Kenya. Da allora marcisce in carcere. Carcere dal quale Apo, come viene chiamato, è sceso a più miti consigli suggerendo ai suoi uomini di tentare la via del dialogo con Ankara nel 2006 e ancora nel 2013. Nel frattempo qualche diritto in più i curdi di Turchia lo avevano ottenuto: il diritto di parlare la propria lingua, di stampare giornali propri, di creare propri partiti, ma il tutto è naufragato nella dittatura instaurata da Erdoğan all’indomani del tentato colpo di Stato militare del 15 luglio 2016. Il dialogo col Pkk, il presidente turco peraltro lo aveva già interrotto l’anno prima, nel 2015 quando, col moltiplicarsi degli at-

tentati in Turchia, incolpava sempre in prima istanza il Pkk piuttosto che l’Isis. E non è un mistero che, partecipando alla lotta contro l’Isis (anche quando non richiesta), la Turchia abbia colpito innanzitutto le basi del Pkk in Siria dove i curdi siriani hanno creato un proprio sistema di regioni autonome, di cui una, quella occidentale (Rojava in lingua curda) si considera ormai di fatto indipendente e dove il Pkk viene ritenuto un buon alleato contro Bashar al-Assad. In Iraq il Pkk invece non è riuscito a impiantarsi stabilmente, sebbene abbia tentato soprattutto nella provincia di Sinjar, perché i peshmerga di Barzani glielo hanno sempre impedito spesso in collaborazione con le stesse forze turche. Anche per questo Erdoğan si è letteralmente infuriato per il referendum e, oltre a minacciare di chiudere l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan (attraverso il quale 500.000 barili di greggio al giorno dal Kurdistan iracheno raggiungono il Mediterraneo via Turchia), il 26 settembre ha orchestrato le manovre militari congiunte con l’esercito iracheno. In aggiunta, la Turchia si dice seriamente preoccupata per le sorti delle minoranze turkmene e arabe che abitano a Kirkuk. È ben vero che a Kirkuk il 19 settembre scorso si sono già verificati scontri tra curdi e turkmeni, ma il vero problema è un altro. Le province di Kirkuk e Sinjar nella mappa ufficiale delle province irachene non sono comprese tra quelle curde, ma sono state conquistate in armi dai peshmerga nel corso della battaglia per liberare Mosul dall’Isis. Pertanto, quando hanno detto «sì» all’indipendenza del Kurdistan «e zone limitrofe», i curdi iracheni hanno indirettamente approvato anche l’annessione al Kurdistan di Kirkuk e Sinjar. È soprattutto questa la forzatura che ha spinto Baghdad a proclamare incostituzionale il referendum. Se poi si considera che a Kirkuk ci sono i giacimenti petroliferi più grandi dell’Iraq, attualmente sfruttati «in condominio» dal governo centrale federale e da quello regionale curdo (350’000 barili/giorno Baghdad, 150’000 Erbil, che transitano tutti per l’oleodotto KirkukCeyhan), si capisce meglio tutta la rabbia del primo ministro Haydar al-Abadi. Senza mettere nel conto che i proventi del greggio e la complessa situazione sul terreno potrebbero tornare a mettere in rotta di collisione le stesse fazioni curde, il Puk (Unione patriottica del Kurdistan) dell’ex presidente iracheno Jalal Talabani (deceduto il 3 ottobre) e il Kdp (Partito democratico del Kurdistan) del governatore regionale Massoud Barzani. La speranza di tutti è che Barzani usi il risultato del referendum solo per strappare al governo federale un grado maggiore di autonomia e una fetta più grande della torta petrolifera, senza spingersi oltre.

ceca l’una, slovacca l’altra. Le grandi crisi allentano i legami fra le comunità e moltiplicano gli Stati, il principio caro al presidente Wilson comporta il rischio della balcanizzazione. Alla radice del problema sta il dualismo concettuale di popolo e Stato. Una volta esisteva solo lo Stato, il popolo non era un soggetto politico ma l’oggetto passivo del potere. Furono la rivoluzione americana e la francese a considerare insieme i due elementi, promuovendo il popolo come titolare di diritti, indicandolo come elemento costitutivo dello Stato assieme al territorio e alla legge comune, addirittura dichiarandolo titolare della sovranità. La visione giacobina lanciava al tempo stesso la dottrina dello Stato-nazione, che esalta questo nuovo ruolo del popolo. Oltre un secolo più tardi il presidente americano Woodrow Wilson propone il principio di autodeterminazione. Si è all’indomani della Prima guerra mondiale e il concetto fatica a imporsi, soltanto al termine del Secondo conflitto farà il suo solenne ingresso, attraverso la Carta Atlantica e lo Statuto delle Nazioni Unite, nel diritto internazionale. Negli anni successivi è protagonista del processo di decolonizzazione. Appoggiati dall’Onu i popoli soggetti alle potenze coloniali ne fanno uno strumento di riscatto, conquistando pacificamente l’indipendenza con il decisivo consenso delle potenze dominanti. Fa eccezione come s’è visto il capitolo dell’Algeria, perché in quel caso il Paese occupante nega una soluzione di continuità politica e amministrativa fra se stesso e la ribelle provincia nordafricana. E dunque sarà la lotta armata a decidere la contesa piegando la resistenza di Parigi. Mentre l’Europa e il mondo attendono di vedere come si svilupperà la crisi catalana, altre tentazioni indipendentiste richiamano l’attenzione. Per limitarci al nostro continente c’è un movimento secessionista fiammingo in Belgio, uno scozzese nel Regno Unito, e nella stessa Spagna non è certo sopita, nonostante la resa dei militanti Eta, l’antica questione basca. Fino a qualche tempo fa anche in Italia s’inseguivano chimere secessioniste: secondo i leghisti la Padania doveva staccarsi dal resto della penisola e fare Stato a sé. Ma poi la Lega si è trasformata in partito nazionale puntando al governo del Paese come parte del centrodestra. Certamente l’avventura catalana ha fatto correre un brivido fra i leghisti del nord, i duri e puri che rimpiangono Umberto Bossi e le sue sparate contro il centralismo romano. Ma i loro capi hanno messo le mani avanti: il referendum del 22 ottobre in Lombardia e Veneto non ha niente a che vedere con quello della Catalogna. Non si richiede l’indipendenza ma semplicemente più autonomia, soprattutto in materia fiscale e finanziaria. Dunque l’unità d’Italia è salva, quanto alla Spagna si vedrà.

Due manifestanti anti-referendum e pro-referendum a Barcellona. (AFP)


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

25

Politica e Economia

L’Europa e il baricentro tedesco Il mondo che verrà – 8. e ultima parte Qualunque sarà la strategia che Angela Merkel adotterà dopo le recenti

elezioni, il destino degli europei resterà nelle mani della Germania. E questo già dai tempi di Carlo Magno

Federico Rampini Un vero bilancio sulle elezioni tedesche potremo farlo quando Angela Merkel avrà formato una nuova coalizione, e quindi avrà negoziato il suo nuovo programma di governo con gli alleati, presumibilmente i Liberali e i Verdi. Per adesso osserviamo i messaggi che l’elettorato tedesco ha trasmesso, spesso contraddittori. L’avanzata dell’estrema destra è la conferma che l’onda lunga dei populismi (dopo Brexit e Trump) non si è esaurita. Qualcuno frettolosamente aveva decretato il cessato allarme dopo l’elezione di Emmanuel Macron in Francia, ma la Germania dimostra che gli umori nazionalisti e sovranisti restano forti. La motivazione prevalente dietro il voto all’Afd (estrema destra) è una bocciatura della politica di benvenuto ai profughi, che la Merkel varò nel 2015. Anche se la Merkel dopo di allora ha cambiato posizione, questo non è bastato a salvare la sua Cdu da un vero tracollo. Un altro partito che ha avuto successo, però, è quello liberale che invece rappresenta l’anima globalista; insieme con i Verdi che sono pro-immigrazione nonché europeisti. È difficile trovare una sintesi, ma è proprio quello che la Merkel dovrà fare. La mia previsione è che si sposterà un po’ più a destra, verso le posizioni del partito fratello bavarese, la Csu. Sull’Europa la logica sarebbe di ripiegarsi in un modello a due velocità, con il vecchio nucleo duro della Comunità a Sei come motore propulsivo. Eviterei di celebrare la fine della leadership tedesca. Troppe volte in passato ho letto, ascoltato, e talvolta condiviso, dei verdetti negativi sulla Germania. Quasi sempre sbagliati. Così come negli anni Settanta avevamo sbagliato a vedere il fascismo di ritorno in Germania (all’epoca della lotta contro il terrorismo rosso), negli anni Novanta abbiamo celebrato la sua decadenza economica un po’ troppo presto. Sulla Germania sembriamo prigionieri di un pregiudizio negativo; è un atteggiamento opposto e simmetrico rispetto a quello degli anni Trenta del secolo scorso, quando inglesi e francesi sottovalutarono Adolf Hitler, il suo riarmo, le sue mire revansciste, espansioniste e belliciste. C’è qualcosa che ci sfugge sempre della Germania, eppure non possiamo davvero permetterci di non capirla. Il destino dell’Europa è nelle sue mani, in misura prevalente. E forse questa non è una novità. Almeno: non più dai tempi di Carlo Magno? «Fissare» la Germania su una carta geografica non è impresa facile. La nazione tedesca cambia forma e dimensione con una frequenza impressionante. I «salti» da una Germania all’altra possono essere notevoli. Le mappe vanno corrette spesso. Dal 1871 (prima unità tedesca) a oggi, praticamente ogni generazione tedesca ha visto nel corso della propria vita qualche modifica nel perimetro, nei confini del proprio paese. A volte sono cambiamenti giganteschi: dalla miriade di staterelli pre-1871, quando la Germania era molto più frammentata dell’Italia, fino al Primo o al Terzo Reich, si salta da una galassia di microregioni all’impero continentale. Se si escludono le mitologie nazionaliste inventate dai poeti romantici o dal compositore Richard Wagner, è perfino difficile risalire all’idea originaria di popolo tedesco: più arduo di quanto non lo sia per noi italiani. Se non altro, a noi è d’aiuto la geografia: il Mediterraneo e le Alpi sono frontiere naturali. La Germania ha un confine marittimo a nord, ma già a sud la cosa si complica perché tra lei e le Alpi si sono infilati da secoli un paio di popoli di lingua e cul-

Un vero bilancio sulle elezioni tedesche potrà essere fatto quando Angela Merkel avrà formato la nuova coalizione. (AFP)

tura comune (l’Austria, la Svizzera tedesca), però con un’identità geopolitica separata. A est e ovest, non ci sono confini naturali così precisi. A ovest, un fiume come il Reno ha avuto talvolta questo ruolo di separazione, ma troppe volte uno dei popoli rivieraschi è debordato sull’altra sponda occupandola a lungo. Da questa mancanza di confini fisici deriva il «fatto geografico» che la Germania è per sua natura un’entità instabile. E come si muove, perturba qualche vicino. Ne sanno qualcosa polacchi, russi, cechi a est; francesi, belgi, olandesi a ovest. Inoltre non c’è nessun’altra nazione che abbia avuto vocazione «europea» da così tanto tempo. Praticamente, dopo la fine dell’Impero romano, chi si candida a ereditarne il ruolo unificante sono soggetti politici, dinastie, potenze che in qualche modo gravitano attorno a un baricentro germanico. L’Impero carolingio è etnicamente germanico, anche se i francesi di oggi fanno di tutto per accaparrarselo: i franchi di allora, però, sono popoli germanici che hanno soggiogato i gallo-romani, sia pure adottandone la religione cristiana. Carlomagno, quando muore, viene sepolto ad Aquisgrana, cioè Aachen, in Germania. L’Impero carolingio è il primo che aspira a ridare unità all’Europa inseguendo la riconquista di un perimetro non troppo dissimile dall’Impero romano: salvo la rinuncia alle province della penisola iberica, del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’Italia meridionale. Osservando bene la linea rossa che descrive e racchiude le conquiste del «germanico» Carlomagno, sapete cosa viene fuori? Dentro quella linea rossa ci sta grosso modo l’Europa a Sei, cioè il nucleo fondatore della prima Comunità europea, antecedente a tutti gli allargamenti: quell’Unione che resistette piuttosto bene dal Trattato di Roma del 1957 fino al 1973, anno del primo allargamento, con il fatidico ingresso della Gran Bretagna. Tuttavia, l’Europa a Sei di Carlomagno si ferma proprio a Roma; più a sud i carolingi non si spingono. Naturalmente, queste sono esercitazioni geografiche fatte usando parametri del nostro tempo: l’idea di Europa per Carlomagno era un’astrazione (quella dell’Impero romano no, l’aspirazione a ricostruirlo è una costante che attraversa tutta la storia del continente). Comunque è l’Impero carolingio, dopo quello romano, a dare una moneta unica all’Europa: in un’epoca in cui il cristianesimo, religione globale per gli

europei di allora, definisce un’identità più importante della lingua o del luogo di nascita. In questo senso, la moneta unica carolingia e un’idea di Europa precedono il concetto di nazione, che è molto successivo. Dopo il disfacimento delle dinastie carolingie, il più importante impero a candidarsi per un ruolo continentale e a conquistare una proiezione europea, è il Sacro Romano Impero. Il cui nome completo è Heiliges Römisches Reich Deutscher Nation, Sacro Romano Impero della Nazione Germanica, quindi una potenza romano-germanica. Anche se la sua solidità è molto variabile, sulla carta è il più longevo di tutti gli imperi europei: la data di nascita ufficiale è il 962, quella di morte il 1806. Più di otto secoli. Da Ottone I, incoronato imperatore a Roma, fino a Francesco II di AsburgoLorena. È celebre la battuta del filosofo illuminista francese Voltaire, secondo il quale nell’Ottocento il Sacro Romano Impero «aveva smesso da tempo di essere sia sacro, sia romano, sia un vero impero». Giusto. Non aveva però mai abbandonato il suo ancoraggio germanico. Era riuscito a far coabitare nel suo seno, con alterne vicende, popoli di ceppo tedesco, gallico e italico. Le carte di questo impero hanno avuto variazioni considerevoli, vista la

durata; ma ci sono delle costanti: un nucleo duro ha spesso unito le regioni germaniche e lotaringie con le Fiandre (Belgio-Olanda), pezzi di Francia orientale e l’Italia del Nord. Di nuovo: ecco, dentro la linea rossa del Sacro Romano Impero, il nucleo originario della Comunità europea, con tanto di federalismo, perché quell’impero così poco imperiale (aveva ragione Voltaire) era ricco di autonomie locali, poco accentratore. Sempre sotto regìa germanica, da oltre un millennio. Nonostante la barriera architettonica delle Alpi, è dai tempi dell’Europa lotaringia che Lombardia, pezzi di Triveneto e di Emilia hanno allentato i legami con la romanità e sono attratti periodicamente verso l’orbita germanica. La Lombardia deve il nome ai longobardi, tribù teutonica… Naturalmente, i giochi che sto facendo con le carte geografiche e storiche non vanno confusi con dei parametri etnici. Invasioni e migrazioni hanno mescolato per secoli i nostri Dna, seminando confusioni e contaminazioni. Più di vent’anni fa, in un libro intitolato Germanizzazione (Laterza, 1996), scrivevo di quell’area postcarolingia incorporata nel Sacro Impero RomanoGermanico: «È l’Europa che va dalla Frisia e dal plat pays fiammingo fino a lambire le colline senesi, includendo l’Alsazia-Lorena, la Borgogna, un pez-

zo di Renania, la Svizzera, la Lombardia e la Terza Italia (Triveneto-Emilia). È un’Europa che per quasi un millennio ha difeso orgogliosamente la sua micro-statualità, garanzia di autonomia per una società civile evoluta e intraprendente. È la culla del capitalismo, custodita in una miriade di città-Stato e repubbliche democratiche di antichissime origini. È stata da tempo immemorabile la terra dello Stato minimo, della libertà d’impresa». Va aggiunto, però, che il nucleo centrale germanico fin dal Medio Evo era dilaniato fra vocazioni e proiezioni geografiche molto diverse. Le zone che sarebbero diventate Prussia guardavano a est, il loro rivale – o partner – naturale era la Russia. I borghi mercantili della Lega anseatica (simili alle nostre Repubbliche marinare) trafficavano sui fiumi in direzione di Amburgo e con vari sbocchi più a nord, verso i paesi scandinavi o la Gran Bretagna, in futuro verso l’Atlantico e l’America. La Renania era in naturale simbiosi, o avvinghiata in contese territoriali, con la Francia. Il Sud e la Baviera infittivano i rapporti con l’Italia e i Balcani. Spinte centrifughe, multipolari, vocazioni molteplici. Unità nella diversità. Qualunque sia la strategia che la Merkel sceglierà, il futuro dell’Europa continuerà a ruotare attorno al baricentro tedesco. Annuncio pubblicitario

Novità

I classici

1.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato, Cappuccino ed Espresso, 230 ml

ll classico: bello grande

2.95 Emmi CAFFÈ LATTE Macchiato Mr. Big, 370 ml

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20x P U N TI

Le specialità

2.25 Emmi CAFFÈ LATTE Strong Macchiato e Vanilla, 230 ml

La carica ex tra di caffeina

2.50 Emmi CAFFÈ LATTE Espresso Extra Shot, 250 ml


40% sulla carta igienica Soft in confezioni multiple.

Ancora più morbida grazie alla goffratura migliorata.

40%

11.15 invece di 18.60 Soft Sensitive, FSC 24 rotoli

Ancora più delicata grazie alla goffratura migliorata.

40%

40%

11.30 invece di 18.90 Soft Comfort, FSC 32 rotoli

9.30 invece di 15.50 Soft Recycling 30 rotoli Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

27

Politica e Economia

Un primo piccolo passo della NRA

Massacro di Las Vegas Per la prima volta la peggior strage della storia americana, 59 morti in Nevada, ha mosso

l’associazione più inamovibile degli Stati Uniti, ora disposta a negoziare una limitazione delle armi automatiche Federico Rampini 59 morti, 520 feriti, il bilancio più grave di una sparatoria nella storia degli Stati Uniti, che pure è una lunga scia di sangue. Ed ecco che dopo la tragedia di Las Vegas qualcosa finalmente si muove? Così almeno sembra, se ci si lascia abbagliare dai titoli dei media americani. La lobby delle armi è disposta a negoziare una riforma! O almeno, a discuterne… Fa scalpore perché la National Rifle Association (NRA) di solito è tetragona nel respingere qualsiasi modifica alle normative, anche dopo le stragi più abominevoli come i 20 bambini della scuola elementare Sandy Hook. Ora dopo Las Vegas ecco il «grande gesto», la NRA si dice disponibile a studiare la messa fuorilegge... di un gadget. L’accessorio si chiama «bump-stock». Senza entrare nei dettagli tecnici sui quali sono del tutto impreparato, gli esperti lo descrivono come un sostituto del calcio del fucile, applicando il quale si sfrutta meglio il «rinculo» contro la spalla di chi spara, e questo rimbalzo meccanico ad ogni colpo aiuta a premere il grilletto a maggiore velocità. In modo tale da trasformare un fucile semi-automatico in un’arma automatica che spara raffiche a ripetizione, a gran velocità, riducendo l’intervallo fra uno sparo e l’altro. Pare che il pensionato 64enne Stephen Paddock avesse montato su alcuni fucili semi-automatici questi «bump-stock» aumentando così la rapidità di fuoco e il bilancio dei morti in quegli 11 minuti atroci in cui dalle sue camere al Manda-

lay Bay resort prese di mira gli spettatori di un concerto. La Casa Bianca coglie al volo la disponibilità della NRA e anche diversi parlamentari repubblicani si accodano. Come risultato dopo la strage è risibile, una micro-riforma. Un insulto abominevole alla memoria di quelle vittime, e di tante altre prima di loro. Resta intanto, mentre scrivo, un fitto mistero sulla figura del killer. Diecimila dollari al mese li spendeva al video-poker, tanto da essere nella categoria dei clienti-Vip coccolati e accuditi dagli hotel-resort-casinò: le due camere del Mandalay Bay da dove ha fatto una strage gli erano offerte gratis dalla direzione! Centomila dollari li aveva mandati con un bonifico bancario nelle Filippine, alla famiglia della sua compagna. Non sembra avesse problemi economici Stephen Paddock, il pensionato 64enne che ha compiuto il feroce tiro a segno prima di suicidarsi all’arrivo della polizia. È il primo terrorista pre-moderno dell’era contemporanea, a quanto ne sappiamo. Non usava social media, non ha disseminato online indizi o proclami, moventi o testamenti ideologici, minacce o delirio di vendetta. Il riflesso pavloviano degli inquirenti, dei giornalisti, è di frugare nella sfera social: ma lui viveva «off-line». Mentre scrivo l’Fbi ancora sta brancolando nel buio anche per quanto riguarda la sua professionalità di tipo militare. Non risulta che abbia mai fatto esperienze di combattimento, né che abbia ricevuto addestramento dall’esercito. Eppure ha lavorato come un tecnico del terrorismo, con

L’autore della strage non usava i social ma era un tecnico dell’antiterrorismo. (AFP)

una meticolosità micidiale. Nelle due camere all’hotel Mandalay Bay ha trasportato ben 23 armi di precisione, e ha installato videocamere per avvistare in anticipo l’arrivo della polizia. Altre 19 armi erano rimaste nella sua villetta di Mesquite, a un’ora di strada da Las Vegas. Aveva anche un arsenale di esplosivi, rimasto inutilizzato. Eppure appare allibito uno di quelli che le armi gliele hanno vendute. Si tratta di Chris Michel, proprietario dell’armeria Dixie Gun Worx dove Paddock si riforniva. «Era un tipo normalissimo – dice Michel – non ho mai intravisto in lui qualche segnale inquietante. Era il classico vicino di casa che inviti volentieri la domenica a messa e poi al barbecue nel tuo

giardino». L’arsenale in effetti era stato acquistato senza violare la legge, che nel Nevada è tra le più permissive di un’America già molto lassista. Niente religione, niente politica nella vita di Stephen. In attesa di saperne di più sullo stragista, bisogna incollarsi davanti alla Fox News per capire come il cervello di un americano di destra «elabora» queste tragedie. Il network televisivo di Rupert Murdoch dedica enorme spazio a Las Vegas, quasi esclusivamente per esaltare storie di eroismo dei poliziotti, di solidarietà tra le vittime, di abnegazione, gesti commoventi. È la ricerca costante di uno Happy Ending, la favola di un’America meravigliosa dove ogni tanto un folle criminale ci aiuta a sen-

tirci ancora più buoni e amorevoli fra noi. Le armi diventano un finto problema, perfino un pretesto ignobile: «Non è il momento di politicizzare il dolore» dicono sdegnati i politici repubblicani. Sciacalli dunque sono quei politici di sinistra che profittano di questo lutto per le loro campagne. Ogni volta che Barack Obama tentò di far passare al Congresso leggi più severe sulle vendite di armi, la prima conseguenza fu… un aumento delle vendite stesse. Poi, probabilmente contribuì a portare voti a Trump. La tribù di destra si ricompatta non appena sente minacciato il sacro diritto all’autodifesa, sancito nel Secondo Emendamento della Costituzione. Tra gli altri argomenti classici che ho sentito ripetere all’infinito nei talkshow della destra: l’Europa ha leggi più restrittive ma non impedisce le stragi (falso, i numeri dei morti ammazzati sono molto inferiori); i criminali e i terroristi riescono sempre a procurarsi le armi (vero, ma intanto possiamo impedirlo ai folli solitari). Liberi di armarsi fino ai denti, liberi di sperperare la pensione alle slotmachine, i turisti dell’oblìo continuano a invadere Las Vegas, città di plastica, replica di tutte le città del mondo, emblema di un American Dream posticcio, fasullo, beffardo. Dove Trump è a suo agio, con una delle sue torri dorate anch’essa hotel-resort-casinò. Quando ci sono stato la scorsa settimana l’ho trovata sempre identica a se stessa, con il lutto e il dolore relegati in un angolino, mentre ondate di turisti continuano a prenderla d’assalto. Annuncio pubblicitario

Novità

Pronti. HiPPiS. Via!

20x PUNTI

NOVITÀ

Ingredienti biologici al 100% Senza aggiunta di zuccheri

Senza concentrati di frutta dolcificanti

Novità

2.10

HiPPiS Sport e Smoothies Valido per HiPPiS Sport 120g e HiPPiS Smoothie Drinks 120ml

hipp.ch In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Foto: Alexandra Wey

Pubbliredazionale

Bangladesh: vivere più sicuri nello slum Non vi è Paese così toccato dal cambiamento climatico e dalle conseguenti catastrofi come il Bangladesh. Particolarmente esposti alle catastrofi sono gli slum con la loro elevata densità di popolazione, la scarsa infrastruttura e le loro posizioni spesso non protette. La gente, in gran parte molto povera e indifesa, è abbandonata a ondate di calore, alluvioni e terremoti, ma anche a catastrofi provocate dall’essere umano, come incendi o incidenti quotidiani. Annientano tutti i tentativi di costruirsi qualcosa sul lungo periodo.

La famiglia di Monwara sfida le catastrofi Monwara Begum (40) vive con il marito malato e i quattro figli nello slum di Lalmath a Dacca, capitale del Bangladesh. Catastrofi come incendi e alluvioni le causano disperazione nella dura lotta quotidiana per la sopravvivenza. Grazie alle donazioni dalla Svizzera, Monwara ora può affrontarle con successo. Quando Monwara Begum la mattina lascia la casa nello slum, viene accompagnata dall’incertezza: oggi guadagnerà abbastanza per far mangiare i quattro figli la sera? Monwara raccoglie rifiuti. Dalle cinque del mattino fino alle nove di sera, con qualsiasi tempo, cerca bottiglie nei cassonetti della città che poi rivende e anche altri oggetti che in qualche modo sono riciclabili. Guadagna circa 100 taka al giorno, poco più di un franco. Da quando il marito si è ammalato, la pressione di dover mantenere la famiglia ricade unicamente su Monwara. Il duro lavoro fisico, una lesione e le condizioni igieniche catastrofiche nello slum lo hanno provato. Adesso resta a casa e cura i bambini. Di andare a scuola non se ne parla proprio: la retta è troppo cara e i bambini hanno perso troppo a causa dei continui traslochi. La sciagura portata dall’acqua È stata l’acqua che ha tolto la casa a questa famiglia. Prima

Monwara viveva a Bhola, nel profondo sud del Paese, nell’enorme delta dove i tre grandi fiumi del Bangladesh sfociano nel mare. Come gran parte della popolazione rurale povera, vivevano di agricoltura. Ma le loro basi vitali sprofondarono a poco a poco nell’acqua. Come conseguenza del cambiamento climatico, nel delta sale il livello del mare, cicloni e alluvioni sono sempre più frequenti e sempre più forti. E così, oltre 15 anni fa, l’acqua si è portata via la casa della famiglia. Monwara e suo marito hanno perso tutto. Nella speranza di trovare una vita migliore, si sono recati a Dacca. E non sono gli unici: ogni giorno la popolazione della capitale del Bangladesh cresce di 1400 persone. Nel Paese con la maggiore densità di popolazione di tutta l’Asia, la disperazione fa muovere la gente dalla campagna verso le città. Le loro abilità, però, lì non sono molto richieste e solo pochi hanno una formazione. Così è accaduto anche a Monwara e a suo marito. Dopo una lunga ricerca di una nuova casa, sono

Per saperne di più su Monwara: farelacosagiusta.caritas.ch

finiti nello slum di Lalmath dove giorno dopo giorno lottano per sopravvivere. La povertà e le catastrofi accompagnano Monwara continuamente A Dacca, tuttavia, non si è trasferita solo la povertà insieme a Monwara e suo marito: «Ovunque io vada, le catastrofi mi seguono» racconta Monwara. Poco tempo dopo che finalmente avevano trovato un alloggio nello slum, un incendio devastò la casa. Qualcuno aveva messo della legna accanto a una stufa scoperta. Nello slum, dove migliaia di casette sono costruite una accanto all’altra, il fuoco si propagò in un batter d’occhio.

Caritas aiuta gli abitanti degli slum a fronteggiare le catastrofi con donazioni che vengono dalla Svizzera. Apprendono a riconoscere eventuali rischi e a organizzarsi, in modo che nella quotidianità possano proteggersi dai pericoli specifici del loro ambiente e prepararsi meglio alle catastrofi. Caritas investe inoltre nell’infrastruttura e mette in atto misure architettoniche per rendere gli slum più sicuri.

Anche l’acqua continua a essere fatale alla famiglia. Lo slum si trova in un avvallamento. La loro casa – una baracca di lamiera senza finestre né mobili e senza corrente – è in fondo, nei lowlands, accanto a una casetta che funge da toilette e alla discarica. Nello slum non esiste un sistema di scolo. Non appena piove, tutto è subito sott’acqua. Passare la notte in casa diventa impossibile. Monwara in quel caso non può nemmeno cucinare. «Quando piove forte, dobbiamo lasciare la casa. Allora andiamo sul piazzale davanti alla moschea. È accessibile tutto il giorno e non finisce sott’acqua.» La famiglia aspetta lì finché la situazione rientra nella normalità. Un futuro migliore per i figli di Monwara Monwara non desidera altro se non una vita più dignitosa. I suoi figli un giorno devono vivere meglio di lei. Il suo sogno è aprire un negozietto di vendita. Caritas aiuta Monwara e la sua famiglia a sfidare acqua e fuoco e a migliorare le proprie condizioni di vita. In modo che il desiderio di Monwara possa diventare realtà.

Conto donazioni: 60-7000-4 Per donazioni online: caritas.ch/bangladesh-i


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

29

Politica e Economia

Le sfide non si faranno attendere

Politica federale Ignazio Cassis troverà diversi dossier da sbloccare al Dipartimento federale degli affari esteri,

per ora ci si interroga sulle posizioni che il neo-ministro degli esteri adotterà soprattutto nei rapporti con l’UE

Marzio Rigonalli Il cambio alla guida di un dipartimento federale vien sempre accompagnato da molti interrogativi, ma anche da tante attese sul possibile sorgere di priorità diverse nei temi da affrontare, sul nascere di impulsi differenti e, soprattutto, sull’apparire di nuove dinamiche. È il caso anche per l’ormai imminente arrivo di Ignazio Cassis alla guida di Dipartimento federale degli affari esteri. Molte sono le speranze che i partiti politici ripongono nel suo futuro operato. Alcuni vorrebbero una Svizzera più ripiegata su se stessa, in difesa della sovranità e della neutralità. Altri auspicherebbero una Svizzera più presente sul piano internazionale, più dinamica e più partecipe alla ricerca di soluzioni ai grandi problemi internazionali. Il futuro soltanto potrà dire quali attese verranno maggiormente esaudite, quale direzione assumerà l’azione di Ignazio Cassis e quali novità riuscirà a portare rispetto agli ultimi anni dominati dalla presenza di Didier Burkhalter. Per avere le prime indicazioni, occorrerà attendere almeno il traguardo dei primi cento giorni. Per ora, conviene soffermarci sui principali dossier che attendono il nuovo consigliere federale e che richiedono una particolare attenzione. Il maggior ostacolo da superare risiede in Europa, nei nostri rapporti con l’Unione europea. Si tratta del cosiddetto accordo istituzionale, chiamato a definire i meccanismi di ripresa del diritto europeo da parte della Svizzera ed a stabilire le procedure necessarie per risolvere eventuali conflitti d’interpretazione e di applicazione. L’accordo è fortemente auspicato dall’UE, che vuole un meccanismo unico, applicabile agli oltre 120 accordi bilaterali conclusi con la Svizzera. Il Consiglio federale è reticente. Quattro anni or sono, varò un mandato negoziale in merito e da allora ci sono stati una ventina di incontri negoziali bilaterali che, però, non sono sfociati in una soluzione condivisa. Berna non accetta di sottoporre eventuali conflitti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, come chiede Bruxelles, e sa perfettamente che un’eventuale cessione di sovranità nazionale non verrebbe approvata dalla maggioranza della popolazione.

Lo stallo nel negoziato di questo accordo si ripercuote su tutti gli altri accordi bilaterali. Su quelli già conclusi, ma ancora bloccati, come l’accordo sull’elettricità, su quelli che Bruxelles ha accettato di sbloccare, come l’intesa sulla soppressione degli ostacoli tecnici al commercio, e su quelli nuovi che la Svizzera intenderebbe negoziare per facilitare il suo accesso al mercato unico europeo. Che cosa può fare Cassis per sbloccare la situazione? Quale soluzione può proporre al Consiglio federale, chiamato a decidere? Cassis può tentare di bloccare la trattativa, esponendosi alla reazione non certamente positiva dell’UE. Può avviare una nuova trattativa, su nuove basi, convincendo Bruxelles della necessità di procedere in questo modo. Prima della sua elezione, Cassis aveva ventilato la possibilità di premere il tasto «reset», senza però spiegare concretamente che cosa intendesse dire. Infine, può continuare a trovare una soluzione, fondandosi sul mandato negoziale approvato dal Consiglio federale quattro anni or sono. Qualsiasi strada sceglierà, il nuovo capo della diplomazia elvetica sarebbe ben ispirato se vorrà anche spiegare alla popolazione quello che intende fare e per quali ragioni. In particolare, prendendo posizione sull’importanza per la Svizzera della posta in gioco nascosta dietro agli accordi bilaterali con l’UE, nonché sulla necessità di non mettere in pericolo questo prezioso capitale con posizioni troppo intransigenti. E se deciderà di fare alcune concessioni all’UE, dovrà spiegarne le ragioni e non lasciare il campo libero alle sirene del sovranismo. Oggi l’Unione europea ha ritrovato un certo dinamismo economico e politico. La ripresa, anche se ancor modesta, è emersa in più paesi, l’euro si è rafforzato, smentendo tutte quelle voci che ne annunciavano la fine, e l’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza francese ha dato un nuovo impulso alla dinamica interna dell’UE. Certo, per quanto riguarda Macron, finora si è di fronte soltanto a nuove proposte e non a nuovi fatti concreti, ma talvolta l’iniziativa di un importante Stato membro come è la Francia può bastare ad iniziare una nuova pagina nella storia dell’Unione. Questo nuovo dinamismo dà più forza all’UE. Le consente di affrontare con più tranquillità il delicato negoziato sull’uscita della Gran Bretagna e non la spinge

Ignazio Cassis e il suo predecessore al DFAE Didier Burkhalter: personalità diverse, accenti diversi? (Keystone)

a fare concessioni alla Svizzera. Il 6 aprile scorso, durante la sua visita a Bruxelles, la presidente della Confederazione Doris Leuthard aveva ottenuto dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker la ripresa dei negoziati su tutti i dossier. Da allora pochi sono stati i progressi registrati ed il prossimo 23 novembre, Jean-Claude Juncker è atteso a Berna. La visita non è stata ancora confermata, ma se lo sarà, bisognerà pure mettere sul tavolo qualcosa di concreto. Cassis sarà in carica soltanto da tre settimane e, quindi, risulta difficile immaginare quali potrebbero essere i passi concreti che verranno compiuti in questo breve periodo di tempo. Il secondo dossier che merita molta attenzione è il negoziato sulla Brexit. Più volte è stato detto che sarebbe stato conveniente per la Svizzera attendere la fine di questo negoziato, prima di rilanciare la trattativa con Bruxelles. È una posizione difendibile, a condizione che non si perda mai di vista alcuni dati con-

creti importanti, riguardanti sia la Gran Bretagna che la Svizzera. Prima del referendum sulla Brexit, la Gran Bretagna vantava la crescita economica più importante tra i paesi del G-7; oggi è all’ultimo posto. L’inflazione era allo 0,5%; oggi è salita al 3% e, dal giorno successivo al referendum, la sterlina ha subito pesanti perdite. L’economia elvetica è situata al centro del continente europeo ed ha rapporti intensi con l’Europa. Il volume degli scambi commerciali con l’Unione europea è cinque volte superiore a quello con gli Stati Uniti. Il franco rimane una moneta ricercata e, contrariamente alla Gran Bretagna, la Svizzera può accedere al mercato unico europeo. Sono cifre e situazioni che rivelano altrettante differenze, che vanno tenute in considerazione, quando si mira ad applicare analoghe ricette ai due paesi. Sempre in Europa, un altro importante dossier sono i nostri rapporti con l’Italia. Da un consigliere federale di lingua italiana si attende un certo savoirfaire nella gestione di questi rapporti di

buon vicinato. Alcuni dossier, come per esempio la fiscalità, i frontalieri, i valichi chiusi e da pochi riaperti, hanno creato una certa tensione tra i due paesi, che le due capitali hanno interesse ad eliminare. Estendendo lo sguardo al resto del mondo, il nuovo capo del Dipartimento degli esteri dovrà mostrarsi determinato nella gestione di dossier come la candidatura elvetica nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’aiuto allo sviluppo ed il ruolo della Svizzera come Stato mediatore nei conflitti internazionali. Sono dossier importanti che possono valorizzare la posizione elvetica sul piano internazionale. Infine, resta inteso che per agire Ignazio Cassis deve avere l’appoggio della maggioranza dei suoi colleghi. Le decisioni importanti vengono prese dal Consiglio federale. Spetta a lui, comunque dimostrarsi abile nell’affrontare i problemi, nel preparare ed orientare le decisioni, nonché nel convincere gli altri membri del governo.

Sempre in testa alla classifica Competitività Per la nona volta consecutiva, l’indice calcolato dal WEF di Ginevra pone la Svizzera in testa

alla graduatoria dei 137 paesi esaminati. Non è prima in tutto, ma comunque è fra i migliori Ignazio Bonoli Per la nona volta consecutiva, la Svizzera figura in testa alla speciale classifica allestita dal World Economic Forum (WEF) che valuta il grado di competitività dei vari paesi. Secondo il rapporto annuale «Global Competitiveness», la Svizzera deve questa sua posizione di primato costante alla robustezza dei suoi fondamentali, nel settore della salute e in quello della formazione, il tutto inserito in un sistema macroeconomico solido. L’economia elvetica risulta infatti molto flessibile, in un mercato del lavoro tra i migliori al mondo, quanto a struttura e funzionamento. Eccellente è anche la capacità del nostro sistema economico di assorbire le nuove tecnologie. Il che non significa comunque – secondo gli economisti del WEF – che non vi siano possibilità e opportunità di miglioramento. Infatti – per esempio – nel campo della protezione degli

investitori la Svizzera figura soltanto al novantesimo posto fra i 137 paesi analizzati. Anche nel settore dell’agricoltura non andiamo comunque oltre l’85esimo rango, e anche nei tempi che occorrono per avviare una nuova attività economica, rimaniamo soltanto al 60esimo posto Una delle novità del rapporto di quest’anno (2017/2018) è l’avanzata degli Stati Uniti, al secondo posto della graduatoria mondiale, superando così Singapore, che scende quindi al terzo posto. Apparentemente questa classifica non risente ancora di un eventuale «effetto Trump», temuto a causa della politica commerciale protezionistica annunciata dalla nuova amministrazione americana, nonché dalla esitante riforma fiscale in politica economica. Decisioni che apparentemente non hanno compromesso l’economia americana. In proposito, il rapporto del WEF nota che l’economia americana

rimane una delle più concorrenziali al mondo, grazie alle capacità innovative, alla cultura d’impresa e al progresso tecnologico. Per quanto concerne l’Europa, si nota ancora il divario sensibile tra i paesi del nord e quelli del sud. Mentre Olanda, Germania, Svezia, Gran Bretagna e Finlandia contano tra le dieci migliori economie più competitive, paesi come la Spagna (al 34esimo posto), l’Italia (al 43esimo), la Grecia (all’87esimo) rimangono sempre su posizioni arretrate. Soltanto il Portogallo sorprende in modo positivo. Il paese iberico, nell’ultimo anno, ha guadagnato quattro posizioni, issandosi al 42esimo rango. Invece un paese industriale come la Francia è sceso al 22esimo posto, mentre tra i paesi in via di sviluppo la Cina (al 27esimo posto) è uno di quelli con i migliori successi. Come sempre, queste analisi, anche se ineccepibili da un punto di vista

scientifico, vanno considerate con una certa prudenza. Quella usata dal WEF considera fattori che possono determinare il livello di produttività dell’economia di un paese. Per valutarne il grado di competitività vengono considerate anche specificità regionali, che vengono assegnate a varie categorie: per esempio l’infrastruttura, le condizioni macroeconomiche, il livello di formazione della popolazione, il mercato del lavoro e la capacità innovativa. Queste categorie vengono valutate sulla base di dati concreti e completate da interviste ai dirigenti di importanti settori economici. Come in molti altri casi, la metodologia utilizzata può essere messa in discussione. Per esempio, per la Svizzera non sorprende la bassa considerazione in cui vengono tenute le infrastrutture portuali e l’ampiezza del mercato interno per un paese dalle ridotte dimensioni. Lo stesso dicasi anche per il grado di formazione nel settore del

commercio, dove scarseggiano i laureati di un’università. Difficile però valutare come queste situazioni particolari possano avere un influsso importante sulla competitività di un intero paese. In senso contrario, non sempre una buona quotazione significa che un’economia goda di una forte crescita di produttività, come alcune deboli quotazioni della Svizzera potrebbero suggerire. L’indice calcolato dal WEF è comunque un buon testimone della situazione di ogni paese. È molto ampio (137 paesi) e si basa su molti parametri (114 indicatori), accompagnati da commenti e osservazioni. Nell’esaminare la situazione della Svizzera, gli esperti del WEF non riscontrano debolezze assolute in tutti i parametri. Accanto a un buon clima politico, alle infrastrutture, al sistema finanziario e alla capacità innovativa, questo fatto è all’origine della posizione costantemente ai vertici fra tutti i paesi presi in considerazione.


Azione o.b.® ProComfort™

– per un comfort impareggiabile* e una protezione affidabile.

NUOVO con tecnologia Dynamic Fit™

it without hesitation

Espansione 3D:

per adattarsi naturalmente al corpo

conf. da 2

Canalini elicoidali:

15%

per un’efficiente distribuzione del flusso

Superficie SilkTouch®:

più facile da inserire & da togliere

8.40 invece di 9.90

Niente può fermarti!

o.b.® ProComfort™ Mini, Normal, Super o Super Plus Confezione doppia, 2 × 32 pezzi

* Nell’assortimento o.b.

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20% di riduzione.

da 2 pezzi

20%

di riduzione In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Tutto l'assortimento Garofalo (senza pasta fresca) a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione l'una, per es. Garofalo Linguine, 500g, 2.00 invece di 2.50


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

31

Politica e Economia Rubriche

Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi I costi della salute, un rompicapo Da qualche anno, l’ultima settimana di settembre, a Berna si ripete uno strano rito. Il consigliere federale responsabile della politica sociale convoca la stampa per comunicare quale sarà l’aumento del premio per l’assicurazione malattia nel corso dell’anno seguente. Siccome, anno per anno, il premio sale, per il consigliere federale in carica questo non è un bel momento. Per il 2018 l’aumento medio del premio della cassa malati per un adulto sarà in Svizzera pari al 4%. Per il Ticino si prevede un aumento pari al 4.5%. Sappiamo che l’aumento del premio per l’assicurazione malattia è dovuto all’aumento dei costi della salute. Questi non cessano di salire. Nel 2016 il loro tasso di aumento è stato pari al 3.8%. Stando alle previsioni del KOF, il tasso di crescita dei costi della salute sarà, quest’anno, del 3.9% e, nel 2018, del 4.1%. L’aumento del premio medio dell’assicurazio-

ne malattia per il 2018 corrisponde dunque all’aumento previsto dei costi della salute. Anzi, a livello nazionale, è addirittura inferiore di un decimo all’aumento dei costi. In fatto di costi della salute e del loro finanziamento attraverso i premi per le casse malati ci troviamo quindi davanti a un circolo vizioso. Il premio dell’assicurazione malattia sale perché i costi della salute salgono. Il tasso di crescita del 4% annuo significa che il raddoppio (dei costi come dei premi) si realizzerà in meno di 20 anni. Per frenare l’aumento del premio occorre poter arrestare la tendenza all’aumento dei costi. Per far questo occorre identificare quali sono i fattori che fanno aumentare i costi della salute. Gli specialisti del settore ci dicono che sono almeno tre. Il primo è rappresentato dall’invecchiamento della popolazione. I bisogni in prestazioni mediche aumentano in

modo molto significativo con l’età. In particolare essi sono molto elevati a partire dagli ottanta anni. Ora, la classe di popolazione con più di ottanta anni è quella che attualmente cresce più rapidamente. Per limitarci al caso del Ticino possiamo ricordare che, tra il 2015 e il 2040, l’effettivo di questa classe di popolazione raddoppierà, passando dalle ventimila alle quarantamila unità. Il secondo fattore rincarante è dato dai progressi nella tecnologia medica e nei medicinali. Le prestazioni dei nostri ospedali, degli specialisti, ma anche del medico di casa sono migliorate in modo enorme e continuano a migliorare grazie a questi progressi. Ma i nuovi apparecchi diagnostici e per le cure, come i nuovi medicinali, fanno lievitare, di nuovo in modo significativo, i costi della salute. C’è poi almeno ancora un terzo fattore che concorre a far salire i costi della salute: si tratta

del continuo aumento della domanda individuale di prestazioni mediche che non è determinato dall’invecchiamento della popolazione, ma dall’inclinazione verso il consumo di cure mediche (che varia tra le regioni del nostro paese e tra i diversi ceti sociali). Si tratta di un aspetto difficile da misurare e che non può essere discusso che prendendo le necessarie precauzioni per non cadere in stereotipi come quello di accusare gli abitanti delle grandi città, o quelli dei cantoni latini, di essere maggiori consumatori di cure mediche degli abitanti della campagna o dei cantoni di lingua tedesca. L’effetto congiunto di questi fattori è un aumento dei costi della salute molto superiore all’aumento delle risorse con le quali si possono finanziare, in particolare del reddito delle famiglie. Mentre i costi della salute salgono annualmente del 4%, il reddito delle famiglie conosce aumenti

che oscillano tra l’1 e l’1.5%. Questo significa che la quota della spesa famigliare da dedicare al finanziamento dei costi della salute continua a crescere. Il KOF prevede che, nel 2018, la famiglia media svizzera spenderà per la salute un importo prossimo ai 10’000 franchi. E se la situazione dovesse continuare a svilupparsi come lo ha fatto nel corso degli ultimi decenni, la spesa per la salute potrebbe presto diventare la quota più importante di spesa per i bilanci famigliari. Contenere l’aumento dei costi della salute è quindi diventato un vero imperativo per la nostra politica. Non mancano i rimedi e le ricette, suggeriti da destra e da sinistra. Gli uni puntano su un maggiore intervento dello Stato; gli altri sul potere taumaturgico del mercato. Finora, però, la forbice tra l’evoluzione dei costi della salute e quella delle risorse per il loro finanziamento continua a restare aperta.

primi 8 mesi del 2016. Lo rende noto il Noaa, l’Agenzia statunitense per lo studio dell’oceano e l’atmosfera, sul suo sito». Il testo viene subito ripreso da innumerevoli siti web e diffuso in rete praticamente senza cambiare una virgola e sbizzarrendosi con i titoli, a partire dal tranquillo «Terzo agosto più caldo di sempre». Nella vicina Repubblica due giorni dopo la notizia viene ampliata con queste aggiunte (fonte Adnkronos): «Nel complesso, per l’Italia, l’estate 2017 – secondo i dati Isac-Cnr – risulta la seconda estate più rovente dal 1800, seconda solo a quella eccezionalmente torrida del 2003 (+2.48°C quella di

quest’anno contro +3.76°C dell’estate 2003); oltre ad essere stata la quarta più siccitosa di sempre. A settembre tuttavia le precipitazioni sono più che raddoppiate con la caduta di ben il 127% in più di pioggia rispetto alla media sulla base dei dati Ucea relativi alla prima decade». Oltre ad essere risalito sino al 1800 il primato di agosto ha guadagnato un bellissimo qualificativo: siccitoso! Ma torniamo al dispaccio iniziale: se in artimetica non è cambiato nulla, gli anni 2015 e 2016 sono quelli che hanno preceduto l’anno corrente, cioè il 2017. Questo vale per noi, per l’agenzia statunitense che ha lanciato la notizia e anche per le redazioni dei siti online o dei quotidiani che l’hanno ripresa. Quindi si può, si potrebbe (anzi: si dovrebbe) redigere la notizia del «terzo agosto più caldo di sempre, a livello globale» appena archiviato, in questi termini: «Lo scorso mese è stato meno caldo, a livello globale, rispetto all’agosto 2016, rispettivamente all’agosto 2015. Anche il periodo gennaio-agosto è stato meno caldo rispetto ai primi 8 mesi dello scorso anno, cioè del 2016. Lo si può dedurre dai dati pubblicati dalla Noaa, l’Agenzia statunitense

per lo studio dell’oceano e l’atmosfera, sul suo sito». Il testo avrebbe un impatto un po’ differente, vero? Tanto da autorizzare anche un titolo diverso: «Ad agosto in calo la temperatura a livello globale». Per nulla falso rispetto allo scorso anno. E staccato da un sensazionalismo giornalistico difficile da maneggiare quasi come il surriscaldamento terrestre. Come noto Teleticino si è accaparrata da Upc MySports la trasmissione in diretta tv dei derby ticinesi di disco su ghiaccio. La direzione di Comano ammette la sconfitta. Si rammarica ma anche si rallegra, come dice nel comunicato. Poi aggiunge: «RSI impiega i propri mezzi finanziari in modo efficiente nell’interesse dei cittadini che pagano il canone, non può giocare liberamente al rialzo in situazioni come questa». Sante parole, fair-play esemplare, quasi esagerato. Fossi a Comano avrei aggiunto: «Se però vi viene in mente di scipparci il format di uno dei quattro-giochi-quattro che la Rsi trasmette ogni giorno in modo efficiente (venti alla settimana, oltre cinquecento all’anno: buona pesa) nell’interesse dei cittadini che pagano il canone, allora vi accorgerete di che pelli siamo fatti».

varia natura, di staccarsi e di autogestirsi. La risposta immediata al quesito la danno i sostenitori della causa catalana che sottolineano: non è un rifiuto della globalizzazione, questo, la Catalogna è europeista, vuole rimanere nel consesso europeo, è soltanto il governo spagnolo che va stretto, e di traverso. Ma non funziona così, non sono queste le regole del gioco: la Catalogna indipendente dovrebbe prima uscire dall’Ue, e poi rientrare. Il meccanismo prevede tra l’altro l’unanimità per il reintegro, ed è difficile pensare che la Spagna sarebbe disposta a dare il suo consenso, ma non è questo il punto politico più rilevante. Il punto è che una volta fuori dall’Ue si è trattati come un membro esterno, ci sono i dazi alla frontiera, c’è una valuta che non è l’euro, con conseguenze sul business e sulla finanza che non possono che essere negative. È sufficiente seguire la pena del negoziato sulla Brexit tra Londra e Bruxelles per sapere

che una sortita e un rientro porterebbero, come risultato immediato, un impoverimento assoluto. Basterebbe cambiare le regole, accettando l’istanza catalana e levandosi i toni punitivi tipici di Madrid e di Bruxelles, dicono i catalani: ma siamo sempre lì, per cambiare le regole – come le costituzioni – servono dialogo e mediazione, serve un processo e servono prospettive temporali di ampio respiro. Lo scontro, io voto al mio referendum anche se tu non vuoi, non porta a un cambiamento né a un miglioramento: è crisi permanente. Quando gli scozzesi sono riusciti a ottenere il loro referendum – ci sono voluti decenni e conflitti di ogni genere – hanno poi scelto di restare nel Regno Unito. Non senza sofferenze, sia chiaro, non senza pentimenti e nervosismi. Ma la solitudine con il portafoglio vuoto, il cuore e una capanna, alla fine non piace nemmeno al più romantico degli indipendentisti.

Zig-Zag di Ovidio Biffi Droni, dispacci e dispetti Verso metà settembre l’aeronautica militare britannica Raf (Royal Air Force) ha reso pubblico un video in cui, attraverso la telecamera installata su un suo drone armato, si poteva vedere un missile bombardare una piazza di Abu Kamal, nei pressi di Deir ez Zor, in Siria, dove militi dello Stato Islamico stavano preparando un’esecuzione pubblica. Il video, proposto dai portali del maggiori quotidiani del mondo, è subito diventato virale. Fin qui niente di eccezionale: non è la prima volta che sui social-media arrivano video violenti a mischiarsi con quelli in cui gattini o cani documentano la scarsa intelligenza di chi li sta ritraendo. Ormai tutto è sdoganabile sul web: scene dal macabro in su? Sì, purché precedute da espliciti avvisi, oltre che dalla pubblicità per uno yogurt con proprietà mirabili o per un biscotto che i bambini inzuppano beati. Comunque, dopo aver visto saltare in aria un tribunale «open air» dell’Isis, spengo l’iPad ed esco sul balcone per una boccata d’aria. In cielo noto una luce che si muove lenta a sudovest e avverto un rumore sempre più distinto; vedo anche che la luce diventa blu, poi arrivo a distinguere un fascio

di luce che viene proiettato roteando verso il basso... È un drone! Forse quello pubblicamente contestato (fa troppo rumore...) delle Guardie di confine! Penso per un attimo a quello della Raf visto sull’iPad, poi corro ad aprire il tablet e l’app Flightradar 24 per curiosità. Nessun drone su Lugano, dice. Sono più tranquillo, anche se lo sento ancora. Sempre a metà del mese scorso, l’agenzia Ansa ha diffuso questo dispaccio: «Lo scorso mese è stato il terzo agosto più caldo di sempre, a livello globale, dietro solo ad agosto 2016 e 2015. Il periodo gennaio-agosto è stato invece il secondo più caldo di sempre, preceduto solo dai

Affari Esteri di Paola Peduzzi Catalogna, il cuore e una capanna Andremo avanti, vogliamo la nostra indipendenza, dicono i leader catalani, mentre Madrid offre il suo volto duro, durissimo, anche quando a parlare è il re. Lo scontro tra due esigenze, autonomia e centralizzazione (quest’ultima sancita dalla Costituzione di Spagna), non è destinato a risolversi in fretta, e pone molti interrogativi al resto del continente europeo: per ora da Bruxelles, tra impaccio e poche idee, c’è solo un invito al dialogo. Si parla della possibilità di un inviato-mediatore dall’esterno – circolano molti nomi, dall’ex premier inglese Tony Blair al team del negoziato nordirlandese, soprattutto il diplomatico George Mitchell, alla capa della diplomazia europea Federica Mogherini – ma la necessità stessa di delegare a uno straniero un dialogo interno, profondo, identitario, culturale, è di per sé un fallimento. Di Madrid, certamente, che ha liquidato le richieste autonomiste, ma anche dei catalani, che rifiutano le

mediazioni e ripetono: la nostra battaglia indipendentista si fermerà solo con l’ottenimento dell’indipendenza. Lo spettacolo cui assistiamo non è dei migliori, e le immagini arrivate dalla domenica del voto illegale per il referendum – attenzione alle manipolazioni e ai fake! – resteranno indelebili nel racconto di questo conflitto. Basta guardare i media russi per capire fino a che punto è arrivato il cortocircuito: la polizia del governo centrale che impedisce ai catalani di votare è un’arma di propaganda semi invincibile per Mosca e per Vladimir Putin. Non fateci mai più la morale voi europei, dicono i commentatori filogovernativi russi: ci criticate per come trattiamo le proteste qui da noi, ci avete accusato di ogni nefandezza per aver represso le piazze eurofile nelle nostre ex Repubbliche, soprattutto il Maidan ucraino, e ora guardatevi, non fate votare i vostri stessi cittadini. Mosca se n’è già approfittata

mandando in galera per la terza volta nel giro di un anno il suo rivale più iconico, Andrej Navalny, ed è appena superfluo ricordare che le indipendenze dai regimi sono affare diverso rispetto alla secessione dai governi centrali e democratici di aree floride e benestanti in giro per l’Europa. Ma la propaganda è bella che confezionata, così come è davvero difficile spiegare che ogni caso ha la sua storia e le sue conseguenze, e non tutto è sempre paragonabile: il premier serbo, per dire, ha criticato Bruxelles e il suo «doppio standard». Non vuole l’indipendenza catalana, ma ha accettato la secessione del Kosovo senza nemmeno la necessità di un referendum, dicono i serbi. Ritornano storie antiche, si mischiano con odi e ambizioni moderne, e noi restiamo qui in mezzo a interrogarci sul significato degli Stati, sull’autodeterminazione dei popoli, sulla pretesa, nel 2017 alle prese con isolazionismi di


Azione GIÀ provato?

20%

7.10 invece di 8.90 710 NESCAFE AZERA Espresso Lattina da 100g

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

33

Cultura e Spettacoli In festa con la Sjso Pro Senectute festeggia i suoi 100 anni al LAC con Charlie Chaplin e una giovane orchestra

Il genio della chitarra A colloquio con il chitarrista Ralph Towner, che sarà a Ligornetto il 14 ottobre pagina 37

Fotografare e/o scrivere Il rapporto tra fotografia e letteratura non è sempre stato idilliaco: ce ne parla un libro pagina 39

pagina 35

Filippini e Poma Alla Galleria Poma le opere esposte raccontano il sodalizio di Felice Filippini e Paolo Poma

pagina 41

Lascivia e divozione Mostre Il Cinquecento fiorentino

a Palazzo Strozzi

Gianluigi Bellei Il Cinquecento è un secolo cruciale per la cultura moderna. Nel 1492 Cristoforo Colombo sbarca in America e nello stesso anno i Mori vengono cacciati dalla Spagna. Nel 1517 inizia l’era della Riforma protestante. Basterebbero questi avvenimenti per inquadrare un periodo complesso e contraddittorio. Ma sono anche gli anni di Erasmo da Rotterdam che, nel 1509, pubblica L’elogio della follia, di Nicolò Copernico con Rivoluzione degli astri celesti, di Andrea Vesalio con la sua Costruzione del corpo umano, entrambi del 1543, di Giordano Bruno che pubblica De l’infinito, universi e mondi nel 1584; ma anche di Ludovico Ariosto che scrive L’Orlando furioso nel 1516, di François Rabelais con gli Orribili e spaventevoli fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel… Michelangelo Buonarroti dipinge la Cappella Sistina e il Giudizio universale, Leonardo da Vinci il Ritratto di Monna Lisa. Sono gli anni nei quali termina il Rinascimento e inizia a Roma nel terzo decennio, sotto il papato di Clemente VIII della famiglia Medici, la Maniera moderna. Un periodo felice nel quale la maggior parte degli artisti più importanti sono chiamati nella città eterna a lavorare. Fino al 1527 quando Roma è invasa dai Lanzichenecchi nel cosiddetto Sacco. Inizia così la diaspora e gli artisti tornano a Firenze, in Emilia, a Venezia fino alla Reggia di Fontainebleau, contribuendo alla diffusione della Maniera in tutta Europa. In quegli anni tra Roma e Firenze l’arte italiana avrebbe raggiunto la perfezione, superiore a quella degli antichi. Tutti ne erano consapevoli, come testimonia Giorgio Vasari nelle sue Vite. La pittura e la scultura fino al tardo Medioevo erano ritenute arti meccaniche, che richiedevano solamente un’abilità manuale, e quindi pagate a ore, al contrario di quelle liberali considerate superiori. Queste erano suddivise nell’arte del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del Quadrivio (aritmetica, musica, astronomia, geometria). Nel Cinquecento, grazie ad artisti del calibro di Raffaello, Michelangelo e Leonardo, la pittura ottiene pari dignità delle arti liberali: proprio a Firenze nel 1563 nasce l’Accademia delle arti e del disegno. Uno dei dibattiti che ha portato a questo risultato è stato quello sul fine delle arti. All’interno di questo ha avvio la disputa riguardante la superiorità della pittura o della scultura. Per questo Benedetto Varchi organizza un’inchiesta fra gli artisti e chiede un parere scritto a Vasari, Pontormo, Bronzino, Cellini, Tribolo, Francesco da Sangallo, Tasso e, infine, a Michelange-

lo. Nel 1546 (secondo lo stile fiorentino, in realtà nel 1547) viene pubblicata la famosa Lezzione di Benedetto Varchi, nella quale si disputa della maggioranza delle arti e qual sia più nobile, la scultura o la pittura, fatta da lui pubblicamente nella Accademia Fiorentina la terza domenica di Quaresima, l’anno 1546. Il Varchi se la cava benissimo e alla fine trova la soluzione: «Dico, adunque, procedendo filosoficamente, che io stimo, anzi tengo per certo, che sostanzialmente la scultura e la pittura siano un’arte sola». Nel 1550 esce la prima edizione delle Vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori del Vasari il quale risolve il confronto con l’equità del Varchi. Nella seconda edizione del 1568, invece, cambia idea e dà la preferenza alla pittura. Palazzo Strozzi a Firenze dedica una mostra agli artisti in città nel Cinquecento. È l’ultima esposizione della trilogia curata da Carlo Falciani e Antonio Natali iniziata con il Bronzino («Azione» 8 nov. 2010) e proseguita con Pontormo e Rosso Fiorentino («Azione» 28 apr. 2014). Settanta dipinti dei quali 17 restaurati per l’occasione. Fra questi Il trasporto di Cristo, noto come la Deposizione, di Jacopo Carucci detto il Pontormo del 1526-1528, da sempre nella Cappella Capponi di Santa Felicita e ora in esposizione assieme alla Deposizione dalla croce di Volterra del 1521 del Rosso Fiorentino e al Cristo deposto di Besançon del 1543-45 circa del Bronzino. Il restauro della Deposizione del Pontormo ha rivelato tra l’altro che l’artista non ha lavorato con l’olio bensì con la tempera all’uovo, mescolando quindi i pigmenti non con l’olio di lino ma con il bianco dell’uovo fresco. Un accostamento, questo dei tre dipinti, particolarmente stimolante perché mette a confronto opere emblematiche, quasi come un manuale di storia dell’arte. Gli irregolari Pontormo e Rosso accanto al tradizionale Bronzino. Nei primi due troviamo delle composizioni asimmetriche e una forte espressività. Il dipinto del Pontormo è come una danza allucinata dove il pathos emerge dalle inconsistenze delle figure. Quello del Rosso è di una tragicità irreale, un po’ astratto con quelle scale geometriche sulle quali si arrampicano i personaggi. Il dipinto del Bronzino gioca tutto sulla pulizia formale e sulla simmetria che si incrociano in una chiarezza razionale. L’esposizione si concentra sulla seconda metà del secolo. Per Bronzino, scrivono i curatori Falciani e Natali, nella mostra del 2010, si era cercato di vanificare l’interpretazione di un Agnolo algido manierista per presentarlo come artista «capace di frequentare i registri più vari». Per il Pontormo e il Rosso tre anni

Giambologna (Douai 1529 circa-Firenze 1608) Fata Morgana, 1572. (Collezione privata, Courtesy of Patricia Wengraf Ltd.)

fa si era badato a inquadrare il dialogo fra loro due e nel contempo a rilevare la «differente tempra». La mostra odierna, invece, vuole sfatare il mito ricorrente incentrato sul fatto che per Firenze il primo Cinquecento abbia rappresentato l’apogeo. Si sono così scelti due indirizzi: il sacro e il profano. Il sacro messo in relazione alle conseguenze del Concilio di Trento dopo il 1563. Il Cardinale Gabriele Paleotti nel suo Discorso intorno alle immagini sacre e profane del 1582 si fa interprete della lezione tridentina sostenendo la «più alta idealità del pittore devoto» e ritenendo che non serva una disputa sul primato delle arti bensì un’educazione del popolo e, per fare questo, le immagini devono essere comprensibili, facili, leggibili. Già da prima Andrea del Sarto nel suo Compianto su Cristo morto del 1523-24 si fa interprete ortodosso del concetto di transustanziazione, ovvero della presenza del Cristo nell’ostia consacrata, come si può notare dall’ostia in primo piano davanti al corpo di Cristo. Pontormo nella sua Deposizione è meno diretto. Il sacrificio eucaristico è svelato dagli angeli che depongono il corpo di Cristo sull’altare come «offerta di pane degli angeli». Ma sono le pale d’altare

che danno il senso dell’ideologia controriformista sostenuta da Cosimo de’ Medici. Vengono così abbattuti i tramezzi delle chiese che dividevano i laici dai religiosi. I dipinti raffiguranti episodi sacri risultano a tutti comprensibili con i personaggi vestiti in abiti moderni. Nella sala dedicata alle pale d’altare spicca la Resurrezione di Santi di Tito del 1574 con il suo incandescente e contorto movimento dei personaggi che sono una summa di naturalismo e disegno fiorentino. Oppure la Visione di San Tommaso d’Aquino, sempre di Santi di Tito, con le due donne, sostengono i curatori, belle come attrici. L’aspetto lascivo è contenuto nei nudi delle immagini profane che illustrano varie allegorie e miti. Il doppio registro, fra sacro e profano, è rappresentato nello Studiolo di Francesco I che si trova a Palazzo Vecchio, ma soprattutto nel parco della Villa «Il Riposo» nei pressi di Firenze, dove il devoto Bernardo Vecchietti aveva riunito un tabernacolo con un affresco illustrante l’episodio di Gesù che incontra la samaritana al pozzo assieme alla scultura della Fata Morgana del Giambologna mentre esce nuda dall’acqua. Due donne, una vestita e una

nuda, e due acque, una fresca e fugace e l’altra che disseta per sempre. Raffaello Borghini nel 1584 descrive così la scultura del Giambologna: «Una bellissima donzella ignuda di marmo in atto d’uscir d’un antro, et una mano si pone al delicato petto, e l’altra sostiene una conca marina da cui innalzandosi ricade nel vaso l’acqua, che ariento vivo sembra». L’esposizione termina con il Martirio di San Giacomo e Josia, una grande tela del 1605 dipinta da Lodovico Cardi detto il Cigoli, fulcro del passaggio dal Manierismo al Barocco, con uno stile eclettico che unisce la scuola fiorentina a quella emiliana e veneziana. Chi fosse in astinenza di arte contemporanea vada in Piazza Signoria a vedere, dello svizzero Urs Fischer, Big Clay#4 and 2 Tuscan Men. Dove e quando

Il Cinquecento a Firenze fra Michelangelo, Pontormo e Giambologna. Firenze. Palazzo Strozzi. A cura di Carlo Falciani e Antonio Natali. Orari: 10-20, giov. 10-23. Catalogo Mandragora. Fino al 28 gennaio. www.palazzostrozzi.org


30% di riduzione. 30% ad es. Exelcat™ Teneri Bocconcini

Variiietà gustttosa

Misto di pollame o carne 24 × 85 g, 12.35 anziché 17.70

per avventurieri!

In vendita nelle maggiori filiali Migros. SU TUTTI I PRODOTTI EXELCAT™ RAFFIGURATI. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK 03.10.17 12:13

Il mammo, una meraviglia dei mari

Sensibilità femminile

Solo le mamme sanno cosa significa partorire. Fatta eccezione per i maschi di cavalluccio marino. Le femmine depongono infatti le uova in un apposito marsupio dei maschi che provvedono a fecondarle, nutrirle e covarle. Dopo circa dodici giorni, sono loro che danno alla luce i piccoli, passando attraverso le doglie del parto. Per altre meraviglie: mari.wwf.ch

Proteggiamo le meraviglie della natura.

SPINAS CIVIL VOICES

EXL_Ins_Migros_Aktion_209x141_KW41_dfi.indd 7


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

35

Cultura e Spettacoli

Giovani, musica e Charlot

Aronofsky nettamente sopra le righe

Concerti A colloquio con Emanuele Zanforlin, musicista ticinese che si esibirà con

l’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù in occasione dei cento anni di Pro Senectute

Filmselezione Fra

le pellicole più attese a Venezia

Enrico Parola «Penso che questa orchestra sia la rappresentazione artistica, oserei dire l’incarnazione ideale della Svizzera: mette insieme chi parla italiano, francese e tedesco creando un’armonia assoluta sulla base di un linguaggio comune, quello della musica». Non filosofeggia Emanuele Zanforlin, 22enne violinista di Morbio Superiore, uno dei pochi ticinesi che fanno parte della SJSO (Schweizer Jugend-Sinfonie-Orchester), l’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù. «Siamo tra i sessanta e gli ottanta strumentisti, tutti tra i 15 e i 25 anni, scelti attraverso un concorso selettivo. Ci ritroviamo per due giorni di prove, quindi prima dei concerti o delle tournée ci immergiamo nel programma isolandoci per una settimana a SanktMoritz».

Fabio Fumagalli * Madre! (Mother!) di Darren Aronofsky, con Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Michelle Pfeiffer, Ed Harris (Stati Uniti)

L’appuntamento è al LAC il prossimo 22 ottobre, quando la SJSO musicherà Tempi moderni di Chaplin

L’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù durante un concerto.

abbiamo suonato alcuni autori svizzeri e la Quarta sinfonia di Brahms, uno dei monumenti del tardo romanticismo. A gennaio ho vinto il concorso e sono entrato stabilmente nell’organico dell’orchestra». L’incarnazione ideale dell’idea di Svizzera, come dice Zanforlin, sembra un mondo a parte fatto tutto d’arte. E questo è evidente al più tardi quando il discorso torna alla settimana in Engadina, trascorsa più tra le note che tra le montagne: i normali passatempi per teenager e ragazzi poco più che ventenni possono essere vissuti anche altrove, trovarsi in compagnia di settanta coetanei che condividono una passione non così comune come la musica classica in effetti non capita tutti i giorni; anzi, in modo così speciale solo nei giorni di Sankt-Moritz e negli altri momenti in cui l’orchestra si riunisce. «Però siamo ragazzi normali e oltre a passare tantissime ore, anche intere giornate, a suonare, usciamo a mangiare la pizza o bere la birra, organizziamo anche feste e balli dentro all’hotel. E non saprei proprio dire che cosa in particolare mi porto nel cuore

e nella memoria quando torno a casa: è stata una forte esperienza artistica – questa primavera abbiamo preparato la tournée italiana che ci ha portato in città importanti come Venezia e Firenze – ma allo stesso tempo è stata una vera vita, fatta di tanti momenti. Anche l’ultima volta tornando a Morbio continuavo a ripensare alle prove, alle bevute e alle battute, alle risate e alle nottate; rimangono le tracce di un’esperienza che mi fa crescere come musicista ma anche i rapporti con le persone, le nuove amicizie che poi proseguono anche fuori dalla musica». Volti che rivedrà proprio in questi giorni per preparare il concerto che la SJSO terrà al LAC domenica 22; un concerto straordinario che celebra i cent’anni di Pro Senectute, un concerto spettacolare e particolare: verrà proiettata la celebre pellicola di Charlie Chalin Tempi moderni, l’orchestra eseguirà dal vivo e in sincrono la colonna sonora. «A chi sta fuori può sembrare particolarmente difficile suonare al ritmo delle immagini, ma la partitura reca tantissime e precisissime indicazioni di metronomo perché

le note siano sempre sincronizzate; e comunque il lavoro principale spetta al direttore, è lui a guidarci». Nella sua storia l’orchestra ne ha incontrati di prestigiosi, come Nello Santi, mito vivente del podio che la diresse nel 2001 per il centenario verdiano; ha suonato anche con solisti d’eccellenza come il violinista Oistrach. «Questa volta ci dirige Ludwig Wicki, una bacchetta esperta, ci insegna molto. Una volta ho sentito un intervistatore che gli chiedeva se avesse un modo diverso di dirigere un’orchestra giovanile rispetto a una di professionisti; ha risposto che è lo stesso nella sostanza musicale, però con noi giovani, ancora con poca esperienza, deve accentuare i gesti, ripetere più spesso e soprattutto avere più pazienza. Ma poi i risultati arrivano e si sentono». Dove e quando

Charlie Chaplin live, Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù diretta da Ludwig Wicki, LAC, Lugano, 22 ottobre 2017 (ore 17.00). Info: www. lugano.lac.ch

Biglietti a prezzo speciale per i lettori di «Azione» In occasione del concerto previsto al LAC di Lugano il 22 ottobre 2017 (ore 17.00) dell’Orchestra Sinfonica Svizzera della Gioventù, nell’ambito della tournée promozionale per i 100 anni di Pro Senectute, «Azione» mette in palio quale media partner dell’evento 100 biglietti al prezzo speciale, con uno sconto del 50%. Per usufruire dello sconto sono possibili due procedure: Online: sul sito www.prosenectute.ch/ concerto è presente un link diretto alla biglietteria www.ticketcorner.ch. Inserendo il codice «Azione» sarà possibile acquistare i biglietti a prezzo speciale. In biglietteria: alla cassa del LAC di Lugano Arte Cultura si può presentare questo talloncino, citando il codice promozionale «Azione2017».

Keystone

Nello stesso albergo, il Laudinella, dove l’orchestra tenne il suo primo concerto 46 anni fa: era il 2 gennaio 1971, c’erano attesa e soprattutto curiosità attorno all’idea per nulla folle ma non certo facilmente realizzabile che avevano avuto a fine anni Sessanta Roman Jann e Christoph Reimann. Grazie alla loro caparbietà e al sostegno di alcuni mecenati l’idea divenne realtà e nel 1969 a Zurigo si tenne la prima assemblea generale dell’orchestra; la seconda il 29 aprile del 1970, che diede il vero avvio dell’attività e portò, l’anno successivo, al primo concerto. «Da allora ogni primavera torniamo a Sankt-Moritz per una settimana di full-immersion, ancora al Laudinella» racconta Zanforlin. Una settimana piena di musica: «Proviamo anche sei-sette ore al giorno, nelle pause ci si ritrova a piccoli gruppi e si fa ancora musica assieme: trii, quartetti, quintetti, altri ensemble più o meno improvvisati. Siamo tutti giovani, stiamo muovendo i primi importanti passi nella musica, abbiamo tutti un entusiasmo e una voglia di suonare enormi, ci troviamo davanti un’occasione eccezionale con cui condividere e approfondire la nostra passione; anche se può sembrare strano dall’esterno, nonostante le lunghe prove decidere di suonare ancora tra di noi è la cosa più spontanea, rilassante e giocosa che si possa pensare». Qui Zanforlin condivide la passione che l’ha incuriosito da piccolino e l’ha definitivamente conquistato quando frequentava la prima media: «Io ho conosciuto la classica a sette anni: rovistando in un armadio dei miei genitori saltarono fuori, casualmente, delle musicassette di Mozart e Beethoven; iniziai ad ascoltarle e rimasi colpito. La folgorazione ci fu però solo a undici anni, quando comprai il primo cd: le Quattro Stagioni di Vivaldi; decisi che avrei voluto suonare il violino. Capii di avere stoffa dopo una solenne sgridata della mia insegnante: io improvvisavo, suonavo ad orecchio le melodie che mi piacevano, strimpellavo le Quattro Stagioni. Lei mi disse, davanti ai genitori, che se volevo buttar via il talento che vedeva in me avrei dovuto cambiare insegnante; mi convinsi dei miei mezzi e iniziai a studiare seriamente». Ora studia a Friburgo «dove ho conosciuto la realtà delle orchestre giovanili; lo scorso ottobre sono stato coinvolto come «aggiunto» a un progetto della SJSO:

Qualcuno ha detto che è tutta colpa di quel punto esclamativo, posto dopo il titolo di Madre! Nulla di più azzeccato. Che Darren Aronowsky fosse un cineasta ambizioso e pure dotato, ma non un mostro dell’autocontrollo era cosa nota. Perlomeno, fuori dalla cerchia che del regista ha fatto da tempo un oggetto di culto: oltre che di un sommo addetto al tema dell’immortalità. Titolo di stima, che non gli ha comunque valso di girare più di una mezza dozzina di opere, nell’arco di diciotto anni. Ma una sola indimenticabile, The Wrestler (2008), e questo grazie anche a Mickey Rourke, reduce dal suo celebre periodo tormentato; fagocitato, materialmente ma più ancora mentalmente, dalla pellicola. Dopo la riuscita, anche commerciale, de Il cigno nero (2010) e il laborioso, apocalittico Noé (2014), ecco allora che la discesa verso l’ossessiva chiusura in sé stesso rappresentata da Madre! poteva apparire congeniale al regista. Tanto da garantire al film, grazie anche al suo cast sontuoso, una delle maggiori attese alla recente Mostra di Venezia; e perlomeno la prima parte della pellicola (benché da subito debitrice di momenti che appartengono di diritto a Bergman, Polanski e pure Von Trier) sembra non volere disattendere nessuno. Osservata secondo l’ottica della protagonista, una coppia s’installa in una casa isolata in campagna; mentre verremo a sapere che era stata distrutta (prima di una delle infinite metafore) da un incendio. Lui (Javier Bardem, progressivamente distratto) è lo scrittore in crisi di ispirazione. Lei (la giovane star del cinema mondiale, Jennifer Lawrence) si occupa delle faccende domestiche e di tinteggiare, questo prima di rimanere (a fatica) incinta. Giunge allora una coppia di bizzarri, ben presto inquietanti sconosciuti (Ed Harris e Michelle Pfeiffer) che lo scrittore accoglie con un entusiasmo incontenibile, incomprensibile allo spettatore, oltre che alla stessa padrona di casa. Diffidenza largamente condivisibile, vista la moltiplicazione degli intrusi che non tarderà a verificarsi. Inizialmente, a turbare quella parvenza di intimità, sarà una serie di ammiratori apparentemente pacifici, dello scrittore. Ben presto, però, un’orda di voraci invasori (accompagnati dalle relative metafore) porterà alla distruzione delle suppellettili, e non solo, permettendo così allo scrittore di ritrovare l’ispirazione. Come lasciava presagire il punto esclamativo del titolo, siamo nel campo dirompente dell’enfasi. Se eravamo catturati progressivamente dalla suspense, se eravamo rassegnati ma consapevoli della presenza dell’horror, eccoci definitivamente fagocitati da una deriva proveniente dal fatto che tutto si svolga sopra le righe. E che dunque non perdona.


NUOVO

Contro il bruciore da

MAL DI GOLA…

Antidolorifico Antinfiammatorio Efficace fino a 3 ore Disponibile a vostra

Settembre 2017

Pastiglie da succhiare con aroma all’arancio, senza zucchero

È un medicamento omologato. Legga il foglietto illustrativo. Sandoz Pharmaceuticals AG, 6343 Rotkreuz


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

37

Cultura e Spettacoli

Il jazz e la chitarra classica Personaggi Intervista a Ralph Towner, che sarà in concerto al Museo Vela

di Ligornetto sabato 14 ottobre

Rete Due Primo

concerto della rassegna Tra jazz e nuove musiche 17/18

Alessandro Zanoli Un finesettimana intenso, dedicato alle chitarre, attende il nostro cantone. Da un lato la tre giorni «Chitarre dal mondo» organizzata dall’Associazione Amici della chitarra presso il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano il 13, 14 e 15 ottobre. Si tratta di un festival con ben 6 concerti e workshop di vario tipo che intendono attirare l’attenzione su questo magnifico strumento (informazioni di dettaglio su www.amicidellachitarra. com). D’altro canto, sabato 14 ottobre alle 18.00, al Museo Vela di Ligornetto, uno dei più famosi chitarristi contemporanei, l’americano Ralph Towner, terrà un recital di sue musiche in cui sarà anche accompagnato dal chitarrista varesino Claudio Farinone. Towner è indubbiamente uno dei maggiori solisticompositori del 900. Attivo in ambito prevalentemente jazzistico, ha ricavato per sé e per il suo celeberrimo gruppo, Oregon, una nicchia di grande originalità, all’incrocio tra la musica folk e il jazz. Ne abbiamo parlato con lui. Signor Towner, è molto tempo che non la si sentiva più dalle nostre parti: ricordo un suo concerto con gli Oregon molti anni fa al Festival di Chiasso. In Ticino comunque è stato di recente, per registrare il suo nuovo album, all’Auditorium RSI di Lugano.

Mi ricordo di Chiasso, certo. My Foolish Heart è il secondo disco che registro a Lugano, per l’ECM. Non ho pensato a un album con una caratteristica tematica particolare. L’unico desiderio era creare una sequenza di brani che avesse una sua logica, una sua naturalezza nell’ordine, un suo pensiero musicale.

Ha scelto come titolo del disco quello dell’unico brano che non è stato composta da lei ma è uno standard famoso: come mai?

Concorsi

Da giovane, quando stavo studiando pianoforte e stavo elaborando il mio stile, mi era capitato di ascoltare un disco del gruppo di Bill Evans, Waltz for Debbie, e la prima traccia era proprio My Foolish Heart. Il pezzo mi colpì profondamente. Io stavo proprio dedicandomi al pianoforte e capii che mi sarebbe piaciuto suonare il piano così. Sono cresciuto musicalmente in un periodo storico, a New York, in una generazione degli anni 60, in cui tutti

giochi@azione.ch

Maria ed Egberto, duo inatteso

È nato nel 1940 nello stato di Washington. (SRF)

noi musicisti eravamo stati particolarmente influenzati dall’album storico di Evans e da quel pezzo, ciò che ha influito sul mio modo di suonare in seguito anche la chitarra.

avevamo a disposizione anche il suo enorme talento. Certo, da questo punto di vista era una sfida particolare già soltanto riuscire a integrare nella nostra musica il suono delle tabla.

Nella fase di produzione non è stato inserito nessun riverbero elettronico: si tratta proprio del riverbero naturale dell’Auditorium della Radio.

Certo, abbiamo cercato di trovargli un successore e abbiamo incontrato Trilok Gurtu. Anche lui era molto più che un semplice musicista di jazz, più ancora di quanto non lo fosse Colin. Trilok è rimasto con noi per sette anni.

A proposito della registrazione di Lugano: il suono della sua chitarra è molto bello.

Parliamo della band di cui lei è membro dagli anni 70, gli Oregon. Qualcuno dice che fosse il primo gruppo di New Age music oppure primo gruppo di World music. Io penso che fosse un gruppo decisamente jazz, perché aveva una carica di swing formidabile...

(Ride) Non mi interessa molto il discorso sulle etichette musicali ma quello che le posso assicurare è che abbiamo passato tutti molto tempo suonando nei gruppi jazz sulle scene di New York, prima di fondare gli Oregon. Ma penso che ciò che era specificamente interessante in quella band era il fatto che il nostro fiatista, Paul McCandless, era un docente di oboe, e suonava anche il sassofono e il clarinetto basso. E quindi potevamo utilizzare tutti quei colori strumentali. Un altro membro, Colin Walcott, era stato un allievo di Ravi Shankar, per il sitar, e di Alla Rakha per le tabla, ma poteva anche fungere da percussionista classico. Quindi noi

Quando Colin Walcott è morto siete rimasti per un periodo disorientati?

Con il passare del tempo la formazione si è mantenuta ed oggi avete integrato un nuovo contrabbassista, Paolino Dalla Porta. Glenn Moore si è quindi definitivamente ritirato?

Glenn ha detto semplicemente che non riusciva più a reggere i ritmi delle tournée. Conosco Paolino da molti anni, mi piace molto come suona e chiedergli di venire con noi è stato semplice. Si è unito a noi due settimane prima del tour, quando Glenn Moore ha dato forfait. Abbiamo provato insieme e fin dall’inizio ci è apparso chiaro che poteva integrarsi perfettamente. Il suo suono è molto simile a quello di Moore; l’ha cambiato per adattarsi a voi?

No, ha mantenuto il suo modo di suonare. È la cosa da fare quando alla band si aggiunge un nuovo membro: si deve accordare la musica del gruppo al nuovo partner. Non viceversa. Se si vuole suonare come un buon gruppo,

bisogna che il nuovo membro porti una ventata di freschezza, in modo da aggiornare l’intero repertorio.

A Ligornetto lei suonerà alcuni suoi brani con Claudio Farinone... cosa ha pensato quando lui le ha chiesto di registrare un album con le sue musiche?

Stava studiando con me, è venuto a Roma a trovarmi e l’ho aiutato a scegliere i brani: gliene ho dati alcuni, lui ci ha lavorato sopra. Ha lavorato davvero sodo, lui è anche un bravo improvvisatore. Durante il concerto si unirà a me per eseguirne alcuni. Lui conosce già molti dei miei pezzi: ne suoneremo tre. Li ha già suonati anche con altri musicisti, oltre al disco che ha dedicato alla mia musica. È già venuto da me a Roma e abbiamo già fatto una prova di un giorno, per prepararci. Come si sente a scoprire che ci sono musicisti che la considerano un compositore? Si sente più vecchio?

Se è per quello mi sento già vecchio comunque...(ride). Da un certo punto di vista mi rendo conto che c’è molta della mia musica che non potrei più suonare. Si tratta di partiture che sono molto adatte alla chitarra classica, fondamentalmente. Del resto io non ho mai potuto suonare nemmeno la chitarra elettrica: mi interessava ma non sono mai riuscito, nemmeno al college. Mi sono dedicato ad altri strumenti, come il piano, la tromba, il corno francese. Persino, il bassotuba...(ride).

Film Festival Diritti Umani Cinema Corso, Lugano Dal 10 al 15 ottobre 2017

Tra jazz e nuove musiche Maria João & Egberto Gismonti Auditorio RSI, Lugano Besso Giovedì 19 ottobre , ore 21.00

B10 - Biennale dell’immagine Borderlines. Città divise / Città plurali Vari luoghi, Chiasso Dal 7 ottobre al 10 dicembre

Biglietti e pass in palio

Biglietti in palio

Biglietti in palio

Quarta edizione della manifestazione cinematografica dedicata ai Diritti dell’Uomo che, attraverso il linguaggio della settima arte, vuole essere lo stimolo di discussione e approfondimento su temi di forte attualità. Una rassegna che volge lo sguardo su temi come il rapporto con il diverso, l’accoglienza, la solidarietà e il senso della dignità umana.

Maria João: voce Egberto Gismonti: piano e chitarre

Una manifestazione che ormai alla decima edizione è un punto d’incontro imperdibile di innovazione creativa, focalizzata su fotografia e arti visive contemporanee. Video e cinema rientrano nelle arti d’interesse di questa esposizione promossa dal Comune di Chiasso. Un ambito disciplinare tra i più originali in Svizzera in evoluzione continua.

Il programma del festival su: www.festivaldirittiumani.ch

Programma e informazioni: www.rsi.ch/jazz

Programma e informazioni: www.biennaleimmagine.ch

Regolamento Migros Ticino offre ai lettori biglietti gratuiti per le manifestazioni sopra menzionate (max. due biglietti per economia domestica). La partecipazione è riservata a chi non ha beneficiato di vincite negli scorsi mesi.

Per aggiudicarsi i biglietti basta inviare una email entro mercoledì 11 ottobre a mezzanotte (eccetto Festival Film Diritti Umani, per il quale il termine è martedì 10 ottobre, ore 12.00) indicando il proprio nome, cognome, indirizzo postale e il titolo

della manifestazione a cui si vorrebbe assistere. I vincitori saranno estratti a sorte fra tutti i partecipanti e riceveranno conferma via email.

Due maestri della musica contemporanea, a cavallo tra jazz e word music.

Biglietti in palio per gli eventi sostenuti dal Percento culturale di Migros Ticino

Un’accoppiata inedita, inattesa e però, sulla carta, capace di suscitare grandi aspettative. Vedere avvicinati i nomi di una delle più interessanti vocalist emerse negli ultimi anni e di un vero e proprio guru nella storia della musica ethno-jazz mondiale, suggerisce la possibilità di uno spettacolo dalla ricchezza creativa unica. A unirli è sicuramente la matrice latina della loro prospettiva artistica: portoghese la João, brasiliano Gismonti, nel corso degli scorsi anni hanno dato un’ampia dimostrazione della loro capacità di rielaborare in chiave moderna gli spunti forniti dalla tradizione musicale delle loro terre di appartenenza. D’altro canto, entrambi si sono dimostrati sperimentatori senza remore, capaci di portare la propria ricerca musicale in contesti inattesi, coraggiosamente fuori dagli schemi. Gismonti, dall’alto di una capacità strumentale che verrebbe da definire sovrumana, è un chitarrista che con le sue scelte stilistiche ha rinnovato in modo magistrale la tradizione dello strumento. Oltre a ciò è un pianista di grandissima sensibilità e modernità. Con quest’attitudine strumentale ha saputo traghettare la musica folk della tradizione carioca, un bacino di suggestioni ricco e complesso quanto la foresta amazzonica, nell’alveo del jazz moderno, sia come solista sia collaborando a formazioni di enorme valore. Il tutto fissato e tramandato alla storia all’interno dell’inimitabile cornice creativa offertagli dalla sua casa discografica, ECM. Come dire un monumentale riconoscimento alle sue doti di innovatore. Maria João, per quanto più giovane di Gismonti, è un’artista dalla lunga e consolidata carriera. La sua vitalità, la sua presenza giocosa e passionale sul palco, eppure, ce la propongono come immutabile, fissata quasi in una esuberante gioventù artistica, sempre pronta ad osare, sempre pronta a dare al proprio pubblico una misura della sua irrequietezza creativa. Dalle fila dello Zawinul Sindycate fino all’inossidabile duo con il pianista Mário Laginha, la carriera di Maria João è un percorso di incontri eclettico, impegnativo, come se in lei fosse costante la voglia di mettersi alla prova. Il nuovo duo con Egberto Gismonti è dunque una tessera in più in nel mosaico affascinante della sua vita. Il concerto è previsto giovedì 19 ottobre alle ore 21.00 all’auditorio Stelio Molo della Radio e sarà trasmesso poi in differita radiofonica alle 23.00, sulle onde di Rete Due. In collaborazione con

Buona fortuna! La cantante portoghese. (Tom Beetz)


Azione Per una sensazione di freschezza come appena fatta la doccia – per tutto il giorno.

15%

8.40 8 40 invece di 9.90 Tamponi Tampax Compak per es. regular, conf. da due, 2 x 22 pezzi

15%

3.40 3 40 invece di 4.05 Assorbenti Always Ultra per es. Normal Plus, pacco vantaggio, 26 pezzi

15%

55.60 60 invece di 6.60 Proteggi-slip Always per es. Fresh & Protect Normal, conf. da due, 2 x 52 pezzi

15%

88.80 80 invece di 10.40 Always Discreet per perdite di urina* per es. proteggi-slip, conf. da due, 2 x 28 pezzi

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

PG263081_FS_FEM_FEMCARE_AktionsAZ_Migros_209x285mm_KW41_42_2017_CHI.indd 1

27.09.17 14:27


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

39

Cultura e Spettacoli

Un incontro tra letteratura e fotografia Pubblicazioni Un saggio di Silvia Albertazzi su due modi di scrivere

Giovanni Fattorini Fin dal suo nascere (per convenzione: nel 1839), la fotografia (parola che significa, etimologicamente, «scrittura di luce») «si pone come un nuovo modo di scrivere (di descrivere, di raccontare) la realtà, attraverso tecniche e metodi coscienti, scientifici». Non stupisce quindi che fin dagli esordi abbia suscitato l’interesse dei letterati. Con queste considerazioni si apre il saggio di Silvia Albertazzi (docente di Letteratura dei paesi di lingua inglese all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna) intitolato Letteratura e Fotografia. Tra gli scrittori affascinati dal nuovo mezzo e dal nuovo linguaggio, Albertazzi menziona, fra gli altri, Edgar Allan Poe (che nel 1840 esaltò la «verità assoluta» del dagherrotipo, a suo parere «il più importante e forse il più straordinario trionfo della scienza moderna»); Gioachino Belli; Lewis Carroll; Maxime Du Camp (che scattò moltissime foto viaggiando con Flaubert nel vicino Oriente); Théophile Gautier; Emile Zola; Giovanni Verga (primo scrittore italiano ad acquistare una Kodak); Luigi Capuana e Federico De Roberto; August Strindberg; Paul Valéry (che nel 1939 tenne un discorso sul centenario della nascita della fotografia); Guido Piovene (che in un articolo del 1941 sottolineò per primo «quello che è uno dei più significativi apporti della fotografia alla scrittura: la scoperta dell’attimo, a cui fanno da corollario in letteratura la frammenta-

zione dello sguardo, da un lato, e della durata, dall’altro»). Dichiaratamente ostile al nuovo metodo per fissare le immagini fu invece un grande poeta, Charles Baudelaire, che alla fotografia – in cui vedeva il ripiego dei pittori mancati – assegnava il compito «di essere la serva delle scienze e delle arti». Un convincimento che non gli impedì – come ha notato argutamente Michel Tournier – di precipitarsi «anche lui da Nadar affinché la propria immagine fosse conservata per le prossime generazioni». Tournier – che si è dedicato con impegno alla pratica fotografica (con risultati modesti, a suo parere) – è autore di un romanzo, Il re degli ontani (1970), in cui sono fortemente tematizzate l’attività e la figura del fotografo: il protagonista, Abel Tiffauges, ha i tratti allarmanti del «predatore» (di bambini, per la precisione): raffigurazione che anticipa la tesi sostenuta da Susan Sontag in un celebre saggio del 1973, che nella fotografia individua uno strumento di predazione e di potere, oltre che un memento mori. Che l’immagine fotografica sia un simulacro in cui è inscritta la Morte – sia quella del soggetto raffigurato (del quale si deve necessariamente dire «è stato», in quanto còlto in un momento irripetibile e fugace), sia quella di chi ha scattato la foto e di chi la guarda – è l’idea-guida del non meno celebre saggio di Roland Barthes La camera chiara (1980). Trattando della fotografia come tema letterario, Silvia Albertazzi prende le mosse dal «primo romanzo in cui

Charles Baudelaire (1821-1867) in una fotografia di Nadar del 1855. (Keystone)

la fotografia riveste un ruolo preminente», La casa dei sette abbaini (1851) di Nathaniel Hawthorne, dove il ritratto fotografico – quello del perfido giudice Pynchon – «si pone come un’autentica scrittura da decifrare e decodificare». Ma è a partire dalla seconda metà dell’Ottocento – quando diventano di moda gli album fotografici («attraverso cui gli individui organizzano i propri ricordi, raccontano la storia delle loro

WOW!

famiglie per immagini, costruiscono ed esibiscono la propria identità») – che la fotografia invade lo spazio letterario. Prendendo in considerazione le opere di alcuni autori (tra i nostri contemporanei: Andrei Makine, Jonathan Coe, Penelope Lively, Jonathan Safran Foer, Patrick Modiano, Annie Ernaux), Silvia Albertazzi illustra come la foto di famiglia, nella narrativa autobiografica, possa essere sia un mezzo per «ricer-

care un senso, oltre che di identità, di continuità e di appartenenza», sia uno strumento per «smascherare la falsità del ricordo». Parla di molto altro il libro di Albertazzi. Parla dell’importante apporto teorico di John Berger; del fotografo come narratore e come personaggio (gli autori presi in esame, oltre a Michel Tournier, sono Gabriel García Márquez, Julian Barnes, Paul Auster, Graham Swift); della fotografia come risorsa metanarrativa (Vila-Matas, Modiano, Cortázar); dell’influenza esercitata dalla «poetica dell’istante» sulla scrittura e la visione frammentata dell’identità propria dei modernisti e di buona parte dei narratori del secondo Novecento; della moltiplicazione vertiginosa di immagini digitali che esaltano la componente fantasmatica di fotografie «destinate alla visione su uno schermo e raramente stampate». L’ultimo capitolo del saggio è dedicato ai photo-texts e ai photo-books. La lista delle opere e degli autori sarebbe lunga, perciò mi limito a raccomandare, a chi non lo conosca, il bellissimo Austerlitz di W.G. Sebald: un romanzo in cui, come scrive Albertazzi, «le fotografie aiutano a costituire una compresenza temporale di morti e vivi, personaggi reali e fittizi, grande Storia e storie private, raggiungendo una sorta di ‘infinito adesso’». Bibliografia

Silvia Albertazzi, Letteratura e Fotografia, Carocci editore, pp. 140, € 12 Annuncio pubblicitario

CI SENTO! È questa la reazione di chi indossa un apparecchio acustico per la prima volta.

Ora

CHF

800.–

Scoprite anche voi il nuovo piacere uditivo! Fate il test gratuito dell’udito, provate gli apparecchi acustici più moderni e dite WOW!

di sconto* all’acquisto di due apparecchi acustici.

NUMERO GRATUITO

MAGGIORI INFORMAZIONI SU

amplifon360.ch

* Valido fino al 31.12.2017 all’acquisto di due apparecchi acustici. CHF 400.– di sconto per apparecchio da CHF 2’995.50 IVA inclusa, ad esempio ReSound LiNX 3D 977 al prezzo di CHF 2’595.50 anziché CHF 2’995.50 per apparecchio IVA inclusa. I prezzi non includono ulteriori servizi di regolazione. Sconto non cumulabile con altre promozioni.

0800 800 881 ISCRIVETEVI SUBITO AL TEST GRATUITO DELL’UDITO


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

40

Cultura e Spettacoli

L’altra metà del... ciak

Cinema Nel mondo della regia le donne non hanno mai avuto vita facile; ora le cose sembrano finalmente

Nicola Falcinella Sofia Coppola con L’inganno è stata la seconda donna a vincere la Palma per la miglior regia al recente Festival di Cannes, dopo la russa Julija Solnceva che vinse nel 1961 con Storia degli anni di fuoco. Già Leone d’oro di Venezia con Somewhere, la Coppola è una delle più affermate cineaste di oggi e ha riproposto l’annoso dibattito sulle presenze femminili nel cinema. Anche nel cinema, le donne stanno conquistando spazi e forse Cannes è l’ultimo ad accorgersene: solo Jane Campion ha conquistato la Palma d’oro nel 1993 con Lezioni di piano. Nel ritardo hanno fatto peggio gli Oscar, che solo nel 2009 hanno premiato Kathryn Bigelow per The Hurt Locker. La pioniera fu Alice Guy che, da segretaria della Gaumont, girò il primo cortometraggio nel 1896 e fu attiva fino agli anni 20 come regista, sceneggiatrice e produttrice. Altro nome fondamentale degli albori è la napoletana Elvira Notari, fondatrice della Dora Film, una delle case di produzione italiane più importanti da inizio secolo fino al 1930. A loro si aggiungono le cineaste che operarono prima della Seconda guerra mondiale: Dorothy Arzner, regista e prima montatrice accreditata nei titoli di testa, la mitica Maya Deren e la famigerata Leni Riefenstahl. È però la generazione che emerge negli anni 50 a ottenere i riconoscimenti, soprattutto l’attrice e regista Ida Lupino a Hollywood e Agnès Varda, che in Francia anticipa la Nouvelle vague. Le prime vincitrici di festival im-

portanti sono altre due cineaste a buon diritto definibili maestre: l’ungherese Márta Mészáros, primo Orso d’oro con Adozione nel 1975 e la tedesca Margarethe Von Trotta, primo Leone d’oro nel 1981 con Anni di piombo. A loro vanno aggiunte la ceca Vera Chytilova (Le margheritine), le sovietiche Kira Muratova e Larisa Shepitko (Orso d’oro 1977 con L’ascesa), le italiane Liliana Cavani (Il portiere di notte), Lina Wertmüller e Cecilia Mangini, Nora Ephron, l’iraniana Forough Farrokhzad e l’afroamericana Julie Dash. Più giovane era la precoce e geniale belga Chantal Akerman, autrice di Jeanne Dielman (1975). Tra i grandi festival, Locarno è arrivato dopo – il primo Pardo solo nel 1990 alla sovietica Svetlana Proskurina con Un valzer casuale – ma ha recuperato il tempo. Oggi sono nove le cineaste pardate, compresa la bulgara Ralitza Petrova con Godless nel 2016. Tra loro la giapponese Clara Law Qiuyue – Luna d’autunno, le francesi Claire Denis (Nénette et Boni) ed Hélène Angel (Pelle d’uomo cuore di bestia), la pakistana Sabiha Sumar (Acque silenziose), la cinese Xiaolu Guo (She, a Chinese) e due svizzere, Andrea Staka (Das Fräulein) e Milagros Mumenthaler (Aprire porte e finestre). In totale, cinque registe hanno vinto l’Orso di Berlino e quattro il Leone di Venezia. Negli ultimi anni c’è stato un considerevole e rapido aumento delle registe: la loro presenza nei festival non è più occasionale e si spera che presto il numero di donne in gara non farà più notizia. Sono sempre di più quelle che emergono

Keystone

in procinto di cambiare – anche nel nostro Paese

La regista svizzera Petra Volpe in marzo ha ricevuto un Quarzo per il suo L’ordine divino – film che l’ha portata a trionfare anche al Tribeca Film Festival di NY.

nel cinema di finzione e ancor più spesso nel documentario, forse perché di più facile accesso grazie al digitale e per i budget inferiori. Senza ragionare in quote rosa, anche se alcuni Paesi ne hanno introdotte per i finanziamenti, servono vere pari opportunità per ragionare dei film senza guardare al sesso dell’autore. Intanto, meglio considerare le tante liete notizie che ci sono. La sempreverde Agnès Varda, a 89 anni, ha appena presentato Villages visages, realizzato con JR. L’ennesima perla di una sterminata carriera che ha avuto il vertice nel Leone per Senza tet-

to né legge nel 1985 e annovera grandi film come Cleo dalle 5 alle 7 o Les plages d’Agnès. Eleonor Coppola, moglie e collaboratrice di Francis Ford e madre di Sofia e Roman, ha esordito a 80 anni con Parigi può attendere. La regista di uno dei grandi successi (e sorprese) della stagione, Wonder Woman, è Patty Jenkins già segnalatasi per Monster (2003) con una Charlize Theron imbruttita. A Berlino l’Orso se l’è portato a casa On Body and Soul dell’ungherese Ildykó Enyedi che, dopo la rivelazione, nel 1989, di My 20th Century, non aveva più realizzato molto. Sempre al festival tedesco è sta-

ta premiata la polacca Agnieszka Holland (Europa, Europa, In Darkness) per Pokot, mentre è stato molto apprezzato The Party della britannica Sally Potter, altra cineasta di lungo corso. Intanto Ava DuVernay, nota per Selma – La strada della libertà, ha vinto l’Oscar per il miglior documentario con 13th. Oggi quasi tutte le cinematografie mondiali contano su cineaste di spicco e nomi emergenti, dall’inglese Andrea Arnold alla giapponese Naomi Kawase, dalla cinese Ann Hui alla danese Susanne Bier, dalla turca Yesim Ustaoglu all’indiana Mira Nair e molte altre. Le «squadre» più forti sono le francesi (Anne Fontaine, Mia Hansen-Love, Claire Simon, Maïwenn, Alix Delaporte, Léa Fehner, Catherine Breillat, Valerie Donzelli), le iraniane (Marjane Satrapi, Shirin Neshat, Samira e Hana Makhmalbaf, Rakhshan Bani Etemad) e le americane (Kelly Reichardt, Nancy Meyers, Angelina Jolie, Lisa Cholodenko). Il cinema italiano va dalle Comencini, Cristina e Francesca (che in Piazza Grande a Locarno ha portato Amori che non sanno stare al mondo), Francesca Archibugi e Antonietta De Lillo fino ad Alice Rohrwacher e tante giovani documentariste. La Svizzera, oltre alle già citate Staka e Mumenthaler, conta su un bel gruppetto alle spalle della veterana Jacqueline Veuve: Ursula Meyer (Home, Sister), ben affermata tra le migliori europee, Bettina Oberli e Petra Volpe, capaci di ottenere notevoli successi di pubblico, e diverse altre con all’attivo solo uno o due film. Annuncio pubblicitario

TUTTO PRONTO PER L’AVVENTURA DELLE AUDIOSTORIE.

Personaggi e box audio non inclusi.

Immergiti nel piacere di ascoltare anche le prossime audiostorie della Migros. filiali In vendita nelle maggiori fi liali Migros. Maggiori informazioni su storymania.ch

––––––––––––––––––––––––––––––––––––


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

41

Cultura e Spettacoli

Visioni inquiete

Mostre Alla Galleria Poma di Morcote le opere di Felice Filippini Alessia Brughera È stata un’amicizia durata quasi mezzo secolo quella tra il gallerista Paolo Poma, oggi novantenne, e l’artista Felice Filippini, scomparso nel 1988. Risale difatti al 1940 il loro primo incontro, con Filippini intento a dipingere una cappella votiva della Via Crucis lungo la scalinata che porta alla chiesa di Santa Maria del Sasso a Morcote e Poma ad assisterlo nella preparazione del materiale per l’affresco. Da quel momento ha avuto inizio un rapporto fraterno scandito da frequentazioni regolari soprattutto nel periodo in cui il pittore ha abitato nel borgo affacciato sul Ceresio. A separarli c’erano ben dieci anni, eppure questo legame è stato reso sempre più forte dalle affinità caratteriali, dalle medesime credenze politiche e dai comuni interessi culturali: entrambi ribelli e dotati di un’indole contraria al compromesso, Filippini e Poma hanno condiviso sogni e ideali, l’impegno per cercare di realizzarli e la delusione per una realtà che li ha ostacolati. La mostra allestita alla Galleria Poma a Morcote nasce proprio dall’esigenza di omaggiare questa grande amicizia, nell’anno in cui ricorrono i cent’anni della nascita di Filippini e i novant’anni di Poma. Una rassegna, questa, in cui sono esposte le opere del pittore nato ad Arbedo che il collezionista morcotese ha radunato nel corso dei decenni, dando vita alla più nutrita raccolta privata di lavori di Filippini. Dipinti a olio, tempere, chine, disegni, incisioni e acquarelli, eseguiti a partire dalla fine degli anni Trenta, attestano il lungo percorso dell’artista, per certi versi complesso ma sempre coerente nel farsi espressione di un impeto interiore che sa accettare l’inquietudine come condizione ineluttabile dell’esistenza.

Felice Filippini, Autoritratto, 19970, olio su masonite.

Uomo di cultura e di mondo, Filippini, oltre a dedicarsi all’arte nelle sue più svariate tecniche, è stato anche scrittore, giornalista, poeta e critico, confermando la sua natura duttile ed eclettica. Tanto estroverso e pieno di

verve è stato nel ruolo di personaggio pubblico, tanto ha amato la solitudine e l’intimo colloquio con se stesso in quello di artista. La pittura è stata per lui l’ambito in cui poter dare spazio al pensiero, alla memoria e al confron-

to incalzante con la propria anima. Senza mezzi termini è stato lui stesso a consegnarci una chiara definizione della traiettoria data alla sua arte: «O lancio le mie figure nell’alto della luce o una futura tomba le succhia verso la terra. Non amo l’atto dell’uomo a mezza strada ignaro della morte e smemorato della speranza». Filippini si è sempre mosso al di fuori dei movimenti e delle delimitazioni, fin dalla sua formazione da autodidatta, stimolata anzitutto dalla curiosità. Nell’indagare la figura umana si è accostato ai grandi maestri del passato (Giotto, Masaccio, Caravaggio) così come ad artisti a lui coevi, quelli sentiti vicini nell’esigenza di consegnare una visione drammatica della vita come atto di redenzione. Sebbene talvolta attraversata da istanti di quiete e di serenità, l’arte di Filippini è sempre stata febbrile, irrequieta nel porre l’uomo davanti alla sua fragilità. Gli esiti degli anni Quaranta sono caratterizzati da uno stile arcaico in cui si fanno più evidenti i richiami alla classicità e al Rinascimento, come documentato in mostra dalla tela intitolata La danza, del 1941. Le tematiche affrontate in questo periodo dall’artista sono spesso legate a un’iconografia popolare fatta di brani strappati alla quotidianità domestica e alla vita di paese. Aperta alle influenze provenienti dall’Italia, in particolare dal gruppo milanese «Corrente», la pittura di Filippini si fa inesorabilmente più tormentata, approdando negli anni Sessanta a un linguaggio che si avvale di colori densi e accesi per restituire immagini angosciate del reale. È il momento di massima fama per l’artista, ormai affermato a livello internazionale, ed è anche il momento in cui un incontro lo segna in maniera profonda: è l’aprile del 1965 e Filippini conosce Alberto Giacometti. Ne viene

folgorato e insieme sconvolto, tanto da dedicare al maestro grigionese, che si spegnerà all’inizio dell’anno seguente, numerosi ritratti nell’intento di penetrare il suo mondo ermetico. La morte di Giacometti, del 1968, esposta a Morcote, è una di queste intense raffigurazioni, testimonianza della piena identificazione di Filippini con la sofferta interpretazione giacomettiana delle vicende umane. Un altro accadimento conduce il percorso di Filippini verso una direzione ancor più concitata e convulsa. Nel 1972 un grave incidente automobilistico e il conseguente coma lo portano a una ridefinizione stilistica, ora improntata sul disfacimento delle forme. Agli anni successivi a questo evento traumatico appartengono molti autoritratti, come se l’artista volesse dichiarare la propria travagliata e ostinata sopravvivenza attraverso la pittura. Sono lavori, questi, di un’urgenza espressiva quasi ferina (e l’Autoritratto nudo presente alla Galleria Poma, datato 1973, ne è un esempio), nati dall’impulso indomabile di trasporre sulla tela i fantasmi di un’esistenza disperata. Il letterato e regista italiano Mario Soldati così scriveva di Filippini: «Ogni vero artista è, prima di tutto, un mistero. Non solo. Più profondo, più affascinante, più angoscioso il mistero, più probabile allora che l’artista sia grande. L’imponenza, la violenza, la stessa prolificità di Felice Filippini hanno qualcosa che, lì per lì, sgomenta». Dove e quando

Felice Filippini nella Fondazione Poma. Galleria Poma, Morcote (Strecia di mort,1). Fino al 29 ottobre 2017. Orari: da martedì a domenica dalle 14.00 alle 17.00 o su appuntamento. Telefono galleria: 091 996 17 77

Il FIT mantiene le sue promesse

Teatro In scena a Lugano l’avanguardia, la contemporaneità e la ricerca, mentre in Transumanze Cristina Castrillo

si china sul dramma delle partenze forzate, dando spazio a pensieri e riflessioni Giorgio Thoeni Anche quest’anno, l’edizione del Festival Internazionale del Teatro (FIT) – la 26esima – ha mantenuto la promessa di far scoprire facce interessanti della scena contemporanea. Non potendo riferire di ogni spettacolo almeno possiamo certificare che molte delle proposte hanno messo a fuoco alcune realtà del nostro tempo particolarmente significative. Ne sceglieremo solo alcune. A cominciare dalla danza con Rosas Danst Rosas di Anna Teresa De Keersmaeker e Cut della Compagnia di Philippe Saire.

Inaugurando il cartellone della danza di LuganoInScena, Rosas la gran sala del LAC ha accolto anche molti abbonati, un pubblico poco propenso a proposte al di fuori dai canoni tradizionali. Una scelta coraggiosa che la stragrande maggioranza in platea ha accolto con entusiasmo, il tributo a un lavoro che al suo debutto (1983) non fu ben recepito ma che, nonostante la sua longevità, mostra ancora l’incredibile freschezza del suo linguaggio coreografico precursore e complesso con un’esecuzione perfetta, con una grammatica meticolosa ed estenuante nei cento minuti di Laura Bachmann, Yuika Hashi-

L’approccio artistico di Officina Orsi/ Rubidori Manshaft.

moto, Laura Maria Poletti e Soa Ratsifandrihana, quattro straordinarie danzatrici. Un ulteriore sussulto coreografico il FIT l’ha offerto proponendo Cut della Compagnia di Philippe Saire. Da uno spunto autobiografico (la fuga dall’Algeria della famiglia del coreografo) Cut agisce sul palco del LAC separato in due parti con il pubblico seduto su gradinate che si confronta con altrettante separate azioni: prima da un lato poi dall’altro in un mutuo ricambio. Il tutto si ricompone come un puzzle affascinante e sorprendente dove le due dimensioni si intrecciano senza svelarsi, ma aprendosi per un verso a un mondo felice lasciato precipitosamente, per poi passare al suo contrario verso uno sradicamento prigioniero di inquietanti mura di scatole di cartone. Intrigante, intelligente e molto applaudita, la visione di Saire trova un’ideale soluzione danzata grazie a Victor Dumond, Lazare Huet, Maïté Jeannolin, Claire Lavernhe e Antonio Montanile. Un terzo e ultimo esempio di eterogeneità «borderline» di stampo teatrale che merita di essere segnalato è SU L’UMANO SENTIRE «Maneggiami con cura» (cap.2) di Officina Orsi/Rubidori Manshaft, il seguito di un percorso di indagine iniziato l’anno scorso con Souvenir di Lugano (prima ancora con 12parole/7sentimenti) ma questa volta con una sostanziale differenza nella sua

profondità filosofica e con una visione teatrale subliminale di particolare efficacia. Personaggi, persone comuni, svelano il sentimento dell’assenza. Testimonianze raccolte in un montaggio filmato che il pubblico segue in cuffia da due differenti monitor. Sullo sfondo fa da scenografia l’immagine fissa di un salone vuoto di cui si percepiscono rumori e presenze. Rubidori è in scena. Seduta silenziosamente fra i due schermi. Un canto flebile chiuderà la sua «performance». Toccante e profonda, l’installazione preannuncia nuovi e intriganti sviluppi drammaturgici: in sintonia con il FIT. Le transumanze di Cristina Castrillo

La recente produzione del Teatro delle Radici di Cristina Castrillo ha mostrato il suo lato simbolico riassumendo le tensioni creative che hanno nutrito le visioni teatrali della regista argentina. In Transumanze c’è il senso della vita che già nel titolo ci accompagna verso uno spettacolo immerso in un cupo senso di lontananza per un viaggio a bordo della nave della tristezza, della nostalgia, della sofferenza. Cinque personaggi in scena, tre donne e due uomini, incarnano tutto ciò in un denso sviluppo poetico della fuga dalla propria terra, della paura del diverso, dell’incontro con il senso di abbandono immerso nel flusso di una migrazione senza fine che ci assedia con i suoi fantasmi. Transumanze è un

lavoro di attenta ricucitura dell’anima, un’architettura di sentimenti costruiti attorno a oggetti smarriti e conservati gelosamente come raccontano le righe che accompagnano la locandina: «situazioni, lingue, paure, mappe distrutte». Il tutto viene avvolto da Cristina con una pudica distanza narrativa. Non c’è trama ma un filo tenue e senza soluzione di continuità che collega racconti senza età e generazioni di popoli abbandonati nell’esodo. Una compatta antologia della ricerca formale di Castrillo (aiuto regia di Camilla Parini) lungo un percorso di sintesi con le storie che ognuno ricama sul proprio vissuto, nella gioia e nel dolore, con la pazienza di viaggiatori di una transumanza dove umane greggi si spostano senza pastori verso confini sconosciuti, verso mete inospitali dove la speranza è un bene da nascondere. «Tutto cambia aspetto perfino il sole», sentenzia l’ungherese Cioràn, «tutto invecchia, perfino l’infelicità». La narrazione grafica dello spettacolo (Silvia Genta con la collaborazione di Giona Beltrametti, Manuel Mainieri e Raffaella Ferloni), le immagini filmate (Mario Conforti) e le fotografie (Martina Tritten) si legano per un risultato ricercato e sofferente, progetto laborioso e ben assecondato dagli interpreti: Bruna Gusberti, Massimo Palo, Nunzia Tirelli, Carlo Verre e Irene Zucchinelli. Si replica ancora al Teatro delle Radici dal 13 al 15 ottobre.


Prodotti a km zero genuini e ticinesi.

I Nostrani del Ticino sono la riscoperta dei sapori locali e provengono esclusivamente da aziende ticinesi che ne garantiscono la qualitĂ , la freschezza e la genuinitĂ . Oltre 300 tipicitĂ della nostra regione che rappresentano il nostro impegno concreto nel sostenere agricoltori, allevatori e produttori alimentari ticinesi.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

43

Cultura e Spettacoli

Ascolta chi siamo

Istituzioni Visita a Besso, alla Fonoteca nazionale svizzera, che raccoglie e conserva

il patrimonio sonoro del nostro Paese

Sara Rossi Guidicelli Gli archivi sono nati carta. Poi nel Novecento sono arrivati nuovi materiali su cui iscrivere memoria, pezzi di cultura, espressioni dell’identità che un territorio desidera salvaguardare. La Fonoteca è stata fondata esattamente 30 anni fa, ben più tardi, quindi, di altri istituti culturali quali la Biblioteca nazionale svizzera o la Cineteca. All’inizio del 2016 è stata posta sotto l’Ufficio federale della cultura come sezione della Biblioteca nazionale.

Alla Fonoteca i conservano circa 500mila supporti sonori per un totale di quasi cinque milioni di titoli Infatti si tratta proprio di cultura, come discutiamo insieme al responsabile della Fonoteca, Pio Pellizzari. Vi si conservano circa 500mila supporti sonori, per un totale di quasi cinque milioni di titoli, che non devono andare persi e che crescono di numero ogni anno: si tratta soprattutto di registrazioni di musica svizzera di ogni genere (composta o suonata da artisti svizzeri), libri narrati, racconti, pièces teatrali, interviste, registrazioni riguardanti la ricerca scientifica, registrazioni radiofoniche e collezioni private. Immaginate di entrare in questo immenso archivio, pieno di cd, di vecchi dischi, di nastri, di cassette... la temperatura è bassa, l’umidità ridotta; i dischi vengono lavati con macchine costruite apposta dai tecnici della Fonoteca, poi custoditi in buste o scatole speciali senza acidità. Là potete trovare un’intervista ad Alberto Giacometti del 1961, un programma radiofonico degli anni Trenta, le registrazioni del primo quartetto jazz elvetico, la collezione e il materiale di lavoro che un critico musicale ha donato al suo paese, oppure tutte le incisioni raccolte dall’esperto ticinese di dialettologia Mario Vicari... Durante una mostra organizzata proprio dalla Fonoteca svizzera a Villa Ciani nel 2012-2013, c’era una postazione in cui ascoltare rumori e suoni che un cittadino elvetico identifica con la propria patria, quelli che gli mancherebbero se andasse a vivere all’estero e che ritroverebbe con piacere al suo rientro. C’era il rumore dell’acqua, quello delle campane delle mucche, di un battello nel lago, gli annunci in varie lingue che sentiamo sul treno. Siamo anche quello che sentiamo, non solo quello che vediamo o mangiamo, voleva ricordare questa mostra, voluta da Pellizzari, che per altro ha messo a disposizione in quell’esposizione un

Pio Pellizzari è il responsabile della Fonoteca. (Stefano Spinelli)

numero altissimo di gustosi ascolti, dalle fiabe per bambini in quattro lingue alla musica, fino ai discorsi dei personaggi famosi che hanno fatto la nostra storia. Una volta compresa l’importanza di questa istituzione, chiediamo al responsabile di spiegarci come funzionano la raccolta, la conservazione e la messa a disposizione del patrimonio sonoro. Ci racconta che dei suoi 21 collaboratori cinque sono specializzati rispettivamente in musica classica, jazz, rock-pop, folk e parlato. Ognuno di loro sa come andare a pescare tutto ciò che viene pubblicato o diffuso e che riguardi la Svizzera. Naturalmente ci sono anche molti documenti storici che la Fonoteca ha ricevuto da altri archivi e che, piano piano, vengono trasferiti su supporti digitali. E poi ci sono le donazioni. Andiamo nello studio dei tecnici e dal responsabile del parco degli apparecchi di riproduzione: uno studio con oltre una dozzina di macchinari per ascoltare, copiare e digitalizzare i differenti supporti, come dischi di ogni grandezza, musicassette, nastri di vario formato, cd e vari altri formati che a volte sono durati solo qualche anno. Visto che gran parte degli apparecchi non vengono più costruiti da nessuna fabbrica, il tecnico deve occuparsi anche della loro manutenzione e riparazione. Ci porta dunque nel deposito dove le smonta, le analizza e intraprende la revisione necessaria per renderli funzionanti di nuovo.

Il tecnico audio della Fonoteca Gabriele Franzoso. (S. Spinelli)

Ma l’invenzione più impressionante e di portata internazionale della Fonoteca è «la macchina per ascoltare le foto», in gergo chiamata sistema VisualAudio. Dagli archivi radiofonici della Ssr la Fonoteca aveva ricevuto moltissimi dischi su acetato degli anni Trenta e Quaranta con incisione diretta (solo negli anni Cinquanta è stato introdotto il nastro) alcuni di questi danneggiati e impossibili da ascoltare sul giradischi con la puntina che salta in continuazione. Allora Stefano Cavaglieri, il responsabile del dipartimento tecnico (e insieme a lui poi vari altri ricercatori) ha pensato di fotografare il disco e di leggere le informazioni dalla foto, estraendone poi il suono originale. Il progetto è durato dieci anni e ora gira il mondo per la sua originalità di soluzione, la prima a livello planetario. «All’inizio ci mettevamo 12 ore per convertire 30 secondi di un disco in una foto e poi in suono, ora ci vogliono da uno a due minuti», sorride orgoglioso.

La Fonoteca nazionale è all’avanguardia nella tecnica di recupero e conservazione, ma anche per le possibilità di ascolto che offre all’utenza La Fonoteca nazionale svizzera è all’avanguardia nella tecnica di recupero e conservazione dei documenti sonori, per questo è conosciuta a livello mondiale. Pio Pellizzari si occupa anche della formazione continua di numerosi suoi colleghi che iniziano questo mestiere. Anche nella fruizione la Fonoteca è all’avanguardia: è stata la prima al mondo a istituire posti d’ascolto in vari punti del Paese, disseminati sul territorio svizzero (e all’Istituto svizzero di Roma). Le altre fonoteche nazionali in generale offrono l’ascolto dei loro documenti soltanto in loco. Il 26% dei documenti catalogati della nostra Fonoteca sono digitalizzati e a disposizione di chiunque, reperibili sul catalogo online. Per i do-

cumenti che ancora non lo sono si può richiedere la digitalizzazione, che avviene in tempi relativamente brevi. Questi documenti, parte del patrimonio sonoro svizzero, sono accessibili nei vari punti d’ascolto, cioè da postazioni ubicate in conservatori, università, centri di ricerca, biblioteche, centri culturali e così via, da cui si può ascoltare ma non scaricare i file disponibili, per ragioni legate ai diritti d’autore e affini. Ogni anno la Fonoteca organizza

una giornata di formazione per i docenti che potranno portare i loro allievi a visitarla durante l’anno scolastico, affrontando temi come per esempio la qualità dell’ascolto. Anche i futuri docenti di storia o di musica del Dfa a Locarno sono iniziati da Pio Pellizzari e dalla sua équipe alla possibilità di usare documenti sonori come fonte di ricerca o per arricchire le proprie lezioni con qualche elemento del patrimonio sonoro svizzero. Annuncio pubblicitario

ACTIV FITNESS Ticino è una società di proprietà della Cooperativa Migros Ticino. Per il nostro nuovo centro di Mendrisio stiamo selezionando:

Istruttrici e istruttori per corsi di gruppo per l’erogazione dei seguenti corsi: – Step & Tone – Bodytoning – G.A.G. – Pilates – Spinning – BodyPump™ – BodyCombat™ – Power Yoga – Hatha Yoga – Yoga Flex – Interval Training

Richiediamo per questi ruoli formazione specifica e/o esperienza provata nell’ambito dell’attività a cui si candida. Proponiamo un ambiente di lavoro interessante e sportivo con condizioni di impiego attrattive. Le persone interessate possono inoltrare la loro candidatura, corredata da curriculum vitae, certificati d’uso e copia di un documento, all’indirizzo di posta elettronica: hr@activfitnessticino.ch indicando nell’oggetto nome, cognome e ATTIVITÀ per la quale si candida.


Articolo pubbliredazionale

7 consigli per uno stile di vita che fa bene al cuore Colesterolo, alimentazione e movimento: tre amici inseparabili che possono semplificarvi o complicarvi la vita. Ma siete voi stessi a stabilirlo. Ecco alcuni suggerimenti divertenti e gustosi.

Chill out: lo stress influenza il sistema cardiocircolatorio, ecco perché è necessario prendere la vita con calma. Uno studio ha inoltre dimostrato che relax e tranquillità hanno un influsso positivo anche sul livello di colesterolo.

Un consiglio per ogni giorno della settimana:

Sogni d’oro: Oltre all’alimentazione sana e al movimento, per restare in salute occorre dormire a sufficienza. Importante: usate il letto soltanto per dormire e per l’aspetto romantico della vita, ma non per leggere o guardare la TV.

Più fibre: Soprattutto quelle di legumi, prodotti a base di farina integrale, frutta e verdura. Queste si comportano come una piccola squadra di pulizie nell’intestino e fanno abbassare il colesterolo. La salute è dentro il guscio: consumare frutta in guscio aiuta l’organismo a diminuire le dannose lipoproteine e ad equilibrare il valore del colesterolo.

L’inizio di una splendida amicizia. Tutti lo sanno: i piccoli doni coltivano l’amicizia. Ecco perché vi sono tanti altri suggerimenti utili per ravvivare il dream-team di colesterolo, alimentazione e movimento.

Il frutto di Eva non è proibito: le mele contengono pectina, che influisce positivamente sui valori del colesterolo. Fate un pasto con i fiocchi: i fiocchi d’avena saziano a lungo e, poiché contengono beta glucano, possono contribuire ad abbassare il colesterolo. Gettare l’amo e tirare la lenza: pescando si fa movimento e ci si rilassa al tempo stesso. Inoltre gli acidi grassi Omega 3 del pesce pescato fanno bene alla salute.

Che tipo di vita conducete? Siete del tipo «Hakuna Matata» oppure «Stress vattene»? Lo stile di vita è la chiave della nostra salute. Fate il quiz di Benecol® per scoprire il vostro stile di vita e quali sono i modi più validi per migliorare il valore del colesterolo e, di conseguenza, la salute. Quiz con 10 domande, facile e divertente. Partecipare conviene! Tra tutti coloro che parteciperanno al quiz nel mese di novembre 2017 saranno sorteggiate 5 consulenze professionali da parte della nutrizionista Brigitte Christen-Hess di Benecol®. E, in aggiunta, un buono acquisto del valore di 400 franchi.

Il consiglio speciale: Benecol® abbassa i vostri valori di colesterolo Più di 70 studi dimostrano che gli stanoli vegetali di Benecol® diminuiscono i valori di colesterolo. Assumendo ogni giorno flaconcino 1fl aconcino di Benecol® si può abbassare il livello di colesterolo del 7 – 10 % in sole 3 settimane. I gustosi drink allo yogurt sono disponibili nei gusti fragola, arancia, mirtillo e multifrutti. Consumate un Benecol® con il pasto principale. Maggiori informazioni su: www.benecol.ch

Azione Abbassa il vostro colesterolo. Semplice ed efficace.

20%

8.60 invece di 10.80 Migros Benecol Fragola, mirtillo, multifrutti 12 × 65ml

È dimostrato che in caso di assunzione quotidiana, grazie ai suoi preziosi esteri di fitostanolo, lo yogurt drink Benecol ® può abbassare del 10 % il livello di colesterolo in sole 3 settimane! www.benecol.ch In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2016, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

45

Idee e acquisti per la settimana

shopping Un alimento essenziale

Attualità È il momento giusto per fare scorta di patate svizzere. Ora da Migros Ticino

ne trovate alcune varietà adatte alla conservazione ad un prezzo molto vantaggioso

Il raccolto di patate in Svizzera è stato buono Le patate, una derrata di primaria importanza Le patate sono la terza coltura più consumata dall’uomo, dopo il riso e il frumento. I principali produttori a livello mondiale sono Cina, Russia, India e Stati Uniti. In Europa Occidentale tra i maggiori produttori troviamo Germania, Polonia e Paesi Bassi. L’Europa detiene il record riguardo il consumo pro-capite, con quasi 100 kg di patate a testa all’anno. Seguono il Nord America (circa 60 kg), Asia/Oceania (30 kg ) e America Latina (25 kg). Anche la Svizzera è un paese di gran mangiatori di patate: ogni anno se ne consumano ben 45 kg a testa.

Deliziose in cucina, benefiche per la salute Accanto all’incredibile versatilità culinaria, le patate sono anche utili al nostro benessere. L’amido contenuto nel tubero (21 g per 100 g di prodotto) è tra gli amidi meglio digeribili. Il purè di patate è infatti particolarmente indicato per i bambini e durante la convalescenza. In aggiunta le patate sono ricche d’albumina, sali minerali e importanti vitamine. La loro particolarità è che non perdono i propri valori nutritivi con lo stoccaggio. Il succo di patata sembrerebbe combattere la sovrapproduzione di succo gastrico e ulcere, mentre delle patate grattugiate miscelate con dell’olio d’oliva sarebbero utili in caso di piccole ferite domestiche e bruciature.

Secondo l’associazione «Swisspatat» quest’anno si è potuto contare su una produzione di patate svizzere da media a buona. Gli ortaggi hanno potuto essere coltivati complessivamente in condizioni favorevoli, sia meteorologiche sia del suolo. In generale in tutta la Svizzera la qualità è stata ottima con un calibro piuttosto grande. La superficie destinata alla coltivazione delle patate è stata di 11’209 ettari, con un aumento di circa 200 ettari rispetto all’anno precedente e si stima una produzione totale di oltre 450’000 tonnellate. In Svizzera vengono coltivate un centinaio di varietà di patata.

Una ricetta autunnale Patate da conservare Nei reparti verdura Migros attualmente sono disponibili le patate Bintje, Laura e Charlotte in sacchi da 10-15 kg. Le varietà Bintja e Laura si caratterizzano per la loro polpa farinosa e per l’ottima conservabilità. Tenute in un luogo fresco e al buio si mantengono bene fino al prossimo mese di gennaio. Queste due tipologie sono adatte per preparare purè, gratin, gnocchi, rösti, patate arrosto e fritte. Le patate Charlotte, invece, hanno una polpa piuttosto soda e sono più indicate bollite, per la preparazione di insalate, cotte con la buccia o fantastiche preparate come baked potatoes.

Che ne direste di un saporito purè di patate con zucca come contorno per piatti di selvaggina? Per 4 persone servono 800 g di patate farinose, 600 g di zucca mondata, 2 cucchiai di burro, sale, pepe e noce moscata. Tagliate le patate in quattro, salate e cuocetele al vapore, coperte, per ca. 25 minuti. Tagliate la zucca a dadi senza sbucciarla e salate. Cuocetela al vapore in una pentola per ca. 15 minuti. Fate asciugare bene le patate e la zucca sul fornello per ca. 5 minuti. Con il passaverdura schiacciate le patate e la zucca. Incorporate il burro e mescolate con una frusta. Condite il purè di zucca e patate con sale, pepe e noce moscata. Tempo di preparazione ca. 40 minuti.


46

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

Idee e acquisti per la settimana

Sapori di selvaggina

Attualità L’autunno è sinonimo di carne di cervo, capriolo e cinghiale. Alla Migros trovate un’ampia scelta

di selvaggina fresca per qualsiasi gusto. Ci siamo rivolti allo chef Claudio Magri del Ristorante dell’Hotel & SPA Internazionale di Bellinzona, il quale ci propone una saporita ricetta a base di cervo

Azione 30%

sull’entrecôte di cervo, Nuova Zelanda, al banco 100 g Fr. 5.35 invece 7.70 dal 10 al 16 ottobre

Claudio Magri è chef presso il Ristorante dell’Hotel & SPA Internazionale Bellinzona, storica struttura d’inizio Novecento situata di fronte alla stazione ferroviaria della capitale.

Flavia Leuenberger Ceppi

Nell’antica Roma la carne di cervo era considerata scelta, ma non eccelsa, e si riteneva che consumarla preservasse dalle febbri (così scrive Plinio 23-79 d.C). La carne più pregiata è quella degli esemplari giovani. Se un tempo la selvaggina era ingrediente raffinato nei piatti reali per eccellenza e oggetto di spettacolari preparazioni, oggi possiamo trovarla nei nostri supermercati Migros sparsi in tutto il Cantone. La carne di cervo giovane (fettine, entrecôte, filetto e costolette) è indicata per cotture brevi. La tecnica di cottura, preparazione e frollatura è uguale, in proporzione alla dimensione, a quella del capriolo. La carne di cervo adulto è invece ideale in salmì (stufato) dopo lunga marinatura con vino e verdure. In Inghilterra il cosciotto di cervo arrostito è servito con la salsa Grand Veneur, un tempo era considerato un piatto classico della cucina feudale quando la caccia a questo animale era riservata ai nobili. / Davide Comoli

Tagliata di cervo su letto di spinacino con spätzli, cavolo rosso, cavoletti di Bruxelles allo speck e porcini trifolati Ricetta per 4 persone

Ingredienti 800 g di entrecôte di cervo 350 g di spätzli 250 g di cavolo rosso 250 g di cavoletti di Bruxelles 250 g di porcini trifolati 200 g di spinaci Preparazione 1. Entrecôte di cervo: prendere l’entrecôte e tagliarla in 4 pezzi uguali di all’incirca 200 g l’una. Intingerle in spezie varie (sale, pepe, olio extra vergine di oliva) e lasciarle riposare per una decina di minuti. Cuocerle in una pentola precedentemente riscaldata e scottare da ambo i lati per circa 2 minuti per lato. 2. Cavolo rosso: preparare una julienne di cavolo rosso, farlo appassire in padella con olio extra vergine di oliva, sale e pepe. A fine cottura caramellare con dello zucchero. 3. Cavoletti di Bruxelles: sbollentare i cavoletti per due minuti, successivamente farli rosolare per circa due minuti in padella con del burro e

delle striscioline di speck. 4. Funghi porcini: prendere i funghi porcini e privarli delle impurità senza lavarli. Tagliarli a fette per la propria lunghezza. Metterli in padella dove precedentemente abbiamo messo olio extra vergine di oliva, aglio e prezzemolo. Aggiungere sale e pepe, aspettare che rosolino e spegnere il fuoco. 5. Spätzli: preparare l’impasto con della farina, eventualmente qualche patata, burro, sale e noce moscata. Formare dei riccioli lunghi 3 cm e farli riposare in frigo. Dopodiché immergerli in acqua bollente: una volta emersi, scolarli e trasferirli in padella con del burro e saltarli. 6. Spinaci: prendere una pentola con acqua leggermente salata, portarla a bollore e immergervi gli spinacini. Trascorsi due minuti scolarli e strizzarli. Passarli in una padella con olio, un poco di aglio, sale e pepe, e saltarli. Adagiare la carne tagliata sullo spinacino e disporre in contorni in maniera elegante sul piatto.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

47

Idee e acquisti per la settimana

Un tocco raffinato ai vostri piatti Novità Tre burri aromatici nostrani per conferire a carni e altre pietanze

quel tocco di gusto in più

Burro speziato al basilico Nostrano* 60 g Fr. 3.90 Il gastronomo Marco Quarta.

Burro speziato alle erbe Nostrano* 60 g Fr. 4.20

Da sempre grande appassionato di gastronomia, Marco Quarta nel 1999 fonda un piccolo laboratorio artigianale dove poter elaborare saporite ricette utilizzando rigorosamente ingredienti locali e freschi. «Fin dall’inizio ho cominciato a sviluppare una serie di burri aromatici che potessero accompagnare al meglio svariate pietanze, per prime le carni», racconta il gastronomo luganese. Il burro speziato classico fu la creazione iniziale e visto l’ottimo riscontro tra i consumatori, seguirono in ordine di tempo quello alle erbe e infine quello al basilico. «Per realizzarli ho sempre puntato solo su ingredienti locali meticolosamente selezionati: il burro proviene da un caseificio dell’Alta Leventina, mentre le differenti erbe aromatiche impiegate, tra cui timo, dragoncello, prezzemolo ed erba cipollina, sono in gran parte coltivate da me». Frutto di raffinate ricette e di un grande talento per i dettagli, queste tre nuove specialità dei Nostrani del Ticino sono ideali per accompagnare non solo carni rosse, bianche o pesce, ma anche per aromatizzare paste, risotti, gnocchi, verdure, sughi, salse, tartine… e molte altre pietanze secondo la propria fantasia.

*In vendita al reparto macelleria delle maggiori filiali Migros

Flavia Leuenberger Ceppi

Burro speziato classico Nostrano* 60 g Fr. 4.90

Autunno delizioso Nei Ristoranti Migros del Cantone si celebra il ritorno della stagione dai colori accesi e le foglie che cadono con una speciale selezione di prelibatezze gastronomiche, preparate ogni giorno con l’utilizzo di ingredienti freschi e di prima qualità da abili chef. Provate, per esempio, le specialità a base di selvaggina, come il salmì o le scaloppine di cervo e di capriolo con i propri classici contorni, oppure i salametti di cervo o il raffinatissimo paté di selvaggina. Naturalmente questa è anche la

stagione delle castagne che nei banchi pasticceria diventano protagoniste di tradizionali delizie che soddisfano tutti i gusti: concedetevi una fetta di torta alle castagne o i vermicelles, oppure i morbidi e dolcissimi marron glacé. Infine, segnaliamo ancora alcune proposte autunnali dalla griglia: trancio di tonno con dadolata di pomodoro, filetto di cervo con lardo, ventaglio di cervo e zucca e fegato di vitello.Tutti i buongustai si annotino queste proposte culinarie.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

48

Idee e acquisti per la settimana

Conoscere il Ticino in modo divertente

Novità Svago per tutta la famiglia grazie alla

nuova Tombola geografica del Canton Ticino

Dopo il grande successo ottenuto con «Il Gioco dell’Oca del Canton Ticino», ecco che nei reparti giocattoli di Migros Ticino arriva un altro passatempo originale e appassionante: la Tombola geografica del Canton Ticino. «Siccome la valorizzazione del localismo emoziona sempre le persone – spiega Marzio Ammendola, importatore del gioco per la Svizzera – abbiamo pensato, con l’editore Alessandro Dominioni, di rivisitare in versione ticinese uno dei giochi più classici ed immancabili nelle nostre case, la tombola appunto». La nuova Tombola geografica del Canton Ticino ha le stesse caratteristiche del gioco tradizionale, ma al posto dei numeri vi sono i nomi di 90 località ticinesi. «Sul grande tabellone e sulle 20 cartelle per i

giocatori – continua Ammendola – abbiamo messo una cartina del Ticino con la posizione di ogni località: in questo modo i giocatori, bambini e adulti, possono avere una visione reale del territorio e, giocando, imparano a conoscerlo. Abbiamo insomma voluto trasformare un gioco basato sulla fortuna anche in un gioco didattico». Ecco quindi un’idea ricreativa che vuole valorizzare il nostro bellissimo territorio. La Tombola geografica del Canton Ticino è divertente, è un piacevole momento di svago e cultura in famiglia e tra amici. Tombola Geografica del Canton Ticino Fr. 34.80 In vendita nelle maggiori filiali Migros Annuncio pubblicitario

Azione conf. da 10

30%

14.90 invece di 21.30 Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ assortite

In vendita nelle maggiori filiali Migros. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

50%

15.– invece di 30.10 Cioccolatini Selection Frey in busta da 1 kg, UTZ assortiti


La nuova rivista di cucina ora alla tua Migros. SOLO

Fr. 3.00 GRATIS PER I MEMBRI DEL CLUB*

Registrati adesso su migusto.ch e ricevi gratuitamente la tua rivista. PiÚ di 40 nuove ricette ogni numero | Storie di cucina | 10 numeri all’anno * I membri del club Migusto ricevono gratuitamente la rivista attivando il buono digitale.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

50

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

51

Idee e acquisti per la settimana

Mibébé

Fa bene ai più piccoli

Mibébé è il nuovo marchio proprio della Migros di prodotti alimentari per neonati e bambini in tenera età. Il variegato assortimento comprende pappe, succhi, barrette e spuntini prodotti con ingredienti pregiati di qualità Migros Bio Testo Angela Obrist

Marianne Botta è laureata in Scienze alimentari, nonché madre di otto figli. Mibébé Pappa mela-pesca con biscotti 190 g Fr. 1.50 Marianne Botta

Mibébé Pappa zucca e patate 190 g Fr. 1.70

«I cibi dei neonati non devono piacere ai genitori»

Mibébé Pappa prugna-mela 190 g Fr. 1.45

Mibébé mela dolce con succo di finocchio 250 ml Fr. 1.90

A cosa devono attenersi i genitori per la dieta dei bambini più piccoli? Il cibo dei bebè e dei bambini in tenera età dovrebbe essere a prova di sostanze nocive e prodotto nelle migliori condizioni igieniche e possibilmente con ingredienti biologici. I pasti dovrebbero essere adatti ai bambini nel modo più assoluto.

Azione Punti Cumulus x 20 su tutti i prodotti Mibébé fino al 16 ottobre.

Cosa significa adatti ai bambini? I genitori dovrebbero essere coscienti che una pappa per neonati non deve piacere a loro, ma dev’essere appropriata alle specifiche esigenze dei piccoli. Questi ultimi hanno un palato più sensibile e sentono meglio il gusto vero degli ingredienti. I cibi non dovrebbero contenere sale e zuccheri aggiunti. Se i pasti consistono di pochi ingredienti, i genitori possono vedere più rapidamente se il bebè soffre di eventuali intolleranze.

Quali altri aspetti sono importanti? Per i neonati e i bambini piccoli è importante anche una sufficiente percentuale di vitamine durante i pasti principali. Indispensabili allo sviluppo dell’organismo sono anche gli acidi grassi, che permettono l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Sottoposti a severi test, i cibi pronti per bebè sono particolarmente pratici quando si è fuori casa e sono consigliati durante le vacanze all’estero.

Mibébé Palline di granturco 80 g Fr. 3.65

Mibébé Flips riso-banana 80 g Fr. 3.65

Mibébé Barrette ai cereali mela-lampone 6 x 30 g Fr. 4.50

Mibébé Pappa di riso 200 g Fr. 3.30

Con Mibébé la Migros lancia un proprio marchio di alimenti per neonati e bambini piccoli. I 27 articoli che compongono la gamma soddisfano i requisiti di qualità Migros Bio e sono perfettamente adatti alle esigenze dei bimbi più piccoli. I cibi in vasetto, come pappe, succhi e spuntini, permettono un’alimentazione variegata ed equilibrata. Possono essere preparati a casa o mentre si è in viaggio, in modo facile e veloce.

Qualità biologica

Tutti i prodotti Mibébé sono composti di pregiati ingredienti di qualità Migros Bio.

Produzione attenta

I cibi Mibébé vengono prodotti con estrema attenzione e in parte in Svizzera. La conformità ai criteri di qualità viene controllata rigorosamente.

Senza zuccheri aggiunti

Tutti i prodotti sono completamente privi di zuccheri aggiunti. Contengono unicamente gli zuccheri naturali degli ingredienti.

Imballaggi pratici

Sugli imballaggi dei prodotti Mibébé fanno capolino simpatici animaletti. Uno sfondo colorato con le informazioni sull’età facilita il riconoscimento dei prodotti.

Parte di

Consigli pratici e informazioni sul cibo per i bambini in tenera età su www.famigros.ch

Gli agricoltori Bio lavorano in armonia con la natura. Trattano con rispetto gli animali e le piante, il suolo e l’acqua.

Nel suo impegno a favore della sostenibilità, la Migros è da generazioni in anticipo sui tempi.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

50

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

51

Idee e acquisti per la settimana

Mibébé

Fa bene ai più piccoli

Mibébé è il nuovo marchio proprio della Migros di prodotti alimentari per neonati e bambini in tenera età. Il variegato assortimento comprende pappe, succhi, barrette e spuntini prodotti con ingredienti pregiati di qualità Migros Bio Testo Angela Obrist

Marianne Botta è laureata in Scienze alimentari, nonché madre di otto figli. Mibébé Pappa mela-pesca con biscotti 190 g Fr. 1.50 Marianne Botta

Mibébé Pappa zucca e patate 190 g Fr. 1.70

«I cibi dei neonati non devono piacere ai genitori»

Mibébé Pappa prugna-mela 190 g Fr. 1.45

Mibébé mela dolce con succo di finocchio 250 ml Fr. 1.90

A cosa devono attenersi i genitori per la dieta dei bambini più piccoli? Il cibo dei bebè e dei bambini in tenera età dovrebbe essere a prova di sostanze nocive e prodotto nelle migliori condizioni igieniche e possibilmente con ingredienti biologici. I pasti dovrebbero essere adatti ai bambini nel modo più assoluto.

Azione Punti Cumulus x 20 su tutti i prodotti Mibébé fino al 16 ottobre.

Cosa significa adatti ai bambini? I genitori dovrebbero essere coscienti che una pappa per neonati non deve piacere a loro, ma dev’essere appropriata alle specifiche esigenze dei piccoli. Questi ultimi hanno un palato più sensibile e sentono meglio il gusto vero degli ingredienti. I cibi non dovrebbero contenere sale e zuccheri aggiunti. Se i pasti consistono di pochi ingredienti, i genitori possono vedere più rapidamente se il bebè soffre di eventuali intolleranze.

Quali altri aspetti sono importanti? Per i neonati e i bambini piccoli è importante anche una sufficiente percentuale di vitamine durante i pasti principali. Indispensabili allo sviluppo dell’organismo sono anche gli acidi grassi, che permettono l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Sottoposti a severi test, i cibi pronti per bebè sono particolarmente pratici quando si è fuori casa e sono consigliati durante le vacanze all’estero.

Mibébé Palline di granturco 80 g Fr. 3.65

Mibébé Flips riso-banana 80 g Fr. 3.65

Mibébé Barrette ai cereali mela-lampone 6 x 30 g Fr. 4.50

Mibébé Pappa di riso 200 g Fr. 3.30

Con Mibébé la Migros lancia un proprio marchio di alimenti per neonati e bambini piccoli. I 27 articoli che compongono la gamma soddisfano i requisiti di qualità Migros Bio e sono perfettamente adatti alle esigenze dei bimbi più piccoli. I cibi in vasetto, come pappe, succhi e spuntini, permettono un’alimentazione variegata ed equilibrata. Possono essere preparati a casa o mentre si è in viaggio, in modo facile e veloce.

Qualità biologica

Tutti i prodotti Mibébé sono composti di pregiati ingredienti di qualità Migros Bio.

Produzione attenta

I cibi Mibébé vengono prodotti con estrema attenzione e in parte in Svizzera. La conformità ai criteri di qualità viene controllata rigorosamente.

Senza zuccheri aggiunti

Tutti i prodotti sono completamente privi di zuccheri aggiunti. Contengono unicamente gli zuccheri naturali degli ingredienti.

Imballaggi pratici

Sugli imballaggi dei prodotti Mibébé fanno capolino simpatici animaletti. Uno sfondo colorato con le informazioni sull’età facilita il riconoscimento dei prodotti.

Parte di

Consigli pratici e informazioni sul cibo per i bambini in tenera età su www.famigros.ch

Gli agricoltori Bio lavorano in armonia con la natura. Trattano con rispetto gli animali e le piante, il suolo e l’acqua.

Nel suo impegno a favore della sostenibilità, la Migros è da generazioni in anticipo sui tempi.



Azione 35%

40%

2.45 invece di 3.80 Uva Italia Italia, al kg

20% Bastoncini alle nocciole, fagottini alle pere e fagottini alle pere bio per es. bastoncini alle nocciole, 4 pezzi, 4 x 55 g, 2.60 invece di 3.25

SalmĂŹ di cervo, cotto, 350 g e 600 g Nuova Zelanda, per es. 600 g, 10.65 invece di 17.80

30%

2.20 invece di 3.20 Formentino Svizzera, imballato, per 100 g

a partire da 2 pezzi

20% Prodotti a base di castagne M-Classic e bio surgelati, per es. purea di castagne bio, 250 g, 2.05 invece di 2.60

50%

Tutti gli ammorbidenti Exelia a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 23.10.2017

Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli giĂ ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

30%

3.25 invece di 4.65 Vitello tonnato prodotto in Ticino, al banco a servizio, per 100 g

40% Carta igienica Soft in confezioni speciali per es. Comfort, FSC, 32 rotoli, 11.30 invece di 18.90, offerta valida fino al 23.10.2017


. te r e P . a z z e h c s e fr e il ib d Incre conf. da 2

40%

4.45 invece di 7.45

Consiglio

Prosciutto crudo San Pietro Rapelli in conf. da 2 Svizzera, per 100 g

40%

11.– invece di 18.40 Filetto di salmone senza pelle in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 400 g

40%

5.50 invece di 9.25 Luganighetta Svizzera, in conf. da 2 x 250 g / 500 g

PASTA E FUNGHI ALL’ITALIANA Il trucco per dimenticare il grigiore fuori dalla finestra è un bel piatto di pasta fresca Anna’s Best. E come antipasto, funghi porcini saltati su letto di rucola. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.

conf. da 3

20% Pasta Anna’s Best in confezioni multiple per es. fiori al limone in conf. da 3, 3 x 250 g, 11.70 invece di 14.70

50%

2.50 invece di 5.– Salame Strolghino Italia, pezzo da 250 g, per 100 g

5.95 invece di 8.55 Prosciutto cotto paesano Malbuner in conf. da 2 Svizzera, 2 x 138 g

33%

4.50 invece di 6.80 Bresaola Alta Salumeria Italia, affettata in busta da 80 g

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

4.15 invece di 5.20 Racks d’agnello Nuova Zelanda / Australia, imballato, per 100 g

15.80 invece di 23.10

4.95 invece di 7.90 Entrecôte di manzo TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g

conf. da 2

30%

30%

35%

30%

2.70 invece di 3.90 Spezzatino di vitello TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g

Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 260 g

30%

1.45 invece di 2.10 Fettine di tacchino M-Classic Ungheria, carne prodotta in base all’Ordinanza svizzera sulla protezione degli animali, per 100 g


. te r e P . a z z e h c s e fr e il ib d Incre conf. da 2

40%

4.45 invece di 7.45

Consiglio

Prosciutto crudo San Pietro Rapelli in conf. da 2 Svizzera, per 100 g

40%

11.– invece di 18.40 Filetto di salmone senza pelle in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 400 g

40%

5.50 invece di 9.25 Luganighetta Svizzera, in conf. da 2 x 250 g / 500 g

PASTA E FUNGHI ALL’ITALIANA Il trucco per dimenticare il grigiore fuori dalla finestra è un bel piatto di pasta fresca Anna’s Best. E come antipasto, funghi porcini saltati su letto di rucola. Trovate la ricetta su migusto.ch e tutti gli ingredienti freschi alla vostra Migros.

conf. da 3

20% Pasta Anna’s Best in confezioni multiple per es. fiori al limone in conf. da 3, 3 x 250 g, 11.70 invece di 14.70

50%

2.50 invece di 5.– Salame Strolghino Italia, pezzo da 250 g, per 100 g

5.95 invece di 8.55 Prosciutto cotto paesano Malbuner in conf. da 2 Svizzera, 2 x 138 g

33%

4.50 invece di 6.80 Bresaola Alta Salumeria Italia, affettata in busta da 80 g

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

4.15 invece di 5.20 Racks d’agnello Nuova Zelanda / Australia, imballato, per 100 g

15.80 invece di 23.10

4.95 invece di 7.90 Entrecôte di manzo TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g

conf. da 2

30%

30%

35%

30%

2.70 invece di 3.90 Spezzatino di vitello TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g

Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Norvegia, 260 g

30%

1.45 invece di 2.10 Fettine di tacchino M-Classic Ungheria, carne prodotta in base all’Ordinanza svizzera sulla protezione degli animali, per 100 g


conf. da 2

40%

40%

10.40 invece di 17.40

17.75 invece di 29.60

Raccard assortito in conf. da 2 2 x 350 g

Fontina DOP confezionato, al kg

20%

8.60 invece di 10.80 Benecol, 12 x 65 ml per es. alla fragola

30%

3.20 invece di 4.60 Sbrinz grattugiato AOP conf. da 2 x 120 g

20%

24.– invece di 30.10 San Gottardo Prealpi a libero servizio, al kg

20% Tutto l’assortimento di latte nostrano bio per es. lacc frésch ticinés bio, intero, 1 l, 1.50 invece di 1.90

35%

3.60 invece di 5.90 Champignons bianchi Svizzera / Paesi Bassi, vaschetta da 500 g

30%

2.65 invece di 3.80 Pere Kaiser Svizzera, al kg

a partire da 2 pezzi

50%

Cetrioli Svizzera/Spagna, per es. 2 pezzi a fr. 1.80 invece di 3.60, a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione

Hit

1.90

Avocado Perù, al pezzo

conf. da 2

20% Tutti i tipi di crème fraîche per es. al naturale, 200 g, 2.– invece di 2.55

20% Tutti gli yogurt Bifidus per es. alla fragola, 150 g, –.65 invece di –.85

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

3.80 invece di 4.80 Formaggio fresco Cantadou in conf. da 2 con rafano, erbe aromatiche o pepe, 2 x 125 g, per es. con erbe aromatiche

40%

3.50 invece di 5.90 Arance bionde Sud Africa, rete da 2 kg

20% Biscotti frolla, frolla al limone, Farina Bona e Crefli al miele 100 e 150 g, per es. Biscotti frolla, 100 g, 3.10 invece di 3.90


conf. da 2

40%

40%

10.40 invece di 17.40

17.75 invece di 29.60

Raccard assortito in conf. da 2 2 x 350 g

Fontina DOP confezionato, al kg

20%

8.60 invece di 10.80 Benecol, 12 x 65 ml per es. alla fragola

30%

3.20 invece di 4.60 Sbrinz grattugiato AOP conf. da 2 x 120 g

20%

24.– invece di 30.10 San Gottardo Prealpi a libero servizio, al kg

20% Tutto l’assortimento di latte nostrano bio per es. lacc frésch ticinés bio, intero, 1 l, 1.50 invece di 1.90

35%

3.60 invece di 5.90 Champignons bianchi Svizzera / Paesi Bassi, vaschetta da 500 g

30%

2.65 invece di 3.80 Pere Kaiser Svizzera, al kg

a partire da 2 pezzi

50%

Cetrioli Svizzera/Spagna, per es. 2 pezzi a fr. 1.80 invece di 3.60, a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione

Hit

1.90

Avocado Perù, al pezzo

conf. da 2

20% Tutti i tipi di crème fraîche per es. al naturale, 200 g, 2.– invece di 2.55

20% Tutti gli yogurt Bifidus per es. alla fragola, 150 g, –.65 invece di –.85

Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

20%

3.80 invece di 4.80 Formaggio fresco Cantadou in conf. da 2 con rafano, erbe aromatiche o pepe, 2 x 125 g, per es. con erbe aromatiche

40%

3.50 invece di 5.90 Arance bionde Sud Africa, rete da 2 kg

20% Biscotti frolla, frolla al limone, Farina Bona e Crefli al miele 100 e 150 g, per es. Biscotti frolla, 100 g, 3.10 invece di 3.90


Ancor più risparmio! conf. da 8

33%

4.90 invece di 7.60 Chicchi di mais M-Classic in conf. da 8 8 x 285 g

20%

Tutti i panini confezionati M-Classic per es. sandwiches TerraSuisse, 4 pezzi, 4 x 65 g, 1.60 invece di 2.–

di riduzione Tutti i tipi di pane fresco bio per es. Twister bianco, 360 g, 2.80 invece di 3.30

conf. da 4

20%

Tutti i tipi di calluna ed erica per es. calluna, in vaso da 11 cm, 3.10 invece di 3.90

Tutti i crauti e i cavoli rossi bio e M-Classic per es. crauti M-Classic, 500 g, 2.05 invece di 2.60

conf. da 5

a t t i f o r p Ap ora!

20%

– .5 0

55%

6.40 invece di 14.25

Wienerli M-Classic in conf. da 5 Svizzera, 5 x 4 pezzi, 1 kg

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

55%

5.30 invece di 11.85

Crispy di tacchino impanati Don Pollo in conf. speciale surgelati, 1 kg

40%

1.–

di riduzione

Pizza M-Classic in conf. da 4 per es. pizza del padrone, 4 x 400 g, 12.90 invece di 21.60

Tutte le chips Zweifel da 170 g, 280 g o 300 g per es. alla paprica, 280 g, 4.70 invece di 5.70

55%

3.40 invece di 7.65

Pommes Duchesse Delicious in conf. speciale surgelate, 1 kg

a partire da 2 confezioni

55%

a partire da 2 pezzi

55%

Tutte le confetture e le gelatine in vasetti e bustine da 185–500 g Tutto l’assortimento di barrette ai cereali Farmer (Alnatura escluse), a partire da 2 pezzi, a partire da 2 pezzi, 55% di riduzione 55% di riduzione


Ancor più risparmio! conf. da 8

33%

4.90 invece di 7.60 Chicchi di mais M-Classic in conf. da 8 8 x 285 g

20%

Tutti i panini confezionati M-Classic per es. sandwiches TerraSuisse, 4 pezzi, 4 x 65 g, 1.60 invece di 2.–

di riduzione Tutti i tipi di pane fresco bio per es. Twister bianco, 360 g, 2.80 invece di 3.30

conf. da 4

20%

Tutti i tipi di calluna ed erica per es. calluna, in vaso da 11 cm, 3.10 invece di 3.90

Tutti i crauti e i cavoli rossi bio e M-Classic per es. crauti M-Classic, 500 g, 2.05 invece di 2.60

conf. da 5

a t t i f o r p Ap ora!

20%

– .5 0

55%

6.40 invece di 14.25

Wienerli M-Classic in conf. da 5 Svizzera, 5 x 4 pezzi, 1 kg

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

55%

5.30 invece di 11.85

Crispy di tacchino impanati Don Pollo in conf. speciale surgelati, 1 kg

40%

1.–

di riduzione

Pizza M-Classic in conf. da 4 per es. pizza del padrone, 4 x 400 g, 12.90 invece di 21.60

Tutte le chips Zweifel da 170 g, 280 g o 300 g per es. alla paprica, 280 g, 4.70 invece di 5.70

55%

3.40 invece di 7.65

Pommes Duchesse Delicious in conf. speciale surgelate, 1 kg

a partire da 2 confezioni

55%

a partire da 2 pezzi

55%

Tutte le confetture e le gelatine in vasetti e bustine da 185–500 g Tutto l’assortimento di barrette ai cereali Farmer (Alnatura escluse), a partire da 2 pezzi, a partire da 2 pezzi, 55% di riduzione 55% di riduzione


conf. da 6

10% Kinder Bueno e Schoko-Bons in confezioni speciali per es. Schoko-Bons, 500 g, 7.20 invece di 8.–

20% Tutto l’assortimento Mister Rice per es. Wild Rice Mix, 1 kg, 3.60 invece di 4.50

20%

Tutte le zuppe in bustina e istantanee Bon Chef a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione

4.50

Tutti i gelati Crème d’or in vaschetta da 750 ml e 1000 ml per es. al caramello, 1000 ml, 7.80 invece di 9.80

Accendino elettrico bianco e nero in conf. da 6 offerta valida fino al 23.10.2017

conf. da 2

a partire da 2 pezzi

20%

Hit

20%

20x PUNTI

Tutti i funghi secchi in bustina per es. cappelli di spugnole secchi, 20 g, 8.40 invece di 10.50

Tutti i praliné Merci o Toffifee per es. Merci, 250 g, 3.95

20% Tutto l’assortimento Happy Hour prodotti surgelati, per es. cornetti al prosciutto, 12 pezzi, 4.95 invece di 6.20

20%

3.20 invece di 4.– Carta per la cottura al forno n. 31 Tangan in conf. da 2, FSC 42 x 33 cm, offerta valida fino al 23.10.2017

conf. da 2

50% Tutti i tipi di 7up e 7up H2OH! in conf. da 6, 6 x 1,5 l e 6 x 1 l per es. regular, 6 x 1,5 l, 5.85 invece di 11.70

30%

3.95 invece di 5.70 Evian in conf. da 6, 6 x 1,5 l

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

conf. da 3

33% Detergenti Potz in conf. multipla per es. Calc in conf. da 3, 3 x 1 l, 9.80 invece di 14.70, offerta valida fino al 23.10.2017

20%

17.80 invece di 22.40 Detersivi per capi delicati Yvette in conf. da 2 per es. Care, 2 x 2 l, offerta valida fino al 23.10.2017

a partire da 2 pezzi

30%

Tutto l’assortimento di lampadine e torce a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione, offerta valida fino al 23.10.2017

a partire da 2 pezzi

30%

Tutto l’assortimento di prodotti Nivea per la cura del bebè (confezioni multiple escluse), a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione, offerta valida fino al 23.10.2017


conf. da 6

10% Kinder Bueno e Schoko-Bons in confezioni speciali per es. Schoko-Bons, 500 g, 7.20 invece di 8.–

20% Tutto l’assortimento Mister Rice per es. Wild Rice Mix, 1 kg, 3.60 invece di 4.50

20%

Tutte le zuppe in bustina e istantanee Bon Chef a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione

4.50

Tutti i gelati Crème d’or in vaschetta da 750 ml e 1000 ml per es. al caramello, 1000 ml, 7.80 invece di 9.80

Accendino elettrico bianco e nero in conf. da 6 offerta valida fino al 23.10.2017

conf. da 2

a partire da 2 pezzi

20%

Hit

20%

20x PUNTI

Tutti i funghi secchi in bustina per es. cappelli di spugnole secchi, 20 g, 8.40 invece di 10.50

Tutti i praliné Merci o Toffifee per es. Merci, 250 g, 3.95

20% Tutto l’assortimento Happy Hour prodotti surgelati, per es. cornetti al prosciutto, 12 pezzi, 4.95 invece di 6.20

20%

3.20 invece di 4.– Carta per la cottura al forno n. 31 Tangan in conf. da 2, FSC 42 x 33 cm, offerta valida fino al 23.10.2017

conf. da 2

50% Tutti i tipi di 7up e 7up H2OH! in conf. da 6, 6 x 1,5 l e 6 x 1 l per es. regular, 6 x 1,5 l, 5.85 invece di 11.70

30%

3.95 invece di 5.70 Evian in conf. da 6, 6 x 1,5 l

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

conf. da 3

33% Detergenti Potz in conf. multipla per es. Calc in conf. da 3, 3 x 1 l, 9.80 invece di 14.70, offerta valida fino al 23.10.2017

20%

17.80 invece di 22.40 Detersivi per capi delicati Yvette in conf. da 2 per es. Care, 2 x 2 l, offerta valida fino al 23.10.2017

a partire da 2 pezzi

30%

Tutto l’assortimento di lampadine e torce a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione, offerta valida fino al 23.10.2017

a partire da 2 pezzi

30%

Tutto l’assortimento di prodotti Nivea per la cura del bebè (confezioni multiple escluse), a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione, offerta valida fino al 23.10.2017


ti. ot od pr 2 da re rti pa a lli pe ca i de ra cu la r pe to 25% su tutto l’assortimen

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Elseve e Fructis (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Elnett e Studio Line (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. I am (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Head & Shoulders e Pantene Pro-V (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Nivea (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione


ti. ot od pr 2 da re rti pa a lli pe ca i de ra cu la r pe to 25% su tutto l’assortimen

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Elseve e Fructis (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Elnett e Studio Line (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. I am (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Head & Shoulders e Pantene Pro-V (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Nivea (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione


25% su tutto l’assortimento per la cura dei capelli a partire da 2 prodotti.

a partire da 2 pezzi

conf. da 3

25%

30%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Belherbal, I am e Kneipp (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Taft e Syoss (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Gliss Kur e John Frieda (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

30% di riduzione su diversi prodotti per la cura dei capelli in confezioni multiple.

Prodotti per la cura dei capelli e lo styling Nivea in confezioni multiple per es. shampoo Classic Mild Care in conf. da 3, 3 x 250 ml, 6.80 invece di 9.75

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Bircal e pH balance (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

conf. da 2

30% Prodotti per la cura dei capelli Elseve in conf. da 2 per es. shampoo Color-Vive, 2 x 250 ml, 4.95 invece di 7.10

6.75 invece di 9.70 Shampoo Syoss Volume Lift in conf. da 2 2 x 500 ml

conf. da 3

30% Prodotti per la cura dei capelli I am in conf. da 3 per es. shampoo Daily Care, 3 x 250 ml, 4.80 invece di 6.90

30% Prodotti per lo styling Taft in conf. da 2 per es. spray per capelli Ultra, 2 x 250 ml, 5.– invece di 7.20

conf. da 2

conf. da 2

30%

conf. da 2

conf. da 2

30% Shampoo Head & Shoulders in conf. da 2 per es. shampoo Classic Clean, 2 x 300 ml, 7.10 invece di 10.20

conf. da 3

30% Prodotti per la cura dei capelli I am in conf. da 3 per es. shampoo Moisture I am, 3 x 250 ml, 4.80 invece di 6.90

30%

9.80 invece di 14.– Shampoo Pantene Pro-V Repair & Care in conf. da 2 2 x 500 ml

conf. da 3

30% Shampoo Belherbal in conf. da 3 per es. antigrasso, 3 x 250 ml, 8.05 invece di 11.55


25% su tutto l’assortimento per la cura dei capelli a partire da 2 prodotti.

a partire da 2 pezzi

conf. da 3

25%

30%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Belherbal, I am e Kneipp (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Taft e Syoss (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Gliss Kur e John Frieda (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

30% di riduzione su diversi prodotti per la cura dei capelli in confezioni multiple.

Prodotti per la cura dei capelli e lo styling Nivea in confezioni multiple per es. shampoo Classic Mild Care in conf. da 3, 3 x 250 ml, 6.80 invece di 9.75

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l’assortimento per la cura dei capelli e lo styling per es. Bircal e pH balance (prodotti Bellena, confezioni da viaggio e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione

conf. da 2

30% Prodotti per la cura dei capelli Elseve in conf. da 2 per es. shampoo Color-Vive, 2 x 250 ml, 4.95 invece di 7.10

6.75 invece di 9.70 Shampoo Syoss Volume Lift in conf. da 2 2 x 500 ml

conf. da 3

30% Prodotti per la cura dei capelli I am in conf. da 3 per es. shampoo Daily Care, 3 x 250 ml, 4.80 invece di 6.90

30% Prodotti per lo styling Taft in conf. da 2 per es. spray per capelli Ultra, 2 x 250 ml, 5.– invece di 7.20

conf. da 2

conf. da 2

30%

conf. da 2

conf. da 2

30% Shampoo Head & Shoulders in conf. da 2 per es. shampoo Classic Clean, 2 x 300 ml, 7.10 invece di 10.20

conf. da 3

30% Prodotti per la cura dei capelli I am in conf. da 3 per es. shampoo Moisture I am, 3 x 250 ml, 4.80 invece di 6.90

30%

9.80 invece di 14.– Shampoo Pantene Pro-V Repair & Care in conf. da 2 2 x 500 ml

conf. da 3

30% Shampoo Belherbal in conf. da 3 per es. antigrasso, 3 x 250 ml, 8.05 invece di 11.55


Altre offerte. Pesce, carne e pollame

Tutti gli antipasti e tutte le olive Polli, per es. pomodori secchi, 285 g, 2.60 invece di 3.30 20%

Altri alimenti

Red Bull standard e sugarfree in conf. da 6, 6 x 250 ml, per es. standard, 7.40 invece di 9.30 20% Entrecôte di cervo, Nuova Zelanda, al banco a servizio, per 100 g, 5.35 invece di 7.70 30% * Prosciutto crudo di Parma, stagionato 30 mesi, Italia, al banco a servizio, per 100 g, 5.95 invece di 8.50 30%

conf. da 3

Hit

Tutta la pasta Garofalo non refrigerata, a partire da 2 pezzi 20% Tutto l’assortimento di tè e tisane Messmer, UTZ, a partire da 2 pezzi 25%

Pane e latticini

Farina per treccia e farina bianca TerraSuisse, 1 kg, a partire da 2 pezzi 30%

14.90

Cioccolatini Selection Frey in busta da 1 kg, UTZ, assortiti, 15.– invece di 30.10 50%

Torta di pane Nostrana, 520 g, 9.25 invece di 11.60 20%

Boxer aderenti John Adams in conf. da 3 disponibili in diversi colori e misure, per es. color petrolio, tg. M

Cake Generoso e Mini Cake Generoso, per es. Cake Generoso, 380 g, 4.– invece di 5.– 20%

Fiori e piante

19.80

Padella Color Party Cucina & Tavola, Ø 28 cm disponibile in diversi colori, per es. rossa, il pezzo

16.90

Slip midi o maxi Ellen Amber in conf. da 5 disponibili in diversi colori e misure, per es. slip midi, neri, tg. M

Tutte le lattine San Pellegrino in conf. da 6, 6 x 330 ml, per es. aranciata, 5.45 invece di 7.80 30% * Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ, assortite, 14.90 invece di 21.30 30%

conf. da 5

Hit

Biscotti rotondi Chocky in conf. da 4, al cioccolato o al latte, per es. al cioccolato, 4 x 250 g, 8.10 invece di 11.60 30%

15%

Tutto l’assortimento Nescafé, per es. Gold de Luxe, in busta da 180 g, 8.45 invece di 11.– 20% Bouquet Linda, il mazzo, 14.90 Hit

Prodotti per l’igiene intima Always e Tampax in confezioni multiple e speciali per es. Always Ultra Normal Plus in economy pack, 26 pezzi, 3.40 invece di 4.05

Tutti i tipi di rösti e di semolino di granoturco TerraSuisse, per es. rösti al burro, 400 g, 2.20 invece di 2.80 20%

20x PUNTI

Novità

Ripieno per vol-au-vent M-Classic in conf. da 3, Forestière o con funghi prataioli e carne, per es. con funghi prataioli e carne, 3 x 500 g, 9.70 invece di 12.15 20%

Fazzoletti Tempo, per es. classic, 15 x 10 pezzi, 3.60 Novità **

Tutti i prodotti per bambini Kellogg’s, per es. Frosties, 600 g, 4.– invece di 5.– 20%

Bustina morbida Hipp Hippis, 120 g, 2.10 Novità **

Near Food/Non Food

Diffusore di profumo Pink Dream, il pezzo, 4.90 Novità **

Pampers Baby Dry Pants, tg. 3, 44 pezzi, 18.80 Novità ** Pyjama Pants Milette, tg. L, 9 pezzi, 7.90 Novità ** Spugna in silicone per il trucco, il pezzo, 4.90 Novità **

Sugo di pomodoro al basilico Agnesi in conf. da 3, 3 x 400 g, 5.20 invece di 8.70 40%

Crostata di mele Anna’s Best, 215 g, 1.55 invece di 3.10 50% Caprice des Dieux, 330 g, 4.65 invece di 5.85 20%

Hit

Tutti i mitici Ice Tea in bottiglie di PET in conf. da 6, 6 x 1 l, UTZ, per es. al limone, 5.45 invece di 7.80 30% *

Magdalenas M-Classic in conf. da 2, al limone e marmorizzate, per es. al limone, 2 x 225 g, 3.35 invece di 4.20 20%

Tutto l’assortimento di teglie e stampi per il forno Cucina & Tavola Baking, per es. stampo per cake, estraibile, 20–35 cm, il pezzo, 7.40 invece di 14.80 50% **

Exelcat in confezioni speciali, alimenti umidi, 24 x 100 g e 24 x 85 g, e alimenti secchi, 2 x 950 g, per es. alimento secco, menu croccante al manzo, 2 x 950 g, 6.90 invece di 9.90 30% Profumo per ambienti Woody Ipuro, 50 ml, 9.80 Hit ** Candele profumate Ambiance in conf. da 4, per es. alla vaniglia, 6.90 Hit ** Calzini per bambini antiscivolo in conf. da 2, disponibili in diversi colori e numeri, per es. fucsia, numeri 27–30, 9.90 Hit **

Yogurt Passion, cachi-mandarino o mandorla-caramello, Special Edition, per es. cachi-mandarino, 180 g, 1.– Novità ** Oh! Yogurt Greek Style al mandarino, Limited Edition, 170 g, 1.85 Novità ** Caffè Latte Emmi, disponibile in diverse varietà, per es. Macchiato, 230 ml, 1.95 Novità ** Knöpfli bio, 500 g, 3.40 Novità ** Baguette a punta cotta su pietra TerraSuisse, 400 g, 2.80 Novità ** Olive Kalamata bio in vasetto, 105 g, 1.90 Novità ** Salsa alla senape e all’aneto, 200 ml, 2.40 Novità ** Maionese con senape in vasetto, 350 g, 3.50 Novità **

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. **Offerta valida fino al 23.10 Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

conf. da 3

Hit

14.80

Coperta Tom disponibile in rosso scuro, grigio scuro e petrolio, 100% poliestere, 150 x 200 cm, per es. rosso scuro

Hit

6.90

Guanto da forno e presina assortiti, il pezzo

25%

6.50 invece di 8.70

Pausa lunga o corta?

Menù del ristorante a soli

16.20

7.00

ENTRAMBE

Mini spray profumato Migros Fresh in conf. da 3 Lime Splash, White Musk e Spicy Orange, per es. Spicy Orange, 3 x 12 ml Offerte valide dal 9.10 al 14.10.2017

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Combo De Gustibus a soli

Per una buona sensazione di pancia.


Altre offerte. Pesce, carne e pollame

Tutti gli antipasti e tutte le olive Polli, per es. pomodori secchi, 285 g, 2.60 invece di 3.30 20%

Altri alimenti

Red Bull standard e sugarfree in conf. da 6, 6 x 250 ml, per es. standard, 7.40 invece di 9.30 20% Entrecôte di cervo, Nuova Zelanda, al banco a servizio, per 100 g, 5.35 invece di 7.70 30% * Prosciutto crudo di Parma, stagionato 30 mesi, Italia, al banco a servizio, per 100 g, 5.95 invece di 8.50 30%

conf. da 3

Hit

Tutta la pasta Garofalo non refrigerata, a partire da 2 pezzi 20% Tutto l’assortimento di tè e tisane Messmer, UTZ, a partire da 2 pezzi 25%

Pane e latticini

Farina per treccia e farina bianca TerraSuisse, 1 kg, a partire da 2 pezzi 30%

14.90

Cioccolatini Selection Frey in busta da 1 kg, UTZ, assortiti, 15.– invece di 30.10 50%

Torta di pane Nostrana, 520 g, 9.25 invece di 11.60 20%

Boxer aderenti John Adams in conf. da 3 disponibili in diversi colori e misure, per es. color petrolio, tg. M

Cake Generoso e Mini Cake Generoso, per es. Cake Generoso, 380 g, 4.– invece di 5.– 20%

Fiori e piante

19.80

Padella Color Party Cucina & Tavola, Ø 28 cm disponibile in diversi colori, per es. rossa, il pezzo

16.90

Slip midi o maxi Ellen Amber in conf. da 5 disponibili in diversi colori e misure, per es. slip midi, neri, tg. M

Tutte le lattine San Pellegrino in conf. da 6, 6 x 330 ml, per es. aranciata, 5.45 invece di 7.80 30% * Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ, assortite, 14.90 invece di 21.30 30%

conf. da 5

Hit

Biscotti rotondi Chocky in conf. da 4, al cioccolato o al latte, per es. al cioccolato, 4 x 250 g, 8.10 invece di 11.60 30%

15%

Tutto l’assortimento Nescafé, per es. Gold de Luxe, in busta da 180 g, 8.45 invece di 11.– 20% Bouquet Linda, il mazzo, 14.90 Hit

Prodotti per l’igiene intima Always e Tampax in confezioni multiple e speciali per es. Always Ultra Normal Plus in economy pack, 26 pezzi, 3.40 invece di 4.05

Tutti i tipi di rösti e di semolino di granoturco TerraSuisse, per es. rösti al burro, 400 g, 2.20 invece di 2.80 20%

20x PUNTI

Novità

Ripieno per vol-au-vent M-Classic in conf. da 3, Forestière o con funghi prataioli e carne, per es. con funghi prataioli e carne, 3 x 500 g, 9.70 invece di 12.15 20%

Fazzoletti Tempo, per es. classic, 15 x 10 pezzi, 3.60 Novità **

Tutti i prodotti per bambini Kellogg’s, per es. Frosties, 600 g, 4.– invece di 5.– 20%

Bustina morbida Hipp Hippis, 120 g, 2.10 Novità **

Near Food/Non Food

Diffusore di profumo Pink Dream, il pezzo, 4.90 Novità **

Pampers Baby Dry Pants, tg. 3, 44 pezzi, 18.80 Novità ** Pyjama Pants Milette, tg. L, 9 pezzi, 7.90 Novità ** Spugna in silicone per il trucco, il pezzo, 4.90 Novità **

Sugo di pomodoro al basilico Agnesi in conf. da 3, 3 x 400 g, 5.20 invece di 8.70 40%

Crostata di mele Anna’s Best, 215 g, 1.55 invece di 3.10 50% Caprice des Dieux, 330 g, 4.65 invece di 5.85 20%

Hit

Tutti i mitici Ice Tea in bottiglie di PET in conf. da 6, 6 x 1 l, UTZ, per es. al limone, 5.45 invece di 7.80 30% *

Magdalenas M-Classic in conf. da 2, al limone e marmorizzate, per es. al limone, 2 x 225 g, 3.35 invece di 4.20 20%

Tutto l’assortimento di teglie e stampi per il forno Cucina & Tavola Baking, per es. stampo per cake, estraibile, 20–35 cm, il pezzo, 7.40 invece di 14.80 50% **

Exelcat in confezioni speciali, alimenti umidi, 24 x 100 g e 24 x 85 g, e alimenti secchi, 2 x 950 g, per es. alimento secco, menu croccante al manzo, 2 x 950 g, 6.90 invece di 9.90 30% Profumo per ambienti Woody Ipuro, 50 ml, 9.80 Hit ** Candele profumate Ambiance in conf. da 4, per es. alla vaniglia, 6.90 Hit ** Calzini per bambini antiscivolo in conf. da 2, disponibili in diversi colori e numeri, per es. fucsia, numeri 27–30, 9.90 Hit **

Yogurt Passion, cachi-mandarino o mandorla-caramello, Special Edition, per es. cachi-mandarino, 180 g, 1.– Novità ** Oh! Yogurt Greek Style al mandarino, Limited Edition, 170 g, 1.85 Novità ** Caffè Latte Emmi, disponibile in diverse varietà, per es. Macchiato, 230 ml, 1.95 Novità ** Knöpfli bio, 500 g, 3.40 Novità ** Baguette a punta cotta su pietra TerraSuisse, 400 g, 2.80 Novità ** Olive Kalamata bio in vasetto, 105 g, 1.90 Novità ** Salsa alla senape e all’aneto, 200 ml, 2.40 Novità ** Maionese con senape in vasetto, 350 g, 3.50 Novità **

*In vendita nelle maggiori filiali Migros. **Offerta valida fino al 23.10 Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 16.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

conf. da 3

Hit

14.80

Coperta Tom disponibile in rosso scuro, grigio scuro e petrolio, 100% poliestere, 150 x 200 cm, per es. rosso scuro

Hit

6.90

Guanto da forno e presina assortiti, il pezzo

25%

6.50 invece di 8.70

Pausa lunga o corta?

Menù del ristorante a soli

16.20

7.00

ENTRAMBE

Mini spray profumato Migros Fresh in conf. da 3 Lime Splash, White Musk e Spicy Orange, per es. Spicy Orange, 3 x 12 ml Offerte valide dal 9.10 al 14.10.2017

OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

Combo De Gustibus a soli

Per una buona sensazione di pancia.


. s o r ig M a tu a ll a à it v o N 20x PUNTI

Succoso e saporito, con carne svizzera.

6.90 Gulasch di manzo con purea di patate Anna’s Best 400 g

A basso consumo energetico e durevole.

17.80 Riflettore LED M-Classic 50 watt, GU10, dimmerabile, 3 pezzi

Bio e vegano.

5.50 Menu a base di pasta Anna’s Best Vegi, bio 370 g

Nuovissima tecnologia.

7.90 Lampadina a filamenti LED M-Classic classe di efficienza energetica A, 60 watt, opaca, E27, il pezzo

Disponibile in qualità bio. Succo d’uva rosso bio da 1 l e 6 x 1 l* per es. 1 l, 2.90

Buona luminosità grazie ai filamenti LED.

6.90 Lampadina a filamenti LED M-Classic classe di efficienza energetica B, 40 watt, trasparente, E14, il pezzo

Lampadina efficiente con calotta riflettente. Alta luminosità con 100 watt.

11.80 Lampadina LED M-Classic classe di efficienza energetica A, 100 watt, E27, dimmerabile, il pezzo

Novità in qualità LED.

11.80 LED Star Retrofit Osram R50, 40 watt, E14, 2 pezzi

* In vendita nelle maggiori filiali Migros. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

6.90 LED Retrofit Classic Osram classe di efficienza energetica A, 60 watt, Mirror, E27, il pezzo


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

69

Idee e acquisti per la settimana

Exelia

azione 50% sugli ammorbidenti Exelia a partire da due pezzi dal 10 al 23.10

Per un bucato intensamente profumato Arancia, garofano, mela, rosa, viola, legno e muschio sono solo alcuni degli ingredienti che contraddistinguono l’intenso profumo di Blue Emotion, il nuovo ammorbidente di Exelia. La sua fragranza è stata appositamente sviluppata per Exelia dal profumiere Philipp Durant. L’ammorbidente non solo regala una delicata profumazione al vostro bucato, lo rende anche particolarmente morbido e protegge i capi dalle pieghe, dalle cariche elettrostatiche e dall’usura.

Exelia Blue Emotion 1 l Fr. 6.50

Exelia Blue Emotion conferisce al bucato un profumo esotico e protegge i tessuti.

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra cui anche gli ammorbidenti Exelia.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

70

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

71

Idee e acquisti per la settimana

Yvette

Specialista in bucato delicato

Azione 20%

I tessuti restano belli più a lungo se sono lavati con un detersivo speciale per capi delicati. Grazie alla nuova formula, i detersivi Yvette nelle varietà Color, Black e White impediscono o riducono la formazione di pallini sugli indumenti

su diversi detersivi per capi delicati Yvette in confezione doppia dal 10 al 23 ottobre.

Testo Heidi Bacchilega; Illustrazione Olivia Aloisi

Per colori brillanti

Yvette Color agisce senza liscianti ottici. In questo modo conserva la luminosità dei colori ed è quindi ideale per i tessuti colorati. Un enzima impedisce la formazione di pallini.

Per le pelli sensibili

Affinché le fibre continuino a respirare

Yvette Color 2 l Fr. 11.20 Azione*

Affinché i delicati restino delicati

Yvette Care proteggere le fibre e mantiene elastico il tessuto. Le proteine naturali puliscono e si prendono cura dei tessuti sensibili in lana e seta. Yvette Care 2 l Fr. 11.20 Azione*

Affinché non si creino reazioni cutanee sulle pelli sensibili Yvette Sensitive lava delicatamente, protegge le fibre ed è ideale per le persone dalla pelle sensibile grazie alla sua formula speciale. Senza candeggianti o sbiancanti.

Grazie a speciali sostanze attive, Yvette Outdoor+Sport sostiene la funzione membrana dei tessuti traspiranti. Preserva anche le loro proprietà antivento e antipioggia.

Affinché il nero resti nero

Yvette Black è stato sviluppato appositamente per i tessuti di colore nero. Non contiene candeggianti e assicura che il nero resti intenso per molto tempo. Un enzima impedisce la formazione di pallini. Yvette Black 2 l Fr. 11.20 Azione*

Per un bianco brillante Yvette White fa brillare i capi di colore bianco. Un enzima scioglie i pallini esistenti sul tessuto e impedisce che si riformino. Yvette White 1.5 l Fr. 8.50

Yvette Sensitive 1.5 l Fr. 8.50 nelle maggiori filiali

Yvette Outdoor+Sport 2 l Fr. 11.20 Azione*

Per eliminare gli odori

I tessuti misti o sintetici assorbono velocemente gli odori. Yvette Fibre Fresh li neutralizza e fa in modo che gli indumenti profumino a lungo di fresco. Yvette Fibre Fresh 2 l Fr. 11.20 Azione*

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra i quali anche i detersivi Yvette per capi delicati.


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

70

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

71

Idee e acquisti per la settimana

Yvette

Specialista in bucato delicato

Azione 20%

I tessuti restano belli più a lungo se sono lavati con un detersivo speciale per capi delicati. Grazie alla nuova formula, i detersivi Yvette nelle varietà Color, Black e White impediscono o riducono la formazione di pallini sugli indumenti

su diversi detersivi per capi delicati Yvette in confezione doppia dal 10 al 23 ottobre.

Testo Heidi Bacchilega; Illustrazione Olivia Aloisi

Per colori brillanti

Yvette Color agisce senza liscianti ottici. In questo modo conserva la luminosità dei colori ed è quindi ideale per i tessuti colorati. Un enzima impedisce la formazione di pallini.

Per le pelli sensibili

Affinché le fibre continuino a respirare

Yvette Color 2 l Fr. 11.20 Azione*

Affinché i delicati restino delicati

Yvette Care proteggere le fibre e mantiene elastico il tessuto. Le proteine naturali puliscono e si prendono cura dei tessuti sensibili in lana e seta. Yvette Care 2 l Fr. 11.20 Azione*

Affinché non si creino reazioni cutanee sulle pelli sensibili Yvette Sensitive lava delicatamente, protegge le fibre ed è ideale per le persone dalla pelle sensibile grazie alla sua formula speciale. Senza candeggianti o sbiancanti.

Grazie a speciali sostanze attive, Yvette Outdoor+Sport sostiene la funzione membrana dei tessuti traspiranti. Preserva anche le loro proprietà antivento e antipioggia.

Affinché il nero resti nero

Yvette Black è stato sviluppato appositamente per i tessuti di colore nero. Non contiene candeggianti e assicura che il nero resti intenso per molto tempo. Un enzima impedisce la formazione di pallini. Yvette Black 2 l Fr. 11.20 Azione*

Per un bianco brillante Yvette White fa brillare i capi di colore bianco. Un enzima scioglie i pallini esistenti sul tessuto e impedisce che si riformino. Yvette White 1.5 l Fr. 8.50

Yvette Sensitive 1.5 l Fr. 8.50 nelle maggiori filiali

Yvette Outdoor+Sport 2 l Fr. 11.20 Azione*

Per eliminare gli odori

I tessuti misti o sintetici assorbono velocemente gli odori. Yvette Fibre Fresh li neutralizza e fa in modo che gli indumenti profumino a lungo di fresco. Yvette Fibre Fresh 2 l Fr. 11.20 Azione*

M-Industria crea numerosi prodotti Migros, tra i quali anche i detersivi Yvette per capi delicati.


. e n o i z u d i r i 30% d su tutti i prodotti

Omino Bianco

30%

6.60 invece di 9.45 per es. Omino Bianco Essenza Muschio Bianco 2600ml

30%

5.80 invece di 8.30 Omino Bianco Bianco Vivo 1000ml Omino Bianco Sacchetti Salva e Smacchia 10 bustine da 30gr, 300gr

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10.10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

73

Idee e acquisti per la settimana

You

Concedetevi qualcosa di buono e particolare I tè wellness del marchio «You» si distinguono per le inusuali combinazioni di gusti. Tutte le varietà sono realizzate con ingredienti naturali di tendenza

Azione 20x punti Cumulus

Foto Shutterstock

su tutti i tè You fino al 16 ottobre

Gli aromatici tè di «You» regalano un momento di vero benessere al nostro relax. La varietà «Good Night» con lavanda, liquirizia e tulsi, è una tisana profumata e rilassante, che sprigiona i suoi benefici prima di addormentarsi. Il tulsi, conosciuto anche come basilico indiano, ha una sorprendente nota dolciastra. «Power» è invece un’infusione energetizzante in cui si combinano le sfumature agrumate e speziate di foglie di moringa, zenzero e citronella. L’albero di moringa è anche conosciuto come albero del rafano e le sue foglie sono leggermente piccanti. Completano l’asortimento di «You» i tè «After Dinner Treat» con anice, ibisco e finocchio, «Beauty» con ortica, rosa e radice di dente di leone e «Relax» con melissa, foglie di canapa e bacche di goji. A proposito: le confezioni dei nuovi tè «You» sono talmente belle che sono perfette da regalare.

You Tea Good Night 20 bustine, 20 g Fr. 3.20

You Tea Power 20 bustine, 30 g Fr. 3.20

Consiglio «iMpuls»

Il tè fa bene

Il tè rappresenta un vero piacere. Già la preparazione di un fumante tè può essere rilassante. Voglia di assaggiare un tè? Adesso su: www.migros-impuls.ch

You Tea Beauty 20 bustine, 26 g Fr. 3.20

You Tea After Dinner Treat 20 bustine, 20 g Fr. 3.20

Impuls è la nuova iniziativa Migros in favore della salute.


% 50

i t e p p a t sui i l a t n e i r o

In vendita presso la Mall del Centro S. Antonino e Micasa S. Antonino.

o t n e m i r u a s e d a Fino k c o t s o l del

Novità

20x PUNTI

Facile da indossare e togliere

Facile da indossare e togliere

Il tradizionale cambio del

18.80 18 80 Pampers Baby Dry Pants Taglia 3 Midi 6-11 kg 44 pezzi

Il tuo bambino fa i capricci ad ogni cambio di pannolino? Trovi che le bande a strappo siano talvolta scomode? È arrivato il momento di passare a Pampers Baby-Dry – la mutandina assorbente: perché è facile da indossare e si toglie con un semplice gesto. Inoltre mantiene asciutto il tuo bambino fino a 12 ore.

Ora disponibile anche nella taglia 3.

In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 10 10.10 10 AL 23.10.2017, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK

PG263124_FS_PAM_PampersBabyPants_NeuheitenAz_209x141mm_KW41_17_CHI.indd 17

21.09.17 14:36


Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 9 ottobre 2017 • N. 41

75

Idee e acquisti per la settimana

Aproz

Variazioni al sapor di frutta

Lo sciroppo offre tante possibilità: l’edizione limitata mirtillo-vaniglia può essere un eccellente dissetante (diluito 1:6) o, usato puro, offrire una nota fruttata ai dessert e ai frullati

Cubetti di ghiaccio Diluire lo sciroppo con acqua, in una proporzione 1:2. Riempire una vaschetta o un sacchetto per cubetti di ghiaccio, lasciare in congelatore un paio d’ore. I cubetti colorati possono essere usati per tutte le bevande fredde, cocktails e punch, dove rilasceranno lentamente il loro aroma fruttato.

Smoothie Per ottenere un frullato al sapore di frutta versare in un recipiente un poco di sciroppo vaniglia–mirtillo, aggiungendo poi latte e mirtilli surgelati. Frullare finemente con la frusta a immersione. Servire in un bicchiere. Volendo, si può arricchire ancora con una pallina di vaniglia.

Dessert Con il suo aroma naturale lo sciroppo si presta in modo ideale ad insaporire i dessert. Versare un poco di sciroppo sulla panna cotta, le crêpes, il riso con il latte o i waffel, decorando poi con mirtilli freschi e un paio di foglie di melissa.

Sciroppo Aproz Mirtillo-Vaniglia 750 ml Fr. 3.75 *Nelle maggiori filiali

M-industria crea molti prodotti Migros. Tra questi anche gli sciroppi di Aproz.


MELE, PATATE E CIPOLLE.

Hit

4.90 Cipolle gialle Svizzera sacco da 5 kg

Hit

5.90 Mele borsetta da 2,5 kg per es.: mele Boskoop 1a Svizzera

Hit

19.–

Mele cartone da 10 kg per es.: mele Golden Svizzera

Hit

14.– Patate Bintje o Laura Svizzera sacco da 15 kg

OFFERTE VALIDE FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.