Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 2 ottobre 2017
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Società e Territorio Inclusion Handicap ha presentato un suo rapporto sulla situazione delle persone con disabilità in Svizzera
Ambiente e Benessere A Bellinzona un convegno organizzato dalla Fondazione Sasso Corbaro si occupa della cura ai curanti: ne parliamo con Nicola Grignoli e Roberto Malacrida
Politica e Economia Il 18 ottobre si aprono a Pechino i lavori del 19.mo Congresso del Partito comunista cinese
Cultura e Spettacoli Il Gottardo del Premio Nobel svizzero Carl Spitteler ora si può leggere anche in italiano
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di Didier Ruef pagine 32-33
Didier Ruef
Polizia ferroviaria e molto di più
AVS, compromesso possibile? di Peter Schiesser Saranno stati quei 70 franchi in più di AVS a fare la differenza? O la pensione a 65 anni per le donne? O, piuttosto, è stata la somma di questi due ingredienti indigesti a gettare alle ortiche la composita riforma «Previdenza 2020» del consigliere federale Berset e di quella maggioranza parlamentare di centro-sinistra che l’ha plasmata così come è stata votata e rifiutata? Risultato è che siamo una volta di più ai piedi della scala. L’ultima revisione dell’AVS accettata in votazione popolare è stata la decima, nel 1997, con Ruth Dreifuss. Dopodiché solo false partenze e naufragi. Nel 2004 è stata bocciata da due votanti su tre l’11.esima revisione dell’AVS che prevedeva il pensionamento a 65 anni per le donne, nel 2010 è stato altrettanto sonoramente bocciata la riduzione del tasso di conversione dei capitali della previdenza professionale e l’anno scorso (con il 60 per cento) un’iniziativa popolare per il rafforzamento dell’AVS. Se aggiungiamo le polemiche che scatenò nel 1999 l’appello di Pascal Couchepin ad innalzare l’età di pensionamento a 67 anni, dobbiamo dedurre che la
maggioranza della popolazione è contraria sia ad un ampliamento delle prestazioni, sia ad un peggioramento, e che la disponibilità ad accettare sacrifici resta ancora bassa. Segno che non c’è ancora la piena consapevolezza che il sistema pensionistico debba essere al più presto riformato, visto che l’invecchiamento della popolazione comporterà un aumento delle uscite che i contributi delle generazioni più giovani non potranno compensare. Tuttavia, c’è un elemento positivo: le percentuali di questa votazione, non lontane dal 50 per cento (mentre in passato il rapporto era in media di 2 a 1), indicano che potremmo essere vicini ad una soluzione condivisa. A patto che ci sia una amplia volontà di trovarla. Alain Berset intende raccogliere presto attorno ad un tavolo tutte le cerchie interessate, ma resta da vedere se questo basterà a favorire un consenso generalizzato su chissà quale compromesso. Perché questa sconfitta potrebbe anche avere degli strascichi: il fossato fra l’una e l’altra parte è oggi ampliato dall’orgoglio ferito e un desiderio di rivalsa avvelenerebbe il dibattito... Per gli uni, Berset non ha più una sufficiente credibilità politica, il suo progetto di unire in un unico pacchetto una revisione dell’AVS e del secon-
do pilastro si è rivelato troppo ambizioso; non in quanto tale, ma per non aver previsto le dinamiche che si sarebbero innescate alle Camere federali, alla fine responsabili della forma in cui la riforma è stata approvata. Per gli altri, una revisione dell’AVS che non sia presentata da un consigliere federale socialista ha ancora meno possibilità di essere accolta in votazione popolare. Quindi, come proseguire? I vincitori della votazione del 24 settembre, in particolare PLR e UDC, hanno un piano B: occuparsi dell’AVS e lasciare da parte il secondo pilastro, per ora; l’IVA va aumentata, dello 0,6 -1 per cento, l’età di pensionamento deve diventare flessibile e quella delle donne va portata a 65 anni, inoltre serviranno misure di compensazione per le categorie più deboli. Ci sono però anche altri «vincitori» della votazione, a sinistra, che i 65 anni per le donne proprio non li vogliono. Dunque, le basi di un consenso abbastanza ampio da poter superare una votazione popolare devono ancora essere costruite, ma a questo punto anche la sinistra deve avere interesse a trovarlo, poiché se per altri dieci anni non succederà nulla e l’AVS scivolerà nelle cifre rosse, un pensionamento a 67 anni per tutti non ce lo toglie nessuno.