Janet Frame
DOSSY illustrazioni di
Cin z ia Don v it o
J anet Frame
DOSSY ill u stra zio n i d i
Cinzia Donvito
«Dove non c’è l’ombra non vale» gridò Dossy e le due bambine dai capelli biondi e lisci lo ripeterono insieme.
«Dove non c’è l’ombra non vale» balzando e saltellando tra una casa e l’altra, finchè non si stancarono e si fermarono a raccogliere le calendule tra le fessure degli steccati, ma solo Dossy ci arrivava perchè era più alta.
«Prendimi una calendula, Dossy, da mettere sui capelli» disse la bambina più piccola, e Dossy staccò un grosso fiore giallo e dovette chinarsi per appuntarglielo tra i capelli.
«Facciamo una corsa fino al cancello delle suore» disse e le due bambine si misero a correre sul marciapiede. Vinse Dossy, naturalmente, era facile per lei.
«Perché io sono grande» disse.
E la bambina piccola guardò com’era grande Dossy e pensò che doveva vivere in una casa congeniale alla sua statura.
«Tutte le cose sono congeniali» rifletté la bambina. Il babbo e la mamma. La mamma canta e il babbo canta. La mamma lava i piatti e il babbo li asciuga. La mamma si mette il vestito blu la domenica e il babbo il completo nero.
Da piccoli si fanno cose da piccoli E quando si è grandi come Dossy si fanno cose da grandi. E la bambina pensò che Dossy doveva certo vivere in una casa grande, congeniale alla sua statura. In una casa grande in fondo a una strada lunga, con un giardino e un albero di prugne. E il pianoforte in salotto, con il panchetto girevole.
E le caramelle in un barattolo azzurro sulla mensola del caminetto che aspettavano solo che il babbo ne prendesse una a strisce e dicesse
ÂŤLa vuoi giovanotta? Quelle a strisce durano di piĂš lo sai?Âť
La bambina più piccola strinse la mano di Dossy e disse
«Posso venire ad abitare a casa tua Dossy? Posso venire ad abitare con te?» Dossy si chinò a guardare la bambina con le scarpe nuove e lucenti e il vestitino azzurro e il nastro spesso sui capelli.
Poi guardò le sue scarpe sporche e il vestito che le avevano passato le zie e tirò via la mano, che era sporca e appiccicosa per le calendule.
Non rispose ma si piegò sul cancello a spiare le suore. La bambina piccola la copiò e insieme rimasero a guardare le suore.
Le vedevano camminare insieme con le mani giunte e gli occhi fissi davanti a sÊ, e la bambina piccola pensò
ÂŤVoglio diventare una suora da grandeÂť Vestirmi di bianco e di nero, con una camicia da notte bianca e nera, pregare tutto il giorno.
«E sedermi all’ombra dell’albero di prugne» e forse Dio non si arrabbierà se mi vien fame e mangio qualche prugna.
E tutte le sere pettinerò i capelli lunghi e dorati di mia madre con un pettine d’oro, e avrò un lettino bianco e nero per dormire.
«Dossy!» disse la bambina «Vuoi diventare una suora insieme a me?» Dossy si mise a ridere.
«Non penso proprio!» disse.
Le suore sentirono qualcuno che rideva e si fermarono al cancello per vedere chi fosse. Videro una bambina che giocava a palla sul marciapiede
da sola.
«È la piccola Dossy Park!» dissero. Senza madre, in quella casa angusta di Hart Street, a giocare sempre da sola.
«Dio solo sa cosa ne sarà di lei» .