Le Avventure di Kio e Panda Pie

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Illustratore
Paulo Henrique Habermann
Marinella Milanese

KIO E PANDA PIE: STORIA DI UN’AMICIZIA

Questa è una storia che parla della scoperta di un sentimento speciale come l’amicizia ed inizia come le favole più belle di sempre, ovvero con un bel “C’era una volta…”

C’era una volta, ma una volta di un tempo non molto lontano, un orsetto panda che viveva su una collinetta vicino al paese di Verde Bambù. In questa collina c’era nato e cresciuto, ed era stato nutrito e cullato dalla folta foresta di bambù. Pie era un panda dall’ aspetto curioso. La sua pelliccia, sempre pulita e spazzolata a puntino, era bianca e marrone, molto rara per la sua specie, e lucente

e soffice come la panna montata di una gustosa torta. I suoi occhioni neri, che si incastonavano come gemme all’ interno di due macchie color nocciola, avevano l’enorme potere di intenerire chiunque lo incontrasse. Dalla sua testona bianca spuntavano tonde due piccole orecchie e, al centro di queste, si raccoglieva un ciuffetto di riccioli color cioccolata che dava all’ orsetto un aspetto unico e bizzarro.

Il panda era molto solitario e soffriva, ahimè, di un’acuta forma di vanità. Ogni giorno, infatti, trascorreva molto tempo davanti ad uno specchio a spazzolare il suo pelo morbidissimo.

Non aveva amici a causa del suo strano colore che gli aveva reso molto difficile la vita sociale all’ interno del suo branco. Gli altri panda non lo invitavano mai a giocare o alle feste di compleanno

proprio perché dicevano che era diverso da tutti a causa del suo pelo. Il povero

Pie non capiva dove fosse il problema se la sua pelliccia non aveva il colore di tutti gli altri panda e questa cosa lo faceva soffrire tanto. Un giorno, la sua mamma

gli regalò uno specchio e gli disse:

«Guardati bene piccolo Pie! Cerca quella grande bellezza che gli altri non possono vedere perché troppo superficiali e valorizzala. Falla splendere!»

Ma l’orsetto Pie non aveva capito bene il messaggio della mamma e guardandosi allo specchio, per molte ore al giorno, in cerca di questa grande bellezza, finì con l’innamorarsi della sua stessa immagine. “Sono davvero bello!” si diceva di continuo. Le sue lunghe giornate erano dedicate a prendersi cura della sua bellezza: “Non ho tempo da perdere con gli ami-

ci. Sono noiosi e si fanno sempre i fatti tuoi!” diceva tra sé e sé per consolarsi.

Gli animali di Verde Bambù lo consideravano un po’ strano e lo chiamavano il panda narciso. Spesso gli facevano i complimenti per la sua bellezza e questo a lui piaceva molto: «Come sei bello e che pelo lucente che hai!» oppure «Il tuo pelo è talmente soffice che sembri una nuvola!»

Qualche orsetta gli correva dietro per abbracciarlo e sentire il tepore di quella morbida pelliccia, ma il panda non dava alcuna importanza alle sue fan e amava stare tranquillo davanti al suo specchio tra una merenda di bambù e una spazzolata rilassante.

Un giorno arrivò a Verde Bambù una chiocciolina di nome Kio. Era una lumachina molto gentile e cordiale con tutti, le piaceva fare nuove amicizie e cono-

scere sempre posti nuovi. La sua casetta viaggiava sempre con lei e su di essa erano disegnati tutti i posti in cui era stata e le mille avventure che aveva vissuto.

Con gli occhietti color prato e due antennine arricciate come molle, Kio era arrivata nel paesino con la speranza di trovare un luogo in cui poter stare e dove avrebbe potuto trascorrere serenamente il suo tempo quando ritornava dalle sue fantastiche avventure. Avrebbe voluto costruire una bella terrazza dove poter passare del tempo con gli amici ad osservare gli spettacolari tramonti che la splendida valle offriva. La collina che faceva da scudo a Verde Bambù le sembrava il luogo perfetto per realizzare il suo progetto, ma per fare ciò le serviva qualcuno che l’aiutasse. Infatti, non poteva fare tutto da sola perché ci avrebbe

messo troppo tempo e la stagione delle piogge era vicina.

Kio bussò ad ogni porta di Verde Bambù chiedendo a tutti gli abitanti del paese se volessero aiutarla a costruire la sua splendida terrazza dove li avrebbe invitati a fare festa e a divertirsi. La gente del paesello, però, non si fidava molto dei forestieri, tantomeno di quelli con il guscio disegnato, e le rispondevano sempre con un no, a volte anche poco garbato.

«Signor Gatto, per favore potresti aiutarmi a costruire la mia terrazza? Quando sarà pronta, ti inviterò alle mie feste e per te ci sarà sempre una seggiolina per guardare il tramonto.»

«Ah, non ci penso proprio! Io sono molto stanco... devo rincorrere topi tutto il giorno e non posso perdere tempo con te!»

Allora Kio chiese alla Signora Chioccia: «Gentile Signora Chioccia, potresti aiutarmi a costruire la mia terrazza, per favore? Tu ed i tuoi pulcini avrete un posto speciale per poter ammirare il Sole quando va a dormire.»

«Certo che no, bambina impertinente! Io sono una mamma che lavora tutto il giorno e non posso perdere il mio tempo con te.»

Senza perdersi d’animo la chiocciolina chiese a Nonno Ippopò, l’ippopotamo che abitava lo stagno assieme alle ranocchie: «Per favore Nonno Ippopò potresti aiutarmi a costruire la mia bella terrazza? Prometto che per te ci sarà sempre un posto speciale da dove poter guardare i tramonti.»

L’ ippopotamo, sempre stanco e insonnolito, non le rispose nemmeno.

Anzi, sbuffò con il suo musone, girandole le spalle, per poi sparire sprofondando nel fango.

Non avendo avuto alcun successo nella sua ricerca, Kio decise di lasciare il paesino e andare in un altro posto in cerca di qualcuno disponibile a darle una mano.

Mentre usciva da Verde Bambù iniziò un brutto e violento temporale.

Delle terribili saette si abbattevano sul paesello e sulle case dei suoi abitanti. Tutti corsero a rinchiudersi dentro le loro abitazioni per stare al sicuro e all’asciutto.

All’ improvviso si sentì un fortissimo tuono, un gran rumore di vetri che andavano in pezzi e subito dopo un pianto inconsolabile.

Chi piangeva in modo così disperato?

Kio seguì il triste suono e si trovò davanti ad un enorme panda afflitto in un mare di lacrime.

Vedendo la disperazione del panda, gli si avvicinò. Le dispiaceva molto vederlo così avvilito: «Perchè piangi, bel Panda?»

« Sniff , sniff , povero me! Si è rotto il mio specchio! Come farò senza specchiarmi e senza poter vedere più quanto sono bello?!»

Il fulmine si era abbattuto sull’ adorato specchio di Pie, frantumandolo in mille pezzi, e il povero orso non trovava conforto.

Commossa dalla disperazione del panda, la chiocciolina lo guardò e gli disse: «E’ il tuo specchio che si è rotto non la tua bellezza. Quella è rimasta con te. Io la vedo ancora! Sembri una bellissima e

sofficissima torta con panna e cioccolato, non ho mai visto nulla di più originale!»

Sentendo le parole di quella piccola creaturina, il panda si girò con uno scatto e chiese sorpreso: «Davvero?»

«Certo che sì!» rispose Kio. «Sei davvero molto bello, morbido e... soffice. Non serve uno specchio per essere belli. Lo sei anche quando non ti guardi.»

«E’ vero!» disse sorpreso l’orso come se avesse scoperto la grande bellezza di cui realmente parlava la sua mamma.

«Nello specchio c’era la mia immagine riflessa, ma io sono qui. Io sono qui con la mia bellissima pelliccia panna e cioccolata.» Poi sorrise felice sistemandosi il ciuffo di riccioli sulla fronte.

«Sei stata molto gentile con me chiocciolina! Grazie di cuore per le tue parole,

mi hanno fatto stare bene. E tu cosa fai in giro con questo temporale?»

«Io porto la mia casa sempre con me e sto cercando un luogo dove trascorrere serenamente la mia vita e dove costruire una grande terrazza da cui ammirare i bellissimi tramonti e fare festa con gli amici. Nessuno però ha voluto darmi una mano per realizzarla, da sola non posso farcela perciò andrò a cercare altrove.»

«Ti aiuterò io!» disse Pie. «Tu sei stata molto gentile con me. Mi hai permesso di vedere la mia vera immagine, non solo il suo riflesso! Mi hai fatto scoprire che quella bellezza che ammiravo nello specchio è dentro di me ed io voglio aiutarti a costruire la tua fantastica terrazza, anche se non l’ho mai fatto e non so come si fa.»

«Evviva!» esclamò Kio. «Mi rendi super felice! Sarai il mio capomastro. Quello che ci serve è il giusto materiale, gli attrezzi li ho tutti io. Sono una lumaca costruttrice, ti insegnerò io.»

«Nessun materiale può essere migliore del bambù e qui attorno c’ è tutto quello che ti serve!» rispose Pie, e così dicendo si misero subito a lavoro.

«Una canna, due canne e tre.

Legale insieme così:

a gruppi di tre.

Una canna, due e tre.

Fai un nodo stretto e passale a me.»

Con grande maestria Kio mostrava

a Pie come fare e lui, da bravo operaio, eseguiva alla perfezione. Nel giro di poco, iniziò a distinguersi una grande piattaforma sulla quale si appoggiavano le pareti di una casetta.

Il raro panda bruno, Panda Pie, scopre il significato dell’amicizia grazie a Kio, una chiocciolina generosa e intraprendente. Questo loro legame permetterà ad entrambi di vivere avventure uniche, aiutando altre creature in difficoltà a trovare un posto dove abitare in pace e lontano dai pericoli, ed iniziando una super missione per salvare la Terra con l’aiuto di un piccolo extraterrestre innamorato del nostro pianeta.

Valori impliciti

Le Avventure di Kio e Panda Pie sono un viaggio verso la scoperta del valore dell’amicizia, della solidarietà e della collaborazione tra i popoli. Un’esortazione a farsi carico delle responsabilità che abbiamo nei confronti di chi sta meno bene di noi e del nostro pianeta che va rispettato e aiutato attraverso un impegno concreto e costante.

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Le Avventure di Kio e Panda Pie by BABIDI-BÚ - Issuu