Pubblicità ingannevole per mamme e streghe

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Quel giorno alla caffetteria Deliziosa c’era un’aria molto strana. Non si sentiva il solito e gradevole profumo di caffè e pasticcini al burro, ma un certo odore di non so che. Grazie ai miei poteri speciali avvertivo che sarebbe successo qualcosa d’insolito. Quali poteri? Meglio dirlo subito: sono una strega, ma una di quelle buone che usa la magia solo a fin di bene. E di bene nel mondo ce n’è davvero tanto bisogno….

Il mio nome è Biancaluce e il mio aspetto non lascia nemmeno trasparire lontanamente quello che sono in realtà e quello che sono in grado di fare. Appaio come una ragazza semplice, carina, timida e indifesa, bassa, magra, dai ricci neri e con due grandi occhi verdi. Beh, come si dice, l’apparenza inganna! Con i poteri che ho ereditato da mia nonna sarei capace di spostare montagne, trasformare un gatto in un elefante e viceversa, oltre a poter fare tanto, tanto altro. Sono a conoscenza di molti incantesimi che renderebbero la vita molto più divertente e fantasiosa, però li posso usare solo con parsimonia, altrimenti rischierei di perderli per sempre e potrei ricevere anche severe punizioni dall’Ordine delle Streghe.

Nell’arco delle mie giornate mi è consentito di lanciare al massimo quattro incantesimi, ma sempre se necessari perché, richiedendo molta energia, potrei essere costretta a rimanere a letto molti giorni per recuperare le forze.

Chi è solito obiettare potrebbe replicare che, essendo una strega, dovrei essere in grado di preparare una bevanda magica per risollevarmi, ma non funziona così perché, verso noi stesse, la magia non sempre fa effetto e neanche quelle bevande energetiche che vendono nei supermercati ci aiutano, per una questione “chimica” di streghe.

Ritornando a quel giorno nella caffetteria, mentre gustavo il mio centrifugato di fragola e banana, notai la solita signora bionda, elegante e con la puzza sotto il naso che sorseggiava il suo cappuccino senza lattosio e per giunta con l’orzo anziché il caffè (ma che razza di cappuccino è?!). Poi con la coda dell’occhio intravidi il vecchietto magro come un chiodo e col naso a patata che girava per tutti i bar raccontando sempre la stessa barzelletta da almeno dieci anni e che faceva ridere solo lui. La signora Marilena si concedeva i suoi cinque minuti di tregua, ma solo nel giorno della settimana, ovvero il giovedì, in cui la colazione costava la metà.

Lei, infatti, non poteva permettersi tutti i giorni la colazione al bar come altri perché era madre di quattro gemelli che la mettevano a dura prova, e a crescerli era da sola. Il marito un giorno le aveva detto che aveva bisogno di prendere una boccata d’aria e non era più tornato. Era sparito senza lasciare traccia e si vociferava che fosse fuggito con una donna straniera molto ricca. La loro fuga era stata causa di molti pettegolezzi in paese, trasformandosi per molto tempo nell’argomento preferito dalla maggior parte degli abitanti. Ogni volta che la gente incontrava Marilena la guardava con sguardi pietosi ed incuriositi, mentre solo pochi erano disposti a darle una parola di conforto o di incoraggiamento, oppure un aiuto concreto.

Marilena, per non far mancare nulla ai suoi figli, svolgeva due lavori: la mattina riordinava case ed uffici, e la sera confezionava bomboniere per un negozio. Era una donna veramente bella, fuori e dentro, e non perdeva mai il sorriso né la speranza. A me sarebbe piaciuto darle un po’ dei miei poteri per aiutarla a realizzare i suoi desideri, ma le streghe supreme mi avevano consigliato di aspettare i miei diciott’anni per farlo. Donare i poteri a qualcuno non solo è un gesto prezioso ed unico (visto che si possono donare solo una volta nella vita), ma anche pericoloso in quanto assorbirebbe tutte le tue forze. Pensate che ci sono stati casi di streghe che, per riprendersi dal dono, ci hanno impiegato molti mesi.

A parte questo, io avrei voluto tanto ritrovare quel farabutto del marito, interrogando la mia sfera di cristallo e dandogli così una bella lezione, ma non potevo farlo per le regole ferree imposte dal C. S. B, ossia Comitato delle Streghe Buone. Ogni volta che vedevo arrivare Marilena alla caffetteria con i suoi lunghi capelli rossi scompigliati, mi veniva in mente un episodio che era accaduto dalla parrucchiera: mentre le facevano lo shampoo, ricevette una chiamata dalla scuola per avvertirla che uno dei gemelli aveva la febbre. Lei scappò via con ancora la schiuma in testa, le lacrime agli occhi e con il cuore che le batteva all’impazzata per la preoccupazione. Da allora non era più andata da un parrucchiere ed aveva sempre portato la coda di cavallo e le scarpette da ginnastica per essere pronta a scappare dai figli. Ogni volta che la vedevo senza un filo di trucco, con la sua bellezza naturale e vestita sempre sportiva, mi veniva voglia di dirle: “Resisti, non demordere, presto sarai ricompensata per i tuoi sforzi!” E così sarebbe stato, ma forse era più una speranza perché neppure a noi streghe è consentito vedere nel futuro.

Non feci in tempo a distogliere lo sguardo da lei che, quando mi rigirai, era già andata via.

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