Un amico per il principe

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Nel regno di Belsole oggi è di nuovo una giornata triste e uggiosa. Vi sembrerà strano che un regno con questo nome possa essere così grigio ma purtroppo da ben 2 anni, tre mesi, otto giorni e dieci ore la meravigliosa luce dell’astro incandescente ha abbandonato questo bellissimo regno. Immagino che vi starete chiedendo il perché io riesca così bene a ricordare il preciso istante in cui Belsole è piombato nel grigiore. Beh, vorrei rispondere che, modestamente, come narratore ho una memoria di ferro, ma vi prenderei meschinamente in giro. La verità è che, da quel momento, il re e la regina di Belsole non hanno perso solamente la fiammeggiante stella ma anche, e soprattutto, la luce e il calore del loro unico erede, il principino Radioso.

Com’è successo? È presto detto. All’epoca il piccolo Radioso…

Alt! Un momento! Comunicazione di servizio: poiché il racconto si protrarrà ancora per diverse pagine, il narratore consiglia ai piccoli lettori di munirsi di bevande e cibo, mettersi comodi e usufruire della compagnia di un adulto (mamma, papà, nonni, zii, o chiunque possiate trovare lì intorno) che vi sostituisca nella lettura se e quando vi sentirete troppo stanchi.

Siete pronti? Conto fino a tre e riprendo la storia da dove l’avevo interrotta: uno, due, due e mezzooo, due e tre quartiiiiiii...tre!!!

All’epoca il piccolo Radioso aveva appena sei anni ma era stato così bravo a rendersi antipatico a tutta la servitù del castello, e non solo, che si era già guadagnato il soprannome di Radiodioso. Per carità, il pargoletto era delizioso: due grandi occhi azzurri, capelli nerissimi e ricci, carnagione scura e un fisichetto assolutamente proporzionato. Il suo problema risiedeva tutto nella lingua. Ogni volta che apriva bocca, infatti, questo preziosissimo muscolo che ci permette di pronunciare correttamente le parole, non riusciva ad elaborare niente di più gentile di “Vi ho detto di fare presto brutti scansafatiche!” oppure “Non mi avete ancora servito la colazione, mannaggia a voi! Siete i servi peggiori che si possano avere!” eccetera, eccetera, eccetera…

Il piccoletto non voleva saperne di usare le famose parole magiche “per favore” e “grazie” o di rivolgersi agli altri in modo meno arrogante. Lui era il principe e tanto bastava per sentirsi in diritto di comportarsi in questo modo.

Il re e la regina erano molto amareggiati per gli atteggiamenti del figlioletto e le avevano provate tutte per cercare di migliorare quel suo caratteraccio. Poi un giorno, ebbero un’idea: chiedere l’aiuto di Giustina, la fata più saggia del regno che vegliava sull’ordine naturale delle cose e non permetteva a niente e nessuno di corrompere quest’armonia imponendo condizioni di predominanza e sopraffazione.

Su invito dei regnanti, la fata andò dal piccolo Radioso e si presentò gentilmente al bambino. Il bimbetto, che non perse occasione di mostrare tutto il suo savoir-faire, rispose:

<<A me non importa un fico secco di chi sei tu! So solo che hai interrotto la mia partita di calcio che, ovviamente, stavo vincendo contro questi buoni a nulla dei miei servitori. Adesso vattene perché voglio continuare!>>

Giustina, decisamente poco estasiata dalla risposta del principe, gli tese un tranello degno della sua grande fama di fata fuoriclasse. Con tutta calma si rivolse al principe e disse:

<<Principe Radioso, come vi ho già detto, io sono una grande fata. Fossi in voi non mi farei sfuggire l’opportunità di approfittare del mio enorme potere per soddisfare qualsiasi desiderio.>>

Radioso, dopo aver pensato un po’, rispose:

<<Mia cara fata, io sono il principe e posso già avere tutto quello che voglio.>>

<<Suvvia vostra Altezza, forse voi ignorate il fatto che le vostre grida contro la servitù giungono fin nel profondo della foresta. Tutte le creature del regno sanno con quanta lentezza i vostri servi procurano legna per il fuoco, coperte per scaldarsi e olio per le lampade.>> rispose Giustina. Il principe iniziò ad ammorbidirsi:

<<Quant’è vero quello che dite fata Giustina! E voi potete risolvere tutti questi problemi per me?>>

La fata ovviamente rispose:

<<Caro principino, sono qui per questo!>>

Radioso, molto antipatico ma decisamente poco furbo, cadde nel tranello di Giustina e iniziò a sfagiolare tutta una serie di desideri da realizzare, neanche a dirlo, prima di subito.

<<Allora Giustina, mi raccomando prendi nota di quello che sto per dire perché ogni cosa andrà fatta appena avrò finito di parlare. Tutto chiaro?>>

<<Certamente luminosa maestà, agirò non appena il gradevole suono della Vostra voce si interromperà>>, rispose Giustina, e si curò di non tralasciare neanche una sillaba di quanto il principe stava per dire.

<<Mia cara fata, questo è quello che vorrei:

1) sempre luce nelle mie stanze perché io odio il buio;

2) legna sempre a disposizione per il fuoco in modo che io possa scaldare corpo, braccia e mani visto che sento freddo anche in estate;

3) una bacinella d’acqua calda sempre pronta per immergere i miei piedini gelati;

4) almeno un amico della mia età che mi faccia compagnia e giochi con me, ovviamente decido io a che cosa.

Questo è tutto cara fata, puoi iniziare?>>

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