anno III n. 4 - Aprile 2015 - Poste italiane s.p.a. sped in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 1 - DCB - Caserta
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Tempo di Live Si avvicina l’estate e si moltiplicano gli appuntamenti live, apriamo questo numero di aprile con il piacevole ritorno di Carmen Consoli. Alla cantantessa non ci si fa mai l’abitudine, abbiamo avuto il piacere di ascoltarla durante la tappa romana del suo nuovo tour. In questo mese, ha riempire i palazzetti ci ha pensato anche Biagio Antonacci, che con la seconda parte del suo tour ha ripercorso le strade delle principali città italiane. Spettacolo intenso, ritmo alle stelle e forti emozioni. Nel concerto che vi raccontiamo, visto al Palamaggiò di Castelmorrone c’è stato anche l’emozionante ricordo all’amico
Pino Daniele che ha visto tutto il pubblico stringersi a lui in un grandissimo abbraccio. Infine l’ultimo live che vi raccontiamo in questo numero è quello del maestro Giovanni Allevi, che ha incantato il pubblico del Teatro Augusteo. Abbiamo, poi, incontrato Marco Ligabue che sta girando l’Italia con la sua musica e ci ha raccontato del progetto L’equilibrista in cui ha coinvolto Paolo Belli e Beppe Carletti. Progetto nato in modo del tutto casuale ma che ha visto grande curiosità e partecipazione di pubblico.
che ci hanno raccontato le novità del loro percorso artistico e le tante soddisfazioni che accompagnano le loro giornate. Aces in my book ci porta alla conferenza stampa del TGLFF, festival che raggiunge l’importante traguardo dei trent’anni. Nella rubrica teatro, spazio per i più piccoli con Ciro e Mangiabosco; teatro, musica, laboratori artistici all’aria aperta e incontri all’insegna dell’integrazione. Il tutto sotto l’occhio benevolo di Ciro, il celebre dinosauro “Scipionix samnitucs”.
Ancora, scambio di battute e pensieri con gli amici Giulia Mazzoni e Manuel Foresta
www.backstagepress.it
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Integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso.
CARMEN CONSOLI
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16 TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Backstage Press è edito dall’associazione culturale “Il Sogno è Sempre Onlus”. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, disegni e fotografie non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’editore. Gli autori e l’editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute.
REDAZIONE Alfonso Morgillo, Wanda D’Amico, Alfonso Papa, Marica Crisci, Domenico Ruggiero, HANNO COLLABORATO: Michela Drago, Alessandro Tocco, Francesco Ruoppolo, Alfonso Papa (To), Giuseppe Maffia, Ambra De Vincenzi. REGISTRAZIONE n. 815 del 03.07.2013 presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Comunicazione Editore: Il Sogno è Sempre Onlus Sede Legale: Via Botteghino, 92 – 81027 San Felice a Cancello (CE) Sede Operativa: Via Giacomo Matteotti, 20 – 81027 San Felice a Cancello (CE) – Fax. 0823.806289 – info@backstagepress.it – www.backstagepress.it Distribuzione: Gratuita Stampa: Pieffe Industria Grafica
MARCO LIGABUE
19 GIOVANNI ALLEVI
21 LAUDA PASSIONE
24 ARTE
27 EMERGIAMO
28 ACES IN MY BOOK
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Carmen Consoli
L’abitudine di tornare tour tx Ambra De Vincenzi
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l 28 novembre 2014 Carmen Consoli è tornata nelle radio e negli store digitali dopo quattro anni di silenzio musicale, dovuti tra l’altro ad importanti cambiamenti nella sua vita privata (la nascita del primogenito Carlo Giuseppe il 10 luglio del 2013), con l’uscita de “L’abitudine di tornare”, singolo apripista dell’omonimo album. Il videoclip, che è stato girato a Martano, in provincia di Lecce, ha trovato la sua ispirazione, come anche la copertina del singolo, nel fantastico mondo del Mago di Oz. Il lancio del singolo ha anticipato l’uscita del nuovo album, pubblicato il 20 gennaio 2015, prodotto da
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Gianluca Vaccaro, Massimo Roccaforte e Carmen Consoli per la Narciso Record Sas e distribuito da Universal. Si tratta dell’ottavo album in studio della Cantantessa, giunto a sei anni di distanza dall’ultimo album di inediti, Elettra (2009). Il disco si presenta come una raccolta di fotografie, come un insieme di ritratti estremamente nitidi di momenti di vita vissuta, alcuni di carattere collettivo, altri più intimi e personali. Alcune canzoni trattano temi sociali impegnati da sempre cari alla cantautrice, e forse sono le più riuscite di tutto l’album: c’è Esercito silente, amaro ritratto di una Palermo omertosa e genu-
flessa alla mafia; La signora del quinto piano, racconto ironico di una vicenda di stalking e femminicidio; E forse un giorno, pezzo crudo e tagliente sulla crisi economica che ormai da anni ha messo in ginocchio l’Italia; e la quanto mai attuale La notte più lunga, sullo sbarco dei migranti sulle nostre coste. Ma c’è anche spazio per le vicende più personali, come in Ottobre, ricordo agrodolce di un amore vissuto tra due ragazze negli anni ‘50, o nella dolce ballata Questa piccola magia, che racconta la tenerezza della maternità. Ci sono alcune istantanee di amori in crisi, che stanno finendo o faticano a spiccare il volo: è il caso di L’abitudine
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la prima data ufficiale della tournée dopo la data zero di Porto San Giorgio. La Consoli ha saputo creare uno spettacolo perfetto in tutte le sue componenti. Scaletta equilibrata con un giusto mix di pezzi vecchi e nuovi e di schitarrate rock e ballad, momenti toccanti come la citazione di Peppino Impastato posta all’inizio di Esercito silente. La band che la accompagna è fortissima e composta per metà da esponenti del gentil sesso: Fiamma Cardani alla batteria, Luciana Lucini al basso, e poi Massimo Roccaforte alla chitarra e Roberto Procaccini alle tastiere. I nuovi pezzi si mescolano alla perfezione con le pietre miliari del repertorio della Consoli, che fanno cantare il pubblico all’unisono e in modo catartico, con le braccia e la gola rivolte verso il cielo, da Fino all’ultimo a
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di tornare, Sintonia imperfetta, Oceani deserti (scritta in collaborazione con Max Gazzè) e San Valentino. L’inizio del tour della Cantantessa è stato anticipato il 6 marzo dall’uscita del secondo singolo estratto dall’album, Sintonia imperfetta, che racconta di una relazione che a lungo andare si consuma nella routine. Il 9 aprile, dal Palasavelli di Porto San Giorgio (FM), ha preso il via “L’abitudine di tornare Tour”. A cinque anni di distanza dal “Ventunodieciduemilatrenta Tour” la Cantantessa è tornata sui palchi di tutta Italia per presentare il suo nuovo album L’abitudine di tornare, spogliandosi degli abiti acustici e soft da teatro per riaffermarsi come vera signora del rock all’italiana. Abbiamo avuto il piacere di ascoltarla l’11 aprile al Palalottomatica di Roma, per
Sentivo l’odore, da Geisha a Stato di necessità. È a metà concerto il momento più intimo della serata, con la Consoli sola sul palco accompagnata dalla sua chitarra acustica, a raccontare al pubblico gli amori strazianti e le storie malinconiche di Blunotte, In bianco e nero e L’ultimo bacio. Nell’encore due duetti con l’amico Luca Madonia, in particolare su Grida dei Denovo e su L’alieno, canzone presentata al Festival di Sanremo 2011 in duetto con Franco Battiato e con la stessa Consoli. Il finale di serata è perfetto con Confusa e felice e Amore di plastica a concludere due ore di musica adrenaliniche e sofisticate. Carmen Consoli è un’artista che si fa attendere, che torna ad imbracciare la chitarra, a scrivere canzoni ed a calcare i palchi solo quando ha davvero qualcosa da dire, e questo le fa onore; soprattutto, le fa restare fedelissimo quel pubblico che la segue da vent’anni e che la apprezza in ogni sua camaleontica trasformazione, dentro la quale riesce sempre ad intravedere la stessa Donna con la D maiuscola. © Riproduzione riservata
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Biagio Antonacci
L’amore comporta tour
tx Francesco Ruoppolo
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l live che ha suggellato il successo del disco “L’amore comporta” riprende il suo cammino dalla Campania, terra molto cara all’artista milanese, dove si è sempre sentito accolto con il calore che fa parte del DNA delle persone di questi luoghi. La scenografia che si presenta agli avventori è suggestiva: una sorta di sistema solare, perché solare è la musica che si sta per ascoltare; al palco centrale si aggiungono altri quattro palchetti collegati e che si inoltrano sulla platea, in maniera che i fans possano essere quanto più possibile vicini al loro idolo. Ore 21.05, sabato 11 aprile 2015, la musica ha inizio! Entra la band, sette elementi in tutto: Massimo Varini, Emiliano Fantuzzi e Gabriele Fersini (i tre chitarristi), Mattia Bigi (basso), Leo Di Angilla (percussioni), Alessandro Magri (tastiere e programmazioni) e Mika Ronos (dalla Repubblica Ceca, batterista
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ventiduenne scoperto su YouTube da Biagio). Dall’intro (una citazione da “Start me up” dei Rolling Stones che Biagio volle utilizzare nell’arrangiamento della sua canzone) si capisce che il primo brano sarà “Tra te e il mare”, canzone portata da Laura Pausini al successo nel 2000. Il pubblico è in visibilio quando la figura del cantante compare e la sua voce inizia a scavare nei cuori sognanti. La scaletta del concerto prende a piene mani dall’ultimo lavoro discografico, sette brani in tutto, sui 31 che verranno eseguiti, quasi tutti comunque improntati sulle produzioni degli ultimi anni, anche se non mancano brani degli esordi. Andiamo a raccontare questa progressione di emozioni. La seconda canzone, “Cado”, fa capire che l’energia sarà tanta e il suono quello di un vero e proprio concerto rock,
il rock romantico targato Biagio Antonacci, che prosegue con “Insieme finire”; quindi la serenata di “Tu sei bella”, la dichiarazione “Mi fai stare bene”, il nuovo singolo “L’amore comporta”, con “Hai bisogno di me” torna l’energia. Seguono “Il cielo ha una porta sola”, “Ti dedico tutto” (che prsenta come la “sua” canzone), “Non so a chi credere” (portata a Sanremo nel 1003), “Angela” (in una versione rock rovente), “Non ci facciamo compagnia”, “Sappi amore mio”, la dolcissima “Se è vero che ci sei”, l’autobiografica “Non è mai stato subito”. A questo punto Biagio esce di scena per una piccola pausa durante la quale parte uno stellare assolo di batteria che fa comprendere i motivi per i quali il cantautore ha scelto Mika Ronos come nuovo compagno di palco. Cambio di abito e Anto-
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disco di maggior successo, “Mi fai star bene”, del 1998, segue una versione tra il rock e il raggae di “Convivendo”, “Buongiorno bell’anima”, un’ovazione accoglie “Se io se lei”. A questo punto il cantautore introduce “Ti penso raramente” con un discorso molto vero e pratico sull’amore, sul rapporto di coppia, che termina raccontando quanto detto al figlio “all’inizio di un rapporto dai subito il peggio di te stesso, così sarai sicuro che chi ti ha scelto lo ha fatto per quel che sei”. Ancora dall’ultimo album ascoltiamo “Dolore e forza” e “Ho la musica nel cuore”, quindi un altro tuffo nel
passato con una versione più ritmata dell’originale di “Iris” e una coinvolgente versione dance di “Pazzo di lei”. In chiusura Biagio riserva al pubblico la gitana “Sognami” e la pizzica di “Non vivo più senza te”; ma il vero finale, dopo un’altra breve uscita di scena, è col bis “Liberatemi”, dopo un’invettiva sui politici italiani che risuona più come un invito a tutti a darsi da fare per cambiare il nostro paese, facendo ognuno il nostro dovere. Adrenalina, dolcezza, energia, romanticismo. Un concerto pieno di bellezza. Grande Biagio! © Riproduzione riservata ph Domenico Ruggiero
nacci riguadagna il palco, accompagnato da Varini per un medley alla chitarra acustica (con interventi delle tastiere): “Così presto no”, “Coccinella”, “Le cose che hai amato di più”; per chiudere questo momento una emozionante versione, la stessa eseguita a Saremo, di “Quando”, per ricordare il suo amico Pino Daniele; la canzone a Caserta, come il giorno prima ad Eboli, ha avuto una particolare emotività, visto l’unisono del pubblico campano, orfano del grandissimo bluesman. Rientrano quindi gli altri elementi della band e parte “Quanto tempo e ancora”, cantata in parte in spagnolo, uno dei brani del suo
Giulia Mazzoni
Eataly Live Project
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opo esserti esibita, sul palco del Teatro Smeraldo, un tuo brano finisce nella compilation Eataly Live Project. Quali le tue impressioni per essere stata scelta tra centinaia di artisti e sul fatto di essere l’unica donna presente in essa. Sono ovviamente molto felice di essere rientrata in questo progetto ed essere l’unica rappresentante femminile e l’unica pianista è ovviamente per me motivo di orgoglio anche a livello musicale, perché partecipo in questo progetto con un brano strumentale. Ed è bello che ci sia stata un’apertura verso un brano strumentale, in un progetto di musica pop. Il progetto proposto dal Teatro Smeraldo, mette la musica al primo posto dando attenzione agli inediti piuttosto che alle cover. Secondo te, progetti del genere, che vanno un po’ controcorrente rispetto alla norma possono essere utili per la musica? Si secondo me si, è bello che ci siano persone che credono nella creatività ed investono nell’innovazione.
tx Alfonso Papa
In questo disco è stato scelto di privilegiare pezzi originali e non cover. Investire nella musica, nella nuova musica - intesa come pezzi originali - è sicuramente un investimento non perduto.
manda che vuole sottolineare il fatto che le distanze possono essere abbattute attraverso la musica che unisce popoli diversi, culture diverse, linguaggi diversi. Secondo te, nella società dei social per eccellenza senza distanze. E’ davvero così o paradossalmente sono maggiori di quelle che appaiono?
Il brano “Where and when?” è una dedica al maestro Michael Nyman ed è un racconto sul come sentirsi vicino accorciando le distanze. Ci racconti Ne parlavo proprio l’altro un po’ del brano? giorno con un mio cugiIl brano Where and when? no che lavora in un parco faceva già parte del mio al- di divertimenti e mi diceva bum di esordio “Giocando che qualche anno fa quando con i bottoni” ed è un bra- finivano di lavorare si ritrono che nasce e cerca di ce- vavano la sera alla “vecchia lebrare l’amicizia e la stima maniera”, tutti si conosceche ho verso questo com- vano, tutti si frequentavapositore Michael Nyman. no. Con l’avvento dei social Stima che ho a livello mu- il rapporto tra le persone è sicale e che ho anche il pia- completamente cambiato, la cere di avere come amico, sera non ci si vedeva più e purtroppo viviamo l’uno non si conosceva più nessua Città del Messico e l’al- no se non attraverso un motro appunto in Italia e non nitor in modo virtuale. Le sempre ci vediamo. Ogni distanze sono sicuramente volta c’era un motto che ridotte, ma capita che molti usavamo, where and when? degli amici “reali” si vedono Dove e quando ci saremmo meno in quanto ci si sentono continuamente attraverso i rivisti la prossima volta. social. Più in generale è una do© Riproduzione riservata
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ph Alessio Pizzicannella
P.zza Caduti di Nassirya - Airola (Bn) - www.setph.it - info@setph.it
Marco Ligabue
L’equilibrista
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all’inizio dell’esperienza da solista già numerosissimi concerti. Come ti trovi nella veste di front man rispetto a quella di musicista?
trattenermi con il pubblico, raccontare le cose mie. Nei tuoi live tanti momenti e spunti sociali con un messaggio forte nel vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Ritieni che la musica possa essere importante per dare una spinta in un mondo sempre più propenso agli aspetti negativi?
tx Alfonso Papa
molto naturale. Non mi piace il festival del lamento che c’è in giro; è vero che stiamo attraversando degli anni di difficoltà, tantissime difficoltà ma credo tutte superabili detto ciò non trovo nessun giovamento ad unirmi al festival del lamento che c’è in giro, anzi al contrario a me piace raccontare il sorriso, le cose belle, cercare anche nelle difficoltà un lato positivo.
Mi sto trovando sempre meglio. E’ stata una sorpresa anche per me, nel senso che avevo un grande punto interrogativo sul come avrei gestito il palco. Oltre a cantare, bisogna anche comunicare e quella è stata la sorpresa più grande, mi trovo veramente a Per me è decisivo, poi casa, a mio agio sul palco nel sono così di carattere per Qualche settimana fa il raccontare le mie canzoni, in- cui mi viene in modo tuo tour è passato per la
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Campania, ben tre date in diverse provincie. Qual è il tuo rapporto con questa terra? La Campania è una di quelle regioni che ti accoglie a braccia aperte e con un calore unico. La gente qui, vive l’emozione all’ennesima potenza. Le canzoni ed i concerti sono vissuti con un’emozione ed emotività praticamente unica. Per me è un piacere ed un onore venire a fare dei concerti in Campania ed essere ricambiato con tanto affetto e calore.
Per i due anni da solista ti sei regalato, ma soprattutto, ci hai regalato l’equilibrista. Marco Ligabue, Paolo Belli e Beppe Carletti. Come nasce questo progetto? E’ nato in maniera del tutto casuale, partendo da una foto che avevamo fatto lo scorso anno. Ci trovavamo ad un festival dove sul palco si alternavano tanti artisti, ci scattarono una foto e la pubblicarono online. Dopo che questa foto ha avuto un grande successo di visualizzazioni, ci siamo
risentiti e ci siamo detti perché non facciamo qualcosa noi tre insieme in musica; io avevo scritto da poco una canzone “l’equilibrista”, l’ho fatta ascoltare a loro e da li siamo andati avanti con questa canzone. Sei già a lavoro per il tuo nuovo album, puoi anticiparci qualcosa? Lo sto ultimando in questi giorni, siamo ai mix finali. Sarà un disco di nove brani ed uscirà a giugno e porterà ancora più positività del mio primo lavoro. © Riproduzione riservata
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Giovanni Allevi
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tx Francesco Ruoppolo
’è il pubblico delle grandi occasioni al teatro Augusteo di Napoli, è la sera del 30 marzo, seconda tappa della parte italiana del “Love solo piano tour” di Giovanni Allevi, dopo il debutto a Londra, passando per Bruxelles, Parigi, Barcellona e Lugano; dopo l’Italia sarà in Giappone, dove è molto amato. La cosa che colpisce di più è la trasversalità dei presenti, dai bambini agli anziani, con una generale buona presenza di giovani, una cosa che fa bene alla musica. Il pianista di Ascoli Piceno,
classe 1969, diplomato col massimo dei voti in Pianoforte e in Composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (tra i più tosti in Italia) e laureato con lode in Filosofia, è uno di quei personaggi di rottura in grado di dividere le opinioni. Di rottura perché, pur provenendo da un mondo ingessato, quello della musica classica, si presenta senza la boria e la saccenza che contraddistingue una buona parte di chi fa parte di questa “casta di eletti”, con una certa puzza sotto il naso. Forse il suo peccato origina-
le sta nel suo successo, nella sua popolarità, nel suo essere trattato da rock star, nel suo essere così amato dai giovani, che hanno nei loro I-Pod i suoi brani, insieme a quelli di Lady Gaga o Rhianna… forse è questo che non va giù ad Uto Ughi, uno dei suoi maggiori detrattori; il grandissimo violinista probabilmente non ha mai visto tanta gente entusiasta ai suoi concerti, non ha venduto così tanti dischi in tutto il mondo… chissà! Di sicuro l’artista marchigiano non è Pollini o Bollani, né tantomeno Jarrett, ph Fabio Lovino
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è infatti Allevi! Ha un suo stile, un suo tocco, un sua riconoscibilità, che affonda in una scrittura semplice, certo a volte prevedibile, ma pulita, senza troppi fronzoli, dove alle scale modali si preferiscono le modulazioni, ricercando la bellezza e l’ispirazione nelle piccole cose, che ad orecchie avvezze a molteplici ascolti possono apparire banali, ma banali non sono; difficilmente si esibisce in virtuosismi fini a loro stessi, ma si avverte che quelle dieci dita di musica ne sanno eseguire tantissima. Allevi si presenta sul palco dell’Augusteo in scarpe da ginnastica e t-shirt, riccioli sparsi, un sorriso solare e timido insieme; traspare, nel suo mostrarsi bambinesco, una certa ansia, che serenamente riconosce. È emozionato nel vedere tanta gente lì per lui, saluta e racconta, divertito, che 25 anni fa a Napoli ci fu il suo primo concerto, davanti a… 5 persone! Che però fecero per lui un tifo da stadio, ed è lì che capì che la musica sarebbe stata la sua unica ragione di vita. Presenta quindi il suo concerto, che prevede la proposta dei brani del suo ultimo lavoro discografico, LOVE, uscito nel febbraio scorso e registrato al SAE Institute di Milano; il mastering è stato
effettuato nei mitici studi “Abbey Road” di Londra, che hanno visto i Beatles, i Pink Floyd, tra gli altri. L’album è un racconto dell’amore nelle sue varie forme. Il pianista – scoperto circa 20 anni fa da Jovanotti, che produsse i suoi primi lavori - quindi introduce ogni brano raccontando com’è nato; come “Yuzen”, col quale prende il via l’evento live, composto in una camera d’albergo in Giappone, dove fu costretto a stare a causa della febbre a 39 che gli aveva impedito di andare ad una mostra di decorazioni chiamate appunto Yuzen. La scaletta del concerto segue quella del disco, infatti viene eseguita “Loving You”, traccia scelta come singolo; suona quindi di seguito “Amor Sacro” (sorta di ballata tra il rock e Bach per pianoforte) e “Asteroid 111561” (l’asteroide che la NASA gli ha dedicato), “The Other Side Of Me”, “La stanza dei giochi” (ispirata dalla nostalgia di un suo ritorno a casa, sentendo il peso dell’assenza dei sue due figli), “It doesn’t work” (espressione che usò un operaio newyorchese che non riusciva a riparare il condizionatore che stava gelando il suo camerino prima di un concerto in America), “Lo-
vers”, “My family” (una della più applaudite, ispirata da una visita della sua numerosa famiglia nel suo bilocale – dove non c’è il pianoforte - milanese; divertente la citazione in musica del suono di una biglia continuamente lanciata contro il vetro di una finestra da parte di un bambino), Asian Eyes (la disperazione in amore, brano molto emotivo), Come with me, Sweetie Pie, L’albatros (ispirato a Baudelaire). Giunge quindi il momento dei bis, durante i quali si diverte ad uscire e rientrare dicendo “mi è sembrato di sentire bis”; ripropone alcuni brani del suo repertorio, insieme ad una chicca: “Musica in famiglia”, motivetto che Francesco Caccavale, direttore dell’Augusteo e suo amico, gli aveva fischiettato per telefono e che quindi Allevi aveva rielaborato al pianoforte. L’artista, che ha a più riprese ringraziato il pubblico per il calore trasmessogli, saluta il pubblico di Napoli, che gli tributa un lungo ed emozionato applauso, più svariati mazzi di fiori. La rock star del pianoforte ha ancora una volta lasciato una traccia profonda nei cuori di molti. © Riproduzione riservata
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Lauda Passione
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l luogo ideale per una rappresentazione sacra è naturalmente un luogo sacro, meglio ancora se suggestivo come la chiesa di S. Eligio a Napoli, zona Piazza Mercato, la più antica di epoca angioina, risalente al 1270. Il meraviglioso stile gotico delle volte ha accolto, domenica 12 aprile, le melodie della Lauda (dal latino “laus”, lode) duecentesca, il genere poetico-musicale,
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il primo in volgare, che si andò affermando del XIII secolo; questo canto sacro nato dal popolo, in origine monodico, trovò sempre più diffusione in Italia, tra i relativi autori possiamo trovare San Francesco d’Assisi (col Cantico delle Creature) e Iacopone da Todi. Una delle maggiori fonti, nonché maggiore raccolta di laude è il Laudario di Cortona, conservato nella Biblioteca Comunale del-
la città, il cosiddetto Codice 91; da lì appunto il musicologo e compositore Fernando Liuzzi attinse, trascrivendo le composizioni in notazione moderna. L’evento, patrocinato dal Comune di Napoli, del 12 aprile, intitolato “La Passione”, ha visto quindi il proseguire del lavoro di Liuzzi con l’elaborazione delle intonazioni per orchestra e coro (in totale 70 persone, tra musicisti, coristi e figuranti) da parte del mae-
ph Elenea Viviani
stro Gianmichele D’Errico, che ha diretto l’opera, che ha avuto una precedente rappresentazione presso il Duomo di Casertavecchia, il 28 marzo. Il maestro D’Errico ha, inoltre, inserito proprie composizioni, esattamente l’Introduzione e due intermezzi, in modo da dividere idealmente il
ciclo in tre “quadri”, nascita, morte e resurrezione di Cristo. D’Errico ha tratto ispirazione, per il suo lavoro, ad esperimenti similari messi in opera nel secolo scorso da Ottorino Respighi. Organizzatore della rappresentazione sacra è il maestro Ciro Formisano, primo violino dell’ ensemble,
insieme al soprano Maria Antonucci, sua compagna d’ arte e di vita, curatrice e preparatrice del coro, la Polifonica Agorà Ensemble “Lyrica NOVA”. Racconta il maestro Formisano: “La fase preparatoria del coro affidata a mia moglie è stata abbastanza impegnativa, poiché guida un coro amatoriale (in molti non leggono lo spartito). Le scene dei figuranti – componenti ed amici del coro - sono state ideate da Maria e curate come regia da un corista impegnato in teatro, Filippo Moretti; i costumi sono stati sempre realizzati da una corista, Enza Antonucci.” Completano il “cast” Debora Cardillo, voce recitante, e il tenore Antonio Porporino, che con la maestra Antonucci hanno eseguito le parti solistiche della “Passione”. La bellezza e la magia della musica, eseguita nel rispettoso silenzio del numeroso pubblico accorso, hanno ripagato l’impegno profuso da organizzatori e collaboratori, impegno motivato da un forte credo verso la cultura musicale. © Riproduzione riservata
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La creazione di Adamo tx Marica Crisci
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u solo nel 1506, quando i primi affreschi furono danneggiati irreparabilmente a causa di un’ inclinazione della parete meridionale, che papa Giulio decise di far rifare le decorazioni dell’intera volta e della parete di fondo al grande maestro Michelangelo. Ma la vera messa in opera iniziò soltanto nel 1507 dopo diverse problematiche politiche e sociali tra il papa e l’artista e terminò nel 1512. Non mancarono le difficoltà: dalla realizzazione della struttura di supporto per poter raggiungere la volta, alla stesura
del primo strato di intonaco che ammuffì e lo costrinse a ricominciare tutto d’accapo. Tra le tante scene rappresentate, la più celebre della Volta, icona universale dell’arte, è “La creazione di Adamo” (1511 ca.). A sinistra una figura giovane, dal corpo atletico, distesa su un fondo che rappresenta l’alba del mondo: è Adamo che con un movimento, quasi per sollevarsi da terra, tende il suo braccio vero Dio. A destra Dio, circondato da Angeli dalle sembianze umane, ognuno impegnato in un’azione diversa, colpiti da una
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La volta della Sistina
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luce diversa per contrastare la figura in primo piano. Fulcro della rappresentazione, le due braccia tese, i due indici che si sfiorano appena quasi a determinare la scintilla che dà la vita ad Adamo. In questa rappresentazione le figure sono più grandi e monumentali rispetto alle prime, proprio come se … più importante delle altre scene. Da subito la scena ebbe forti apprezzamenti: Michelangelo aveva rappresentato a pieno gli ideali del Rinascimento. Continua nel prossimo numero © Riproduzione riservata
Creazione di Adamo (1511 ca.)
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Manuel Foresta
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olori primari il tuo album di esordio. Colori che lasci nelle mani del pubblico ed a cui lasci il compito di mescolarli. Ci racconti questo nuovo lavoro? L’album arriva da una gestazione molto lunga, per esempio all’interno ci sono canzoni nate quattro o cinque anni fa, quando ero ancora un ragazzino. E’ un album che racconta un pezzo della mia vita, un racconto che regalo alle persone ed è una cosa molto emozionante perché mai avrei pensato di raggiungere un traguardo del genere, specie con le difficoltà odierne. Ci hai appena detto che questo lavoro contiene parte della tua vita, ci sono anche tre brani che portano la tua firma. Quanto è importante per un musicista avere pezzi propri in un album? Nel momento in cui abbiamo cominciato a lavorare all’album, ho sentito l’esigenza di prendere dal cassetto in cui ripongo tutte le canzoni che scritto nel tempo e di sceglier-
ne qualcuna da inserire un promemoria, cioè un ricornell’album stesso. darsi che nel momento in cui non facciamo vivere la nostra Avevo sempre pensato ansia, abbiamo dei sogni forti in che da quel cassetto ove cui credere e che si esprimono riponevo i mei pezzi di per quello che sono e cioè dei vita, scritti così a mano sogni e non semplicemente denon sarebbe mai uscito gli stati d’ansia o frustrazioni. niente perché ero molto timido, ma quando ho Riguardo ai live, hai già una messo mano all’album lunga esperienza, avendo ne ho sentito proprio l’e- aperto diversi concerti, in quesigenza perché, secondo sti giorni hai cominciato a gime, le cose che vengono rare con tuoi concerti. Com’è fuori da noi stessi sono stato l’impatto col pubblico e molto più personali e com’è lo scambio di emozioni difronte alla voglia di nell’incrocio degli sguardi? comunicare ogni tipo di Sono state essenzialmente due inibizione sparisce. le reazioni che mi hanno colpiC’è un brano del tuo to, da un lato quella che ho avualbum che si intitola to io personalmente perché non “li chiameremo sogni” immaginavo che ciò potesse e descrive il concetto accadere per davvero, dall’altro dell’ansia dei sogni, vi- lato poi è ciò che ho visto nesta però come momento gli occhi delle persone, l’affetto positivo e non negativo. che accompagnava la mia esiCi parli di questo bra- bizione, un’intesa ed una forza no? che arrivava dall’affetto di tutte quelle persone che hanno parteQuesto brano è molto cipato ai miei concerti. autobiografico, descrive esattamente come sono Quali i prossimi impegni? fatto. L’ansia è un po’ il motore del mio modo di Dopo questa prima fase di preessere, ma col tempo ho sentazione dell’album, ci sarà capito che essa non va vi- un tour vero e proprio e l’estate sta come un qualcosa di già si prospetta abbastanza imnegativo ma sta a noi ri- pegnata. uscire a mettere in moto i sogni e far si che si realizzino. © Riproduzione riservata Questa canzone è un po’
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“30 anni diversi perché unici”. emila
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Un compleanno importante, quello dei trent’anni. Segna probabilmente il definitivo passaggio all’età adulta, quando i corpi, di una donna o di un uomo, assumono anche antropologicamente un’espressione definitivamente matura, accettando con compiaciuta serenità l’assunzione di responsabilità per il posto che si occupa nella propria comunità, nella società, nel mondo e pretendendo parimenti dagli altri il riconoscimento del proprio ruolo e il relativo rispetto. La ragazza o il ragazzo che si è dibattuto in noi per tutto il decennio precedente, impedendoci di essere presi veramente sul serio, ora deve farsi da parte, ritirarsi - seppur sempre pre-
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Museo e della Film Commission Torino Piemonte Paolo Damilano, si sono, con voce unanime, stretti intorno al Direttore del TGLFF, Giovanni Minerba, mostrando non tanto solidarietà, ovvia, ma piuttosto gratitudine, per il lavoro svolto fin qui, per la proposta culturale di indiscusso valore, ma anche per l’impegno civile di una manifestazione che, attraverso il cinema, ha dato e continua a dare (finché ce ne sarà bisogno) visibilità a un’istanza L’assessore alla Cultura della piuttosto semplice, eppure non Regione Piemonte, Antonel- ancora compiutamente realizla Parigi, il presidente della zata. Commissione Cultura della Città di Torino Luca Cassia- Lo dice bene il direttore Gioni, il direttore del Museo Na- vanni Minerba: “Una rassegna zionale del Cinema Alberto che ha concesso a una comuniBarbera e il presidente del tà l’opportunità civile, culturale sente - in un remoto cantuccio del nostro essere. Ebbene, sembra che stia divagando, ma in realtà è un po’ questa l’impressione che mi ha fatto la presentazione della prossima edizione del 30° Torino Gay & Lesbian Film Festival, che si terrà a Torino dal 29 Aprile al 4 maggio, durante la conferenza stampa tenutasi presso il tempio “Nazionale” del Cinema, la Mole Antonelliana, il 15 Aprile scorso.
e politica di affermare la propria visibilità.” Ma non fraintendetemi. Il TGLFF è innanzitutto un festival cinematografico, il cui programma viene confezionato con estrema accuratezza cinefila, attraverso il lavoro di una staff tecnico e artistico di eccezionale valore. E’ un festival che porta in Italia film, cortometraggi e documentari che difficilmente sarebbero distribuiti nel nostro Paese. E’ un festival inclusivo, che si rivolge agli appassionati di cinema e agli attivisti, certo, ma anche a chiunque altro. Eppure non sarebbe completamente onesto fingere che sia solo questo, perché non è così. “30 anni fa, il 25 giugno del 1986,” ricorda sempre il direttore Minerba, “con Ottavio (n.d.r Ottavio Mario Mai, scomparso prematuramente l’8 novembre 1992) scegliemmo di opporci a un certo cinema mainstream che utilizzava il personaggio omo-
sessuale in ruoli marginali e spesso offensivi… 30 anni di emozioni… cercando sempre di fare del cinema e della cultura uno straordinario mezzo democratico per avvicinare le persone, per raccontare contraddizioni e traguardi, per narrare una storia poetica ma in grado di scuotere le coscienze.” E sta soprattutto qui l’importanza di questa manifestazione. La capacità di scuotere le coscienze anche attraverso la rappresentazione di un’evoluzione delle tematiche sulle quali riflette, che è andata di pari passo proprio con l’evoluzione delle coscienze appunto. Compiere trent’anni non è per il TGLFF semplicemente un fatto esteriore. Questo festival ha saputo di anno in anno portare ogni volta temi nuovi o modi nuovi di guardare agli stessi temi. L’evoluzione legislativa e culturale, addirittura del costume, in atto, o definitivamente istituzionalizzata in molti
Paesi, porta inevitabilmente all’attenzione di scrittori e registi anche nuove storie sulle quali riflettere e far riflettere: nuovi scenari famigliari e sociali sono ormai, in molti luoghi del mondo, evidentemente possibili. Nascono così rapporti inediti e inediti modi di rapportarsi. La normalizzazione “anche” a livello legale dei rapporti omosessuali e la relativa presenza nel tessuto sociale di famiglie “normalmente diverse”, se da una parte è il primo doveroso passo verso l’integrazione, verso cioè l’opportunità di un meraviglioso e libero incontro tra le differenze e verso la scomparsa di ogni pregiudizio, è anche vero però che questo sdoganamento, in taluni casi, duri purtroppo a sradicarsi, può anche contribuire a invelenire gli animi di chi abitualmente si nutre di odio e intolleranza. Continua a leggere www.backstagepress.it © Riproduzione riservata
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Ciro e Mangiabosco tx Alfonso Papa
abato 2 e domenica 3 maggio 2015 il borgo di Pietraroja (BN) si popolerà di teatro, musica, laboratori artistici all’aria aperta e incontri per bambini e adulti all’insegna dell’integrazione, il tutto sotto l’occhio benevolo di Ciro, il celebre dinosauro “Scipionix samniticus”, l’unico scoperto in Italia e divenuto simbolo del borgo sannita. Un inedito progetto che durerà diverse stagioni e avrà il suo fulcro nel legame tra arte, cultura, storia e territorio: si chiama Ciro e Mangiabosco e si svolgerà a Pietraroja, un luogo unico nel suo genere, situato nel massiccio del Matese, agli estremi confini della Provincia di Benevento dove
sono ancora molto visibili le piene di appuntamenti: durante la mattinata di sabato e domenitracce della preistoria. ca sarà possibile visitare il borIl patrimonio ambientale, go di Pietraroja e il Paleolab, paesaggistico, naturalistico, sorseggiare un buon aperitivo storico e agroalimentaredi durante i concerti della Banda Pietraroja, di assoluta eccel- del Bukò e dell›Associazione lenza, sarà il protagonista di Musica & Arte, assistere ai laboquesto intenso weekend nel- ratori di soundscape con Luca la natura incontaminata, tra Buoninfante, di musica d’inrocce, fossili secolari e luoghi sieme con Musica & Arte e d’avanguardia come il Pale- di teatro sociale con LovEarth olab, museo multimediale il through Art, partecipare a un cui “ascensore geologico” è sano pic-nic nel bosco fino al un’avventura consigliata tardo pomeriggio, con il gran specialmente ai bambini finale della Festa popolare nel e ai ragazzi, che potranno borgo. anche essere accompagnati da esperti narratori in un Le attività laboratoriali del 2 affascinante viaggio della maggio rientrano nel progetstoria. In omaggio alla pro- to Lovearth through art: new verbiale accoglienza di Pie- approaches for social inclutraroja, Ciro e Mangiabosco sion, ideato e svolto da un grupsi svolgerà in due giornate po di 25 giovani provenienti da Lituania, Lettonia e Italia per favorire il dialogo, l’integrazione tra i partecipanti stranieri e la comunità locale attraverso momenti di laboratori artistici di danza, teatro e musica. Informazioni e programma su: www.ciroemangiabosco.it © Riproduzione riservata