Backstage Press - Marzo 2014

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anno II n. 3 - Marzo 2014 - Poste italiane s.p.a. sped in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 1 - DCB - Caserta



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Benvenuti in questa nuova avventura firmata Backstagepress.

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uesta rivista, che uscirà a cadenza mensile ma già presente da anni sul web, nasce da sue basi fondamentali, chi ci conosce lo sa. La prima è l’esperienza editoriale maturata con Set-Tutti i colori dello spettacolo, l’altra è l’evoluzione in chiave editoriale dell’impegno, ormai decennale, dell’associazione Onlus Il sogno è sempre. Dopo le dovute e formali presentazioni, passiamo al bello, cosa abbiamo in serbo per voi? All’interno di queste prime pagine, abbiamo deciso di imprimere, prima di ogni altra cosa, una vena di storia e cultura, quella un po’ dimenticata adornata da un pizzico di novità. Ad aprire le porte di questa lunga avventura Andrea Mirò, maestra e artista da ogni punto di vista. Segue Antonio Rigo Ri-

ghetti, molti lo ricorderanno per la standing ovation incisa nel brano Buon Compleanno Elvis di Ligabue. All’interno della lughissima intervista, però lo scopriremo in vesti diverse, il passaggio da spalla a solista. Speriamo di farvi cosa gradita con le due rubriche che saranno parte inamovibile di questa rivista, Time of music e Tempo di musica, il bianco e il nero, il diavolo e l’acqua santa, la prima legata alla storia e alla musica che verrà ospitata nei nei migliori palchi italiani e che italiana non è. L’altra giustamente popolare, italiana e a noi conosciuta, la nostra storia musicale, anche in questo caso aneddoti e capisaldi della nostra cultura. Un abbraccio particolare ce lo concedono Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Musica Nuda, ormai amici fraterni di ogni

nostra sfida. Ci presentano il loro più recente lavoro “Live a Tirana”. Abbiamo voluto riservare uno sguardo di riconoscenza e memoria a Francesco Di Giacomo, voce del “Banco del mutuo soccorso”, recentemente scomparso e che, come scoprirete, ha lasciato un’impronta indelebile posta alla base della musica italiana e non. Ancora molto spazio agli emergenti con uno sguardo particolare al gruppo Up3Side e Dualbeatpuntoit. Speriamo che, sfogliando queste prime pagine, possiate avere uno sguardo sul passato e uno sul futuro della cultura, a nostro parere, troppo importante per essere sottovalutata e messa da parte, soprattutto in periodi “bui” come quello attuale.



ANDREA MIRO’ Figlia e madre della musica

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MUSICA NUDA Quando la musica “dal vero” vale più di qualsiasi oggetto. TIME OF MUSIC

16 TEMPO DI MUSICA TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Backstage Press è edito dall’associazione culturale “Il Sogno è Sempre Onlus”. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, disegni e fotografie non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’editore. Gli autori e l’editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute. REDAZIONE Alfonso Morgillo, Wanda D’Amico, Alfonso Papa, Marica Crisci, Domenico Ruggiero, Michela Drago, Alessandro Calafiore, Alessandro Tocco. REGISTRAZIONE n. 815 del 03.07.2013 presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Comunicazione Editore: Il Sogno è Sempre Onlus Sede Legale: Via Botteghino, 92 – 81027 San Felice a Cancello (CE) Sede Operativa: Via Giacomo Matteotti, 20 – 81027 San Felice a Cancello (CE) – Fax. 0823.806289 – info@backstagepress. it – www.backstagepress.it Distribuzione: Gratuita Stampa: Pieffe Industria Grafica

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ANTONIO RIGO RIGHETTI Angelo e Demone del basso DUALBEAT PUNTOIT

24 AMEDEO MODIGLIANI

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28 CONCERTI

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Andrea Mirò

Figlia e madre della musica. tx Alfonso Papa

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ndrea Mirò: interprete? No. Musicista? No. Autrice? No. Ogni singola domanda, su chi è Andrea Mirò, avrà sempre risposta negativa, perché lei è tutto questo insieme. Ha abbracciato la musica dall’interno, l’ha studiata, capita, accolta, vivisezionata, sviscerata in ogni suo aspetto e fatta sua. Inizialmente, nel piccolo oratorio di paese, poi davanti ad un microfono, per caso, a Castrocaro, si è fatta prendere da una parte della musica, che era, però, appunto, solo una parte. Chi si accontenta gode! Non Andrea però, che la musica la tiene in mano. Nella tua carriera si annoverano molte collaborazioni con artisti affermati, quali ricordi con maggiore piacere e quale,

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invece, vorresti realizzare e ancora non si è resa concreta. Le ricordo tutte, ognuna di loro con caratteristiche diverse e con caratteri, impronte e storie differenti, con uno come Ron ci ho fatto tante di quelle date spettacolari che ormai non si contano, così pure con Enrico Ruggeri, mentre con Finardi ci siamo incontrati meno sul campo e più in studio, anche con Mango ed anche con Vecchioni con cui ho fatto un duetto. Ognuno di loro ha lasciato qualcosa, il bello è che, con tutto quello che hai imparato, poi crei un tuo modo personale, un approccio, un metodo di scrittura tuo, ma che ha un pezzo di ognuno di loro; per cui non ho una preferenza effettiva, tutti grandi anche da un punto di vista

artistico. Quelli con cui vorrei collaborare oggi, in realtà, sono quelli con cui mi è già capitato di collaborare che fanno parte comunque della scena attuale, non voglio dire nuova, perché non è dall’altro ieri che fanno musica, per esempio, collaborare con Perturbazione, con Zibba, che ho diretto quest’anno a Sanremo, è stato speciale. Io sono aperta a tutte le collaborazioni, in generale non ho una preferenza, se ti dovessi dire in questo momento, il primo che mi viene in mente, con cui mi piacerebbe fare qualcosa dal punto di vista creativo, potrei dirti, Battiato. Anche quest’anno, sei stata, tra i maestri che hanno diretto gli artisti in gara al festival di Sanremo. Qual è il tuo rapporto con il festival di Sanremo è


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più emozionante partecipare come interprete o dirigendo l’orchestra. Mi è capitato veramente di farlo in tante vesti, forse l’unica cosa che mi manca è la conduzione, perché l’ho fatto come interprete e cantautrice, nella sezione giovani, come musicista due volte per due artisti diversi, come direttore d’orchestra per vari artisti e anche in giuria. E’ un privilegio, aver calcato quel palco in tutte queste vesti. In Italia la figura, quella dell’artista, ha più ruoli, ed è molto difficile da assimilare, lo dico perché ti guardano un po’ come la bestia rara; però io reputo che questa sia una grandissima ricchezza, perché sono veramente pochi quelli che possono farlo, ed è una cosa di cui vado orgogliosa. Sono tutte situazioni in cui emotivamente sei in una condizione diversa, perché se sei

in gara, quello che ti stai giocando è una cosa diversa da se sei a servizio di un artista come musicista ed è ancora diverso quando sei a servizio di qualche artista però tenendo le redini, che è il caso del direttore. Forse, una delle più belle, è stata quella del direttore d’orchestra, perché sono sulla scena, ma non sono io il diretto interessato, ma allo stesso tempo ho tutto in mano, ho il ruolo di colui da cui dipende tutto e poi c’è un grandissimo lavoro di arrangiamento, tutto quello che ci sta dietro, il mio lavoro vero, è il mio “lavoro a tavolino” ed è il mio lavoro anche live, contiene un po’ tutto, forse è la cosa più divertente, più bella e appagante. Recentemente, ti sei esibita a Roma dopo molto tempo, com’è stato risalire su un palco?

Roma per me è sempre stata un posto molto speciale, perché quando io ho iniziato come cantautrice, nel giro di un anno, il mio zoccolo duro si è formato li, ci sono perciò persone che da li prendono la macchina e mi vengono a vedere a Torino. Sembra strano dirlo, io sono piemontese, trapiantata a Milano ma se dovessi parlare di fan, quelli che veramente danno il sangue, si trovano a Roma e dintorni, per cui tornare a Roma e suonare a Roma, se fosse per me ci tornerei tutte le settimane. E’ una bella piazza, l’ho sempre trovata con le orecchie molto aperte, forse negli ultimi tempi ancora di più, mentre Milano lo era quando io sono arrivata da ragazza e adesso si è un po’ arenata, se Dio vuole le cose, si stanno un po’ muovendo e forse si riprenderà il ritmo. Sono stata molto felice essere sul palco dell’Alexanderplatz Jazz Club, tappa obbligata del jazz e firmare sul muro accanto ai tanti nomi presenti è un qualcosa di veramente gratificante. Continua a leggere l’intervista sul sito www.backstagepress.it

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Musica Nuda Quando la musica “dal vero” vale più di qualsiasi oggetto. tx Alfonso Papa

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IVE A TIRANA” nuovo lavoro del duo MUSICA NUDA. Dopo il successo di Banda Larga ed una serie infinita di concerti, proponete al vostro pubblico un live molto particolare. Come nasce l’idea? Petra: Da sempre la dimensione del live è quella che ci è più congeniale, sia per il dialogo, per lo scambio di energie che si instaura col pubblico sia per il divertimento che proviamo nel suonare ogni sera una scaletta diversa. il lavoro in studio è, di solito, meno istintivo, meno imme-

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diato e meno divertente! È da più di un anno che registriamo, praticamente, tutti i concerti, un po’ per “archivio” un po’ per avere la possibilità di scegliere quello/quelli da far uscire (anche se per adesso solamente in digitale). Questo LIVE A TIRANA è la registrazione integrale e senza correzione alcuna, del concerto che abbiamo tenuto nel maggio scorso nel più importante teatro d’Albania, il Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto. Quella sera abbiamo proposto una scaletta con pezzi che non facevamo da un po’ e questa cosa ci è piaciuta, così come il fatto di avere eseguito qualche brano

di BANDA LARGA in duo ottenendo così mini versioni diverse dalle orchestrazioni originali, e quindi fare le cover di noi stessi! Sono centinaia i concerti che ogni anno vi portano in giro per il mondo, il “Live” sembra essere l’aspetto musicale che più si adatta al vostro progetto, com’è il rapporto con il pubblico? Petra: Fondamentale è un dialogo, uno scambio di energie. Non ho mai inteso lo stare su un palco come una mera esibizione di se stessi, piuttosto come una responsabilità: quella di guidare chi si ha di


ph Marica Crisci

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fronte in un viaggio di emozioni e note che appartengono a tutti ma che non tutti sono in grado di gestire, ascoltare, indirizzare. In più, nel live, è fortissima la componente improvvisa, quella dell’imprevisto, quella del CARPE DIEM. Nonostante i tanti impegni, Musica Nuda, è molto presente sul web, avete un rapporto, praticamente, quotidiano con i vostri fans. Che importanza date a questo mezzo di comunicazione e dove possono trovarvi sul web? Ferruccio: Amiamo mantenere un filo diretto con i nostri fans sulla nostra pagina Facebook che conta più di 34mila presenze. Abbiamo, poi, anche un nostro profilo personale su Instagram con i nostri nomi: Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. Il nostro

sito ufficiale invece è: www. vostre aspettative future? musicanuda.com. Ferruccio: Spero in qualcosa Pensa che abbiamo suonato di migliore, mi auguro che si al museo dell’Hermitage, a ricominci a suonare di più, e San Pietroburgo, perché l’or- che il nostro governo capisca ganizzatore ci ha scoperto su che anche attraverso la musiYoutube. Detto questo, noi ca, l’arte, il cinema, che in una siamo contro lo scaricamen- sola parola vuol dire “cultura” to illegale dei file. Se penso a il nostro paese possa riprenquanto, è costato “Banda lar- dersi. Dimentichiamo troppo ga” sia in termini economici spesso il nostro passato. Nel che umani e rifletto su quan- mondo poche nazioni posto, con un semplice click, sia sono vantare la nostra trafacile appropriarsi delle no- dizione musicale e artistica. stre canzoni, mi vengono i All’estero noi, come tanti altri brividi. Oramai il mondo va colleghi, siamo invitati regocosì. Bisognerebbe iniziare larmente a esibirci e portare dalle scuole, per far capire il anche la nostra “tradizione”. valore della musica. Nel no- Artisticamente Petra contistro piccolo continuiamo a nuerà la sua avventura teavendere quasi 10mila copie trale con Pippo Delbono porogni volta che esce un nostro tando in giro uno spettacolo cd e questo è un piccolo gran- che si chiama “Il Sangue” che si avvale della partecipazione de traguardo per noi. di Ilaria Fantin. Quest’estate, Quali sono le vostre attese e le dopo un po’ di anni, si riuniranno gli Avion Travel con il sestetto storico, e quindi anph Marica Crisci che con me, per un tour che credo ci e vi farà divertire e ripresenterà il repertorio della band casertana.

Continua a leggere l’articolo su www.backstagepress.it

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Il ritorno del Sabba Nero

tx Alessandro Calafiore

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n contrapposizione alla rubrica Tempo di musica, non potevano mancare due pagine dedicate alla musica non italiana. Un viaggio tra note, aneddoti, storia, scale e armonie, a volte emarginate a vantaggio della musica italiana. Ogni articolo sarà rigorosamente legato ad un evento, più o meno prossimo, che racconterà le emozioni e la storia degli artisti che calcheranno i palchi nelle principali città italiane. Questo mese vi proponiamo i Black Sabbath in scena a Bologna a giugno. La notizia del ritorno dei Black Sabbath in Italia,evento organizzato dalla lungimirante LiveNation, che non lascia mai al caso la presenza su territorio italiano di artisti di questo calibro, a supporto dell’ultimo lavoro datato 2013 ed intitolato “13”,

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e’ sempre una di quelle che non lasciano indifferenti. Tour annunciato lo scorso anno ma portato avanti con difficolta’, a causa delle condizioni di salute del chitarrista Tony Iommi, che aveva portato spesso e volentieri all’annullamento di parecchie date, compresa quella italiana. Le radici di questa band affondano alla fine degli anni ‘60, quando Tony Iommi (chitarra), Ozzy Osbourne (voce), Geezer Butler (basso) e Bill Ward (batteria) danno vita agli Earth, formazione blues-oriented che pero’ non produce nessun lavoro discografico. Alla fine del ‘69 nascono, con la succitata formazione, i Black Sabbath che manterranno questo organico per quasi tutti tutti gli anni ‘70 producendo, soprattutto dal ‘70 al ‘72, album seminali come Black Sabbath, Paranoid, Master of Reality e Volume IV. La title track del secondo album Paranoid e’

un brano fondamentale nel successivo sviluppo del genere heavy metal, tre minuti tirati ad alta velocità strofaritornello, strofa-ritornello. Un successo straordinario che li porto’ ai primi posti della classifica di Billboard. Con diverse variazioni, dovute ai cambi di formazione avvenuti negli anni, i Black Sabbath, mantennero sempre come punti fermi i testi torvi e a sfondo satanico ispirati a droghe,morte atomica e inferno. Gli show erano assurde messe in scena dall’aria sinistra e plumbea. Alla fine dei ‘70 Ozzy viene licenziato e al suo posto, alla voce, viene ingaggiato il grande Ronnie James Dio già negli Elf e nei Rainbow di Ritchie Blackmore. Dio fu perfetto per assecondare i riff taglienti di Tony Iommi e la produzione Sabbathiana si arricchi’ di gemme come Heaven and hell e The Mob Rules cariche di testi ispirati alla letteratura gotica.


Dopo diversi anni e numerose vicende legate alla voce del gruppo e vari cambi, non sempre convincenti,nonostante il valore indubbio di personaggi quali Ian Gillan e Glenn Hughes, l’arrivo di Tony Martin contribuì all’incisione di ottimi lavori come Eternal Idol ed Headless Cross, che diedero alla band nuova linfa. Arriviamo ai giorni nostri con altri cambi di formazione, ritorni e pause creative fino al 2011, quando, con un intervento al Birmingham Mail, Tony Iommi annunciava la reunion con il primo cantante Ozzy Osbourne e di conseguenza un nuovo al-

bum e relativo tour mondiale. L’impatto avuto sulle future generazioni di musicisti è evidente. Li possiamo considerare gli apripista di diversi sottogeneri musicali come l’heavy metal, il trash metal, il doom metal e lo stoner rock, pur non facendo parte di nessuno di questi a testimonianza dell’assoluta originalità della loro proposta. Abbiamo adesso la possibilità di averli in italia, per un’unica data, il 18 Giugno alla UNIPOL ARENA di Bologna con prezzi variabili dai 69 ai 92 Euro. La formazione annunciata comprende Tony Iommi alla chitarra, Ozzy Osbourne alla

voce, Geezer Butler al basso e Tommy Clufetos alla batteria. Rock on!

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“Ricordi” gli anni sessanta?

tx Wanda D’Amico

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a storia insegna e su questo non ci piove, gli errori fatti in passato tendono a ripetersi, ergo, se la storia non si studia, non si sviscera, difficilmente si potrà imparare a non commettere gli stessi errori. Nel 2014 nonostante il “tutto a portata di mano” non abbiamo nulla, siamo privi di ogni base, economica e culturale, essenziale per apprezzare ogni bellezza. Non ci mancano i mezzi per averla, sia chiaro, ma, semplicemente, ci crogioliamo nel non sapere che a volte pare sia meglio dell’avere il quadro chiaro delle situazioni che possono, poi, portarci a capire. La mia introduzione a questa rubrica non è casuale e non sono le elucubrazioni mentali di una che pensa si di sapere troppo, piuttosto, i pensieri di una che ha deciso che, per apprezzare tutto ciò che il panorama italiano può offrirci ora, sia necessario conoscere ciò che ci ha preceduto: situazioni, tempi, episodi, vita.

L’Italia, musicalmente parlando, ha un passato di tutto rispetto e cosa più incredibile, ciò che conosciamo con certezza oggi, ha faticato a mettere radici. Quello che voglio fare con voi e per voi è ripercorrere tempi non molto lontani, di autori, musica, artisti e situazioni che, nel tempo, sono cambiate e che hanno fatto la storia. Andremo a cercarlo negli uffici della Ricordi, siamo nei primissimi anni ‘60, Nanni Ricordi e Franco Crepax gestiscono la casa editrice Ricordi, pronta a fare il salto, da casa editrice ad etichetta discografica, pronti ad intraprendere quest’avventura, piena di entusiasmo e un pizzico di pazzia si buttano sui testi di alcuni emergenti. In quegli anni il cantautorato non esisteva, da un lato c’erano

i testi, dall’altro la ricerca di un interprete adatto, la cosa richiedeva troppa pazienza e troppo lavoro. Sulla scrivania La gatta, Arrivederci, Non arrossire, testi audaci, diversi da quelli che avevano tenuto banco fino allora e che con ogni probabilità avrebbero trovato il consenso del pubblico. Novità per novità, decidono che, invece di perdere tempo a cercare un interprete adatto al testo, siano gli stessi autori dei testi ad interpretare i brani, fu così che Tenco, Gino Paoli, Bindi, De Andrè, Lauzi ed Endrigo, mettendo il piede negli studi della Ricordi entrarono a far parte dei pilastri della musica italiana e fu così che nacque il cantautorato. Il periodo non è dei migliori, effettivamente i testi sono tristi, ma il cantautorato fa sì che la tristezza sia auten-

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tica e vera, interpretata dagli stessi che l’hanno vissuta, Non si scrive di fantasia, ma di vita vera, gli autori sviscerano i loro più neri pensieri, ahimè spesso troppo veri, in generale gli anni Sessanta vengono descritti come allegri e spensierati, ma il dolore dei cantautori sopracitati è reale, tant’è che Gino Paoli tenta il suicidio nel 1963 e, come ben sappiamo, Tenco, mette fine alla sua vita, proprio durante il Festival di Sanremo, nel 1967, ecco il dolore autentico! Ad aggravare una situazione già precaria ci si mette anche la critica, i giornali ne scrivono di tutte i colori: di Endrigo scrivono che “crea composizioni incolori, musicalmente confuse, che richiamano canti chiesastici con l’unico risultato di avere delle canzo-

ni anemiche adatte ai chierichetti” (Tv Sorrisi e Canzoni 1961). Ancora di Tenco di legge “ Oggi il mondo della canzone più che da dilettanti è dominato dai velleitari, il caso-limite è rappresentato da Tenco che imita palesemente Nat King Cole, ha dell’intonazione un concetto personalissimo e stravagante”(Dalla rubrica Dischi nuovi 1961). Riuscire a far accettare il cambiamento è stata dura, molto dura, anche dal punto di vista musicale e degli arrangiamenti. Cambiano anche quelli, i nuovi interpreti della musica italiana, hanno come riferimento il jazz, il blues e la canzone francese, la musica diventa un pozzo liberatorio, dove immagazzinare tutto ciò che non è ancora stato detto,

loro hanno il mezzo e decidono di sfruttarlo. Sparisce il solito crescendo nell’attesa del ritornello, i brani cominciano a dominare da subito, la parte cantabile in “giro di do”, apre il brano e s’insinua da subito, non c’è niente da aspettare, e poi scende su accordi di bemolle creando sfumature mai sentite e del tutto innovative. I brani sono recitati considerando che cominciano a cambiare anche gli interlocutori, non c’è più un approccio generico, ma un soggetto preciso, una compagna, un oggetto, un luogo, un pullover. Parlare della storia musicale in così poche righe non è facile, ma ritorneremo su episodi e scene, in modo più approfondito nei prossimi articoli. ph Alessandro Tocco

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Antonio Rigo Righetti Angelo e Demone del basso. tx Wanda D’Amico

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rima parte integrante di un gruppo, poi spalla e oggi solista. Una carriera, quella di Antonio Righetti, basata sull’arte dell’incontro, della raccolta di storie, di abbracci empatici con ogni sguardo incontrato, nulla lasciato al caso, ma neppure calcolato, semplicemente sensibile e innamorato di ciò che fa. Un nuovo Righetti, diverso da quello che ha visto nascere i Rocking Chairs e ancora, diverso da quello che accompagnava Ligabue nel suo periodo d’oro, una persona nuova che ha accettato a pieno la sfida di mettersi in gioco, ha raccolto il guanto e ha cominciato a giocare con sé, con la musica e con i suoi lati oscuri.

Cominciamo subito parlando di te e della tua carriera, moltissime collaborazioni, l’impegno con i Rocking Chairs, il lavoro fatto al fianco di Ligabue, tutte queste cose possiamo leggerle su Wikipedia, ma cosa non è stato detto delle tue collaborazioni e dei tuoi lavori che vorresti invece fosse messo alla luce? Qualcosa che probabilmente non è stato detto, è come, queste cose, siano state una grande opportunità per me come essere umano e come musicista. Ogni incontro con questi personaggi che hai citato, dai Rocking Chairs sino, ad arrivare a Luciano, passando da tutti quelli con cui ho avuto la possibilità di colla-

borare come musicista sono, prima di tutto, degli incontri molto importanti con persone che hanno una sensibilità molto elevata, molto simile alla mia, con dei racconti, con delle storie da portare in giro che hanno sempre trovato il mio interesse. La cosa che mi preme sottolineare è come questi incontri e frequentazioni musicali, ma non solo, siano il carburante per vivere la musica come piace a me in un modo che amo definire quotidiano, cioè non in una accezione da evento ma come una cosa di tutti i giorni. Come un qualcosa che fa parte della tua vita? Sì, che tutti i giorni, trova una sua esplicazione in modo dif-

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ferente, a volte con delle cose con molte persone, altre volte con delle cose molto piccole ma molto significative. Non è importante la quantità ma la qualità. Un album solista, la scelta di distaccare il tuo basso dal solito ruolo di spalla e dargli lo spazio che merita, perché questa scelta, adesso? Perché probabilmente se avessi evitato di raccogliere questo virtuale guanto di sfida che mi è stato o che mi sono lanciato da solo, sarei stato male, nel senso che erano cose che premevano per essere raccontate. Questi anni sono molto difficili e variegati dal punto di vista dell’offerta. Credo che, mai come ora, i negozi di libri e di dischi – quei pochi rimasti – sono pieni di opere; nel senso che si è assistito a una proliferazione di uscite discografiche, di edizioni letterarie, uscite di qualsiasi tipo e non è facile stare a reclamare l’attenzione che queste cose richiedono ma fondamentalmente credo che

la cosa vada oltre la necessità di avere un pubblico. La necessità, è quella di raccontare queste storie sperando che qualcuno possa trovarle interessanti o utili soltanto per stare meglio, rilassarsi o soltanto per ascoltare una storia. Questa è una motivazione sufficiente per accettare le “difficoltà” di diventare solista. Angeli e Demoni, il conflitto, gli opposti che si respingono e si attraggono, cosa rappresentano e fanno da apriporta a quali argomenti? Gli argomenti sono svariati, uno di questi è rappresentato dal rapporto tra la parte maschile e femminile che alberga in ognuno di noi a prescindere che siamo maschi o femmine. Dentro di me c’è una parte femminile che lotta con quella maschile dentro di te c’è una parte maschile che lotta con quella femminile ed è una lotta, diciamo, tra la parte più luminosa con quella un pochino più oscura senza voler dare delle accezioni di

valore, è una lotta che m’interessa, perché è quella che mi ha ispirato. Per me gli angeli e i demoni sono, che ne so, Bob Dylan, Jonny Cash, Jack Kerouac o Ernest Hamingway, sono quelli che hanno una parte angelica, che te li fa vedere come isolati dal resto del mondo, per una loro capacità di empatia con la gente e di elevazione verso la gente e al tempo stesso, dentro di loro, conservano una parte oscura che fa anche un po’ paura. L’idea era di raccontare questo mondo di contrasti ed io ho un mondo molto mediterraneo al quale sento comunque di appartenere, nonostante le amarezze e difficoltà, che la nostra nazione ci impone, credo che sia una nazione ancora molto viva, molto importante e interessante più per quelli che non ci abitano che per quelli che ci vivono come me. Quelli che ci vivono come me ci si devono confrontare come tutti noi con le nostre inadeguatezze, con la nostra idea, un po’ vecchia, di città, le nostre poche regole e rimanere un po’ basiti di fronte a quello che succede a volte all’estero la dove manca però un po’ il nostro spirito più fantasioso, caldo e un pochino più sensibile. Continua a leggere l’intervista su www.backstagepress.it © Riproduzione riservata

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Dualbeat Puntoit

tx Alfonso Papa

ph Domenico Ruggiero

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hi sono e come nascono i DualBeat Puntoit? Dualbeat Puntoit è un progetto che nasce dall’idea di due musicisti napoletani, Mauro Amato e Pippo Seno, entrambi chitarristi con la passione per la musica cantautorale italiana; il duo è arricchito dalla voce AnnaMaria Bozza e dalla collaborazione di Sergio Di Gennaro, al basso e Davide Esposito, alle percussioni. Rivivere quei brani cosiddetti “senza tempo”, reinterpretandoli sotto una chiave morbi-

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da e acustica, mantenendo, al centro, l’anima dell’opera, la sua storia e il messaggio che il cantautore ha voluto lasciare. Perché Dualbeat Puntoit? Il nome è da attribuire alla presenza delle due chitarre “DUAL” ed al “BEAT”, ossia la pulsazione di un suono che segna il ritmo, il tempo, il metro di un brano musicale. “PUNTOIT”, è il richiamo al mondo delle tre W, a un’era digitale che ha stravolto il modo di comunicare e per certi versi anche di far musica e di viverla. Il vostro è un progetto di co-

ver, qual è il filo conduttore che lega la scelta dei brani? Il filo è quello che tende a percorrere quegli avvenimenti che hanno segnato, non solo la storia, ma il quotidiano dell’artista e del popolo; le sofferenze unite alla speranza di un domani migliore (“Generale”), l’idea che un nuovo anno possa portare spensieratezza (“L’anno che verrà”), gli argomenti tabù che sono intrinsechi al nostro io personale e che sfociano attraverso un comunicare non sempre diretto, a più opinioni magari discordanti e non (“Bocca di rosa”), la gioia di un pensiero d’amore e alla sua bellezza


(“Nel blu dipinto di blu”), vivi nel passato, ma sorprendentemente attuali. Il fine o meglio per noi, il continuo inizio, è quello di raccontare attraverso i grandi cantautori del panorama italiano, la grandezza dell’anima umana, spesso sottovalutata, parallela alle difficoltà, più o meno importanti, ma con la volontà di donare quella leggerezza, quella sensazione di pace attraverso arrangiamenti e vocalità morbide. Un richiamo alla comunicazione che in quegli anni sapeva affrontare la vita senza chiederne il prezzo. Il progetto che state portando avanti, vi mette a confronto con nomi che hanno fatto la storia della musica italiana. Non temete che ciò possa in qualche modo mettervi in ombra?

ph Domenico Ruggiero

Per lo più, siamo felici di poter rivivere non solo il brano ma, soprattutto, il com’è nato e quindi perché no, sentirne l’idea dell’autore. E’ un grande percorso che ci unisce nella musica, nello studio, nell’emozione, nella crescita, possiamo soltanto ringraziare i pilastri della nostra corrente musicale ad averci lasciato canzoni che non smetteranno mai di esistere, perché quella scrittura è cosi concreta da poterla tastare anche dopo vent’ anni e più anche per le nuove generazioni. A cosa state lavorando adesso e quale sarà il prossimo brano che ci regalerete? Stiamo preparando altre due cover e per una in particolare ci sarà una presenza eccelsa, un ospite che ne arricchirà

l’interpretazione. Non possiamo ancora anticiparvi i titoli ma contiamo di terminarle proprio in questi giorni. Tutti questi lavori, avranno vita indipendente o saranno raccolti in un unico supporto? Assolutamente sì, l’idea è di raccoglierli in un unico supporto, abbiamo già dei contatti e delle idee in proposito cui stiamo lavorando. Dove si possono ascoltare i Dualbeat Puntoit e dove trovare informazioni circa il proseguimento del progetto? Siamo presenti su Facebook, Youtube, Twitter come DualbeatPuntoit ed è imminente la presentazione del sito web ufficiale del progetto www. dualbeat.it

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ph Alfonso Papa


tx Marica Crisci

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Un a nimo sensibile. Un tragico destino.

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crivere di questo artista è come raccontarvi di un caro amico. Amedeo Modigliani, l’animo sensibile e il suo triste destino, hanno creato intorno a lui una legenda. Le informazioni che si hanno della sua vita, si devono alla su prima figlia Jeanne (alla quale fu dato lo stesso nome della madre), raccolte in una biografia. Nato come scultore, abbandonò la sua prima passione per la pittura, ma senza cambiare la sua filosofia artistica cioè quella del “togliere”. I suoi dipinti sono privi di disegno, poche tonalità dalle forme essenziali e linee sinuose. Una delle caratteristiche che consentono di classificare un dipinto come “un Modigliani” è l’assenza degli occhi e il collo allungato nei ritratti di donna. Nel 2004 è uscito un film che parla dell’ultimo anno di vita di Modigliani (I colori dell’Anima di Mick Davis), del suo incontro con la moglie Jeanne e della sua rivalità con il pittore Pablo Picasso. Scena chiave del film, dopo uno dei vari ritratti fatti a sua moglie Jeanne, per la prima volta dipinse i suoi occhi. “Dipingerò i tuoi occhi solo quando conoscerò la tua anima”. Un amore sincero ma straziante, terminato precocemente con la morte di Modì all’età di 35 anni e seguito dal suicidio della moglie incinta del loro secondo bambino. Tanti gli artisti segnati da questo tragico destino ma che non hanno avuto la giusta notorietà, ma per Modigliani è stato diverso. La sua anima vive nelle sue opere e ammirandole si avverte la sua presenza come un soffio sul viso. © Riproduzione riservata

Amedeo Modigliani “Nudo sdraiato con braccia aperte” (1917)

Jeanne Hebuterne (1917)

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UP3SIDE

tx Alfonso Papa

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l gruppo nasce, un po’ come tutte le cose belle, da un incontro casuale. Ci raccontate come è andata? Il gruppo nasce in occasione di un evento Casalnuovese. Angelo suonava in un gruppo in cerca di cantante, i fratelli, Biagio e Salvatore, si sono proposti come tali e da una semplice festa di piazza sono nati gli Up3side. La scelta del nome “UP3SIDE”? La verità è che abbiamo superato la prima fase dei provini di X Factor senza un nome ad effetto, e la scelta Up3side ci sembrava quella giusta. Il nome, che letteralmente significa su tre lati, l’abbiamo poi ricondotto ai tre generi musicali diversi che caratterizzano noi tre. Quasi subito vi travolge la sorpresa “X-FACTOR”, ci raccontate quest’esperienza e

qual è il vostro rapporto con i talent?

ascoltarvi o vedervi prossimamente i vostri fans?

X Factor è stata una vera e propria avventura in tutti i sensi. Ci ha cambiati, ci ha fatti crescere ed ha segnato l’inizio di tantissimi nuovi traguardi. Con i Talent? Siamo sempre dell’idea che diano tantissime possibilità alle nuove proposte e che siano l’inizio e non il punto d’arrivo come tanti pensano.

Stiamo lavorando a dei brani inediti ed ancora a tante cover. Potranno vederci e seguirci su Youtube, sul nostro canale ufficiale e su Facebook, nella pagina ufficiale Up3Side (Official).

Gli UP3SIDE sono composti da una formazione giovanissima e come tali molto legati alla tecnologia ed al web. Come vedete questi strumenti a fianco della musica? Pensiamo che il web sia in realtà la nuova forma di possibilità data agli artisti emergenti. E’ proprio tramite il web che abbiamo conosciuto, infatti, nuovi talenti della musica internazionale che si stanno affermando tuttora. A cosa state lavorando attualmente e dove potranno

La vostra playlist ideale? Guns and Roses, Bruno Mars e Bob Marley, ma se dovessimo parlare di brani sceglieremmo: -Sweet child O’ mine (Guns n’ Roses) -When I was your man (B.Mars) -One Love (B.Marley) -Fine China (C.Brown) -Man in the (M.Jackson)

Mirror

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Francesco Di Giacomo

Musica e idee che vivono oltre la morte.

tx Alessandro Calafiore

L

a notizia della morte di Francesco Di Giacomo ci arriva nella tarda serata del 21 febbraio, quando i social network cominciano a diffondere in rete ricordi, note, emozioni e coccodrilli telematici. Fa quasi impressione notare l’affetto per questo personaggio da parte di persone di tutte le età, soprattutto considerando il suo carattere schivo e il fatto che, in un mondo di musica da rapido consumo, come un panino del Mc Do-

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nald, brani complessi ed articolati come quelli del “Banco Di Mutuo Soccorso”, di cui è stato la voce dagli anni ‘70 ad oggi, sono oggi assolutamente fuori dalla logica di mercato e raramente passati nelle radio. Forse il miglior tributo che possiamo offrire alla sua imponente figura di vocalist e artista a tutto tondo, è cercare di ripercorrere in queste righe la sua epopea terrena ed offrire spunti di ascolto che possano attrarre l’attenzione dei più curiosi.

Francesco Di Giacomo nasce a Siniscola (NU) nel 1947 e si trasferisce subito a Roma. Amava ricordare che la sua prima esperienza canora fu in un concerto, organizzato dalle suore del Pigneto, dove lo facevano cantare nel coro delle bambine a causa della timbrica particolarmente acuta e tenorile. Il suo modo di cantare, unito agli intrecci delle tastiere dei fratelli Nocenzi con le chitarre di, tra gli altri, Rodolfo Maltese, è stato il marchio di fabbrica di quella splendida esperienza musi-


cale che è stata il “Banco Del Mutuo Soccorso”, una band conosciuta ed apprezzata anche oltre confine. Sicuramente una delle punte di diamante del rock progressive italiano, un genere musicale derivato e diretto dal rock, che di questo aveva perso parte della sua carica selvaggia a vantaggio di atmosfere rarefatte rotte da intrecci strumentali ricchi di virtuosismi. Questa sua voce pulita, quasi da studio, era un’assoluta novità nel panorama del rock di quegli anni. Il prototipo del cantante rock doveva possedere una voce graffiante, meglio se arrochita. Importante e sconvolgente, il fatto che fosse assolutamente autodidatta, nessuno studio, solo doti naturali ed estrema sensibilità. Il suo stesso fisico, imponente, con una folta barba non era

assolutamente in linea con gli stilemi di un rock singer. Le sue interpretazioni erano però potenti, visionarie e mai uguali, a volta cupe, perché al variare del suo umore variava anche la performance. Era anche il paroliere che vestiva la musica della band di allegorie, visioni e ricercatezze stilistiche, mai un testo banale e sempre un grande lavoro di gruppo. Si partiva da un’idea, da un discorso, poi si costruiva un telaio musicale, un’armatura e su questa, Francesco, il sarto delle parole, cuciva e tagliava un vestito su misura. Un vestito elegante e sempre originale, era quello per lui il lavoro difficile, riuscire a raccordare un’idea con una musica e un testo, senza snaturare né l’una né l’altra. Straordinario il suo rapporto con i colleghi del panorama

musicale italiano. In un mondo fatto di competizione e invidie, più o meno celate, lui era ben voluto da tutti, per il suo essere antidivo, sensibile e rispettoso di tutti. Ricordiamo anche diverse partecipazioni in alcuni film di Fellini a testimonianza di una personalità artistica poliedrica. Francesco ci lascia in un tardo pomeriggio di febbraio. Probabilmente un malore mentre era alla guida della sua auto. Un saluto semplice e caloroso, Vittorio Nocenzi al pianoforte, la sua voce silente riecheggia nel cuore dei presenti, un brindisi doveroso per un ricordo che rimarrà per sempre.

Leggi l’articolo integrale su www.backstagepress.it

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11-12/3 PALASPORT - ACIREALE (CT) 13/3 PALASPORT - FAVARA (AG) 15/3 PALASELE - EBOLI (SA) 18-19/3 PALALOTTOMATICA - ROMA 21-22/03 PALAFLORIO - BARI

8-9/3 PALALOTTOMATICA - ROMA 11/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI 15/3 TEATRO METROPOLITAN - CATANIA 19/3 TEATRO CARLO FELICE - GENOVA 20/3 CASINO’ - C. D’ITALIA (CO)

28/3 ZOPPAS ARENA - CONEGLIANO (TV) 29/3 PALAFABRIS - PADOVA 1/4 MEDIOLANUM - MILANO 4/4 PALAOLIMPICO - TORINO 5/4 UNIPOL ARENA - BOLOGNA


27/3 PALASPORT - CORREGGIO (RE) 29/3 PALASPORT - FOSSANO (CN) 31/3 PALASPORT - IMOLA (BO) 2/4 PALASPORT - SALSOMAGGIORE(PR) 6/4 PALAYHALL - RICCIONE (RN)

15-16/3 AUDITORIUM - ISERNIA 20-21/3 GRANTEATRO - ROMA 25-26-27/3 PALAPARTENOPE - NAPOLI 30/3 PALASPORT - ACIREALE 2/4 TEATRO TEAM - BARI

12/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI 13/3 AUDITORIUM CONCILIAZIONE - ROMA 19/3 PALAZZO DEI CONGRESSI - LUGANO 21/3 TEATRO COMUNALE - BELLUNO 22/3 TEATRO ASTRA - SCHIO(VI)

9/3 TEATRO TONIOLO - MESTRE(VE) 14/3 TEATRO COLOSSEO - TORINO 21/3 AUDITORIUM CONCILIAZIONE - ROMA 25/3 TEATRO AUGUSTEO - NAPOLI 27/3 POLITEAMA GENOVESE - GENOVA

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CENERENTOLA LA FIESTA ESCENICA dal 6 al 16 marzo 2014 BARCLAYS TEATRO NAZIONALE (MI) biglietti a partire da € 29,00

CRISTIAN DE SICA IN CINECITTA’ dal 6 marzo al 13 aprile TEATRO BRANCACCIO (RM) biglietti a partire da € 34,50

BRACHETTI CHE SORPRESA! dal 14 marzo al 23 marzo TEATRO AUGUSTEO (NA) biglietti a partire da € 30,00



ph Alfonso Papa


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