Backstage Press Marzo 2015

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anno III n. 3 - Marzo 2015 - Poste italiane s.p.a. sped in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 1 - DCB - Caserta



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Piccola Meraviglia Questo numero si apre con “Little Wonder”, la piccola meraviglia di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. A distanza di due anni dal precedente album, il duo Musica Nuda ritorna alle origini proponendo un nuovo progetto nella veste a loro più consona, niente più accompagnamenti, ma solo la magia del contrabasso di Ferruccio Spinetti e la straordinaria voce di Petra Magoni. Il titolo è la sintesi di Musica Nuda, ovvero, una piccola meraviglia. Petra e Ferruccio ci guidano alla riscoperta della loro unicità con lo stesso entusiasmo che oggi contraddistingue quello che fanno. Un album di cover che si apre

con “Is This Love” in cui il duo si avvicina al reggae di Bob Marley, totalmente trasformato in un brano con walking bass; segue “Ain’t no sunshine” di Bill Withers. Ma nelle undici tracce sono contenuti anche brani più recenti, non mancando, come sempre, riferimenti alla canzone d’autore italiana e straniera.

di Giorgio Gaber, Dario Fo, Enzo Jannacci.

Continuando a sfogliare le pagine del numero di questo mese, incontriamo Paolo Pallante che si parla del suo nuovo album “Ufficialmente Pazzi” e del rispetto ed attenzione per l’ambiente che un po’ tutti dovremmo avere.

Conosciamo infine i giovani Simone Laurino e Manuel Cardella.

Ancora spazio alla musica con Giangilberto Monti, che ci guida attraverso la magia del clown nel mondo della scuola musicale milanese

Floreanda Sacchi e Maristella Patuzzi, ci raccontano “Intimamente Tanto” ove attraverso il suono dell’arpa e del violino riescono a fondere un tango con i caratteri poetici ed intimi della musica classica.

Prima di passare alle nostre rubriche c’è un bel articolo di Francesco Ruoppolo che parla del songwriting nel campo della musicoterapia. Con Aces in my book andiamo invece nel mondo del cinema parlando di Vizio di Forma di Paul Thomas Anderson.

www.backstagepress.it



MUSICA NUDA

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12 GIANGILBERTO MONTI

16 TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Backstage Press è edito dall’associazione culturale “Il Sogno è Sempre Onlus”. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, disegni e fotografie non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’editore. Gli autori e l’editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute.

REDAZIONE Alfonso Morgillo, Wanda D’Amico, Alfonso Papa, Marica Crisci, Domenico Ruggiero, HANNO COLLABORATO: Michela Drago, Alessandro Tocco, Francesco Ruoppolo, Alfonso Papa (To), Giuseppe Maffia, Ambra De Vincenzi. REGISTRAZIONE n. 815 del 03.07.2013 presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Comunicazione Editore: Il Sogno è Sempre Onlus Sede Legale: Via Botteghino, 92 – 81027 San Felice a Cancello (CE) Sede Operativa: Via Giacomo Matteotti, 20 – 81027 San Felice a Cancello (CE) – Fax. 0823.806289 – info@backstagepress.it – www.backstagepress.it Distribuzione: Gratuita Stampa: Pieffe Industria Grafica

SONGWRITING IN MUSICOTERAPIA

19 FLORALEDA SACCHI E MARISTELLA PATUZZI

21 SIMONE LAURINO

24 ARTE

27 EMERGIAMO

28 ACES IN MY BOOK

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ph Simone Cecchetti

Musica Nuda

Voce e Contrabasso, una piccola meraviglia tx Alfonso Papa

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opo l’esperienza di “Banda Larga”, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ritornano nella versione a loro più consona “voce e contrabasso”. E’ questa la piccola meraviglia?

ph Simone Cecchetti

pongono questo nuovo di- un teatro, che è quello di sco, appunto “Little Won- San Casciano vicino Firender”. ze, concessoci in comodato d’uso gratuito ed in tre La tracklist, come sem- giorni abbiamo suonato e pre, è di spessore e di registrato circa cinquanta grande contenuto artisti- brani. Dopo di che, tiriamo co-musicale. Dal reggae le somme, riascoltiamo il di Bob Marley a successi tutto e non facciamo altro Sicuramente è anche que- più recenti, della canzone che scegliere le canzoni che sta. Ci piace preservare d’autore italiana e stra- ci sono venute meglio e che piccola meraviglia o ma- niera. Ci svelate qualche ci emozionano di più. gia, nata quasi per gioco curiosità sui contenuti di dall’incontro di una voce Little Wonder? Per cui come accadde nel ed un contrabasso. Non primo “Musica Nuda” anavremmo mai pensato, do- Come capita sempre anche che in “Little Wonder” ci dici anni fa, di fare tutto il in quest’occasione abbiamo sono autori e mondi mupercorso che ci ha accom- seguito una cosa fonda- sicali totalmente lontani pagnato fino ad oggi. Inol- mentale per noi: l’istinto. e distanti l’uno dall’altro, tre, per noi, rappresentano Quando iniziamo a lavo- passando in men che non piccole meraviglie anche rare ad un disco, entriamo si dica da “Is t’his love” di gli undici brani che com- in studio, in questo caso Bob Marley a “Sei forte particolare si è trattato di

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ph Domenico Ruggiero


papà” cantata da Gianni Morandi. O ancora, per fare qualche esempio c’è “Far niente” che è un pezzo a cui io (Ferruccio Spinetti) sono molto affezionato, avendo una vera e propria fissa per ma musica brasiliana. Ovviamente era poi inevitabile un omaggio alla Francia, che è un po’ la nostra seconda nazione ove suoniamo regolarmente da dieci anni. Abbiamo pescato questa versione di “Stessa spiaggia e stesso mare” con il testo riadattato in francese, che in verità ha fatto Mina negli anni sessanta. Noi di solito, facevamo il discorso inverso, prendevamo dei grandi classici francesi con il testo riadattato in italiano.

sul piano emozionale.

Abbiamo avuto la fortuna in questi dodici anni, di aver fatto qualcosa come più di mille concerti, passando circa un giorno su due in un teatro. “Little Wonder” ci ha offerto un grande vantaggio, il ritorno alla formazione anomala: contrabasso e voce. Essendo solo in due, ci permette di registrare senza l’ausilio delle cuffie ed altre apparecchiature particolari, per cui quando registriamo è come se si simulasse un live o ancora come se ci si ritrovasse nel salotto di un’abitazione. Ciò ci permette di avere da un lato il vero suono del contrabasso nelle orecchie di Petra e dall’altro la vera voce di Petra nelle orecchie di Ferruccio e per un musicista questo è un valore aggiunto importantissimo

L’uscita dell’album è anticipata dal tour, che ha preso il via qualche giorno fa. Il palco è la vostra essenza naturale, ogni anno mettete in fila decine di concerti in giro per il mondo. Cosa avete preparato, questa volta per il vostro pubblico? Ci saranno sorprese che renderanno “pezzo unico” ogni singolo appuntamento?

ph Domenico Ruggiero

L’album è registrato sul palco del Teatro S. Casciano di Siena. Come mai un teatro e non uno studio di

registrazione?

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Si questo è un nostro grande classico, come sempre non ci limiteremo ai brani del nuovo album e neanche a quelle degli album precedenti. Andremo a pescare delle canzoni storiche del nostro repertorio alternandole a quelle del nuovo disco, così nelle tante date che ci aspettano avremo la possibilità di cambiare continuamente la scaletta per il divertimento di chi assisterà ai concerti ed allo stesso tempo anche per non annoiarci noi sul palco. Per cui chi verrà ad ascoltarci nelle prossime date potrà scoprire ed ascoltare buona parte di Little Wonder ma anche tante altre piccole e speriamo piacevoli sorprese. © Riproduzione riservata



Pallante

Ufficialmente Pazzi

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l tuo nuovo lavoro discografico, “Ufficialmente Pazzi”. Dodici tracce, un’ora di musica e parole. Ce ne parli?

persona è fatta spesso di piccole cose, ma non si possono sminuire, nascondere o cambiare. La vita stessa è fatta di particolari e se te ne perdi Un lavoro lungo, divertente uno, finisci col perderli ma a tratti anche molto fati- tutti. Questo disco è una coso psicologicamente. Que- gran bellezza. sto disco è una liberazione. La mia. Non volevo lacci, non Si parla di follia, lavoro volevo persone che mi dices- sommerso, senza tetto, sero “questo non si può fare” povertà, rapporti famioppure “così non venderemo liari. Follia, ma anche un disco”…bene, la prima cosa altro. Uno spaccato di da fare è stata dunque metter- questa società che forse mi al lavoro per produrmi dal spesso perde di vista le solo il progetto. Non ho nean- cose importanti? che minimamente pensato ad una produzione che non fosse Il titolo riflette molto la mia, devo essere sincero e bene il mio pensiero a rioggi so bene il perché. Non sai guardo. L’ho scelto in priquante volte ho litigato con me mo luogo perché è il titostesso, figurati se si fosse trat- lo della bellissima poesia tato di un estraneo… e poi fare che Helèna mi ha regalae disfare, cambiare strada an- to, un giorno di tanti anni che all’ultimo momento solo fa e sulla quale ho scritto per qualcosa che il resto del la canzone. Ho voluto mondo potrebbe giudicare ba- anche che fosse il primo nale ma che per me è l’essenza brano del disco per sotdi tutto. La vita artistica di una tolineare che questo è il brano che infonde tutta l’energia vitale a questo lavoro. In secondo luogo ho dato questo titolo per

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tx Alfonso Papa

affermare con nettezza, laddove ce ne fosse bisogno, che il genere umano è folle, completamente instupidito e svuotato dalle televisioni, dai proclami di gente senza scrupoli e dal denaro. Viviamo in un mondo finto, virtuale, fatto di minacce e di petizioni sul web. Lo stesso mondo però, brucia davvero, la guerra non è finta, le persone muoiono e la morte stessa viene usata per fare audience. Tutti usano Fb e mettono foto, frasi, pensieri ed emozioni per condividerle con sconosciuti, ma poi non sono in grado di stringere la mano alle persone che incontrano, non riescono a costruire relazioni degne di questo nome. La cosa che mi fa impazzire di più è questo emergere continuo e massiccio della mediocrità che in quanto ben rappresentata a livello mediatico (intendo dire anche numericamente ben rappresentata) si


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altra cosa, e ancora non mi finalmente con tranquillità, dopo una vita passata a nahai dato il disco!” scondere le cose che so fare, E poi Pino Forastiere, che dopo anni passati a far dire grande musicista! Come agli altri che sanno far tutto dico spesso, c’ho messo e non sanno mai fare niendegli anni a fare questo te. Oggi mi piace raccontadisco, ma senza Pino non re la verità e la verità è che avrei mai finito. Anche sono un musicista. Alex è stato determinante, quando ho bisogno di una Anche la produzione è stasmossa arriva sempre lui, ta praticamente seguita non so come faccia, deve totalmente da te per otteTante collaborazioni dalla essere tipo elettromagneti- nere un prodotto esattamente come desiderato, chitarra di Pino Forastie- smo a distanza. possiamo dire che sei un re ad Alex Britti amico di sempre. Ci racconti qual- Scritto, arrangiato, suo- indipendente “doc”? che curiosità di queste nato e mixato da Pallante. Perfezionista e attento per Si. Anche se non sono stato collaborazioni? tutti gli aspetti del lavoro? un bravo produttore per questo disco. Mi sono conAh ah, la prima che mi viene in mente riguarda Mi- Ho avuto la fortuna di la- cesso troppo e la prossima chele Rabbia, grandissimo vorare sempre con grandi volta sarò più cattivo con artista che sul cd ha suona- professionisti e sono uno me stesso. to batteria e percussioni e che impara abbastanza in che durante le riprese, fatte fretta. Ho scelto di missare Continua a leggere su in Veneto da Stefano Ame- da solo il disco non perché www.backstagepress.it rio, è stato costretto (si fa io sia un bravo fonico, ma per dire) da me a mangia- perché sapevo esattamente © Riproduzione riservata re vegano. Andavamo al dove trovare e come trovaristorante tutti insieme e re il suono che cercavo. Me siccome io sono vegano lo ha insegnato Maurizio avevo trovato un ristoran- Montanesi a cui è in parte tino buonissimo a Udine dedicato questo disco. Per (La Libellula, che ringra- il resto, sono un cantautore, zio per l’ospitalità magnifi- dunque devo per definizioca). Bene, l’altra settimana ne scrivere e cantare sennò ho chiamato Michele per sono un bugiardo! La chichiacchierare un po’ e lui tarra, quella potrei suonarmi ha detto: “Paolino, mi la male, come fanno quasi hai costretto a mangiare il tutti i cantautori, invece tofu, che odio più di ogni no, sono bravo. E lo dico autoassolve e pensa che quella stessa mediocrità e incapacità sia una sorta di forma di talento. Così non solo assistiamo inermi alla sua massiccia presenza, ma la vediamo autoalimentarsi, crescere e godere di ottima salute. “C’è posta per te” è stato visto ieri da 5,7 milioni di persone. Non ho più niente da dire.



Giangilberto Monti Opinioni da Clown

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el tuo ultimo album “Opinioni da Clown”, un alternarsi di poesia ed ironia. Ci parli un po’ dell’album e come arriva la scelta del titolo? Naturalmente il titolo è dichiaratamente ispirato al romanzo Opinioni di un Clown, ma è ovviamente una ispirazione relegata al tema che poi nell’album porta a questa riflessione fra comico e politico derivante dalla società e le circostanze di questi ultimi anni. E come accade per tutti i clown accanto alla parte più divertente c’è poi una parte più ironica e malinconica. Opinioni da clown è un album di inediti, ma al suo interno troviamo sia brani nati negli ultimi tempi e sia bra-

tx Alfonso Papa

ni più lontani nel tempo. Quello che mi ha aiutato Per questi ultimi, come molto è l’aver conosciuto direttamente Giorgio Gamai proprio ora? ber e Dario Fo, che all’iPerché ci sono dei mo- nizio della mia carriera mi menti della propria car- hanno spinto a trovare una riera in cui si sente l’esi- mia strada personale. genza di riassumere e ci si rende conto che non Sei da poco stato protagoè sufficiente o completo nista di uno spettacolo tequello che si ha ed allo atrale al Verdi di Milano. stesso tempo ci si ritro- Qual è il tuo rapporto con va con dei lavori fatti in il palco? passato che sono ancora E’ come il pittore che non attuali. vende quadri. Se il pittore Ti rifai al cabaret mila- non vende quadri si intrinese. Dario Fo, Gaber, stisce, l’artista ha necessità Jannacci. Questi artisti ti assoluta di avere un conhanno in qualche modo tatto diretto col pubblico, ispirato e come mai la perché è in questo scambio scelta di alternare la mu- che gli ritorna quello che lui pensa di poter e voler sica alla teatralità? comunicare. Molti sono ispiratori della mia carriera, con alcuni Per me il pubblico si prenci ho anche lavorato, in de in qualsiasi momento, realtà io sono milanese dal piccolo locale, alla feanomalo in quanto sono sta di paese, fino al grande per metà milanese e metà teatro. Non faccio grandi napoletano però il fatto di distinzioni posso suonare ruotare intorno a questa indistintamente a casa di città aiuta perché questa un amico o in un grande è una città che intercon- evento, l’emozione è semnette veramente molte pre la stessa. culture. © Riproduzione riservata


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ph Daniele Poli



Songwriting in musicoterapia

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l Songwriting (letteralmente “scrittura di canzoni”) è una tecnica che da alcuni anni si sta affermando in campo musicoterapico; il riferimento di questa metodologia è la Musicoterapia MusicoCentrata (MMC), metateoria sistematizzata da Kenneth Aigen nel 2005. l’idea base della MMC è che la musica, in particolare il “fare musica”, sia il mezzo e soprattutto l’obiettivo principale della terapia musicale, quindi i sostenitori di questo approccio preferiscono definirsi come dei musicisti che lavorano in contesti terapeutici piuttosto che terapisti che usano la musica come strumento per raggiungere de-

tx Francesco Ruoppolo

gli obiettivi che non sono specifici o esclusivamente musicali; quindi per la MMC il clinico ed il musicale non sono separabili, i mezzi e i fini musicali quindi coincidono. La tecnica trasversale del songwriting ha il vantaggio di essere prima di tutto una tecnica adattabile e flessibile rispetto al contesto, dove il lavoro può essere sul singolo o sul gruppo, un gruppo aperto e non omogeneo. Si tratta di una tecnica terapeutica e compositiva proponibile dai bambini molto piccoli fino alla persona molto an-

ziana, dal ritardo mentale al malato terminale oncologico. Un punto di forza della composizione di canzoni è la valorizzazione dei vissuti dei partecipanti al gruppo, storie sonoro/musicali degli ospiti di una struttura, degli operatori, dei familiari, del musicoterapeuta stesso. La Canzone – attività proponibile ed usufruibile da tutti - racchiude e fonde in sé i vantaggi proposti da singole tecniche normalmente usate in musicoterapia, quali:

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l’ ascolto; l’ esecuzione; l’ uso della voce; la creazione di un prodotto; l’uso degli strumenti; la drammatizzazione del testo; la realizzazione di un musical; l’incisione di un disco; la creazione di un videoclip. Chi non se la sente o non può cantare non viene escluso dal processo creativo ma può essere coinvolto a vari livelli: soggetto della dedica (questa canzone è per te); partecipazione nella creazione del testo; trascrizione del testo;

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trascrizione della musica/ partitura; intervento strumentale; intervento vocale come parte di un coro; intervento vocale come solista; registrazione audio/video; idealizzazione e realizzazione della coreografia; idealizzazione e realizzazione della scenografia (in caso di video).

cantata in coro) sia per chi vuole invece un pretesto socialmente accettato per mettersi in mostra (quando si fa fare il solista a qualcuno).

Una canzone composta durante un incontro di musicoterapia può essere cantata, ascoltata, eseguita, commentata, ballata, registrata da molte persone, ad opera dei protagonisti del processo creativo, ma anche dalle perLa canzone non è caos, è una sone che ruotano intorno a forma. È una struttura orga- questi ultimi: familiari, aminizzata nel tempo; fornisce ci, colleghi, ecc…. una traccia sia per chi è ritirato, chiuso in sé stesso (e in continua a leggere su www. questo caso è un contenitore backstagepress.it rassicurante soprattutto se © Riproduzione riservata


Floraleda Sacchi e Maristella Patuzzi

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el disco “Intimamente Tango”, le composizioni di Astor Piazzola sono riproposte negli arrangiamenti originali e creativi firmati da Floraleda e Maristella che fondono armonicamente malinconia, speranza e sensualità in una nuova chiave musicale, tra tradizione e innovazione, tra classico e jazz, tra improvvisazione e world music.

La musica classica ed il tango che si incontrano. Come nasce questa collaborazione? Dal piacere di fare musica insieme. Abbiamo gusti simili e dunque andiamo d’accordo. Nella musica funziona come nella vita: con alcune persone ci si sente bene e ci si comprende istintivamente, con altre meno. Questa chimica è fondamentale per suonare bene insieme.

tx Alfonso Papa

rivisitate alcune composizioni di Astor Piazzola in un tango inconsueto completamente riarrangiato da voi, come siete riuscite a fondere tutto ciò?

Piazzolla - tutte due amiamo la sua musica - è stato suonato e arrangiato in ogni modo, ma pochissimo con l’arpa e non esisteva un disco come il nostro. Pare incredibile, ma è così e a noi piacciono le sfide. Floraleda Sacchi (arpiDunque ci siamo messe sta), Maristella Patuzzi in gioco per trovare il no(violinista) insieme per Nel vostro album vengono stro suono e la nostra via “Intimamente Tango”.

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ad ammazzare il prossimo. Per questo la musica è speranza.

Nel video del brano “Libertango” vi si vede al centro di un palcoscenico. Per chi fa musica classica, abituati a suonare all’interno di un’orchestra com’è trovarsi al centro di Malinconia, speranza e un palco? Qual è il vostro sensualità. C’è ancora spe- rapporto con il pubblico? ranza per un domani diverso e secondo voi la mu- Entrambe non abbiamo mai suonato dentro l’orsica può contribuire? chestra (se non quel tanto Storicamente nel tango, per capire che non faceva malinconia e speranza per noi). Fare l’orchestrale sono i sentimenti degli o il solista prevede caratemigranti che lasciano la teristiche molto diverse e patria sperando in un fu- molto raramente le due fituro migliore. Il tango è gure possono unirsi, anche stato la loro musica e la te- per semplici ragioni di gematica ci pare attualissima. stione del tempo. Non mi Poi, dopo teste mozzate, in risulta che nessun grande questi giorni vediamo distruggere le opere d’arte di Ninive: tutti i media riportano in egual modo questo orrore. Dunque, se tutti non fossero fondamentalmente consapevoli che è con la bellezza, l’ideale, l’armonia e l’equilibrio che l’umanità può sopravvivere non riporteremmo nemmeno così questa notizia. Chi passa il proprio tempo a coltivare la bellezza e a studiare non sarà mai lo stesso che scende in strada

solista internazionale di classica faccia l’orchestrale, dunque quando suoniamo con l’orchestra stiamo comunque di fronte e per il video di Libertango ci siamo sentite perfettamente a nostro agio così come quando siamo davanti al pubblico con cui c’è sempre una forma di dialogo intimo e di amore. Quali i prossimi impegni ed appuntamenti? Siamo in partenza per un tour di promozione del disco nelle principali città italiane e continueremo poi per Parigi, in estate prevediamo vari concerti in Italia in autunno saremo a Londra, Vienna, New York e Toronto. © Riproduzione riservata

ph AndreaSIrtori

in questo genere. Abbiamo ascoltato molto come Piazzolla arrangiava in modi molto diversi i suoi brani e abbiamo cercato di ricalcare il suo modo di procedere creativamente sui nostri strumenti. Speriamo di esserci riuscite, ma saranno i tanghéri a giudicare.

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Simone Laurino “18” il tuo album di esordio. I diciotto anni per un giovane rappresentano una tappa importante, cosa rappresenta per te quest’album? Questo album rappresenta per assurdo un traguardo e una partenza, per molti i diciott’anni sono appunto una tappa importante (forse la più importante) per me lo è stato questo disco fondamentalmente. C’è la mia storia, la storia di chissà quante altre persone. Nell’album storie personali, inquietudini e speranze per

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tx Alfonso Papa

un domani incerto. Com’è la vita di un giovane d’oggi, all’interno di una società che sembra non promettere mai nulla di buono e più nello specifico com’è per un giovane fare musica oggi?

maniera formale un altro tipo di descrizione).

D’altro canto ciò che secondo me rappresenta veramente una grande opportunità è proprio la forte crisi che tutti stanno vivendo e tutti stanno sentendo sulla Forse bisognerebbe chiederlo a propria pelle. loro, io alla fine sono una sorta di tramite, potrei essere la La crisi essenzialmente vuol dire bisogno di evolversi, c’è estremavoce di chi non ne ha. mente bisogno di un qualcosa di Per un giovane musicista, al nuovo, il bisogno di una reaziogiorno d’oggi, fatico a vedere ne. Per carità, la musica il monil giusto punto per poter ini- do non lo cambia... ma plasma ziare, vedo solamente false il pensiero di chi la coglie. scorciatoie e tante teste calde (e “teste calde” sostituisce in Quando è che la musica arriva


nella tua vita e quando capisci che essa potrebbe divenire la tua compagna di vita principale? C’è sempre stata! A partire dalla musichetta dei pupazzetti che giravano sospesi sopra la mia culla! Solo che ho capito un po’ di tempo dopo il suo valore... A diciassette anni. L’ho capito perché era sempre stata vicina a me ma non le avevo mai dato la giusta importanza o la giusta opportunità di poter entrare con entrambe le scarpe nella mia vita. Un po’ come un donnaiolo forse! Tu sei cantautore, dei tuoi brani hai curato sia il testo che la musica. Come nasce una canzone?

Una canzone nasce da un to di vita. estremo bisogno di comunicare, è lei a chiedertelo. Spesso sento molte persone affermare che l’ispirazione va domata, per scrivere il pezzo da novanta bisogna allenarsi. Il che non è sbagliato se messo in discussione per altre situazioni. Ciò che è sbagliato è far credere che in fin dei conti una canzone sia una sorta di oggetto, una canzone è una canzone, punto. Quello che realmente fa la differenza è la sincerità delle parole e la voglia di mettersi a nudo fra i propri pregi e i propri difetti. E’ questo che fa la differenza e che rende un pezzo un vero e proprio frammen-

Quali sono i prossimi impegni ed appuntamenti di Simone Laurino? I prossimi impegni saranno quelli di poter iniziare una tourneé, i live sono esperienze di cui proprio non riesco a fare a meno e il riuscire ogni volta a mettermi in gioco mi intimorisce ma allo stesso tempo mi eccita e mi stimola davvero molto. Il sogno nel cassetto? Essere la scintilla di un cambiamento. © Riproduzione riservata

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prima parte

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no dei più grandi tesori artistici del territorio italiano, dedicata a Maria Assunta in Cielo ed inserita alla fine del percorso dei Musei Vaticani. Edificata tra il 1475 e il 1481 all’epoca di papa Paolo Sisto IV della Rovere, dal quale prese il nome, è conosciuta in tutto il mondo non solo per essere il luogo del conclave e di altre cerimonie papali, ma anche per le sue decorazioni, le più celebri della storia dell’arte e cioè, gli affreschi di Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564). Stiamo parlando del più grande capolavoro artistico, che un solo uomo abbia mai potuto realizzare: la volta della Cappella Sistina. Ma procediamo con ordine. I primi progetti prevedevano la suddivisione in tre livelli dal basso verso l’alto: decorata con finti arazzi sul primo ordine, rappresentazione di scene del Vecchio Testamento e del Nuovo Testamento sul secondo ordine e rappresentazione di Pontefici martiri sul terzo ordine. L’intera decorazione della Cappella, fu affidata ai più grandi artisti italiani del Quattro-

tx Marica Crisci

cento: Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Piero di Cosimo. Nella primavera del 1481 iniziò una prima parte della decorazione. Il programma della rappresentazione iconografica fu così complesso e modificato di volta in volta dal pontefice insieme agli artisti. I tempi di realizzazione non furono così rispettati, ma il risultato fu eccellente: un insieme di figure omogenee nonostante le diverse personalità degli artisti. Continua nel prossimo numero

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La volta della Sistina

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arte

Cappella Sistina (1475 - 1481)

© Riproduzione riservata

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Manuel Cardella m

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tx Alfonso Papa milaq

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hi è Manuel Cardella? Sono un ragazzo di venticinque anni che ha sempre avuto il sogno di vivere di musica. In questi ultimi anni mi sono applicato a studiare. Scuola di canto, chitarra e composizione. Ore ed ore di studio che mi rendono sempre più consapevole della difficoltà di questo lavoro e della certezza che voglio continuare il mio cammino. Ti avvicini al mondo della musica, fin da giovanissimo. Come essa diviene parte di te e quando capisci che potrebbe diventare un lavoro? Inizio a studiare all’età di tredici anni pianoforte, poi due anni più tardi comincio a scrivere le prime cose tutte mie. Musica e parole. Dei piccoli brani che facevo ascoltare ai miei familiari e agli amici più stretti. Proprio loro mi hanno spronato qualche anno dopo affinché pubblicassi uno dei miei brani, con un piccolo video amatoriale in rete. Per dare la possibilità anche agli altri di co-

noscere la mia musica. Da quella prima pubblicazione, ci fu immediatamente una buonissima risposta della rete, poi da li altri brani sempre più seguiti fino a quando nel 2010, ho iniziato a fare le prime date in giro per l’Italia con i miei brani più conosciuti. Girando il nostro paese e vedendo quante persone apprezzavano la mia musica, mi sono “rimboccato le maniche” e mi sono detto: Vorrei che diventasse il mio lavoro, tutto la mia vita. E da quel giorno… eccoci qui :)

animali in generale avessero la fortuna di essere amati. Sono felicissimo che tantissime persone si rispecchino nelle mie parole e nella mia canzone ma, sono ancora più felice perché per far si che si emozionino, vuol dire che ogni giorno vivono, le emozioni e sensazioni che io racconto, con i lori amici pelosi. Secondo te, la musica, in una società come quella attuale – che ci vomita addosso solo brutte notizie – può essere utile per ripartire?

Purtroppo no. Ma può essere utile a chi la fa, ad esprimere le pro prie emozioni, a tutti i livelli e chi “Ami per sempre”, il ne fruisce a condividere le stesse tuo ultimo brano. Mu- emozioni. sica ed amore per gli animali, come na- La musica è cultura, emozione, lisce questo connubio? bertà. Tre valori che ultimamente Mettendo insieme le mie sono in serio pericolo nella nostra esperienze con i miei ani- società. mali e quelle che mi hanno raccontato altre persone, © Riproduzione riservata mi sono ritrovato un pomeriggio, con la mia chitarra a scrivere una canzone che parlasse del rapporto meraviglioso che unisce noi umani ai “4 zampe”. “Ami per sempre” è nata così, di getto. Un amore profondo, incondizionato e disinteressato. Vorrei che tutti gli

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VIZIO DI FORMA di Paul Thomas Anderson

hi ha seguito il percorso artistico di Paul Thomas Anderson (da Boogy Nights a The Master, passando per Magnolia e Il Petroliere), di fronte a questo piccolo gioiello che sembra apparentemente bandire ogni virtuosismo estetizzante per dedicarsi con compiaciuta riverenza, prima di tutto all’adattamento, potrebbe essere tentato di liquidarlo come un’involuzione. Niente di più sbagliato. Vizio di forma si inserisce perfettamente nel percorso artistico di Anderson e stabilisce un’ulteriore vetta nella ricerca di una sua personale “perfezione”

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tx Alfonso Papa

acesinmybook@backstagepress.it

filmica. Innanzitutto si tratta dell’adattamento del romanzo omonimo nientemeno che di Thomas Pynchon. Nome che prima di questo libro e di questo film avrebbe suscitato in qualsiasi regista non solo un sano timore reverenziale, ma probabilmente anche frustrazione e sgomento: parliamo di una scrittura pirotecnica e complessa, di trame labirintiche e scomposte, che magicamente si ricompongono, per poi scomporsi nuovamente, infarcite di una comicità sia fisica - al limite dello slapstick - sia cerebrale; parliamo di allegorie e metafore che rimbalzano l’una

contro l’altra e tra un piano e l’altro di grattacieli di senso; di digressioni rocambolesche e personaggi eccessivi, talvolta caricaturali, che vagano in un caleidoscopio all’apparenza insignificante, in cui il significato si compone proprio attraverso la sua continua sottrazione dall’intreccio narrativo. In una parola il postmoderno, signori e signori, con tutto il suo armamentario decostruzionista! Ma Vizio di forma rappresenta anche una cesura netta nell’opera pynchoniana, tanto da poter candidamente affermare che il romanzo si inserisce nel filone hard boiled più classico, da Hammet, a Spillane a Chandler


(genere con una spiccata vocazione cinematografica, che va da Robert Aldrich a Howard Hawks, fino a Robert Altman, soprattutto Altman, che nella formazione estetica di Anderson è evidentemente imprescindibile) e che fa quasi gridare: “Se non ora, quando?” Ma se è vero che Vizio di forma possa apparire come una sfida più alla portata rispetto a altri romanzi di Pynchon, forse anche proprio per questo, molte insidie erano comunque in agguato. Ma il risultato è un film meraviglioso, che rappresenta, da parte di Anderson, un omaggio appassionato e sincero allo scrittore e all’opera. Certo, Anderson ci mette anche del suo. Il suo talento dietro la macchina da presa è fuori discussione. La capacità di dirigere gli attori - qui perfetti, Joaquin Phoenix e Josh Brolin, su tutti - (ricordate anche il Tom Cruise di Magnolia, il Philip Seymour

Hoffman di The Master, o ancora Il Petroliere Daniel Day-Lewis) è evidente, così come indubitabili sono le sue doti di scrittore e sceneggiatore. La cura dei dettagli poi è quasi ossessiva: da quelli più insignificanti alla scelta della fotografia - ancora una volta affidata a un ispirato Robert Elswit (vincitore del Premio Oscar per Il Petroliere) - o della colonna sonora per niente scontata (la firma Jonny Greenwood, già Orso d’Argento per Il Petroliere) e nella quale troviamo pezzi come Vitamin C, Can, Here Comes the Ho-Dads, Marketts, Journey Through The Past, Neil Young, Simba, Les Baxter. In questo reciproco compenetrarsi di personalità autoriale e desiderio filologico appare chiaro come anche una scelta apparentemente accessoria, come quella di girare in pellicola, non sia banalmente

il frutto di una scelta eccentrica. Il fatto che si trattasse di pellicola scaduta, così si dice, tantomeno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è assolutamente coerente, addirittura necessario. La pellicola rappresenta l’allusione nostalgica a un mondo finito. La pellicola scaduta dona probabilmente quella sensazione di rovina e decadenza che percorre tutta la vicenda. Infatti, al di là dell’esteriore intreccio hard boiled, cosa racconta veramente Vizio di forma? Quello che a Pynchon interessa e che Anderson ha saputo cogliere perfettamente è proprio il racconto di un’epoca nel suo disgregamento, cosicché, quindi, l’esteriore scelta del mezzo tecnico - la pellicola - diventa qui componente estetica e allegorica fondamentale. continua a leggere su www. backstagepress.it © Riproduzione riservata

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Chiedo scusa al Signor Gaber tx Alfonso Papa

a Giovedi 18 Marzo e fino a Domenica 29 Marzo, Enzo Iacchetti sarà protagonista dello spettacolo “Chiedo Scusa al Signor Gaber “ in scena al teatro Salone

Margherita di Roma. Attraverso questo show, l’attore poliedrico ritorna con grande piacere a teatro per ricordare, a 12 anni dalla sua scomparsa, Giorgio Gaber, una delle personalità arti-

stiche più significative di tutto il’900. Per questo omaggio di Iacchetti all’amico Gaber, che sta percorrendo con successo l’Italia da quattro stagioni, il comico milanese – accompagnato dalla Witz Orchestra – ha scelto i brani più popolari del primo repertorio dell’artista, tutti rivisitati e arrangiati con spiritosa ironia da Marcello Franzoso. In un’ora e 40 minuti di show, Chiedo scusa al Signor Gaber è molto di più di una raccolta di cover: le canzoni vengono stravolte, riscritte e contaminate con citazioni e riferimenti alla musica italiana contemporanea. Un’operazione nata dall’omonimo disco campione di vendita e di critica, volta a “far sì che chi conosce gaber non lo dimentichi mai, e chi non lo conosce possa sapere quanto fosse bravo, inimitabile e irraggiungibile”, dice Iacchetti.

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